RIVISTA FRANCESCANA
DI STORIA DOTTRINA ARTE
QUADRIMESTRALE
LI, 2011, fasc. 2-3
1
Il testo è in B. GONZATI, La Basilica di S. Antonio di Padova, I, Padova 1852, doc.
XX. È pubblicato quasi integralmente anche in A. SARTORI, Le traslazioni del Santo alla
luce della storia, «Il Santo», 2 (1962), pp. 21-22. Il corsivo è nostro. Cf. in appendice l’e-
dizione a cura di Donato Gallo.
2
Notizie essenziali sul vescovo Manfredo sono in G. TOMASI, La diocesi di Ceneda.
Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto (TV) 1998, pp. 104-105.
3
Si può stabilire la data della traslazione grazie a una successiva bolla di indulgen-
za rilasciata da Francesco di Valmontone, vicario del vescovo di Padova Ildebrandino
de Conti, il 1º novembre 1335, in cui si afferma che l’anniversario liturgico coincideva
con l’ottava di Pentecoste che, nel 1310, cadeva il 14 giugno. Si tratta dell’unico docu-
mento che testimoni la data, cf. A. SARTORI, Le traslazioni del Santo, p. 22.
4
Vita Benignitas, 21,2, secondo l’edizione di V. GAMBOSO, Vita del «Dialogus» e «Be-
316 LUCIANO BERTAZZO
nignitas» (Fonti agiografiche antoniane, 3), Padova 1986. Le fonti sono discordi nel
dare indicazione dell’ubicazione della tomba di sant’Antonio. Per l’autore della Beni-
gnitas (1276-1278: Peckham?) il corpo era stato sotterrato e da Bonaventura collocato
nell’arca marmorea «scolpita dai santi Quattro Coronati»; la Vita Prima (1232) per ven-
tinove volte parla di arca: fino alla canonizzazione il tumulo (citato ventisei volte) era
per terra, ricoperto da un drappo, circondato da transenne di legno con dei frati «custo-
des arche». I malati venivano posti sopra, come attesta una decina di volte la Vita Pri-
ma. Dopo la canonizzazione, l’arca venne sopraelevata su colonnine e i malati collocati
sotto l’arca (cf. miracoli del 1293, riportati nella Raymundina 19,6; 21,3; 22,10). Anche
Rolandino nella sua Cronica (1262) parla di un’arca, V. GAMBOSO, L’immagine di s. Anto-
nio nei «Cronica» di Rolandino, in Storia e cultura a Padova nell’età di s. Antonio (Fonti e
ricerche di storia ecclesiastica padovana XVI), Padova 1985, pp. 242-245, nota 19. Sul-
l’arca di sant’Antonio, cf. M. TOMASI, Il modello antoniano: tombe di santi su colonne o
su cariatidi in area veneta nel Trecento, «Il Santo», 48 (2008), pp. 123-144.
5
P. MARANGON, Traslazioni e ricognizioni del corpo di s. Antonio nelle fonti storico-
letterarie, «Il Santo», 21 (1981), p. 211.
6
Cf. M. HEINZELMANN, Translationsberichte und andere Quellen des Reliquienkultus
(Typologie des sources du Moyen Âge occidental, 33), Turnhout 1979.
7
Un riesame globale è offerto da P. Marangon, che riprende e integra precedenti
studi di padre Antonio Sartori, Traslazioni e ricognizioni del corpo di s. Antonio nelle fon-
ti storico-letterarie, in Ricognizione del corpo di s. Antonio di Padova. Studi storici e medi-
co-antropologici, a cura di V. Meneghelli e A. Poppi, Padova 1981, pp. 14-68: sulle trasla-
zioni pp. 13-33 (= «Il Santo» 21 [1981], pp. 198-253). Nella ricognizione del 1981, l’ana-
lisi palinologica nelle stoffe esterne, che avvolgevano la cassa, ha rivelato la presenza di
pollini di fiordalisi, di gigli, fioriture che corrispondono alle date estive della traslazione
del 1310 e non a quella eventuale da altri ipotizzata nel febbraio 1350, ad opera del card.
Guy de Boulogne: A. PAGANELLI, Testimonianze palinologiche in alcune tombe di personag-
gi celebri nel Padovano, «Memorie dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Ve-
rona», 2004-2005 (2009), pp. 121-166: pp. 129-134 relative a sant’Antonio.
8
Personalità di alto rilievo ecclesiastico, ma anche politico, e patrono di letterati
quali Albertino Mussato, e capo riconosciuto di una grande dinastia che allora controlla-
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 317
va Milano e che aveva conquistato con lo zio Raimondo (morto nel 1299) la sede patriar-
cale e metropolitica di Aquileia, nella quale lo stesso Pagano nel 1319 accederà: cf. F. DE
VITT, Della Torre Pagano, in Dizionario Biografico degli Italiani, 37 (1989), pp. 643-644.
9
Si veda, oltre al classico studio di N. PAULUS, Geschichte des Ablasses im Mittelalter
vom Ursprunge bis zur Mitte des 14. Jahrhunderts, Paderborn 1922-1923 (rist. Darm-
stadt 2000), anche «Misericorditer relaxamus», Le indulgenze fra teoria e prassi nel Due-
cento, a cura di L. Pellegrini e R. Paciocco, «Studi medievali e moderni», 1 (1999), par-
ticolarmente il contributo di H. ENZENSBERGER, «Quoniam ut ait apostolus», Osservazio-
ni su lettere di indulgenza nei secoli XIII e XIV, pp. 57-100.
10
Sono almeno 33, dal 1256 al 1310, i documenti attestanti concessione di indul-
genze per chi fosse venuto in pellegrinaggio alla chiesa padovana; pochi mesi prima, il
4 febbraio, una simile concessione era stata fatta da Rinaldo, arcivescovo di Ravenna
(cf. Appendice): A. SARTORI, Archivio Sartori. Documenti di storia e arte francescana (=
AS), Padova 1983, I, pp. 637-639; P. MARANGON - C. BELLINATI, La Basilica del Santo nei do-
cumenti d’archivio e storico-letterari dalle origini al 1405, in L’edificio del Santo di Padova,
a cura di G. Lorenzoni (Fonti e studi per la storia del Santo a Padova, VII. Studi, 3), Vi-
cenza 1981, pp. 187-254. Non è caso raro che un vescovo di una diocesi diversa da quel-
la padovana concedesse l’indulgenza, come si può vedere da quanto sopra attestato. Ad
esempio è proprio ancora il vescovo di Ceneda a rilasciare la concessione di indulgenza
ai fedeli di Cividale del Friuli nel 1285, qualora avessero partecipato a determinate fun-
zioni religiose, cf. Frati Minori nel Friuli. Otto secoli di presenze, relazioni, proposte, a cu-
ra di A. Tilatti (Franciscalia Venetica, II), Vicenza 2008, pp. 35-37. Può essere interes-
sante il caso della concessione di indulgenze alla chiesa di San Francesco d’Assisi, «ca-
put et mater totius Ordinis», studiato da R. PACIOCCO, Indulgenze, culto dei santi, liturgia
nei secoli XIII e XIV (con un esempio assisano), in Il tempo dei santi tra Oriente e Occiden-
te. Liturgia e agiografia dal tardo antico al concilio di Trento. Atti del IV Convegno di stu-
dio dell’Associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia, Firen-
ze, 26-28 ottobre 2000, a cura di A. Benvenuti - M. Garzaniti, Roma 2005, pp. 221-252.
318 LUCIANO BERTAZZO
L’ ORGANIZZAZIONE CAPITOLARE
Un evento importante, quello del capitolo, per i frati Minori, come per
tutti gli altri Ordini mendicanti. Il capitolo, mutuando e adattando la for-
mula dalla precedente prassi cistercense, da sempre era uno degli appunta-
menti fondamentali della storia e dell’identità dell’Ordine stesso, fin dal
tempo del santo fondatore 11. Dal 1239, anno della deposizione di frate Elia,
i capitoli generali costituivano l’epicentro dell’attività legislativa dell’Ordi-
ne, il luogo e il momento fondamentale in cui risiedeva l’autorità massima
e indiscussa dell’Ordine, come veniva affermato nel prologo di tutte le pri-
mitive costituzioni. Le Costituzioni Narbonesi (1260) emanate durante il
generalato di Bonaventura da Bagnoregio, con le varie modificazioni de-
cretate in successivi capitoli, regolavano in modo preciso il funzionamento
dei capitoli generali. Procedure fondamentalmente stabilite nel capitolo XI
delle Costituzioni Narbonesi, riconfermate, con varianti non sostanziali,
nei successivi capitoli generali 12.
I capitoli generali venivano convocati ogni tre anni, alternativamente
tra un luogo «citra montes» e uno «ultra montes» al fine di spartire fatiche
e spese. Relativamente ai frati obbligati alla partecipazione, le ultime mo-
difiche, apportate nel capitolo generale di Parigi del 1292, prevedevano,
per ogni provincia, la presenza del provinciale, di un socio, di un custode,
eletto tra i custodi della provincia e di un frate eletto dal capitolo provin-
ciale, anche se il compito di «diffinitores» era riservato ai ministri provin-
ciali e a un solo frate per ogni provincia 13.
11
G. LESAGE, voce Capitolo in Dizionario degli Istituti di perfezione, II (1975), coll.
166-176.
12
Constitutiones generales Ordinis fratrum Minorum, I. (Saeculum XIII), cura et
studio fratrum C. Cenci et R.G. Mailleux, «Analecta Franciscana» XIII (n.s. Documenta
et Studia, 1), Quaracchi, Grottaferrata (RM) 2007, pp. 277-364. Per la storia e l’evolu-
zione delle costituzioni minoritiche, cf. J. DALARUN, La Règle et les constitutions jusqu’à
Bonaventure, in La Regola dei frati Minori. Atti del XXXVII Convegno internazionale,
Assisi, 8-10 ottobre 2009 (Convegni SISF - Centro interuniversitario di studi france-
scani, n.s., 20), Spoleto 2010, pp. 213-267; P. MARANESI, Regola e le costituzioni del primo
secolo francescano: due testi giuridici per una identità in cammino, ivi, pp. 269-318.
13
Constitutiones generales, I, cap. XI, 12, p. 99.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 319
14
Constitutiones generales, I, cap. XI, 15, 26, 28, pp. 99, 101.
15
Nello Specimen reddituum et expensarum del tomo Diversa 41 dell’Archivio Capi-
tolare di Padova, datato 1310, si legge: «Item solidos 5 pro faciendo preparare bis cho-
rum, quando capitulum generale fratrum minorum debuit et venit in processione ad
ecclesiam nostram...»; «Item pro faciendo semel portare pirgum super salam domini
episcopi pro sermone, qui tunc factus fuit ibi, denarios XII et pro faciendo ipsum re-
portare similiter»: notizie pubblicate da C. BELLINATI, Documenti di Minoriti nell’Archi-
vio Capitolare di Padova (secc. XIII-XIV), in Esperienze minoritiche nel Veneto del Due-
Trecento. Atti del Convegno nazionale di studi francescani (Padova, 28-29-30 settembre
1984), «Le Venezie francescane», n.s., II (1985), pp. 143-148: p. 146.
16
GUILLELMI DE CORTUSIIS, Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, a cura di B.
Pagnin, in Rerum Italicarum Scriptores, XII/5, Bologna 1941-1975 2, p. 125.
320 LUCIANO BERTAZZO
IL CAPITOLO PADOVANO
La scelta del convento padovano era stata stabilita tre anni addietro nel
precedente capitolo di Tolosa, secondo la norma costituzionale 21. Un ca-
pitolo dove si era deciso anche un mutamento nell’ufficio liturgico di san-
17
Archivio Stato di Padova, Diplomatico, b. 42, perg. 4823. Il documento è parzial-
mente edito da Sartori, AS I, p. 1390, n. 28. Ringrazio Donato Gallo per la segnalazione.
18
Constitutiones generales Ordinis fratrum Minorum, I: cap. XI, 28, p. 108.
19
Cifra riferita nella Chronica XXIV generalium, «Analecta Franciscana», III (1897),
p. 455; ripresa nel Compendium Chronicarum fratrum Minorum scriptum a patre Ma-
riano de Florentia, «Archivum Franciscanum Historicum» (= AFH), 2 (1909), p. 630,
e fatta propria da WADDING, Annales Minorum, Ad Claras Aquas 1931, t. VI, an. 1307,
p. 100.
20
Il Provinciale di Paolino da Venezia, redatto nella prima metà del Trecento, enu-
merava 34 province e 5 vicariati, per un totale di 1462 insediamenti di frati Minori, Pro-
vinciale Ordinis fratrum Minorum, cura F.A. Righini, Roma 1771, pp. 1-25.
21
Constitutiones generales, I, cap. XI, 28, p. 108.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 321
22
S.J.P. VAN DIJK, Sources of the modern Liturgy. The ordinals by Haymo of Faver-
sham and related documents (1243-1307) (Studia et documenta franciscana, II), Leiden
1963, II, p. 451: «Item de consilio et assensu generalis capituli in festo sancti Antonii
ista debent esse capitula, videlicet: in vesperis, matutinis et in tertia Optavi et datus
est michi sensus usque ibi in comparatione illius inclusive; in sexta Venerunt autem
usque non abscondo; in nona vero et in Pretiosa: Michi autem dedit usque et sapientium
emendatur»; cf. anche J. CAMBELL, Le culte liturgique de saint Antoine de Padoue, I, «Il
Santo», 11 (1971), p. 7.
23
M. BIHL, Quo anno capitulum generale Ord. FF. Min. Patavii primum celebratum
sit (1276), AFH, 2 (1909), pp. 4-16.
24
Chronica XXIV generalium, pp. 357-358.
25
Cf. nota 4.
26
Benignitas 22, 7-8. Sull’iconografia in San Giovanni in Laterano e Santa Maria
Maggiore, W.R. COOK, Images of St Francis of Assisi in Painting, stone and Glass from
the Earliest Images to ca. 1320 in Italy. A Catalogue (Italian Medieval and Renaissance
Studies, 7), Firenze - Perth [1999], pp. 184-187; per Santa Maria Maggiore, A. T OMEI,
Dal documento al monumento: le lettere di Niccolò IV per Santa Maria Maggiore, «Studi
medievali e moderni», 1/1997, pp. 73-92; A. R IGON, Presenze antoniane nelle tradizioni
dell’Ordine minoritico e nella cultura spirituale del basso medioevo, in ID., Dal Libro alla
folla. Antonio di Padova e il francescanesimo medioevale, Roma 2002, pp. 111-114.
322 LUCIANO BERTAZZO
no proseguito poi con la legenda Raymundina, composta sul finire del se-
colo XIII nel convento padovano, che ribadiva l’immagine antoniana del
predicatore per eccellenza. Si trattava di una costruzione capace di con-
giungere l’idealità del martirio (la legenda si apre, infatti, con il ricordo
dei martiri di Marrakesh, origine della vocazione di Fernando da Lisbo-
na 27) con il modello del predicatore, annunciatore della parola del vangelo,
esemplarità da proporre in quella che era diventata progressivamente l’i-
dentità dell’Ordine stesso 28. Un’esemplarità coniugata con i modelli della
memoria francescana: il fondatore Francesco, Chiara, la «plantula sancti
Francisci» come si autodefiniva, e Antonio il «discipulus egregius», tutti
presenti nel ciclo pittorico della sala capitolare 29.
Perché Padova? Il convento aveva un suo prestigio e una sua ricono-
sciuta importanza nell’organizzazione dell’Ordine 30. Luogo di culto per
sant’Antonio, il secondo santo dell’Ordine (e ancora unico, con san France-
sco, fino al 1317, anno della canonizzazione di Ludovico d’Angiò); sede di
uno Studium generale di rilievo per la collaudata struttura scolastica e cul-
turale minoritica, che nel 1364 sarà inserito nella facoltà teologica padova-
na, con il diritto della licentia ubique docendi, sul modello parigino 31; un
luogo di sicura e pacifica tradizione di quel francescanesimo riconosciuto
per l’attività pastorale inserito nei circuiti cittadini, fortemente integrato
nella realtà urbana e nel contempo aperto a una circolazione di uomini
non solo locale; convento e basilica di un Santo (il santo per antonomasia
a Padova), eponimo di un’importante provincia cismontana, che andava
da Mantova a Cividale del Friuli.
27
A. RIGON, La morte dei Protomartiri francescani e la vocazione di sant’Antonio, in
Dai Protomartiri a sant’Antonio di Padova. Atti della giornata internazionale di studi,
Terni 10 giugno 2010, a cura di L. Bertazzo - G. Cassio (Centro Studi Antoniani, 45),
Padova 2011, pp. 59-65.
28
Vite «Raymundina» e «Rigaldina». Introduzione, testo critico, versione italiana e
note a cura di V. Gamboso (Fonti agiografiche antoniane, 4), Padova 1992.
29
L. BAGGIO, Il cantiere pittorico di primo Trecento al Santo: note di lettura e riflessio-
ni, «Il Santo» 50 (2010), pp. 141-158; sull’esemplarità di Antonio nella recezione della
memoria francescana, L. BERTAZZO, Antonio: francescanità e francescanesimo, in Anto-
nio di Padova uomo evangelico. Contributi biografici e dottrinali, a cura di L. Bertazzo,
Padova 1995, pp. 33-62; per la recezione del Santo nella tradizione degli Spirituali, a
cui fanno frequente riferimento, R IGON, Presenze antoniane nelle tradizioni dell’Ordine
minoritico, pp. 118-123.
30
D. GALLO, Cultura e identità della comunità francescana del Santo nel Trecento, in
Cultura, arte e committenza al Santo nel Trecento. Atti del Convegno internazionale, Pa-
dova 24-26 maggio 2001, a cura di L. Baggio - M. Benetazzo (Centro Studi Antoniani,
36), Padova 2002, pp. 135-145 (= «Il Santo», 42, 2002).
31
G. BROTTO - G. ZONTA, La facoltà teologica dell’Università di Padova. Parte I (secoli
XIV e XV), Padova 1922; A. POPPI, Profilo storico-istituzionale della teologia nello Studio
di Padova (1363-1806), «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 35 (2002),
pp. 3-46.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 323
32
Vedi il sunto della bolla Etsi excessus emanata da Anagni il 1º giugno 1302, «Bul-
larium Franciscanum» (= BF) IV, pp. 551-552). Colpiti sono i due inquisitori fra Bo-
ninsegna da Trento e fra Pietrobono de Brosemini da Padova, ma anche «alii qui
secum inquisitionis hujusmodi exercuerunt officium et plures etiam fratres ejusdem
Ordinis, qui in officio ipso praecesserunt eosdem, multa gravia, enormia et horrenda
in ejusdem provinciae partibus damnabili commiserunt in offensam Dei, suae salutis
et fame dispendium, ac fidelium scandala plurimorum». Per il dossier completo, Il «li-
ber contractuum» dei frati minori di Padova e di Vicenza (1263-1302), a cura di E. Bona-
to. Saggio introduttivo di A. Rigon (Fonti per la storia della terraferma veneta, 18), Ro-
ma 2002: ulteriore bibliografia di riferimento è rinvenibile nel saggio introduttivo di RI-
GON, Frati minori, Inquisizione e Comune a Padova nel secondo Duecento.
33
Chi erano gli Spirituali. Atti del III Convegno internazionale. Assisi, 16-18 ottobre
1975 (SISF. Convegni, 3), Assisi 1976. Nell’abbondante bibliografia in merito, cf. G.L.
POTESTÀ, Storia ed escatologia in Ubertino da Casale (Scienze Religiose, 5), Milano
1980; G.G. MERLO, Nel nome di san Francesco, Padova 2003, particolarmente pp. 232-
276 con la bibliografia di riferimento, pp. 459-472. Per il contesto francescano in Pro-
venza, con particolare attenzione alla posizione degli Spirituali, Franciscains d’Oc.
Les Spirituels ca. 1280-1324 (Cahiers de Fanjeaux, 10), Fanjeaux 1975.
324 LUCIANO BERTAZZO
34
Cf. C. CENCI, Le costituzioni padovane del 1310, AFH, 76 (1983), pp. 505-588: qui
p. 515.
35
Sulla definizione di frati della «Comunità», cf. M.F. CUSATO, Whence «The Com-
munity»?, «Franciscan Studies», 60 (2002), pp. 39-92; D. RUIZ, La Communauté de l’Or-
dre et la papauté d’Avignon, in Cultura, arte e committenza nella Basilica di S. Antonio di
Padova nel Trecento, pp. 117-136.
36
Chronica XXIV generalium, p. 458; una frattura nell’Ordine era sempre stata te-
muta e condannata nelle Costituzioni, cf. Constitutiones Parisienses, cap. VII, 13, in
Constitutiones generales, p. 328: «Item, sub interminacione anathematis prohibemus
ne quis verbo vel facto aliquo modo ad divisionem nostri Ordinis laborare presumat.
Si quis autem ex deliberacione contra fecerit, tanquam excommunicatus et scismaticus
atque destructor nostri Ordinis habeatur et, quousque satisfecerit, a comunione om-
nium separetur»; «Et habeantur boni, forte set multi carceres, sed humani» cap. VII,
7a, ivi, p. 325.
37
La Chronica XXIV generalium, p. 460, ne tesse un alto elogio, assimilandolo signi-
ficativamente, dato il contesto del tempo, al «Franciscus gloriosus» della vela nella ba-
silica inferiore di Assisi: «nobile genere, sed nobilior vita et moribus et evangelica pau-
pertate, vere frater Minor et zelator evangelicae Regulae et dominae Paupertatis, cum
quo viro magnae humilitatis in loco fratrum de Lucca scutellas pelvi lapidea lavi,
quamvis esset Ordinis minister generali set magister realissimus, unus de maioribus
mundis litteratis, parum post mortem suam Parisius in visione quibusdam fratribus
nostris apparuit gloriosus in throno cum sceptro et aurea corona. Qui dixit quod sedes
throni illius sibi erat assignata quia purissime in Ordine observaverat regulam et domi-
nam Paupertatem». Sul valore e significato della Chronica, cf. M.T. DOLSO, La «Chroni-
ca XXIV generalium». Il difficile percorso dell’unità nella storia francescana (Centro Studi
Antoniani, 40), Padova 2003.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 325
38
Il dossier completo sulle vicende degli Spirituali, nelle propaggini fraticellesche è
stato progressivamente pubblicato da F. E HRLE, Die Spiritualen, ihr Verhältniss zum
Franziskanerorden und zu den Fraticellen, «Allgemeines Lexikon für Kirchengechichte»,
1 (1885), pp. 509-569: (1886), pp. 106-164; 3 (1887), pp. 553-625; 4 (1888), pp. 1-190.
39
BF V, pp. 65-68.
40
Per il testo della bolla BF V, pp. 80-86; Conciliorum oecumenicorum decreta, a cu-
ra di G. Alberigo - G.L. Dossetti - P.P. Joannou - C. Leonardi - P. Prodi, Bologna, pp.
392-401. A presentare le ragioni della Comunità alla commissione erano il ministro
generale Gonsalvo de Valboa, il procuratore presso la curia frate Raimondo da Fron-
326 LUCIANO BERTAZZO
sac, il giovane frate Bonagrazia da Bergamo; da parte «Spirituale», l’ex ministro gene-
rale frate Raimondo Gaufridi (Geoffroy) e frate Ubertino da Casale, allora cappellano
del potente cardinale Napoleone Orsini.
41
Chronica fratris Nicolai Glassberger, «Analecta Franciscana», II (1887), p. 116.
42
WADDING, Annales Minorum, VI, an. 1310, pp. 194-195: dove sono evidenziate pe-
rorazioni particolarmente intense di fronte a un’incombente scissione dell’Ordine.
43
Vicenza, Archivio di Stato, Corporazioni soppresse. S. Lorenzo, n. 843, perg. 163,
citato in C. CENCI, Le Costituzioni padovane del 1310, p. 525, nota 1. Cf. l’edizione diplo-
matica della lettera del ministro generale in E. FONTANA, Frati, libri e insegnamento nella
provincia minoritica di S. Antonio (secoli XIII-XIV) di prossima pubblicazione (2012)
presso il Centro Studi Antoniani.
44
CENCI, Le Costituzioni padovane del 1310, p. 515; cf. anche G. ABATE, Memorie, sta-
tuti ed atti di capitoli generali dei frati Minori dei secoli XIII e XIV, «Miscellanea France-
scana», 33 (1933), pp. 30-32. Il capitolo padovano viene ricordato dal WADDING, Annales
Minorum VI, an. 1310, proprio per i tentativi di una «correzione di tiro» in tema di po-
vertà, nel quadro della «magna disceptatio»: «Antequam eo usque perveniret discepta-
tio, hoc anno sub festo Pentecostes, celebravit comitia generalia Patavii frater Gonsal-
vus generalis minister in quibus facta est translatio tumuli sancti Antonii ad medium ec-
clesiae, et multa statuta sunt contra relaxationes introductas in ordinem, praesertim cir-
ca receptionem pecuniarum, structuram conventuum nimis curiosam, abusum illorum,
qui appropriabant sibi domicilia locorum, in quibus nascebantur extra quae nolebant
habitare, cautumque est ut minus indulgerent fratres carnibus vescendis, praesertim in
coenis neque apponerentur in refectorio nisi semel in die, et nonnisi probatissimi fratres
mitterentur ad infidelium conversionem cum experientia constiterit minus probatos
mores et insufficientiam quorundam plus obfuisse quam profuisse in Oriente», p. 193.
45
RIGON, Presenze antoniane nelle tradizioni dell’Ordine minoritico, in I DEM, Dal Li-
bro alla folla, pp. 118-123.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 327
SOMMARIO
SUMMARY
The article presents the study of the note of the Bishop of Ceneda, Manfredo of
Collalto. He gives the usual indulgence of forty days during the translation of the
body of St. Anthony, as requested by the friars of the convent in Padua with the per-
mission of the diocesan Bishop Pagano della Torre. The translation coincided with
the general congress of the friars Minor in Padua, the place decided in the last chap-
ter of Toulouse (1307). It notes the importance of general chapter in Franciscantra-
dition and the choice of the convent in Padua – an important center of learning and
an tradition of Communitas – at a time when tensions were reaching a peak within
the Order. The memory of the holiness of Anthony would have been the point of
connection between the two souls struggling in the Order of Minors. A diplomatic
edition of the indulgence note of Manfredo is published in the appendix together
with a slightly earlier note issued by the Archbishop of Ravenna, Rinaldo of Con-
corezzo
Luciano Bertazzo
Facoltà Teologica del Triveneto
direzione@centrostudiantoniani.it
328 DONATO GALLO
APPENDICE
DUE LETTERE DI INDULGENZA
PER LA BASILICA DEL SANTO DEL 1310
a cura di DONATO GALLO
Dat(e) in monasterio Sancte Iustine de Padua, die IIIIa mensis februarii, sub an-
nis Domini M CCC X, indictione VIIIa, tempore domini Clementis pape quinti.