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SBOBINA DEL 17 DICEMBRE

AVERE POTERE E VALERE:

Cosa è il sentimento era la nostra domanda di partenza. Da un punto di vista fenomenologico il


sentimento si intende nella modalità dell'intenzionalità, eppure questa intenzionalità non esaurisce
l'aspetto sentimentale, c è l'interiorizzazione dell'io, espressione dell'io nel sentimento.
L'io si narra costituendo il se. E come è possibile la costituzione del se? Il se non è un se puramente
oggettivo ma è anche affettivo, quindi c è la dimensione patica. E l'io si narra costruendo un sé. E si
costruisce tramite queste dimensione dell'avere del potere e del valere. Dato che è tutto instabile
neanche il sé viene costituito una volta per tutte. Io posso anche non essere posseduto dalle cose che
possiedo. Questo stà a me! Si inserisce qui la libertà. Dal modo di agire da questo iato, da questa
frattura, si stabilisce la qualità del mio modo di vivere. Se non ci fosse questo iato noi saremmo
totalmente determinati.

Se ricordate, questi tre elementi principali in cui si individua lo thumos da un punto di vista vissuto,
in cui non abbiamo l'individuo isolato ma si incominciano a introdurre delle questioni sociali, di un
vivere comunitario.
La dimensione del sentimento abbiamo visto che è aporetica, ma la sua struttura prevede che il
sentimento non si da se non in una dimensione d'altri.
Ricoeur ha in mente una questione cruciale del pensiero Husserliano, non possiamo pensare all'altro
solo come correlato intenzionale. Ma la dimensione del sentimento mi struttura originariamente con
l'altro. Non vi è prima l'io e poi l'altro, ma l'io e l'altro sorgono insieme.
Cio lo mostra e argomenta attraverso la dimensione dell'avere, del potere e del valere.
L'avere è la dimensione dell'appropriazione, in cui l'io si costituisce grazie al possesso, al mio.
Quindi vi è una dimensione correlata tra il mio e l'io. Ora nella dimensione dell'avere notiamo che è
ancora incentrata molto sull'io, e ciò che abbiamo visto e che la relazione io-mio è duplice. Io
posseggo e allo stesso sono posseduto, e in questo si inserisce nello iato che è la libertà, non sono in
balia, in possesso completo di cio che io possiedo.

POTERE.
Nel caso della relazione del potere e dell'avere, entrambe queste due dimensioni sono molto piu
concentrate in una dimensione comunitaria e sociale.
Io detengo il potere su qualcuno. Qui cominciamo un richiamo a Marx e alla concezione marxiana
del materialismo storico. (approfondimento sotto)
la dimensione di potere non si esaurisce nella dimenzione dell'avere. La dimensione dell'avere è alla
base della dimensione del potere che implica una dimensione relazionale. Il lavoro è un rapporto di
natura economico e sociale, il modo in cui si stabiliscono delle relazioni (padrone-servo, padre-
figlio). La dimensione del lavoro considerato all'interno di questa struttura ha una dimensione
soprattutto qualitativa, in cui la relazione io-altro ha una dimensione qualitativa e non tanto
quantitativa.
Il lavoro da un lato è esercizio di dominio sulla natura e da un lato esercizio di dominio sugli altri.
Ricoeur, individua nel lavoro la relazione dell'altro, una relazione che si basa sul possesso e che può
diventare dominio sull'altro. Il punto che mi interessa mostrarvi è che la relazione dell'altro è una
dimensione di sproporzione. Jean pierre Rigà, filosofo amico di ricoeur, fa un esempio tratto
dall'ambiente dell'insegnamento, e dice è chiaro che la relazione tra un professore e uno studente, è
una relazione ideata dal lavoro. È una relazione asimettrica, che prevede certi ruoli che l'ambiente
universitario ci impone. Questa asimmetria non può essere eliminata. Ma questo non è
necessariamente un male, ma è il come viviamo questa differenza, essa è di per se neutrale.
Il termine dominio ha una forte connotazione negativa, allora parliamo di un rapporto
asimmetrico, e la qualità di questa asimmetria non è data una volta per tutte. Posso essere qui
esercitando un potere su di voi (la pressione che si sente), altro è se questa relazione che è
costituzionalmente asimmetrica può essere vissuta anche diversamente, un modo in cui si cerca di
pensare insieme, magari si io parlo di piu perchè magari so qualcosina in piu di voi, ma dobbiamo
pensare insieme.
Ricoeur intende il potere, che non è senza avere ma che non dipende solo dal dovere, il lavoro è
esercizio di dominio, e in cui io mi relaziono anche con l'altro. Vi è una dimensione che è
strettamente asimmetrica che non è strettamente di dominio.

La relazione asimmetrica è uno sforzo da entrambe le parti? La simmetria ti dice che vi è una
diversità, che caratterizza una relazione.
Levinas dice che in una relazione asimmetrica siamo chiamati in casua. Ciascuno dei due è
chiamato responsabilmente a qualificare questa dimensione. Non è che l'impegno di entrambi porta
a una relazione di equilibrio, perchè l'equilibrio non si da. La qualità di questa asimmetria la
costruisco io in modo in cui l'altro decide di stabilire qualitativamente la relazione e da come
reagisce, può essere accolta oppure no dall'altro. Io posso voler pensare insieme, ma l'altro può
anche respingere questa modalità. Ogni relazione è un appello, quale è nell'antico testamento in cui
è dio che chiama il profeta. Una chiamata che passa per il nome, Geremia che lo chiama
ripetutamente, e Geremia non risponde, fugge. Poi a un certo punto risponde “eccomi, sono qui”,
sono disposto a entrare in relazione, a vivere e pensare insieme, a interrogarci insieme.
È capitato di trovare degli studenti che non hanno accolto il mio appello, ma questo non mi esime
dalla mia responsabilità del provarci.
Se io parlo di dominio mi viene sottratta la libertà e io voglio essere libera e allo stesso tempo
la mia azione è responsabile in cui lascio la libertà agli altri, senza impormi.

IL VALERE:
timè che è la stima. Partendo dall'avere tramite al potere si esercita un potere con gli altri attraverso
una dimensione di lavoro, adesso la relazione con gli altri si fa piu stringente e si cerca un
riconoscimento, che è mediata tramite il possesso e il lavoro/potere, ma che non si esaurisce
esclusivamente nell'avere e nel potere ma indica qualcosa in piu.
L'opinione dell'altro è centrale. Che l'altro abbia una buona opinione di noi è un punto
decisivo che può essere vita delle mie azioni. Cerchiamo riconoscimento negli altri ma ne siamo
dipendenti. Cerco di sucitare una buona opinione nell'altro, ma dipendo dalla stima altrui. Si
tratta di possedere e essere posseduto. Voglio essere riconosciuto in quanto uomo, quindi non è solo
stima che io posso cercare di far sorgere in altri tramite la mia azione. La costituzione dell'io passa
attraverso il riconoscimento dell'altro. Voglio essere uomo in quanto uomo, è basilare nella
costituzione della mia identità. In questo modo, si ha la costituzione del sé.
Non esistono relazioni completamente simmetriche. La asimmetria non è una cosa negativa in sé,
ma è solo una mia opinione.
La dimensinoe del valere si da senza l'avere e senza il potere? no. Non sono compartimenti stagni.
“La fragilità di questa esistenza sta nel fatto che la stima che la consacra possa essere soltanto
opinione, vi è qui la minaccia di una esistenza di riflesso”. doxa=opinione in greco ha un
significato piuttosto negativo, problematico, è una mera opinione che non è stata vagliata.
“Questa possibilità di non essere piu di una frase d'altri, questa dipendenza dalla fragilità
dell'opinione sono l'occasione delle passioni della gloria che innestano la loro vanità nella
fragilità della stima in quanto opinione”. La vana gloria è una alta stima di sé che dipende
dall'opinione altrui. Sono totalmente dipendente da ciò che gli altri pensino di me, che non mi
interessa se sia fondato, ma mi interessa l'opinione dell'altro e ne sono totalmente dipendente, ne
vengo imbrigliato.
Dobbiamo stare tutti molto allerta quando arrivano delle lusinghe. Perchè mentre una critica ben
costruita non distruttiva, che fa sorgere il dubbio e ti aiuta a migliorare, la lusinga irretisce e crea
dipendenza. Noi siamo irrititi rispetto alla tinè, ma la lusinga non rilancia.. ti chiude.
La dimensione del valere non è di per se negativa, vi è il riconoscimento, ma il riconoscimento
deve essere fatto sempre nella libertà se no il sé viene asservito. Puo essere quindi vissuta o
irretendo l'altro come tramite la lusinga, o tramite la stima e il valere che lascia la possibilità che tu
ti esprima e che il tuo se non viene stabilito una volta e per sempre (e menomale).
Il lavoro è praxi, è azione con le cose e persone, e cosi anche il valore, la svalutazione è sempre una
azione.
Nel noema noi ci costituiamo prima l'uno e poi l'altro, in una dimensione oggettiva che è sussulta in
un altra che è quella affettiva. Sento queste tre dimensioni strutturalmente antinomiche, vi è una
sproporzione che sta al cuore di questi tre elementi decisivi che è lo thumos.

La filosofia si può riappropriare del patico? La dimensione affettiva la intendiamo come una
naturale sproporzione, thumos. Ecome intendiamo la sproporzione? Con una forma dell'avere,
potere, valere. Questa sequenza è regressiva. Desideriamo la stima d'altri e desideriamo essere
riconosciuti. Come lo trovo? Attraverso il potere. Come lo ottengo? Tramite l'avere.

(marxista è un aggettivo che è il tentativo di una realizzazione storica effettiva delle posizioni
politiche ed economiche di karl marx).
Rapporto struttura e sovrastruttura:
il materialismo storico: marx sostiene che esiste una relazione tra la dimensione culturale, sociale,
religiosa e economica? Marx ritiene di si. La dimensione economica è la struttura, ovvero i
rapporti di forza tra padrone e la classe operaia. Questi rapporti di produzione determinano le
produzioni culturali, religiosi, e questa dimensione viene chiamata la sovrastruttura.
Marx quindi sostiene che cambiando i modi di produzione economica cambierà anche la
sovrastruttura.
Il punto chiave per marx quindi è il lavoro. Perchè l'inizio del manifesto scrive: la borghesia è
come un grande stregone, che ha evocato questo spirito e che ora non riesce piu a controllare.
C è un rapporto ambivalente. Da un lato il padrone ha necessità del lavoro degli operai.
Però la produzione economica stabilita dalla classe borghese è tale che la classe operaia è arrivata al
punto di prendere consapevolezza dei propri diritti e li reclama.
Il potere dipende dalla classe operaia e viceversa. Vi è una coimplicazione già.

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