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IL SANTO

RIVISTA FRANCESCANA
DI STORIA DOTTRINA ARTE

QUADRIMESTRALE
LI, 2011, fasc. 2-3

CENTRO STUDI ANTONIANI


BASILICA DEL SANTO - PADOVA
LUCIANO BERTAZZO

IL CAPITOLO GENERALE OMIN. DI PADOVA


DEL 1310

«Manfredus Dei gratia Cenetensis episcopus et comes universis Christi fidelibus


salutem in Domino [...]. Cum igitur religiosorum virorum fratrum Minorum
conventus beatissimi Anthonii confessoris de Padua propter variam et inmen-
sam mutationem ecclesie confessoris predicti, corpus ipsius confessoris, decen-
cius atque commodius in alia parte ipsius ecclesie collocare translatione venera-
bili cupientium nobis duxerit suplicandum, ut omnibus fidelibus christianis ad
predictam ecclesiam accedentibus in die translationis predicte et eius anniver-
sario pro ipsius confessoris corpore devotissime venerando suorum pecami-
num indulgenciam concedere dignaremur» 1.
Partiamo dalla lettera, che ci è fortunatamente pervenuta nell’origina-
le, con la quale il vescovo e conte di Ceneda Manfredo di Collalto 2, su istan-
za esplicita dei frati Minori del convento del «beatissimo» Antonio di Pado-
va, concede l’indulgenza di quaranta giorni a quanti saranno presenti nel
giorno della traslazione e nei successivi anniversari 3, del corpo del Santo.
Corpo che i frati desiderano traslare in un luogo più onorevole (decencius)
e più pratico (commodius), in un’altra parte della chiesa, dopo che la chie-
sa ha avuto vari cambiamenti nella sua struttura con un immenso cambia-
mento architettonico.
Una «varia et inmensa mutatio» rispetto a quella che già era una «inef-
fabilem et pregrandem ecclesiam», frutto del cantiere post-ezzeliniano, in
cui si volle allora trasportare la tomba di Antonio perché fosse sistemato
con onore («honorifice collocandum») 4. Se questa minima analisi testuale

1
Il testo è in B. GONZATI, La Basilica di S. Antonio di Padova, I, Padova 1852, doc.
XX. È pubblicato quasi integralmente anche in A. SARTORI, Le traslazioni del Santo alla
luce della storia, «Il Santo», 2 (1962), pp. 21-22. Il corsivo è nostro. Cf. in appendice l’e-
dizione a cura di Donato Gallo.
2
Notizie essenziali sul vescovo Manfredo sono in G. TOMASI, La diocesi di Ceneda.
Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto (TV) 1998, pp. 104-105.
3
Si può stabilire la data della traslazione grazie a una successiva bolla di indulgen-
za rilasciata da Francesco di Valmontone, vicario del vescovo di Padova Ildebrandino
de Conti, il 1º novembre 1335, in cui si afferma che l’anniversario liturgico coincideva
con l’ottava di Pentecoste che, nel 1310, cadeva il 14 giugno. Si tratta dell’unico docu-
mento che testimoni la data, cf. A. SARTORI, Le traslazioni del Santo, p. 22.
4
Vita Benignitas, 21,2, secondo l’edizione di V. GAMBOSO, Vita del «Dialogus» e «Be-
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può valere, il «decencius» rimanda quindi a qualcosa di ancor più bello


dell’«honorifice», degno della santità di Antonio; il «commodius» a una
maggiore fruibilità del flusso del pellegrinaggio. A meno che, come ipotiz-
za Marangon, il «decencius» non possa significare l’aver assicurato il «sub
sepulcro» dell’arca con grate e serrature, al fine di impedire che i devoti po-
tessero insinuarvisi sotto, con gesti considerati ormai poco «decenti» 5.
Traslazione quindi, secondo un rituale previsto dalla tradizione eccle-
siale per i corpi santi 6. Ma da dove a dove? È una delle questioni tuttora
aperte: se dal centro della precedente chiesa a una cappella del deambulato-
rio, o se da questo all’attuale sito nel luogo dove sarà costruita la cappella
dell’Arca attestata come tale, per la prima volta, in un documento del 5 mar-
zo 1350 7. Domanda che ha avuto varie risposte possibili, che altri daranno.
Manfredo dunque, su richiesta dei frati, concede l’indulgenza di qua-
ranta giorni a quanti si fossero recati in pellegrinaggio nella chiesa del
Santo, per un motivo ben preciso: quello della traslazione. La concessione
viene fatta con il consenso totale dell’ordinario diocesano di Padova Paga-
no della Torre 8 («asensu tamen venerabilis fratris nostri domini P.[agani]

nignitas» (Fonti agiografiche antoniane, 3), Padova 1986. Le fonti sono discordi nel
dare indicazione dell’ubicazione della tomba di sant’Antonio. Per l’autore della Beni-
gnitas (1276-1278: Peckham?) il corpo era stato sotterrato e da Bonaventura collocato
nell’arca marmorea «scolpita dai santi Quattro Coronati»; la Vita Prima (1232) per ven-
tinove volte parla di arca: fino alla canonizzazione il tumulo (citato ventisei volte) era
per terra, ricoperto da un drappo, circondato da transenne di legno con dei frati «custo-
des arche». I malati venivano posti sopra, come attesta una decina di volte la Vita Pri-
ma. Dopo la canonizzazione, l’arca venne sopraelevata su colonnine e i malati collocati
sotto l’arca (cf. miracoli del 1293, riportati nella Raymundina 19,6; 21,3; 22,10). Anche
Rolandino nella sua Cronica (1262) parla di un’arca, V. GAMBOSO, L’immagine di s. Anto-
nio nei «Cronica» di Rolandino, in Storia e cultura a Padova nell’età di s. Antonio (Fonti e
ricerche di storia ecclesiastica padovana XVI), Padova 1985, pp. 242-245, nota 19. Sul-
l’arca di sant’Antonio, cf. M. TOMASI, Il modello antoniano: tombe di santi su colonne o
su cariatidi in area veneta nel Trecento, «Il Santo», 48 (2008), pp. 123-144.
5
P. MARANGON, Traslazioni e ricognizioni del corpo di s. Antonio nelle fonti storico-
letterarie, «Il Santo», 21 (1981), p. 211.
6
Cf. M. HEINZELMANN, Translationsberichte und andere Quellen des Reliquienkultus
(Typologie des sources du Moyen Âge occidental, 33), Turnhout 1979.
7
Un riesame globale è offerto da P. Marangon, che riprende e integra precedenti
studi di padre Antonio Sartori, Traslazioni e ricognizioni del corpo di s. Antonio nelle fon-
ti storico-letterarie, in Ricognizione del corpo di s. Antonio di Padova. Studi storici e medi-
co-antropologici, a cura di V. Meneghelli e A. Poppi, Padova 1981, pp. 14-68: sulle trasla-
zioni pp. 13-33 (= «Il Santo» 21 [1981], pp. 198-253). Nella ricognizione del 1981, l’ana-
lisi palinologica nelle stoffe esterne, che avvolgevano la cassa, ha rivelato la presenza di
pollini di fiordalisi, di gigli, fioriture che corrispondono alle date estive della traslazione
del 1310 e non a quella eventuale da altri ipotizzata nel febbraio 1350, ad opera del card.
Guy de Boulogne: A. PAGANELLI, Testimonianze palinologiche in alcune tombe di personag-
gi celebri nel Padovano, «Memorie dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Ve-
rona», 2004-2005 (2009), pp. 121-166: pp. 129-134 relative a sant’Antonio.
8
Personalità di alto rilievo ecclesiastico, ma anche politico, e patrono di letterati
quali Albertino Mussato, e capo riconosciuto di una grande dinastia che allora controlla-
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Dei et apostolica gratia episcopi Paduani plenius accedente»), anche se la


bolla è sottoscritta nel castello e sede episcopale di Ceneda, in data 3 giu-
gno 1310, indizione ottava. Un pieno assenso frutto di contatti ben anterio-
ri alla concessione, su richiesta dei frati, che evidentemente comunicano al
vescovo la «varia et inmensa mutatio» avvenuta nel santuario padovano. È
questa l’unica bolla rimasta: eventuali richieste fatte a vescovi circonvicini
possono essere solo ipotizzate.
Niente di straordinario nella prassi di concessioni di indulgenze 9. Molte
ne erano state date da papi e vari vescovi soprattutto della zona veneta e
istriana, vescovi minoriti e no, anche in forma di lettera collettiva, a favore
dei fedeli che si fossero recati in devoto pellegrinaggio al santuario padova-
no 10. La peculiarità della concessione di Manfredo sta proprio nella esplicita
menzione della «petitio» che gli avevano rivolto i frati stessi («nobis duxerit
supplicandum»), che sembrano in questa dimostrare una certa urgenza; e
bisogna ritenere che alla richiesta dei Minoriti del convento padovano risal-
ga direttamente la citazione della «varia et inmensa mutatio», nell’occasio-
ne eccezionale dell’imminente traslazione del corpo del Santo. Ipotesi raf-
forzata dal fatto che non sia indicata alcuna richiesta di obolo da parte dei
pellegrini, segno, a giudizio del Sartori, di un cantiere edilizio già concluso).
La lettera di indulgenza di Manfredo si sofferma solo a ricordare la so-

va Milano e che aveva conquistato con lo zio Raimondo (morto nel 1299) la sede patriar-
cale e metropolitica di Aquileia, nella quale lo stesso Pagano nel 1319 accederà: cf. F. DE
VITT, Della Torre Pagano, in Dizionario Biografico degli Italiani, 37 (1989), pp. 643-644.
9
Si veda, oltre al classico studio di N. PAULUS, Geschichte des Ablasses im Mittelalter
vom Ursprunge bis zur Mitte des 14. Jahrhunderts, Paderborn 1922-1923 (rist. Darm-
stadt 2000), anche «Misericorditer relaxamus», Le indulgenze fra teoria e prassi nel Due-
cento, a cura di L. Pellegrini e R. Paciocco, «Studi medievali e moderni», 1 (1999), par-
ticolarmente il contributo di H. ENZENSBERGER, «Quoniam ut ait apostolus», Osservazio-
ni su lettere di indulgenza nei secoli XIII e XIV, pp. 57-100.
10
Sono almeno 33, dal 1256 al 1310, i documenti attestanti concessione di indul-
genze per chi fosse venuto in pellegrinaggio alla chiesa padovana; pochi mesi prima, il
4 febbraio, una simile concessione era stata fatta da Rinaldo, arcivescovo di Ravenna
(cf. Appendice): A. SARTORI, Archivio Sartori. Documenti di storia e arte francescana (=
AS), Padova 1983, I, pp. 637-639; P. MARANGON - C. BELLINATI, La Basilica del Santo nei do-
cumenti d’archivio e storico-letterari dalle origini al 1405, in L’edificio del Santo di Padova,
a cura di G. Lorenzoni (Fonti e studi per la storia del Santo a Padova, VII. Studi, 3), Vi-
cenza 1981, pp. 187-254. Non è caso raro che un vescovo di una diocesi diversa da quel-
la padovana concedesse l’indulgenza, come si può vedere da quanto sopra attestato. Ad
esempio è proprio ancora il vescovo di Ceneda a rilasciare la concessione di indulgenza
ai fedeli di Cividale del Friuli nel 1285, qualora avessero partecipato a determinate fun-
zioni religiose, cf. Frati Minori nel Friuli. Otto secoli di presenze, relazioni, proposte, a cu-
ra di A. Tilatti (Franciscalia Venetica, II), Vicenza 2008, pp. 35-37. Può essere interes-
sante il caso della concessione di indulgenze alla chiesa di San Francesco d’Assisi, «ca-
put et mater totius Ordinis», studiato da R. PACIOCCO, Indulgenze, culto dei santi, liturgia
nei secoli XIII e XIV (con un esempio assisano), in Il tempo dei santi tra Oriente e Occiden-
te. Liturgia e agiografia dal tardo antico al concilio di Trento. Atti del IV Convegno di stu-
dio dell’Associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia, Firen-
ze, 26-28 ottobre 2000, a cura di A. Benvenuti - M. Garzaniti, Roma 2005, pp. 221-252.
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lenne traslazione del corpo del Santo, evidentemente attesa e preparata.


Non deve sorprendere il fatto che questo documento, prezioso per quanto
attesta, non ci dia alcun riferimento a un altro evento concomitante e,
con ogni probabilità, direttamente collegato nella scelta del luogo e del
tempo, quale la convocazione del capitolo generale dei frati Minori per la
Pentecoste del 1310. I ritmi sarebbero stati incalzanti ed emozionanti: ve-
nerdı̀ 5 giugno, inizio del capitolo generale; il 7 giugno, domenica di Pente-
coste (la Pasqua rosata!); il 12 giugno, i primi vesperi della solennità di san-
t’Antonio celebrata il 13; domenica 14 la traslazione, diventata data dell’an-
niversario liturgico.

L’ ORGANIZZAZIONE CAPITOLARE

Un evento importante, quello del capitolo, per i frati Minori, come per
tutti gli altri Ordini mendicanti. Il capitolo, mutuando e adattando la for-
mula dalla precedente prassi cistercense, da sempre era uno degli appunta-
menti fondamentali della storia e dell’identità dell’Ordine stesso, fin dal
tempo del santo fondatore 11. Dal 1239, anno della deposizione di frate Elia,
i capitoli generali costituivano l’epicentro dell’attività legislativa dell’Ordi-
ne, il luogo e il momento fondamentale in cui risiedeva l’autorità massima
e indiscussa dell’Ordine, come veniva affermato nel prologo di tutte le pri-
mitive costituzioni. Le Costituzioni Narbonesi (1260) emanate durante il
generalato di Bonaventura da Bagnoregio, con le varie modificazioni de-
cretate in successivi capitoli, regolavano in modo preciso il funzionamento
dei capitoli generali. Procedure fondamentalmente stabilite nel capitolo XI
delle Costituzioni Narbonesi, riconfermate, con varianti non sostanziali,
nei successivi capitoli generali 12.
I capitoli generali venivano convocati ogni tre anni, alternativamente
tra un luogo «citra montes» e uno «ultra montes» al fine di spartire fatiche
e spese. Relativamente ai frati obbligati alla partecipazione, le ultime mo-
difiche, apportate nel capitolo generale di Parigi del 1292, prevedevano,
per ogni provincia, la presenza del provinciale, di un socio, di un custode,
eletto tra i custodi della provincia e di un frate eletto dal capitolo provin-
ciale, anche se il compito di «diffinitores» era riservato ai ministri provin-
ciali e a un solo frate per ogni provincia 13.

11
G. LESAGE, voce Capitolo in Dizionario degli Istituti di perfezione, II (1975), coll.
166-176.
12
Constitutiones generales Ordinis fratrum Minorum, I. (Saeculum XIII), cura et
studio fratrum C. Cenci et R.G. Mailleux, «Analecta Franciscana» XIII (n.s. Documenta
et Studia, 1), Quaracchi, Grottaferrata (RM) 2007, pp. 277-364. Per la storia e l’evolu-
zione delle costituzioni minoritiche, cf. J. DALARUN, La Règle et les constitutions jusqu’à
Bonaventure, in La Regola dei frati Minori. Atti del XXXVII Convegno internazionale,
Assisi, 8-10 ottobre 2009 (Convegni SISF - Centro interuniversitario di studi france-
scani, n.s., 20), Spoleto 2010, pp. 213-267; P. MARANESI, Regola e le costituzioni del primo
secolo francescano: due testi giuridici per una identità in cammino, ivi, pp. 269-318.
13
Constitutiones generales, I, cap. XI, 12, p. 99.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 319

Il riunirsi doveva avvenire nella «feria VI proxima ante festum penteco-


stes, et non prius» (dunque il venerdı̀ antecedente la domenica di Penteco-
ste), iniziando con la celebrazione della messa e l’invocazione allo Spirito
Santo. La prima parte del capitolo era dedicata all’analisi dell’operato del
ministro generale, che presentava la sua relazione discussa poi dai capito-
lari, lui assente. Si procedeva quindi alla sua riconferma o alla elezione di
un nuovo ministro; si discuteva sullo stato delle province, indagando con
attenzione su come la Regola francescana e gli statuti generali venissero
osservati («et quaeratur diligenter qualiter Regula et statuta generalia capi-
tuli in singulis provinciis fuerint custodita»). Se necessario, si procedeva a
cambiamenti, inserimenti o modificazioni delle costituzioni secondo le ne-
cessità emanando delle ordinationes, che venivano inserite nelle costituzio-
ni; si procedeva quindi alla nomina dei lettori da assegnare nei vari Studia
dell’Ordine, dei frati autorizzati all’offitium di predicatori e di quanti veni-
vano destinati per le terre di missione. Alla fine dell’assise si decideva la se-
de del successivo capitolo con scadenza triennale («In fine assignatur lo-
cus, in quo sequens capitulum celebretur»). Il tutto si concludeva con il
canto del Te Deum e delle previste preghiere conclusive 14.
Una ritualità dunque strettamente canonizzata, da seguire secondo un
iter specifico, senza lasciar adito a improvvisazioni. Era un appuntamento
e avvenimento solenne, distribuito in vari giorni, che coinvolgeva tutta la
città in cui il capitolo veniva celebrato, arricchito da incontri, da solenni
liturgie (la Pasqua rosata e giorni seguenti), di processioni, occasione per
lo svolgimento delle dispute di maestri teologi e per impegnativi sermoni.
La solennità dell’avvenimento è attestata singolarmente anche a Padova
in una delle pochissime fonti esterne all’ambito conventuale, da cui risulta
che i frati si recarono due volte nella cattedrale e che una volta si predicò
nel palazzo episcopale del già citato Pagano della Torre 15.
Un documento, quello della fonte vescovile, che getta luce su un aspetto
della ritualità del capitolo. Nulla invece troviamo nelle fonti padovane di
produzione comunale, pur nella loro insufficienza documentaria, né nella
cronachistica o annalistica degli Annales, del Liber regiminum Padue o nella
Chronica del giudice Guglielmo Cortusi, attenta soprattutto ad eventi politi-
ci e bellici, che ricorda comunque la traslazione, ma non il capitolo 16. Per

14
Constitutiones generales, I, cap. XI, 15, 26, 28, pp. 99, 101.
15
Nello Specimen reddituum et expensarum del tomo Diversa 41 dell’Archivio Capi-
tolare di Padova, datato 1310, si legge: «Item solidos 5 pro faciendo preparare bis cho-
rum, quando capitulum generale fratrum minorum debuit et venit in processione ad
ecclesiam nostram...»; «Item pro faciendo semel portare pirgum super salam domini
episcopi pro sermone, qui tunc factus fuit ibi, denarios XII et pro faciendo ipsum re-
portare similiter»: notizie pubblicate da C. BELLINATI, Documenti di Minoriti nell’Archi-
vio Capitolare di Padova (secc. XIII-XIV), in Esperienze minoritiche nel Veneto del Due-
Trecento. Atti del Convegno nazionale di studi francescani (Padova, 28-29-30 settembre
1984), «Le Venezie francescane», n.s., II (1985), pp. 143-148: p. 146.
16
GUILLELMI DE CORTUSIIS, Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, a cura di B.
Pagnin, in Rerum Italicarum Scriptores, XII/5, Bologna 1941-1975 2, p. 125.
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analogia, in una storia comparata degli Ordini mendicanti presenti in città,


può essere illuminante invece un documento degli Statuti di Padova. Il 15
marzo 1308 viene deliberata una somma di duemila lire piccole da versare
«propter adventum magistri generalis tocius Ordinis fratrum Predicatorum oc-
casione ordinandi, tractandi et providendi omnia et singula utilia et necessaria
circa dictum officium [id est, hereticae pravitatis] simul cum toto capitulo ge-
nerali et provinciali in civitate Padue, in quo capitulo erit maxima multitudo
fratrum de universis partibus mundi [summa versanda] sindico conventus fra-
trum Predicatorum de Padua occasione predicta et hoc ut Deus conservet civi-
tatem Padue in statu pacifico et tranquillo» 17.

Si tratta di un documento di particolare significato in una scansione


cronologica dei fatti: nel 1302 era stato tolto l’officium ai frati Minori e lo
si stava riorganizzando tra i Predicatori; nel 1307 il Comune di Padova ave-
va decretato il finanziamento di lire 4000 per il cantiere del Santo; nel 1308
per il capitolo dei Predicatori presenti a Padova in «maxima multitudo de
universis partibus mundi», viene compiuta la «buona azione» di immagine
del Comune padovano per una generosità finalizzata «ut Deus conservet
civitatem in statu pacifico et tranquillo».
Nonostante ci fossero chiare disposizioni costituzionali che prevedeva-
no pene per i frati non delegati che fossero affluiti nella sede designata 18, il
numero dei frati presenti ai capitoli generali risulta essere rilevante. Relati-
vamente all’assise generale di Tolosa del 1307, i cronisti riportano l‘esorbi-
tante cifra di 990 frati presenti 19. Non abbiamo nessun riscontro per Pado-
va, ma sicuramente le province dell’Ordine erano rappresentate almeno
con quattro frati per ognuna 20, oltre i membri della curia generale. Si può
proprio dire una «maxima multitudo de universis partibus mundi» anche
per l’Ordine minoritico.

IL CAPITOLO PADOVANO

La scelta del convento padovano era stata stabilita tre anni addietro nel
precedente capitolo di Tolosa, secondo la norma costituzionale 21. Un ca-
pitolo dove si era deciso anche un mutamento nell’ufficio liturgico di san-

17
Archivio Stato di Padova, Diplomatico, b. 42, perg. 4823. Il documento è parzial-
mente edito da Sartori, AS I, p. 1390, n. 28. Ringrazio Donato Gallo per la segnalazione.
18
Constitutiones generales Ordinis fratrum Minorum, I: cap. XI, 28, p. 108.
19
Cifra riferita nella Chronica XXIV generalium, «Analecta Franciscana», III (1897),
p. 455; ripresa nel Compendium Chronicarum fratrum Minorum scriptum a patre Ma-
riano de Florentia, «Archivum Franciscanum Historicum» (= AFH), 2 (1909), p. 630,
e fatta propria da WADDING, Annales Minorum, Ad Claras Aquas 1931, t. VI, an. 1307,
p. 100.
20
Il Provinciale di Paolino da Venezia, redatto nella prima metà del Trecento, enu-
merava 34 province e 5 vicariati, per un totale di 1462 insediamenti di frati Minori, Pro-
vinciale Ordinis fratrum Minorum, cura F.A. Righini, Roma 1771, pp. 1-25.
21
Constitutiones generales, I, cap. XI, 28, p. 108.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 321

t’Antonio, scelta, non di sostanza, ma che comunque può essere collegata


al fatto che del Santo si sia parlato, decidendo per la sede padovana in con-
comitanza con un progetto in corso 22.
La scelta del convento padovano non era nuova. Questo già aveva spe-
rimentato cosa avrebbe comportato il capitolo generale di un Ordine gran-
de ed espanso, in fatto di affluenza e di organizzazione, che impegnava con
largo anticipo la città e i benefattori nel sostenere una prolungata e nume-
rosa presenza. Nel 1276, a due anni dalla morte di san Bonaventura, vi si
era celebrato un capitolo generale, rilevante nella storiografia francescana.
Il ministro generale Girolamo d’Ascoli (poi papa Nicolò IV), non avendo
potuto parteciparvi perché impegnato in varie legazioni papali tra Costan-
tinopoli e la Francia, si era fatto rappresentare dal vicario frate Bonagra-
zia 23. In quell’occasione, frate Girolamo d’Ascoli aveva chiesto di essere
sollevato dal compito di ministro in una lettera inviata al capitolo «allegan-
do insufficientiam, impotentiam ac negotia Ecclesiae» 24, ma il capitolo gli
aveva confermato piena fiducia con il rieleggerlo. Grato per una riacqui-
stata salute attribuita all’intervento miracoloso di san Francesco, in quel
capitolo il ministro generale aveva chiesto di riaprire il dossier, bloccato
al tempo di Bonaventura, sulla memoria della santità francescana, allo
scopo di ricercare ulteriori testimoni. Si trattò di una nuova raccolta di te-
stimonianze che rimisero in movimento anche l’agiografia antoniana con
il prodursi della legenda Benignitas 25, in un evidenziato progetto di equipa-
razione tra la figura di Francesco e Antonio, quali nuovi «Pietro e Paolo».
Una coppia di santi che, come è noto, fu ripresa nel programma iconogra-
fico in San Giovanni in Laterano e in Santa Maria Maggiore dallo stesso
Girolamo d’Ascoli eletto papa Nicolò IV 26. Un dossier agiografico antonia-

22
S.J.P. VAN DIJK, Sources of the modern Liturgy. The ordinals by Haymo of Faver-
sham and related documents (1243-1307) (Studia et documenta franciscana, II), Leiden
1963, II, p. 451: «Item de consilio et assensu generalis capituli in festo sancti Antonii
ista debent esse capitula, videlicet: in vesperis, matutinis et in tertia Optavi et datus
est michi sensus usque ibi in comparatione illius inclusive; in sexta Venerunt autem
usque non abscondo; in nona vero et in Pretiosa: Michi autem dedit usque et sapientium
emendatur»; cf. anche J. CAMBELL, Le culte liturgique de saint Antoine de Padoue, I, «Il
Santo», 11 (1971), p. 7.
23
M. BIHL, Quo anno capitulum generale Ord. FF. Min. Patavii primum celebratum
sit (1276), AFH, 2 (1909), pp. 4-16.
24
Chronica XXIV generalium, pp. 357-358.
25
Cf. nota 4.
26
Benignitas 22, 7-8. Sull’iconografia in San Giovanni in Laterano e Santa Maria
Maggiore, W.R. COOK, Images of St Francis of Assisi in Painting, stone and Glass from
the Earliest Images to ca. 1320 in Italy. A Catalogue (Italian Medieval and Renaissance
Studies, 7), Firenze - Perth [1999], pp. 184-187; per Santa Maria Maggiore, A. T OMEI,
Dal documento al monumento: le lettere di Niccolò IV per Santa Maria Maggiore, «Studi
medievali e moderni», 1/1997, pp. 73-92; A. R IGON, Presenze antoniane nelle tradizioni
dell’Ordine minoritico e nella cultura spirituale del basso medioevo, in ID., Dal Libro alla
folla. Antonio di Padova e il francescanesimo medioevale, Roma 2002, pp. 111-114.
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no proseguito poi con la legenda Raymundina, composta sul finire del se-
colo XIII nel convento padovano, che ribadiva l’immagine antoniana del
predicatore per eccellenza. Si trattava di una costruzione capace di con-
giungere l’idealità del martirio (la legenda si apre, infatti, con il ricordo
dei martiri di Marrakesh, origine della vocazione di Fernando da Lisbo-
na 27) con il modello del predicatore, annunciatore della parola del vangelo,
esemplarità da proporre in quella che era diventata progressivamente l’i-
dentità dell’Ordine stesso 28. Un’esemplarità coniugata con i modelli della
memoria francescana: il fondatore Francesco, Chiara, la «plantula sancti
Francisci» come si autodefiniva, e Antonio il «discipulus egregius», tutti
presenti nel ciclo pittorico della sala capitolare 29.
Perché Padova? Il convento aveva un suo prestigio e una sua ricono-
sciuta importanza nell’organizzazione dell’Ordine 30. Luogo di culto per
sant’Antonio, il secondo santo dell’Ordine (e ancora unico, con san France-
sco, fino al 1317, anno della canonizzazione di Ludovico d’Angiò); sede di
uno Studium generale di rilievo per la collaudata struttura scolastica e cul-
turale minoritica, che nel 1364 sarà inserito nella facoltà teologica padova-
na, con il diritto della licentia ubique docendi, sul modello parigino 31; un
luogo di sicura e pacifica tradizione di quel francescanesimo riconosciuto
per l’attività pastorale inserito nei circuiti cittadini, fortemente integrato
nella realtà urbana e nel contempo aperto a una circolazione di uomini
non solo locale; convento e basilica di un Santo (il santo per antonomasia
a Padova), eponimo di un’importante provincia cismontana, che andava
da Mantova a Cividale del Friuli.

27
A. RIGON, La morte dei Protomartiri francescani e la vocazione di sant’Antonio, in
Dai Protomartiri a sant’Antonio di Padova. Atti della giornata internazionale di studi,
Terni 10 giugno 2010, a cura di L. Bertazzo - G. Cassio (Centro Studi Antoniani, 45),
Padova 2011, pp. 59-65.
28
Vite «Raymundina» e «Rigaldina». Introduzione, testo critico, versione italiana e
note a cura di V. Gamboso (Fonti agiografiche antoniane, 4), Padova 1992.
29
L. BAGGIO, Il cantiere pittorico di primo Trecento al Santo: note di lettura e riflessio-
ni, «Il Santo» 50 (2010), pp. 141-158; sull’esemplarità di Antonio nella recezione della
memoria francescana, L. BERTAZZO, Antonio: francescanità e francescanesimo, in Anto-
nio di Padova uomo evangelico. Contributi biografici e dottrinali, a cura di L. Bertazzo,
Padova 1995, pp. 33-62; per la recezione del Santo nella tradizione degli Spirituali, a
cui fanno frequente riferimento, R IGON, Presenze antoniane nelle tradizioni dell’Ordine
minoritico, pp. 118-123.
30
D. GALLO, Cultura e identità della comunità francescana del Santo nel Trecento, in
Cultura, arte e committenza al Santo nel Trecento. Atti del Convegno internazionale, Pa-
dova 24-26 maggio 2001, a cura di L. Baggio - M. Benetazzo (Centro Studi Antoniani,
36), Padova 2002, pp. 135-145 (= «Il Santo», 42, 2002).
31
G. BROTTO - G. ZONTA, La facoltà teologica dell’Università di Padova. Parte I (secoli
XIV e XV), Padova 1922; A. POPPI, Profilo storico-istituzionale della teologia nello Studio
di Padova (1363-1806), «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 35 (2002),
pp. 3-46.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 323

La solenne riunione generale si svolge in un convento, al termine di un


lungo processo che aveva scosso la vita e l’immagine della comunità fran-
cescana. Con l’accusa di abusi «multa gravia enormia et horrenda», dopo
un’inchiesta e un processo affidato da papa Bonifacio VIII al vescovo Gui-
do di Neuville, su istanza del vescovo di Padova Ottobono de’ Razzi e del
Comune padovano, nel 1302 era stato tolto ai frati Minori l’incarico dell’of-
ficium inquisitionis per il territorio padovano e vicentino, a loro affidato
dal 1257 32. La crisi di fiducia doveva essere già ricomposta nel giro di alcu-
ni anni, se nel 1307 il Comune deliberava di finanziare ulteriormente il
cantiere della Basilica con la cospicua somma di lire 4000, contributo ne-
cessario anche per il venir meno degli introiti provenienti in maniera spes-
so non chiara dalle attività economiche, che per qualche decennio si erano
svolte attorno all’inquisizione padovana e ad alcuni dei frati titolari dell’of-
ficium fidei.
1307 dunque: in giugno la decisione del capitolo generale di Tolosa di
indire il successivo capitolo a Padova; nel dicembre dello stesso anno, rifi-
nanziamento del cantiere del Santo; 1310, traslazione e capitolo generale.
L’analisi dettagliata e l’incrociarsi di fatti e avvenimenti del triennio offro-
no sicuramente interessanti piste sullo svolgimento del cantiere padovano.
Per la storia «interna» dell’Ordine i due luoghi, Tolosa e Padova, signi-
ficano anche altri importanti rimandi. Tolosa è nel cuore del Midi francese
di lingua d’oc, dove vivace era la presenza di frati Minori che si riconosce-
vano in una più radicale osservanza della Regola, contro le degenerazioni
progressivamente avvenute soprattutto in tema di povertà. Sono frati, che
in Angelo Clareno, Pietro di Giovanni Olivi, Ubertino da Casale avevano i
loro «portabandiera», storicamente riconosciuti con il nome di «Spiritua-
li» 33. Ciononostante nel capitolo di Tolosa la disputa sulla povertà non ave-

32
Vedi il sunto della bolla Etsi excessus emanata da Anagni il 1º giugno 1302, «Bul-
larium Franciscanum» (= BF) IV, pp. 551-552). Colpiti sono i due inquisitori fra Bo-
ninsegna da Trento e fra Pietrobono de Brosemini da Padova, ma anche «alii qui
secum inquisitionis hujusmodi exercuerunt officium et plures etiam fratres ejusdem
Ordinis, qui in officio ipso praecesserunt eosdem, multa gravia, enormia et horrenda
in ejusdem provinciae partibus damnabili commiserunt in offensam Dei, suae salutis
et fame dispendium, ac fidelium scandala plurimorum». Per il dossier completo, Il «li-
ber contractuum» dei frati minori di Padova e di Vicenza (1263-1302), a cura di E. Bona-
to. Saggio introduttivo di A. Rigon (Fonti per la storia della terraferma veneta, 18), Ro-
ma 2002: ulteriore bibliografia di riferimento è rinvenibile nel saggio introduttivo di RI-
GON, Frati minori, Inquisizione e Comune a Padova nel secondo Duecento.
33
Chi erano gli Spirituali. Atti del III Convegno internazionale. Assisi, 16-18 ottobre
1975 (SISF. Convegni, 3), Assisi 1976. Nell’abbondante bibliografia in merito, cf. G.L.
POTESTÀ, Storia ed escatologia in Ubertino da Casale (Scienze Religiose, 5), Milano
1980; G.G. MERLO, Nel nome di san Francesco, Padova 2003, particolarmente pp. 232-
276 con la bibliografia di riferimento, pp. 459-472. Per il contesto francescano in Pro-
venza, con particolare attenzione alla posizione degli Spirituali, Franciscains d’Oc.
Les Spirituels ca. 1280-1324 (Cahiers de Fanjeaux, 10), Fanjeaux 1975.
324 LUCIANO BERTAZZO

va ancora raggiunto l’incandescenza che andava maturando proprio in


quegli anni. A Tolosa si era manifestata ancora una tendenza all’allarga-
mento circa i criteri pauperistici, non più possibili nel capitolo padovano
dove la questione delle rendite stabili costituı̀ uno dei temi focali, contro
cui si muoveva anche il ministro generale Gonsalvo de Valboa 34.
Padova costituiva invece un luogo dove tali questioni non avevano par-
ticolarmente attecchito; anzi, semmai, nella considerazione degli Spiritua-
li poteva rappresentare proprio quanto essi denunciavano: un grande con-
vento, sede di una rinomata scuola teologica, tipica espressione dell’aborri-
ta Communitas Ordinis, e come tale sospetto di rilassatezze nella pratica
della povertà e dell’obbedienza 35. Due luoghi, quindi, espressione delle
due anime che in modo sempre più radicale sommuovevano l’Ordine mi-
noritico con il rischio di una «scissura horribilis et publica» 36.
A presiedere il capitolo era il ministro generale Gonsalvo de Valboa, già
ministro provinciale di Galizia (ossia di Santiago comprendente la Galizia
più il Portogallo da cui era venuto Antonio): dopo gli studi a Parigi con il ti-
tolo di magister theologiae, Gonsalvo era stato eletto nel capitolo generale
di Assisi del 1304, in sostituzione di frate Giovanni Minio da Morrovalle,
creato cardinale nel 1302 37. Frate Gonsalvo si trovò a gestire l’Ordine negli
anni in cui stava crescendo la contrapposizione tra Comunità e Spirituali.

34
Cf. C. CENCI, Le costituzioni padovane del 1310, AFH, 76 (1983), pp. 505-588: qui
p. 515.
35
Sulla definizione di frati della «Comunità», cf. M.F. CUSATO, Whence «The Com-
munity»?, «Franciscan Studies», 60 (2002), pp. 39-92; D. RUIZ, La Communauté de l’Or-
dre et la papauté d’Avignon, in Cultura, arte e committenza nella Basilica di S. Antonio di
Padova nel Trecento, pp. 117-136.
36
Chronica XXIV generalium, p. 458; una frattura nell’Ordine era sempre stata te-
muta e condannata nelle Costituzioni, cf. Constitutiones Parisienses, cap. VII, 13, in
Constitutiones generales, p. 328: «Item, sub interminacione anathematis prohibemus
ne quis verbo vel facto aliquo modo ad divisionem nostri Ordinis laborare presumat.
Si quis autem ex deliberacione contra fecerit, tanquam excommunicatus et scismaticus
atque destructor nostri Ordinis habeatur et, quousque satisfecerit, a comunione om-
nium separetur»; «Et habeantur boni, forte set multi carceres, sed humani» cap. VII,
7a, ivi, p. 325.
37
La Chronica XXIV generalium, p. 460, ne tesse un alto elogio, assimilandolo signi-
ficativamente, dato il contesto del tempo, al «Franciscus gloriosus» della vela nella ba-
silica inferiore di Assisi: «nobile genere, sed nobilior vita et moribus et evangelica pau-
pertate, vere frater Minor et zelator evangelicae Regulae et dominae Paupertatis, cum
quo viro magnae humilitatis in loco fratrum de Lucca scutellas pelvi lapidea lavi,
quamvis esset Ordinis minister generali set magister realissimus, unus de maioribus
mundis litteratis, parum post mortem suam Parisius in visione quibusdam fratribus
nostris apparuit gloriosus in throno cum sceptro et aurea corona. Qui dixit quod sedes
throni illius sibi erat assignata quia purissime in Ordine observaverat regulam et domi-
nam Paupertatem». Sul valore e significato della Chronica, cf. M.T. DOLSO, La «Chroni-
ca XXIV generalium». Il difficile percorso dell’unità nella storia francescana (Centro Studi
Antoniani, 40), Padova 2003.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 325

E il 1310 è un anno di passaggio importante nel contrasto che si andava de-


lineando tra due progetti di vita francescana, due vie che ormai andavano
sempre più divaricandosi e scontrandosi 38.
Nel 1309, papa Clemente V, su consiglio del proprio medico Arnaldo da
Villanova, sostenitore della linea degli Spirituali, aveva costituito una com-
missione cardinalizia con lo scopo di chiarire i punti fondamentali oggetto
del contenzioso e delle reciproche accuse tra Spirituali e Comunità: gli Spi-
rituali, oggetto di persecuzioni in Provenza, assertori della povertà radica-
le, secondo lo spirito della Regola; la Comunità incalzava sulle sospette
dottrine di Pietro di Giovanni Olivi con contrasti e persecuzioni contro gli
Spirituali in Provenza accusati di infiltrazioni di dottrine di tipo quasi
quietistico, collegati all’eresia del «Libero spirito». Proprio nel mese di
aprile del 1310, alla vigilia dell’apertura dell’assise capitolare, la bolla di
Clemente V, Dudum ad apostolatus 39, aveva espresso perplessità nei con-
fronti della dirigenza dell’Ordine, che sembrava incapace di intervenire su
vari abusi sempre più diffusi nelle province. A garantire protezione, contro
persecuzioni o boicottaggi, la componente Spirituale veniva sottratta al go-
verno dell’Ordine e – fino a quando non fosse stato emesso il giudizio – po-
sta sotto la diretta dipendenza della commissione cardinalizia costituita
dal papa.
Contrasti non sopiti che portarono alla pubblicazione della bolla Exivi
de paradiso, approvata nel mese di maggio 1312, nell’ultima sessione del
concilio di Vienne, che raccoglieva i frutti della commissione costituita
fin dal 1307, con l’enucleazione dei vari abusi contro la povertà: frati che
si fanno nominare eredi; redditi annuali che garantiscono in tutto l’econo-
mia conventuale; frati che si fanno presenti in tribunale a sostenere i loro
diritti a fianco dei procuratori da loro nominati; intromissione indebita in
esecuzioni testamentarie, eccessivi garantismi in fatto di proprietà e beni,
costruzioni di chiese ed edifici con sontuose dimensioni architettoniche,
più simili ad abitazioni di magnati che non di poveri («ecclesias vel alia ae-
dificia [...] in quantitate et curiositate figurae et formae ac sumptuositate
notabiliter excessiva, sic quod non videntur habitacula pauperum sed ma-
gnatum»), una quantità e sontuosità di paramenti che nemmeno le chiese
cattedrali avrebbero potuto permetterselo («paramenta etiam ecclesiastica
in plurisque locis tam multa habent et tam notabiliter excessiva, quod ex-
cedunt in his magnas ecclesias cathedrales») 40.

38
Il dossier completo sulle vicende degli Spirituali, nelle propaggini fraticellesche è
stato progressivamente pubblicato da F. E HRLE, Die Spiritualen, ihr Verhältniss zum
Franziskanerorden und zu den Fraticellen, «Allgemeines Lexikon für Kirchengechichte»,
1 (1885), pp. 509-569: (1886), pp. 106-164; 3 (1887), pp. 553-625; 4 (1888), pp. 1-190.
39
BF V, pp. 65-68.
40
Per il testo della bolla BF V, pp. 80-86; Conciliorum oecumenicorum decreta, a cu-
ra di G. Alberigo - G.L. Dossetti - P.P. Joannou - C. Leonardi - P. Prodi, Bologna, pp.
392-401. A presentare le ragioni della Comunità alla commissione erano il ministro
generale Gonsalvo de Valboa, il procuratore presso la curia frate Raimondo da Fron-
326 LUCIANO BERTAZZO

Nonostante la «sicurezza» padovana della Comunità, il capitolo porta-


va in sé tutte le tensioni che l’Ordine stava vivendo. In questo clima, frate
Gonsalvo de Valboa, per quanto considerato espressione della Comunità,
non poteva non recepire e intervenire nel caso di fondate accuse di abusi.
Nel mese di febbraio 1310 aveva inviato delle circolari ufficiali al ministro
di Sassonia, frate Tommaso, «contra abusum introducentium redditus in
nostro Ordine» 41; dello stesso tenore era quanto aveva inviato a frate Pace
ministro di Toscana 42 e successivamente, nel mese di dicembre dello stesso
anno, a frate Giacomo da Lisiera guardiano del convento di San Lorenzo
di Vicenza, nella stessa provincia e custodia del convento padovano 43.
È a motivo di questa atmosfera e delle tensioni in atto all’interno del-
l’Ordine, che il capitolo padovano, aggiornando le precedenti costituzioni
con l’inserirvi i decreti emanati nei capitoli generali a partire dal 1295, in-
trodurrà restrizioni in fatto di povertà 44.

Sullo sfondo di queste forti tensioni ideali e ideologiche che andranno


aumentando nel tempo, il capitolo si apriva certamente in un «porto sicu-
ro» dal punto di vista della Comunità. Ma entrambe le «anime» dell’Ordine
potevano sentirsi riunite nella comune memoria di santità di Antonio, figu-
ra-ponte, di perfetto uomo spirituale e di perfetto predicatore 45. Ai frati

sac, il giovane frate Bonagrazia da Bergamo; da parte «Spirituale», l’ex ministro gene-
rale frate Raimondo Gaufridi (Geoffroy) e frate Ubertino da Casale, allora cappellano
del potente cardinale Napoleone Orsini.
41
Chronica fratris Nicolai Glassberger, «Analecta Franciscana», II (1887), p. 116.
42
WADDING, Annales Minorum, VI, an. 1310, pp. 194-195: dove sono evidenziate pe-
rorazioni particolarmente intense di fronte a un’incombente scissione dell’Ordine.
43
Vicenza, Archivio di Stato, Corporazioni soppresse. S. Lorenzo, n. 843, perg. 163,
citato in C. CENCI, Le Costituzioni padovane del 1310, p. 525, nota 1. Cf. l’edizione diplo-
matica della lettera del ministro generale in E. FONTANA, Frati, libri e insegnamento nella
provincia minoritica di S. Antonio (secoli XIII-XIV) di prossima pubblicazione (2012)
presso il Centro Studi Antoniani.
44
CENCI, Le Costituzioni padovane del 1310, p. 515; cf. anche G. ABATE, Memorie, sta-
tuti ed atti di capitoli generali dei frati Minori dei secoli XIII e XIV, «Miscellanea France-
scana», 33 (1933), pp. 30-32. Il capitolo padovano viene ricordato dal WADDING, Annales
Minorum VI, an. 1310, proprio per i tentativi di una «correzione di tiro» in tema di po-
vertà, nel quadro della «magna disceptatio»: «Antequam eo usque perveniret discepta-
tio, hoc anno sub festo Pentecostes, celebravit comitia generalia Patavii frater Gonsal-
vus generalis minister in quibus facta est translatio tumuli sancti Antonii ad medium ec-
clesiae, et multa statuta sunt contra relaxationes introductas in ordinem, praesertim cir-
ca receptionem pecuniarum, structuram conventuum nimis curiosam, abusum illorum,
qui appropriabant sibi domicilia locorum, in quibus nascebantur extra quae nolebant
habitare, cautumque est ut minus indulgerent fratres carnibus vescendis, praesertim in
coenis neque apponerentur in refectorio nisi semel in die, et nonnisi probatissimi fratres
mitterentur ad infidelium conversionem cum experientia constiterit minus probatos
mores et insufficientiam quorundam plus obfuisse quam profuisse in Oriente», p. 193.
45
RIGON, Presenze antoniane nelle tradizioni dell’Ordine minoritico, in I DEM, Dal Li-
bro alla folla, pp. 118-123.
IL CAPITOLO GENERALE OM IN. DI PADOVA DEL 1310 327

convenuti veniva presentata una chiesa «notabiliter excessiva», con la basi-


lica visibile nella sua «varia et inmensa mutatio». Un capitolo celebrato
in una sala in cui avevano operato maestranze di altissimo livello, dove il
programma iconografico del ciclo pittorico ricordava di continuo a tutti i
presenti l’ideale di Cristo crocifisso nel modello («inimitabile»?) di san
Francesco, il martirio dei protomartiri, nell’ideale concretamente vissuto
da frate Antonio, che «da Lisbona» era diventato «di Padova». Modello
esemplare per tutti di una vita consacrata all’annuncio di una Parola incar-
nata nella sua stessa vita.

SOMMARIO

Il contributo parte dall’analisi della bolla del vescovo di Ceneda, Manfredo di


Collalto, che concede, su richiesta dei frati del convento padovano, con il permesso
del vescovo diocesano Pagano della Torre, l’usuale indulgenza di quaranta giorni, in
occasione della traslazione del corpo di sant’Antonio. Traslazione che avviene in
concomitanza con il capitolo generale dei fati Minori fissato a Padova nel preceden-
te capitolo di Tolosa (1307). Viene rilevata l’importanza del capitolo generale nella
prassi francescana e la scelta del convento padovano – importante centro di studi
e della tradizione della Communitas – in un momento in cui le tensioni all’interno
dell’Ordine stanno raggiungendo l’apice. La memoria di santità di Antonio avrebbe
potuto essere il punto di legame tra le due anime che si dibattevano nell’Ordine mi-
noritico. In appendice viene edita l’edizione diplomatica della bolla di indulgenza di
Manfredo di Collalto e una di poco precedente, rilasciata dall’arcivescovo di Raven-
na Rinaldo di Concorezzo.

SUMMARY

The article presents the study of the note of the Bishop of Ceneda, Manfredo of
Collalto. He gives the usual indulgence of forty days during the translation of the
body of St. Anthony, as requested by the friars of the convent in Padua with the per-
mission of the diocesan Bishop Pagano della Torre. The translation coincided with
the general congress of the friars Minor in Padua, the place decided in the last chap-
ter of Toulouse (1307). It notes the importance of general chapter in Franciscantra-
dition and the choice of the convent in Padua – an important center of learning and
an tradition of Communitas – at a time when tensions were reaching a peak within
the Order. The memory of the holiness of Anthony would have been the point of
connection between the two souls struggling in the Order of Minors. A diplomatic
edition of the indulgence note of Manfredo is published in the appendix together
with a slightly earlier note issued by the Archbishop of Ravenna, Rinaldo of Con-
corezzo

Luciano Bertazzo
Facoltà Teologica del Triveneto
direzione@centrostudiantoniani.it
328 DONATO GALLO

APPENDICE
DUE LETTERE DI INDULGENZA
PER LA BASILICA DEL SANTO DEL 1310
a cura di DONATO GALLO

1. 1310 febbraio 4, Padova - monastero di Santa Giustina


Rinaldo (da Concorezzo), arcivescovo di Ravenna, con sua lettera patente indiriz-
zata ai fedeli cristiani della provincia ecclesiastica ravennate e della diocesi di Pa-
dova, concede, con il permesso di P(agano Della Torre) vescovo di Padova, 40 gior-
ni d’indulgenza a quanti, penitenti e confessi, si recheranno ad ascoltare le predi-
che e a venerare il corpo di sant’Antonio nella chiesa dei frati Minori di Padova.
Originale (A): Archivio di Stato di Padova, Diplomatico, b. 43, n. 4946.

Ed. parziale: A. SARTORI, Archivio Sartori. Documenti di storia e arte francescana.


I. Basilica e convento del Santo, a cura di p. Giovanni Luisetto, Padova 1983, p. 639;
A. SARTORI, Le traslazioni del Santo alla luce della storia, «Il Santo», 2 (1962), p. 21.

Uniuersis prouincie Rauennatis ac ciuitatis et diocesis Paduane Christi fideli-


bus presentes litteras inspecturis Raynaldus, permis/sione diuina et apostolica gra(-
cia) sancte Rauennatis ecclesie archiepiscopus, salutem in Domino sempiternam.
Cum diuina sapiencia de sede summe diuinitatis emanans cunctis dominatur
imperiis, prefulgeat ceteris dignitate et pre omnibus sit diuitiis opulenta, possesso-
res ipsius dignis laudibus extolluntur, elucescunt clarius et ueri operibus super
cunctos dictantur: hanc itaque appetunt Christi ueri cultores, hanc eius amatores di-
ligentere exquirunt, cum et ipsa sit illa preciosior margarita quam, cum eius inuen-
tor comparare uellet, uendidit omnia bona sua, cum sit et ille thesaurus in agro
absconditus pro quo qui eum habere uoluit sua commutauit et tradidit uniuersa.
Eapropter, dilectissimi fratres, cupientes deuotionem uestram pro animarum
uestrarum salute in huius sapientie amore atque feruore caritatiue accendi per
sancte predicationis studium immittandum et fieri possessore eiusdem, uos curaui-
mus ad diuinas predicationes audiendas pariter et sermones, in quibus ipsa uerius
sapiencia edocetur(a), in Domino exortari, obsecrantes uos iuxta apostolum per do-
minum lesum Christum quatenus ad deuotionis locum uidelicet ad ecclesiam fra-
trum Minorum de Padua, in qua gloriosi confessoris Christi beati Antonii corpus
honorifice requiescit, curetis ad uerbum ipsum humiliter et attente audiendum as-
sidue accedere et corpus ipsum deuotissime uisitare. Nos enim, ut uobis cedere
hoc ualeat quin etiam fructuosius cedat ad meritum uite eterne in quantum nobis
diuina gracia suffragatur, uenerabilis patris domini P(agani) Dei gracia episcopi Pa-
duani in hoc preueniente consensu, de omnipotentis Dei eiusque gloriose matris
Virginis Marie misericordia necnon et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius
auctoritate et meritis sanctorumque martirum Apolenaris, Vitalis et Ursicini atque
sanctorum omnium precibus et intercessionibus gloriosis confisi, omnibus ex uobis
uere penitentibus et confessis, qui dictum locum deuote ut premittitur uisitauerint
et sermones in eodem loco cum deuotione et humilitate fecerint et audiuerint, qua-
draginta dies de iniuncta eis penitentia misericorditer relaxamus. In cuius rei testi-
monium presentes litteras fieri fecimus et sigilli nostri appensione muniri.
DUE LETTERE DI INDULGENZA PER LA BASILICA DEL SANTO DEL 1310 329

Dat(e) in monasterio Sancte Iustine de Padua, die IIIIa mensis februarii, sub an-
nis Domini M CCC X, indictione VIIIa, tempore domini Clementis pape quinti.

2. 1310 giugno 3, Ceneda


M(anfredo di Collalto), vescovo di Ceneda e conte, su richiesta del convento dei
frati Minori di S. Antonio di Padova, nell’imminenza della traslazione del corpo
del glorioso confessore in altra parte della chiesa, con sua lettera patente concede,
con il permesso di P(agano Della Torre) vescovo di Padova, 40 giorni d’indulgenza
a quanti, penitenti e confessi, si recheranno a venerare il Santo nel giorno della tra-
slazione e nell’anniversario di essa.
Originale (A): Archivio di Stato di Padova, Diplomatico, b. 43, n. 4937.

Pergamena in discrete condizioni di conservazione, tranne in corrispondenza


di piegature, ma senza danni che impediscano di leggere la scrittura. Specchio di
scrittura preparato a colore, con rettrici e testo su 14 linee. Minuscola cancelleresca
abbastanza sviluppata, di modulo piccolo, ma non elegante. Iniziale annerita a ca-
polettera (sigla M). Plica tagliata; altri tagli ai due angoli inferiori conferiscono
una forma vagamente trapezoidale. Sigillo deperdito.
La struttura della lettera rientra perfettamente nella tipologia delle lettere pa-
tenti vescovili di indulgenza. La lunga arenga mutua pari pari una delle formule
più usate sin dal pieno secolo XIII nelle indulgenze papali.
Ed.: B. GONZATI, La Basilica di S. Antonio descritta e illustrata, Padova 1852. Si
tratta di una buona edizione, che non tradisce errori di lettura.
Riproduzione: S. Antonio 1231-1981. Il suo tempo, il suo culto e la sua città, Pa-
dova 1981, p. 330.
P. MARANGON, Traslazioni e ricognizioni del corpo di s. Antonio nelle fonti storico-
letterarie. Appendice l: Condizioni di vita, malattie ed età di s. Antonio. Appendice II:
Reliquie del corpo di s. Antonio al Santo dalle origini al 1652, «Il Santo», 21 (1981),
pp. 198-248, fig. 3.

M(anfredus), Dei gracia Ceneten(sis) episcopus et comes. Vniversis Christi fide-


libus salutem in Domino. Licet is de cuius munere venit ut sibi a fldelibus suis digne
/ ac laudabiliter seruiatur, de habundancia paupertatis sue, que merita suplicum
excedit et vota bene servientibus multo maiora tribuat quam valleant / promereri,
desiderantes tamen Domino reddere populum acceptabilem ac credentes Deum in
celis habere propicium, si sanctos eius qui in celis habitant deuote hono/rari procu-
ramus in terris, Christi fideles ad id quasi quibusdam illectiuis muneribus, indul-
genciis silicet et remissionibus, inuitamus ut exinde reddantur divine / 5 gracie ap-
ciores. Cum igitur religiosorum virorum fratrum Minorum conventus Beatissimi
Anthonii confessoris de Padua, propter variam et inmensa mutationem / ecclesie
confessoris predicti corpus ipsius confessoris decensius atque commodius in alia
parte ipsius ecclesie collocare translatione venerabili cupiencium, nobis du[xer]it
suplicandum ut omnibus fidelibus christianis ad predictam ecclesiam accedentibus
in die translationis predicte et eius / aniversario pro ipsius confessoris corpore devo-
tissime venerando suorum p[ecca]minum indulgenciam concedere dignaremur,
nos, cupientes predicti confessoris / corpus et ecclesia ac ordinem predictum con-
gruis honoribus et debita reverencia frequentari, de omnipotentis Dei misericordia
330 DONATO GALLO

et gloriose virginis Marie matris eius / 10 et beatorum apostolorum Petri et Pauli ac


beatissimi Ticiani confessoris et patroni nostri confisi sufragiis, omnibus vere peni-
tentibus et confessis, qui corpus / visitare ipsum et dictam ecclesiam in die transla-
tionis huiusmodi et eius aniversario annis singulis dicti confessoris imploraturi suf-
fragia cum devocione curaverint / visitare, XL. dies de iniuncta sibi penitencia,
asensu tamen venerabilis fratris nostri domini P(agani) Dei et apostolica gracia epi-
scopi Paduani plenius acedente, misericorditer / in Domino relaxamus. In cuius rei
testimonium, quia proprio carebamus sigillo, has literas sigillli capituli nostre Cene-
ten(sis) ecclesie fecimus apensione muniri./
Dat(e) Cenete in nostri episcopali pallacio, die tercio iunii, anno Domini mille-
simo trecentesimo decimo, indicione octava.

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