Corrado Alvaro

Vita
Nasce a San Luca, Reggio Calabria, nel 1895. Lascia presto la Calabria e combatte per la Prima Guerra
Mondiale, per la quale scrive Poesie grigioverdi (1917). Tra il 1920 e il 1935 viaggia per l’Italia e
all’estero come inviato. È segretario della rivista 900 di Bontempelli, per la quale scrive le sue prime
prove narrative (L’amata alla finestra).
Nel 1930 pubblica il romanzo breve Gente in Aspromonte, 12 racconti che evocano il mondo arcaico
della Calabria integrando la tradizione meridionale con lo stile lirico. La vicenda è ricca di elementi
simbolici e lirici, seppur verista, e ricorda il realismo magico di Bontempelli. Nel 1938 inizia il suo
rapporto tormentato con il Regime; scrive il romanzo allegorico-politico L’uomo è forte, ambientato in
Russia, che tratta la disumanizzazione in una società in cui domina il sospetto. Nel 1940 approda nel
meridionalismo neorealista con L’età breve, un’indagine sociale e psicologica svolta attraverso la storia
di un calabrese. Nel 1951 vince il Premio Strega. Nel 1956 muore dopo due anni di grave malattia. Nel
1961 viene pubblicata postuma un’opera incompiuta tardo-neorealista: Tutto è accaduto.

Pensiero
Nelle opere di Alvaro sono centrali:
− Il tema dell’evasione dal chiuso mondo contadino che produce turbamento a causa dell’incontro
tra il mondo natìo e il mondo moderno;
− Lo sradicamento dei personaggi che sebbene abbandonino la terra natìa non riescono a integrarsi
nella civiltà.
Alvaro usa la prospettiva mitica per esprimere le inquietudini dei tempi moderni. Centrale è il legame
con la Calabria nella sua produzione.

Brano
Il colloquio tra Argirò e Filippo Malatesta, Gente in Aspromonte
agli inizi del secolo, in Aspromonte, contadini e pastori vivono in condizioni di arretratezza e
sottomissione ai proprietari terrieri, i Mezzatesta; quando i contadini capiscono che attraverso
l’istruzione possono garantire l’ascesa dei figli, si trovano a dover affrontare l’ostilità dei signori,
scatenando una rivolta violenta che li porterà a ridursi al brigantaggio. Il protagonista è Antonello Argirò,
figlio di un pastore che lavora duramente per mantenere il fratello in seminario. Ciò offende i
Mezzatesta, che gli fanno bruciare una stalla e una mula, lo licenziano e lo riducono in miseria, ma
Antonello, angelo vendicatore, non si ferma: sale sulla montagna per bruciare i boschi dei Mezzatesta,
uccidendo le loro mandrie e provocando la cecità di uno di loro. Mentre conduce una vita da profeta
dei poveri in una capanna, viene infine arrestato.
Nel brano si sottolinea il parassitismo di un mondo nobiliare, rappresentato dal possidente Mezzatesta,
sempre bisognoso di appoggiarsi su qualcuno come sono soliti fare gli aristocratici, che vivono
sfruttando gli oppressi e sono negati a qualsiasi cambiamento. Al pessimismo di fondo fa riscontro la
determinazione di Argirò nel rivendicare le proprie ragioni contro le accuse ingiuste di Mezzatesta.
La narrazione si svolge in terza persona ed è fortemente richiamata dall’ambientazione meridionalistica,
caratterizzata dalle descrizioni realistiche di personaggi, oggetti e indumenti del mondo contadino e dal
lessico spesso molto basso.
Sul piano del linguaggio e del lessico è da notare la coesistenza di un impianto realistico di fondo con
altri registri: alle prevalenti forme popolari si alternano espressioni.