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Riassunto Storia delle Dottrine Politiche

INTRODUZIONE
La Storia delle Dottrine Politiche si è sviluppata all’inizio del 900 ed è la materia fondamentale
della facoltà di Scienze Politiche, può essere definita come “la storia della riflessione degli uomini
intorno alla possibilità e modalità della loro convivenza”. La prima cattedra di Storia delle D.P.,
venne fondata nel 1924 per Gaetano Mosca che fu il primo titolare di cattedra.
La S.D.P. è fondamentale per lo studente di Scienze Politiche, in quanto gli insegna ad acquisire il
lessico fondamentale della politica, come i concetti, nomi, categorie e le correnti attraverso cui si è
formato il pensiero politico occidentale. In sostanza tale materia, serve a familiarizzare con parole
specifiche, senza le quali è impossibile la comprensione delle scienze politiche. Dobbiamo dire che
non esiste una dottrina politica perfetta, ma essa fornisce delle risposte che ci aiutano a conoscere il
passato, migliorare la vita degli uomini, capire il mondo attuale e ciò grazie allo studio dei
“classici”, i quali sostenevano che per pensare al futuro del popolo, prima bisognava studiarne il
passato. Alle origini, per dottrina politica si intendeva tutto ciò che era finalizzato all’attività pratica
della politica. Con il tempo però, tale definizione si è allargata ed oggi si definisce “Storia del
pensiero politico” e lo storico, prende in considerazione, non solo i grandi autori, ma anche i
piccoli, i movimenti, le sette, le lettere personali degli autori, gli articoli di stampa, le opere d’arte e
tutto ciò che possiede un significato politico. La storia delle dottrine politiche, è una disciplina
prima storica e poi teorico-filosofica ed usa il metodo storico-comparatistico, cioè ogni autore,
viene contestualizzato, considerato nel suo luogo e periodo, quindi tenendo presente i problemi e gli
eventi di allora, ma anche gli avvenimenti contemporanei a quel periodo degli altri Stati e popoli. Si
potrà così, studiare non solo che cosa hanno scritto i “classici”, della storia del pensiero politico, ma
anche perché lo hanno scritto e con quale scopo e quindi, capire che i personaggi e gli eventi del
passato sono significativi e suggestivi. Iniziamo lo studio della storia politica, dai classici
dell’antica Grecia e questo perché è in Grecia che si sviluppa la parola (logos), come dialogo,
scambio di idee ed opinioni, acquistando una rispettabilità che mette l’uomo in una posizione di
rilievo ed autonoma rispetto a tutti gli altri esseri viventi. E’ infatti qui che nascono alcune grandi
questioni del pensiero politico quali: la teoria delle forme di Governo, rapporto tra leggi umane e
leggi naturali, la legittimità dell’obbligo politico, etc. e tutto ciò porta alla rottura della visione
politica come governo di un solo uomo e di relazione comando-obbedienza. Ed è proprio in Grecia
che nasce l’agorà (piazza, a Roma foro) il luogo pubblico, dove si parla, si discute, si fanno
cerimonie etc.. e secondo i greci, l’uomo può essere felice solo nella polis (città-Stato come
comunità politica) in quanto, per loro non vi era una distinzione e conflitto tra sfera privata e sfera
pubblica e quindi avevano una concezione positiva dello Stato al di fuori del quale vi erano solo gli
dei e gli animali. La polis era il nucleo della vita sociale e per i filosofi greci, come Platone e
Aristotele, rappresentava un modello di studio dove era possibile attuare sia la libertà civile che
quella della vita etica.
Era di dimensioni incomparabilmente più piccole rispetto agli stati moderni, indipendente da altre
città, era però spesso unita ad altre poleis da rapporti religiosi o da vincoli di difesa. Anche se vi
erano differenti forme di poleis , queste in linea di massima erano caratterizzate dall'esistenza di un
gruppo di cittadini-guerrieri aventi la facoltà di partecipare alle attività politiche, eleggendo i
magistrati che amministravano la comunità oppure assumendo direttamente cariche pubbliche.
In Grecia vi erano due importanti comunità: Sparta ed Atene. A Sparta c’erano due gruppi etnici, gli
Spartiati e gli Iloti e la comunità si fondava sul rispetto delle tradizioni patrie (venerazione degli idei,
cura dei genitori etc..). Il fanciullo veniva educato all’interno della polis, sottratto alla famiglia,
obbligato a vivere con i coetanei e gli veniva impartita una disciplina da guerriero. La costituzione della
polis, si ispirava all’ideale dello Stato politico, l’assemblea (apella) era formata da tutti i cittadini che
facevano parte dell’esercito, aveva il potere e l’esercito era affidato al re che proveniva da famiglia
aristocratiche, il Governo era formato dal Consiglio degli anziani (gherusia) che erano tutti coloro che
avevano terminato il servizio militare. Quindi, il Governo era aristocratico. Ad Atene invece,
l’ordinamento politico, era basato su quattro classi distinte, la costituzione si ispirava alla libera
personalità dell’individuo e la vita economica era più articolata di quella spartana e il Governo era
democratico.
Comunque, per tutti i greci, la vita politica era parte integrante della vita di ogni individuo perché non
essendo soli, ogni cosa che si fa entra in relazione con quello che fanno gli altri.
 PLATONE
E’ uno dei maggiori filosofi dell'antica Grecia che hanno maggiormente influenzato la cultura
occidentale. Come quasi tutti i grandi autori, delle dottrine politiche, Platone cerca di parlare di
politica, partendo dall’uomo, avendo grande interesse per quello che è la natura umana
(antropologia). Quindi cerca di spiegare la natura dell’uomo per poi spiegare come deve essere fatto
lo Stato. Egli visse nel periodo delle guerre tra Sparta e Atene, con la sconfitta di quest’ultima e la
condanna di Socrate suo maestro, accusato di corruzione ed empietà dei giovani. In quel periodo vi
era anche un gruppo di pensatori molto popolari, chiamati Sofisti (intellettuali che insegnavano
dietro pagamento) che predicavano il “relativismo” cioè, secondo questi filosofi, non vi erano dei
valori oggettivi, quindi se un’idea è giusta da un certo punto di vista, sicuramente è sbagliato
dall’altro, quindi volevano dimostrare come in realtà i valori del bene e giustizia, non mettono tutti
d’accordo. Ma Platone, polemico verso tale filosofi e deluso dalla finta democrazia ateniese (trenta
tiranni e corruzione morale), con la sua filosofia, cercò di rinnovare la polis con i sapienti-
governanti che erano i detentori di certi valori e gli unici che potevano porre fine alla disunione
delle città-Stato. Platone cercò di dar vita a tale modello alla città di Siracusa, ma invano e quindi
ritornò ad Atene dove fondò la scuola filosofica “Accademia” chiamata così perché si trovava nei
giardini dedicati all’eroe greco Academo ed Aristotele fu un suo allievo.
ALCUNE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DEL PENSIERO DI PLATONE sono:
Esigenza di una spiegazione totale della realtà e dell’esistenza e ciò non essendo ne facile, ne
immediate, allora importante è la ricerca attraverso il confronto di opinioni (quindi dialogo) e del
linguaggio simbolico (mito tipico strumento della cultura greco-classica). La realtà vera è una realtà
immutabile e perfetta che può essere affermata solo dal pensiero: mondo intelligibile e tale realtà
esiste altrimenti noi non potremmo spiegarci come mai abbiamo un sapere immutabile e perfetto
(matematica e filosofia) semmai il mondo sensibile è materiale è una realtà imperfetta e relativa e
questo lo spiega bene e in maniera allegorica nel “Il mito della caverna”.
PLATONE PENSIERO POLITICO. L’opera massima di Platone è la “Repubblica”(politeia) il cui
argomento è la formazione di una perfetta comunità (polis) ed inizia con il descrivere la natura
umana definendo l’uomo come “l’uomo del bisogno”, in quanto come istinto ha quello di soddisfare
i propri bisogni. Anche le relazioni sociali fra gli uomini per Platone sono motivate da questa voglia
di soddisfare i bisogni in quanto, associandosi in gruppo si possono soddisfare un maggior numero
di bisogni e così nasce la società (politelia). Nell’opera la Repubblica, Platone descrive un dialogo
tra Socrate (in realtà è Platone che parla) ed alcuni Sofisti intorno all’idea di Giustizia che per
Platone è la virtù somma, più importante e che consiste nel seguire la nostra natura e quindi, per il
filosofo, la giustizia si realizza quando ciascun individuo svolge all’interno della polis il compito
per il quale è predisposto naturalmente. Secondo i Sofisti, la giustizia consiste nel fare il bene agli
amici ed il male ai nemici ed inoltre essa è l’utile del più forte. Invece per Socrate, non esiste la
giustizia come essenza universale, ma esiste il sapere di volta in volta come è bene e giusto agire e
solo l’uomo che conosce la giustizia, può operare secondo giustizia e inoltre essa è un razionale
rapporto tra gli uomini. Quindi i filosofi devono andare al potere e non può esserci comunità senza
giustizia che è fondamentale per la nascita e vita dello Stato. Però gli uomini, non sono tutti uguali
(concetto di uguaglianza nasce con il Cristianesimo e si sviluppa dal ‘500 al ‘900) e questo lo
sostenevano i Greci in quanto comparavano l’essere umano agli altri esseri della natura ( animali e
piante). Per spiegare questa diversità e definire i ruoli gerarchici all’interno dello Stato e spiegare
come mai c’è qualcuno che comanda e qualcuno che obbedisce in tutte le comunità, Platone ricorre
al “Mito delle tre nature”, dove dice che gli dei hanno plasmato gli uomini utilizzando tre diverse
leghe metalliche: oro, argento e bronzo ed ogni uomo nasce con una natura aurea, argentea e
bronzea e queste, partendo dalla prima, sono via via meno superiori. Questo mito serve per farci
capire come mai all’interno della polis ci sono diversi ruoli. A ciascuno di questa natura corrisponde
una virtù: alla natura aurea corrisponde la virtù della sapienza, alla natura argentea la virtù del
coraggio, alla natura bronzea la virtù della temperanza o pazienza e la giustizia racchiude queste tre
virtù. Inoltre, la polis è costituita da tre classi a cui sono attribuite le tre virtù: Governanti o
reggitori-filosofi che hanno il compito di governare la polis (saggezza); Guerrieri che hanno il
compito di difendere la polis (coraggio); Cittadini il cui compito è quello di fornire i mezzi di
sussistenza per gli abitanti della polis (temperanza). Ad ogni classe corrisponde anche un tipo di
anima.
LA GIUSTIZIA, ARMONIA FRA L’ANIMA, LA VIRTU’ E LA CLASSE. Per Platone, la
divisione degli uomini in classi, non è un fatto ereditario ma antropologico, ovvero da come si è
come uomini (natura umana). Infatti, per Platone, un uomo può, sia innalzarsi alla casta più alta e
sia scendere a quella più bassa e questo vale anche per i figli che nascono da genitori di determinate
caste e sono i reggitori-filosofi che seguono l’educazione dei giovani, ne individuano le attitudini
naturali, determinando il ruolo che svolgeranno nella polis. Questo pensiero potrebbe essere
scambiato per determinismo, ma non è così e Platone, alla fine della Repubblica scrive un racconto,
“Il mito di Er” dove si da l’idea della libertà e responsabilità individuali. Quindi, alla fine del
racconto, Platone conclude che i reggitori-filosofi individuano le nostre attitudini naturali ma in
realtà esse sono il frutto di una nostra scelta liberamente fatta nell’aldilà.
LA FAMIGLIA E LA PROPRIETA’ PRIVATA. Platone, suggerisce la comunanza dei beni in
modo che i governanti ed i cittadini prediligano il bene di tutti e per questo deve essere abolita la
proprietà privata, anche le donne devono essere in comune senza che ciò implichi la prostituzione,
la subordinazione della donna all’uomo. Infatti, Platone sosteneva che le donne e gli uomini
avessero uguale intelligenza e capacità, anche se la donna fisicamente resta più debole. Inoltre, i
matrimoni dovevano essere decisi dallo Stato ed essere temporanei ed i figli dovevano essere tolti ai
genitori, in modo da vivere in una grande famiglia. Sempre per Platone, i custodi dello Stato, amanti
della sapienza e giustizia, come tali sono per se stessi felici. Non hanno una sfera familiare privata
perché padri di tutti i cittadini e non conoscono proprietà privata in quanto, essa porta alla
disuguaglianza e quindi, alla violazione della Giustizia. Egli sa che questo Stato non può esistere
sulla terra, ma può essere usato come modello per migliorare, quindi, la Repubblica è considerata
come la prima utopia del pensiero politico occidentale.
LA DEGENERAZIONE DELLO STATO. Secondo Platone, il Governo dei filosofi è la miglior
forma del vivere comune, però vi sono anche altre forme di Governo, man mano peggiori, quella
Tirannide è la peggiore di tutte. Queste forme di Governo, sono: Timocrazia, governo fondato
sull’onore e l’uomo timocratico è ambizioso e vuole comandare a tutti i costi; Oligarchia, governo
fondato sul censo, ne fa parte l’uomo ricco; Democrazia, governo fondato sulla libertà eccessiva dei
cittadini, l’uomo democratico si rifiuta di obbedire e si lascia andare a desideri smodati e
all’anarchia per la troppa libertà concessa; Tirannide, governo fondato sul comando del tiranno il
quale è schiavo delle passioni, oppressore dei sudditi ed infelice. Il concetto platonico di Stato, si
basa sul fatto che vi è una relazione di reciprocità in cui individuo e Stato, virtù e legge, anima e
classi sociali coincidono ed il singolo svolge la sua funzione sull’armonia del tutto. Nella
Repubblica, il concetto di Stato non coincide con nessuna virtù, ma è la condizione che permette
tutte le virtù; quindi si parla di Organicismo Platonico, nel senso che Platone, paragonava lo Stato
ad un organismo vivente (corpo umano), formato da diverse parti ma che in realtà formano un solo
essere. Secondo lo studioso austriaco Popper, Platone è il padre dello Statalismo autoritario, in
quanto nega il Pluralismo a favore dei valori unici della polis. Ma ciò, non è corretto perché non si
può giudicare un autore del V sec. a.C. con i nostri occhi, ma bisogna mantenere la distanza storica,
cioè ricondurre ogni autore al momento culturale nel quale è vissuto, ma ciò non toglie che si può
ragionare sulle teorie descrittive della società (descrivono la realtà senza imporre o proporre vie
d’uscita ai problemi della società) e sulle teorie prescrittive( indicano una sola strada per arrivare
alla forma perfetta di Stato). Infine c’è da dire che Platone è stato il primo autore che paragona
l’uomo di Stato al medico, la medicina alla politica. Il medico, deve imparare ad usare non solo le
medicine, ma anche i veleni, i quali in piccole dosi possono essere una cura per l’ammalato e in
politica, l’uomo di Stato delle volte è costretto a fare azioni contrarie all’opinione pubblica in nome
di un interesse di Stato
 ARISTOTELE
filosofo greco, visse nel IV sec. A. C, fu precettore di Alessandro Magno e visse nel periodo
dell’avvento dei Regni Ellenistici con il passaggio dalla civiltà greca a quella romana, quindi
visse nel periodo della decadenza delle poleis. Aristotele diede vita ad una scuola filosofica, il
Liceo, nata nei giardini dedicati ad Apollo Liceo. Anche se fu discepolo di Platone, aveva una
visione diversa da quella del maestro sulla polis e sulla convivenza dell’uomo con i suoi
simili. Aristotele è realistico, interessato alla politica come scienza pratica, allo studio delle
poleis concretamente realizzatesi e non ad una polis ideale.
PENSIERO DI ARISTOTELE Se Platone, vedeva la politica come una scienza teorica che
deve aspirare al mondo delle idee che va oltre la pratica, Aristotele rivolgeva la sua filosofia
verso lo studio della realtà, quello che c’è ora; se per Platone l’idea era la realtà perfetta,
immutabile, per Aristotele, centrale è la Sostanza, ciò che è materiale, corporeo. Egli divide le
scienze in due gruppi: Teoriche che studiano i rapporti necessari tra le cose e hanno tra le cose
e hanno come scopo la conoscenza disinteressata della realtà, Pratiche e Poietiche che si
occupano del possibile, di ciò che ha diverse modalità di attuazione es. la politica e come
scopo l’illuminazione dell’agire. Proprio ad Aristotele, si deve lo studio di gran parte delle
forme di Governo delle poleis (aristocrazia, democrazia ecc..). Egli si preoccupava di stabilire
quante sono le forme di Governo, quali sono quelle giuste e quelle ingiuste, le cause dei
mutamenti costituzionali.
PENSIERO POLITICO Egli dedica un importantissimo libro alla politica “La Politica”
(Politeia) e tale libro fu riscoperto nel XII sec. Tradotto in latino e cristianizzato da S.
Tommaso d’Acquino diventando uno dei testi più influenti della Storia delle dottrine politiche
medioevali. Anche Aristotele parte dalla concezione della natura umana (antropologia), per il
filosofo, l’uomo è “l’uomo del bisogno” e sente la necessità di soddisfare i propri bisogni e
inoltre lo definisce come “animale politico”, cioè è un essere vivente che ricerca in maniera
naturale il rapporto con i propri simili, dotato di una socievolezza naturale, non calcola in
maniera utilitaristica se gli conviene o no associarsi. L’idea che gli uomini siano portati
naturalmente ad associarsi è un’idea predominante nel Medioevo e invece criticata nell’età
moderna 1500-1600 dalla corrente dei Giusnaturalisti, i quali sostenevano che l’uomo fosse
per natura individualista. Quindi Aristotele, sosteneva che la polis nascesse per
raggruppamenti sempre più grandi di persone e la prima forma di comunità è quella della
famiglia, da una famiglia si passa all’unione di più famiglie in gruppi parentali, quindi in tribù
e l’unione di diverse tribù porta ai villaggi e l’unione di diversi villaggi porta alla formazione
delle poleis. Come per tutta la cultura greca, anche per Aristotele gli uomini sono diversi per
natura e per lui più importanti sono le disuguaglianze di tipo intellettivo sostenendo che
l’intelligenza, non è uguale in tutti gli esseri umani ed esiste quella che definisce “gerarchia
naturale delle intelligenze”, ovvero la natura dota gli uomini di particolari intelligenza, la
quale per Aristotele vuol dire la possibilità di sopravvivere con i propri mezzi e capacità, e
coloro che sono dotati di scarsa intelligenza, non riescono a sopravvivere con i loro mezzi e
quindi hanno bisogno di altre persone che li aiuti e questa gerarchia di intelligenza, porta
Aristotele a dire che la donna ha un’intelligenza inferiore a quella dell’uomo e così lo schiavo,
servo, è dotato di un’intelligenza ancora minore. La famiglia è il nucleo centrale della polis ed
è costituita da : padre, madre, figlio e schiavo ed è all’interno della famiglia che si instaurano i
primi rapporti di comando ed obbedienza e per Aristotele una delle questioni fondamentali
della politica è l’individuazione dei rapporti di comando ed obbedienza e sempre all’interno
della famiglia, si sviluppano i diversi tipi di potere: padre–figlio, marito-moglie, padrone-
schiavo in quanto, il comando dato dal padre al figlio e dal marito alla moglie è volto
all’interesse di chi riceve il comando, mentre, il comando del padrone allo schiavo è rivolto
all’interesse del padrone. Per il mondo greco, la condizione di schiavitù era di beneficio per lo
schiavo stesso, in quanto, avendo egli un’intelligenza minore, non poteva riuscire a
sopravvivere se lasciato a se stesso e quindi, per Aristotele, tra padrone e schiavo c’era un
rapporto di scambio in quanto, il primo provvedeva al sostentamento dello schiavo e questi
provvedeva a soddisfare le richieste del padrone. Quindi, per il filosofo, importante era nello
studio del comando ed obbedienza vedere se il comando era stabilito nell’interesse di chi lo
riceveva o di chi lo dava e questo rapporto era alla base della distinzione nella polis, fra le
forme di Governo giuste e quelle degenerate.
LA COMUNITA’, LA FAMIGLIA E LA PROPRIETA’. LE CRITICHE A PLATONE.
Aristotele critica la visione della polis ideale di Platone in quanto, Platone criticava l’istituto
della famiglia e della proprietà privata perché le vedeva come fonte di disgregazione
dell’unità della polis. Aristotele, invece, sottolinea come Platone, negando la famiglia, negava
la natura umana in quanto, l’uomo per natura cerca la famiglia e quindi, non si può eliminarla
perché facendo ciò si avrebbe un declino della polis la quale è un’unità, il risultato di
numerose parti, una contrapposizione di forze, di vite differenti, quindi, una polis articolata.
Per quanto riguarda la proprietà privata, Aristotele, sostiene come essa sia un fattore che
sprona l’individuo a lavorare, a migliorare in quanto, di ciò che è comune a tutti non se ne
cura nessuno. Infatti, per lui esiste: un sano egoismo, quello che in vista di un profitto ci
spinge a migliorare, andare avanti ed un egoismo eccessivo, da condannare che pur di
raggiungere i nostri scopi danneggia gli altri.
IL DENARO. Aristotele è stato il fondatore della scienza economica, sua è la concezione del
denaro e delle sue funzioni. Secondo lui esistono due modi per usare il denaro, uno legittimo
dove il denaro viene usato per fare acquisti; uno non legittimo o illegittimo, quando il denaro
viene usato non per fare acquisti ma per accumularlo e quindi, non è più un mezzo ma un fine
e questo va contro la natura del denaro, in quanto è solo un mezzo di scambio.
FORME DI GOVERNO Aristotele sosteneva che le forme di governo erano sei: tre rette e tre
degenerate o corrotte. Le forme corrette sono: Monarchia, Aristocrazia, Politeia; le tre forme
degenerate sono: Tirannide, Oligarchia e Democrazia. Queste forme, Aristotele le distingue
secondo due criteri: un criterio quantitativo e l’altro qualitativo. Secondo il criterio
quantitativo, le forme di governo si distinguono in base a quante persone detengono il potere e
ci sono tre casi: Monarchia e Tirannide, il potere è affidato ad un singolo individuo;
Aristocrazia ed Oligarchia, il potere è affidato ad un gruppo di individui; Politeia e
Democrazia, il potere è affidato alla maggior parte degli individui. In base al criterio
qualitativo, la forme di governo si distinguono in forme rette e forme degenerate e questo
dipende dall’interesse e quindi bisogna domandarsi “Chi esercita il potere nell’interesse di chi
lo fa?”. Se il potere viene esercitato nell’interesse di tutti (collettivo), la forma è retta, se viene
esercitato per il proprio interesse (di chi comanda) la forma di governo è degenerata. Quindi,
la differenza tra Monarchia e Tirannide è che la Monarchia è il governo di uno(monarca)
nell’interesse di tutti, la Tirannide invece, è il governo di uno (tiranno) nell’interesse di se
stesso; lo stesso vale per l’Aristocrazia e la sua forma degenerata di Oligarchia,
L’Aristocrazia è il governo di pochi nell’interesse di tutti, l’Oligarchia è il governo di pochi
nell’interesse di quei pochi; e così anche per la Politia e la sua forma degenerata di
Democrazia, la Politia è il governo di molti nell’interesse di tutti, la Democrazia governo
della maggioranza ma non nell’interesse di tutti (vengono esclusi i ricchi). Questa si può
definire come una distinzione di tipo morale e la forma di governo che Aristotele preferisce è
la Politeia in quanto, secondo lui, tale forma di Governo è la forma Mista di due altre forme di
Governo: Aristocrazia e Democrazia (governo di pochi e governo di molti). Egli viveva in un
periodo in cui, all’interno della polis vi erano delle lotte civili di tipo sociale, un contrasto tra
ricchi e poveri, tra nobiltà e popolo e per Aristotele la politica deve avere come fine il
benessere della collettività e deve tendere al principio del “giusto mezzo”, della giusta misura
e lui è il filosofo della moderazione in quanto, credeva che gli eccessi prima o poi avrebbero
portato solo infelicità. Quindi, all’interno della polis la forma di Governo migliore è quella
che trova il giusto mezzo tra Aristocrazia e Democrazia per affidare il comando alla classe
media, quella classe che contempera un po’ di democrazia ed un po’ di aristocrazia: non tanto
ricchi e nemmeno tanto poveri da desiderare ricchezze. Un altro importante argomento della
politica di Aristotele, riguarda le cause dei mutamenti costituzionali, cioè del perché ci sono
delle rivoluzioni periodiche delle poleis che portano ad un mutamento di forma di governo (da
una monarchia ad una tirannide o da democrazia ad oligarchia, etc) e quindi, descrive pregi e
difetti di ciascuna forma di governo. Ad esempio la Democrazia degenerata, cioè quella forma
di governo del popolo, delle masse, non bilanciato con l’aristocrazia in quanto, la masse gli
sembrano un gruppo di persone privo di intelligenza politica e facilmente dominato da quelle
personalità dotate di un particolare carisma, particolari dote oratorie che sono i demagoghi,
cioè coloro che muovono le masse come burattini e per Aristotele quindi, la Democrazie si
rivelano quasi sempre come tirannidi mascherate, oppure, la democrazia può terminare come
anarchia poiché il rischi è quello di un eccesso di libertà. La stessa critica vale per l’oligarchia
dove un gruppetto di persone governa ingiustamente sulla base del potere o della ricchezza,
escludendo altri. E per il filosofo, escludere qualcuno dalla felicità pubblica è un fatto
negativo, sia che siano i pochi ad escludere i molti che viceversa, in quanto, non solo per
Aristotele ma per tutti i Greci, il fine della società, della polis è la Eudamonia cioè, la felicità.
Per Aristotele, la peggior forma di governo è la tirannide, anche se, quando ne parla non
condanna fortemente il tiranno suggerendogli dei comportamenti da assumere per mantenere
il proprio potere. Infatti, egli suggerisce due modi per mantenere la tirannide: il primo è il
“Pugno di ferro”, cioè il modo brutale sulla costante paura dei sudditi, mostrando un forte
potere militare; il secondo modo è più sottile, più subdolo e consiste nella dissimulazione,
nella simulazione, cioè nel mostrarsi buono, caritatevole con i sudditi come facciata pubblica
e nel privato essere tiranno, spietato. Quindi, mantenere una doppia faccia, ingraziarsi la
massa attraverso delle opere pubbliche, svaghi, giochi (però, usare il pugno di ferro contro la
nobiltà, le grandi famiglie che ambiscono al potere del tiranno). Tali considerazioni saranno
poi studiate dai filosofi successivi come il Machiavelli nel “Principe”. La politica di Aristotele
riguarda anche la diversità di civiltà, dividendola in tre rami, paragonando le civiltà del Nord
e le civiltà Asiatiche (del Sud) con quella Greca, affermando che i popoli nordici (barbari)
sono dotati di un grande coraggio, vigore fisico e libertà, ma di scarsa intelligenza, viceversa,
i popoli asiatici (Persiani) sono dotati di una grande intelligenza ma di scarso coraggio e
quindi, preda delle tirannidi, facilmente soggiogabili da grandi personalità ed invece, il popolo
Greco che dal punto di vista geografico si trova a metà, tra nord e sud, è il migliore in quanto
dotato sia di intelligenza che di coraggio. Quindi, la civiltà Greca è la migliore e l’elemento
più importante per formare un buon cittadino è la virtù che consiste nel saper comandare e nel
saper ubbidire. Aristotele è il filosofo maggiormente letto e nel Medioevo, citarlo era
considerata una forma di autorità superiore a quella di altri personaggi del mondo classico.

 ROMA
L’organizzazione politica romana, è il risultato di un lungo processo storico. Se in Grecia l’entità
politica fondamentale era la polis, a Roma invece, era la Civitas: aggregato di individui che
godevano di uno status giuridico particolare e cioè la cittadinanza. Gli elementi costitutivi della
civica erano: la Gens (gruppo di famiglie), i loro Capi (patres familiarum), il Rex ed il Populus. La
regolamentazione della vita collettiva della civica romana, dipendeva dal Diritto. Se nella civiltà
greca, il pensiero politico era caratterizzato da una dimensione etica, nella civiltà romana la politica
fu esclusivamente una dimensione giuridica e proprio il Diritto rappresentava l’anima della civica,
così si pone una distinzione tra pubblico e privato. Il pubblico ha la sua fonte nella lex, approvata
dai comizi curiati (assemblea del popolo) ed il privato trova la sua disciplina sulla base
dell’iniziativa dei singoli. Avviene così, la distinzione tra Ius civilis che riguarda i rapporti tra
cittadini e lo Ius pubblicum che riguarda l’organizzazione della civica in quanto, Res Pubblica (cosa
del popolo) e la Costituzione rappresentano il modo di trasformare la civica in Repubblica. Secondo
i romani vi erano tre posizioni tipiche di comando: l’Imperium, l’Auctoritas e la Potestas. La storia
politica dell’antica Roma è determinata da tre grandi fasi:1-Il periodo dei sette re di Roma (753 a.C
fondazione, 496 a.C morte dell’ultimo re Tarquinio il Superbo); 2-Il periodo della Repubblica (496
a.C al 44 a.C assassinio di Giulio Cesare); 3-Il periodo dell’Impero (44 a.C al 476 d.C caduta
dell’Impero Romano d’Occidente).
 POLIBIO
Fra i vari personaggi del periodo della Repubblica Romana, vi fu lo storico Polibio. Arrivò a Roma
come schiavo ma era un uomo acculturato e qui entrò a far parte di un gruppo intellettuale: il circolo
degli Scipioni, dal nome della famiglia Scipione, ebbe l’occasione di far numerosi viaggi per l’Italia
ma anche in Spagna e Africa e tutto ciò gli permise di capire cosa significasse la politica per i
Romani. Scrisse un’opera storico-politica importantissima “Le Storie” e solo in parte ci sono giunte,
che parla delle conquiste romane.
LA CONCEZIONE STORICA
Polibio, nell’opera “Le Storie”, parla delle conquiste di Roma utilizzando il metodo di studio-
storico che innova la tradizionale concezione di fare storia in quanto per Polibio gli storici quando
narravano di un evento, si lasciavano andare alla fantasia ed invece, per lui la storia dev’essere vista
in modo imparziale da parte di chi scrive, dev’essere di tipo filosofica attenta alle cause degli
avvenimenti ed alle loro conseguenze ed infatti per Polibio, le opere di ogni storiografo, devono
avere come fine quello di educare il lettore alla vita politica, quindi vede la storia come una
funzione pedagogica, una “magistra vitae”, dove fondamentale è l’obbiettività nella ricostruzione
degli eventi militari, diplomatici, politici, istituzionali ed il completo rifiuto per ciò che riguarda il
muthos (tradizione delle vicende legate agli dei, agli eroi etc). Per Polibio il metodo dev’essere di
tipo scientifico ed i requisiti per un’operazione storiografica sono: il possesso di una solida e
personale esperienza (empeiria), un vaglio attento delle fonti (marturiai) e un’attenta analisi delle
cause degli eventi (aitiai).
IL CICLO DELLE FORME DI GOVERNO E LA COSTITUZIONE MISTA ROMANA: LA
ANACICLOSI.
Nella sua opera “Le Storie”, Polibio, cerca le ragioni della prepotente affermazione di Roma,
individuando i fattori di natura costituzionale. Egli riprende la distinzione delle forme di Governo:
Monarchia, Aristocrazia e Democrazia, ciascuna associata alla propria forma degenerata: Tirannide,
Oligarchia e Oclocrazia (Governo della massa), esponendo una teoria che spiega l’evolversi delle
forme di Governo come una sorta di ciclo “biologico”(Anaciclosi) e tali forme si susseguono una
dopo l’altra nella storia, secondo necessità in un preciso ordine e ognuna come tutte le cose della
natura hanno una nascita, uno sviluppo e una morte (concezione greco-classica della natura). La
prima naturale forma di Governo delle società primitive, fu la monarchia, in quanto il capo era una
personalità più forte, ma per il troppo abuso del potere da parte del monarca o per un successore
non bravo, la monarchia degenera in tirannide alla quale si oppongono le grandi famiglie influenti
che mal sopportano il potere del tiranno e impongono il loro dominio passando così all’aristocrazia
e visto che il potere per natura porta all’abuso, gli aristocratici inizieranno a governare non più
nell’interesse di tutti ma ad arricchirsi seguendo il proprio interesse e trasformando il questa forma
di Governo in oligarchia, alla quale si ribella il popolo che ne prende il posto instaurando una
democrazia che per un certo periodo va bene, ma anche qui il potere degenera diventando il
Governo dei molti che opprimono i pochi, quali i ricchi, oppure diventa una forma di governo
eccessivamente libera, dove ci si sente tutti uguali e quindi non si rispettano le autorità diventando
un’ Oclocrazia, Governo della massa. E in tale forma di Governo emerge la figura di un uomo
carismatico che vuole riportare l’ordine, ricreando le condizioni per una monarchia. Così il ciclo si
riavvia da principio. Però, Polibio, vede in Roma un fattore di rottura di questo schema, in quanto, i
Romani sono riusciti ad inventare una nuova forma di Governo: la Costituzione mista o Governo
misto, che consiste nell’avere un pò tutte e tre le forme rette di Governo e tutte e tre si equilibrano.
Infatti, nella Roma repubblicana, le tre principali istituzioni erano: I Consoli (monarchia), il Senato
(aristocrazia) ed i Tribuni della plebe (democrazia).
 IL CRISTIANESIMO
Ha segnato il passaggio dall’età greco-romana al periodo Medioevale, innovando la concezione
della società e comunità dell’antichità. Essa pone al centro dell’universo l’individuo e porta l’idea
della salvezza individuale e anche quella della libertà individuale. Nell’Ebraismo, per mezzo dei
Profeti vi era la convinzione che le dominazioni straniere erano le inevitabili conseguenze della
punizione divina perché Israele aveva violato la legge di Dio. Gesù, invece, annuncia il Regno di
Dio in una prospettiva diversa da come l’intendeva l’Ebraismo; Egli è una figura che rivoluziona
alcuni canoni ed idee consolidate in quell’epoca, basti pensare al discorso sulla montagna delle
Beatitudini, dove predicava cose nuove, sino ad allora inaudite. Per il Cristianesimo, l’uomo nel
momento in cui si nullifica nella natura si riconosce come individuo e Dio non è il “motore
immobile”, ma è un Dio Padre che si “manifesta” all’individuo, nella sofferenza, nel dolore, nella
miseria ma anche nell’amore e nel perdono. Ed è, in questo rapporto che l’uomo ritrova se stesso, e
quindi il Regno di Dio rappresenta la rigenerazione dell’uomo. Il Cristianesimo, è prima di tutto
libertà e la sottomissione del cristiano all’autorità politica è un obbligo di coscienza. Il
Cristianesimo si ispira all’ideale della povertà e la prima comunità cristiana, seguiva il rigoroso
principio della comunione dei beni in quanto la proprietà e la schiavitù sono istituzioni create dalle
leggi umane contraddicendo i principi della natura. Però ben presto, l’ordine spirituale assume un
significato istituzionale con la Chiesa che rappresenta l’unione reale nel Cristo e nei Cristiani.
L’importanza sempre più crescente del Cristianesimo, all’interno dell’Impero Romano, indusse
l’Imperatore Costantino a riconoscerlo ufficialmente con l’editto di Milano del 313. Secondo il
Vescovo di Costantinopoli Eusebio, l’Impero corrispondeva ad uno dei tanti progetti Divini e fra
monarchia celeste e monarchia terrena, esisteva una connessione.
 S. AGOSTINO
Vissuto tra il 300 ed il 400 d.C. filosofo e Santo, è uno dei più eminenti dottori e padri della Chiesa.
Da giovane, si dedicò all’insegnamento della retorica e della filosofia a Roma, poi divenne Vescovo
di Ippona e lottò contro alcune dottrine eretiche ed elaborò le sue dottrine sul peccato originale,
sulla Grazia Divina e sulla Predestinazione. Istituì il battesimo infantile nella Chiesa cattolica
sostenendo che tutti gli uomini sono predisposti al peccato sin dalla nascita in quanto discendenti di
Adamo ed Eva e per questo portano in sé la macchia del peccato originale. Le sue opere tra cui le
Confessioni e La Città di Dio, sono fondamentali per la meditazione cristiana e la riflessione
filosofica occidentale.
IL PROBLEMA DEL MALE
S.Agostino, prima di convertirsi al Cristianesimo, aveva condotto una vita dedita ai piaceri. La
lettura dell’Ortensio di Cicerone, gli apre la via per una vita filosofica, ma sa di non avere la forza
per realizzare il modello del sapiente stoico che disprezza i piaceri e le ricchezze. Egli, però, si pone
l’interrogativo dell’esistenza del male e così, convinto di trovare una risposta, aderisce al
manicheismo una dottrina che sosteneva la coesistenza ed il conflitto tra i due principi: il bene ed il
male. Ma S. Agostino capisce che questa dottrina non gli dà le risposte che vorrebbe. La sua
conversione inizia dopo aver conosciuto S. Ambrogio Vescovo di Milano ed inizia a seguire
regolarmente tutte la sue predicazioni. S.Agostino, nega una vera e propria realtà del male, il quale
non è altro che mancanza. Ciò che preso singolarmente può apparire male, visto nell’insieme
ordinato delle cose si configura come bene. Allora, in cosa consistono le sofferenze ed i dolori,
ossia il male fisico ed il male morale? Quando l’anima compie il male, non passa dal bene ad
un’entità che sia di per sé un male, in quanto, il male non ha propriamente realtà ma l’azione
malvagia consiste nel dirigersi dalla volontà del bene eterno, ad un bene temporale, amando un bene
che è inferiore al Sommo Bene come se fosse il Sommo Bene. Quindi, è la volontà umana che
peccando rende male ciò che di per sé non lo è. Dunque, nella volontà umana è l’origine del male e
non in Dio ed orientandosi verso ciò che è inferiore a Dio, la volontà malvagia si oppone a Dio
stesso. Inoltre, S. Agostino risponde anche alla questione che se l’uomo usa male la sua libertà, cioè
la usa per peccare, ciò non dipende da Dio? Secondo S. Agostino, Dio prevede la nostra azione ma
la prevede come dovuta alla nostra volontà in quanto, è in nostro potere e quindi, noi siamo liberi.
IL PENSIERO POLITICO: LE DUE CITTA’S. Agostino scrisse “La città di Dio” (De Civitate Dei)
ed il motivo fu il grandissimo evento che stava accadendo, cioè la caduta dell’Impero Romano. Uno
dei sintomi di questa caduta fu il sacco di Roma del 410 ad opera dei Visigoti e ciò fu vissuto con
enorme sgomento ed ebbe un vastissimo eco in quanto, la potenza mondiale sino ad allora
sconosciuta, veniva sconfitta dai barbari. Ed ai pagani questo fatto appariva come una punizione
degli dei per aver consentito l’affermazione della religione Cristiana nell’Impero. S.Agostino scrive
l’opera con un fine apologetico e cercando di dimostrare la superiorità del cristianesimo. Tema
centrale è la Provvidenza Divina: è Dio che fa nascere e perire gli imperi ed è convinto che la vera
Chiesa non può essere condizionata dalle vicende umane ed essere travolta con esse in un unico
destino. Il significato degli eventi storici ed il loro avvicendarsi è dato dalla struttura la quale è
ritmata dai momenti salienti della creazione del mondo, del peccato originale, dell’incarnazione di
Cristo e del giudizio finale. Quindi, le vicende storiche dipendono da un ordinamento voluto da Dio
e dentro tale ordinamento, anche il negativo può trasformarsi in positivo. S.Agostino ritiene che la
storia abbia una durata limitata e rifiuta la dottrina ciclica dell’eterno ritorno perché se cosi fosse,
non sarebbe possibile essere felici in modo duraturo e stabile ma la vicenda storica ha un andamento
lineare che sfocia in un finale ultra terreno che da senso a tutto ciò che procede. Il filo che percorre
l’intera storia universale è dato dalla lotta tra il bene ed il male che costituiscono due regni i quali,
prima dell’evento finale, coesistono e sono intrecciati e confusi tra loro. S.Agostino distingue due
città: La Città di Dio ovvero la Città Celeste retta dall’Amore di Dio e la città Terrena dominata
dall’amore di se. La prima è formata dagli uomini giusti, mentre, la seconda è formata da coloro che
amano se stessi sino al disprezzo di Dio e che vivono secondo la carne. S. Agostino critica una
celebre definizione dei Cicerone che afferma che il popolo è un gruppo di individui uniti dal vincolo
del Diritto e dell’utilità comune, ma per S. Agostino, le leggi umane sono destinate a corrompersi
ed il popolo invece, è una moltitudine di individui tenuti uniti dall’amore per le cose comuni.
Quindi, un popolo si definisce in relazione a ciò che ama e qui, nasce la “libido dominandi”, il
desiderio, il potere su cui si fonda la città del diavolo ossia, gli imperi umani ed i membri della città
terrena rifiutano di considerare effimero ciò che essi hanno creato e così, sconvolgono l’ordine delle
cose e quindi, l’autorità e l’obbedienza per S. Agostino sono necessarie per impedire le violenze
reciproche. Egli vede la politica come mezzo che garantisce la pace ed impedisce le violenze. Per
S.Agostino lo Stato è un sorta di braccio secolare della Chiesa ma questo non vuol dire che essa
debba esercitare un dominio sulla città terrena. La città di Dio è la Chiesa di quanti vivono secondo
Dio ma non coincide con tutti quelli che fanno parte della Chiesa visibile ed il criterio con il quale
S.Agostino distingue tra Chiesa visibile e Chiesa vera, è dato dall’evento che emergerà alla fine
della storia. Prima di allora, il membro della Città di Dio è un peregrinus in terra, dove non potrà
mai realizzare il desiderio di pace. Nella città terrena non ci potrà mai essere la vera pace, in terra
essa è solo strumentale ed effimera. Il bene trionferà completamente, soltanto, alla scomparsa della
storia.
 MEDIOEVO
Il Medioevo è quel lungo periodo storico che va dalla caduta dell’Impero Romano(476d. C) alla
scoperta dell’America (1492). La Civitas Dei è la prima grande opera in cui la spiritualità e l’etica
cristiana si confrontano con la cultura del mondo antico per garantire una soluzione ai problemi
derivanti dai rapporti tra ordine temporale ed ordine spirituale. Nei secoli fra il IV ed il VII d. C, il
pensiero politico si basa su autori ecclesiastici tra i quali, S. Isidoro di Siviglia la cui opera
Etimologie fu il primo tentativo di esposizione sistematica della conoscenza e faceva da tramite tra
le idee politiche del mondo greco-romano e le dottrine politiche dei primi secoli dell’età
Medioevale. L’unificazione della nuova società, formatasi dopo la fine dell’Impero Romano, si
realizzò grazie alla diffusione del Cristianesimo in quanto, viera la convinzione che i Cristiani
costituissero una solo comunità e quindi, una vera e propria Respublica Christiana con la Chiesa
come punto di riferimento. Così, la consacrazione del potere temporale fu introdotta nella
monarchia francese, da Pipino il Breve e l’unificazione politica della Respublica fu attuata dal figlio
Carlo Magno. Ma il problema dei rapporti tra stato e Chiesa, fu causato dal feudo che caratterizzò
tutta la vita medioevale, cioè la distribuzione del territorio a coloro che appartenevano all’esercito.
Con l’istituzione dei feudi ecclesiastici, l’Imperatore ne traeva grande vantaggio in termini di potere
politico in quanto, alla morte dei loro titolari, il feudo ritornava all’Imperatore e ciò provocò uno
scontro tra L’impero e la Chiesa e le elezioni per i Vescovi ed i Papi si svolgevano in un clima di
disordini. GregorioVII riuscì a riaffermare l’autonomia e l’indipendenza della Chiesa su qualsiasi
forma di potere politico con il Dictatus Papae. Ciò, in un primo momento fu accettato
dall’Imperatore Enrico IV ma successivamente, ritornarono i forti disaccordi tra Papato ed Impero
per la lotta delle investiture, la quale si concluse con il concordato di Worms, nel 1122, che
ricostituiva l’equilibrio fra ordine temporale ed ordine spirituale. Un importante scrittore di questo
periodo,fu Manegold da Lautenbach, il quale,nel suo scritto “ Ad Gebehardum” , sostiene la
legittimità della scomunica, in quanto, l’atto del Pontefice è pienamente giustificato dal
comportamento dell’imperatore, il quale, se dovesse comportarsi da tiranno, deve essere considerato
decaduto dalla sua altissima dignità e funzione perché il giuramento di fedeltà deve essere un vero e
proprio patto che intercorre tra sudditi ed imperatore. Manegold presuppone una distinzione tra
autorità e potere: l’autorità rappresenta i principi ed i valori sui quali si fonda l’ordine politico ed è
di istituzione divina, mentre il potere si riferisce all’esercizio di attività del governo ed è di
istituzione umana. Perciò, chi detiene il potere può esserne privato. Questa concezione si ritrova
nell’opera Policraticus del Vescovo inglese Giovanni di Salisbury, opera politica medioevale in cui
la cutura classica e soprattutto Cicerone, è fonte di ispirazione. Secondo quest’opera, il principe che
governa seguendo il Diritto, viene raffigurato con un’immagine divina, mentre il tiranno raffigura il
male e deve essere combattuto con qualsiasi mezzo. Agli inizi del dodicesimo secolo, quando era
viva la polemica tra Stato ed Impero, si affermarono delle nuove prospettive culturali che
caratterizzarono la società feudale: le università che rappresentavano l’istituzione più alta di cultura
in cui si attuò il processo di sistemazione della cultura medioevale. Questo movimento culturale fu
accompagnato dalle trasformazioni sociali che si ebbero con la nascita dei Comuni in tutta Europa e
che rappresentarono una nuova forma di organizzazione politica.
 SAN TOMMASO D’ACQUINO.
Vissuto nel 1200 apparteneva all’ordine dei domenicani , filosofo, dottore della Chiesa e Santo fu
uno dei più grandi teologi del Medioevo. Con S.Tommaso si parla di Aristotelismo Cristiano o
Tomismo, cioè la filosofia scolastica, dimostrando che le verità di fede e di ragione sono
compatibili e complementari.
SAN TOMMASO: L’ETICA. A lui si deve la riscoperta delle opere di Aristotele portate in
occidente dagli Arabi e l’opera la Politica di Aristotele fu tradotta in latino da un amico di S.
Tommaso e lo stesso S. Tommaso la commentò alla luce dei valori propri della religione Cristiana e
cogliendo le nuove esigenze che nella società si erano venute a creare, quindi mette le basi anche
per un nuovo studio sulla politica. Tra le opere più importanti ricordiamo: La summa teologica una
specie di enciclopedia filosofica dove l’autore affronta i problemi dell’etica e il De Regimine
principum, scritto solo in parte dall’autore e terminato da un suo discepolo Tolomeo da Lucca. S.
Tommaso ha una concezione diversa da quella di S.Agostino, egli vede l’uomo in una prospettiva
più ottimistica in quanto il peccato originale, ha influenzato si l’uomo, però questi con le sue azioni,
rende più facile la propria salvezza e Dio ha dotato l’uomo della ragione. S. Tommaso, fa una
distinzione tra ragione e fede, etica e politica, infatti per lui, nell’uomo vi è una disposizione
naturale alla felicità, ma anche una disposizione a capire quei principi pratici e razionali che sono
alla base per una corretta condotta morale. Egli mette l’accento sulle capacità razionali dell’uomo,
non però come elemento svincolato dalla religione, ma la razionalità proviene da Dio ed una
classificazione dei diversi tipi di legge indica i diversi rapporti tra l’uomo e Dio: La legge Divina, è
quella parte della volontà Divina che ci è stata tramandata attraverso la Rivelazione delle Sacre
Scritture; La legge Eterna che è la ragione di Dio ed è inconoscibile all’uomo; la legge naturale che
è quella parte di volontà Divina che l’uomo può arrivare a conoscere grazie alla ragione e che
consente di raggiungere la felicità terrena e alla quale devono basarsi le leggi positive, cioè quelle
stabilite dagli uomini. Per questo il potere temporale deve essere autonomo, ma allo stesso tempo
subordinato a quello spirituale. Il Vicario di Cristo, non sostituisce il re o l’imperatore, ma ha un
primato su questi in quanto ha il compito di indirizzare gli uomini alla beatitudine eterna. Quindi il
fine ultimo dell’uomo è la contemplazione di Dio e solo su Dio si poggia la felicità umana, in
quanto essendo Egli il Sommo Bene, può completamente soddisfare il desideri umano di felicità.
Ma la piena felicità sarà raggiunta solo nella vita eterna. La riflessione etica di S.Tommaso deriva
dall’Etica Nicomachea di Aristotele. S. Tommaso vuole, inoltre, riconoscere la superiorità della
contemplazione rispetto alle opere esteriori e la perfezione maggiore è degli ordini religiosi
contemplativi che donano i frutti di tale contemplazione, attraverso la predicazione, l’insegnamento
e le confessioni. Così, S. Tommaso si opponeva ai maestri secolari per i quali, la cura delle anime
era di pertinenza dei vescovi e del clero.
SAN TOMMASO: LA POLITICA. S. Tommaso condivide la tesi di Aristotele, per cui, l’uomo è
un animale politico e socievole ed alla società politica (civica ) o a colui che ne ha cura spetta il
compito di formulare le leggi, le quali, hanno come fine il bene comune e la forma di governo che
consente di raggiungere ciò è la monarchia, in quanto, come governo di uno solo,garantisce meglio
l’ordine e l’unità dello Stato. Le leggi stabilite dalla civica o dal principe, sono leggi umane e la loro
validità dipende dalla conformità alla legge naturale, la quale, consiste all’inclinazione di ogni
creatura al bene naturale come l’autoconservazione, all’unione tra maschio e femmina ed
all’allevamento dei propri figli ma visto che l’uomo è anche razionale, oltre a questo la legge
naturale consiste nel come vivere in società, la conoscenza della verità, ecc. . una legge positiva o
umana che non si conforma alla legge naturale, non è una vera e propria legge e quindi, quando è
ingiusta è un dovere disobbedire. Inoltre, per S. Tommaso, il fondamento della legge eterna è la
ragione Divina che governa tutte le cose e di essa fa parte la legge divina che può essere conosciuta,
solo,grazie alla rivelazione di Dio stesso. Lo Stato puo’ perseguire solo il bene comune nell’ambito
delle questioni umane ed è dotato di autonomia ma visto che non può orientare l’uomo verso il fine
superiore, cio’ che invece può fare la Chiesa perché fondata da Dio stesso, di conseguenza, il
governo politico, deve essere subordinato a quello religioso. Quindi, la supremazia del Papa,
rispetto a tutti i re della terra. Infine, San Tommaso, ci ha dato una prima sistemazione dei rapporti
del diritto delle genti cioè, del diritto internazionale e specialmente del diritto di guerra. A lui si
deve la teorizzazione che la guerra deve essere regolata da certe norme e non si può farla come si
vuole. Nella Summa Teologica, indica alcuni elementi che renderebbero una guerra giusta e sono:
l’autorità del principe, la giusta causa e la retta intenzione. Inoltre, sostiene che la guerra, per fini
religiosi, non si può fare, in quanto, essa non è coercitiva.
 NICCOLÒ MACHIAVELLI
grande protagonista della storia del pensiero politico, nacque a Firenze (1469–1526) nel periodo dell’età
dell’Umanesimo e del Rinascimento, periodo della nascita degli Stati Moderni. Visse a Firenze dove
regnava la famiglia De’Medici e nel periodo di passaggio da Repubblica a Signoria, furono banditi dalla
città tutti coloro che erano filo-repubblicani, incluso il Machiavelli, che subì un processo perché
accusato di congiura. Dopo questo processo, il M. andò in esilio a S. Casciano dove compose
l’opera politica più importante: il Principe (1513) e scrisse anche i Discorsi sopra la deca di Tito Livio.
Scrisse il Principe dedicandolo alla famiglia De’ Medici cercando di ingraziarsela per poter ritornare
alla vita politica, e da quest’opera emersero delle concezioni che rivoluzionarono il modo di pensare la
politica, eliminando molte credenze ed idee del pensiero politico Medioevale. E’ un’opera di rottura
dal genere filosofico-politico in moda nel Medioevo, il cosiddetto Specchio dei Principi.
LA CRISI DELLA POLITICA ITALIANA E LA NATURA DELL’UOMO. Il pensiero politico di
Machiavelli si forma in un clima di crisi e disordine politico degli Stati italiani e quello che interessa
all’autore è la corruzione degli organi politici dovuta alla natura umana. Il M. ha una concezione
negativa della natura umana, per lui la situazione umana realizza la politica nella coppia ordine-
disordine, nel senso che l’ordine è sempre insediato dal disordine, il quale a sua volta ha bisogno di
ordine. Questa oscillazione tra ordine e disordine, è dovuta al fatto che l’uomo è caratterizzato dal
sentimento del desiderio e quindi vuole ottenere tutto con i mezzi limitati che ha e che invece gli
consentono di ottenere poco. Vivendo così in uno stato di incontentabilità, portando l’animo umano
ad oscillare tra noia e dolore e quando l’uomo si toglie dal male e dal tormento, ricerca il bene che
una volta ottenuto, l’uomo ritorna al male. Per questo egli è costantemente infelice, appena ottiene una
cosa ne vuole subito un’altra, per questo disprezza sempre il presente, rimpiange il passato e spera
per il futuro.
LA POLITICA Per il M. il disordine e la realtà sono i punti che devono essere considerati dal politico.
Per lui,la società politica è fatta dagli uomini e quindi non esiste una struttura ideale. Ad esempio, lui
sosteneva che se l’uomo è facile preda delle passioni e la natura umana ne è legata, quindi l’insieme di
uomini di un dato territorio, cioè il popolo, non sarà meno negativo, per questo lui nel Principe usa il
termine volgo (popolo) in senso dispregiativo, come elemento politico instabile soggetto alle passioni.
Per M. la politica è il criterio per interpretare la storia, la quale, indica concretamente come si
determinano le situazioni politiche tipiche da cui si ricavano le regole. Infatti, egli considera la politica a
partire da quello che chiama “realtà effettuale della cosa”, sostenendo con ciò che lui è lontanissimo
dalle concezioni utopistiche o dalla società perfetta. Questo nuovo metodo di analisi degli avvenimenti
umani, il M. li esprime sia nel Principe che nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, che pur
trattando due diversi tipi di ordine politico, Principato e Repubblica, manifesta il suo pensiero politico.
IL CONCETTO DI STATO: IL PRINCIPE Benedetto Croce sostiene che M. è il primo a parlare di
autonomia della politica, cioè ha reso autonoma la politica da quelle discipline che nel Medioevo
venivano collegate alla politica, quali: la teologia, la morale ed il diritto. Infatti, secondo M., la politica
non sempre può andare d’accordo con tali precetti. Per lui, la politica consiste nello studio dei mezzi e
degli accorgimenti per sottrarre l’uomo al disordine, verso cui naturalmente tende e mantenerlo
nell’ordine che rappresenta lo Stato. Il M. è il primo autore dell’età moderna ad usare il termine Stato
per indicare una comunità o società politico-sovrana,e concependolo come una forza che mantiene
uniti gli uomini nell’ordine civile e facendo di una molteplicità di individui una unità appunto, lo Stato.
Egli distingue due tipi di Stato, il Principato e la Repubblica, ed era un sostenitore della Costituzione
mista, sul modello di quella romana con la partecipazione del Principe, degli Ottimati (cittadini
autorevoli) e del Popolo. Inoltre, classifica i Principati in: ereditati, che si ereditano; nuovi, quelli che si
conquistano e misti, quelli formati da una parte ereditati e da una parte conquistati. La politica è il luogo
dello scontro tra virtù e fortuna e sempre per il M., la virtù è quel complesso di azioni tese ad un solo
fine, cioè la conquista ed il mantenimento del potere. La difficoltà sta nel sapere cosa fare in un certo
momento, di fronte ad una certa situazione per riuscire a conquistare o mantenere il proprio potere e
questa è la difficoltà in cui si trova il Principe. Ed un’azione immorale, delle volte, può essere virtuosa
se ha come fine la conquista ed il mantenimento del potere. Egli sostiene che il Principe non deve
essere sempre crudele, delle volte invece, sono proprio le virtù tradizionali come: essere buono, bravo,
fedele, compassionevole, etc a garantire il potere. La difficoltà è capire se in un certo momento è la
crudeltà o la bontà che possono garantire il potere e vi sono crudeltà ben usate e crudeltà male usate,
quindi, la virtù è quell’azione tesa al mantenimento del potere. Per il M., nella condotta politica non si
può fare riferimento a verità assolute ma alla situazione reale in cui ci si trova ad operare e per lui il
principe virtuoso è Cesare Borgia, figlio del Papa Alessandro VI che aveva conquistato un piccolo
Stato.
LA LOGICA DELLA POLITICA. Per il M, ogni atto politico fatto per mantenere o conquistare il
potere che modifica una precedente situazione, ne determina una nuova che a sua volta ne
determina diverse altre. Quindi, in politica ci sono azioni “necessitate” ed azioni “necessitanti”.
Un’azione politica è necessitata dalla situazione in cui si trova chi opera e necessitante perché crea
una nuova situazione che costringe l’uomo politico ad operare delle scelte. Così, il politico, invece
di governare gli avvenimenti, viene governato da questi ed è impossibile sottrarsi a quelle situazioni
che molte volte portano il totale fallimento dell’azione politica.
AUTONOMIA DELLA POLITICA Nel Principe, il M. indica delle regole per il principato nuovo e
che riguardano il comportamento del Principe, individuando le qualità che questi deve avere per essere
lodato dai sudditi e non odiato. Quindi, la politica si svolge sul piano delle passioni e non su quella della
ragione e la forza e l’accortezza sono i principi fondamentali a cui deve ispirarsi il Principe. Ma se il
Principe non riesce a farsi amare dal popolo, allora, è bene che sia temuto, in quanto, la paura è un
sentimento più forte dell’amore. Quest’ultimo è un sentimento debole, in quanto, ora c’è e poi può
svanire, mentre, la paura una volta che ce l’hai verso una persona, non ti abbandona mai. Quindi, ci
sono due modi per governare: il primo con le leggi ed il secondo con la forza e quando il primo non
è sufficiente, si passa al secondo. Questo vale, anche nei rapporti con le altre potenze. Il M, si chiede se il
Principe debba, sempre, mantenere fede ai patti che fa e la risposta è no, perché, quando questi patti
vengono meno agli interessi politici che gli avevano motivati e vanno contro il mantenimento del
potere ed alla conservazione dello Stato, allora, il Principe può legittimamente disfarsene. Ecco, perché
per il M, in politica l’essere non corrisponde mai al sembrare. Per questo, il Principe deve preoccuparsi
di apparire umano, leale, fedele e religioso, in modo da convincere che i suoi atti sono, veramente,
ispirati a quei valori.
NECESSITA’, FORTUNA E VIRTU’. Per il M, se il Principe vuole mantenere il potere, deve
essere volpe e leone allo stesso tempo, cioè saper combattere non solo con le leggi ma anche con la
forza, però, questo non vuol dire che egli possa usare a suo arbitrio l’una o l’altra cosa ma l’uso
della forza è imposto al Principe solo dalla necessità. Ed è la necessità che prescrive allo Stato il
comportamento adatto per difendere la propria vita, così, il male diventa il costo mediante il quale si
realizza nella storia l’ordine politico ed il male è sempre collegato alla necessità. L’autore ha una visione
naturalistica della storia: per lui, il corso degli eventi umani segue il ciclo naturale per cui, sia gli Stati
che le Costituzioni, nascono, diventano potenti, decadono e muoiono per poi rinascere e ripercorrere
le stesse fasi. Egli è convinto che la storia sovrasta gli uomini, cioè non riescono ad orientarla
secondo i loro propositi e l’uomo politico deve inserirsi nel corso degli eventi sfruttando le occasioni
favorevoli ed utilizzando gli opportuni mezzi per ridurre od eliminare gli inconvenienti delle
situazioni sfavorevoli. Ma perché il politico (principe o colui che regge lo Stato) possa inserirsi nel
corso degli avvenimenti, deve essere dotato di virtù, cioè deve saper concentrare tutte le energie, al fine
della politica e della difesa del potere. Da ciò nasce la prudenza, cioè sapere cosa deve essere fatto e
cosa non bisogna fare. Ma alla virtù si contrappone la fortuna, cioè quell’insieme di avvenimenti
che contrastano o agevolano l’operato del principe e che sono fuori dal controllo umano. E sempre,
secondo il M, la virtù, delle volte può sottomettere la fortuna, per questo la politica rappresenta la
possibilità dell’uomo virtuoso di farsi artefice della storia. Egli cerca di capire perché in certi periodi
della storia vi sono uomini virtuosi che salvano lo Stato e lo rendono più potente, mentre, in altri
periodi vi sono politici privi di virtù che involontariamente portano lo Stato alla rovina. La sua
conclusione è che la conquista e la conservazione dello Stato sono determinate dalla storia, nel senso che
l’uomo politico si trova ad operare in situazioni che non ha potuto predeterminare e nemmeno,
prevedere. Ma visto che la storia è fatta dagli uomini, essa consente al politico, anche in situazioni
critiche, di restaurare lo Stato.
I DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO E’ l’altra grande opera politica del M.
Tito Livio era uno storico dell’antica Roma che aveva scritto questa grande opera sulla storia di
Roma dalla fondazione della città, opera importantissima dove si esprimevano i caratteri
fondamentali della Repubblica romana. Il M, in quest’opera parla del governo repubblicano, della
superiorità del governo di molti sul governo di uno ed il popolo viene visto solo in una eccezione
negativa come volgo, ma come un insieme di cittadini consapevoli e capaci di determinare il loro
destino e non solo individui preda delle passioni, quindi anche qui troviamo una concezione
antropologica negativa, ma “addolcita”. Come nel Principe, anche qui il M ha l’esigenza di spiegare
come è possibile fondare una comunità ordinata e come si possa conservare uno Stato ed il potere.
Nei Discorsi, egli parla di Stato come comunità, mentre nel Principe, egli parlava di Stato come
forza e quest’ultima opera può essere considerata come un trattato utile hai repubblicani perché
svela le astuzie dei tiranni. Il M è stato visto un po’ come il principe dei tiranni ed alle volte, però,
come il capostipite del repubblicanesimo. Una delle tesi fondamentali dei Discorsi è la superiorità del
governo repubblicano rispetto a quello di un
solo monarca ed è il governo che può durare più a lungo di una monarchia, in quanto, in questo tipo
di governo i difetti sono minori rispetto a quelli che si riscontrano nelle altre forme di governo e
visto che l’uomo è passionale, che desidera, insoddisfatto e disposto a fare di tutto per il potere,
quindi soggetto alla corruzione, allora, nel regime monarchico se il principe è corrotto, le sue azioni
si ripercuotono su tutta la popolazione, viceversa, nello Stato repubblicano,dove al potere c’è una
grande assemblea, il popolo, se la corruzione porta qualche individuo a degenerare, c’è anche chi
non è sottoposto alla corruzione e quindi, c’è un equilibrio fra corrotti e non corrotti. Il M. recupera
l’idea del governo misto dell’antica Roma ed è influenzato tantissimo dalle idee di Polibio, nei
Discorsi, egli giudica positivamente i conflitti sociali andando contro una posizione radicata in quel
periodo, secondo cui i conflitti sociali erano negativi per uno Stato, mentre per lui il contrasto fra
nobili e plebei, fra senato e popolo che caratterizzò tutta la storia della repubblica romana, proprio
questi scontri, furono il motivo della grandezza di Roma. Nei Discorsi, lo Stato ha una sua struttura che
comprende i costumi, le leggi e gli ordini, è nell’ambito di questa che viene esercitato il potere ed il
concetto di virtù non è solo la capacità di saper agire con fermezza e prudenza sul piano politico, ma
è anche la capacità di saper disciplinare i propri comportamenti nell’ambito della comunità per il
bene dello Stato. Per il M. gli ordini sono le fondamentali istituzioni politiche sulle quali si basa la
Costituzione dello Stato ed il concetto di ordine, si riferisce al diverso grado di partecipazione del
popolo e dei nobili all’amministrazione del potere e quindi al modo con cui venivano assegnate le
cariche pubbliche. Infine, per il M. nel governo repubblicano sia il popolo che il principe devono
essere disciplinati e raffrenati dalle leggi le quali garantiscono la libertà e le sicurezza che sono le
aspirazioni del popolo.
RELIGIONE E ORDINE POLITICO M nei Discorsi, dedica un capitolo al rapporto tra religione e
politica giudicando la religione cosa necessaria per la conservazione di uno Stato o di una società.
Egli non è contrario alla religione in sé, ma è contrario alla religione politicamente realizzata della
Chiesa romana, cioè della Chiesa-Stato che impedisce la liberazione dell’Italia dal dominio straniero.
Invece, la religione come credenza di un popolo in dei principi tra discendenti, è un valore positivo
soprattutto nella repubblica in quanto, la religione è il cemento per gli ideali di un popolo. Infatti il
M nello studio dell’antica Roma, vidde che vi era il sistema di religione comune, di credenze
comuni e ciò portava i romani a credere che avessero un destino comune: la grandezza di Roma. La
religione per il M, è il timor di Dio che, agendo nell’animo di ogni cittadino, è il presupposto
all’obbedienza della legge, e quando la forza che si esprime nel potere cresce sino a diventare assoluta
sostituendo al timor di Dio, il timore degli uomini allora i governi hanno breve durata e la corruzione
della religione provocata dal comportamento scandaloso del clero della Chiesa romana che
allontanatasi dai valori cristiani ha determinato una irreligiosità e rendendo i governi servi dello
straniero. Per l’autore, lo Stato Pontificio, non era forte da potersi fare promotore dell’unificazione
dell’Italia e sconfiggere gli stranieri, ma nemmeno tanto debole da lasciare indisturbato qualche
principe italiano a fare questo compito, era uno Stato di potenza mediana. La figura del Machiavelli è
importante in quanto il suo pensiero politico è oggetto di dibattito già a partire dal 1500 e le sue
opere furono subito tradotte nelle maggiori lingue europee dando luogo a due correnti di pensiero:
antimachiavellismo e machiavellismo che a loro volta si suddividono in altre correnti. Oggi Machiavelli è
ancora un riferimento per moltissimi filosofi ed autori politici come ad es. i Neoconservatori americani
del governo Bush i quali prendevano come base il suo pensiero politico ed il suo realismo politico, cioè
guardare la politica sulla base della realtà dei fatti.
LA PRIMA ETA’ MODERNA. Nell’Italia del XV secolo, con il declino dei Comuni,
l’instaurazione delle Signorie e delle Repubbliche Oligarchiche, si formarono Stati regionali più
estesi e più forti entrando in concorrenza gli uni con gli altri per la supremazia tra questi vi furono il
Ducato di Milano con i Visconti e gli Sforza, Firenze con la famiglia De’ Medici, Venezia, lo Stato della
Chiesa invece, con lo scisma d’occidente del 1418 si avviò verso una stabilità interna, etc. Così, al
contrario di ciò che avveniva in Francia, in Spagna ed in Inghilterrra, in Italia non si aveva il processo
di unificazione e con la discesa di Carlo VIII re di Francia per la conquista della penisola, iniziò una
lunga stagione di conflitti tra le grandi monarchie europee per assicurarsi il dominio dell’Italia che si
interruppe nel 1559 con la pace di Cateau-Cambresis. Così nel sud e nel Ducato di Milano si ebbe la
dominazione degli Asburgo di Spagna, nel centro rimasero gli Stati signorili favorevoli alle potenze
straniere e lo Stato della Chiesa, Venezia restò intatta e si creò anche il Ducato Sabaudo. L’Italia
così trovò un equilibrio condizionato però dalle maggiori potenze europee: Francia, Spagna e
Impero Asburgico.
UMANESIMO fu un movimento culturale del XIV sec che nacque in Italia e si sviluppò in tutta
Europa fino al XVI sec. Centro del nuovo movimento era lo studio dei classici e si ebbe una
concezione della vita basata sulla riscoperta dei valori umani e storici.
RINASCIMENTO fu un movimento culturale nato in Italia nel XIV sec diffusosi in tutta Europa,
caratterizzato dall’uso rinnovato dalla lingua e letteratura latina classica e dal rifiorire delle arti, costumi,
studi, politica etc. In questo periodo l’Italia, oltre a diventare il faro della civiltà per l’Europa anche
grazie ad alcuni suoi grandi navigatori come: Colombo, Vespucci ed i fratelli Caboto che grazie alle loro
scoperte ridefinirono la realtà economica europea come tutta l’Europa del XVI sec. fu centro di
lacerazioni religiose, alcuni movimenti religiosi produssero una frattura all’interno della cristianità dando
vita a Chiese protestanti. L’iniziatore della riforma protestante fu il teologo tedesco Martin Lutero
che nel 1517 pubblicò 95 tesi criticando aspramente la vendita delle indulgenze e la simonia delle
autorità ecclesiastiche, sostenendo che il Cristianesimo non risiede nell’organizzazione della Chiesa a cui
fa capo il Papa ma è un rapporto diretto tra l’uomo e Dio. A tali dottrine si ispirarono movimenti
come il Calvinismo ed il Presbiterianesimo. Così nel Concilio di Trento prevalsero le correnti
intransigenti della Chiesa provocando la rottura con il mondo protestante e così per tre secoli, la
storia dell’Italia, cuore del Cattolicesimo, fu influenzata dalla Controriforma che impose canoni estetici,
valori morali e modelli culturali e l’impronta clericale si impose e pervase ogni settore della società. La
Controriforma nacque nella Chiesa Cattolica del XVI sec. per arginare le posizioni eretiche e le devianze
dottrinali dovute alla Riforma Protestante.
 JEAN BODIN
(1529 – 1596) nacque da una famiglia di umili origini che riuscì ad avviarlo negli studi. Si laureò in
diritto e quindi, entrò a far parte della classe dei giuristi e visse durante il tempo della Guerra di
Religione. Fu eletto deputato degli Stati Generali e fu tra i maggiori oppositori nei confronti delle
pretese del re che voleva limitare i diritti del Terzo Stato e fu anche sostenitore della politica di
pacificazione religiosa. Ciò, gli costò la fine della sua carriera politica.
STATO E GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA La Francia, in quel periodo si trovava in un
clima di guerre civili per l’assenza della una figura di un re di grande rilevanza in quanto, aveva re
che duravano poco. Vi erano, da una parte i cattolici, dall’altra gli ugonotti, cioè i calvinisti ed al
centro vi erano i politiques i quali, credevano nella tolleranza religiosa aspirando al ritorno della
figura di un re che portasse la Francia agli antichi splendori. Mentre, gli ugonotti ed i cattolici
affermavano la sovranità degli Stati Generali. Bodin scrisse I Sei Libri Della Repubblica, dove per
repubblica indica ogni forma di Stato. Quest’opera, dimostra il desiderio di Bodin di trovare una
soluzione ai conflitti drammatici che viveva la Francia ed è dal punto di vista delle dottrine politiche
l’atto di nascita dello Stato Costituzionale moderno. I sei libri della Repubblica iniziano con una
metafora, quella della nave (Francia) che si trova nella tempesta (guerre civili) e non c’è più il
comandante (re) ed ognuno fa quel che può per portare la nave in porto. Egli scrisse quest’opera
cercando di non tener conto di alcune teorie che secondo lui erano inutili nella descrizione della
politica e ce l’aveva con il Machiavelli, sostenendo che quest’ultimo non era un vero pensatore
politico perché gli mancava l’esperienza e l’educazione politica che dà lo studio del Diritto che è
intimamente connesso alla politica. Infatti, sarà una caratteristica dello Stato moderno considerare il
Diritto elemento essenziale della politica e lo Stato come il potere sovrano che si esercita all’interno
di un territorio delimitato su una popolazione. Inoltre, Bodin se la prende con i Monarcomachi
(coloro che combattono la monarchia) i quali, avevano sostenuto in degli scritti che il potere del re
doveva essere arginato dagli organi rappresentanti della volontà popolare, riportando il re divenuto
tiranno, sui suoi passi e se ciò non era possibile, bisognava detronizzarlo anche con la violenza e
quindi, con il diritto di resistenza del popolo contro il potere tirannico ingiusto.
STORIA E POLITICA (PENSIERO POLITICO) Altra importante opera di Bodin fu il Methodus
ad Facilem istoria rum che viene considerato come il punto di partenza del suo pensiero politico che
si individua nel rapporto tra storia e politica, secondo cui la filosofia della storia è in grado di
indicare i nessi che vi sono tra teologia, filosofia, etica e diritto e quindi, i rapporti che vi sono tra
l’ordine che governa l’universo e l’ordine politico quale è lo Stato. Per Bodin, la storia è il campo
dell’agire umano ed essa si trova posta fra la natura e Dio inteso come Provvidenza. Il carattere
dell’uomo, la sua indole e le sue capacità, dipendono dalla sua natura le quale a sua volta dipende
dall’ambiente e dal clima. Egli è un assertore della autonomia della volontà umana la quale, sia sul
piano storico che su quello politico, si realizza nella disciplina cioè la capacità dell’uomo di
ordinare in modo sistematico tutte le sue azioni per dirigerle verso un fine prestabilito. Quindi, per
l’autore, la politica altro non è che l’istituzionalizzazione della disciplina la quale, si contrappone
alla natura riuscendo a modificarla ed asserirla. L’ordine istituzionalizzato è lo Stato che
rappresenta il mezzo attraverso cui si integrano l’ordine umano con quello naturale e con quello
divino. Compito dello Stato è togliere la volontà umana dal suo naturale Stato di incertezza (libertà
naturale) indicando i fini per realizzare la libertà. Bodin sostiene che lo Stato e le forme di civiltà
sono il risultato di un lungo processo storico e quindi, una molteplicità di esperienze della società
politica, si sono istituzionalizzate e composte in un’unità reale: lo Stato e gli individui e gruppi
sociali che costituiscono un’unità vivente esistono come Stato attraverso la sovranità.
LO STATO ED I SUOI ELEMENTI Per Bodin lo Stato è il Governo Giusto che si esercita sulle
famiglie e sulle cose. Ci sono quattro elementi dello Stato: Governo giusto, le famiglie, le cose
comuni e la sovranità. Il governo giusto è lo Stato il quale, non si può identificare con quei
raggruppamenti di individui al potere che non hanno il senso di giustizia e quindi non può essere
una banda di ladri(S. Agostino). Uno Stato si rifà quindi, a criteri etici e cristiani. La famiglia è il
nucleo essenziale dello Stato il quale, nasce da famiglie patriarcali. Lo Stato ha la sua genesi nello
scontro tra le famiglie e la più forte, domina sulle altre. Esso esercita il potere anche sulle cose
comuni alle famiglie cioè, tutto ciò che è comune ai cittadini come le infrastrutture, le leggi, i
costumi, ecc. Così, però Bodin, fa anche una distinzione tra la sfera pubblica e quella privata in
quanto, parlando di cose comuni si riferisce alla sfera del pubblico, dividendo così,
automaticamente quelle del privato. Infine, la sovranità, Bodin la intende come potere assoluto e
perpetuo di uno Stato. Assoluto perché non vi è al disopra di esso nessun altro potere se non quello
di Dio, perpetuo perché è di durata indefinita, infinita non termina con la fine temporale del
monarca.
SOVRANITA’, POTERE, FORZA, DIRITTO. La sovranità è il potere assoluto che non riconosce
al disopra di esso nessun altro potere se non quello di Dio e quindi, è in stretta analogia con la
volontà di Dio. Visto che la sovranità è il potere assoluto, non è altro la forza che attua il comando
formulato dal diritto. Quindi, la forza in quanto, potere sovrano ed in quanto Stato, si esprime
attraverso il diritto e non sconfina nella violenza e nell’arbitrio ma si autodisciplina. Il potere
sovrano si genera dal potere del pater familias in quanto, i gruppi familiari per difendersi danno vita
ad una comunità superiore, governata da un unico potere sovrano e la prima forma di governo che si
forma è la monarchia. Bodin distingue sul principio della forza i tipi di poteri: la sovranità (la forza
si manifesta tramite il diritto), il dominato (la forza si trova nella religione e nell’etica), la tirannia
(è senza regole), quindi, i primi due sono poteri assoluti giusti, il terzo no.
SOVRANITA’ DELLO STATO La sovranità per Bodin è un potere assoluto, perpetuo, indivisibile,
intrasferibile ed imprescrittibile. Perpetuo perché non è limitato nel tempo; indivisibile perché
consiste nell’unità dei poteri con cui si esplica; intrasferibile perché non può essere delegato ad altri
in quanto, si potrebbe perdere definitivamente ed imprescrittibile in quanto, attiene all’esistenza ed
all’unità dello Stato. Tra i poteri che riguardano la sovranità dello Stato, vi è la potestà legislativa
cioè, fare leggi, modificarle ed interpretarle. Inoltre, lo Stato ha i poteri di dichiarare guerra e
concludere la pace, nominare e destituire alti ufficiali dello Stato, imporre dei tributi. Per Bodin la
sovranità consente di definire i rapporti tra monarchia e Stati Generali. Questi ultimi non possono
rivendicare nessun potere autonomo rispetto alla monarchia ma hanno il compito di informare il re
sulla situazione del Paese e formulare solo proposte, la decisione viene, esclusivamente, presa dal
sovrano. Inoltre, il re non può imporre le tasse senza avere il parere favorevole degli Stati Generali.
Per l’autore, tutti i sovrani devono rispettare, sia il diritto Divino, sia il diritto naturale e lo Stato
sovrano deve essere considerato uno stato costituzionale in quanto, la gestione del potere politico
deve essere sottoposta ad una serie di limiti che fanno parte della struttura stessa dello Stato e la
prime forma di garanzia costituzionale consiste nel mantenere la distinzione tra pubblico, dove il
monarca è sovrano e privato, dove re e sudditi sono uguali davanti alle leggi. LE FORME DI
GOVERNO ED I CRITERI DELLA GIUSTIZIA In base al principio dell’indivisibilità della
sovranità, per Bodin la concezione di uno Stato misto come quello teorizzato da Polibio, non può
essere attuata, in quanto, si verrebbe a costituire un conflitto tra i diversi centri di potere (popolo,
aristocrazia e monarca) per decidere con la forza a chi dovrebbe appartenere la sovranità e quindi, il
problema dello Stato misto deve essere risolto in base ai rapporti che intercorrono tra Costituzione e
Governo. Però, secondo Bodin, non sempre esiste una corrispondenza tra la Costituzione ed il
Governo. La distinzione che egli fa tra questi due elementi, si fonda sulla sovranità la quale, è al
disopra del Governo e la Costituzione può essere monarchica mentre, la ragione di governo può
essere aristocratica o democratica. L’attività di governo, sempre per l’autore, si ispira ai principi di
giustizia la quale, si ispira a tre criteri: aritmetico, geometrico, armonico. Il criteri aritmetico cerca
di realizzare il principio di uguaglianza, norma di tutti i governi democratici; il criteri geometrico
che si esprime nella proporzionalità, norma dei governi aristocratici ed infine, il criterio armonico
dove coesistono gli altri due criteri (aritmetico e geometrico) ed è norma del governo monarchico. E
visto che la giustizia armonica riesce ad equilibrare l’interesse di tutti ed a farli convergere verso
fini comuni, la monarchia è la costituzione che garantisce non solo l’unità e stabilità dello Stato, ma
anche la tranquillità dei gruppi sociali che lo compongono e fa da arbitro fra le due contrastanti
forze sociali: aristocrazia e popolo, impedendo che l’una scavalchi l’altra. Infatti, nella costituzione
aristocratica, il principio della giustizia stabilisce una forte oppressione di pochi sul popolo che
viene escluso dal governo e si forma così una tensione con le categorie sociali che cercano di
affermare i propri diritti; la costituzione democratica governa secondo il principio di uguaglianza
non riconoscendo la diversità delle posizioni e ciò scatena le lotte civili.
LO STATO E L’UNITA’ RELIGIOSA. Per Bodin, la monarchia era l’unica possibilità per uscire
dalla tragica situazione delle guerre di religione e l’unica funzione dell’attività politica del re era la
sovranità. Infatti, egli non doveva parteggiare per nessuno, per nessuna causa e per nessuna
confessione religiosa. Egli era convinto che il fondamento dello Stato fosse la religione ed il
monarca doveva mantenerla incorrotta e la società politica poteva essere ben governata purché nel
popolo fosse stato presente il timor di Dio che mantiene gli uomini nel rispetto delle leggi, mentre,
l’ateismo sovvertiva l’ordine politico e le confessioni nate dalla riforma, erano la causa delle lotte
per distruggere il regno di Francia. Il cattolicesimo, invece, era la religione che aveva avuto un
ruolo predominante dell’unificazione della Francia intorno alla monarchia, ma per quanto
riguardava i rapporti Chiesa Stato, Bodin sosteneva la piena autonomia dello Stato nei confronti
delle Chiesa, riconoscendo al pontificato la giurisdizione nell’ambito spirituale, la quale svolge
un’importante funzione nello Stato purchè il papato si ispirasse all’autentica semplicità evangelica.
Quindi, per Bodin, l’ideale è quello di una Chiesa completamente lontana dagli interessi politici e
mondani e raccolta nei veri ideali della religione Cristiana.
 THOMAS HOBBES.
(1588-1679) filosofo e pensatore politico inglese, fu precettore presso alcune aristocratiche famiglie. Le
sue opere più importanti furono il DE CIVE, scritto in latino ed il LEVIATANO, scritto in inglese.
Egli,insieme ad altri autori come Locke, Rousseau, fu uno dei fondatori del Giusnaturalismo moderno.
CONTESTO CULTURALE: GIUSNATURALISMO MODERNO. Il Giusnaturalismo è una dottrina
filosofico-politica che sostiene l’esistenza di un diritto naturale,cioè, un insieme di norme, di
comportamenti, dedotti dalla natura e conoscibili dall’uomo. Secondo i giusnaturalismi, le leggi
giuridiche che regolano la vita di ogni paese, dovrebbero essere aderenti al diritto naturale proprio di
ogni essere umano. Il giusnaturalismo moderno, si basa sul razionalismo ed individualismo e sostiene
che nelle scienze esatte,così come in quelle umane, il punto centrale debba essere l’uomo e la sua
ragione. Hobbes e gli altri giusnaturalismi hanno in comune il cercare di trasformare la politica in una
scienza esatta,il più possibile vicina a quelle matematiche e liberarsi delle citazioni dei vecchi autori ed
infatti, le loro opere sono lineari con rari riferimenti ad altri autori. L’importanza di questa dottrina sta
nel fatto di aver messo in discussione la sacralità del potere politico ed aver dato un fondamento al
governo sovrano ed il sovrano deve governare osservando le leggi e non esercitare la propria autorità in
maniera arbitraria. Le caratteristiche importanti del giusnaturalismo moderno sono: lo stato di natura, il
contratto sociale ed il rapporto tra sudditi e sovrano. Lo Stato di natura è la condizione in cui si trova
l’uomo prima dello Stato civile e dove vi era una forma di vita associata con diritti originari inalienabili
come la vita, la libertà e la proprietà ma non essendoci una autorità politica,tali diritti non erano
garantiti. Ed è per questo che viene istituito un potere politico che garantisce la sicurezza dei diritti, la
convivenza attraverso leggi e sanzioni per i trasgressori. Così, il potere politico nasce da un contratto
sociale, cioè, un accordo consensuale degli individui che fanno per abbandonare lo stato di natura,
formando lo stato civile che dà origine ad un sovrano e si instaura così, il rapporto tra sudditi e sovrano.
Sul contratto sociale i giusnaturalismi hanno opinioni diverse. Per Hobbes, tale patto avviene tra gli
uomini che pur di uscire dallo stato di natura, si mettono sotto il potere del sovrano, mentre, per
Locke, con tale patto, sovrano e sudditi si vincolano reciprocamente.
CONTESTO STORICO E LE PREMESSE FILOSOFICHE. La distinzione tra Hobbes e Locke,
deriva dal diverso periodo storico in cui hanno vissuto. Hobbes ha vissuto nel periodo della guerra
civile in Inghilterra, chiamata prima Rivoluzione Inglese, mentre, Locke visse nel periodo della
rivoluzione gloriosa dove vi fu la condanna e decapitazione del re Carlo I, fu abolita la Monarchia e
la Camera dei Lords e per circa venti anni, si instaurò la Repubblica, guidata da una figura
carismatica: Oliver Cromwell, militare di fede puritana ma corrente calvinista. Quindi, visti i
contesti storici in cui vissero,per Hobbes, la cosa che doveva essere evitata in assoluto, erano le
guerre civili e resta legato alla monarchia, mentre, per Locke, la cosa da evitare assolutamente, era la
perdita della libertà.
LA POLITICA COME SCIENZA FISICO-MATEMATICA. Per Hobbes, nello Stato Assoluto, non
è Dio ad attribuire il potere al sovrano ma è il popolo che lo attribuisce, guidato dalla ragione. Egli ha
una concezione riduzionistica, cioè, tutte le scienze si possono ricondurre ad una sola: la fisica e
tutto può essere spiegato secondo le leggi della matematica. Inoltre, tutto ciò che esiste è materiale,
una manifestazione della res extensa (materia) ed è proprio la materia che dà la parvenza di essere
coscienza, per lui esiste solo la realtà corporea. Il pensiero di Hobbes, si basa sulla fisica
meccanicistica e quindi, per lui, le sensazioni e le attività spirituali non sono altro che un movimento
impercettibile degli organi centrali del corpo umano. Egli stravolge il concetto di etica riguardo al
bene ed al male, in quanto, se per tutte le filosofie politiche, il bene è ciò a cui si tende ed il male è
ciò a cui non si deve tendere, per Hobbes, non esistono cose buone già prestabilite a cui aspirare ma
a certi stimoli, corrispondono determinate reazioni e l’uomo reagisce in maniera da sopravvivere, da
auto conservarsi.
L’ISTINTO DI AUTOCONSERVAZIONE E LA CONCEZIONE DELLO “STATO DI
NATURA”. Il motivo profondo di tutte le azioni quotidiane di un individuo portano ad un unico
desiderio, quello di non morire, di auto conservarsi. Per Hobbes, l’uomo agisce in modo meccanico
ed è questo modo di agire il bene dell’uomo, ed il male è ciò che l’uomo non fa. Gli uomini sanno
bene che cosa è più utile per la loro autoconservazione non solo a breve termine ma anche a lungo
termine e questo li porta a creare lo Stato civile. All’inizio, l’uomo viveva allo stato di natura, dove
tutto era ammesso e tutti avevano diritto su ogni cosa ed anche a rubare ed uccidere per
sopravvivere. Così, attraverso la ragione, l’uomo capisce che deve uscire da questo stato di natura e
passa a quello dello Stato civile.
LA CREAZIONE DELLO STATO ATTRAVERSO UN PATTO CONSENSUALE E LA FIGURA
DEL SOVRANO. Secondo Hobbes, l’uomo esce dallo stato di natura per entrare nello stato civile
nel momento in cui autolimita i propri diritti ed affida un diritto coercitivo ad una sola persona, la
quale, deve garantire il diritto di sicurezza. L’atto con cui si esce dallo stato di natura per entrare
nello stato civile è il contratto sociale e nello stato civile, il sovrano decreta ciò che è bene e ciò che è
male. Inoltre, Hobbes si schiera a favore dello Stato, contro i cittadini che difendono l’intoccabilità
della proprietà privata da parte di quest’ultimo, in quanto, essa nasce nello Stato civile e sono le leggi
che il sovrano ha varato, a garantire il diritto il diritto di proprietà. Egli sostiene che la sovranità del
sovrano si disfa quando, quest’ultimo non è più in grado di garantire la sicurezza dello Sato e dei
cittadini. Con la teoria dell’assolutismo, Hobbes afferma che: prima dello Stato civile e cioè, nello stato
di natura, non esisteva alcun diritto e che vigeva homo homini lupus e che le modalità del contratto
sociale sono il fondamento dello Stato assoluto. Il contratto sociale viene stipulato solo dai cittadini
ed il sovrano non deve sottostare a tale contartto e questo porta Hobbes a sostenere il divieto di
ribellione in quanto ogni atto che compie il sovrano, i sudditi devono considerarlo come compiuto
da loro. La famosa opera di Hobbes il Lievitano, prende il nome da un mostro mitologico
dell’Antico Testamento e lo Stato viene rappresentato in modo positivo, come un Dio sulla terra,
mentre nell’altra opera: Behemoth, il cui nome è sempre quello di un mostro biblico, ma lo Stato viene
rappresentato in maniera negativa.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ED IL RAPPORTO TRA STATO E CHIESA. Hobbes, si
rifaceva ad una frase di Plauto: homo hominis lupus, l’uomo è lupo all’uomo, quindi l’uomo è
sempre in guerra contro ogni altro uomo e la pace si può ottenere solo quando ciascun uomo stipula
un patto con gli altri costituendo uno Stato civile. Colui che dovrà decidere come volontà sovrana, cosa
è giusto o sbagliato per tutti, assume la funzione di sovrano.Quindi il potere del sovrano è assoluto,
indipendentemente che questi sia il popolo, l’aristocrazia o il re e per questo il pensiero di Hobbes è
considerato “assolutismo politico”. Infine, egli assume una posizione nei rapporti tra Stato e Chiesa.
Per Hobbes, l’unicità e l’indivisibilità del potere sovrano, sono le condizioni essenziali che garantiscono
la pace all’interno di uno Stato, quindi è un controsenso che i cittadini debbano essere sudditi dello
Stato e della Chiesa allo stesso tempo, per questo la Chiesa deve far parte dello Stato ed il sovrano
di quest’ultimo deve esercitare l’autorità anche sulla gerarchia ecclesiastica.
 JOHN LOCKE
(1632-1704) fu filosofo e politico inglese. Egli visse durante il periodo della seconda rivoluzione,
detta gloriosa, quando la società inglese diede vita ad una monarchia costituzionale. Locke come
Hobbes, faceva parte dei giusnaturalismi, ma vi erano notevoli differenze tra le teorie di Locke e
quelle di Hobbes ed insieme a Montesquieu, Locke fu considerato il padre del Liberalismo. La sua
opera principale fu: I due trattati sul Governo (1690).
PREMESSE FILOSOFICHE DEL PENSIERO DI LOCKE La sua maggiore opera filosofica fu
Saggio sull’intelletto umano dove Locke considerava l’intelletto dell’uomo al momento della
nascita, come una tabula rasa, in cui con l’esperienza si imprimono tutti i contenuti della
conoscenza. Per Locke, l’esperienza sensibile è alla base della conoscenza umana, in quanto, essa
tramite la sensazione e la riflessione trasmette all’intelletto le idee ed attraverso la sensazione
conosciamo le idee che provengono dall’esterno, mentre, attraverso la riflessione conosciamo le
idee delle nostre operazioni mentali (percepire, desiderare e volere). Tutte queste idee, Locke le
considerava semplici e per lui, la combinazione di molteplici idee semplici costituivano le idee
complesse.
I DUE TRATTATI. LA POLEMICA CONTRO FILMER, L’UOMO ALLO STATO DI NATURA.
Locke studia la politica attraverso gli elementi caratteristici del giusnaturalismo moderno,lo stato di
natura, il contesto sociale ed il rapporto individuo e stato. I due trattati sul governo,sono un’opera,
scritta a giustificare il potere limitato ed infatti,in quest’opera,egli sostiene che il popolo ha il diritto
di ribellarsi al sovrano che viene meno ai suoi doveri e lo spunto per scrivere I due trattati sul
governo, fu la risposta all’opera di Filmer, “Patriarca”. Filmer sosteneva che il potere sovrano è
l’estensione del potere del padre, dalla famiglia ad un intero Stato e questo, lo spiega così: “ Dio ha
dato ad Adamo il potere assoluto sulla famiglia, da Adamo, il potere si è tramandato ai patriarchi di
Israele e da qui, su tutte le strutture statali. Quindi, il potere assoluto è Divino. Invece, Locke
polemizza con tale concezione divina del sovrano. Egli afferma che il potere non deriva da Dio
ma dal consenso degli individui e che nello stato di natura non vi era il diritto del più forte (Hobbes)
ma vi era il diritto di proprietà,inteso come il diritto a ciò che è proprio, come risultato del lavoro
dell’uomo. E cioè, se l’uomo lavora un terreno, questo non è più, solo dono della natura ma è
l’unione tra un dono di natura ed una parte dell’uomo stesso, cioè, del suo lavoro (es. dell’acqua
raccolta raccolta dal fiume).
LA PROPRIETA’ E LA NASCITA DELLO STATO: IL CONTRATTO SOCIALE. Per Locke, la
proprietà privata è inviolabile,in quanto, vi era già nello stato di natura e visto che non l’ha concessa
il sovrano,non può nemmeno toglierla. Egli spiega il passaggio dell’uomo, dallo stato di natura a
quello civile. Per lui, lo stato civile nasce da un accordo tra gli uomini, i quali, cedono il potere ad
una sola persona, il sovrano, che garantisce tutti i diritti già esistenti allo stato di natura,compreso
quello di proprietà, senza crearne altri, rendendo la società piu’ sicura. Quindi, vi è l’idea dello “
Stato poliziotto”, cioè, lo Stato che interviene solo per garantire la correttezza nei rapporti sociali.
Inoltre, lo Stato può intervenire in campo economico, esclusivamente, per prelevare le tasse dagli
individui, da poter garantire i servizi pubblici a beneficio di tutti. La teoria di Locke prevede un
limite al potere dello Stato e visto che il contratto sociale viene stipulato tra i sudditi ed il
sovrano,anche quest’ultimo deve attenersi ai doveri ed ai diritti stabiliti nel contratto. Se il sovrano
viene meno a questo contratto, avviene la ribellione. Locke è il primo autore che fa una distinzione
tra Stato e società civile ed anche dei poteri. Per lui, le leggi non devono essere fatte ed applicate
dalle stesse persone e quindi, fa una distinzione tra potere legislativo e potere esecutivo, in modo da
rendere meno autoritario il governo. Locke è il teorico del liberalismo politico, in quanto, secondo
lui, ogni cittadino ha diritto alla libertà individuale che non può essere eliminata, nemmeno, dallo
stato e dal liberalismo economico perché lo stato non può intervenire nell’economia di singoli
cittadini, imponendo dazi e norme che ne limitano la libertà.
I DIRITTI NATURALI, LA STRUTTURA COSTITUZIONALE DELLO STATO ED I LIMITI
DEL POTERE POLITICO.(PENSIERO POLITICO) Il pensiero politico di Locke lo troviamo ne I
due trattati sul Governo e, come tutti gli esponenti del Giusnaturalismo, anche egli definisce lo
Stato di natura e, secondo la dottrina lockiana, l’individuo non possiede un diritto su tutto ma ha tre
diritti naturali: la vita, la libertà e la proprietà, i quali, terminano laddove iniziano quelli degli altri.
Un ulteriore diritto è quello di autotutela, cioè, nello Stato di natura, le violazioni ai diritti naturali
dei singoli, vengono punite da tutti gli uomini e Locke distingue nel diritto di autotutela, il diritto di
infliggere punizioni a chi ha violato i diritti ed il diritto di chiedere un risarcimento del danno subito
che spetta solo a chi ha subito il danno. Il diritto di punizione e quello di risarcimento devono essere
commisurati al danno subito. Questa visione dello Stato di natura sembra rendere superflua la
creazione dello Stato ma per Locke non lo è perché vi sono degli inconvenienti, quali, quello di
farsi giustizia da sé e non vi è un’autorità superiore che stabilisca se un diritto naturale è stato
violato o no ed il singolo, per Locke può accedere sia nella punizione che nel risarcimento, in
quanto, l’uomo non è solo razionalità. Per questo bisogna creare un’autorità superiore che è lo Stato
e costituire una società civile attraverso un patto sociale e l’individuo deve rinunciare al diritto di
farsi giustizia da sé. Per Hobbes, il patto sociale era solo un patto di soggezione, mentre per Locke
era un patto di unione dove una moltitudine di individui si trasforma in “res publica” ma anche un
patto di soggezione in cui i cittadini si sottomettono al sovrano purchè siano garantiti i loro diritti e
se ciò non avviene, in quanto, il sovrano diventa usurpatore, i cittadini possono recedere dal patto
ed hanno il diritto di resistenza. Perché il governo sia meno autoritario e sia garantito l’esercizio
legittimo del potere, per Locke ci deve essere una separazione dei poteri: legislativo, con il quale, si
esprime nella legge, la volontà popolare, esecutivo, con il quale, il governo fa eseguire le leggi e
quello federativo che ha funzione diplomatica,quella di rappresentare lo Stato all’estero. Proprio per
questi principi di separazione dei poteri, riconoscimento dei diritti naturali ed inalienabili
dell’uomo, diritto di resistenza e negazione del potere assoluto, fanno di Locke, il fondatore del
liberalismo che verrà esaltato da personaggi come Montesquieu e Voltaire ed arriverà in America,
nella Rivoluzione Americana ed in Francia, nella Rivoluzione Francese.
RELIGIONE E TOLLERANZA. All’inizio dei suoi scritti sulla tolleranza religiosa, Locke si
mostra ostile verso l’atteggiamento permissivo dello Stato sulle questioni religiose. Egli sosteneva
che la religione è un fatto,esclusivamente, di coscienza interiore ed il magistrato può intervenire
sugli aspetti esteriori, senza condizionare la vita religiosa del fedele. Nei suoi scritti, Locke
evidenzia la preoccupazione per l’ordine pubblico, il quale, può essere garantito solo con il
controllo della Chiesa da parte dello Stato. Nel “Saggio sulla tolleranza” (1667), troviamo una
concezione di Locke sulla tolleranza religiosa, ben diversa,in cui sostiene che vi sono sfere del
pensiero e dell’azione dell’uomo, quali, le opinioni filosofiche ed il culto divino, che non possono
subire alcuna limitazione da parte dello Stato. L’Epistola sulla tolleranza fu un importantissimo
punto di riferimento per tutti i sostenitori della tolleranza di tutti i secoli successivi. La modernità di
tale opera, sta nel fatto che Locke fece una netta separazione tra Stato e Chiesa per quanto riguarda
le finalità, le funzioni ed i poteri che li competono. Egli esclude dal diritto di tolleranza i Papisti
(Cattolici) perché obbediscono ad un’autorità politico-religiosa intollerante e gli atei, in quanto, non
credono in nulla di sacro, non possono dare garanzia su patti e giuramenti che assicurano la
coesione dello Stato e l’armonia della società. Se vi sono membri della Chiesa che non condividono
i dogmi od i riti, questa può espellerli mediante la scomunica, ma essi non possono perdere i diritti
civili, in quanto, membri dello Stato. Infine, Locke nella “Ragionevolezza del Cristianesimo”,
considera la tolleranza alla luce del rapporto tra religione e ragione. Per Locke, essenzialmente, il
Cristianesimo si limita alla fede in Dio ed al riconoscimento della funzione salvifica del Cristo
come Messia ed ad alcuni insegnamenti morali, perciò egli pone le basi a quella tendenza di
ricondurre la religione ai suoi fondamenti razionali, che va sotto il nome di Deismo.

 ILLUMINISMO
Fu un movimento culturale che si sviluppò in Europa nel XVIII secolo che si basava sull’uso della
ragione. Il termine illuminismo, indicava ogni forma di pensiero che poteva “illuminare” la mente
dell’uomo, ottenebrata dall’ignoranza e dalla superstizione, servendosi della critica, della ragione e
della scienza. Il motto degli illuministi era “ Sapere Aude” cioè abbi il coraggio di conoscere, ed il
filosofo non era più il sapiente avulso alla vita, ma un uomo in mezzo ad altri uomini con il compito
di divulgazione culturale. ILLUMINISMO E BORGHESIA L’illuminismo si legò alla classe
borghese rispecchiandosi nella figura del filosofo e del mercante. ILLUMINISMO E
RINASCIMENTO. L’illuminismo, si configura come la continuazione del Rinascimento:
esaltazione dell’individuo, difesa della sua dignità ed avversione per il Medioevo. Ma vi sono delle
differenze tra i due , ad esempio nell’illuminismo si ha la rinascita antropologica intesa come
riscatto dell’uomo per l’uomo, diventando l’unico artefice della propria sorte. ILLUMINISMO,
RAZIONALISMO, EMPIRISMO. L’illuminismo è anche l’erede delle due grandi scuole
filosofiche dell’età moderna: Razionalismo ed Empirismo. Per il razionalismo è vero solo ciò che
appare alla menta umana in modo evidente e l’illuminismo si collega a tale teoria, però esso
considera una limitazione della ragione nel campo dell’esperienza, di conseguenza la ragione non
può fare a meno dell’esperienza. Questa è la base della teoria empirica e si può considerare che
l’illuminismo ne sia una continuazione anche se il concetto illuministico di ragione si differenzia da
quello empiristico per una maggiore fiducia dell’intelletto umano. ILLUMINISMO E RELIGIONE
L’illuminismo è fortemente critico verso la religione, soprattutto verso le tre grandi fedi: Ebraismo,
Cristianesimo ed Islamismo, considerando Mosè, Cristo e Maometto come “le trois imposteurs” e
questo perché, l’illuminismo basandosi su una mentalità razionalistica, non conosce altro criterio di
verità che la ragione, sostenendo inoltre, che le varie religioni del mondo, tengono i popoli
nell’ignoranza e nella servitù.
ILLUMINISMO E MONDO STORICO: Nell’ Illuminismo, la storia viene vista come la storia del
passato, del presente e del futuro. Nella storia prima dell'Illuminismo, ci si identificava in un modo
tipicamente ebraico-cristiano. Solo con il pensiero del 700 abbiamo il distacco dal modello
teologico-provvidenzialistico.. Con l'Illuminismo francese, comincia a farsi strada la persuasione
che l'uomo sia l'unico soggetto della storia con tutti i suoi sforzi, errori, e successi e Dio per gli
illuministi si configura come puro garante del cosmo fisico. Per quanto riguarda la storia del passato
e del presente, secondo il bifrontismo illuministico, il passato è visto in un ottica negativa, mentre il
presente in una ottica ottimistica e da questa forma di pessimismo storico, si ha la contrapposizione
fra homme naturel e homme artificiel, formandosi il mito del buon selvaggio basato sulla
convinzione che l'uomo in origine fosse un "animale" buono e pacifico, solo successivamente
corrotto dalla società e dal progresso. L’Illuminismo è l'anti – tradizionalismo cioè è contro la
mentalità comune, secondo cui una credenza che sia stata accettata per vera nel passato lo sia anche
nel presente e gli illuministi ritengono che l'appello alla tradizione sia stato uno dei tanti modi
disonesti ed ingannatori per giustificare e tenere in piedi credenze irrazionali. In rapporto alla storia
presente e futura, l'Illuminismo tende ad assumere un tono fiducioso e si parla di ottimismo.
Riguardo il presente e il futuro gli illuministi sono fiduciosi e speranzosi di poter edificare, un
mondo nuovo e a misura d'uomo. Ma l’Illuminismo è stato anche sottoposto a critiche, proprio per
questo concetto.
MONTESQUIEU (1689- 1755) fu filosofo e pensatore politico francese, per professione faceva il
giurista. Fu considerato uno dei padri del liberalismo e fondatore della teoria sulla separazione dei
poteri.Visse nel periodo caratterizzato dall’ancienne regime che aveva come emblema il re sole
Luigi XIV e criticò nelle sue opere l’assolutismo monarchico dove i diritti dei cittadini erano
sconosciuti. Il modello a cui si ispirava M. era quello inglese che conosceva bene avendo vissuto
per parecchi anni in Inghilterra.
LE LETTERE PERSIANE. E’ l’opera attraverso cui M. si fece conoscere nel mondo culturale
francese. Parla di due viaggiatori Persiani (Iran) che decidono di fare un viaggio in Europa ed
arrivati a Parigi scrivono ai loro cari delle lettere raccontando della vita europea, criticando in
maniera ironica la vita ed i costumi di una società cattolica ed assolutistica. Le lettere persiane,
preannunciano lo spirito critico della grande opera di M., Lo Spirito delle leggi. Nelle lettere
persiane vi è una descrizione di tipo documentaristico dei paesi stranieri e le impressioni degli
stranieri ignoranti negli usi e costumi della società occidentale.
LO SPIRITO DELLE LEGGI (PENSIERO POLITICO). E’ l’opera piu’ importante, monumentale
di M. che scrisse in quattordici anni. L’interesse di M. è concentrato sulle leggi positive, quelle
leggi poste dalla ragione dell’uomo, in grado di formulare delle regole per il suo comportamento.
Per M., la società è un fatto naturale, che l’uomo deve, necessariamente, costituire. Quindi, dalla
famiglia si generano i gruppi sociali primari, le genti, le tribù ed il gruppo dove si coordinano una
serie di attività tra più individui per raggiungere degli scopi che, singolarmente, non possono essere
raggiunti. Con la formazione di gruppi sociali distinti, scaturiscono tre tipi di diritti: il diritto delle
genti, che regola i rapporti fra le diverse società; il diritto politico, che regola i rapporti fra
governanti e governati; il diritto civile, che regola i rapporti degli individui fra loro. M. era un
esponente di spicco del Liberalismo e sosteneva che la libertà non consiste nel poter fare ciò che
uno vuole, ma consiste nel poter fare ciò che si deve volere, per poi non essere costretti a fare ciò
che non si deve volere. Cioè, per lui, la libertà è la possibilità di fare ciò che le leggi consentono, ed
al di fuori del sistema di regole vi è solo paura. Quindi, egli distingue una libertà di tipo negativo,
come assenza di costrizioni ed una libertà di partecipare alla vita politica e sociale, godendo dei
diritti politici. Libertà come partecipazione. M. era un Illuminista di tipo moderato, in quanto,
considerava positivo per l’equilibrio della società, una gerarchia con un’aristocrazia (nel senso dei
migliori al potere). Il pensiero politico di M. si basa, anche, sul Relativismo, cioè, secondo lui, non
esiste una forma di Stato perfetta ed applicabile a tutti i Paesi perché ciascun popolo ha un sistema
di leggi o regole che hanno uno stretto legame con la società ed anche con diversi fattori che
stabiliscono l’ordinamento giuridico-politico di una società ,quali, il clima la geografia, la religione,
gli usi, le consuetudini, ecc., che insieme, spiegano perché un certo Paese ha quel sistema di leggi,
norme o comportamenti. Per M., dietro ad ogni legge c’è uno spirito di questa legge. Egli sostiene
che il politico sapiente, quando deve proporre una norma, deve considerare una molteplicità di
fattori: economici, politici, giuridici, geografici, religiosi, ecc., Quindi, tutto lo spirito di un popolo
viene racchiuso nell’ordinamento giuridico. L’opera “ Lo Spirito delle leggi”, vuole andare al di là
delle semplici leggi scritte, vuole sapere cosa c’è dietro una legge. Tale opera fu scritta contro
l’assolutismo monarchico e come tentativo di riforma della società Francese, sulla base del modello
Inglese, adattato alla situazione francese. Inoltre, è critico verso quegli Stati che vogliono imporre il
proprio modello ad altri Stati , in quanto, ogni popolo ha il suo spirito delle leggi.
FORME DI GOVERNO E SEPARAZIONE DEI POTERI. Nello Spirito delle leggi, M. parla della
sua teoria sulle forme di Governo e sulla separazione dei poteri. Secondo lui, ci sono tre tipi
fondamentali di governo: la Monarchia, la Repubblica ed il Dispotismo. La Repubblica, a sua volta,
si distingue in Repubblica aristocratica (governo di pochi) e Repubblica democratica (governo di
molti). Per M., ogni forma di governo ha due elementi: natura e principio. La natura è proprio la
definizione della forma di governo, è quella che lo fa essere quello che è; il principio è l’elemento
che fa vivere la forma di governo, senza il quale, il governo si corrompe e cade. La monarchia, per
natura è il governo di uno, secondo leggi stabilite ed è caratterizzata dai corpi intermedi (nobiltà,
clero, magistratura, ecc.) che si pongono fra i cittadini e chi detiene il potere; il principio su cui si
basa la monarchia è l’onore, comportamento di tipo etico derivante dall’ideale cavalleresco
medioevale e dovrebbe evitare l’eccesso di potere del monarca; la Repubblica aristocratica è il
governo e quella democratica è il governo dei molti, dove il popolo è allo stesso tempo monarca e
suddito ed è colui che fa le leggi ed i magistrati e quindi, detiene, sia il potere esecutivo che
legislativo ed in queste due Repubbliche vi è il principio delle virtù. In quella aristocratica, tale
principio è inteso come senso della moderazione, in quanto, se l’aristocrazia vuole rimanere al
potere, deve essere sobria, non eccedere nei lussi, privilegi, ricchezze, ecc.. Nella Repubblica
democratica, il principio di virtù è inteso come rispetto per le leggi ed amor di Patria, in quanto, la
troppa libertà rischia di trasformarsi in anarchia. Il Dispotismo è il governo di uno secondo il
proprio volere, dove il despota accentra a sé tutti i poteri, ledendo la libertà dei cittadini ed il
principio su cui si basa è la paura. Per M., la forma migliore di governo è la Monarchia
costituzionale, in quanto, vi sono, sia le caratteristiche positive del regime monarchico assoluto e
sia di quello repubblicano e, secondo egli, un esempio di tale forma di governo era la Costituzione
mista Inglese. La dottrina di M., della divisione dei poteri, è il fondamento del pensiero liberale.
Egli afferma che può considerarsi libera solo quella Costituzione in cui, nessun governante può
abusare del potere che gli è stato affidato. Infatti, per M., il potere lasciato libero, travalica dai suoi
confini e per evitare l’abuso di potere da parte dell’uomo, la soluzione è la regolamentazione
giuridico- politica del potere, attraverso regole che devono essere rispettate. Quindi, una divisione
dei poteri, all’interno dello Stato, non solo tacita ma anche scritta,quindi, con la Costituzione. Per
questo, bisogna che il potere controlli il potere e cioè, che i tre poteri fondamentali: legislativo,
esecutivo e giudiziario, siano affidati a mani diverse e questo perché, se il potere legislativo e
quello esecutivo sono accumunati in un’unica persona, si fanno leggi tiranniche e se, anche il potere
giudiziario fosse unito a quello legislativo ed esecutivo, i giudici avrebbero un immenso potere che
minaccerebbe la libertà dei cittadini. Così, il potere giudiziario dovrebbe essere esercitato da
persone prese dal popolo nella maniera stabilita dalla legge e formare un tribunale che lavori solo
quando fosse necessario. Gli altri due poteri potrebbero essere conferiti ad organismi permanenti,
essendo, uno la volontà dello Stato e l’altro, l’esecuzione di questa volontà. Infine, M. sosteneva
che il popolo doveva scegliersi dei rappresentanti interessati alla cosa pubblica, capaci di dargli
voce nell’ambito del potere legislativo. Tali rappresentanti dovevano essere eletti periodicamente,
mediante il voto, dato ai proprietari o a coloro che avevano averi e grazie alla società industriale, ai
commerci, all’artigianato, ecc., e quindi, all’aumento dei cittadini, il voto si sarebbe esteso sino al
suffragio universale.
 ROUSSEAU
(1712-1778) nacque a Ginevra, una città florida culturalmente, Calvinista e dove si governava con
una specie di principio democratico. Fu uno dei grandi esponenti della Teoria Democratica
Illuminista e le sue teorie furono fondamentali nell’educazione politica di coloro che furono i
protagonisti della Rivoluzione Francese. Sosteneva che gli ideali di libertà ed uguaglianza dovevano
esser fatti valere in una società rinnovata e tale rinnovo avviene con la democrazia. R. viaggiò
molto ed andò a Parigi, dove iniziò il progetto della grande opera l’Enciclopedia, un’opera su tutto
il sapere umano.
LA SVALUTAZIONE DEL PROGRESSO. Nel “Discorso sulle arti e sulle scienze” R. si stacca
dalla valutazione positiva che l’Illuminismo ha sul processo di incivilimento dell’uomo, per lui, le
arti e le scienze hanno fatto uscire l’uomo dal felice Stato di natura ed in quest’opera si nota il
contrasto di R. con alcuni principali dell’Illuminismo. Nell’opera “Discorso sull’origine e i
fondamenti dell’ineguaglianza sociale”, R. approfondisce il tema della condizione civile s dello
Stato di natura, descrivendo la condizione umana prima e dopo la società civile con l’obiettivo di
dimostrare che il progresso, la ragione e la proprietà privata (cardini della filosofia illuminista) sono
state causa di infelicità per l’uomo e cercando, anche, di capire come gli uomini sono arrivati
all’attuale situazione che definisce di “schiavitù”, in quanto, riteneva che vi erano pochi padroni e
molti schiavi e come mai l’uomo che era nato libero ed uguale era arrivato ad una situazione di
ingiustizia con il dominio dei più ricchi e dei più forti. Così, R. in quest’opera descrive le tappe
attraverso cui l’uomo, dallo Stato di natura è passato a quello civile, con la conseguente
disuguaglianza. Egli non credeva allo Stato di natura dell’uomo ma considerava tale stato per
spiegare la condizione dell’uomo civilizzato. Sosteneva che gli uomini, allo Stato di natura,non
sono dei lupi (qui, in contrasto con Hobbes) governati e dominati dall’egoismo,ma vivevano in
condizioni pacifiche, di convivenza solidale e di compassione, l’uno verso l’altro, teorizzando il “
mito del buon selvaggio”. Ma per una serie di cause, iniziò un processo per cui, i bisogni naturali
diventarono complessi e le spontanee forme di attività economiche furono sostituite dal lavoro,
portando l’infelicità nel buon selvaggio. Pian piano, l’uomo si aggrega formando delle piccole
comunità, dove confrontandosi con l’altro, prende coscienza delle diversità, in certi casi, inferiorità
ed in altri di superiorità, ad es. chi cucina meglio, chi caccia meglio, chi parla meglio, ecc.. Così, da
disuguaglianze naturali si passa a quelle sociali come, diventare leader di un villaggio e comandare
sugli altri .Tutto questo è causato dallo sviluppo della ragione che rende cosciente l’uomo della
diversità. Per R. la tappa fondamentale di questo percorso della disuguaglianza è l’istituzione della
proprietà privata che più di ogni cosa ha legittimato la disuguaglianza, l’ingiustizia e la
sopraffazione dei potenti sui deboli. Egli contraddiceva la visione borghese e di alcuni Illuministi
che consideravano la proprietà privata una delle grandi conquiste del Liberalismo moderno. Essa
invece, genera un conflitto tra ricchi e poveri, tra inferiori che vogliono spodestare i superiori, i
quali, vogliono mantenere la loro posizione di dominio e da queste due costanti nasce il conflitto
politico. Così, i ricchi proposero ai poveri di sottoscrivere un “contratto fraudolento” , con delle
regole comuni che tutti avrebbero dovuto rispettare per far cessare i conflitti. In realtà, tutto rimane
uguale, con i ricchi sempre più potenti, trovando una pace sociale che realmente è il riconoscimento
finale della disuguaglianza. Inizia, così, la società contemporanea.
IL CONTRATTO SOCIALE (1762-PENSIERO POLITICO). In quest’opera, R. cerca di far
comprendere agli uomini come potrebbero regolare le loro azioni in maniera da realizzare una
società felice, sulla base di un nuovo contratto sociale. Egli scarta tutti i criteri di legittimazione di
comando, in quanto, ogni forma di dominio che non si fonda sulla decisione volontaria di chi si
assoggetta ad un comando, per R. è ingiusta. Quindi, il nuovo contratto sociale rousseaniano non è
un patto di soggezione ma è un patto di unione tra i contraenti, dove ciascun individuo cede alla
comunità intera la sua libertà naturale ed in cambio riceve la garanzia dei diritti naturali, intesi come
diritti politici e civili. Così, l’uomo entra nella società diventando cittadino, sovrano e suddito allo
stesso tempo, partecipando alla vita politica facendo le leggi ma anche rispettandole. Quindi,
diventa titolare di diritti e di doveri. La concezione di comunità di R. è una concezione etica, in cui,
il singolo deve far tacere l’interesse individuale nei confronti di quello generale, comune: nasce
così, una “ volontà generale” espressa dalla legge. Egli distingue tre tipi di volontà: la volontà
individuale, cioè, quella del singolo, in base ai propri interessi; la volontà particolare, cioè, quella di
un gruppo che rappresenta i certi interessi; infine, la volontà generale, cioè quella della comunità,
che non è la somma della volontà individuale e particolare. Essa è espressa da tutti coloro che fanno
parte della comunità, attraverso il potere legislativo, in quanto,” la legge è espressione della volontà
generale” (art. che si troverà nella dichiarazione dell’uomo e del cittadino della Rivoluzione
Francese). La volontà generale e quindi, la sovranità popolare, si può esprimere, solo, attraverso un
corpo politico, cioè, quando il popolo è riunito in assemblea. Il potere giudiziario, come quello
esecutivo sono distinti (non separati) da quello legislativo e devono essere, costantemente, attivi.
Inoltre, essendo il potere esecutivo un’emanazione del potere legislativo, gli amministratori di tale
potere possono essere, continuamente, revocati dal popolo. Per R. i poteri non possono essere
separati, in quanto, essendo la volontà generale indivisibile ed inalienabile, di conseguenza, la
sovranità non può essere spartita nei tre poteri. Per R., l’ideale di regime è la democrazia diretta,
senza nessun tipo di rappresentanza per quanto riguarda la minoranza ma sa anche che ciò è difficile
da attuare. Egli sostiene che, chi la pensa in maniera diversa nel momento in cui vince la
maggioranza, vuol dire che hanno vinto, anche, le sue idee e quindi, si deve spogliare del suo
interesse individuale per rientrare nella volontà generale. Infine, per R. vi sono diversi tipi di
religione: la religione dell’uomo, la religione del cittadino, quella del prete. La religione dell’uomo
è quella dell’individuo che crede nei diritti naturali e nelle regole di comportamento, ovunque,
rispettate e nei precetti che derivano dai Dieci Comandamenti, dal vangelo e dal rapporto con Dio
(divinità astratte); la religione del cittadino è quella di una specifica persona che abita in uno
specifico luogo ed in uno specifico momento storico; infine, quella del prete che è quella imposta
all’uomo, da un certo culto, fatta di dogmi e superstizioni. Per R. la migliore è la religione del
cittadino che, invece di dividere, unisce ed è data dalla politica stessa che si basa su valori comuni
che per gli antichi Romani significava l’identità di un popolo.
ROUSSEAU: LA PEDAGOGIA. L’Emilio è un’opera pedagogica con un programma educativo
rinnovato. R. sostiene un’educazione al fanciullo che lo prepari al vero, quando sarà capace di
comprenderlo ed al buono, quando sarà capace di amarlo. Quindi, l’educatore deve rispettare la
personalità del fanciullo e consentirne il libero sviluppo.

 ALEXIS DE TOQUEVILLE
(1805-1859) fu filosofo, politico e giurista francese. Fu uno studioso della Neodemocrazia degli
Stati Uniti ed, anche se fu un filosofo liberale, vedeva bene la Democrazia e la vedeva, persino
come una tendenza inarrestabile in Europa. In seguito agli avvenimenti politici di quell’epoca,
rivoluzione di luglio e riconoscimento di Filippo d’ Orleans come re di Francia, partì in America
per studiarne il sistema penitenziario e rientrato in Italia scrisse l’opera La Democrazia in America
che ebbe un notevole successo a livello europeo. Divenne Ministro degli Esteri, per poco e per
l’opposizione al Governo, di Luigi Napoleone, venne arrestato e si ritirò dalla vita politica,
dedicandosi agli studi.
LA DEMOCRAZIA (PENSIERO POLITICO). Per Tocqueville, la Rivoluzione Francese
rappresenta la fine dell’Ancienne Régime e l’inizio della società moderna. Ma visto, che in questo
periodo si era passati dalla dittatura di Robespierre all’autocrazia di Napoleone, T. si chiedeva a
quali condizioni doveva sottostare l’ordine politico, per garantire la libertà e quale rapporto doveva
esserci tra ordine politico e società politica. Nelle sue opere: Democrazia in America e L’Antico
Regime e la Rivoluzione, T. evidenzia l’utilità del metodo montesquiano nello studio delle società
politiche. Egli sostiene che nella società post-rivoluzionaria, ci debba essere un’armonia tra le
esigenze del Liberalismo, quali indipendenza ed autonomia dell’individuo,con quelle della
Democrazia, quale, l’uguaglianza, quindi, creare un rapporto “armonico” tra il principio di
uguaglianza e quello di libertà e vede che nella società degli USA, primo Stato Democratico, tali
principi coesistono. Quindi, la Democrazia non è astratta come sosteneva Rousseau ma è concreta,
con istituzioni, tradizioni, usi, costumi, ecc.. Per T. la Democrazia è il fine del processo storico
mediante cui si realizza la società moderna e non doveva essere considerata come un episodio della
lotta politica ma ad essa dovevano corrispondere i costumi, l’etica civile e le istituzioni della
società, in modo da renderla stabile, sicura e garante della libertà. Nell’opera Democrazia in
America, T. parla della colonizzazione americana, facendo notare che le prime colonie nacquero
sulla base della libertà religiosa e della libertà politica e gli Stati d’America furono governati nello
spirito di tali libertà che portarono allo sviluppo del concetto di uguaglianza e quindi, di
Democrazia. Perciò, la forma democratica fu insita nelle origini degli USA, dove, rispetto all’
Inghilterra, vi erano pochissime classi privilegiate, l’individuo faceva carriera grazie alle proprie
forze e non in base a situazioni ereditarie, quindi una classe sociale senza caste e privilegi. Tutto
ciò, terreno fertile per la Democrazia. Inoltre,egli osserva e confronta la società Europea e quella
Americana e nota che in quella Americana predomina, in tutte le classi sociali, un agire pratico che
fa raggiungere un benessere materiale, al quale può accedere la maggior parte della società e questo
deve essere, sia il naturale orientamento della politica che il suo fine.
LA TIRANNIDE DELLA MAGGIORANZA ED I SUOI RIMEDI. Per T., quando l’uguaglianza si
realizza sul piano del benessere, elimina la libertà e nemmeno la democrazia di massa,cioè, quella
che si basa sulla sovranità del popolo, garantisce la libertà, in quanto, l’ordinamento democratico
permette alla maggioranza di esprimersi nelle elezioni e questa può esercitare un potere assoluto,
trasformandosi in: Tirannide della maggioranza. Quando, la maggioranza si trova in condizioni di
accentrare in sé, tutti i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario e quindi, viene eliminata quella
separazione dei poteri, di cui parla Montesquieu, allora, viene meno la libertà politica. T. vedeva
che in America il potere, la maggioranza non ce lo aveva, solo nelle strutture dello Stato ma aveva
un immenso potere, anche nella società civile, governando tutti i mass media e l’opinione pubblica,
operando come “un cerchio intorno al pensiero” , cioè, esercitando una costante pressione sulla
minoranza, su coloro che avevano opinioni diverse, per conformarli alle proprie, generando, quindi,
il “ conformismo”. Secondo T., importante in politica è il pluralismo delle opinioni e quindi, anche
quella della minoranza, in quanto,senza la tutela del pluralismo, si arriva alla tirannide della
maggioranza. Tuttavia, T. vede nella Democrazia Americana, anche dei meccanismi che frenano la
tirannia della maggioranza e questi sono: il decentramento amministrativo, cioè le autonomie locali
che sottraggono al potere centrale, molte materie; il sistema giuridico Common Low che si fonda
sul precedente giudiziario, quindi, un diritto che guarda al passato per la determinazione del futuro
e l’istituzione di una giuria popolare che diminuisce, in un certo senso, la distanza tra potere
politico e popolo; la libertà di stampa che permette lo sviluppo di opinioni diverse e la libertà
religiosa, in quanto, negli USA, ognuno poteva, liberamente, professare la propria fede. Nell’opera
La Democrazia in America, T. fa un continuo paragone tra Europa e Stati Uniti e facendo anche
notare i problemi che l’industria porta nella società, avendo influenzato il modo di vivere. Così,
studia le conseguenze che l’industria causa sul comportamento degli individui nella società
democratica. Sappiamo che la Democrazia si fonda sull’uguaglianza. L’industria crea le condizioni
perché i cittadini siano tutti uguali ma nel contesto di società industrializzata, il principio di
uguaglianza si trasforma in desiderio di benessere, il quale, influisce sulla politica, in quanto,
l’ordine politico si realizza così, sulle condizioni offerte dalla società industrializzata. Questo, porta
ad avere un pensiero, il cui fine è la produzione ed il benessere ed avendo, la scienza come tecnica
sostituito la scienza come teoria, si è avuto un affievolirsi della politica ideologica che porta ad una
omogeneizzazione delle opinioni, quindi, conformismo, che interessano solo il perfezionamento del
benessere. Pertanto, in futuro si avranno idee politiche che saranno in grado di modificare la società
del benessere, la quale, ha in sé, le premesse per un nuovo dispotismo. L’altra opera di T. è
L’Antico Regime e la Rivoluzione, dove, cerca di capire la Francia di Luigi Napoleone e dal punto
di vista politico, quale fu il risultato della Rivoluzione. Per T., dopo la Rivoluzione, acquista
importanza la borghesia, mentre, l’aristocrazia perde la funzione dirigente ed i privilegi di cui gode.
E se, da una parte, l’Illuminismo criticava ogni principio di autorità e valore tradizionale, dall’altro,
sulla base di un “razionalismo utilitaristico”, la scuola fisiocratica (dottrina economica illuministica)
tentava di ricostruire uno Stato sulla base dell’antica società. Quindi, la Rivoluzione Francese,
aveva si liberato l’organizzazione statale, centralizzata nel monarca, ma solo, consegnata ad un
nuovo monarca: Napoleone. In conclusione, possiamo dire che l’opera di T., Democrazia in
America, è un’opera profetica: per l’avvento della Democrazia, per i rischi che la Democrazia può
realizzare: la Tirannide. Inoltre, profetizzò anche i rapporti internazionali, sostenendo l’avvento di
due grandi Nazioni che avrebbero preso il sopravvento sui vecchi popoli Europei e cioè, gli Stati
Uniti e la Russia, nazioni che T. prevedeva si sarebbero contese la geopolitica mondiale.
 KARL MARX
(1818-1883). Fu filosofo, economista e pensatore politico tedesco che, insieme ad Hengels,
fondarono il Socialismo Scientifico. Studiò all’Università di Berlino dove si laureò in filosofia ed
iniziò a collaborare con il giornale: La Gazzetta Renana, in cui scriveva articoli che criticavano le
condizioni socio-politiche dell’epoca e così, le autorità prussiane chiusero il giornale. Si trasferì a
Parigi, dove entrò in contatto con dei movimenti socialisti ed incontrò Hengels ed anche se erano
pervenuti, in maniera diversa a teorizzare la necessità di una rivoluzione, insieme collaborarono
all’organizzazione, sia dei principi teorici del Comunismo, che di un movimento operaio, fondato su
tali principi.
IL MATERIALISMO STORICO. Con il materialismo storico, Marx afferma che ogni fattore di
conoscenza, ideologia, religione, politica (definendole sovrastrutture), dipendono dalle strutture
economiche e dalle condizioni materiali in cui vivono gli uomini.
MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA. La Lega dei Comunisti chiese a Marx ed Hengels di
formulare un manifesto con i principi del Comunismo e così, scrissero il Manifesto del Partito
Comunista dove, in una parte vi è la teoria del materialismo storico di Marx, secondo cui, è il
sistema economico di ogni eppoca che determina la forma di organizzazione sociale, così come la
configurazione storica e politica di ogni epoca. Mentre, nella seconda parte del Manifesto, gli autori
trattano l’idea della lotta di classe come un processo logico che modella il corso della storia. Marx
concluse il Manifesto sostenendo che i capitalisti sarebbero stati eliminati da una rivoluzione del
proletariato che avrebbe costruito una società senza classi.
LA CRITICA DELL?ECONOMIA CAPITALISTA. Dopo le Rivoluzioni di Francia e Germania e
L’espulsione, prima dal Belgio e poi dalla Francia, Marx si trasferì a Londra dove rimase sino alla
morte. Qui, collaborò con diversi giornali europei ed americani e scrisse Il Capitale, dove teorizzò
lo sfruttamento della classe operaia da parte dei capitalisti, i quali, pagavano agli operai, solo una
parte del valore prodotto con la produzione delle merci, così, da avere un plusvalore derivato dal
plusvalore estorto all’operaio.
ULTIMI ANNI E FORTUNA DELLE TEORIE DI MARX. A Londra, Marx fondò l’Associazione
Internazionale dei Lavoratori (Prima Internazionale) di cui redasse lo Statuto e diresse il Consiglio
Generale. Le sue dottrine riscontrarono un enorme successo dopo la sua morte, con l’affermarsi del
movimento operaio e la nascita di correnti del pensiero di Marx, il Marxismo.
 FRIEDRICH ENGELS (1820-1895).
Fu economista, filosofo e politico. Con Marx fondò il Socialismo Scientifico, definito Comunismo.
Egli sosteneva che i mali sociali derivavano dalla proprietà privata ed a ciò, si poteva rimediare,
solo, attraverso la lotta di classe, per creare una società comunista. Collaborò, per un lungo periodo,
con Marx, dando vita a Il Manifesto del Partito Comunista. Contribuì all’esposizione del pensiero
comunista, con diverse opere, ma il suo contributo maggiore, per la diffusione del Comunismo, fu Il
Capitale.
SOCIALISMO: dottrina politica che si basa sulle richieste della classe operaia, quali, l’abolizione
delle classi, per una reale uguaglianza sociale; mettere le risorse economiche sotto il diretto
controllo delle classi lavoratrici; limitare il diritto di proprietà; ecc.. Però, il movimento Socialista,
più che abolire il capitalismo, ha portato avanti una politica riformista.
SOCIALISMO SCIENTIFICO O MARXISMO. Fu fondato da Marx ed Engels e si basa su
un’analisi scientifica delle reali situazioni economiche e su una proposta di presa del potere da parte
del proletariato.
COMUNISMO: a tale termine vengono associate le teorie di Marx ed Engels.
MARX ED ENGELS: PENSIERO POLITICO. Marx ed Engels sono una coppia indisgiungibile,
rivoluzionari, politici inseparabili,anche se la loro formazione è stata differente, tutti e due hanno
fondato e divulgato le teorie del Socialismo Scientifico. Sul piano filosofico, Marx si ispira a Kant
ed alla Sinistra Hegeliana, secondo cui, tutto ciò che è razionale è reale; sul piano economico, prese
spunto dall’economia classica inglese, criticando la Teoria della Mano Invisibile di Smith, ma non
per Marx, secondo cui, questo, produceva solo, lavoro alienante. Marx definì Smith un sostenitore
del Liberalismo più sfrenato; sul piano politico, Marx si ispirò al Socialismo Francese, definendolo
utopistico, in quanto, si limitava a descrivere, solo una società ideale. Nella visione politica di Marx
è insito il concetto di lotta di classe e per Marx, tutta la storia dell’uomo è una storia di lotta di
classi, dai patrizi contro plebei, signori contro servi della gleba, sino a capitalista contro proletario,
insomma, oppresso ed oppressore. Per Marx, il capitalismo ha dei difetti intrinsechi che lo
porteranno alla morte e ciò, spronerà gli operai ad una rivoluzione violenta, per riprendersi la
felicità che non c’è nelle condizioni alienanti del capitalismo, formando una società senza classi.
Subito, dopo la rivoluzione, il proletariato non dovrà abattere lo Stato ma dovrà occuparne i posti
chiave. Tale fase, Marx la definisce “dittatura del proletariato, una fase temporanea, come
succedeva nell’antica Roma dove, in casi di emergenza, si affidava, temporaneamente, il potere al
dittatore. Infine, essendo Marx un ateo dichiarato, considerava la religione alienante, per lui, la
religione era l’oppio dei popoli. Essa è una sovrastruttura creata dal capitalismo per legittimare il
dominio sulle masse, in quanto, le religioni predicano l’obbedienza, soprattutto, il Cristianesimo ed
una volta eliminata l’oppressione, anche la religione crollerà.
RAPPORTO TRA MARX, HEGEL E PROUDHON. IL MATERIALISMO STORICO.
Per Marx la realtà fondamentale è quella materiale, le altre, come le idee, derivano da questa. Sia
per Heghel che per Marx, fondamentale è anche il concetto di lavoro che per tutti e due è alienante,
ma Heghel considera l’uomo come Homo Sapiens e quindi, il lavoro è alienante perché gli provoca
la perdita di spiritualità; mentre, per Marx, l’uomo essendo Homo Faber, il lavoro è il miglior
mezzo per realizzarsi ma diventa alienante quando viene sfruttato ed il frutto del suo lavoro gli
viene strappato sentendosi inappagato ed infelice. Secondo il materialismo storico di Marx, la storia
è un processo dialettico che si articola in tre grandi fasi: Comunismo primitivo, Lotta di classe,
Comunismo maturo. Nel Comunismo primitivo non vi era ancora, la divisione del lavoro e la lotta
di classe ma man mano, che si procede con la storia e con lo sviluppo della cultura, crescono i
bisogni umani che si possono soddisfare con un lavoro sempre più specialistico, attraverso le
divisione del lavoro. Quindi, nella storia inizieranno le lotte di classe con l’obiettivo di ritornare al
Comunismo ma non a quello primitivo, bensì ad un Comunismo del benessere dove ci saranno si le
fabbriche ed i lavoratori ma nessuno sarà sfruttato. Ciò, si realizzerà con la Rivoluzione Comunista
che nascerà dalle contraddizioni del Capitalismo, attuate dalla maggioranza degli uomini. Per Marx
il Capitalismo finirà a causa della concorrenza, in quanto, il capitalismo senza concorrenza non è
tale e sul piano sociale chi resta fuori dalla concorrenza va ad aumentare la classe del proletariato,
così, ci saranno sempre meno capitalisti, pochi borghesi e sempre più proletari. Marx criticava il
Socialismo Conservatore di Proudhon e ne provava astio, anche a livello personale. Proudhon
teorizzava una società di piccoli produttori, senza ricchi, né poveri, quindi, una società tutta di
borghesi e Marx criticava tale teoria perché secondo lui, andava contro la direzione della realtà.
Però, la teoria marxiana sembra aver fallito anche se i marxisti più ortodossi hanno fatto notare che
oggi gli operai vivono in condizioni migliori rispetto a 200 anni fa ma il loro reddito è di gran
lunga, minore a quello del capitalista rispetto a quanto non lo fosse per gli operai del passato. Marx
ha dato troppo credito all’economia che spingeva verso la scomparsa dei borghesi, senza tener
conto che la politica avrebbe frenato la crisi dei ceti medi, si pensi alla grande crisi del 1929 e a
forme di governi politici come Nazismo e Fascismo che erano espressione dei ceti medi.

 GAETANO MOSCA
(1858 -1941) Fu giurista, teorico e storico della politica. Intraprese la carriera politica diventando
senatore e nel 1923 fu chiamato alla facoltà di Giurisprudenza, di Roma dove venne creata per lui la
cattedra di Scienza Politica. Fu testimone, prima della crisi del Parlamentarismo italiano e poi,
dell’avvento del Fascismo. Divenne famoso, insieme a Pareto e Michels, sia in Italia che all’Estero
per la teoria dell’élite o elitiana.
LA TEORICA DEI GOVERNI Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare, fu scritto da
Mosca, dopo una riflessione sulla situazione dell’Italia verso la fine dell’800 quando nel Paese vi
era una forte delusione nei confronti degli ideali Risorgimentali. Infatti, con la prassi parlamentare,
si ebbe il passaggio dalla monarchia costituzionale pura, alla monarchia parlamentare e Mosca
criticava il sistema parlamentare perché aveva portato ad una onnipotenza del Parlamento, con una
politica di pessima moralità. L’autore descriveva il voto come risultato manipolato dai mafiosi e
corrotti e la figura del deputato, in maniera deplorevole e gli uomini al potere si univano, non sulla
base dei principi comuni ma su quella di interessi, soprattutto dell’interesse di restare al potere il più
a lungo possibile. Per lui, il regime rappresentativo, fondato sulla sovranità popolare, genera il
dispotismo di pochi, oligarchia, mentre dovrebbe essere il governo rappresentativo di tutte le forze
sociali, selezionando i più capaci e meritevoli, esaltando l’onestà dei governanti, invece ne
promuoveva ed incoraggiava l’abbassamento morale. All’analisi di tutto ciò, Mosca fondò la
Scienza Politica, la quale, si basa sul positivismo (ciò che è reale). Secondo lui, le scienze sociali
vanno studiate alla stessa maniera delle scienze naturali, basandosi sull’osservazione dei fatti. Così,
anche la politica va studiata osservandone i fatti per lungo periodo, studiandone la storia comparata
delle civiltà e dei popoli. Infatti, Mosca critica la tripartizione aristotelica (monarchia, aristocrazia,
democrazia) in quanto, per lui non serve denominare i governi in base al numero di coloro che
hanno il potere, perché analizzando la storia comparata delle civiltà, in ogni tempo e luogo, da
sempre, coloro che posseggono il potere, sono una minoranza dotata di particolari qualità che
cambiano nel tempo e che sono essenziali, a seconda del periodo storico e facendo alcuni esempi,
come la Monarchia del Re Sole e la Democrazia Rappresentativa di Pericle, Mosca spiega come fa
una minoranza ad essere più potente della maggioranza. La minoranza è una minoranza organizzata
che domina, sempre, una maggioranza disorganizzata, in quanto possiede delle caratteristiche
fondamentali insite in quel contesto storico e territoriale. Ad esempio, nelle tribù, il capo villaggio
era il cacciatore migliore e questa era una caratteristica essenziale, nei momenti del bisogno, per
procurarsi del cibo. Questa minoranza organizzata fu chiamata da Mosca classe politica e bisognava
evitare di credere a quella grande illusione, tipica del mondo contemporaneo che in uno Stato il
potere appartiene al popolo, anche se ciò, lui non lo giudicava se fosse un bene od un male. Le
caratteristiche possedute dalla minoranza. In quel momento ed in quel luogo, essenziali per il
mantenimento del potere, per Mosca costituivano la formula politica, un insieme di idee, valori e
credenze utilizzate dalla classe politica per legittimare il potere. La formula politica è un concetto
essenziale, utilizzato dai governanti per giustificare il proprio potere ed utilizzato anche dai
governati per giustificare la loro obbedienza.
GLI ELEMENTI DI SCIENZA POLITICA. Quest’opera riprende le concezioni di fondo della
Teorica, ritrovando la formula politica, la classe politica, la critica al sistema parlamentare, però in
maniera mitigata, in quanto, era cambiato anche lo scenario politico con l’avvento del Fascismo.
Egli, in quest’opera, continuò a proporre il metodo politico con quello storico comparativo,
criticando varie teorie che volevano spiegare la superiorità di una civiltà rispetto ad un’altra, per
determinare una gerarchia dei popoli, prendendosela con la teoria dei climi, delle razze e del
darwinismo sociale. Secondo Mosca, non erano solo questi i fattori a determinare la superiorità di
un popolo ma una pluralità di fattori ed era complicato determinare tale superiorità. Nell’opera Gli
Elementi di Scienza Politica, Mosca parla di due principi e due tendenze dell’evoluzione della
classe politica. I principi sono: autocratico e liberale, le tendenze sono: aristocratica e democratica
ed è proprio nella formazione della classe politica che essi si combinano tra loro. Per Mosca,
chiunque, di qualsiasi classe sociale, deve esser messo in condizioni di partecipare alla classe
politica, la quale, deve continuamente rinnovarsi. Egli è un Liberale, per lui la miglior classe
politica è quella del ceto medio, in quanto, non ha interesse a conservare il proprio potere, come
farebbe il ceto aristocratico e nemmeno, ha il desiderio di rivolta, come farebbe il proletariato. Il
ceto medio è quello più stabile che evita le tensioni sociali. Mosca è liberale, anche in economia ma
conservatore nella politica sociale, rivalutando i meccanismi del Liberalismo rappresentativo con la
divisione dei poteri, essenziale per limitare l’abuso di potere e questo lo disse nel 1923,
condannando le tendenze autocratiche fasciste e quelle comuniste.
PENSIERO POLITICO DI GAETANO MOSCA. (1858 -1941) Fu giurista, teorico e storico della
politica. Intraprese la carriera politica diventando senatore e nel 1923 fu chiamato alla facoltà di
Giurisprudenza, di Roma dove venne creata per lui la cattedra di Scienza Politica. Fu testimone,
prima della crisi del Parlamentarismo italiano e poi, dell’avvento del Fascismo. Divenne famoso,
insieme a Pareto e Michels, sia in Italia che all’Estero per la teoria dell’élite. Quindi, possiamo dire
che visse due epoche e nella prima scrisse “Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare”,
frutto dell’analisi della situazione politica dell’epoca in Italia, quando vi era, nel Paese una forte
delusione nei confronti degli ideali Risorgimentali e con la prassi parlamentare, si ebbe il passaggio
dalla monarchia costituzionale pura, alla monarchia parlamentare. Mosca criticò tale sistema
parlamentare perché aveva portato ad una onnipotenza del Parlamento, con una politica di pessima
moralità, descrivendo il voto come risultato manipolato da mafiosi e corrotti e la figura del
deputato, in maniera deplorevole e gli uomini al potere si univano, non sulla base dei principi
comuni ma su quella di interessi, soprattutto dell’interesse di restare al potere il più a lungo
possibile. Secondo lui, analizzando la storia comparata delle civiltà, in ogni luogo e tempo, da
sempre, coloro che posseggono il potere, sono sempre una minoranza dotata di particolari qualità
essenziali e spiega come una minoranza possa essere più forte di una maggioranza: la minoranza è
una minoranza organizzata che domina su una maggioranza disorganizzata e tale minoranza
costituisce la classe politica, le cui caratteristiche costituiscono la formula politica, cioè un insieme
di idee , valori e credenze ed è un concetto essenziale, utilizzato dai governanti per giustificare il proprio
potere ed utilizzato anche dai governati per giustificare la loro obbedienza. L’opera di Mosca, successiva a
questa, fu “Gli Elementi di Scienza Politica” dove riprende gli argomenti dell’opera precedente ma in
maniera mitigata, in quanto, era cambiato lo scenario politico. Mosca, in quest’opera sosteneva
dell’esistenza di due principi (autocratico e liberale) e due tendenze (aristocrazia e democrazia) essenziali
nello sviluppo e formazione della classe politica. Per l’autore, chiunque deve essere messo nelle condizioni
di partecipare alla classe politica, la quale deve continuamente rinnovarsi. Mosca è un Liberale, per lui la
miglior classe politica è quella del ceto medio, in quanto, non ha interesse a conservare il proprio potere,
come farebbe il ceto aristocratico e nemmeno, ha il desiderio di rivolta, come farebbe il proletariato ed evita
le tensioni sociali. Egli è un Liberale, anche in economia. Rivaluta in quest’opera i meccanismi del
Liberalismo rappresentativo, con la divisione dei poteri, essenziale per limitare l’abuso di potere e questo lo
sostenne nel 1923, condannando le tendenze autocratiche sia fasciste che comuniste.
Chi era Polibio? Uno schiavo greco vissuto per molto tempo a Roma
Chi fu l'autore che, nel V secolo d.C. era pronto a giustificare, in certi casi, la liceità per il cristiano di
muovere guerra, anche nei confronti di un altro cristiano? s.Agostino
Cogliere lo spirito delle leggi per Montesquieu significa: Comprendere la molteplicità di fattori che creano
il nesso tra tutte le leggi di un popolo
Come agisce, secondo Tocqueville, la tirannide della maggioranza? Attraverso il conformismo
Come definisce il peccato s. Agostino? Il frutto di una libera scelta, anche se sbagliata, dell’uomo
Come definisce il popolo s. Agostino? L’associazione di uomini razionali uniti dal comune amore verso
qualcosa
Come definisce la sovranità Bodin? Il potere assoluto che non riconosce al di sopra di sé alcun altro
potere se non quello di Dio
Com'è l’uomo allo stato di natura secondo Rousseau? Buon selvaggio
Come viene chiamata la comunità politica greca? La Polis
Con la Sofistica, il termine physis indica: Nessuna delle precedenti (NO il mondo della vita ecc NO il
frutto di un accordo NO il disprezzo per le ricchezze NO la dimensione umana del bene)
Con le sue idee Hobbes ha fondato: il nucleo teorico dell’assolutismo
Cortés si comporta con gli indios: in maniera assai diversa se non opposta a quella tenuta da Colombo
Cosa è la formula politica per Mosca? Un insieme di valori e idee mediante le quali i governanti
giustificano il loro potere, e i governati giustificano la loro obbedienza al potere
Cosa intendevano i greci per fusis? le regole della natura
Cosa intendevano i greci per nomos? Le leggi scritte, gli usi e costumi creati dagli uomini
Cosa pensa Aristotele dell’uso del denaro? Può essere legittimo per gli acquisti, ma è illegittimo per
l'accumulo
Cosa pensa Aristotele della schiavitù? E' una cosa naturale ed inevitabile
Cosa pensa Bodin della costituzione mista? La critica
Cosa pensa Cicerone dell'universale convivenza umana? La difende
Cosa pensa Polibio degli storici suoi predecessori? Li considera cattivi storici
Cosa pensa Rousseau della proprietà privata? La critica in quanto portatrice di diseguaglianza
Cosa pensa Tocqueville della democrazia americana? Ne vede luci ed ombre
Cosa si intende per organicismo platonico? Una concezione in cui la polis è considerata come unità-
totalità
Cusano (XV secolo) si batté tutta la vita per i valori della concordia e della coincidenza degli opposti
Di che cosa trattano principalmente gli scritti di Polibio? Di storia
Di cosa parla L’Antico regime e la rivoluzione? Del rapporto tra Antico Regime, Rivoluzione e
periodo napoleonico
Erasmo , afferma che non si possa parlare di guerra giusta, dato che tutte le guerre sono per lui ingiuste:
vero
Erasmo crede: Nella fratellanza tra i popoli cristiani
Erasmo critica la politica di potenza dei monarchi e le contraddizioni in cui versa la Chiesa di Roma: vero
Erasmo, sostenitore del cosmopolitismo cristiano, sostiene che: persino la condizione di infedele non
legittima il vero cristiano all'uso della violenza
Esistono per Locke dei diritti validi ancora prima della creazione dello Stato? Si: la vita, la libertà, la
proprietà, l’autotutela.
Esistono secondo Hobbes dei diritti naturali individuali nello stato di natura? No, tutto è di tutti
Francisco de Vitoria esamina e: Respinge i fondamenti del Requerimiento e la legittimità della
guerra contro gli indigeni
Francisco de Vitoria scrisse: Sulle Indie durante o poco dopo la scrittura del Requierimento
Gaetano Mosca nel suo pensiero politico sosteneva: Il pluralismo delle forze politiche
Gaetano mosca si proclamava liberale ma non democratico
Gaetano Mosca, in Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare: Condannò il governo
rappresentativo e la democrazia;
Gli elementi principali della concezione machiavelliana della politica sono: Virtù e fortuna
Hernan Cortès: E'interessato a conoscere gli indios, ma li considera inferiori e dominabili
Hobbes appartiene alla corrente del: Giusnaturalismo
Hobbes con le sue idee ha fondato il nucleo teorico dell'assolutismo affermando due cose: che non
esiste alcun diritto prima della costituzione dello stato civile e che il fondamento per Hobbes è il consenso
I due principi di cui parla Mosca negli Elementi di scienza politica sono: Il principio autocratico e quello
liberale
I due protagonisti della disputa di Valladolid furono: Sepulveda e Las Casas
I due valori politici principali per Tocqueville sono: Libertà ed Uguaglianza
I protagonisti delle opere di Las Casas sono: Gli spagnoli, i frati e gli indios
I sei libri della repubblica sono l'atto di nascita dello stato costituzionale moderno, e manifestano
l'adesione di quale pensatore politico al partito dei politiques? Bodin
I sei libri di Bodin: l'atto di nascita dello stato moderno e manifestano l’adesione di Bodin al partito dei
politiques.
I Sofisti credevano: Che non esistesse alcuna Verità, ma solo valori relativi
I sostenitori dell'Agostinismo politico pensavano che: Fosse il papa a possedere oltre allo spirituale
anche il potere politico supremo
Il comportamento di Sepulveda nei confonti degli indios si fonda sull’affermazione che: gli uomini
nascono diversi, alcuni con doti maggiori, altri senza talenti, non in grado di sopravvivere da soli, e dunque
schiavi per natura (Aristotele)
Il difficile compito del principe consiste proprio nel rendersi conto di quale comportamento sia di volta in
volta il più adatto per la conservazione del potere. Questo concetto lo attribuiamo a quale autore:
Machiavelli
Il diritto romano appare strettamente collegato alle relazioni internazionali anche sotto due punti di
vista:? La teoria del diritto naturale (ius naturale) e la dottrina della giusta causa;
Il diritto romano è strettamente collegato alle relazioni internazionali perché pone particolare
attenzione ad una teoria relativa al diritto naturale secondo la quale: esistono regole di comportamento
valide ovunque e per tutti gli uomini perché connaturate all'essere umano
Il Giulio escluso dai Cieli di Erasmo rappresenta: Una satira dei costumi corrotti della Chiesa
Il pensiero del Machiavelli matura all'interno: Della crisi del sistema politico degli stati italiani, della
riforma protestante e del tramonto del periodo medioevale.
il pensiero di Cicerone è particolarmente influenzato dalla tradizione: Stoica
Il pensiero di Marx si sviluppò a partire dalle idee di: Hegel
Il pensiero di Vitoria: Cerca di superare il dualismo medievale Papa-Imperatore creando una comunità
universale del genere umano
Il pensiero politico dell'autore tedesco Niccolò Cusano si concentrò su: I valori della concordia e della
coincidenza degli opposti, intesi in senso filosofico, teologico e sociale.
Il pensiero politico di Cusano fa emergere: Una profonda aspirazione ecumenica
Il pensiero politico di Dante Alighieri evidenzia: Tratti di cosmopolitismo e relativismo culturale
Il pensiero politico di Locke teorizza: un patto di unione e soggezione
Il pensiero politico di Los Casas venne fuori specialmente: durante la disputa di Valladolid
Il pensiero politico di Machiavelli matura all'interno di quale contesto storico- politico? Durante la
crisi del sistema politico degli stati italiani
Il pensiero politico di Mosca è: Liberale.
Il pensiero politico di Polibio: ricerca le ragioni della prepotente affermazione di Roma
Il pensiero politico di Rousseau, ha il suo centro ispiratore negli ideali di: libertà ed uguaglianza
Il piano di Cusano consisteva nel trovare: a partire da un messaggio cristo-centrico, le fondamenta per
realizzare l'armonia delle religioni monoteiste, consapevoli delle loro affinità sulle grandi questioni e delle
difformità sulle modalità rituali di ciascuna
Il potere per Bodin si fonda sulla originaria autorità naturale propria di ogni uomo, per cui egli: non
riconosce al di sopra di sé nessun altro superiore, se non Dio
Il primo approccio nominato da Todorov, quello dello scoprire: Cristoforo Colombo
Il primo saggio Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare fu soprattutto frutto della riforma
su: la situazione dell'Italia dell'ultimo quarto dell'Ottocento in cui il paese viveva una profonda crisi nei
confronti della concreta realizzazione degli ideali risorgimentali, con un sistema rappresentativo che non
si dimostrava all'altezza
Il Professore di Salamanca Francisco de Vittoria esamina e: respinge i fondamenti del Requerimiento e la
legittimità della guerra contro gli indigeni
Il punto di partenza del pensiero politico di Aristotele è la celebre frase: l'uomo è un animale politico
Il punto di partenza del pensiero politico di Aristotele è la celebre frase: zoon politikon
Il punto di partenza del pensiero politico di Aristotele è la celebre frase: l'uomo è un animale per
definizione
Il quarto approccio nominato da Todorov, quello del conoscere: Bernardino di Sahagun (ma anche
Diego Duran).
Il Requerimiento era: Un documento che voleva regolamentare la conquista del Nuovo Mondo
Il Requerimiento era: Una richiesta di sottomissione degli indios agli spagnoli
Il secondo approccio nominato da Todorov, quello del conquistare: Hernan Cortes
Il terzo approccio nominato da Todorov, quello dell'amare, ha come come protagonista il grande
difensore degli indios: il frate domenicano Las Casas;
Il terzo approccio nominato da Todorov, quello dell'amare: Bartolomé de Las Casas
In base alla strategia dell’assimilazione l’Occidente riconosce l’altro come: Tutto sommato uguale a
loro, bisogna renderlo identico e civilizzato
In che epoca visse Machiavelli? Tra XV e XVI secolo
In che epoca visse Platone? All’epoca del declino di Atene
In che epoca visse Polibio? All'epoca della Repubblica romana
In che modo Hobbes vorrebbe che fosse studiata la politica? Come le scienze fisico- matematiche
In cosa consiste la politica per Machiavelli? Nello studio dei mezzi mediante cui l’uomo può ottenere e
conservare il potere, e dunque l’ordine
In ogni religione, Cusano distingue: Elementi essenziali ed elementi accessori o secondari
In quale periodo storico vive Hobbes? Nel contesto della rivoluzione inglese degli anni 1640-1649
In quale periodo visse s. Tommaso? Nel XIII secolo
In quale periodo vive Aristotele? Durante la crisi della polis
In quale punto della Repubblica si rivela il ruolo della libertà dell’uomo? Nel mito di Er
In quali classi Platone divide la sua polis? Filosofi, guerrieri, e lavoratori
In relazione al pensiero politico greco-romano, il Cristianesimo rappresenta: Una prospettiva differente ad
entrambi
L’assetto politico-istituzionale caratteristico del medioevo è: La Respublica Christiana
L’autore più influente tra quelli che hanno tentato di sciogliere l’intricato rapporto tra Cristianesimo e
guerra fu: S. Agostino
L’obiettivo teologico-filosofico di Cusano consisteva nel trovare: a partire da un messaggio Cristo-
centrico, le fondamenta per realizzare l’armonia delle religioni monoteiste, consapevoli delle loro affinità
sulle grandi questioni, e delle difformità sulle modalità rituali di ciascuna
La bolla papale Inter caetera del 1493: Regolava l'espansione territoriale spagnola e portoghese nel
Nuovo Mondo
La civiltà greca considerava i non greci: Come barbari
La concezione della scienza politica di Mosca si inserisce: nel quadro del positivismo
La concezione di Platone riguardo la famiglia e la proprietà privata viene da Aristotele: Criticata
La critica di Marx si rivolge principalmente: Contro Smith
La definizione della dottrina della guerra giusta, canonizzata nell'insegnamento di s.Tommaso viene
riassunta in tre elementi: auctoriras principis, iusta causa e intentio recta (principe legittimo, giusta
causa, retta intenzione)
La divisione dei poteri secondo Montesquieu serve a: Evitare l’abuso del potere mediante il controllo
reciproco tra il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario
La dottrina della giusta causa di guerra prevede che: non tutte le guerre sono giuste, ma solo quelle che
rispondono a precisi criteri
La dottrina delle due spade sosteneva che: Dio non aveva dato tutti i poteri ad una sola persona, ma li
aveva divisi in due autorità che erano chiamate a collaborare per la realizzazione del disegno di Dio
La dottrina delle due spade sostiene che Dio ha attribuito tutti i poteri a due autorità, l'Imperatore e il
Papa: Nessuna delle precedenti (NO La dottrina delle due spade sostiene che Dio, collaborando con
letterati e poeti ecc ecc; NO La dottrina delle due spade sostiene che Dio in origine aveva concesso a soli
due angeli ecc ecc; NO La dottrina delle due spade sostiene che Dio in origine aveva concesso tutti i poteri
agli animali ecc ecc);
La dottrina medievale che attribuiva all'Imperatore e al Papa precise ma differenti funzioni prende il nome
di: Dottrina delle due spade
La Filosofia delle relazioni internazionali si occupa principalmente: Dei rapporti tra civiltà, popoli e
comunità
La guerra è per S.Agostino necessaria e scaturisce dal fatto che gli uomini, in virtù della caduta di
Adamo, sono tutti peccatori
La magistratura romana incaricata di disciplinare le azioni di guerra era: Il collegio dei feciali
La massima rex, superiorem non recognoscens, est imperator in regno suo indica: Il declino della
concezione universale dell'Impero
La nozione di diritto naturale si fonda sull’esistenza di: Regole immutabili e necessarie di convivenza tra
popoli, stabilite dalla ragione;
La Repubblica di Platone è un testo che è stato definito: Utopistico
La riflessione politica di s.Tommaso si inserisce: Nel contesto delle lotte tra Papato e Impero
La riflessione politica di s.Tommaso si inserisce: Nel contesto delle lotte tra Papato e Impero
La società senza classi e senza Stato si realizzerà solo: Con la rivoluzione violenta
La stele di Umma-Lagash dimostra: la dimensione religiosa delle prime forme di relazioni
internazionali
La stele di Umma-Lagash rappresenta: Un trattato di pace
La strategia dell’assoggettamento prevede che l’altro sia: diverso da noi, inferiore e che per questo possa
essere giustamente dominato
La teoria dei climi di Aristotele individua: climi caldi, climi freddi e climi temperati
La tesi che può dirsi libera solo quella costituzione in cui nessun governante possa abusare del potere a lui
affidato appartiene specialmente a: Montesquieu
La tirannide della maggioranza per Tocqueville è il frutto: Dell’accentramento di potere
La visione antropologica di Rousseau si discosta assai da quella di: Hobbes
La visione della natura umana nel pensiero di Hobbes è particolarmente lontano da quella di: Machiavelli
L'analisi condotta da Tocqueville nella Democrazia in America si completa con l'individuazione di
istituti, tradizioni e meccanismi costituzionali che fanno da contrappeso al potere della maggioranza
quali:la struttura federale dello Stato americano, la magistratura, la libertà religiosa nella democrazia
americana
L'antropologia di s.Agostino può essere definita: Negativa
Las Casas applica agli indios: La strategia dell'assimilazione, che prevede la colonizzazione dolce
Las Casas scrisse: l’Apologetica historia durante o poco dopo la conferenza di Valladolid
Las Casas sostiene: Che il fine di evangelizzare gli indios non giustifichi in nessun caso la violenza
L'assetto politico-istituzionale caratteristico del medioevo è: La Respublica Christiana
L'assolutezza significa per Bodin:Che il potere sovrano trova in se stesso le ragioni della sua
autodeterminazione e che non risponde a nessuno tranne che a Dio
Lattanzio e Tertulliano ammettono la compatibilità tra Cristianesimo e guerra?
No, mai
Le due opere politiche di Machiavelli, Il Principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, che pur
avendo per oggetto due diversi tipi di ordine politico, i principato e la repubblica: si completano
Le due opere politiche principali di Machiavelli, il Principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio:si
completano a vicenda e svelano l'intesa coerenza del pensiero politico machiavelliano
Le idee di Rousseau saranno particolarmente influenti: Durante la Rivoluzione francese
Le Lettere persiane di Montesquieu costituiscono: Una satira della Francia di Luigi XIV
L'elemento più rilevante della cultura romana è: Il diritto
L'ideale di Cusano è: La concordia delle fedi nell'Unità di Dio
Lo scrittore e storico bulgaro, Tzvetan Todorov, nel suo testo La conquista dell'America. Il problema
dell'altro parla: dei differenti approcci che gli occidentali hanno avuto nei confronti degli abitanti del
nuovo mondo, gli indios
Lo Stoicismo abbracciava un ideale di: Cosmopolitismo fondato sull'eguaglianza di tutti gli uomini in
quanto dotati di ragione e di parola (logos)
L'obiettivo teologico-filosofico di Cusano consisteva nel trovare: a partire da un messaggio Cristo-
centrico, le fondamenta per realizzare l'armonia delle religioni monoteiste, consapevoli delle loro affinità
sulle grandi questioni, e delle difformità sulle modalità rituali di ciascuna
L'Occidente: Si è sviluppato in parte guardando all'esterno, in parte ai rapporti interni
Locke ammette il diritto di resistenza del popolo contro il sovrano? Si, in casi estremi
Locke è generalmente definito uno dei padri fondatori del: Liberalismo
Locke è un grande teorico : dei diritti naturali ed individuali
Locke è uno dei massimi autori del pensiero: liberale
Locke è vissuto: All’epoca della Gloriosa Rivoluzione
Locke ha scritto: I Due Trattati sul governo
L'ultimo tipo di approccio evidenziato da Todorov nel suo libro è quello definito del conoscere e si snoda
attorno a: Sahagùn e Duran
Machiavelli è stato definito:Il teorico dell'autonomia della politica
Machiavelli è tra i primi pensatori ad utilizzare in senso moderno la parola: Stato
Marx ed Engel consideravano il capitalismo il risultato: un processo storico caratterizzato da
un'incessante lotta di classe
Marx ed Engels sono due rappresentanti della corrente del: Socialismo scientifico
Marx ha scritto: Il Capitale
Marx utilizza gli strumenti della dialettica hegeliana per mettere a fuoco: Il tema del lavoro alienato
nella società capitalistica
Montesquieu appartiene alla corrente del Socialismo? No
Montesquieu visse nel periodo: Dell’Illuminismo
Mosca giudica negativamente: Il sistema parlamentare rappresentativo italiano
Mosca ha scritto: La Teorica dei governi
Mosca può essere definito: Né democratico né antidemocratico, ma liberale
Negli ultimi anni nella storia delle dottrine politiche si è particolarmente ridestato l'interesse per: La
dimensione internazionale dei problemi politici
Nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio Machiavelli considera la religione: Positivamente
Nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio Machiavelli sostiene: Che il governo popolare è più stabile
di quello principesco
Nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio Machiavelli:
Considera favorevolmente i conflitti tra plebe e Senato
Nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio Machiavelli: Mostra gli effetti benefici dei conflitti sociali
Nei Sei libri della Repubblica Bodin critica: Machiavelli e i teorici del diritto di resistenza attiva
Nel Contratto sociale la volontà generale è: La somma delle volontà di ciascuno, in base al bene comune
Nel Contratto sociale Rousseau difende: La democrazia diretta
Nel Corpus iuris civilis il diritto naturale è principalmente descritto da: Gaio e Ulpiano
Nel criticare la teoria del governo misto Bodin propone: La distinzione tra regime costituzionale e
governo
Nel De Civitate Dei (La città di Dio) centrale è:? Il tema della provvidenza divina: è Dio che fa nascere e
perire gli imperi;
Nel De Civitate Dei (La città di Dio) di s. Agostino centrale è: il tema della provvidenza divina
Nel De Civitate Dei s. Agostino afferma: La coesistenza di Stato e Chiesa
Nel de Civitate Dei S.Agostino: propone una visione antropologica negativa, fondata sul peccato
originale
Nel De pace fidei Cusano: Affronta il tema della unità delle religioni, pur nella diversità dei riti
Nel definire l'atteggiamento dell'Occidente nei confronti delle culture altre, si è fatto riferimento: Alla
strategia dell'assoggettamento e a quella dell'assimilazione
Nel Deuteronomio, uno dei numerosi libri dell'Antico Testamento, si accenna ad un concetto che verrà
poi ripreso nell'Islam e dai cristiani: La guerra santa
Nel Discorso sull’origine della disuguaglianza Rousseau: Mostra gli esiti negativi del progresso delle
civiltà
Nel Dulce bellum inexpertis cosa dice Erasmo riguardo alla guerra santa contro i Turchi? La condanna,
perché la fede non può mai essere imposta con la violenza
Nel Dulce bellum inexpertis cosa dice Erasmo riguardo alla guerra santa contro i Turchi? La condanna,
perché la fede non può mai essere imposta con la violenza
Nel Gorgia di Platone, Callicle afferma: Che la democrazia è una forma di governo contro natura
Nel libro di Isaia dell'Antico Testamento si trova: La profezia della pace universale
Nel pensiero Cristiano dei primi secoli la guerra era generalmente: considerata compatibile con la vita
cristiana
Nel pensiero medievale, la guerra contro gli infedeli era generalmente: Considerata giusta, e non
limitata dal diritto delle genti
Nel pensiero politico classico, cosa costituisce il fondamento della polis e quindi della politica? Il logos
Nel pensiero politico classico, cosa costituisce il fondamento della Polis e quindi della politica? Il
logos
Nel periodo medievale, la dottrina della guerra giusta venne elaborata: Per disciplinare le forme di
conflitto, specie tra Cristiani
Nell’anaciclosi polibiana, la tirannide è sostituita: Dall'aristocrazia
Nell’arbitrato greco era previsto un giuramento di imparzialità? Si
Nella Grecia antica la schiavitù era: Generalmente accettata, sia per natura che per diritto
Nella Grecia antica un forestiero particolarmente importante poteva diventare: proxenos
Nella Guerra del Peloponneso di Tucidide, il dialogo tra ateniesi e Melli indica:? Il contrasto tra giustizia
e politica di potenza
Nella Politica, Aristotele afferma che gli schiavi per natura sono coloro che mancano di capacità di
previsione e di prudenza e se lasciati liberi non riuscirebbero a provvedere a se stessi
Nella Repubblica Platone critica: La sofistica
Nella Repubblica Platone descrive: La polis
Nella Repubblica Platone: espone una visione della polis ideale fondata su una dimensione
organicistica
Nella teorica dei governi Gaetano Mosca: critica il sistema parlamentare rappresentativo
Nell'antica Grecia i metoikoi erano: Stranieri residenti permanentemente in Grecia e registrati come tali i
quali godevano di tutela giuridica ma non dei diritti politici o di quelli reali
Nell'arbitrato greco era previsto un giuramento di imparzialità? Si
Nelle Guerre del Peloponneso di Tucidide, il dialogo tra ateniesi e Melii indica: Il contrasto tra
giustizia e politica di potenza
Nell'Utopia di Tommaso Moro la guerra: Viene fatta non per la gloria, ma per riparare un torto subito
Nell'Utopia di Tommaso Moro la schiavitù: Viene ammessa sia per gli stranieri che per i cittadini di Utopia
Niccolò Cusano nelle sue opere si occupò:? Delle relazioni tra cristiani ed islamici e della tolleranza
religiosa;
Niccolò Cusano perseguì durante il corso della sua vita: l'ideale cristiano della fratellanza universale,
scoperta attraverso la ragione
Niccolò Cusano visse: all'epoca della conquista di Costantinopoli da parte dell'Islam
Non appartiene al pensiero di Cusano:la critica al protestantesimo
Non appartiene al pensiero di Montesquieu: La descrizione di una comunità politica ideale
Non appartiene al pensiero di Platone: la difesa della proprietà privata
Non appartiene al pensiero politico di Aristotele: la critica alla famiglia e alla proprietà privata
Non appartiene al pensiero politico di Cusano: la critica al protestantesimo
Non appartiene al pensiero politico di Erasmo: La condanna decisa del pensiero di Machiavelli
Non appartiene al pensiero politico di Hobbes: La difesa della proprietà privata
Non appartiene al pensiero politico di Las Casas: La critica alla Rivoluzione francese
Non appartiene al pensiero politico di Locke: La negazione della proprietà privata
Non appartiene al pensiero politico di Machiavelli: la legittimazione del potere
assoluto del sovrano attraverso il patto sociale
Non appartiene al pensiero politico di Marx: la difesa del socialismo utopistico
Non appartiene al pensiero politico di Montesquieu: la descrizione di una comunità politica ideale
Non appartiene al pensiero politico di Mosca: la difesa del Governo parlamentare
Non appartiene al pensiero politico di Platone: la difesa del ruolo della famiglia;
Non appartiene al pensiero politico di Platone: La difesa della proprietà privata
Non appartiene al pensiero politico di S. Tommaso: la giustificazione, in certi casi, del tirannicidio;
Non appartiene al pensiero politico di S. Tommaso: l'analisi del rapporto tra cattolici e protestanti
Non appartiene al pensiero politico di S.Agostino: la difesa della sovranità popolare;
Non appartiene al pensiero politico di Tocqueville: La critica al socialismo di Marx
Parlando di retta intenzione (intentio recta) in una guerra s. Agostino intende: La pace
Per Bodin, tra le funzioni che rientrano nell’ambito della sovranità figura: L’emanazione e l’abrogazione
delle leggi
Per Cicerone una guerra si dice giusta: quando si vuol sanare un torto subito
Per Cortes: il diverso esiste ed è inferiore e dunque è giusto sottometterlo ed utilizzarlo;
Per Erasmo da Rotterdam, il vero coraggio del cristiano consiste nel: Rifiuto di combattere, essendo la
guerra una aberrazione della ragione dell'uomo;
Per la dottrina agostiniana della guerra, la retta intenzione è: la volontà di ristabilire la pacifica
convivenza universale, spezzata dalla malvagità di qualcuno
Per la sua teoria della divisione dei poteri Montesquieu si ispira: Al modello inglese
Per Lattanzio e Tertulliano: Ai cristiani non era concessa la vita militare
Per Locke lo studio della politica deve partire: Dall'analisi del comportamento individuale
Per Marx, il materialismo storico, è: la materializzazione della dialettica hegeliana
Per nomos i Greci intendevano: Le leggi scritte, gli usi e le consuetudini umane
Per quale dei seguenti autori,gli elementi dello Stato sono la famiglia, le cose comuni, il giusto governo, la
sovranità: Bodin
Per quale pensatore politico la maggioranza non è solo un dato formale del sistema costituzionale, ma è
invece un dato sociale che si costituisce da un processo sociale autonomo rispetto ai meccanismi
politico-giuridici che le consentono poi di manifestarsi come tale? Tocqueville
Per s. Tommaso una giusta causa di guerra è: La riparazione di un torto subito
Per San Tommaso se il sovrano viola la legge naturale: Disobbedire è un dovere
Per spiegare il rapporto tra la realtà e il mondo delle idee, Platone utilizza: il mito della caverna
Per un periodo della sua vita, Cusano sostenne: Il Conciliarismo
Perché Bodin critica la costituzione mista? Perché potrebbe portare allo scontro fra fazioni e dunque alla
guerra civile
Perché Hobbes critica il diritto di resistenza del popolo contro il sovrano: perché renderebbe vano il
patto sociale
Perché Locke critica la concezione del potere come espressione dell’autorità paterna, proposta da Filmer?
Perché il potere è fondato sul consenso volontario degli individui
Perché Mosca non crede all’idea della sovranità popolare? Perché tanto ci sarà sempre una minoranza
che dominerà sulla maggioranza
Perché per Aristotele è importante la classe media? Perché assicura equilibrio sociale
Perché per Vitoria la violazione del diritto di commercio e di passaggio è una giusta causa di guerra
contro gli indios? Perché tale violazione va contro il diritto naturale
Perché Platone giudica negativamente la famiglia e la proprietà privata? Perché la famiglia e la
proprietà potrebbero dividere i cittadini allontanandoli dal bene comune
Perché secondo Hobbes l’uomo si toglie dallo stato di natura e ricerca la convivenza politica con i suoi
simili? Per la conservazione della vita e il godimento della pace
Perché secondo Machiavelli la natura umana è portata al disordine e al conflitto? Perché gli uomini
desiderano e producono più desideri di quelli che possono soddisfare con le loro forze
Perché Tocqueville si interessa agli Stati Uniti? Perché vi vede le caratteristiche e il futuro della
democrazia
Perché, secondo Mosca, una minoranza può essere in grado di dominare una maggioranza? Perché la
minoranza è organizzata, la maggioranza no
Platone attraverso Socrate, dice che in una polis la giustizia: si raggiunge solo nella dimensione politica
della comunità e riguarda tutte le classi
Platone cercò con la sua filosofia di: Rinnovare la polis partendo da valori certi.
Platone fondò: L'Accademica
Platone giudica negativamente: La famiglia.
Polibio dichiara che: Lo studio della storia è la migliore palestra e preparazione dell’attività politica
Qual è il fine della città terrena per s. Agostino? La pace
Qual è l’ideale di Chiesa proposto da Bodin? Una Chiesa unita, che sappia convivere con altre fedi, ma
tutte sottomesse all’autorità del monarca
Qual è l’obiettivo della politica secondo Aristotele? La felicità dell’uomo in una polis ben organizzata
Qual è la forma di governo più stabile per Polibio? Il governo misto
Qual è la forma di governo preferibile per Aristotele? La politeia
Qual è la funzione dei corpi intermedi per Montesquieu? Limitare lo strapotere del monarca
Qual è la funzione dei corpi intermedi per Montesquieu? Limitare lo strapotere del monarca
Qual è la prima forma di aggregazione sociale per Aristotele? La famiglia
Qual è l'ideale di Chiesa proposto da Bodin? Una Chiesa che sia del tutto lontana dagli interessi mondani
e soprattutto politici, che viva tutta raccolta negli ideali propri della religiosità cristiana
Qual è l'obiettivo della politica secondo Aristotele? La felicità dell'uomo in una polis ben organizzata
Qual è per Montesquieu il valore politico supremo? La libertà
Qual è per Montesquieu la forma di governo che tutela maggiormente la libertà dei cittadini? La
monarchia costituzionale rappresentativa
Qual è uno dei freni, presenti negli Stati Uniti, al rischio della tirannide della maggioranza? La struttura
federale dello Stato
Quale aspetto della sofistica Platone criticava in special modo? Il relativismo dei Sofisti
Quale autore ci offre nella sua fondamentale opera del 1762, Il contratto sociale, un metodo per la
formazione delle società politiche? Rousseau
Quale autore è tra i più influenti in merito all'intricato nodo tra Cristianesimo e guerra? S. Agostino;
Quale autore influenza profondamente la riflessione politica di s. Tommaso? Aristotele
Quale autore romano viene letto e criticato da s.Agostino? Cicerone
Quale autore si occupò delle relazioni tra cristiani ed islamici, e della tolleranza religiosa? N. Cusano
Quale autore, allontanandosi da s.Agostino e s.Tommaso, affermava che in linea di principio tutte le
guerre sono ingiuste? Erasmo
Quale dei seguenti autori è considerato un sostenitore dell'assolutismo? Hobbes
Quale dei seguenti autori non appartiene alla corrente de pensiero liberale?
Rousseau
Quale dei seguenti pensatori politici afferma il seguente concetto: il diritto di proprietà esisteva già nello
stato di natura, il sovrano non l'ha concesso e quindi non può toglierlo? Locke
Quale delle seguenti affermazioni è falsa: L'opera politica sullo stato elaborata da Locke nasce come
risposta all'opera dl pensatore Adam Smith (era invece Filmer)
Quale delle seguenti coppie concettuali è riducibile all'opera di tzvetan todorov?
assoggettamento e assimilazione
Quale è il motivo della composizione del De Civitate Dei? La difesa del cristianesimo dalle accuse dei
pagani
Quale è la miglior forma di governo secondo s. Tommaso?: La monarchia
Quale espressione utilizza Locke per definire il diritto di resistenza del popolo contro il sovrano ingiusto?
L’appello al cielo
Quale fu l’atteggiamento di Mosca di fronte al fascismo? Lo criticò, anche pubblicamente
Quale pensatore politico giustifica la liceità per il cristiano di muovere una guerra anche nei confronti di un
altro cristiano? S. Agostino
Quale pensatore politico sosteneva che l’uomo è caratterizzato da un insopprimibile desiderio di tutto,
e per questo non riesce mai a soddisfare i propri bisogni? Machiavelli
Quale studioso contemporaneo ha studiato a lungo le implicazioni culturali della scoperta del Nuovo
Mondo? Tzvetan Todorov
Quale tra le teorie delle relazioni internazionali si richiama a Machiavelli come padre fondatore? La
teoria realistica
Quale tra queste espressioni è riconducibile all'opera di Tzvetan Todorov?
Assoggettamento e assimilazione
Quale, tra le opzioni proposte, appartiene al pensiero politico di Platone? la realtà vera non è il mondo
che è oggetto della sensazione, ma una realtà immutabile e perfetta
Quali dei seguenti autori è considerato un sostenitore dell’assolutismo? Hobbes
Quali dei seguenti autori fu, nella prima parte della sua vita, tra i sostenitori del Conciliarismo?
Cusano
Quali dei seguenti autori ha come obiettivo la creazione di uno Stato centralizzato, con al vertice un
principe sovrano dal potere assoluto ed indivisibile? Bodin
Quali dei seguenti autori non appartenne alla corrente del pensiero liberale? Rousseau
Quali delle seguenti risposte non è corretta: Per Montesquieu esistono tre tipi fondamentali di governo:
l'oligarchia, la democrazia, il dispotismo.
Quali sono gli elementi dello Stato per Bodin? La famiglia, le cose comuni, il giusto governo, la sovranità
Quali sono le caratteristiche del diritto naturale, secondo la lettura ciceroniana: La sua fonte è la recta
ratio (retta ragione), esso è universale, è eterno, è immutabile.
Quali sono le forme di governo rette per Aristotele? Monarchia, aristocrazia, politeia
Quali sono per Platone le virtù proprie della polis ideale? Saggezza, coraggio, temperanza, giustizia
Quali sono, secondo il pensiero politico di Rousseau, le fasi che sanciscono l’affermarsi della
disuguaglianza sociale? La nascita della proprietà è alla base della disuguaglianza tra ricchi e poveri,
l’istituzione della magistratura sancisce la disuguaglianza tra potente e debole, la trasformazione
determina la disuguaglianza tra padroni e schiavi
Quali tipi di leggi distingue s. Tommaso? Legge eterna, legge divina, legge naturale, legge positiva
Quando, per Machiavelli, l’uso della violenza è legittimo? Quando è in gioco la conservazione del potere
del principe
Quando, secondo Platone, si realizza la Giustizia? Quando ciascun cittadino svolge all’interno della
polis la funzione che gli è propria per natura
Riguardo al rapporto tra politica e religione Locke: Difende l’idea di tolleranza fondata sulla separazione
tra Stato e Chiesa
Rispetto a quella di Platone, la filosofia politica di Aristotele si presenta come: Più realistica
Rispetto a quella di s. Agostino, la visione della natura umana esposta da s.Tommaso appare: Più
positiva
Rousseau è considerato uno dei padri fondatori del moderno pensiero: Democratico
Rousseau, per dimostrare e spiegare la sua critica al processo di incivilimento elabora: il mito del
Buon Selvaggio
S.Agostino nel suo pensiero politico distingue tra due città: la città di Dio, ovvero la
città celeste, retta dall'amore di Dio e la città terrena dominata dall'amore in sé
S.Agostino visse: Tra il IV e il V secolo
Scrivendo il De Civitate Dei (La città di Dio), S. Agostino vuole ?Mostrare la superiorità del cristianesimo
rispetto a tutte le istituzioni e le forme di cultura puramente umana
Se il sovrano viola la legge naturale: Si può disobbedire ma non ribellarsi con la violenza
Secondo Aristotele gli uomini sono per natura: Tutti diversi
Secondo Aristotele le forme di aggregazione sociale sono: famiglia, villaggio, polis
Secondo Aristotele qual è il contesto nel quale l'uomo realizza la virtù? La polis
Secondo Aristotele, gli schiavi per natura sono: Coloro che non hanno capacità sufficienti per
sopravvivere autonomamente
Secondo Aristotele, i popoli più civili erano: I Mediterranei
Secondo Aristotele, le forme di governo rette si distinguono da quelle degenerate perché: Solo nelle
forme rette si governa nell’interesse di tutti i cittadini
Secondo Bartolomè de Las Casas gli indigeni sono un popolo: degno di essere conosciuto ed amato.
Secondo Bodin il potere assoluto: Non trova alcun altro potere al di sopra di esso, tranne Dio
Secondo Bodin l’assemblea degli Stati Generali: Ha solo funzione consultiva, ma va mantenuta perché
utile
Secondo Bodin lo Stato ha origine: Dallo scontro tra le famiglie
Secondo Bodin, la sovranità deve essere: Un potere assoluto, perpetuo, indivisibile, inalienabile,
imprescrittibile
Secondo Cicerone il diritto naturale: E' un diritto vero, razionale, universale, eterno, immutabile
Secondo Cicerone l’unità del genere umano si realizza: Attraverso la ragione, espressa dal linguaggio
Secondo Cusano: Dio è unico, ma i modi per venerarlo possono essere molteplici
Secondo Erasmo la guerra: E' un'aberrazione della ragione e dei migliori sentimenti dell'uomo
Secondo Erodoto la causa dello scontro fra Greci e Persiani va ricercata: Nella nozione di ingiustizia
legata quella di colpa
Secondo Gaetano Mosca la classe politica: non potrà mai essere eliminata, ma potrà essere migliorata
Secondo Gaio: Il diritto delle genti era equiparato al diritto naturale, e superiore al diritto civile
Secondo Hobbes il patto sociale è stipulato: Tra tutti i singoli individui-cittadini
Secondo Hobbes lo stato di natura descrive: La condizione degli uomini prima della nascita della
comunità politica
Secondo Hobbes l'origine del potere politico scaturisce: Dal consenso volontario degli individui
Secondo Hobbes tutti gli uomini tendono: All'autoconservazione
Secondo Hobbes, la comunità politica: è la risultante di un calcolo interessato e razionale degli
uomini
Secondo il cardinale Gaetano, gli indios nei confronti degli spagnoli : Non erano sudditi né di fatto né
di diritto
Secondo il cesaropapismo: potere temporale e potere spirituale coinciderebbero nella persona
dell'imperatore
Secondo il pensiero di Agostino:? L'origine del male si trova nella volontà umana;
Secondo il pensiero di Bodin gli elementi dello Stato sono:? La famiglia, le cose comuni, il giusto
governo, la sovranità;
Secondo il pensiero di Bodin, l'uomo non riconosce nessuna altra autorità se non: Quella della propria
ragione, conforme alla volontà di Dio;
Secondo il pensiero di Hobbes, attraverso quale facoltà gli uomini sono in grado di stabilire che cosa è più
utile per la loro sopravvivenza: La ragione
Secondo il pensiero di Locke, il sovrano: firma il contratto e quindi può infrangerlo
Secondo il pensiero di quale di questi autori la fede non può essere mai imposta con le armi: Erasmo
Secondo il pensiero di S. Tommaso, il fine ultimo dell’uomo è: La contemplazione di Dio
Secondo il pensiero di S. Tommaso, l’unico bene essenziale alla perfezione è: La carità
Secondo il pensiero di S.Agostino: l'origine del male si trova nella volontà umana
Secondo il pensiero filosofico di Platone: la realtà vera è immutabile e perfetta, può essere affermata
solo dal pensiero
Secondo il pensiero politico di Aristotele, la politèia è una forma di governo: In un certo senso mista di
oligarchia e democrazia cioè di governo dei pochi e governo dei molti
Secondo il pensiero politico di Aristotele, le scienze si suddividono in: Teoretiche, Pratiche e Poietiche
Secondo il pensiero politico di Bodin gli elementi dello Stato sono: La famiglia, le cose comuni, il giusto
governo, la sovranità;
Secondo il pensiero politico di Bodin uno dei cardini dell’organizzazione costituzionale dello Stato è: La
proprietà privata
Secondo il pensiero politico di Bodin, la società politica nasce: Nella storia, in quanto in essa acquista
valore l'agire dell'uomo in tutte le sue manifestazioni.
Secondo il pensiero politico di Erasmo da Rotterdam:? La fede non può mai essere imposta con le armi;
Secondo il pensiero politico di Hobbes l’uomo reagisce sempre in maniera tale da:
Sopravvivere ed auto-conservarsi;
Secondo il pensiero politico di Hobbes l'uomo persegue le cose che gli garantiscono:
l'autoconservazione
Secondo il pensiero politico di Hobbes, attraverso quale facoltà gli uomini sono in grado di stabilire che
cosa è più utile per la loro sopravvivenza? La ragione
Secondo il pensiero politico di Hobbes, l'uomo allo stato di natura agisce sempre in maniera tale
da:sopravvivere e autoconservarsi
Secondo il pensiero politico di locke allo stato di natura vi era: Il diritto di proprietà
Secondo il pensiero politico di Locke il potere del sovrano: non è assoluto ma limitato alla funzione della
tutela dei diritti dei cittadini
Secondo il pensiero politico di Locke, il sovrano: Firma il contratto e quindi può infrangerlo;
Secondo il pensiero politico di Locke, il sovrano: può violare il contratto sociale anche se lui l'ha firmato
Secondo il pensiero politico di Locke: i cittadini dovrebbero avere il diritto di interagire tra loro senza che
lo stato possa intervenire per limitare la loro libertà economica
Secondo il pensiero politico di Machiavelli la politica è: lo studio dei mezzi con cui conquistare e
conservare il potere
Secondo il pensiero politico di Machiavelli la politica si fonda su: La constatazione che il primo dato che
ci offre la realtà è quello della crisi e del disordine
Secondo il pensiero politico di Machiavelli la prima legge della politica è quella secondo cui: ogni uomo
agisce non in vista del benessere collettivo, ma in vista della conquista e del mantenimento del potere.
Secondo il pensiero politico di Machiavelli la religione svolge la funzione di preservare il popolo: dalla
corruzione, che si afferma invece quando il popolo non avverte più l’importanza dei valori etico-civili
Secondo il pensiero politico di Machiavelli l'uomo è portato naturalmente a desiderare tutto: ma
dispone di mezzi limitati
Secondo il pensiero politico di Machiavelli l'uso della forza: è imposto al principe solo dalla necessità
Secondo il pensiero politico di Machiavelli quale sentimento caratterizza l'animo umano?
L'incontentabilità che lo trascina verso la noia e dolore
Secondo il pensiero politico di Machiavelli, la continua oscillazione fra ordine e disordine: dipende
dalla stessa natura dell'uomo
Secondo il pensiero politico di Montesquieu esistono tre tipi fondamentali di governo: la repubblica, la
monarchia, il dispotismo
Secondo il pensiero politico di Montesquieu, il diritto: Delimita la sfera d’azione dell’individuo nella
società
Secondo il pensiero politico di Montesquieu, la libertà è: Il diritto di fare ciò che le leggi permettono
Secondo il pensiero politico di Montesquieu, può considerarsi libera solo quella costituzione: nessun
governante possa abusare del potere a lui affidato
Secondo il pensiero politico di Polibio, la storia, come magistra vitae: Ha funzione pedagogica, e in
merito diventa fondamentale l’esigenza di obiettività nella ricostruzione degli eventi militari, diplomatici,
politici, istituzionali
Secondo il pensiero politico di quale autore la guerra è una necessità che scaturisce dal fatto che gli
uomini, in virtù della caduta di Adamo, sono tutti peccatori? S. Agostino.
Secondo il pensiero politico di quale autore, il contratto sociale viene stipulato tra i sudditi e il sovrano:
Locke.
Secondo il pensiero politico di quale autore, il contratto sociale viene stipulato tra sudditi e sovrano? Locke
Secondo il pensiero politico di quale di questi autori la fede non può essere mai imposta con le armi?
Erasmo
Secondo il pensiero politico di Rousseau il progresso è qualcosa di fortemente negativo:? Perché
teso ad aumentare sempre più la diseguaglianza tra gli uomini
Secondo il pensiero politico di Rousseau l'uomo è naturalmente portato verso: la perfettibilità
Secondo il pensiero politico di Tocqueville, la democrazia fondata sul suffragio universale, sulla
completa sovranità del popolo, anzitutto non garantisce di per se stessa:? La libertà
Secondo il pensiero politico do Locke, il sovrano: Può violare il contratto sociale anche se lui l'ha
sottoscritto
Secondo la dottrina cesaropapista: Potere temporale e potere spirituale coinciderebbero nella persona
dell'Imperatore
Secondo la dottrina cesaropapista: Potere temporale e potere spirituale coinciderebbero nella persona
dell'Imperatore.
Secondo la dottrina del materialismo storico: In ogni società, i rapporti di produzione determinano la
struttura politica, sociale e culturale della società stessa
Secondo la dottrina della giusta causa di guerra:? Non tutte le guerre sono giuste, ma solo quelle che
corrispondono a criteri ben definiti;
Secondo la dottrina medioevale della guerra giusta, una giusta causa di guerra può essere: Una
questione d’ordine morale e di onore
Secondo la teoria del plusvalore di Marx: Il valore prodotto dal lavoro di un operaio è maggiore del suo
salario
Secondo la teoria dell’anaciclosi di Polibio, quale forma di governo si sostituisce alla tirannide?
L’aristocrazia
Secondo la teoria dell’anaciclosi le forme di governo si susseguono in un movimento che è: Circolare
Secondo l'analisi svolta da Todorov, Las Casas applica agli indios: la strategia dell'assimilazione, che
prevede la colonizzazione dolce
Secondo l'analisi svolta da Todorov, Las Casas, applica agli indios:La strategia dell'assimilazione, che
prevede la colonizzazione dolce, basata sulla convinzione che esiste una gerarchia di civiltà, e che gli
indios vadano considerati moralmente uguali agli europei, ma non culturalmente
Secondo Las Casas gli indios americani: Sono potenzialmente uguali agli occidentali, ma vanno civilizzati
ed evangelizzati senza violenza
Secondo lo studio di Todorov, Cortès è interessato agli indios e vuole: Conoscerli per dominarli meglio;
Secondo Locke il contratto sociale è stipulato: Tra gli individui-cittadini e il sovrano
Secondo Locke il potere legislativo e quello esecutivo: Devono essere distinti
Secondo Locke, il diritto di proprietà si fonda: Sul lavoro dell'uomo
Secondo Locke, il diritto di proprietà si fonda:Sul lavoro dell'uomo
Secondo Machiavelli il primo dato che ci offre la realtà è: La crisi e il disordine
Secondo Machiavelli il principe può rompere i patti e le promesse già sottoscritte?
Si, quando vengono a mancare gli interessi politici che li avevano motivati
Secondo Machiavelli il principe: Deve sembrare, e non essere
Secondo Machiavelli il rispetto per i patti e le promesse: Si può violare non appena divenga dannoso
per il principe
Secondo Machiavelli la natura umana porta: Alla continua insoddisfazione
Secondo Machiavelli la politica: E' autonoma dalla morale, dalla religione e dal diritto
Secondo Machiavelli, è meglio che il principe sia amato o temuto dai sudditi? E' meglio che sia temuto
Secondo Machiavelli, grazie a quali fattori si possono acquisire i Principati? grazie alle armi proprie e alla
fortuna o le armi altrui
Secondo Machiavelli, il Principe può rompere i patti e le promesse già sottoscritte?
Si, ad esempio se sono cambiate le condizioni originali
Secondo Manegold di Lautembach e Giovanni di Salisbury: Bisogna obbedire ai re, e resistere al tiranno
Secondo Marx il capitalismo: E’ destinato a morire, per i difetti insiti nel suo funzionamento
Secondo Marx il capitalismo: E’ destinato a morire, per la sua logica interna
Secondo Marx il materialismo storico è: La materializzazione della dialettica hegeliana
Secondo Marx l’esito ultimo della rivoluzione proletaria sarà: La società comunista senza classi e senza
Stato
Secondo Marx la lotta di classe scaturisce: da un problema esclusivamente economico, il plusvalore
Secondo Marx la lotta di classe: C’è sempre stata in una forma o nell’altra
Secondo Marx la società senza classi e senza Stato si deve realizzare: con la rivoluzione violenta
Secondo Montesquieu il principio della monarchia è: L'onore
Secondo Montesquieu le forme di governo sono: Monarchia, repubblica, dispotismo
Secondo Mosca il meccanismo elettorale che porta all’elezione dei deputati: E’ il frutto di pratiche
corrotte, e genera l’illusione della sovranità popolare
Secondo Mosca la classe politica: Ci sarà sempre, ma può essere migliorata permettendo ai meritevoli di
entrarvi, qualunque sia la loro estrazione sociale
Secondo Mosca lo studio della politica deve avvenire: Mediante il metodo storico positivistico
Secondo Polibio la conquista romana della Grecia è: Un fatto nuovo e sorprendente
Secondo Polibio, la costituzione mista romana è la forma di governo più stabile perché: Essa garantisce
l’equilibrio dei poteri e delle fazioni
Secondo Polibio, la costituzione mista romana prevede che la sovranità sia spartita tra:Consoli,
Senato, comizi tribuni della plebe
Secondo quale dei seguenti pensatori politici l'uguaglianza assoluta e perfetta elimina di fatto la
libertà? Rousseau
Secondo quale pensatore la politica può essere spiegata secondo le leggi della matematica?
Hobbes
Secondo quale pensatore politico il diritto di proprietà c’era già nello stato di natura per cui il sovrano
non l’ha concesso e quindi non può toglierlo? Locke
Secondo quale pensatore politico il diritto di proprietà c'era già nello stato di natura per cui il
sovrano non l'ha concesso e non può toglierlo? Locke
Secondo quale pensatore politico il diritto divino non coincide con il diritto naturale? S.Tommaso
Secondo quale pensatore politico il fondamento della legge eterna è la ragione divina che governa
tutte le cose: S.Tommaso
Secondo quale pensatore politico il principe deve far di tutto per evitare l’odio dei sudditi ? Machiavelli
Secondo quale pensatore politico il problema fondamentale della comunità politica è quello del
rapporto tra unità e differenze? Aristotele
Secondo quale pensatore politico il progresso è fortemente negativo, e destinato ad aumentare sempre
più la disuguaglianza tra gli uomini? Rousseau
Secondo quale pensatore politico la costituzione mista gode di maggiore stabilità rispetto alle singole
forme di governo pure? Polibio
Secondo quale pensatore politico la famiglia è la società naturale primordiale?
Aristotele
Secondo quale pensatore politico la legge divina può essere conosciuta soltanto grazie alla rivelazione da
parte di Dio stesso: S.Tommaso
Secondo quale pensatore politico la politica si configura come mezzo per garantire la pace e impedire la
violenza? S.Agostino
Secondo quale pensatore politico la politica si configura come mezzo per garantire la pace o la violenza? S
Agostino
Secondo quale pensatore politico la proprietà del proprio lavoro è più importante della proprietà della
terra? Locke
Secondo quale pensatore politico lo Stato è concepito come forza attraverso la quale l'uomo viene
sottratto al disordine generato a lui dalla sua natura: Machiavelli.
Secondo Rousseau la volontà generale: E' indivisibile ed inalienabile.
Secondo Rousseau nel contratto sociale ciascun individuo: Cede tutti i suoi diritti naturali a tutti gli
altri, cioè alla collettività intera
Secondo s.Tommaso una guerra giusta può essere dichiarata: Solo da un'autorità sovrana riconosciuta
Secondo s.Tommaso la legge naturale: Viene trasmessa da Dio all’uomo attraverso la ragione.
Secondo S.Tommaso una guerra giusta può essere dichiarata: solo da un'autorità
sovrana riconosciuta
Secondo s.Tommaso, la legge naturale si distingue dalla legge divina perché: La legge naturale non trova il
suo fondamento nella Rivelazione, ma nella ragione umana
Secondo Thomas Hobbes, il potere politico: Non è originario nè derivato direttamente da Dio
Secondo Tocqueville che cosa determina, tra l’altro, nella società statunitense, il pareggiamento delle
posizioni sociali? L’assenza della classe aristocratica
Secondo Tocqueville la magistratura in America: Costituisce un limite allo strapotere della maggioranza
Secondo Tocqueville, il principale rischio della democrazia americana è: La tirannide della maggioranza.
Secondo Tocqueville, qual è uno dei freni, presenti negli Stati Uniti, al rischio della tirannide della
maggioranza?La struttura federale dello Stato
Secondo Tocqueville, uno degli antidoti principali alla tirannide
della maggioranzanegli Stati Uniti è: Il decentramento amministrativo
Secondo Todorov, gli atteggiamenti occidentali di fronte agli indios americani furono: Scoprire,
conquistare, amare, conoscere
Secondo Todorov, la posizione di Cristoforo Colombo nei confronti degli indios americani fu: quella
dell'esploratore, che classifica ogni cosa nuova che vede secondo gli schemi che già conosce
Secondo Tucidide, la causa principale delle guerre del Peloponneso è: La crescita della potenza ateniese
Secondo Ulpiano il diritto delle genti: E' modificabile poiché deriva dall'uomo
Secondo Ulpiano: il diritto naturale era uguale per uomini e animali
Secondo Vitoria, la violazione del diritto universale alla libera circolazione e al libero commericio tra i
popoli: Costituisce un motivo di guerra giusta
Secondo Vitoria, tra due contendenti può esistere una guerra giusta da entrambe le parti? Si, se una delle
parti si trova nello stato di ignoranza invincibile
Secono il cardinale Gaetano, gli indios nei confronti degli spagnoli: Non erano sudditi né di fatto né di
diritto
Su cosa si fonda il metodo storico proposto da Polibio? Sulla conoscenza delle fonti e delle cause degli
eventi
Su quali basi culturali Erasmo fonda la sua critica della guerra? l'umanesimo cristiano
Su quali punti, secondo Cusano, è facile raggiungere un accordo tra le diverse fedi? il riconoscimento di
un solo Dio, la figura di un Messia, l'esistenza di un testo sacro, l'ammissione di una vita oltre la morte
Sul quale tema verte la conferenza di Valladolid? La natura degli indios
Tipico dell'Umanesimo fu: L'interesse verso il mondo antico, greco e romano
Tocqueville considera fondamentale: La tutela delle minoranze
Tocqueville è un: Politico, giurista e filosofo francese, uno dei grandi autori del liberalismo
Tocqueville ha scritto: La Democrazia in America
Tocqueville parla di tirannide della maggioranza quando: l'ordinamento democratico consente alla
maggioranza, quale si è espressa in occasione delle elezioni, di poter esercitare un potere di fatto assoluto
Todorov struttura il suo testo in quattro parti ognuna delle quali rappresenta un particolare dagli europei
(essenzialmente spagnoli e portoghesi) verso gli indios:
scoprire, conquistare, amare, conoscere
Tra i testi non Occidentali più interessanti per le relazioni internazionali troviamo: Il Codice di Manu
Tra le funzioni che rientrano nell'ambito della sovranità figura: L'emanazione e l'abrogazione delle leggi
Tra le tematiche più indagate nella filosofia delle relazioni internazionali troviamo: La teoria delle guerra
giusta
Trasimaco affermava che: la giustizia è l'utile del più forte
Un aspetto importante del pensiero di Las Casas è: la condanna dell'evangelizzazione forzata
Un elemento interessante delle relazioni internazionali nella Grecia antica era: Il ricorso all'arbitrato
Un nodo centrale della riflessione filosofica greco-classica per le relazioni internazionali fu: Il rapporto tra il
finito e l'infinito
Una conseguenza della svolta internazionalistica delle scienze storico-sociali è: L'abbandono della
prospettiva Stato-centrica
Una parte dello scritto di Mosca Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare era dedicato :ad
esaltare il processo elettorale, cioè quello che doveva essere il mezzo di partecipazione del cittadino al
potere politico
Uno degli approcci evidenziato dallo studioso Todorov, nella sua opera, è quello definito del conoscere, si
snoda attorno a due figure, Bernardino di Sahagùn e Diego Duran:il loro obiettivo è la conoscenza degli
indios, ma una conoscenza puramente accademica, non volta allo sfruttamento, o alla evangelizzazione
Uno degli scopi di s.Agostino è: Limitare le guerre
Uno dei principi fondamentali della teoria politica di Montesquieu è: la separazione dei poteri

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