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LA STRUTTURA DEL MATERIALE GENETICO

Oggi per noi è normale poter parlare di DNA ma anche la manipolazione del DNA è qualcosa di molto
semplice. Tuttavia al inizio del 1900 ancora non si parlava di DNA , fu grazie ad alcuni esperimenti condotti
su delle cellule batteriologiche che hanno dato una svolta notevole.

- L’esperimento di Griffin
Il biologo inglese Griffin stava studiando due ceppi differenti di batteri uno in grado di poter
trasmettere la polmonite ai topi un altro il quale era considerato sano .
Griffin notò che mescolando i due tipi di batteri alcune cellule ritenute sane ereditano la capacità di
trasmettere la malattia ed i fattori che trasportavano la capacità di eredità vennero denominati
“fattori trasformanti”.
- L’esperimento di Hershely e Chase
i due biologi svolsero diversi esperimenti nel 1953 da Alfred Hershey e Martha Chase attraverso un
altro classico esperimento, che dimostrò che il materiale genetico del fago T2 è effettivamente il
DNA.

STRUTTURA CHIMICA DEL DNA

Il DNA e l’RNA sono acidi nucleici costituti da lunghe catene dal DNA al RNA:

- DNA: acido desossiribonucleico formato da nucleoutidi i quali a loro volta sono costituiti da una
molecola di zucchero desossiribosio, 5 atomi di carbonio , 5 basi azotate ed un gruppo fosfato.
- RNA: acido ribonucleico formato da un gruppo fosfato, ribosio e 4 basi azotate.

LE TRE COMPONENTI DEL NUCLEOTIDE:

- IL GRUPPO FOSFATO: ha un atomo di fosforo ed una serie di cariche negative che delimitano la loro
acidità
- LO ZUCCHERO : ha 5 atomi di carbonio, 4 dei quali sono posizionati in modo circolare ed uno porto
esternamente
- LA BASE AZOTATA: La base azotata ha un anello che contiene azoto e carbonio , le basi azotate hanno
un gruppo -NH il quale gli conferisce un carattere basico.
Le basi azotate si legano allo zucchero e danno vita alla TIMINA (T) CITOSINA (C) le quali hanno una
struttura singola, ADENINA e GUANINA che sono strutture più grandi con un doppio anello

DIFFERENZE TRA DNA ED RNA

ACIDO NUCLEICO DNA RNA


STRUTTURA Doppio filamento Singolo filamento
ZUCCHERO Desossiribosio Ribosio
BASI AZOTATE A,T,G,C A,U,C,G
COLLOCAZIONE NELLA CELLULA Nucleo Nucleo e citoplasma
EUCARIOTE
FUNZIONE Contiene informazione genetica Intermediario tra DNA e la
costruzione delle proteine
LA STORIA DELLA STRUTTURA DEL DNA

Il contributo della cristallografia a raggi x fu fondamentale per quanto riguarda le scoperte sulla forma del
DNA. La collaborazione tra due scienziati riuscì a determinare dimensione e forma del DNA.

Durante un esperimento di Wilkins, lo scienziato Watson riuscì ad ottenere un’immagine del DNA e da li
Watson e Crick iniziarono ad analizzare tale immagine fino a dedurre che: il DNA aveva una forma ad elica
con diametro di 2 nanometri lungo la quale si trovavano le basi azotate distanziate di 0,34 nanometri
ciascuna, da ciò si riuscì a comprendere che essa era costituita da 2 filamenti uniti in modo da formare una
doppia elica.

ACCOPPIAMENTO BASI AZOTATE

Watson e crick immaginarono che le basi azotate fossero accoppiate secondo il criterio “simile con simile”
per esempio A-A oppure C-C ma tale appaiamento non corrispondeva alla foto ottenuta dai raggi x , se
l’accoppiamento fosse A-A significherebbe che la catena contenente C-C fosse piu piccola di un terzo rispetto
alla prima e ciò non era fattibile. Subito dopo si intuì che una base con struttura doppia doveva essere legata
ad una struttura singola e cosi si determino il metodo di appaiamento che vedeva A-T C-G, tale
accoppiamento inoltre giustificava alcuni dati del biochimico tedesco che aveva notato la quantita du adenina
è uguale a quella della tenina e la quantità di guanina e uguale a quella della citosina.

IL MODELLO A DOPPIA ELICA

Il modello a doppia elica fornito dai due


scienziati vedeva il DNA come una scala a pioli
la quale era avvolta su se stessa in senso orario
dava vita alla doppia elica, ovviamente i pioli di
rappresentano le basi azotate
Duplicazione del DNA

Prima di affrontare i successivi argomenti è opportuno rivedere la struttura degli acidi nucleici. La
duplicazione del DNA avviene secondo un modello detto semiconservativo, secondo il quale la
molecola si apre come una cerniera e ciascuno dei due filamenti funge da stampo per gli altri due
filamenti complementari, perciò ciascuna delle due molecole figlie e costituita da un filamento
vecchio e uno nuovo.

La sintesi dei due filamenti complementari avviene contemporaneamente e richiede un gran numero
di enzimi (complesso di duplicazione) con un processo assai preciso e accurato.

Entriamo ora nel dettaglio del processo, che si attua in due momenti:

• inizio,
• allungamento.
Inizio
In questa prima tappa si ha la despiralizzazione del DNA per la rottura dei legami idrogeno.
La duplicazione non parte dall'inizio del cromosoma ma in punti ben definiti, ricchi di A e T - più facili
da separare perché tra queste basi ci sono solo due legami idrogeno -, detti punti di origine della
duplicazione, e rappresentano segnali di attacco di una proteina iniziatrice, che ha il compito di
tendere i due filamenti.

Di seguito intervengono altre proteine del complesso di duplicazione.

• La DNA elicasi si lega alla proteina iniziatrice e forza l'apertura della doppia elica, grazie
all'energia fornita dall'ATP, rompendo i legami idrogeno tra le basi azotate.
• Le proteine SSB stabilizzano i due filamenti impedendo che i filamenti si riassocino.
• La topoisomerasi (DNA girasi nei Procarioti) impedisce il superavvolgimento del DNA.

L'azione combinata di queste proteine consente l'apertura di una bolla di replicazione nei Procarioti
- o più bolle contemporaneamente negli Eucarioti - formata da due forcelle di replicazione a forma di
Y.
Allungamento
L'allungamento consiste nell'aggiunta progressiva di nucleotidi trifosfati complementari a quelli
presenti nei due filamenti stampo di DNA, secondo le regole di appaiamento.

I nucleotidi formano legami fosfodiesterici tra il gruppo ossidrile all'estremità 3' del filamento
preesistente e il fosfato del nuovo nucleotide. L'energia è fornita dalla liberazione dei due gruppi
fosfato.
La formazione dei nuovi filamenti avviene nelle due direzioni a partire dall'origine della duplicazione.
L'appaiamento corretto è reso possibile da una categoria di enzimi chiamate DNA polimerasi, che
presentano due restrizioni:

1. non possono far iniziare nuove catene, cioè quelle con una terminazione 5' libera, ma sono in
grado aggiungere nucleotidi solo ad altri nucleotidi già correttamente appaiati.
2. possono aggiungere nucleotidi solo all'estremità 3', dove è presente il gruppo -OH. Di
conseguenza, l'allungamento del nuovo filamento può avvenire solo in direzione 5' → 3';

La prima condizione è superata grazie all'enzima primasi, che crea una corta catena di una decina di
nucleotidi di RNA funzionanti da innesco, o primer, e consentono alla DNA polimerasi di iniziare
l'aggiunta di nucleotidi. Alla fine della duplicazione l'innesco è sostituito da DNA da una DNA
polimerasi.

I due filamenti del DNA sono antiparalleli perciò uno, detto guida (o anticipato, o veloce), si trova
nella corretta direzione (5' → 3') e la DNA polimerasi può procedere in modo continuo verso la forcella
di replicazione, avendo bisogno di un solo innesco.
Nel filamento 3' → 5' (in ritardo o lento) la sintesi avviene a ritroso in pezzi detti frammenti di Okazaki,
ciascuno dei quali richiede un innesco. I frammenti sono poi uniti da una ligasi dopo aver rimosso
l'innesco e riempito la parte mancante, purché i monconi siano perfettamente adiacenti.
Schematizziamo le varie tappe di replicazione.

1. Una proteina iniziatrice separa i due filamenti della doppia elica e altri enzimi aprono una bolla
di replicazione.
2. La primasi sintetizza un frammento di RNA che funziona da innesco (primer).
3. Una DNA polimerasi allunga la catena (filamento guida) in modo continuo sul filamento
stampo 3' e in frammenti di Okazaki nello stampo 5', partendo dalla terminazione 3'-OH
dell'RNA.
4. La DNA polimerasi nei Procarioti, o DNA polimerasi con altri enzimi ad attività esonucleasica
negli Eucarioti, rimuove il primer.
5. Una DNA polimerasi riempie il vuoto lasciato dall'RNA.
6. La ligasi unisce i frammenti.

Nei cromosomi degli Eucarioti, che sono lineari, la rimozione dell'innesco terminale del filamento lento lascia
un vuoto che non può essere sostituito da nuovo DNA in quanto manca un'estremità 3' che la DNA polimerasi
possa prolungare, perciò le estremità 5' del filamento stampo non vengono duplicate. Rimane dunque un
pezzettino di filamento di DNA singolo che viene tagliato insieme a una piccola porzione di filamento doppio
e questo provoca l'accorciamento di circa 50-200 basi. Le cellule, dopo 20 - 30 cicli di duplicazione muoiono.
Per evitare questo problema, alcuni cromosomi sono dotati di telomeri alle estremità che non codificano
alcuna proteina ma danno la possibilità di lasciare intatta l’informazione contenuta nei cromosomi.

L’accorciamento progressivo dei telomeri è proprozionato alla telomerasi la quale ha la funzione di


ripristinare la lunghezza dei telomeri usando uno stampo del RNA.
I Ribosomi assemblano i polipeptidi

I ribosomi sono macchine molecolari adibite alla sintesi proteica e sono presenti in numero variabile nel
citoplasma delle cellule. Quelli eucariotici e procariotici sono simili, ma presentano alcune differenze. Entrambi
sono formati da due subunità, una maggiore e una minore, aventi però nel complesso una velocità di
sedimentazione differente (70s per i procarioti e 80s per gli eucarioti). I ribosomi sono composti in entrambi i
casi da r-proteine e rRNA (RNA ribosomiali). Gli rRNA, aventi come le proteine una conformazione
caratteristica, costituiscono i catalizzatori del ribosoma e le impalcature su cui si assemblano le r-proteine.
Infine, in tutti i ribosomi possiamo distinguere tre siti importanti: sito A (accettore), sito P (peptidico) e sito
E (exit).

tRNA

I diversi tipi di tRNA (RNA transfert), almeno uno per ogni amminoacido, vengono prodotti grazie all’RNA
polimerasi III e hanno il compito di legare e poi trasferire nuovi amminoacidi ad una catena polipeptidica
nascente

Per convenzione possiamo suddividere la sintesi proteica in tre fasi, precedute dalla formazione dei
ammoinaci-tRNA:

Inizio

Allungamento

Terminazione

- Formazione degli ammoinaci-tRNA


Questo primo evento consiste nella formazione di un legame esterno tra un amminoacido e il braccio
accettore di un tRNA per formare l’ammoinaci-tRNA.

Affinché il legame si formi è essenziale la presenza di una specifico enzima: l’amminoacil tRNA sintetasi. Ci
sono diverse sintetasi ed ognuna è specifica per un amminoacido. Prima l’amminoacido viene attivato
mediante una reazione con una molecola di ATP, che porta alla formazione dell’amminoacido e del
pirofosfato. Il pirofosfato rilasciato viene poi idrolizzato in modo da spostare l’equilibrio della reazione verso
i prodotti. La seconda, invece, consiste nel trasferimento dell’amminoacido al tRNA e dunque alla formazione
dell’amminoacil-tRNA. Il legame esterno che si crea coinvolge il gruppo carbossilico dell’amminoacido con
l’OH del carbonio 2 o 3 del ribosio presente sull’ultimo nucleotide del tRNA.

- Fase di inizio

Affinché la traduzione abbia inizio si deve assemblare l’apparato traduzionale costituito dal ribosoma,
dall’amminoacil-tRNA e dal mRNA. Inoltre, per essere svolto con efficienza, il processo richiede fattori
traduzionali, ovvero proteine specifiche per ogni tappa della traduzione

Il primo evento consiste nel legame tra un amminoacil-tRNA specifico e la subunità minore di un ribosoma.
In particolare, il tRNA carico si lega a livello del sito P della subunità minore insieme ad altri fattori della
traduzione.

A questo punto, il ribosoma lega anche l’mRNA a livello dell’estremità 5’. La subunità minore scorre poi lungo
la molecola fino al riconoscimento del codone di inizio AUG a livello del sito P. Ciò permette il distacco di
alcuni fattori traduzionali e l’associazione con la subunità maggiore . Il ribosoma in questo caso può interagire
direttamente con il codone di inizio grazie alla presenza di specifiche sequenze poste a monte di AUG .

Un’altra differenza da sottolineare tra eucarioti e procarioti riguarda i fattori necessari per l’inizio di
traduzione. Mentre nei procarioti bastano solo tre fattori (IF1, IF2, IF3), negli eucarioti la situazione si
complica e sono necessari più di dieci fattori.

- Fase di allungamento e terminazione


A questo punto abbiamo il sito P occupato dal tRNA carico e i siti A ed E liberi.

L’allungamento comincia con l’arrivo di un secondo tRNA carico sul sito A dove avviene il riconoscimento tra
il codone e l’anticodone complementare sul braccio anticodone. La formi metionina o la metionina presenti
sul primo tRNA rompono quindi il legame e ne formano uno nuovo con l’amminoacido del secondo RNA
transfer. Questa reazione, che porta alla formazione di un legame peptidico, è catalizzata da un RNA
ribosomiale chiamato rRNA 23s.

Il ribosoma avanza adesso di un codone e si ha la traslocazione del primo tRNA nel sito E e del secondo tRNA
nel sito P. Comincia ora un nuovo ciclo grazie all’arrivo di un nuovo amminoacil-tRNA sul sito A che porterà
alla formazione di un tripeptide.

La sintesi proteica prosegue fino all’arrivo di un codone di stop, ovvero un codone che mette fine al processo
di traduzione. A questo sito si legano infatti particolari fattori, i fattori di rilascio, che catalizzano il distacco
della catena polipeptidica dal tRNA. Le due subunità ribosomiali vengono invece dissociate ed utilizzate per
una nuova traduzione.
Strutture e funzioni dei tessuti animali
L’anatomia si occupa di descrivere le strutture di un organismo mentre la Fisiologia tende a spiegare
L perché di tali funzioni. Un Anatomista sarà interessato alla posizione di muscoli ed ossa mentre un
fisiologo tenderà a scoprirne la funzione di tali ossa e muscoli. L’organismo è organizzato in ordini
gerarchici:
1. Cellula
2. Tessuto
3. Organo
4. Sistema di organi
5. Organismo
La forma di un animale prendendo l’esempio della giraffa non è un animale perfetto ma è segno di
una serie di modificazioni che sono avvenute per dare modo che la specie animale delle giraffe
sopravvivesse. Tale teoria dove si mostra l’adattamento evolutivo della specie è chiamato Teoria
dell’Evoluzione, dove la struttura di ogni essere si adatta al periodo in cui vive.

I tessuti e gli organi cooperano funzioni vitali


Per formare un organo c’è bisogno di una collaborazione tra vari tessuti i quali formano il cosi detto
organo ,diversi organi che cooperano vengono identificati con il nome di apparati e sistemi di organi
, nel nostro corpo in base alle funzioni specifiche che compaiono distinguiamo 12 sistemi
1. SISTEMA CIRCOLATORIO: si estende in ogni parte del corpo ed è colui che trasporta sangue
ed O2 in tutto il corpo
2. SISTEMA RESPIRATORIO: è colui che gestisce l’entrata e la fuori uscita di gas del nostro corpo
3. SISTEMA TEGUMENTARIO: è colui che ci protegge da traumi, infezioni e dai forti sbalzi termici
4. SISTEMA SCHELETRICO: sostiene il corpo e protegge gli organi interni
5. SISTEMA ESCRETORE: regola là fuori uscita di sostanze di scarto dal nostro copro
6. SISTEMA DIGERENTE: Consente di inserire cibo quini energia per il nostro corpo scomporlo e
trasformarlo in semplici molecole base
7. SISTEMA MUSCOLARE: è l’insieme dei muscoli del nostro corpo i quali ci accompagao in un
movimento più fluido
8. SISTEMA ENDOCRINO: da vita ai cosi detti ormoni che regolano tutte le attivita del corpo come
la crescita
9. SISTEMA LIFATICO :è colui che collabora con il sistema immunitario
10. SISTEMA IMMUNITARIO: è il responsabile della difesa dell’organismo
11. SISTEMA RIPRODUTTORE
12. SITEMA NERVOSO

Gli organi sono formati da tessuti


La maggior delle cellule del corpo si organizza in tessuti abbiamo 4 tipi principali di tessuto quello
connettivo, il tessuto muscolare, nervoso ed epiteliale .Le cellule che appartengono allo stesso
tessuto sono uguali tra di loro ovvero in grado di svolgere funzioni identiche in modo da collaborare
per il funzionamento dell’organo. Le cellule adiacenti ai tessuti hanno 3 metodi per potersi legare ad
esso :
1. Giunzioni occludenti: formate da complessi proteici che sigillano le membrane plasmatiche
2. Desmosomi: formano una fitta rete di cellule in grado di non far passare nulla
3. Giunzioni comunicanti: formano dei canali di citoplasma da una cellula alla altra
In livello dove vediamo tessuti collaborare con molecole è negli organi i quali sono il livello strutturale
di maggiore complessità

Il tessuto epiteliale
L’epitelio comunemente chiamato tessuto epiteliale è costituito da strati di cellule strettamente
connesse tra di loro , tali cellule strettamente connesse formano una barriera protettiva.
In base alla loro funzione abbiamo 3 categorie di epiteli
1. Di rivestimento: cute e mucose
2. Ghiandolari: tessuti che rivestono la tiroide
3. Sensoriali : come le papille gustative
In tutti gli epiteli distinguiamo due superfici una detta basale ed una detta libera
1. La superficie basale separa l’epitelio dagli altri tessuto tramute una matrice extracellulare
2. La superficie libera riveste gli organi e tappezza tutte le cavità interne
In base al tipo della disposizione di cellule abbiamo l’epitelio semplice ovvero le cellule sono disposte
in un unico strato e poi abbiamo l’epiteli stratificato ovvero ci sono più strati sovrapposti . A loro volta
le cellule possono essere pavimentose e cilindriche .

Il tessuto Connettivo
Il tessuto connettivo come possiamo intuire dalla parola è un tessuto che connette tra loro gli altri
tessuti esso è formato da cellule disseminate, la maggior parte delle proteine è formata da una
sostanza detta collagene la quale è molto elastica ma soprattutto e difficile da spezzare.
Abbiamo due tipologie di tessuto connettivo
1. Tessuto connettivo propriamente detto:
1.1. Tessuto connettivo lasso :collega e tiene untiti vari organi del nostro organismo
1.2. Il tessuto connettivo fibroso : molto resistente e poco elastico unisce i muscoli alle ossa
1.3. Tessuto adiposo : dove si deposita il grasso
2. Tessuti connettivi specializzati:
2.1. Tessuto cartilagineo : è un tessuto sia molto resistente che flessibile tale flessibilità è data da
un’elevata presenza di collagene
La cartilagine di divide in :
ialina: da allo scheletro flessibilità
elastica: conferisce elasticità agli organi
Fibrosa : presente nei dichi articolari
2.2 Il tessuto osseo : la combinazione che su va a creare tra fibre e minerali tende l’osso ad una
rigidità elevata ma non fragile.
2.3 Il Sangue: è un tessuto connettivo molto particolare la quale matrice extracellulare è
chiamata plasma, è liquida :dove sono disciolti minerali e proteine

Il tessuto muscolare
Il tessuto muscolare è formato da una serie di tessuti che differiscono sia per struttura che per le
funzionalità, abbiamo tre tipologie di tessuti muscolari:
1. Tessuto muscolare scheletrico: è un tessuto striato il quale è responsabile del movimento
volontario
2. Tessuto liscio : è un tessuto liscio il quale è involontario
3. Tessuto cardiaco: è striato ma involontario,ovviamente non dipende dalla nostra volontà.

Il tessuto nervoso
Per far si che un organismo possa vivere esso deve reagire in modo adeguato agli stimoli del proprio
ambiente . Poiché la risposta deve essere efficace c’è bisogno di un sistema il quale traduca lo stimolo
in movimento. Il tessuto nervoso avverte gli stimoli e organizza la risposta. L’unità strutturale del
tessuto nervoso è il neurone
Il neurone è formato da :
-corpo centrale centro dell’
informazione
-assone trasmette gli impulsi in
uscita
-dentriti li porta in tutto il corpo
Il sistema tegumentario
Il nostro corpo è rivestito da un
rivestimento chiamato cute , la nostra cute
si divde in :
- Epidermide :è un tessuto pavimentoso
impermeabile ed è la parte più esterna della
nostra cute
- Derma : è lo stato più profondo il quale
presenta molte fibre plastiche
- Ipoderma :parte più interna ed è il cosi
detto grasso sotto cutaneo

-peli: sono strutture flessibili prodotte dal follicolo pilifero sono cellule morte ricche di cheratina -----
-Unghie: sono rivestimenti protettivi costituite da cheratina, per quanto riguarda gli arti superiori le
unghie facilitano i movimenti di piccola taglia .
- ghiandole sebacee e ghiandole sudoripare : che producono il sebo , mentre le seconde sono dedite
alla produzione di sudore ovvero un altro metodo per espellere liquidi

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