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scetticismo dichiara che l’uomo non può accedere alla verità ultima delle cose, e che la più altra
forma di saggezza sta nel riconoscere questo fatto. Gli Scettici appaiono talmente colpiti dalla
molteplicità sconcertante delle visioni del mondo, da arrivare a sostenere che, di fronte a tutti questi
sistemi in polemica fra loro, l’unico modo per raggiungere la tranquillità della mente è un indagine
volta a riconoscere ugualmente false tutte le dottrine. Da ciò il nome scetticismo. La quiete dello
spirito si raggiunge soltanto rifiutando ogni dottrina. Infine lo scetticismo, come le altre filosofe di
quest’epoca, subordinano l’indagine speculativa alla finalità pratica: l’ottenimento della pace
interiore generato dalla critica consapevolezza della falsità di tutte le dottrine. Di conseguenza lo
scetticismo si dedica alla distruzione delle altre teorie filosofiche.
A causa però di una lunga tradizione filosofica e storiografica, lo scetticismo ha subito una sorta di
banalizzazione, tendenzialmente interpretato come una dottrina che mette in discussione la verità di
tutto ciò che esiste e che quindi nega ogni criterio di vita. Molte critiche sono state fatte sullo
scetticismo, quali quella riguardante la sua autocontraddizione nel suo punto fondamentale, in
quanto si presenta come vera ma contemporaneamente sostiene che tutte le dottrine sono false, e la
credenza che non conceda all’uomo nessun criterio pratico. In realtà bisogna capire che gli scettici
non negavano la verità dei fenomeni, ma semplicemente negavano le teorie su di essi; in sostanza
per gli scettici non è il che ad essere messo in discussione, ma il come, ossia la conoscenza del loro
modo di avvenire. Inoltre lo scetticismo greco non si presenta come una dottrina, ma come
un’ipotesi che deve essere sempre confermata tramite un’indagine aperta per principio. Inoltre non è
vero che lo scetticismo non concede criteri pratici all’uomo, in quanto lo scettico non fugge dal
mondo, ma continua la sua vita facendo ciò che fanno tutti gli altri: o per convenzione ed utilità, o
per ragione e probabilità.
In Grecia lo scetticismo formò molte scuole: la scuola di Pirrone, la media e nuova accademia, gli
scettici posteriori.
PIRRONE E TIMONE:
Pirrone, fondatore dello scetticismo, venne nella sua città a conoscenza della dialettica di una
dottrina che può essere considerata antecedente allo scetticismo. Venne a contatto con la saggezza
indiana, considerata spunto per lo scetticismo, durante i viaggi di Alessandro Magno.
Secondo Pirone non ci sono cose vere o false, belle o brutte, buone o cattive per natura e
assolutamente, ma soltanto per convenzione e relativamente. In altri termini sono le abitudini degli
uomini e i loro costumi a rendere bella o brutta, buona o cattiva una cosa. Al di fuori di tali
credenze sempre mutevoli, ciò che rimane è il dubbio. L’atarassia viene raggiunta con
l’estraniazione da ogni dottrina. Lo scettico infine vive nel mondo come tutti gli altri, con la
consapevolezza in più però, conquistata con l’indagine, che ne la vita ne le cose posseggono un
significato assoluto riconoscibile dalla ragione.
L’allievo Timone invece afferma che l’uomo per essere felice deve conoscere tre cose: quale sia la
natura delle cose, quale atteggiamento bisogna assumere nei loro confronti, e quali sono le
conseguenze di tali atteggiamenti. Ma essendo impossibile conoscere tali cose, l’unica cosa da fare
è non pronunciarsi sui niente.
LA MEDIA ACCADEMIA:
Dopo la morte di Pirrone lo scetticismo venne ripreso dai filosofi dell’accademia di Platone, che
vedevano nella loro dottrina un appiglio allo scetticismo, avendo negato Platone che il mondo
sensibile non può essere studiato con la scienza, essendo soltanto l’essere l’oggetto della scienza.
Ma poiché ai filosofi di questo tempo non interessava il mondo dell’essere, ma solo quello della vita
sensibile, presero il lato negativo della teoria di Platone, affermando l’impossibilità di una
conoscenza certa delle cose di questo mondo.
L’indirizzo scettico dell’Accademia fu iniziato da Arcesilao. Secondo la teoria scettica egli si
dedico esclusivamente alla critica delle altre dottrine, contrapponendo ad ogni tesi quella opposta,
arrivando così a dimostrare l’impossibilità di scegliere l’una o l’altra. Sostiene così la sospensione
nel dubbio: l’uomo non può essere guidato da una conoscenza assoluta, ma soltanto in base ad un
motivo più o meno ragionevole. Il criterio di ciò che deve essere scelto o evitato è il buon senso o
ragionevolezza, che sta alla base della saggezza.
LA NUOVA ACCADEMIA:
Fondatore della nuova accademia è Carneade, successore di Pirrone. Egli tenne due discorsi
importanti a Roma sulla giustizia: nel primo dimostrò che la giustizia è alla base della vita civile;
nel secondo dimostrando che la giustizia è diversa a seconda dei tempi e dei popoli ed è spesso in
contrasto con la saggezza.
Carneade rivolse il suo tempo alla critica degli stoici: negava che la rappresentazione catalettica
fosse un criterio sufficiente di verità e negava il valore degli argomenti con cui gli stoici
dimostravano l’esistenza di una provvidenza divina nel mondo.
Egli non si ferma però all’assenso, ma riteneva che se un criterio di verità non può esistere, può
farlo un criterio di credibilità che consente di scegliere certe opinioni come più plausibili di altre.
Questo criterio puramente soggettivo venne definito come rappresentazione persuasiva o probabile.
Se tale rappresentazione no è contraddetta da altre nello stesso genere, allora è più credibile, e
quando anche esaminata in ogni sua parte non è contraddetta da altre, è il criterio di verosimiglianza
massimo cui l’uomo può giungere.
Ultimo fra gli scettici fu Sesto Empirico, ai cui libri dobbiamo le maggiori fonti riguardo lo
scetticismo antico. I punti fondamentali delle sue confutazioni furono essenzialmente tre, oltre a
quella contro le scienze:
Critica della deduzione e induzione: secondo Sesto, deduzione e induzione sono entrambe
un circolo vizioso. La deduzione infatti pretende di dimostrare una conclusione derivandola
da un principio universale, ma in realtà per la dimostrazione la si presuppone gia
dimostrata. L’induzione invece è ritenuta senza validità, in quanto, fondata sull’esame di
casi particolari, può essere smentita dai casi che non ha esaminato;
Critica del concetto di causa: se la causa produce l’effetto, deve precederlo e sussistere
prima di esso. Ma se sussiste prima di produrre l’effetto, è causa prima di essere causa;
Critica della teologia stoica: Sesto insistette lungamente contro la concezione del Dio
stoico, utilizzando le contraddizioni implicite di questo concetto. Se tutto è corpo, e lo è
anche Dio, allora è soggetto al dissolvimento, quindi non mortale, oppure è come uno degli
elementi, quindi inanimato, che è assurdo. Se Dio poi vivesse sentirebbe, e se sentisse
riceverebbe piacere e dolore, ma dolore significa turbamento, e se Dio è capace di
turbamento allora è mortale.
Con questi argomenti e molti altri Sesto voleva convalidare l’atteggiamento scettico della
sospensione nell’assenso. Secondo Sesto poi la vita dello scettico è condotta da 4 guide, ossia le
indicazioni che la natura gli da attraverso i sensi, i bisogni, le leggi e i costumi. Inoltre il vero
scettico non ammette neppure che è impossibile conoscere qualcosa, ma si limita alla pura ricerca
aperta per principio.