Lo Stato si configura come il più sviluppato fra gli ordinamenti giuridici. I suoi elementi fondamentali sono:
- popolo la collettività umana complessiva e le persone giuridiche, che hanno la cittadinanza dello
stato. In Italia la cittadinanza si può acquistare per nascita, adozione, matrimonio o
naturalizzazione.
- territorio composto da terraferma, acque interne, mare territoriale, spazio atmosferico
sovrastante, navi e aeromobili battente bandiera e dalle sedi di rappresentanza diplomatica
all’estero.
- potere che governa, considerato come potere sovrano.
La certezza del diritto indica la chiarezza su ciò che il diritto vuole e comanda e risulta necessaria per i
soggetti, ma anche essenziale per chi li governa.
In tutti i sistemi evoluti ad oggi si distinguono persone fisiche da quelle giuridiche. Tutti gli esseri umani
hanno personalità giuridica, dispongono di diritti e doveri. Sono, invece persone giuridiche gli organismi e
gli enti a cui lo stato conferisce personalità giuridica, distinta da quella dei propri membri.
Anche lo stato, fa parte in qualche modo delle persone giuridiche. Viene detto soggetto di diritto, in quanto
gli si attribuiscono, come ente soprano, diritti e doveri. si sviluppa la teoria organica, secondo la quale lo
stato è un soggetto e gli organi sono i suoi strumenti, che si allontana dalla teoria rappresentativa che
afferma che i soggetti rappresentano lo stato.
Il diritto positivo indica tutte le norme riconosciute valide nell’ordinamento giuridico.
CAPITOLO I: LA COSTITUZIONE
La costituzione può essere definita come l’insieme delle norme stabili nel tempo che costituiscono il
fondamento per l’ordinamento giuridico. Deve possedere 4 elementi fondamentali:
- Stabilità: capacità di durare nel tempo
- Superiorità: maggiore forza giuridica rispetto alle altre norme
- Valori e principi condivisi: il contenuto è condiviso dalla gran parte dei cittadini
- Modello della distribuzione del potere
I documenti ritenuti costituzionali prima della rivoluzione francese erano semplici accordi transitori. La
Magna Charta Libertatum del 1215 è considerato il primo documento costituzionale.
Le condizioni per la nascita di una costituzione moderna si verificarono dopo la rivoluzione francese e quella
americana alla fine del 700. Le costituzioni furono elaborate da assemblee costituenti, ritenute titolari del
potere costituente. Nasce da qui l’idea di una superiorità della costituzione in quanto conseguenza
dell’esercizio del potere costituente una legge in contrasto con la costituzione è invalida e quindi non
applicabile. LA PRIMISSIMA COSTITUZIONE E’ CONSIDERATA QUELLA NORDAMERICANA.
Dal congresso di Vienna nel 1814 fino al primo dopoguerra le costituzioni fecero un nuovo passo indietro,
diventando costituzioni a sovranità indecisa, che lasciavano aperto lo scontro politico sulla spettanza della
sovranità. Solo dopo il secondo dopoguerra le costituzioni presentarono un carattere nuovo, con la
scomparsa della lotta per la sovranità. Cominciano quindi a diventare rigide, ovvero modificabili solo con un
procedimento aggravato.
Distinzioni fra costituzioni:
Flessibili o rigide sono flessibili se modificabili tramite una legge ordinaria, mentre rigide se
modificabili con procedimento aggravato
Brevi o lunghe brevi se composte da un numero limitato di articoli, lunghe se formate da
numero elevato di articoli
Verticali o sia verticali che orizzontali verticali relative solo a rapporti cittadino-stato, sia
verticali che orizzontali analizzano anche i rapporti fra i cittadini
Formale o materiale formale è composta dall’intero sistema di norme costituzionali,
materiale indica fini e valori fondamentali delle forze politiche (definizione di Mortati)
Si sono sviluppate delle teorie relative alla Costituzione, come quella di Kelsen, che la individua come
norma fondamentale, mentre Schimdt la indica come decisione fondamentale.
L’art 138 afferma che non solo le leggi di revisione debbano rispettare il principio di revisione
costituzionale, ma che ne siano soggette anche le leggi costituzionali, ovvero quelle norme che completano
la costituzione. Esempi di leggi costituzionali: per la corte costituzionale e per la fusione di regioni.
o CONSUETUDINE COSTITUZIONALE: nasce da un comportamento perpetuato fatto dagli organi
costituzionali che considerano vincolante
o CONVENZIONE COSTITUZIONALE: nasce da un accordo implicito di comportamento fra più organi
LE FONTI DEL DIRITTO si distinguono in fonti atto e fonti fatto. Le “atto” derivano da una manifestazione di
volontà, mentre le fonti fatto, anche dette consuetudini derivano da un comportamento ripetuto nel tempo
al quale si aggiunge la convinzione che sia vincolante. La consuetudine ha una funzione di rilievo negli
ordinamenti common law (Inghilterra).
Le fonti si distinguono poi in fonti di produzione, fonti sulla produzione e fonti di cognizione.
Sono fonti di produzione tutte le norme che contengono diritto oggettivo, cioè norme destinate ad essere
applicate. Le fonti sulla produzione, invece contengono disposizioni per produrre altre norme. Le fonti di
cognizione sono quelle in cui è possibile reperire le fonti del diritto, possono avere valore legale come ad
esempio la gazzetta ufficiale, il bollettino ufficiale delle regioni… o valore conoscitivo come le banche dati.
Nello stato contemporaneo il sistema delle fonti è molto numeroso e articolato. La quantità è strettamente
connessa alle forme di stato, infatti più uno stato diviene sociale, più fonti avrà. pluralismo delle fonti
Ogni fonte può prevedere altre fonti, ma vige il principio secondo il quale nessuna fonte seconda può avere
forza superiore o pari a quella di origine. Da ciò si ricava l’esistenza della gerarchia delle fonti.
Piramide delle fonti: attribuisco una forza diversa a ciascuna fonte il contenuto della fonte più forte va
ad imporsi sul contenuto che ha meno forza. La fonte più forte esprime la sovranità, ossia la capacità di
imporsi su un insieme di ordinamenti, che la stessa fonte più forte definisce, e la forza di escludere altri
ordinamenti. (È espressa, per l’ordinamento italiano, dalla Costituzione. nell’art 11. l’Italia “ripudia la
guerra… consente in condizioni di parità con altri ordinamenti giuridici a limitazioni di sovranità necessarie
ad assicurare pace e giustizia fra le nazioni”, ciò implica che grazie alla mia forza decido anche le mie
limitazioni di potere.)
Al vertice della piramide si trovano la Costituzione e le leggi costituzionali. Nel secondo gradino ci sono i
regolamenti dell’unione europea, leggi ordinarie, atti aventi forza di legge e leggi regionali. Fra le fonti
secondarie invece troviamo i regolamenti e le consuetudini.
Le fonti primarie sono definite come sistema “chiuso”, in quanto non sono configurabili altri atti al di fuori
di quelli elencati.
Le fonti secondarie, invece sono dette di sistema “aperto”, in quanto non posso definirle a priori ma
dipenderanno dalla creazione di fonti primarie.
Se una delle fonti inferiori ponesse norme contrastanti con quelle superiori, quella inferiore risulterebbe
illegittima e quindi invalida mediante l’annullamento. La dichiarazione di illegittimità comporta la perdita di
efficacia con effetto retroattivo (ex tunc). Accanto al criterio della gerarchia si ha anche il criterio della
competenza, che afferma che quando la costituzione attribuisce la normazione di una determinata materia
a una fonte allora solo quella fonte è competente in quella materia. Questo principio è applicabile anche a
territori determinati, ad esempio il diritto dell’Ue prevale sulle disposizioni costituzionali. La norma andrà
annullata e risulterà invalida.
Alle fonti con la stessa forza non è possibile applicare il principio di competenza o quello gerarchico, per
questo motivo si utilizza il principio cronologico (la fonte successiva abroga la fonte anteriore, ma non la
rende invalida!).
Esistono 3 tipi di abrogazione:
- Espressa
- Tacita per incompatibilità con la norma precedente
- Implicita la nuova norma regola l’intera materia in maniera differente dalla norma precedente
Nel nostro ordinamento il principio di irretroattività non è sancito a livello costituzionale, ma si limita a
disciplinarla nelle leggi penali, stabilendo l’irretroattività (nessuno può essere punito per una legge entrata
in vigore dopo il fatto) e stabilendo che gli anni normativi siano validi solo per il futuro.
Secondo l’art 78 della costituzione, in caso di guerra “le camere conferiscono al governo i poteri necessari”
Nel 1950, il ministro degli affari esteri francese rilasciò una dichiarazione con la quale sosteneva
l’opportunità di creare un mercato comune siderurgico. L’anno successivo fu firmato il Trattato di Parigi,
per dare seguito alla dichiarazione di Schuman, che istituiva la CECA (comunità economica del carbone e
dell’acciaio) fra i 6 paesi fondatori: Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda e Belgio.
Aveva l’obbiettivo di cooperazione e sviluppo di carattere commerciale. In quel periodo si avvertivano le
super potenza di URSS e USA e si voleva creare uno spazio commerciale comune che potesse rinforzare gli
stati membri.
1957 firmati i due Trattati di Roma che istituivano la CEE (comunità economica europea) e l’EURATOM
(comunità europea dell’energia atomica).
Questi trattati erano modificabili come leggi ordinarie, infatti si riteneva che fossero legittimati dall’art 11
della costituzione (“consente in condizioni di parità alle limitazioni di sovranità necessarie”) e ciò ha
consentito l’accoglimento della normativa europea nel nostro ordinamento.
Lo scopo del trattato istitutivo della CEE era quello di garantire le 4 libertà: circolazione di merci, lavoratori,
servizi e capitali. Nonostante le quattro libertà ci fu uno studio, cosiddetto libro bianco, del 1985 che
evidenziava che permanevano difficoltà di barriere fisiche (controlli doganali), barriere tecniche e infine
barriere fiscali (date dalla differenza delle aliquote iva).
Trattato di Maastricht (1992) scopo di raggiungere un’integrazione strutturale. Questo trattato ha stabilito i
tre pilastri su cui poggia l’UE:
1. basato sulla preesistente cooperazione,
2. politica estera e di sicurezza comune,
3. cooperazione giudiziaria in materia penale
Uno degli obiettivi più importanti del primo pilastro era quello della convergenza economica. Per far ciò
furono introdotti degli indicatori:
- inflazione minore al 1.5%
- deficit non superiore al 3%
- debito pubblico non superiore al 60%
Il trattato di Maastricht ha inoltre istituito la cittadinanza europea e rafforzato i poteri del Parlamento.
Il trattato infatti si fonda sul principio di sussidiarietà, in virtù del quale è l’istituzione più vicina al cittadino
che dovrebbe occuparsi delle materie in cui è in grado di farlo.
Trattato di Lisbona (2007) ha dato vita ad un unico soggetto con personalità giuridica: l’UE. Il trattato, che si
fonda a sua volta su altri due trattati: il TUE e il TFUE, ha eliminato i 3 pilastri dell’Ue.
Dal 1°gennaio 2002 l’euro entra in circolazione ma solo dal 1° marzo 2002, l’euro diventa l’unica moneta
circolante in 17 stati membri.
ORGANIZZAZIONE INTERNA:
- consiglio europeo scelte generali di indirizzo e non normative. Accomuna i primi ministri degli
stati membri. Definisce gli obiettivi e gli orientamenti. È presieduto dal Presidente del consiglio
europeo per 2 anni e mezzo
- consiglio dei ministri uno degli organi più rilevanti per la produzione normativa, che la esercita
con il parlamento. Composto in formazione variabili dai ministri dei singoli stati (che rappresentano
il proprio governo) che si riuniscono in formazioni diverse per ogni materia es consiglio degli affari
esteri, consiglio affari generali. Le decisioni vengono prese a maggioranza qualificata.
- parlamento europeo composto da rappresentanti eletti a suffragio diretto (dal 1976), funzione
di produzione normativa in co-decisione con il consiglio dei ministri e controllo verso la
commissione europea. Può fare una mozione di censura, ovvero una sfiducia alla commissione. Il
parlamento non può però sfiduciare il consiglio in quanto è composto da ministri nazionali. Ha sede
a Strasburgo e Bruxelles.
- commissione europea organo indipendente ed esecutivo, dotata di iniziativa normativa e di
controllo sui poteri affidati. Vigila sull’applicazione dei trattati. Composto da un commissario per
ogni stato membro, il presidente è eletto dal parlamento, ma votato dal consiglio europeo. Ha
poteri di controllo in materia di aiuti di stati e di sforamento dei parametri di carattere economico
monetario. Promuove l’interesse generale dell’unione.
- corte di giustizia organo giurisdizionale. Ha lo scopo di armonizzare il diritto dell’unione,
assicurarne un’interpretazione uniforme. È stata affiancata da un tribunale allo scopo di sgravarne
le questioni di minor rilievo. Terminati i gradi di giudizio ci si può rivolgere direttamente alla corte, a
Lussemburgo.
- banca centrale europea funzioni di politiche monetarie, es decide i tassi di interesse
interbancari. Slegata dall’interesse dei singoli membri, così come dalla cittadinanza del suo
presidente (attualmente Christine Lagarde francese)
- corte dei conti è composta da 28 membri nominati dal consiglio, e svolge funzioni di controllo
sui bilanci dell’UE
ATTI GIURIDICI:
Regolamenti: direttamente applicabili in tutti gli stati membri dal giorno dell’emanazione. Ha
efficacia immediata.
Direttive: vincolano gli stati, in particolari materie, lasciandoli liberi di determinare la modalità di
raggiungimento dello scopo prefissato. Applicabili sono a determinati soggetti. Le direttive di
dettaglio sono quelle che una volta raggiunta la scadenza è direttamente applicabile nel territorio
Decisioni: destinatari determinati e precisi
Raccomandazioni: atti non vincolanti che invitano lo stato a procedere a una determinata
situazione
Le norme europee sono superiori e direttamente applicabili negli stati membri principio del primato del
diritto europeo. Ciò è stato affermato dalla corte di giustizia in due sentenze: costa Enel del 1964 e quella
Simmenthal del 1978. Una successiva sentenza, del 1984 la cosiddetta Granital ha accolto la superiorità
dell’UE e ha affermato che la norma interna in contrasto andrà non applicata. La non applicazione della
norma nazionale a favore di quella comunitaria avrà effetto solo per quel caso e non comporterà
un’eliminazione della norma dall’ordinamento italiano. Esiste però la teoria dei contro limiti, secondo la
quale la corte costituzione si riserva sempre di resistere a una normativa europea che si pone in contrasto
con i principi fondamentali della costituzione.
La normativa europea svolge una funzione di particolare importanza sui temi della spesa pubblica,
ponendo vari vincoli al bilancio e alle leggi di spesa. Lo stato finanzia la spesa pubblica in due modi:
- Attraverso entrate che derivano dalla tassazione
- Indebitandosi attraverso strumenti finanziari di debito, come titoli di stato, BOT, BTP…
L’elevato ricorso all’indebitamento può portare lo stato a trovarsi in una situazione di default, in cui non
sarà in grado di rinnovare il debito.
La disciplina della spesa pubblica presenta tre vincoli:
1. Costituzionale dipende dalla forma di stato; se la costituzione delinea uno stato sociale,
implicitamente prelude ad una spesa pubblica rilevante
2. Di politica economia fa riferimento alle tipologie di politiche economiche perseguite, se
restrittive o se espansive, in base alle filosofie perseguite se keynesiane (la spesa porti ad una
ripresa economica) o monetariste (una politica espansiva non può avere effetti sul reddito reale, è
necessaria incrementare la produttività).
3. Comunitaria l’Europa cerca da sempre, fin dai parametri di Maastricht di imporre politiche sane,
per mantenere la stabilità economica.
All’interno della costituzione la spesa pubblica è disciplinata dall’art. 81, modificato nel 2012. Quest’articolo
prevedeva semplici principi nell’ottica di assicurare un equilibrio fra entrate e uscite. Prevedeva che le
camere dovessero approvare ogni anno il bilancio preventivo e che esistesse il principio di copertura
economica (“ogni nuova legge che importi nuove spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”), spesso
raggirato con nuovi indebitamenti. L’indebitamento complessivo è progressivamente cresciuto soprattutto
in procinto della crisi economica del 2008, non solo a livello italiano ma anche europeo. Ciò ha costretto
l’Unione a intervenire con interventi di sostegno ai paesi in difficoltà.
Nel 2011 i paesi della zona euro hanno stipulato il patto Europlus, che impegna gli stati a recepire le regole
di bilancio dell’UE. È stato inoltre approvato un trattato di stabilità, che introduce il fondo salva stati. Tutto
ciò ha portato alla modifica dell’articolo 81 della costituzione italiana, che con il nuovo testo ha posto in
maniera forte il principio di pareggio del bilancio ed afferma che l’indebitamento può avvenire solo per
eventi eccezionali.
La forma dello stato può essere definita come la risultante fra relazioni verticali e orizzontali, dipende
quindi da quanto e come la libertà viene attribuita al soggetto privato e come vengono perseguiti i fini
politici. Ci sarà quindi lo stato assoluto, lo stato feudale, lo stato liberale…
La forma di governo, invece è relazionata alla terza area del diritto, ovvero quello pubblico, che indica
com’è distribuito il potere. Esisteranno governi parlamentari, presidenziali, assembleari…
La nascita dello stato inteso con concezione moderna (ovvero un’entità sovrana in grado di esercitare
potere sulla popolazione di un dato territorio) avvenne solo dopo il 1400, con la creazione di una sorta di
apparato burocratico per gestire le entrate e perseguire finalità pubbliche (principalmente la sicurezza
garantita dalla presenza dell’esercito) e con un progressivo accentramento del potere nelle mani di un
unico sovrano. Dall’ordinamento feudale si ebbe quindi, un passaggio verso lo stato assoluto, in cui i sudditi
erano privi di diritti tutelabili. SI DICE CHE LA NASCITA DELLO STATO MODERNO RISALGA AL TRATTATO DI
VESTFALIA NEL 1648.
Dopo la rivoluzione francese, in Europa nacquero gli stati liberali (anche detto stato di diritto), dai quali poi
si fonderà lo stato contemporaneo. Questi stati di basano sulla presenza di una classe omogenea, ovvero la
borghesia, e sulla presenza di carte costituzionali concesse dal sovrano a favore del popolo, fondanti su due
principi:
- principio rappresentativo: la borghesia viene rappresentata in Parlamento, per far valere i propri diritti
- separazione dei poteri: introdotto da Montesquieu, che afferma che i tre poteri debbono essere separati,
poiché se separati si possono arrestare ed impedire a vicenda.
Questa forma di stato viene anche chiamata stato di diritto, in quanto gli atti del potere pubblico devono
rispettare la legge e possono essere dichiarati invalidi se ciò non accade.
Il modello liberale iniziò a mutare nel 1900, con lo sviluppo di classi sempre più disomogenee, trasformando
la società in società pluralista. Quando poi si giunse al suffragio universale nel 1912 (anche se solo maschile)
questa conflittualità sociale si trasferì all’interno dei Parlamenti. In Italia e in Germania, l’incapacità di
adattamento della borghesia aprì la strada agli stati totalitari. La Germania dette vita nel 1919 a una
repubblica fondata sulla costituzione di Weimar, che durò fino alla crisi del 29 che portò alla
frammentazione dello stato e all’apertura della strada al nazionalsocialismo di Hitler. In Italia, la classe
borghese non riuscì a contenere le spinte dei nuovi partiti e ciò aprì la strada al fascismo. Gli stati totalitari
sono fondati sul principio del partito unico, che esclude l’opposizione.
Dopo la seconda guerra mondiale iniziarono a svilupparsi gli stati costituzionali a matrice sociale (stati
democratici), caratterizzati dall’esistenza di una costituzione rigida, una tutela delle minoranze e di
qualsiasi tipo di pluralismo ed un superamento della sovranità come categoria fondante il potere pubblico.
Lo stato democratico assicura inoltre l’uguaglianza sostanziale e ammette il suffragio universale.
Lo stato federale è composto da un insieme di stati, la costituzione federale è la fonte di legittimazione dei
poteri.
La scelta della forma di governo parlamentare, in Italia, emerge con chiarezza dagli atti dell’assemblea
costituente.
Negli stati uniti il sistema elettorale è particolare, il voto avviene in modalità statale, con i grandi elettori
per evitare di avere una distinzione fra stati popolosi e stati non così popolosi. I cittadini votano nel proprio
stato, chi prende un voto in più rispetto al concorrente, vince tutto il collegio in quello stato.
In Gran Bretagna si utilizza il sistema maggioritario, simile a quello americano in cui però si divide il
territorio in tanti collegi tanti quanti sono i parlamentari da eleggere. Vince chi ha la maggioranza relativa.
Anche il sistema francese è un sistema maggioritario a doppio turno, basato sulla divisione in collegi
uninominali, la differenza sta nella maggioranza richiesta al primo turno, per essere eletti è necessario
avere il 50%+1 dei voti, mentre al secondo turno basta la maggioranza relativa.
In Italia per i sindaci di comuni maggiori si usa il sistema maggioritario a doppio turno con ballottaggio.
In Germania, ha un sistema misto proporzionale, dove i collegi sono chiamati Lander. Al cittadino vengono
consegnate due schede elettorali, una uninominale dove si vota il candidato basta la maggioranza
relativa; nella seconda scheda si hanno le liste dei partiti su base proporzionale.
Il sistema proporzionale invece, crea un parlamento con un numero di seggi proporzionale ai voti ricevuti.
CAPITOLO II: IL PARLAMENTO sede Senato: Palazzo Madama, sede camera: Montecitorio
La costituzione ha delineato il Parlamento come organo bicamerale, in quanto formato da due camere:
Senato e Camera dei deputati, con funzioni e competenze uguali. Il bicameralismo serve a dar voce ad
interessi diversi, ma rallenta l’attività.
La differenza fra le due camere riguarda principalmente la differenza dei componenti, 400 deputati e 200
senatori, modificati con il referendum costituzionale del 2020.
Un’ulteriore differenza riguarda l’elettorato attivo (anni necessari per votare) e passivo (anni necessari per
essere eletti). Per la camera bastano 18 anni per votare e 25 per essere votati, mentre il senato ha un
elettorato attivo di 25 anni e uno passivo di 40. La componente non elettiva del senato è composta da gli ex
presidenti della repubblica e da 5 senatori a vita, nominati dal presidente della repubblica per altissimi
meriti.
La costituzione prevede alcune norme finalizzate a garantire che l’elezione dei parlamentari non sia
condizionata da fattori esterni e che il candidato una volta eletto possa svolgere il suo compito senza
condizionamenti esterni. art 65-67
L’art 65, disciplina ineleggibilità e la incompatibilità. L’art 67 stabilisce il divieto di mandato imperativo.
L’ineleggibilità indica la condizione che incide sulla capacità elettorale passiva, l’incompatibilità invece è la
situazione in cui un soggetto candidato svolge due funzioni in contemporanea. Ciò non rende invalida
l’elezione ma comporta la scelta da parte del candidato fra le due funzioni.
L’assunzione della qualifica di parlamentare avviene a seguito della proclamazione.
La durata delle camere è fissata dalla costituzione in 5 anni. La costituzione stabilisce inoltre che l’elezione
delle nuove camere deve avvenire 70 giorni prima della fine delle precedenti. Alla fine dei 5 anni infatti le
camere devono essere sciolte e possono essere prorogate solo per legge o in caso di guerra. La fine della
legislatura comporta il decadimento dei procedimenti pendenti in aula.
La gran parte dell’organizzazione interna delle camere è disciplinata dai regolamenti parlamentari fonti
primarie, votati con maggioranza assoluta, ma in conseguenza della loro funzione di garantire autonomia e
indipendenza del parlamento, non possono essere sottoposti al controllo della corte costituzionale.
L’attività delle camere è organizzata attraverso gruppi e commissioni parlamentari. Un ruolo tecnico è
svolto dalle giunte e un ruolo di garanzia è svolto dal presidente della camera.
I gruppi parlamentari sono un’unione di deputati appartenenti a un medesimo partito.
Le commissioni parlamentari sono costruite rispecchiando la proporzione dei gruppi parlamentari,
costituiscono gli organi dove si svolge la gran parte del lavoro delle camere, svolgono la fase istruttoria o la
fase decisoria del procedimento legislativo.
Le giunte, sono organi interni alle camere, composte da parlamentari proposti dal Presidente della camera.
Al momento le giunte sono 3: giunta per il regolamento, giunta per le elezioni e giunta per le autorizzazioni
a procedere.
Un importante ruolo è svolto dal Presidente della camera, che rappresenta il garante del corretto
andamento dei lavori parlamentari, convoca le camere, risolve questioni interpretative, assegna progetti
alle commissioni.
FUNZIONI
Il Parlamento svolge una funzione legislativa attraverso l’approvazione delle leggi e un’attività di indirizzo
e controllo verso il Governo. La funzione legislativa non è illimitata, perché la legge deve essere conforme
alla Costituzione, ed è messa in atto con il procedimento legislativo.
L’art 64 della costituzione stabilisce alcuni principi riguardanti il quorum per la validità delle sedute e le
maggioranze necessarie. Il quorum strutturale indica il numero dei presenti in aula, che non deve essere
inferiore alla metà dei parlamentari, mentre il quorum funzionale indica la maggioranza necessaria per
approvare le delibere, che generalmente è rappresentato con la maggioranza semplice (50% + 1 dei
presenti). La legge può però prevedere altri due tipi di maggioranza: assoluta e qualificata. La maggioranza
assoluta indica il 50% + 1 dei componenti della camera, mentre la maggioranza qualificata è una
maggioranza più ampia di quella assoluta, ad esempio i 2/3 dei componenti. L’art 64 prevede anche una
regola generale sulla trasparenza delle sedute, che sono generalmente pubbliche. Il voto dei parlamentari
può essere a scrutinio segreto o palese, la costituzione prevede il voto palese solo per il voto di fiducia al
Governo, mentre per quanto riguarda i regolamenti parlamentari vigenti, il voto segreto è obbligatorio solo
per il voto sulle persone.
Il Parlamento ha diversi strumenti per indirizzare il Governo verso il mantenimento degli impegni assunti:
mozioni, risoluzioni e ordini del giorno.
La mozione è un atto destinato a produrre un dibattito e un voto da parte dell’Assemblea, attraverso la
quale si chiede al governo di assumere una certa posizione, se la mozione è approvata il governo è
vincolato a comportarsi come approvato. La mozione viene presentata da un gruppo parlamentare o da un
loro presidente.
La risoluzione simile alla mozione per gli scopi di indirizzare il governo a un certo comportamento. Può
essere votata anche in commissione.
L’ordine del giorno è uno strumento accessorio di istruzione per l’attuazione delle leggi.
Gli atti di controllo sono invece le interrogazioni e le interpellanze. Le prime sono domande poste in forma
scritta o orale ad un singolo ministro, circa un determinato fatto. Le interpellanze hanno lo scopo, invece, di
conoscere i motivi della condotta del Governo riguardo aspetti della politica.
L’art 82 della costituzione prevede che ciascuna camera possa disporre inchieste su materie di pubblico
interesse. Per poterlo fare deve essere nominata una commissione che possa procedere alle indagini con gli
stessi poteri e limitazioni dell’autorità giudiziaria. Le commissioni possono essere monocamerali o
bicamerali (più frequenti). L’inchiesta si conclude con una o più relazioni all’Assemblea.
Il parlamento in seduta comune è composto dall’insieme di tutti i parlamentari e si riunisce nei soli casi
previsti dalla costituzione, ovvero per l’elezione del presidente della repubblica, l’elezione di 1/3 dei
membri del consiglio superiore della magistratura e per l’elezione di 5 giudici della corte costituzionale. Il
parlamento in seduta comune decide anche sulla messa in stato di accusa del presidente della repubblica
per alto tradimento e attentato alla costituzione.
POTERI
L’attuazione dell’indirizzo politico si svolge sia tramite poteri condivisi con organi costituzionali, si
attraverso i propri poteri.
I poteri condivisi sono: i poteri del procedimento legislativo nei confronti del Parlamento, i poteri della
politica di bilancio e la politica estera. Mentre i poteri propri sono: potere normativo e attività di direzione
dell’amministrazione statale.
I poteri di politica di bilancio sono condivisi con l’Unione Europea. Il governo elabora il documento di
economia e finanza (DEF) e lo presenta in Parlamento.
La politica estera si sostanzia nella stipulazione di trattati internazionali e nelle relazioni diplomatiche.
Il potere normativo viene esercitato attraverso decreti legge e decreti legislativi.
Direzione di amministrazione statale: l’attività amministrativa consiste nel creare provvedimenti
amministrativi, a cura di interessi pubblici. Nello svolgimento di tale attività è necessario perseguire una
certa discrezionalità (= l’amministrazione deve valutare correttamente interessi pubblici e privati a tutela
dell’interesse pubblico).
CAPITOLO IV: IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA risiede a Roma nel palazzo del Quirinale
È il garante della costituzione. L’art 83 prevede che sia eletto dal parlamento in seduta comune, insieme a
tre delegati per ogni regione, eccetto la Valle d’Aosta. L’elezione avviene per i primi tre scrutini, a scrutinio
segreto con maggioranza qualificata di 2/3, mentre dopo il terzo è sufficiente la maggioranza assoluta.
Può essere eletto qualunque cittadino che abbia compiuto 50 anni e goda di diritti civili e politici, con
l’unico vincolo di incomparabilità di qualsiasi altra carica. Il presidente è eletto per 7 anni, con possibilità di
essere rieletto, il mandato decorre dalla data di giuramento di fedeltà. Trenta giorni prima della scadenza
del suo mandato il Presidente convoca il Parlamento per la nuova elezione.
Alle dipendenze esclusive del Presidente è posta una struttura amministrativa chiamata Segretariato
generale della Presidenza della repubblica.
Nel caso di impedimenti temporanei di esercitare le funzioni presidenziali, il presidente viene sostituito dal
presidente del Senato.
L’art 89 della costituzione dichiara che gli atti posti in essere dal Presidente non sono validi se non
controfirmati dal ministro che se ne assume responsabilità.
Gli atti del presidente si distinguono in 3 categorie:
- formalmente e sostanzialmente del presidente scelte autonome del presidente es. atti di
nomina senatori a vita, i messaggi presidenziali, il rinvio di una legge alle camere e la convocazione
delle camere.
- formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi contenuto determinato dal Governo
es. nomina dei ministri, la promulgazione della legge, la ratifica dei trattati internazionali
- atti complessi atti con contenuto di volontà coincidente fra Presidente e Governo
L’art 87 attribuisce poi al Presidente il potere di concedere la grazia e di commutare la pena. La grazia
consiste in un provvedimento individuale, con il quale si riduce o estingue la pena. L’amnistia è un
provvedimento generale che cancella il reato e l’intera pena, l’indulto è invece un provvedimento generale
che cancella la pena, non estinguendo però il reato.
L’art. 90 sancisce l’irresponsabilità del Presidente per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni
tranne che per alto tradimento o attentato alla costituzione. In tali casi è messo in atto di accusa dal
parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta. La procedura si divide in due fasi: la prima in cui il
Parlamento delibera la messa in accusa, la seconda si svolge di fronte alla Corte costituzionale (con annessi
16 cittadini) e stabilisce la condanna o l’assoluzione.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
È l’insieme di organi che svolgono l’attività amministrativa sotto il controllo del Governo. La costituzione ha
disciplinato i principi per il corretto funzionamento:
- legalità deve operare nell’ambito dell’ordinamento giuridico
- imparzialità deve operare nell’interesse pubblico, senza danneggiare alcun interesse privato.
Inoltre viene stabilito che i dipendenti vengano scelti tramite concorso pubblico.
- Efficienza devono essere organizzate in modo da garantire un buon funzionamento
- riserva di legge esiste una riserva di legge che stabilisce che solo il Parlamento possa creare
uffici
- decentramento consente allo stato di essere presente nelle zone del Paese
- trasparenza
Si distingue in diretta e indiretta, quella indiretta è costituita da organi non statali, mentre quella diretta è
esercitata dal Governo e si divide in amministrazione centrale e periferica.
L’amministrazione periferica è composta da organi aventi competenza generale e organi aventi
competenza particolare. Gli organi periferici hanno competenza generale quando rappresentano il governo
(presidente della Giunta, Sindaco e Prefetto) e competenza particolare quando dipendono dai singoli
ministeri.
Il presidente della giunta rappresenta la regione e ne redige le attività. Dirige le funzioni amministrative
delegate dallo stato. Il sindaco ha il compito di tenere aggiornato i registri dello stato civile, è ufficiale di
matrimoni e deve vigilare sull’ordine pubblico. Il prefetto ha il compito di far eseguire nella provincia le
disposizioni di tutti i ministeri. Gli organi periferici che hanno competenza particolare sono questura
(compito di mantenere l’ordine pubblico), ufficio scolastico provinciale (responsabile dell’amministrazione
scolastica) e agenzia delle entrate (competente sulla riscossione dei tributi).
Gli organi si distinguono poi in attivi, consultivi e di controllo. Quelli attivi agiscono, quelli consultivi
formulano pareri per gli organi attivi, infine gli organi di controllo vigilano su quelli attivi.
AUTONOMIE LOCALI
Si ha autonomia quando lo stato concede agli enti locali la possibilità di decidere da soli in alcune materie di
interesse collettivo. La repubblica attua nei servizi che dipendono dallo stato il più ampio decentramento
amministrativo.
La repubblica è costituita, secondo l’art. 114 da Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni, che sono
tutti enti autonomi con propri statuti e funzioni regolate dalla Costituzione.
Gli enti autonomi territoriali possono emanare delle norme giuridiche, valide solo nel loro territorio: le
regioni possono approvare leggi aventi la stessa forza di quelle ordinarie, mentre provincie e città
metropolitane solo regolamenti. Ogni ente può darsi uno statuto per regolamentare la propria
organizzazione interna. Hanno inoltre autonomia finanziaria di entrata e spesa.
I COMUNI
Hanno il compito di occuparsi di servizi sociali, sviluppo economico e dell’assetto territoriale (redige il
piano regolatore comunale, controlla l’utilizzo del verde pubblico, provvede ai problemi connessi con la
viabilità).
Gli organi del comune sono Sindaco, Giunta comunale e consiglio comunale. Per l’elezione del sindaco il
sistema elettorale prevede delle differenze a seconda della grandezza, se il comune supera i 15.000
abitanti, il sindaco viene eletto col sistema maggioritario a doppio turno con ballottaggio, mentre se non
arriva a 15.000 abitanti si usa il sistema maggioritario. Ha la rappresentanza dell’ente e nomina i
componenti della Giunta, adotta ordinanze contingibili e urgenti in caso di emergenze sanitarie. Ha
attribuzioni in qualità di ufficiale di governo, presidiando i matrimoni civili, dando la cittadinanza.
La Giunta è composta dal sindaco e un numero variabile di assessori in base alla grandezza del comune.
Collabora con il sindaco nell’attuazione del programma di governo.
Il consiglio è formato da 16 consiglieri (comuni con +10.000 abitanti), 24 (comuni con +30.000) o 32
(+100.000 abitanti). Ha la competenza di approvazione di atti fondamentali, come bilancio, statuti e
regolamenti. I consiglieri hanno diritto di iniziativa e il diritto/dovere di partecipare alle sedute. Il presidente
viene eletto subito dopo la convalida degli eletti.
Una figura importante è il segretario comunale, scelto dal sindaco, che coordina il funzionamento
dell’amministrazione e verifica la legittimità degli atti del comune.
I comuni con più di 100.000 abitanti devono suddividere il loro territorio in circoscrizioni.
La fusione di comuni è un processo di riordino territoriale che ridetermina i confini amministrativi di più
comuni. Devono essere assicurate adeguate forme di decentramento degli uffici o dei servizi, perciò
possono essere istituiti municipi (con legge regionale), nel caso in cui ci siano caratteri di separatezza
territoriale e tradizioni proprie, o nel caso in cui nei comuni superiori a 10.000 abitanti vi sia il consenso.
A seguito dell’approvazione della fusione, la Regione provvede al rimborso delle spese.
Lo statuto e il regolamento comunale stabiliscono le forme di elezione popolare del comitato.
UFFICI E COMPETENZE
URP (ufficio relazioni con il pubblico, legge 150 del 2000), nasce con lo scopo di accrescere la trasparenza
amministrativa e la qualità dei servizi. Garantisce i diritti di informazione, di accesso e agevola l’utilizzazione
dei servizi offerti ai cittadini. Accanto a questo ci sono anche l’ufficio stampa e il portavoce, che svolgono le
attività di informazione.
Secondo la costituzione le regioni a statuto speciale godevano di tre livelli di autonomia legislativa:
- podestà legislativa esclusiva le regioni possono legiferare su determinate materie senza alcun
condizionamento da parte dello stato.
- podestà legislativa concorrente lo stato detta leggi contenenti norme di principio, relativo a
materie stabilite dall’art. 117, e la regione le attua con propria normativa al dettaglio
- podestà legislativa integrativa attuativa la possibilità di adattare norme legislative statali alle
esigenze del proprio territorio
Il procedimento di una legge regionale è simile a quello di una legge ordinaria: l’iniziativa può essere
esercitata da ogni consigliere o dalla giunta, si ha l’approvazione in aula del consiglio regionale, la
promulgazione del presidente della regione, la pubblicazione sul Bollettino ufficiale e l’entrata in vigore
dopo 15 giorni.
Per quanto riguarda le competenze amministrative, la Costituzione stabiliva che le regioni dovessero
decentrare i loro compiti, delegandoli a Provincie e Comuni. Erano poi dotate di autonomia finanziaria.
Gli atti delle regioni sono sottoposti a controlli di legittimità e di merito, che facevano perno sul
“Commissario del Governo”.
Tra il 1999 e il 2001 con tre leggi costituzionali si è modificato il vecchio titolo V della Costituzione. Con
questa riforma lo statuto delle regioni ordinarie è divenuto fonte di espressione di autonomia e disciplina
della forma di Governo ed è approvato con legge regionale (due delibere a due mesi di distanza con
maggioranza assoluta, con possibilità di referendum); per le regioni a statuto speciale invece, lo statuto
viene approvato con la legge statutaria (approvata dal consiglio a maggioranza assoluta, con possibilità di
referendum entro tre mesi dalla pubblicazione).
Lo statuto ordinario ha un contenuto necessario stabilito dall’art 123, deve infatti determinare la forma di
Governo, i principi fondamentali di organizzazione e funzionamento, l’iniziativa legislativa, il referendum e
la pubblicazione di leggi e regolamenti.
Quando è approvato lo statuto può essere soggetto a referendum regionale entro 3 mesi se ne fa richiesta
1/50 dei cittadini o 1/5 del Consiglio regionale.
CAPITOLO VIII: IL GIUDIZIO IN VIA PRINCIPALE E I CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE FRA STATO E REGIONI
La costituzione ha istituito un altro tipo di giudizio davanti alla corte per redimere le competenze
legislative fra stato e regione, definito come giudizio in via principale o di azione; e un altro giudizio per
redimere competenze non legislative fra stato e regioni, definito come giudizio sui conflitti di attribuzione
fra stato e regioni.
Per il giudizio in via principale, l’art. 127 della Costituzione prevede che “il governo, quando ritenga che
una legge regionale ecceda di competenza, può promuovere la questione di legittimità costituzionale di
fronte la corte entro 60 giorni dalla pubblicazione” (idem per le regioni).
Il governo può rivolgersi alla corte anche per il giudizio di costituzionalità relativo agli statuti regionali, entro
30 giorni dalla loro pubblicazione. Dalla data di pubblicazione è possibile richiedere un referendum
popolare entro 3 mesi.
Il giudizio di attribuzione ha per oggetto fonti secondarie o comportamenti dello stato e delle regioni lesivi
delle reciproche sfere di competenza.
I GIUDICI
Il sistema giudiziario italiano si caratterizza per la presenza di più giurisdizioni, sono presenti infatti giudici
ordinari, giudici amministrativi, giudici contabili, giudici tributari e giudici militari.
I giudici ordinari amministrano la giustizia civile e penale attraverso organi giudicanti. Fra gli organi
giudicanti civili si ha il primo grado con il giudice di pace e il tribunale e il secondo grado con la corte
d’appello, mentre per gli organi giudicanti penali si ha il primo grado con il tribunale o la corte d’assise e il
secondo grado con la corte d’assise d’appello.
Il pubblico ministero esercita l’azione penale, i loro uffici sono presso la corte d’appello e la corte di
cassazione. All’interno della corte di cassazione si è istituita anche la Direzione nazionale antimafia.
Il giudice amministrativo fa riferimento al TAR (tribunale amministrativo regionale).
I giudici tributari si occupano di controversie riguardanti i tributi e infine i giudici militari hanno
giurisdizione per i reati militari commessi da appartenenti alle forze armate.