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MESTER DE CLERECIA E LIBRO DE ALEXANDRE

MESTER DE CLERECIA
Apriamo un nuovo capitolo rappresentato dal ​mester de clerecia​, che ha come protagonisti i ​CLERIGOS​, figure fondamentali per
la trasmissione della cultura.
Andiamo al testo:​ “signori, quest’apostrofe…”​ → si riferisce al rivolgersi ai signori, un tratto tipico del mester de juglaria, perché
indica un’esecuzione orale, quindi la presenza di un pubblico. Per quanto riguarda questo aspetto non c’è differenza tra il
mester de clerecia e il mester de juglaria.
Il fatto che siano i chierici a svolgere il mester de clerecia assicura alle opere una trasmissione scritta maggiore, cioè opere che
vengono fermate su carta.
-Perché sono opere che conoscono una tradizione manoscritte?
Perché sono opere di cui conosciamo gli autori. Gli autori del mester de clerecia si proclamano tali, cioè hanno una profonda
conoscenza autoriale, si sentono autori in tutto e per tutto.
INCIPIT LIBRO DI ALEXANDRE
“ Signori, se volete usufruire del mio servizio piacere vorrò offrirvi del mio mestiere. Di ciò che conosce l’uomo deve essere largo,
deve mettere a disposizione il suo sapere, e se non lo fa va incontro alla colpa o addirittura contrae un debito nei confronti di un
pubblico al quale deve offrire il suo sapere.”
Questo è un primo fondamentale principio del mester de clerecia.
SERVIZIO​ → parola chiave , perché l’autore del mester de clerecia considera la sua funzione culturale un vero e proprio servizio
da offrire al suo destinatario
STROFA 2
“ la mia attività è un bel mestiere che non è di juglaria, perché il mester de clerecia è senza peccato.” ​Subito l’autore vuole porre
una distanza, perché i suoi professionisti sono chierici. Il grande merito del mester de clerecia fu quello di esprimersi attraverso
una forma metrica precisa, che vedeva abbandonare l’effetto di oscillazione dei versi per sostituirlo con dei versi ​isosillabici,
cioè versi che presentano lo stesso numero di sillabe. Questa è la strofa identificativa, si definisce ​QUATERNARIA​, perché
formata da ​quattro versi alessandrini​, ​monorimi​, cioè legati dalla stessa rima, e costituiti da ​14 sillabe​.

Le prime due strofe sono considerate il manifesto programmatico del libro di Alexandre. Dobbiamo soffermarci sull’​aspetto
didattico​, accanto a questa coscienza autoriale ben definita, incontriamo un preciso scopo che questi autori perseguono, ossia
l’intento didattico; gli autori intendono veicolare degli insegnamenti, rapportandosi con il loro pubblico secondo la relazione
maestro-allievo.
Il libro di Alexandre, è un’opera di cui non conosciamo l’autore; gli studiosi hanno avanzato delle ipotesi e alcuni ritengono che
l’autore dell’opera sia ​Gonzalo de Berceo​. Altri attribuiscono la paternità dell’opera a un certo ​Juan Lorenzo​, autore anch’egli
ignoto. Quest’opera ci è stata trasmessa da due manoscritti, il manoscritto ​''O''​ ed il manoscritto ​''P''​: il primo risale alla fine del
XIII Secolo, mentre l'opera si colloca alla prima metà del XIII Secolo; mentre il manoscritto ''P'' presenta tratti più spiccatamente
aragonesi. Nessuno dei due trasmette una versione completa ed affidabile del testo ed è interessante un'altra differenza tra i
due. Il manoscritto ''P'' viene attribuito a Gonzalo de Berceo con un termine preciso: ​FACER​, che come abbiamo detto designa
proprio il comporre, mentre il manoscritto ''O'' viene attribuito a Juan Lorenzo con il termine ​ESCRIBIR​, che come abbiamo
detto designa l'attività della trascrizione, l’atto di copia.
Quest'opera ha come protagonista ​Alessandro Magno​, e lo propone come figura a cui conformarsi sia per quanto riguarda la
sua formazione, sia come modello militare, di valorosissimo condottiero. Sappiamo che il suo impero si spinse fino al mondo
allora conosciuto e se non fosse stato per la sua morte il collettivo si sarebbe spinto anche oltre; questa bramosia, esigenza,
questo fuoco di Alessandro di spingersi sempre più in là ai limiti del mondo conosciuto è uno dei tratti che la reso grande; quindi
un perfetto esempio di cavaliere cristiano, che unisce a sé la sapienza e la fortitudo.

E' un'opera tripartita: la ​prima parte​ è dedicata alla formazione di Alessandro e a quel sapere di cui Alessandro diventa
rappresentante. In questo egli viene facilitato dal maestro Aristotele.
La​ seconda parte​ è dedicata, invece, alla sua ascesa come condottiero, cavaliere che riesce mirabilmente ad applicare quei
saperi e quelle arti apprese durante gli anni della formazione, costruendo un impero vastissimo.
La ​terza parte​ riflette sui suoi successi e racconta la rovina a cui andrà incontro, proprio perché incapace di gestire questa
bramosia che sente dentro, questa volontà mai soddisfatta di andare sempre oltre. Quindi si narra di un suo peccato di
cupidigia. Alessandro conobbe la morte non in battaglia, ma per tradimento, fu assassinato.
E' un'opera che può definirsi medievale, una delle più vigorose opere della letteratura medievale castigliana. Lo è perché
Alessandro è un campione di sapienza, di valore militare, lo è perché la sua storia e la sua biografia offrono l'occasione di
costruire una vera e propria immagine del mondo di allora, e la sua formazione e le sue imprese vengono adoperate
dall'autore come un'occasione per dare ampio sfogo alla sua cultura e per erudire gli ascoltatori, suoi destinatari, sugli
aspetti più disparati: descrizione di luoghi che diventano un'occasione per descrivere in modo dettagliatissimo luoghi remoti
e sconosciuti; un’opera che accoglie in sé numerosi generi ed all'occorrenza si trasforma in un gemmario, fornisce spiegazioni
scientifiche, un'opera enciclopedica in tutto e per tutto. Per questo motivo il gusto descrittivo è profondissimo e si concentra
su ogni dettaglio che la vicenda di Alessandro fornisce. Un’ opera fortemente medievale anche perchè non è un'opera
originale. Il ​concetto di originalità ​è un concetto diverso nel medioevo rispetto a come lo intendiamo noi. L’originalità
consisteva nel rielaborare un argomento già noto, che era sintomo di prestigio, in quanto ci si confrontava con autori
altrettanto prestigiosi, e chi decideva di farlo poteva mostrare la sua bravura e la sua originalità.

Il libro di Alexandre richiama a fonti che avevano già conosciuto un ampio successo, ma le rielabora a suo modo: la prima
fonte è ​l’Alexandreis, ​in lingua latina, mentre la seconda il​ Roman de Alexandre ​è in lingua romanza francese. Vedremo
come queste due opere sono punti di riferimento preciso per gli eventi legati alla sua infanzia. Soprattutto l’Alexandreis, per
descrivere le imprese di Alessandro aveva visto da vicino due opere fondative della tradizione occidentale: L’Eneide, e la
Pharsalia di Lucano. L’autore del libro di Alexandre invece, sceglie il Cid per descrivere le imprese di Alessandro Magno. Ma la
differenza tra il Cid e Alessandro è profonda: quest’ultimo è privo delle qualità che distinguevano il Cid, la capacità di essere
ponderato, la lungimiranza, governare i suoi vassalli… l’assenza di queste qualità lo porta alla condanna che sarà la sua
rovina. Il libro di Alexandre è un perfetto compendio del sapere dell’epoca, numerosi sono i piani culturali e letterari che si
intrecciano.

Passiamo al testo

STROFA 5 ​→​ ​prestiamo attenzione all’incipit della strofa 5 ​“Quiero leer un livro, d’un rey noble, pagano” ​chiaramente si
sta riferendo ad Alessandro, ma notiamo la formula del “quiero leer”, voglio, cioè intendo leggere un libro, è sempre
presente la trasmissione orale, come quella scritta.

STROFA 6 ​→ ​qui l’autore sta presentando l’argomento della sua opera, il protagonista “​del principe Alessandro che fu re di
Grecia”​. Subito dopo ritroviamo inquadrate le qualità che lo contraddistinguono, cioè che vinse i re Pirro e Dario, due re di
grande potenza, e nessun uomo vile si accordò mai.

STROFA 7 ​→ qui l’autore inizia a descrivere le caratteristiche eccezionali che Alessandro mostrò sin dall’infanzia. Durante
quest’ultima si verificarono eventi rari, che vanno letti come presagi della sua grandezza e dell’avvenire che gli attende.
Quindi l’autore passa in rassegna tutti questi eventi, e si sofferma sul fatto che non volle mai succhiare il latte da donne
umili, che non avessero sangue nobile.

STROFE 8-9 ​→ qui si narrano tutti gli eventi eccezionali che occorsero: ​“ Segnali d’eccezione narrano che si verificarono
quando l’infante nacque: l’aria si mutò, il sole si oscurò, il mare era tutto agitato, la terra tremò, poco mancò che tutto il
mondo perisse. Altri segnali narrarono di portata ancor più generale: caddero dalle nubi pietre appuntite; altre apparvero di
portata maggiore ancora, combatterono per un intero giorno due aquile reali”.

STROFE 10-11 ​→ qui abbiamo due strofe che continuano a narrare gli eventi eccezionali che accaddero ma che risultano
particolarmente significativi per due riferimenti a fonti cui l’autore si rivolge. Tutta la sezione relativa alla sua infanzia è stata
desunta dal​ ​Roman de Alexandre​, mentre le strofe 9 e 10 sono tratte​ d ​ all’Alexandreis.​ “​ ​Nelle terre d'Egitto, nei testi fu
composto, parlò un agnellino appena nato, una gallina partorì un serpente adirato, era per Alessandro tutto questo
dimostrato. Accadde durante la sua nascita, nacquero più di cento figli di alti conti, per servirlo tutti con gran trasporto, ed è
scritto, sappiatelo, io non vi mento.”

​ qui assistiamo a un dialogo tra Aristotele e Alessandro, che offre l’occasione di percorrere tutti i saperi e le
STROFA 37 →
competenze di Alessandro, apprese grazie ad Aristotele, e le sue capacità nell’applicarle. Leggiamo anche l’irrequietezza di
Alessandro, che non è soddisfatto da questi piaceri, poiché sente l’esigenza e la necessità dentro di conquistare e condurre le
sue imprese, di allargare i confini del suo impero. Questo dialogo ci darà in un primo momento l’occasione per conoscere
tutti i saperi e le arti di Alessandro, e in un secondo momento vedremo come Aristotele per guidarlo gli impartirà una serie di
insegnamenti che un buon generale, sovrano e condottiero deve rispettare. Questo frammento ci offre un altro importante
elemento su cui riflettere.
Alessandro prova nei confronti del suo maestro un’enorme ammirazione; la sua coscienza, la sua consapevolezza di sé si
ferma dinanzi al suo maestro che reputa l’unico al di sopra della sua sapienza. Quindi vediamo come Alessandro sia
profondamente rispettoso e senta una forte soggezione verso il suo maestro tanto da non riuscire nemmeno a rispondere
alle sue domande e chiedendo il permesso di parlare.

​ ​'​'Maestro, tu mi hai formato, grazie a te sè cleresia; molto hai ben fatto, ed io non saprei come
STROFE 38-39-40 →
ringraziarti; a te mi affidò mio padre perchè grazie ai maestri io migliorassi molto. So di cleresia quanto mi è necessario, al di
fuori di te non c'è uomo che possa vincermi; riconosco che devo ringraziare te, che mi insegnasti le arti che vanno
conosciute.​ ” Q
​ ui si riferisce alle arti del trivio e del quadrivio che sono il fondamento dell'istruzione e della formazione
medioevale. Le arti del trivio sono la grammatica, la retorica e la dialettica, mentre il quadrivio si compone della matematica,
della musica, dell'astronomia e della geometria. ​''​ Intendo bene di grammatica, so bene la natura, so comporre e versificare,
conosco le figure retoriche, conosco gli autori più importanti, non mi preoccupa alcun libro; ma dimentico tutto, tanto nel
cuore ho questa volontà (bramosia).''

STROFE 41-47 ​→ ​''Conosco bene gli argomenti della logica, conosco i doppi sillogismi e so bene confutare, trarre alle mille
​ ui sta passando in rassegna proprio le arti del trivio. ​''.. so parlare in modo elegante, gli
conclusioni il mio avversario...'' q
uomini so soddisfare, so persuadere il mio avversario e capovolgere le parti, ma tutto questo sento di dimenticarlo (Devo).''
ed ora passa alle arti del quadrivio insistendo sulla sua situazione di irrequietezza. ​''..sono medico naturale, conosco bene i
sedimenti, so giudicare l'urina, non c'è al di fuori di te miglior uomo ma tutto questo non lo apprezzo, non lo valuto un soldo.
Conosco la musica, so cantare, so eseguire note musicale, la voce accordare, so come accordare i toni ma tutto questo non
può confortarmi..'' n​ ell'ultima strofa finalmente conosciamo la ragione della sua irrequietezza ​''..conosco le sette arti, ogni
loro argomento, ogni qualità di ciascun elemento, i segni del sole come i loro principi, ma non mi sta a cuore nulla..'' ''..sono
grato a te maestro, perchè sono molto sapiente ma non temo che mi manchi ricchezza mai, ma vivrò con rancore, morirò con
il rimorso se non libero la Grecia dall'oppressione di Dario.​.'' F​ inalmente Alessandro con schiettezza dichiara ciò che lo
angoscia.

Passiamo ora alla risposta di Aristotele.

STROFE 51-57 ​→ Quindi iniziano i consigli di Aristotele ​'​'Cominciò Aristotele, uomo ben istruito (traduzione non fedele):
<<Figlio>> gli disse <<a buona età sei giunto ad essere un uomo buono, e l'hai provato, così che se desideri sfruttarlo così
come lo hai ottenuto. Sei il figlio di un re, possiedi grande sapienza, in te vedo un'astuzia che vorrei per me stesso, da piccolo
dimostri grande cavalleria, di quanti oggi vivono tu sei di gran lunga superiore. Sempre con i tuoi uomini su ciò che devi
compiere consigliati, se così ti comporterai i tuoi vassalli saranno più leali; soprattutto guardati dall'amare le donne, perché
l'uomo che a loro si rivolge una volta sempre si regredisce e perde il suo pregio.. ''​ q
​ ui si accenna ad una misoginia del tutto
comprensibile per quell'epoca, ​''..un uomo che si perde nell'amore delle donne può andare incontro alla perdita della sua
anima e dio lo condanna, perché c'è un grande pericolo in cui poter cadere facilmente. Non affidare i tuoi affari all'uomo vile,
se li affidi ad un cattivo elemento non ne scamperai, ti abbandonerò nelle difficoltà ... l'uomo vile quando scende non sa
mantenere i tratti neri in suo potere, perché temendo tutti desidera opprimere, chi non ha pudore non dubita di sbagliare, di
fallire e ciò accade spesso, però se tu vedi che ascende in una fede con bontà non mostrare che lo apprezzi sarebbe slealtà..''
In queste prime strofe leggiamo un vero e proprio manuale per l'uomo, per il sovrano e per il cavaliere del tempo, a questo
punto l'opera manifesta ed evidenzia tutto il suo carattere didattico.

STROFE 58-63 ​→ Qui ritroviamo una serie di insegnamenti al sovrano importantissimi, soffermandosi su tutte quelle
qualità che Alessandro dovrebbe coltivare e a cui dovrebbe dare importanza, poiché viene meno. ​''..Non essere ingordo, ma
sì nella tua parola fermo e sincero.. non amare nè ascoltare, non lasciarti persuadere dall'uomo lusinghiero, se non farai
questo non varrai un soldo. Quando devi esser giudice fallo in maniera retta, giudica sempre rettamente, non ti domini
l'avidità, l'amore e il dispetto e non elogiare il tuo stesso operato ch'è frivolezza grande e non arreca alcun profitto... figlio
non mangiare senza la compagnia dei tuoi vassalli in luogo appartato, non essere impetuoso, se seguirai questi precetti sarai
da loro amato..'​ ' u
​ na serie di insegnamenti prima indicati per il governo, per dominare gli impeti più forti e vigorosi, poi
vengono passate in rassegna tutte le pulsioni umane e poi troviamo precetti più puntuali e pertinenti al condottiero come la
condivisione con i vassalli, celebrare la lealtà, ​''​..quando dovrai i tuoi nemici stanare non sostituire i bambini ai vecchi..''
''..desideri con la tua forza dominare tutto il mondo non lasciare che ti possegga la cupidigia e la brama di accumulare averi e
quando Dio te lo offre, dividilo, distribuiscilo con i tuoi vassalli e quando non puoi non promettere.. il principe avaro non sa
che contare, ma nè armi nè forza lo proteggono dalla morte..'' ''..il condividere fende le rocce e accresce il pregio.''
Quest'ultima strofa ci restituisce proprio tutto il senso dell'importanza di questi insegnamenti e conoscendo già la sorte che
attende Alessandro possiamo coglierne ancora meglio tutta la portata e necessità di seguirli e attuarli.

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