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Jacopo da Lentini “io m’aggio posto in core a Dio servire”.

Quali sono le caratteristiche della donna


amata? Quali sono i due poli del confronto per il poeta? Chi ne esce vincitore?

Io mi sono proposto di servire Dio (osservandone tutti i comandamenti),

per potere andare (dopo la morte) in paradiso,

al luogo santo dove ho sentito dire,

che c’è sempre divertimento, gioia e allegria.

Ma non ci vorrei andare senza la mia donna,

quella che ha testa bionda e viso luminoso (splendente di bellezza),

perché senza di lei non potrei provare gioia,

stando separato dalla mia donna.

Tuttavia non dico ciò a tale scopo,

perché possa fare peccato (amandola umanamente);

ma perché vorrei vedere il suo bel portamento, ossia i suoi modi gentili,

il bel viso e il dolce sguardo:

perché io mi sentirei grandemente consolato

se potessi vedere la mia donna nella gloria dei cieli.

A differenza di quanto avveniva al nord e soprattutto al centro, il volgare nel sud Italia, ed in particolar
modo quello riferibile alla cosiddetta “Scuola Siciliana”, rappresenta un fenomeno a parte; qui l’utilizzo del
volgare non risponde alle esigenze di diffusione della cultura a strati più ampi, ma al contrario è
l’espressione di una cerchia di letterati chiusa e raffinatissima.

Nel sonetto, come spesso accade in altre poesie della Scuola Siciliana, il fulcro della trattazione è la donna.

Il poeta vuole mettersi al servizio di Dio per conquistare il Paradiso, che immagina come una sorta di
prolungamento terreno della gioia e dei piaceri della vita di corte, ma, allo stesso tempo, desidera vedere la
sua donna in Paradiso per unire l’amore profano per la sua amata con quello per Dio, l’amore sacro.

L’omaggio alla donna, tipico dei sonetti di era cortese, si arricchisce di religiosità e culmina nella
divinizzazione della donna: il poeta accanto all’elogio delle caratteristiche fisiche della donna, unisce quelle
morali e la nobiltà d’animo, mostrando un atteggiamento di sudditanza e di fedeltà nei confronti della
donna.

Manca però qualsiasi riferimento al desiderio erotico e carnale dell’amore, sostituito da un processo di
divinizzazione della donna che si compirà definitivamente solo con lo Stilnovo.

In definitiva possiamo affermare che al termine del sonetto non possiamo considerare vincitore alcuna
forma di amore rispetto all’altra, proprio perché entrambe, rifuggendo ogni tentazione terrena, si
completano solo nel bearsi di poter godere di entrambi.

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