Ne aveva passate tante. Era stato imprigionato dall’esercito, dai pirati neri, più volte svariate
malattie avevano quasi vinto contro il suo fisico.
Ma nessuno mai l’aveva sentito urlare così.
Per anni aveva fatto razzie di qualsiasi cosa era finita a tiro prima di lui, poi della sua flotta, una
volta che tutta la gente che aveva incrociato aveva capito che più l’avessero abbattuto, più forte
sarebbe ritornato.
La grotta echeggiava, scoppi di tuoni risuonavano sul soffitto, assieme ad una risata gutturale che
copriva addirittura le urla.
Ricordò come, sicuro di averlo in pugno, Rotheras lo sfidò a duello: chi fosse sopravvissuto avrebbe
ottenuto l’intera flotta dei pirati del Sangue.
Solo una cosa non tornava: l’arma del duello. Se l’etichetta prevedeva spade, coltelli e armi da
fuoco, perché non usare un cannone? Lo aveva sfidato e aveva fatto cominciare lui, facendolo
piazzare davanti alla bocca di fuoco e portandogli via tutto quello che c’era da sotto le clavicole
all’ombelico con una sola palla. Peccato che, poi, l’altro gli avesse ricordato che ora toccava a lui.
Dal soffitto della grotta in cui Il Profondo aveva deciso di parlargli, cominciò a piovere quella che
sembrava purissima acqua di fonte, trasparente come il cristallo.
Peccato che per il discepolo la sensazione fu diversa: la prima goccia dei tanti litri che lo
investirono gli aprì un buco in fronte largo quanto la testa dei chiodi con cui lo inchiodarono alla
nave tempo addietro.
Quando il resto del liquido lo colpì, Krotaros era già a terra, mezzo esanime. Della pelle nera che
l’aveva coperto non c’era più niente, rimanevano solo le budella a torcersi e dimenarsi tra le ossa.
“ Tu che hai deciso di tradirmi per la pelle di una donna; tu che hai deciso di seguire te stesso,
coperto della mia anima; tu che hai scelto di non averne, per poi scoprirti a rivolere un cuore. Tu
che sacrificasti la tua vita per prenderne altre cento, ora perdi la via, cadi nel buio da te creato e non
fare ritorno!” Le pareti della cripta rimbombarono.
Dal pavimento si allungò un’ombra: denti aguzzi, occhi vuoti e lunghe dita si proiettarono verso il
corpo immobile della Serpe. Un artiglio si staccò di terra, piantandosi nelle orbite ed uscendone con
qualcosa di invisibile piantato in punta. Un altro corse sinuoso lungo l’inguine del discepolo e si
chiuse alla base, recidendo ciò che lo rendeva uomo. L’ultimo, che zittì di colpo le urla, si piantò
come una freccia nel petto esposto, rompendo le costole e uscendone con una massa gialla
indistinta.
“ Krotaros del Vuoto, Serpe tra gli uomini, nel tentativo di diventarne Angelo, tu perdi la mia
protezione e con essa i miei poteri, la mia grazia, e la tua essenza, vuota di nascita, ora sparisca da
questo mondo!” Il silenzio era già calato da un pezzo nella grotta, ma nelle orecchie del morto
queste parole risuonarono molto bene.
Una leggera, fioca luce filtrava dalle imposte logore della casa in cui si trovava. Gli occhi gli si
aprirono con la stessa pesantezza di un macigno alzato di peso. Filamenti giallastri cedettero e
lasciarono che le palpebre si separassero, scoprendo due palle iniettate di sangue, con al centro due
bottoni verde veleno.
Le urla ricominciarono
Le lenzuola, per legger che fossero, erano ruvide e pesantissime al contatto con ciò che coprivano.
In balia del dolore, Krotaros lanciò via cuscino e le grette lenzuola che lo coprivano, cadendo di
testa sul pavimento di assi mezze fradice.
La porta si spalancò e una donna entrò correndo, posò del cotone ed un’ampolla sul tavolo di fronte
al letto e si sedette a terra, mettendo una mano sotto la testa dell’uomo.
“ Ben svegliato! Finalmente dopo un mese che sei qui, nel più sordo silenzio, scopro che hai una
voce. E che voce!” La donna, coperta di seta bianca da testa a piedi, gli fece trangugiare un liquido
nero come sangue rappreso, tappandogli il naso quando tentò di sputarlo.
Finita la somministrazione, l’uomo si quietò e la donne lo fece tornare nel letto, prese il cotone
lavorato dal tavolo e lo bagnò del liquido giallino contenuto nell’ampolla.
Prese a togliergli le bende che ne coprivano l’intero corpo. Venne alla luce un sottile velo
biancastro, con segni simili a ustioni che ne seccavano alcuni punti, rendendoli talmente deboli che
uno rimase attaccato alle bende sporche. Stranamente, non sanguinò nemmeno.
“ Non ti hanno ridotto troppo bene in quella grotta…” sogghignò la donna, premendo cotone nuovo
sulle ferite, tenendo fermo il paziente ad ogni salto.
“ Chi… chi sei? Come hai fatto a trovarmi?” Krotaros sibilò, incrociando a difficoltà gli occhi per
fissarla. Appropriato per il suo nome.
“ Quella che ti ha rimesso la pelle sopra le budella.” La donna prese a ridere, premendo e tirando le
nuove bende perché confluissero nel sigillo metallico che Krotaros si accorse di avere piantato nel
petto e che cercò immediatamente di strapparsi via, quasi svenendo mentre tirava.
“ Non credo che ti convenga strappare ciò che tiene insieme le tue ossa. Potresti non apprezzare le
conseguenze come farei io” La donna sorrise come una vipera.
“ Perché mi avete portato qui? Chi e come mi ha ridotto così?” L’uomo si sedette a letto,
contorcendosi leggermente per stare eretto senza urlare dal dolore.
“ Non ne ho idea e francamente non mi interessa. Ora sei qui, evidentemente qualcuno una seconda
via te l’ha voluta dare. Ora sei tu a dover scegliere, e penso che ti convenga farlo in fretta, non ti
trovi in condizione di poter dire di no, visto dove sei” Sogghignando, la donna si rialzò, buttando
via le bende madide e lavandosi le mani nella ciotola più in là.
“ E dove sarei?” sibilò.
“ Ti trovi nell’infermeria personale di Gragnos, l’Ombra della Costa Antica…”
Mentre la donna parlava, la porta si spalancò nuovamente.
“ Tu oggi vieni con noi.” Sterile, un uomo alto e snello, in casacca e pantaloni scuri, gli indicò la
porta
“ Non credo ti convenga disobbedire…” Sussurrò la donna, indicando i lievi rigonfiamenti attorno
alla cintola e ai polsi dell’uomo.
Krotaros si alzò malamente, dondolando e seguendo l’uomo fuori dalla porta.
Arrivarono alla taverna del porto est, meno trafficata e più ‘intima’ se si trattava di organizzare
lavori
Si sedettero in due, seguiti da altri due che occuparono la stessa panca qualche minuto dopo di loro,
salutando l’ospite di Krotaros con un cenno e fissando lui.
“ Bene, questa è la nuova leva. Non ha mai parlato finora, per cui lo chiameremo Serpe, visto che
ha solo sibilato.” L’uomo gli pose una mano sulla spalla e Krotaros finì per soffiare per il dolore.
Gli altri risero, toccandolo a loro volta. La Serpe stava bevendo malamente dal boccale, ma a loro
non sembrò interessare.
“ L’Ombra ha disposto che tu ti facessi valere non appena ripresa conoscenza. Non vuole pesi morti
tra le sue fila e tu sembravi proprio uno di quelli…” L’uomo ghignò.
“ C’è un lavoretto per te. Non è molto, ma basterà per convincerci a non ributtarti da dove ti abbiam
preso” L’uomo di fronte a Krotaros gli battè nuovamente sulla spalla e lui cominciò ad irritarsi.
“ Deruba quella donna” l’uomo indicò una giovane donna con due bambine al fianco, seduta in
taverna probabilmente dopo una giornata di lavoro “ Se sarai pulito, tornerai con noi, se le farai
male, sarai il nostro capo” Un altro colpo sulla spalla bendata e La Serpe perse il controllo,
stringendo il boccale fino a romperlo. Stessa fine toccò al collo dell’interlocutore in giacca nera,
solo che nessuno l’aveva toccato.
“ Direi che hai passato la prova. Da oggi ti addestrerai con noi.” La guida che lo aveva prelevato dal
letto uscì, portandoselo dietro. Dentro, l’oste raccolse in tutta tranquillità il cadavere in verde e lo
buttò sul retro della taverna. Ci pensarono i topi.