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Cecilia Iannaco

Lezione corso di Anna Homberg 6 maggio 2011

A.) Prima domanda: Perché in un corso di psicologia è importante


parlare del linguaggio? Perché in un corso che studia i processi e i
fenomeni psicologici è importante parlare di linguaggio?

DEFINIZIONE DI LINGUAGGIO
Cosa è il linguaggio. E' un sistema di comunicazione. E’ la facoltà di
comunicare qualcosa.
E’ prerogativa dell’uomo? E’ caratteristica esclusivamente umana?
No, anche gli animali comunicano, anche gli animali mandano messaggi, con
il volo, con i suoni…
Molti animali hanno dei codici sofisticatissimi di comunicazione. Tanto che
esiste anche una scienza che si chiama zoosemiotica, studia cioè i codici
simbolici usati dagli animali.
Ma c’è una differenza fondamentale fra comunicazione animale e umana.
Perché comunicano gli animali?
Comunicano per bisogni biologici, per cercare cibo, per il mantenimento della
specie, per difendere il territorio. E’ intuitivo, allora, immaginare che gli
animali hanno un linguaggio, ma serve a delle cose utili, alla sopravvivenza o
alla riproduzione,
Fatti a lezione due esempi:
1.) Ci sono degli uccelli, detti “giardinieri” che costruiscono delle bellissime
pergole per attirare le femmine, è un corteggiamento.
2.) O il cervo che segna il territorio o conquista la femmina con il bramito… e
anche il bramito stesso è per l’utile, è, come dire, fa tutto a ragion veduta,
razionale. L’animale si deve risparmiare, deve risparmiare energie, deve
risparmiare forze fisiche ma anche evitare lo scontro, lo scontro può voler dire
rompersi i palchi.

Posso dire che il linguaggio verbale, articolato però -senza paura di


sbagliare- è prerogativa umana.
E' prerogativa umana il linguaggio verbale: il linguaggio verbale è infatti la
capacità dell'uomo di esprimersi e comunicare per mezzo di suoni.

E’ altrettanto intuitivo che noi esseri umani non parliamo solo quando
abbiamo un bisogno, parliamo anche quando non c’è alcuna utilità.
Accompagnare un sorriso con una parola per noi ha un senso, vogliamo cioè
dire qualcosa di più, o se non di più o meglio, diciamo di diverso… e siamo
diversi di volta in volta, perché di volta in volta cambia la nostra situazione di
rapporto con gli altri, cambia il nostro modo di essere, di stare con gli altri.
Anche la parola stessa cambia da situazione a situazione. Pensiamo
all’espressione, all’intonazione: Quando? (semplice domanda per informarsi)
Quando?!?! (sorpresa! Del tipo: ma che dici!?))
Oppure: Cara (con tono di affetto e calore) cara (detto con intonazione
ironica)
Cioè noi nella comunicazione ci mettiamo qualcosa, un affetto?
Un’intenzione? Parte del nostro essere, del nostro sentire…

Allora: possiamo mettere insieme già due cose importanti che poi teniamo via
via presenti.
1.) usiamo il linguaggio anche quando non si tratta di un bisogno
2.) il nostro parlare, il nostro emettere suoni varia di volta in volta, gli diamo di
volta in volta un senso nostro. Non è codificato dalla specie. E soprattutto non
è per l’utile.
Certo può essere anche per l’utile: se non conoscete una strada, dovete
chiedere un’informazione…, se non sapete usare la caldaia, l’idraulico
verbalizzerà cose utili… ma quello che voglio dire è che parliamo in relazione
agli altri.
E così abbiamo abbozzata una prima differenza fra il linguaggio animale e
quello umano: quello umano non è per bisogno, è diverso di volta in volta (è
creativo), è relazionale, è in rapporto con….

Risposta alla prima domanda: Forse già questa prima differenza che
abbiamo osservato con gli animali ci dice che il linguaggio coinvolge la
psiche, la mente, il pensiero, gli affetti, le funzioni cognitive, affettive
dell'uomo. E' legato al pensiero, alla memoria, all'apprendimento e agli affetti.
Questo ci interessa per introdurre la seconda domanda e per arrivare a
distinguere il linguaggio dalla lingua:

B.) Perché l’uomo si è sempre interessato all’origine del linguaggio? Perché


si è sempre chiesto come originasse il linguaggio e quando?
Quando ha iniziato l'uomo se non a parlare, ad usare i primi suoni? E qui non
ci sono risposte, credo sia una ricerca impossibile, ma la sottolineo un attimo
per curiosità:
C'è prima una idea divina dell'origine del linguaggio che troviamo sia nella
Genesi (2,19) “Dio creò Adamo, con la sua lingua, ovviamente, e come
Adamo chiamò le cose, questo fu il loro nome”, sia nella credenza indù,
secondo la quale il linguaggio originava dalla dea, moglie di Brahma.
Ma per lo più tutte le idee sono, come dire sociali, interpersonali: questo è
interessante:
° C'è chi dice che il linguaggio sia nato da esigen ze di comunicare durante la
caccia, -quindi sarebbero stati gli uomini-, avevano messo su un sistema di
codici arbitrari per informarsi sui pericoli o sulle prede.
° O dai suoni ritmici dei lavori di fatica, la teor ia yo-he-ho.
° Altre teorie, la teoria sing-song, immagina il li nguaggio derivante dal gioco,
dal corteggiamento, da uno stato emotivo; secondo questa teoria i primi suoni
erano lunghi e melodici.
° C'è chi dice, ancora, che il linguaggio sia nato, perché, a differenza delle
scimmie, i cui piccoli stavano attaccati al dorso, ai peli, le mamme umane
mettevano giù i bambini (ancora inetti) per fare varie cose e così
cominciarono a comunicare con i bambini attraverso i suoni. Questo è un
percorso che gli studiosi vedono avvalorato ancora oggi dalla differenze fra le
culture europee e quelle africane, dove la madre tiene unito a sé, anche
fisicamente, il bambino: pare che il contatto verbale in queste culture, che
mantengono più a lungo un contatto fisico, sia sostanzialmente inferiore agli
altri.

Sono spunti curiosi, ma non dicono nulla i certo, così come nemmeno dal
punto di vista storico-antropologico vi sono datazioni valide.
L’unica cosa davvero accettabile dal punto di vista storico è che pare che sia
stato necessario superare lo stadio di ominidi, è stato necessaria la posizione
eretta.
Sul manuale viene citato l’antropologo Lieberman: Lieberman insiste molto
sui prerequisiti di tipo anatomico e neurologico. Secondo Lieberman bisogna
avere una struttura pienamente eretta perché si abbassi la laringe e questo ci
permetta di avere il controllo di suoni così diversificati. Lieberman ipotizza
una datazione molto bassa dell'origine della capacità linguistica: siamo a
cinquantamila anni, l'"homo sapiens" -secondo lui- avrebbe imparato solo a
tre quarti della sua storia a parlare.

Ma assieme a questa domanda, cioè quando e come è iniziato il linguaggio,


probabilmente l'uomo se n'è posta un'altra:
C.) Perché le lingue sono diverse? C’è una lingua primigenia e poi si sono
diversificate?
Rendendosi facilmente conto che le lingue sono diverse le une dalle altre, si
sarà presto domandato se le lingue sono diverse, sono nate diverse o sono
nate da un'unica lingua comune, primigenia e poi si sono diversificate.
Noi sappiamo che già nel III millennio a. C. gli scribi del vicino Oriente - che ,
costretti a redigere le lettere dei loro sovrani per altri sovrani, in egiziano, in
ittita o in sumerico - avvertivano la problematicità del mettere in
corrispondenza due testi redatti in due lingue diverse. Perché le lingue siano
diverse, è stato sempre motivo di curiosità
Ma da dove originano lingue diverse? C'è una prima unica lingua? L'idea che
le varie lingue derivassero da un'unica lingua è antica.
Nelle "Storie" di Erodoto, c'è un curioso aneddoto: si racconta di un faraone,
che fece un curioso esperimento: presi due bambini, li separò alla nascita da
qualunque contatto con altri esseri umani. Il faraone voleva vedere che lingua
avrebbero parlato. La storia racconta poi che la prima parola dei due piccolini
sarebbe stata "becos/bekos", che in frigio, una lingua dell'oriente antico, una
delle tante lingue dell'attuale Turchia, vuole dire "pane", "cibo". Questo
ingenuo esperimento consentì al faraone di stabilire in modo incontrovertibile
che “il frigio era la lingua primigenia dell'umanità”.
Nel 1500 d. C. pare che anche Giacomo IV in Scozia fece lo steso
esperimento. Bambini separati alla nascita: secondo gli autori di allora
parlavano ebraico.
E qui c'è sempre e comunque l'idea della lingua divina. Ancora oggi è vivo il
dibattito fra una teoria monogenetica e una plurigenetica, le lingue cioè si
sono originate da una sola lingua o sono nate da parlanti autoctoni nelle varie
parti del cosmo?
Questo per dire che l'uomo ha sempre cercato di capire sia l'origine delle
lingue sia perché siano diverse fra loro. E questa curiosità umana si realizza
in una caratteristica tipica del linguaggio. Il saper e poter parlare di sé, il
potersi descrivere. La metalinguistica, la lingua ha una funzione particolare
che la metalinguistica
Monogenetica: Torre di Babele.
Plurigenetica quella avvalorata anche grazie a documentazioni storiche-
etnografiche. Nate separatamente con universali linguistici. Cioè le lingue
sono tutte diverse ma con caratteristiche universali comuni.

Parentesi: Dal punto di vista fisiologico-anatomico l'uomo possiede una complessa


specializzazione per il linguaggio, nel cervello, nell'emisfero sinistro, abbiamo due aree
specializzate: l'area di Broca per la produzione e l'area di Wernicke per la comprensione
del linguaggio.
Lesione area di Broca: I pazienti non riescono a parlare ma comprendono quanto viene
detto.
Lesione area di Wernicke: I pazienti parlano ma non comprendono quanto viene detto ed
il loroè la capacità dell'uomo di esprimersi e comunicare per mezzo di suoni. Questi suoni
non sono emessi “a caso” bensì in maniera organizzata, i suoni sono organizzati a
costituire parole, le quali sono a loro volta atte a rappresentare una corrispondenza fra
un nome e una cosa, fra un nome e un'idea, un concetto.

Ma questa differenza che abbiamo fatto fra monogenesi e plurigenesi porta a


parlare della distinzione fra lingua e linguaggio.

LINGUA E LINGUAGGIO

Ora allora distinguiamo la lingua dal linguaggio.


Allora abbiamo detto che il linguaggio è la capacità dell'uomo di comunicare
attraverso i suoni linguistici.
Ma i suoni non sono a caso, sono organizzati, dicono un qualcosa. Per la
comprensione del suono, occorre che chi ascolta comprenda il suono e gli dia
un significato. Non basta cogliere acusticamente il suono.
Se io dico ALSI voi comprendete il suono dei vari fonemi, la A, la S ecc ma
l'insieme dei 4 fonemi non vi dice cosa intendo, non create nella vostra mente
una corrispondenza fra suono e cosa.
Il linguista De Saussure distinse nel 1922 la langue da la parole, il
linguaggio dalla lingua. Il linguaggio è la capacità linguistica naturale
dell'uomo. E', quindi, un tratto universale. La lingua è, invece, l'insieme
arbitrario di convenzioni adottate dai parlanti di un gruppo sociali, necessarie
per la comprensione.
Importante distinguere il linguaggio dalla lingua. La lingua è allora un sistema
simbolico di comunicazione che ci permette di esprimere idee, concetti,
pensieri, emozioni.

STRUTTURA DELLA LINGUA


La struttura della lingua è divisa in
Fonetica: fonemi, tratto più elementare della linguaggio, la parola mela ha
quattro fonemi
Morfologia: fatta dai morfemi che sono i tratti linguistici minimi con
significato, la parola psicologia ha due morfemi psiche e logia.
Sintassi: fatta di parole che costituiscono la frase. Le frasi fanno il periodo.
E poi abbiamo semantica e grammatica, la prima è lo studio dei significati e la
seconda è l'insieme delle regole che organizzano la struttura linguistica.
La lingua è arbitraria ma ha natura sociale, è legatissima al sociale e
all'ambiente in cui vive, si sviluppa e viene usata. Per darvi un'idea,
un'immagine di come sia fondamentale l'ambiente per coniare i termini,
pensate ai prestiti semantici.
Esempi fatti in classe:
a.) Parole come sauna, tundra, renna sono parole delle lingue del nord,
entrate anche nelle lingue del sud. Viceversa parole come vino, arancia,
ananas hanno fatto il percorso opposto, dal sud al nord.
b.) Noi abbiamo una sola parola per neve e una sola per deserto, mentre gli
eschimesi hanno tante parole per neve, così come in Africa esistono tante
parole per deserto.
c.) Non ci sono fra una lingua e l'altra corrispondenze di uno ad uno, cioè non
è che una parola corrisponde ad un'altra parola in un'altra lingua. Pensate
solo alla nostra casa che in inglese ha house e home, o to play inglese che è
per noi giocare, recitare, suonare, o il nostro tempo che in inglese può essere
time, weather o tense,
d.) parole intraducibili in altre lingue, come il nostro magone o la suspance
inglese o la pruderie francese....

La lingua é un prodotto sociale, storico, geografico. Sociale perché ci


devono essere parlanti con idioma comune, storico perché si è sviluppata
nella storia, geografica perché ha una delimitazione geografica. In più deve
essere riconosciuta come lingua ufficiale di uno stato riconosciuto, altrimenti
non ha la dignità, diciamo politica, di lingua, ma sarà un dialetto. Con questo
non significa che un dialetto abbia meno dignità linguistica di una lingua, però
non è riconosciuta come lingua ufficiale di una nazione.
Le lingue hanno continuità storica o meno, possono stare in contatto fra loro
e influenzarsi, possono mutare nel tempo, possono morire.

Tuttavia le lingue hanno caratteristiche comuni:


la flessibilità: la lingua si adegua a comunicare elementi prima sconosciuti,
la creatività: la lingua è suscettibile alla variazione, alla trasformazione delle
regole, formazione di parole nuove,
l'evanescenza: la lingua è fatta di suoni, non lascia traccia,
intercambiabilità: la lingua permette a chi parla e a chi ascolta di scambiarsi i
ruoli,
l'apprendibilità: l'uomo può apprendere lingue diverse dalla lingua madre,
l'arbitrarietà: la lingua crea una corrispondenza fra suono e oggetto ma è
arbitrario: non c'è corrispondenza fra la parola mela e l'oggetto, fra segno e
significato, si direbbe in linguistica. Infatti nelle altre lingue il suono è diverso.

Ora, la cosa eccezionale del linguaggio, è che rispecchia davvero la natura


umana: è un costrutto sociale, come sociale è la natura dell'essere umano ed
è originale e creativo, così come ognuno di noi è diverso dagli altri.
Ognuno parla a modo suo, con un tono suo, con un affetto suo, con un
contenuto, una intenzione sua....ma usa esattamente le stesse parole degli
altri. Quindi usiamo tutti la stessa lingua ma le nostre frasi sono infinite e
diverse, e quando sono uguali c’è un contenuto che è diverso…
E anche di fronte alla stessa parola, come abbiamo visto prima
quando?/quando?!?, può essere tutto diverso.
Perché? Perché c’è un senso…
Ecco qui introduco un’altra grande distinzione.
Nelle parole abbiamo un significato e un senso. E se riprendiamo il
discorso fatto prima sugli animali, possiamo dire che gli animali non danno un
senso al loro linguaggio…fanno le cose per l’utile, le fanno nel rapporto con la
natura ecc. Pensate invece quante volte usiamola lingua dando un senso…

Ed è in questo contesto che la lingua, il linguaggio, interessano lo psicologo.


Quando si va ad osservare la lingua come insieme ed espressioni di uno
stare dell'essere umano. Ed è qui che gli psicologi si sono occupati di
linguistica quando si sono interessati ai disturbi del linguaggio e di
socializzazione del bambino. Seguendo Jakobson, gli psicologi riconoscono 6
funzioni
1.) La funzione referenziale, cioè il riferirsi al contesto che si vuole riferire
all'altro, qui la lingua descrive la realtà in modo tendenzialmente
oggettivo , è la comunicazione di qualcosa di oggettivo.
2.) La funzione poetica, è più presente nella narrativa, nello scritto che non
nel parlato, e comunque è legata alla forma del discorso. Occorre una
rielaborazione del messaggio.
3.) La funzione fatica o anche di contatto si concentra sul destinatario, si
vuol vedere se il canale di comunicazione è aperto, se l'altro c'è,
costituita da quegli enunciati che si rivolgono per comprendere lo stato
e la comprensione da parte di chi ascolta, chiaro? Capito? Connessione
psicologica o materiale che lega emittente e destinatario; ad esempio in
una telefonata espressioni come: «Riesci a sentirmi?»,
4.) La funzione conativa o persuasiva (ordini, consigli...), forme linguistiche
volte alla persuasione, non credi? la lingua si orienta sul destinatario,
tipicamente attraverso l'imperativo e il vocativo; la funzione conativa è
evidente ad esempio in un discorso politico, che mira a convincere il
destinatario della bontà di una certa tesi o di una certa azione o
decisione; o nella pubblicità, che vuole spingerlo a comprare un
determinato prodotto
5.) La funzione metalinguistica, riflessioni sulla lingua stessa, mi spieghi
meglio cosa intendi con questa parola? O anche le grammatiche, o le
note e le didascalie di un testo hanno funzione metalinguistica.
6.) La funzione emotiva o espressiva, quei messaggi volti ad esprimere
affetti, sensazioni, emozioni, (es: uso di interazioni).

TEORIE DEL LINGUAGGIO

Come è che parliamo, come è che ad un certo punto della vita l'essere
umano comunica con il linguaggio verbale?
Nel dibattito teorico sul linguaggio, dopo gli studi del grande linguista
strutturalista De Saussure, che sostenne che nella lingua, quando parliamo,
non uniamo cosa a nome, bensì concetto a immagine acustica, cioè
significato a significante. E qui siamo all'inizio degli anni '20.

Per semplificare posso dire che nella storia dello studio del linguaggio di fatto
si sono contrapposte diverse teorie, e, in particolare, così come è stato per lo
studio della percezione, anche in questo ambito si sono scontrati empiristi e
innatisti.
Gli empiristi ritengono che il linguaggio si sviluppi grazie agli stimoli
ambientali che il bambino riceve.
Gli innatisti ritengono che il nostro cervello possiede strutture innate,
possiede un dispositivo innato per l'apprendimento del linguaggio.
In questo percorso fondamentale fu l'anno 1957. In questo anno ci fu uno
scontro palese fra due diverse correnti che si proponevano di comprendere i
meccanismi psicologici che stavano alla base dell'apprendimento linguistico.
Nel 1957 fu pubblicato il testo di Skinner, innatista, Il comportamento
linguistico ed emerse all'università di Cornell la figura di Noam Chomsky che
era invece convinto che l'uomo possedesse un dispositivo innato, il LAD.
Skinner riteneva che l’apprendimento del linguaggio non fosse diverso da
qualunque altro tipo di apprendimento e che, di conseguenza, si sviluppasse
per associazioni di stimoli e risposte opportunamente rinforzate. Secondo un
meccanismo stimolo risposta. Il bambino imita la parola udita, l'adulto
accoglie la parola “vera”, “esatta”, e rinforza la capacità del bambino di
saperla poi riusare nel futuro. Il bambino è visto come tavoletta di cera, dove
l’adulto appone le varie cose che il bambino deve imparare.

Questa posizione è stata fortemente criticata da Chomsky, con la sua teoria


generativista.
Chomsky riteneva che l’apprendimento linguistico non poteva avvenire
secondo le modalità descritte da Skinner perché era ampiamente dimostrato
e sotto gli occhi di tutti che il bambino in pochissimo tempo acquisisce un
lessico fatto da migliaia di lemmi. Quindi:
a.) secondo la teoria di Skinner tale processo di apprendimento avrebbe
richiesto degli anni per potersi sviluppare.
b.) Inoltre, il linguaggio è essenzialmente creativo, infatti, ciascuno di noi
può creare frasi nuove, mai sentite prima. Il bambino crea frasi mai
ascoltate, è creativo. Non si spiegava allora, come a partenza da
pochissime regole grammaticali, si potessero creare così tante frasi,
ognuna diversa...così come non si spiegava l'ipercorrettismo dei
bambini, come aprita per aperta. Il bambino crea sulla base di una sua
grammatica, diceva Chomsky. Secondo Chomsky, il linguaggio è
innato, nel senso che i nostri cervelli contengono una sorta di
dispositivo per l’acquisizione del linguaggio (LAD). Il LAD Language
Acquisition Device permette l’acquisizione rapida del linguaggio stesso
e giustifica la presenza di quella che Chomsky ha chiamato la
grammatica universale. Alcune regole grammaticali di base, infatti,
sono presenti in tutte le lingue naturali.

La posizione chomskiana è stata una posizione decisamente “forte” nella


storia della psicolonguistica. Ha assegnato un ruolo determinante agli aspetti
innati e ha di fatto trascurato, oltre all’influenza dell’ambiente sullo sviluppo
linguistico-come dicono molti- soprattutto l'aspetto comunicativo, aspetto
pregnante di comunicazione, di stare insieme all'altro. Per Chomsky,
l’ambiente, l'altro, l'interazione, hanno l'unico ruolo di essere attivatori del
processo di sviluppo linguistico che di per sé è innato.

Tra questi due estremi, fra il comportamentismo di Skinner e l'innatismo di


Chomsky con la sua grammatica generativa, sono emerse anche delle
posizioni intermedie, le più importanti delle quali sono il costruttivismo ed il
connessionismo.
Alcuni, infatti, sostengono che, sebbene non esista un vero e proprio LAD, le
stesse caratteristiche del cervello umano, in interazione con l’ambiente,
hanno permesso lo sviluppo linguistico.
A partire dagli anni ’70, la posizione di Chomsky sull’ambiente è stata in parte
criticata dai costruttivisti; secondo questa corrente esiste una predisposizione
al linguaggio, ma non si può trascurare l’importanza dell’ambiente nello
sviluppo linguistico.
Bruner riprende il concetto di zona prossimale di sviluppo di Vygotskij e
sostiene che il bambino acquisisce il linguaggio all’interno di questa zona,
grazie all’aiuto dell’adulto. Parafrasando Chomsky, Bruner afferma che se è
vero che esiste un LAD, allora deve esistere anche un LASS (Language
Acquisition Support System), sistema di supporto per l’acquisizione della
lingua) negli adulti; a testimonianza del ruolo chiave dell’ambiente in cui è
inserito il bambino, ai fini dello sviluppo linguistico. L’impostazione
costruttivista, inoltre, considera il linguaggio come una parte di una più ampia
funzione comunicativa che precede il linguaggio stesso.
Secondo questa impostazione gli aspetti pragmatici e comunicativi del
linguaggio sarebbero centrali.
E questo può essere letto anche come fattore positivo, o comunque come
passo avanti rispetto a Skinner che vede il bambino come la cavia da
esperimenti. E' un passo avanti rispetto all'innatismo di Chomsky....

Ma cosa viene negato in tutte queste teorie?


Si studia il linguaggio del bambino qui dalla prima parola, se vogliamo dalla
prima sillaba, dalla lallazione....ma il prima? E il prima?
Non si prende in considerazione tutto quel lasso di tempo in cui il bambino
non parla eppure sente sempre le parole degli altri: della mamma, del papà,
di altri bambini che già parlano...e, insisto, qui intendo linguaggio verbale,
perché se intendessimo linguaggio umano comprenderemmo anche i
mormorii, gorgoglii e anche per risalire fino al primo momento di vita, al
vagito. Riprendiamo discorso della lingua: corrispondenza suono-significato.
Quando sentiamo un suono emerge un’immagine…un’immagine che evoca
un qualcosa di specifico, il bambino quando non ha le parole, sente i suoni e
ovviamente non capisce il significato della lettera: sente il suono…il suono si
compone con l’immagine…
Tutti questi studiosi hanno trascurato quel primo anno di vita, anche qualcosa
di più, che non è fatto di linguaggio verbale:
secondo lo psichiatra Massimo Fagioli, il bambino sta da subito in un
rapporto, se volete, vago, nebuloso, ma intenso con gli altri e con le parole di
essi. Sente le parole, senti in entrambi i sensi della parola: sente le parole in
senso acustico, ma li sente, come dire con la pelle, sente il calore,
l'investimento di interesse che l'adulto mette nella parola...
Pensate quanto è vero che la parola ha anche una veste di affetto, affetto
positivo, di amore e interesse, negativo di invidia o di odio: queste cose noi
adulti le avvertiamo, le proviamo ogni giorno.... noi adulti che, per tanti
aspetti, ci siamo anche induriti rispetto a certi sentire. Figuratevi un bambino
neonato che è tutto pelle, tutto sentire quante cose, quanti messaggi devono
inviare le parole dell'adulto. Ma di queste parole, ovviamente coglie il suono
(ecco che torna la definizione geniale di De Saussure di immagine acustica
come traccia psichica).
Il bambino sente il suono che va ad unirsi al suo pensiero nebuloso, vago,
fatto di luce e di ombra ancora: fa un'immagine interna che non è ancora
affatto cosciente.
Poi, piano piano, con lo sviluppo anche neuro-fisiologico, quando il bambino
potrà dire le parole queste immagini interiori non coscienti, potranno dare un
nome alle cose: il bambino potrà creare una corrispondenza fra il suono e la
cosa. La mamma, non sarà solo quell'insieme di calore, di profumo, di bontà,
quel senso di sicurezza ma sarà 5 fonemi. Ma quei cinque fonemi “mamma”
portano con sé tutto un mondo interiore: la parola è uguale per tutti , il vissuto
no, ecco perchè non può essere imitazione.
E' una sua creazione che il bambino fa. E' una sua creazione
interiore....Certo la parola deve essere quella, l'arbitrarietà della parola
rimane, se così non fosse non potremmo comprenderci gli uni con gli altri...

Ma cosa non dovremmo più fare? Non dovremmo più pensare che
l'acquisizione del linguaggio sia puro meccanicismo, perché sia che sia uno
strutturalismo, sia che sia comportamentismo o innatismo, il senso che
rimane è che non è mai creazione originale di ognuno di noi.
E usare le parole acquisizione e non apprendimento del linguaggio

Buono studio e buon lavoro!

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