15
la testimonianza scritta e orale NEL NUOVO PROCESSO CIVILE
aprile 2006, n. 9925). È stato però sancito che tale principio, trovi deroga
nel caso in cui la forma scritta sia imposta dalla legge a pena di nullità, cioè
non ad probationem, ma ad substantiam, ossia per l’esistenza stessa del
contratto (Cass. Civ., sez. III, 12 maggio 1999, n. 4690).
Infine, va evidenziato come i limiti legali di prova di un contratto per
il quale sia richiesta la forma scritta “ad substantiam” o “ad probationem”,
così come i limiti di valore previsti dall’art. 2721 c.c. per la prova testimo-
niale, operino esclusivamente quanto il suddetto contratto sia invocato in
giudizio come fonte di reciproci diritti ed obblighi tra le parti contraenti
e non anche quando se ne evochi l’esistenza come semplice fatto storico
influente sulla decisione del processo ed il contratto risulti stipulato non tra
le parti processuali, ma tra una sola di esse ed un terzo. (Cass. Civ., sez. I,
17 gennaio 2001, n. 566). Per contro, invece, tali limitazioni operano non
solo quando il negozio sia invocato come fonte di diritti e obbligazioni tra
le parti contraenti, ma anche quando sia invocato dai loro eredi o aventi
causa (Cass. Civ., sez. II, 22 gennaio 1985, n. 251).
Limiti di valore L’articolo 2721 c.c. , primo comma, stabilisce una limitazione di va-
[3]
lore all’ammissibilità della prova per testimoni, escludendola qualora il va-
lore dell’oggetto del contratto ecceda gli € 2,58.
L’anacronisticità di tale previsione, universalmente riconosciuta in dot-
trina, porterebbe alla pressoché totale inutilizzabilità di questo strumento
probatorio se il secondo comma non prevesse un opportuno correttivo, lad-
dove consente all’autorità giudiziaria l’ammissione di tale mezzo di prova
anche oltre il limite sopra indicato, tenuto conto della qualità delle parti,
della natura del contratto e di ogni altra circostanza.
Va anzitutto ribadito, come già detto poc’anzi, che i limiti previsti dagli
articoli 2721 e seguenti del codice civile, si riferiscono esclusivamente ai
contratti e agli atti negoziali indicati nell’articolo 2726 c.c. (pagamento e
remissione di debito).
È stato infatti ritenuto che il divieto di cui sopra non escluda l’ammis-
sibilità della prova testimoniale in riferimento ad atti unilaterali quali la
dazione senza causa (Cass. Civ., sez. II, 5 dicembre 1994, n. 1004), né la
domanda di assegnazione in proprietà di alloggi dello I.a.c.p. ex art. 29
della legge n. 60 del 1963 (Cass. Civ. sez. III, 12 marzo 2005 n. 5468).
Per quanto riguarda, invece le fatture commerciali, esse non contengo-
no alcuna convenzione, ma costituiscono, nei confronti di chi le ha emes-
se, prova di tale emissione e, quale atto di esecuzione della prestazione
Art. 2721 c.c. (Ammissibilità: limiti di valore). La prova per testimoni dei contratti
17
la testimonianza scritta e orale NEL NUOVO PROCESSO CIVILE
Patti aggiunti L’articolo 2722 del codice civile introduce un’ulteriore limitazione
o contrari al all’ammissibilità della prova per testi, vietandola qualora essa abbia a og-
contenuto di un
getto patti aggiunti o contrari al contenuto di un documento, sempreché si
documento
[5] alleghi che la stipulazione dei medesimi sia stata anteriore o contempora-
nea al documento medesimo. La dottrina [Grasselli L’istruzione probatoria
nel processo civile riformato, Padova, 2000, pag. 250] ha correttamente
rilevato la palese intenzione del legislatore di impedire che il contenuto di
un accordo, sancito in un documento, possa essere integrato o addirittura
contraddetto attraverso l’allegazione dell’esistenza di accordi verbali an-
teriori o contestuali, accordi che, in base alla comune esperienza, le parti
avrebbero potuto o dovuto inserire nel documento medesimo.
La giurisprudenza, in numerose pronunce, ha focalizzato in modo piut-
tosto rigoroso le nozioni di “documento” e di “patti aggiunti o contrari” tali
da integrare la fattispecie prevista dalla norma in esame.
Documento È stato chiarito che il concetto di “documento” va riferito al documento
[6] contrattuale, ossia formato con l’intervento di entrambe le parti e racchiu-
dente una convenzione, non anche alle scritture provenienti da una delle
parti o da un terzo; cosicché esso non sussiste e quindi non opera il divieto
ex art. 2722 c.c., quando si tratti di scrittura che provenga da una sola
parte e contenga una dichiarazione unilaterale, come può avvenire anche
nel caso in cui taluno dichiari di voler prestare fidejussione, se questa ha
origine da un negozio unilaterale o dalla legge anziché da un contratto
per testimoni non è ammessa se ha per oggetto patti aggiunti o contrari al contenuto di un
documento, per i quali si alleghi che la stipulazione è stata anteriore o contemporanea.
18