La Logica
LA LOGICA O ANALITICA
La logica per Aristotele non è una scienza ma il carattere di una disciplina
specifica. Esprime piuttosto il procedimento dimostrativo, di cui le scienze si
avvalgono. Il termine designa la dottrina del ragionamento rigoroso, detto
anche sillogismo. Il termine logica è probabilmente introdotto con gli stoici.
Aristotele usava invece il termine analitica. La parola Organon fu introdotta
da Alessandro di Afrodisia e letteralmente significa strumento di ricerca. A.
riflette sull’inferenza: date una o più premesse si giunga a una conclusione.
Perché ci sia un’inferenza valida questa può avvenire per induzione o
deduzione.
I CONCETTI:
I Concetti sono gli oggetti (elementi semplici) del nostro discorso. Secondo
Aristotele (in ciò fedele a Platone) i concetti possono venir ordinati secondo
il genere e la specie. La specie è un concetto che ospita un maggior numero
di caratteristiche. Comprende, tuttavia, un minor numero
di individui (elementi sotto di esso). Il genere è contenuto dentro la specie.
Della specie dunque si dice che ha maggiore comprensione e minore
estensione rispetto al genere. Possiamo immaginare quindi di ordinare
l’essere in genere e specie troviamo in una piramide. Alla sommità porremmo
le Categorie (generi supremi dell’essere), alla base la specie
infima. Quest’ultima è detta anche individuo o sostanza prima, ed è in
parole semplici cosa singola, concreta. La sostanza prima (es. Giuditta) è
prima perché più vicina all’essere particolare. Dal punto di vista ontologico è
ciò che non può esistere in altro. Dal punto di vista logico è ciò che non si
predica di altro. Le sostanze seconde sono invece le specie e i generi entro
cui rientrano logicamente le sostanze prime. Per Aristotele soltanto le
sostanze prime sono sostanze in senso proprio, unione di forma e materia.
LE PROPOSIZIONI:
L’unione dei concetti secondo lo schema soggetto-predicato è
la proposizione. Può anche essere definita espressione verbale dei giudizi.
Per Aristotele la combinazioni di termini da luogo a enunciati apofantici, detti
anche asserzioni. Non prende quindi in considerazione altri tipi di enunciati
come le promesse, le preghiere etc. etc. Le proposizioni vengono distinte
innanzitutto per qualità: in affermative (l’attribuire qualcosa a qualcos’altro)
e negative (il separare qualcosa da qualcos’altro). Vengono altre sì distinte
per quantità universali, particolari e singolari, a seconda che il soggetto
della proposizione è appunto universale (es. “tutti gli uomini), particolare
(“alcuni uomini”) o singolare (“Giuditta”). I rapporti fra i diversi tipi di
proposizioni analizzati da Aristotele, vengono schematizzati dai filosofi
medievali nel quadrato logico.
Le proposizioni contrarie sono entrambe universali una affermativa e una
negativa quantitativamente identiche, ma qualitativamente
diverse. Non possono essere entrambe vere anche se possono essere
entrambe false (come nel caso dell’esempio fatto). Contraddittorie sono due
proposizioni che differiscono quantitativamente (universali e particolari)
e qualitativamente. Le due proposizioni escludendosi a vicenda devono
essere per forza una vera e l’altra falsa. Sub-contrarie sono le
proposizioni entrambe particolari anch’esse come
le contrarie quantitativamente identiche e qualitativamente differenti e
possono essere entrambe vere o entrambe false. Infine le sub-alterne sono
le proposizioni quantitativamente identiche
ma qualitativamente differenti. Stanno in un rapporto che è detto di
implicazione, dalla verità dell’universale deriva quella della proposizione
particolare, mentre non è vero il contrario.
IL SILLOGISMO:
Negli analitici primi Aristotele mostra la struttura dei
ragionamenti, concatenazioni di proposizioni. Quando semplicemente
affermiamo o neghiamo qualcosa intorno a qualcos’altro, stiamo esprimendo
qualcosa (proposizioni). Il ragionamento è invece un legare le proposizioni tra
loro in modo consequenziale. Il ragionamento si ha nei nessi fra le varie
proposizioni. E’ dunque “un discorso in cui poste talune cose (premesse)
segue necessariamente qualcos’altro (conclusioni) per il semplice fatto che
quelle cose sono state poste”. L’insieme delle premesse e le conclusioni che
derivano da esse è detto sillogismo, che è per Aristotele la forma del
ragionamento corretto.
Il principio di identità;
Il principio di non contraddizione;
La scuola di Epicuro
Come le altre scuole formava un'associazione di carattere religioso. La
divinità al quale fu associata fu lo stesso fondatore della scuola. Alla scuola
potevano partecipare tutti anche le donne, giacché essa era fondata sulla
solidarietà e sull’amicizia dei suoi membri. Nessuno dei discepoli apportò
modifiche alla dottrina epicurea, che si mantenne fedele per tutta la sua
durata.
Epicuro vede nella filosofia la via per raggiungere la felicità, intesa come
liberazione dalle passioni. Essa è uno strumento che serve a risolvere
questioni esistenziale (cura dell’anima). È un farmaco per l’anima
(“quadruplice farmaco”). Serve a
• Liberare l’uomo dal timore per gli dei, dimostrando che essi per la loro
natura beata non si occupano delle faccende umane.
• Liberare l’uomo dal timore della morte, dimostrando che essa non è
nulla per l’uomo. “”Quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la
morte non ci siamo noi”.
• Dimostrare qual’è la corretta via che conduce al piacere
• Dimostrare la brevità e la provvisorietà del dolore.
L’epicureismo divide la filosofia in tre parti: canonica (legata con la fisica, tanto
da costituirne quasi una sezione di essa) fisica ed etica.
LA CANONICA
La logica o teoria della conoscenza vengono definiti canonica. Questo
perché Epicuro era interessato a fornire un criterio di verità per la
conoscenza (Canone per l’appunto). Criterio di verità sono: le sensazioni, le
anticipazioni, le emozioni.
LA FISICA
Come succedeva per la logica anche per la fisica l’epicureismo ricalca le
dottrine democritee sull’atomo.
La dottrina epicurea è perciò fortemente materialistica. Esclude la presenza
nel mondo di ogni anima o “principio” spirituale.
Epicuro afferma che tutto ciò che esiste è corpo, perché solo il corpo può
agire e subire. Di incorporeo viene riconosciuto solo il vuoto, in quanto è ciò
che permette ai corpi di muoversi. Ogni corpo per Epicuro è composto da
corpuscoli indivisibili (atomi). Gli atomi si muovono nel vuoto infinito dove si
urtano e si combinano tra loro. Il loro movimento è casuale, non obbedisce
ad alcun ordine provvidenziale, o finalistico, ma alle sole leggi della fisica.
Dato poi Che Epicuro ammette solo il movimento verticale, per spiegare
l’incontro degli atomi tra di loro, viene elaborata la teoria del clinamen
(deviazione casuale del movimento in linea retta).
• Paura della morte: consiste nella perdita della sensibilità quindi non
dobbiamo avere paura di qualcosa che non sentiamo
• Paura di non raggiungere il piacere e la felicità: il piacere non è
altro che equilibro interiore e soddisfacimento dei bisogni primari
• Paura degli dei: I dei non appartengono alla nostra dimensione quindi
non hanno motivi di fare affari nostri.
• Paura del male: Mali brevi: finisce con la fine del dolore e è di breve
durata. Mali lunghi: finisce con la fine della vita/perdita di sensibilità.
Il calcolo dei piaceri consiste dunque nel rinunciare ai piaceri da cui si trae
un dolore maggiore e nel sopportare i dolori da cui deriva un piacere
maggiore. Le virtù e in particolare la saggezza, strumento per il
discernimento dei piaceri, si costituiscono come condizioni fondamentali per
il raggiungimento della felicità. Il bene è dunque strettamente legato al
piacere sensibile.
Il nome Stoicismo:
La filosofia prende il suo nome dalla scuola fondata da Zenone portico dipinto
che in greco si dice Stoà poikilé, dove egli impartiva le sue lezioni e da cui
deriva il termine stoicismo (da stoà=portico).
Il sillogismo ipotetico
Ricordiamo che scienza per Aristotele era lo studio delle cause e dei principi
primi. Che il ragionamento scientifico era quello che partiva da premesse
vere e deduceva conclusioni altrettanto vere (sillogismo). Le premesse erano
poi originate dall’intuizione. Quest’ultima veniva richiamata alla memoria
dall’esperienza, ma non era essa stessa di origine empirica. In Aristotele
sopravvive dunque l’innatismo. Lo Stoicismo elabora invece un sistema più
complesso e diremmo anche più “moderno” di conoscenza. Introducendo
forme logiche nuove (ragionamento ipotetico-deduttico) anticipatrici del
metodo sperimentale tipico della scienza moderna. Da all’esperienza un
ruolo di contenuto materiale della conoscenza.
Tutti questi sono esempi di ragionamento che non sono sempre veri, ma che
come detto poc’anzi hanno bisogno dell’esperienza per essere verificati o
falsificati. Mediante lo studio dei connettori logici, gli Stoici hanno dato vita
altrimenti conosciuta come logica proposizionale.
Il linguaggio in cui si esprime questa logica tuttavia non era per gli Stoici
qualcosa di convenzionale. Doveva rispondere al più alto compito dell’uomo.
Questo consisteva nella contemplazione della verità, abbracciandola nella
sua totalità. Scopo finale della gnoseologia stoica era infatti quello di
rappresentarsi il corretto articolarsi del Lògos nel mondo. Era di coglierne
cioè la struttura razionale, in vista dell’agire virtuoso (katòrthoma).
LA FISICA
Il concetto fondamentale della fisica stoica è quello di un ordine immutabile,
razione, perfetto e necessario che governa tutte le cose. Ordine che è
identificato con Dio stesso, che è in tutte le cose. Questa visione è definita
panteismo: Dio in tutte le cose e non fuori da esse. Alle quatto cause di
Aristotele gli stoici sostituiscono due principi: principio attivo e principio
passivo. Il principio passivo è la sostanza spoglia di qualità, cioè la materia,
il principio attivo è la ragione/logos divino. La razionalità intrinseca a tutte le
cose, la loro piena realtà: Dio che agendo la materia produce gli esseri
singoli.
L’ETICA
Precetto fondamentale dell’etica stoica
Per lo stoico ogni essere tende ad attuare o conservare l’ordine perfetto
delle cose. Ciò avviene nell’uomo attraverso due forze che sono l’istinto e la
ragione. L’istinto condiviso con gli animali è lo spirito di conservazione. La
ragione è l’accordo dell’uomo con sé stesso e con la natura. Il precetto
fondamentale dell’etica è agganciare la razionalità del tutto, vivere in accordo
con se stessi e in conformità con gli eventi naturali.
Il Dovere
Vivere secondo natura, significa assecondare l’ordine razionale impresso dal
Dio, che si presenta all’uomo come destino ineluttabile o provvidenza.
L’azione che si conforma a quest’ordine è il dovere. L’etica stoica è dunque
un’etica del dovere (deontica). La prima che incontriamo nel mondo greco.
Se però il dovere è conformità alla razionalità che è nelle cose, soltanto il
sapiente è in grado di cogliere ciò che è giusto in quanto conforme al proprio
dovere. Sopravvive solo in parte l’intellettualismo etico di Socrate.
Il bene e la virtù
Una singola azione compiuta in conformità al proprio dovere non è ancora
segno di una condotta conforme al bene (una rondine non fa primavera). Il
bene è la disposizione uniforme e constante. E‘ un esercizio, un’educazione,
o habitus. Il bene non è un’azione, ma uno stile di vita.