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È considerato il miglior oratore ed esperto di diritto della sua generazione. Dopo aver intrapreso la carriera militare nell’89 a.C. si dedicò a
diventare avvocato che era il primo passo per entrare nella carriera forense e nella vita politica. Divenne famoso nell’80 a.C. dopo che
difese un cittadino contro un potente liberto di Silla.
Tra il 79 e il 77 a.C. fece un viaggio in Grecia e asia minore per ampliare il suo bagaglio culturale e proprio ad Atene ritrovò l’amico attico e
amico prezioso per tutta la sua vita una volta rientrato a Roma nel 77 a.C. si prepara per affrontare al meglio la sua carriera politica.
VITA POLITICA
Cicerone voleva entrare nella vita politica (cursus honorum=percorso per diventare uomini politici) iniziando dalla carica di questore nel 76
a.C. e poi accessi al Senato. Avendo lasciato una buona impressione nel 70 a.C. fu richiamato per accusare l’ex governatore vere per il suo
mal governo conclusasi con la vittoria di Cicerone. Procedette diventando edile nel 69 a.C e pretore nel 66 a.C. nonostante fosse di famiglia
equestre tentò la candidatura al consolato nel 66 a.C. e vinse nelle votazioni del 64 a.C. battendo Catilina a ed ebbe come collega gaio
Antonio figlio, del suo maestro. Cicerone visse sempre di meriti personali diventò console a 43 anni trovandosi a capo di un gruppo politico
chiamato “boni cives” cioè i cavalieri e senatori che controllavano la vita politica ed economica di Roma. Attuò una politica di conservazione
per le classi che lo avevano condotto al potere e rifiutò le proposte di riforma agraria proposta dei popolares sostenuti da Catilina e Crasso.
Catilina avendo perso per la seconda volta l’elezione al consolato radunò gli uomini di varie classi sociali accomunati dall’odio verso la
politica di Cicerone, che volle organizzare un colpo di Stato cosa che non è successa perché fu scoperto da Cicerone stesso.
ESILIO E GUERRA CIVILE
Nel 63 a.C. fu attaccato dai tribuni della plebe perché durante la repressione per la riforma agraria, aveva ucciso cittadini che non avevano
usufruito dell’appello del popolo, qual era loro diritto, inimicandosi anche Clodio, maggiore esponente della Gens Claudia, che si era
schierato dalla parte dei popolares che però fu salvato da Cesare.
In questi anni venne a crearsi il primo triunvirato (Cesare, Pompeo e Crasso) che Cicerone e guardò sempre con sospetto infatti non
appoggiò mai le loro azioni.
Nel 58 a.C. Clodio salì console e ne approfittò per vendicarsi: istituì una legge chiamata “ad personam” che condannava chi uccideva i
cittadini che non avevano ottenuto l’appello del popolo. Una volta umiliato Cicerone fu esiliato e la sua casa rasa al suolo.
Fu allontanato da Roma ma nel 57 a.C. fu richiamato grazie a Milone e Pompeo difendendo contro la sua volontà Cesare e Crasso. Tuttavia
susseguirono una serie di eventi che portarono al declino della carriera ciceroniana: nel 53 a.C. Claudio morì, Cesare e Pompeo iniziarono
a lottare per il potere mentre Roma era in mezzo di tensioni poiché Milone fu accusato della morte di Clodio. Cicerone provò a difenderlo ma
fallì. Nel 51 a.C. fu dichiarato governatore della Cilicia ottenendo prestigio e alcune vittorie militari. Nel 49 a.C. Cesare passò dal passaggio
dell’Ubicone e diede il via alla guerra civile mentre Cicerone rientrava voleva creare una pace fra i due contendenti ma non ci riuscì, infatti
dopo la sconfitta torno a Brindisi nel 47 a.C. dove si ritirò nelle sue ville a dedicarsi allo studio della filosofia e della retorica (argomento che
usò più avanti per pubblicare le orazioni).
Nel 44 a.C. dopo l’uccisione di Cesare tornò nella vita politica affidandosi a Ottaviano e scrivendo le “Philippicae” contro Antonio,
continuatore della politica di Cesare. Nel 46 a.C. pagò con la vita, gli vennero tolte le mani alla testa e furono esposte dove da giovane
esponeva le orazioni.
L’OPERA
La sua produzione letteraria si deve soprattutto alla politica, infatti fu abile oratore, avvocato, divulgatore e filosofo, proprio quando Roma e
le sue istituzioni stavano entrando in crisi, porta attraverso le sue azioni e il valore dell’humanitas (formazione dell’uomo completo in tutti i
suoi aspetti, sia nella vita pubblica che privata), del “recte loqui” cioè amore per il sapere umanistico e il saper parlare bene. (qui si deve la
massima rappresentazione della fusione culturale greca e latina grazie a cicerone)
LE ORAZIONI
Egli pubblicò più di 100 orazioni, prendendo parola in tutti i discorsi più importanti nel foro e all’interno del senato. Oggi ne sono rinvenute
solo 58, fra ci 28 di argomento politico e 30 di argomento giudiziario. Egli stesso insieme allo schiavo Ottone e all’amico Attico si preoccupò
di pubblicarle ma talvolta non erano precisamente uguali: si pensa servisse solo l’inizio o l’argomento e la conclusione, preparava gli appunti
e una volta esposto il discorso, lo schiavo si preoccupava di riordinare il tutto e passava alle stesura facendo anche modifiche se opportuno.
CARRIERA DI AVVOCATO
Iniziò come avvocato “patronus” all’interno del tribunale alla fine dell’80 a.C. con “la pro sexto roscio armerino” accusato ingiustamente di
aver ucciso un liberto di Silla. Nonostante alcuni avvocati avevano abbandonato la causa per la potenza di Silla, Cicerone rimase e difese
Roscio di Ameria, riuscendo a dimostrare che i suoi accusatori erano i veri assassini. Dopo questo trionfo, anche i siciliani chiamarono
Cicerone per difesa contro Verre fra il 73 e il 71 a.C.
Per affrontare la causa, Cicerone scrisse 7 orazioni chiamate “le Verrinae”, più importante la seconda “Actio prima in verrem” in cui vengono
esposti in una rapida e potente sintesi, i capi d’accusa contro l’imputato. Secondo gli storici le Verrinae sono l’esempio di brillante e perfetta
eloquenza giudiziaria con padronanza delle tecniche e della retorica.
I DISCORSI DEL CONSOLE
La sua attività come console inizia nel 63 a.C., aprendosi con il 4 discorsi “de lege agraria”. Intendevano bloccare la fondazione di un
gruppo che studiava beni che non erano naturalmente di proprietà pubblica e la fondazione di nuove colonie schierandosi con i suoi elettori
e sfavorevoli alla riforma agraria al contrario dei popolares.
Al vertice vi erano le “Catilinarie”, cioè discorsi brevi e concisi al seguito della scoperta del colpo di Stato ottenendo la fuga di Catilina e
l’uccisione dei suoi complici. I toni dei discorsi sono sempre vari e variano dal drammatico al poetico al sublime. Introduce anche la figura
retorica della prosopopea della patria (personificazione di oggetti inanimati o astrazioni), alla quale riproverò a Catilina.
LE ORAZIONI DELLA MATURITà
Secondo molti studiosi, durante l’esilio tra il 58 e 57 a.C. risalgono le opere che vedono ormai un cicerone più maturo e con una perfetta
padronanza dell’arte oratoria:
-Al ritorno da suo esilio nel 57 a.C. scrisse due discorsi per ringraziare il senato e il popolo, contenendo una difesa di ciò che aveva fatto
durante la sua carriera e scrisse anche “de domo sua” cioè la domanda di annullare il consacramento del tempio della libertas da parte di
Clodio dove aveva fatto abbattere la casa di Cicerone
-La “Pro Caelio” è un’orazione in difesa di Celio Rufo, prima amante e poi nemico di Clodia (sorella di Clodio). Celio Rufo era accusato
dell’assassinio di Dione e Cicerone attribuì la colpa a Clodia. Cicerone delinea un tratto a tinte fosche della donna e dei degenerati costumi
di vita dell’epoca, impiegando gli strumenti dell’ironia e del sarcasmo.
Il 18 gennaio del 52 a.C., vi fu uno scontro tra i seguaci di Milone e di Clodio, dove quest’ultimo rimase ucciso. Contro la causa di omicidio
Cicerone assunse la difesa dell’amico Milone che anni prima si era impegnato per farlo tornare dall’esilio, ma il giorno del processo
spaventato dai clodiani presenti in aula, pronunciò un’orazione poco efficace, subendo uno dei pochissimi insuccessi giudiziari. Milone
dovette esiliarsi a Marsiglia. Cicerone rivedette l’orazione e riscrisse completamente la “pro Milone”, che una volta pubblicata, risultò essere
uno dei capolavori della sua arte oratoria. Utilizzò gli strumenti per coinvolgere e commuovere l’uditorio e condusse il perfetto esempio di
difesa graduata arrivando passo per passo alla conclusione che l’imputato non era da condannare.
ORAZIONI CESARIANE
Dopo la morte di Pompeo a Farsalo, Cicerone volle avvicinarsi a Cesare elogiandolo, in particolare con 3 orazioni:
-La pro ligario dove difende un pompeiano accusato da un suo amico di tradimento
-la pro lege deiotaro dove difende un pompeiano dall’accusa di attentato alla vita di Cesare
E la più importante la pro Marcello, recitata in senato dove ringrazia Cesare di aver chiamato Marco Marcello dall’esilio. In particolare con
questa orazione, si sveglia nuovamente l’attività politica di Cicerone, facendo un bilancio della guerra civile, guidando Cesare a rispettare le
istituzioni repubblicane e la concordia nello stato.
DOPO LA MORTE DI CESARE
Dopo la morte di Cesare, Cicerone pensò di contribuire a salvare le magistrature repubblicane cercando benevolenza in Ottaviano e
inimicandosi Antonio, quale condannava le mire espansionistiche e lo considerava un tiranno ubriacone e corrotto, incitando il popolo
romano a rivendicare la loro libertà così come l’oratore greco Demostene incitava contro Filippo di macedonia la libertà dei greci.
Proprio per questo nascono “le philippicae” (prendono il nome dalle orazioni contro Filippo), 14 orazioni dai toni aspri e violenti compresi i
titoli, con cui Cicerone condannava e screditava le illegalità di Antonio. Alcune vennero pronunciate in Senato, altre solo scritte e altre
ancora annunciate al popolo. Antonio come vendetta scrisse il nome di Cicerone sulla lista di proscrizione (liste in cui venivano inseriti i nomi
dei possibili uccisori) mandando i suoi soldati ad uccidere nel 43 a.C.. (fallì il suo sogno di istruire le istituzioni repubblicane antiche grazie
alla concordia honorum, cioè al ripristino delle autorità tradizionali.
STILE DELL’OPERA
Con il nome Cicerone si intendeva chiamare l’arte dell’oratoria stessa: in lui risiedevano le competenze giuridiche e una vastissima
preparazione culturale sotto tutti gli aspetti e soprattutto l’attenzione a livello psicologico cioè entrare dentro la mente del pubblico. Usa
moltissimo gli aspetti retorici che mirano a docere, delectare e movere.
Impiega uno stile vario e duttile, alternando il modo di scrivere in base ai contesti e alle situazioni, mostrando di saper usare l’ironia e il
sarcasmo.
Per quanto riguarda la struttura delle opere, i periodi sono caratterizzati da simmetrie e armonia mostrando anche qui buone capacità della
concinnitas, cioè il saper periodare bene. Usa moltissime figure retoriche come i climax e le frasi sono sempre studiate e posizionate in
maniera perfetta.
Usò ammirabilmente anche le disgressioni, cioè l’abilità nel passare da una domanda ad un’altra alla quale dipendeva, inquadrando le
situazioni in un contesto storico più ampio.
LE OPERE RETORICHE
Per scrivere le sue opere Cicerone si ispirò ad alcuni trattati di retorica quali “rethorica ad herennium”. A partire da questi testi Cicerone
scrisse opere di retorica composte nei momenti in cui non partecipò alla vita politica, per dare un contributo indiretto alla società.
-il De Oratore fu scritto nel 55 a.C ed è diviso in 3 libri. È sotto forma di dialogo platonico ambientato nella villa di Licino Crasso nel 91 a.C.
Ha personaggi della generazione precedente, Crasso e Marco Antonio che erano i maestri di Cicerone. Il tema è sempre l’oratoria da cui
emerge l’ideale di oratore che doveva avere una cultura vastissima comprendente la filosofia, storia, letteratura e giurisprudenza e avere
conoscenza delle tecniche di persuasione cioè movere, delectare e docere. (questo ideale combacia con quello scritto nel de republica)
-Il Brutus scritto nel 46 a.C.
-L’Orator sempre scritto nel 46 a.C. anche qui fa un esame dello stile oratorio soprattutto soffermandosi sui 3 stili (teoria dei tre stili: piano,
medio ed elevato) che dovevano accompagnare docere (informare), delectare(tenere attento l’uditorio con il piacere dell’ascolto) e movere
(infiammare l’uditorio).
-il De Legibus scritto fra il 52 e il 51 a.C. secondo Cicerone doveva completare il de repubblica ma l’opera non fu terminata e sono giunti
solo 3 libri. Anche qui è scritta in forma dialogica ambientata nella sua stessa villa con Quinto e Attico, discutendo sull’origine naturale del
diritto, sulle leggi e sui doveri di magistrati e cittadini. Dal testo emerge l’amore di Cicerone neo confronti della politica passata che secondo
lui aveva fondato la grandezza di Roma.
LA STRUTTURA DELL’ORATORIA
Nel mondo romano e soprattutto nelle scuole, veniva insegnato l’oratoria cioè l’arte del saper parlare bene. Era lo strumento fondamentale
del civis cioè il cittadino romano che voleva entrare nella vita politica, prendendo l’impegno del negotium cioè l’impegno alla vita politica.
Viene considerata la forma più alta di prosa d’arte che non usa linguaggio comune, e proprio Roma viene considerata fondamentale nel
ruolo del civis.
“ars oratoria”: 1 sec a.C.= con Cicerone siamo nell’età repubblicana, e l’oratoria vene usata come strumento di governo
1 sec d.C= con Quintiliano siamo nell’età imperiale dove l’oratoria viene usata come qualcosa che serve per educare poichè il
cittadino fa parte dell’impero.
Secondo Cicerone e Quintiliano l’oratoria deve avere tre azioni riguardanti il pubblico,
-DOCERE= informare chi ascolta e dimostrare in modo convincente le tesi, a cui viene assegnato un linguaggio umile, dimesso e lineare
-DELECTARE= catturare l’attenzione del pubblico attraverso un discorso piacevole, a cui viene affidato un linguaggio medio e fiorito di
figure retoriche
-MOVERE= commuovere il pubblico e farlo aderire alle tesi mostrate prima, a cui viene assegnato un linguaggio sublime capace di muovere
emozioni
L’oratoria latina ha 3 grandi generi:
-giudiziario nella quale l’orazione presenta la difesa dell’accusato
-deliberativo che comprende i discorsi politici davanti al senato o al popolo
-dimostrativo o (epidittico) che diventò un genere di spettacolo dopo che perse il senso politico nel 12 a.C., consisteva nell’elogio di persone
vive o morte ed è molto ricco di figure retoriche e aggettivi poichè mira a delectare.
Per scrivere un’orazione, come affermato nel trattato latino di retorica, servono cinque fasi:
-INVENTIO, la ricerca di idee e argomenti per sviluppare la tesi (nell’oratoria giuridica adatta a cercare prove)
-DISPOSITIO, disporre in maniera organizzata gli argomenti all’interno del discorso
-ELOCUTIO, la scelta di un linguaggio appropriato, parlare piuttosto che abbellire il discorso con particolari esagerati
-MEMORIA, tecniche per memorizzare il discorso, come ad esempio collegare i discorsi a oggetti completamente solidi
-ACTIO, cioè attore, accompagnare il discorso con la voce e gestualità, carattere per movere il pubblico, avere una buona cultura e
gestualità.
La DISPOSITIO a sua volta ha uno schema rigido che segue sempre l’oratoria giudiziaria, presentandola in 4 parti:
-EXORDIUM cioè accaparrarsi dell’attenzione di chi ascolta (usando la captatio benevolentia che mira a delectare e movere)
-NARRATIO cioè l’esposizione dei fatti informare chi ascolta (docere) in stile semplice che può seguire in ordo naturalis cioè fatti narrati in
ordine cronologico o ordo artificiais cioè a fantasia dell’autore
-ARGUMENTATIO (o demostratio)la dimostrazione delle prove che deve essere la più convincente, che comprende la confirmatio cioè
l’introduzione alla tesi e la refutatio cioè la confutazione delle prove
-PERORATIO, la conclusione che termina con il suscitare il pathos (passione/sentimento) del pubblico stesso.
Infine l’oratore a volte usava la tecnica dell’amplificatio cioè amplificare la tesi attraverso riflessioni morali chiamate loci communes.
L’EPISTOLARIO
È un’opera composta da 864 lettere in cui si racchiude la fantastica personalità di Cicerone. Venne pubblicato dopo la sua morte da Tirone
e Attico.
Le raccolte si dividono in 4
-16 libri di epistulae ad atticum scritte fra il 68 e il 44 a.C.
-16 libri di epistulae ad familiares (moglie, figli e amici) scritte fra il 62 e il 43 a.C.
-3 libri di epistulae ad quintum fratrem fra il 60 e il 54 a.C.
-2 libri di epistulae ad marcum brutum (uno degli uccisori di cesare) fra aprile/luglio del 43 a.C.
Dalla loro stesura Cicerone pensava già alla loro futura stesura, infatti alcune di essere vennero soprannominate come “pubbliche”.
Tuttavia Cicerone non è sempre brillante nei suoi scritti, a causa di debolezze e incertezze. Infatti l’epistolario è significativo perché mostra
un altro aspetto di Cicerone, quello intimo dove manifesta apertamente i suoi odi, i suoi affetti e i suoi sentimenti oltre all’aspetto descrittivo
della vita quotidiana e della vita politica del suo tempo.
La lingua è di tipo medio, con uno stile semplice e piano, molto rispecchiante il linguaggio quitidiano tipico dei testi non ufficiali e del sermo
cotidianus.