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HENRI-MATISSE E “IL JAZZ”

Henri Matisse (1869-1954) è uno degli artisti più gioiosi di tutti i


tempi. L’arte è per lui una festa di forme colorate, sintetiche e vitali.
Il piacere di creare non lo abbandona neanche quando, nel 1941,
subisce un delicato intervento chirurgico per via di un tumore
intestinale che lo costringe in sedia a rotelle mentre l’artrosi gli
impedisce di usare il pennello.
È così che inventa i papiers découpés (letteralmente carte
ritagliate), immagini ottenute tagliando con le forbici la carta
precedentemente colorata a tempera dalla sua assistente.
Ne escono fuori i cosiddetti “cut-out”, sagome monocromatiche
estremamente essenziali. Con questi ritagli Matisse realizza tra il
1944 e il 1947 un intero libro di 150 pagine che intitola Jazz. Al suo
interno le pagine scritte a mano col pennello si alternano a 20
litografie ricavate dai suoi cut-out e ispirate ai suoi viaggi, al circo  e
ai racconti popolari. Il titolo del libro fa riferimento all’idea
di improvvisazione tipica della musica jazz con cui Matisse ha
concepito l’opera: un “concerto” per forme e colori che passa dal
“pianissimo” delle pagine scritte al “fortissimo” delle figure. Non era
la prima volta che un artista cercava di esprimere le sensazioni
ritmiche e sonore prodotte dalla musica attraverso le immagini. Ci
aveva già provato Kandinsky che aveva teorizzato precise relazioni
tra colori, suoni e sensazioni.
Matisse, invece, non cerca regole razionali ma si lascia guidare dal
suo istinto muovendo le forbici con destrezza e accostando tra loro i
ritagli. “Il jazz è ritmo e significato”, dice il pittore. È qualcosa che si
sente dentro e sgorga in modo spontaneo producendo armonia.

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