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Il Castello dei destini incrociati

“Il Castello dei destini incrociati” è stato scritto da Italo Calvino e fu pubblicato nel 1973 dalla casa
editrice Einaudi.
Calvino nacque il 15 Ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas, all’Avana. Entrambi i suoi genitori
erano di origine italiana: il padre era un agronomo sanremese, la madre un’assistente di botanica
sassarese.
Tornato ancor bambino in Italia, trascorse l’adolescenza e la giovinezza a Sanremo. Dopo aver
partecipato in Liguria alla lotta partigiana, si dedicò giovanissimo all’attività letteraria. Pubblicò il
suo primo romanzo, “Il sentiero dei nidi di ragno”, nel 1947, cioè all’età di soli 24 anni. Durante la
sua vita scrisse innumerevoli altri libri, oltre ad articoli e saggi su periodici e riviste, diresse insieme
a Vittorini il “Menabò”, e svolse un’intensa attività editoriale come consulente della casa editrice
Einaudi. Morì a Siena nel 1985.
Questo libro è scritto in prima persona e il narratore è allo stesso tempo il protagonista, che entra
per ripararsi dal freddo di una gelida notte in un castello, trovandolo affollato di commensali intenti
a raccontare ognuno la propria storia. La caratteristica particolare è che all’interno del castello
nessuno riesce a parlare o ad emettere alcun suono, perciò i presenti utilizzano le carte di un mazzo
di tarocchi per illustrare agli altri le loro avventure.
“Il Castello dei destini incrociati” è quindi un insieme dei racconti, precisamente sedici, di tutti i
commensali del castello, per la prima parte, e di una taverna affollata e rumorosa, per la seconda.
Infatti il romanzo è strutturato in due sezioni: la prima è "Il castello dei destini incrociati" appunto,
e comprende anche un racconto conclusivo intitolato "Tutte le altre storie". Qui gli episodi narrati
sono inediti oppure tratti dalla tradizione (ad esempio quella di Elena di Troia), ma Calvino ne
stravolge il finale. "Tutte le altre storie" è un racconto particolare e diverso rispetto agli altri
componenti della prima parte del libro, perché, mentre quelli precedenti hanno come oggetto una
sola vicenda che viene raccontata mentre il quadrato dei tarocchi si costruisce, questo presenta tutte
le possibilità di narrazione, illustrando le varie fantasie dei cavalieri e delle donne, misteriosi
personaggi muti ospiti del castello. La seconda parte del libro si intitola "La taverna dei destini
incrociati", le cui storie e accadimenti sono simili al precedente, ma cambia l'ambientazione. Questo
romanzo può essere considerato quasi un giallo, dove i personaggi muti esprimono la loro
personalità attraverso i tarocchi. L'autore intuisce quindi il rapporto esistente tra cartomanzia e
scrittura. I singoli personaggi scelgono un tema, e pongono una carta sul tavolo. Il significato di
ogni singola carta dipende dal posto che essa ha nella successione di carte che la precedono e la
seguono, perciò ognuna può avere innumerevoli interpretazioni per la molteplicità delle
combinazioni possibili e per la rosa di soluzioni narrative che si offrono all’autore.
Calvino vuole, attraverso il gioco di tali carte, illuminare il processo inventivo dell'artista.
Si può sicuramente affermare che la dimensione favolosa e fantastica sia la vocazione più autentica
di Calvino, e in questo romanzo ne abbiamo un chiaro esempio. Le sue pagine sono dominate da un
forte gusto inventivo, da una fertile fantasia e da un vero e proprio senso dell’umorismo e
dell’ironia.

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