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Fondazione Istituto Gramsci

L'ideologia della socialdemocrazia tedesca


Author(s): Franco Andreucci
Source: Studi Storici, Anno 12, No. 4 (Oct. - Dec., 1971), pp. 833-838
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20563974
Accessed: 08-12-2015 15:45 UTC

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L' IDEOLOGIA DELLA
SOCIALDEMOCRAZIA TEDESCA *

Cercando di collocarsi consapevolmente su di un terreno di indipendenza


rispetto alle contrapposizioni ideologiche che hanno investito e continuano ad
investire il complesso della storia della socialdemocrazia tedesca, Hans-Josef
Steinberg ha teso a ricostruire il processo di fondazione della ideologia socialde
mocratica e a definirne il punto d'approdo attraverso una impostazione metodo
logica originale e per molti aspetti ricca di crisultati.
Per la verita, l'esigenza a fuoruscire dalle controversie ideologiche e dal loro
prolungamento .storiografico era stata gia ampiamente avvertita negli studi sulla
socialdemocrazia tedesca di quest'ultimo decennio, quanto meno, seppure con
caratteristiche diverse, in Italia e nei paesi anglosassoni, e cio'e in ambienti nei
quali gli studi storici, se non lind,ustria editoriale, sono meno influenzati da quei
precedenti. Ma la peculiarita dell'opera dello Steinberg e da ravvisare in primo
luogo nel fatto di essere stata promossa e accolta da una istituzione ufficiale di
partito (la Friedrich Ebert Stiftung, sotto i cui auspici il volume e stato pub
blicato, e infatti l'istituto storico della S.P.D.), dato singolo, ma non trascurabile,
di quel processo di rinnovamento- o di rinascita- degli interessi per ilmarxlsmo
e la sua storia che ha caratterizzato, fuori ma anche dentro la S.P.D. la vita intel
lettuale !dellaRepubblica federale tedesca negli ultimi tempi, e in secondo luogo
nell'impianto metodologico del lavoro.
Esso consiste, complessivamente, nello scomporre l'ideologia della socialdemo
crazia tedesca per metterne in evidenza le diverse parti costitutive, e il loro amal
gamarsi e trasformarsi, nel periodo tra gli anni '70 del .secolo XIX e la prima
guerra mondiale, per poi giungere alla ricomposizione di una vera e propria
<<ideologia di partito >>,comprensiva, quindij non solo delle idee e degli atteggia
menti dei principali dirigenti socialdemocratici, ma anche del Vorstellungswelt dei
militanti nelle organizzazioni operaie; una impostazione, quindi, che rompe con le
tendenze a considerare l'ideologia socialdemocratica come un blocco indifferen
ziato, o con quelle capaci solo di applicare il metro manicheo dell<' opportu
nismo? 1*
Punto di partenza di un simile approccio metodologico, non poteva non

* Zur Ideo
Hans-Josef Steinberg, Sozialismus und deutsche Sozialdemokratie.
der Partei vor dem I. Weltkrieg, Hannover, Verlag f?r Literatur und
logie
Zeitgeschehen, 1962, pp. 176.
i da una parte Von
Cfr., per le due opposte interpretazioni, Iring Fetscher,
Marx zur Sowjetideologie, Frankfurt jBerlin-Bonn, 1963 10, cosl come Erich Matthias,
Kautsky und der Kaut sky anismus. Die Funktion der Ideologie in der deutschen
Sozialdemokratie vor dem ersten Weltkrieg, in ? Marxismusstudien ?, II, 1957,

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essere il riconoscimento del ruolo del marxismo come componente centrale di


quella ideologia, pur con il necessario avvertimento che la sottolineatura del suo
carattere di componente conduce a una serie di spostamenti di accento nella defi
nizione del rapporto tra la storia del movimento operaio tedesco e la dottrina
di Marx e di Engels.
La sua prima affermazione e diffusione, in primo luogo, si presenta come
un processo ben altrimenti articolato e relativamente piiu lento rispetto alla indi
viduazione del programma di Eisenach come programma del primo partito << mar
xista >>della Germania. Fino alla fine degli anni '70, cioe prima della pubbli
cazione in volume e della larga diffusione dell'opera di Engels contro Diihring,
di << marxismo >>si puo parlare solo in relazione alla conoscenza - il piiu delle
volte superficiale e incompleta - del Capitale, *eai rapporti personali che lega
vano alcuni dirigenti del partito aMarx e ad Engels (pp. 13-18). Erano gli anni
nei quali W. Liebknecht veniva considerato il <<teorico >>del partito di Eisenach,
e in cui Bebel, che non esitava a defini.re il Cursus der National- und Socialokonomie
di Diihring come l'opera di economia politica piu importante apparsa dopo il
Capitale aveva - secondo gli stessi Marx ed Engels - la <<singolare disgrazia >>
di trovare in Liebknecht il suo mentore teorico2. Lo Steinberg privilegia, a questo
proposito, la teoria e la politica dei lassalliani per fame da contrappunto alla
confusione teorica di Liebknecht e alla componente democratico-rivoluzionaria
impersonata da Bebel e per negare, o ridimensionare, il << marxismo >>dell'uno o
dell'altro, ma proprio attraverso questa via giunge a conclusioni non del tutto
soddisfacenti.
L'opposizione << di sinistra >>dei lassalliani al compromesso programmatico di
Gotha, infatti, non appare tanto come il prolungamento di una <<linea socialista
piu chiara >> (p. 19) rispetto a quella del <Volksstaat >>, quanto piuttosto come
la conseguenza necessaria della parola d'ordine dell'<?unica massa reazionaria >>,
che si contrapponeva alla maggiore sensibilita verso il problema delle alleanze
politiche e sociali propria di Bebel, caratteristica, quest'ultima, se non del
marxismo >>di Bebel in quegli anni, certo di un atteggiamento che si presentava
<<
come piu suscettibile di accoglierne sollecitazioni le istanze. I1 che, tra I'altro,
avvenne, sia nel corso degli anni '70, sia dopo la pubblicazione dell'Antiduihring,
avvenimento al quale lo Steinberg assegna una funzione di spartiacque nella
storia della diffusione e della affermazione del marxismo.
Questo giudizio, del resto ormai unanimemente acquisito, contiene tuttavia
in se alcuni elementi passibili di discussionie. Di fronte al problema della storia
del <<marxismo della II Internazionale >>,infatti, la sottolineatura del ruolo del
l'Antidiihring consente una operazione assai elementare, e apparentemente capace
di offrire una risposta complessiva: la interpretazione riduttiva del Capitale, la
negazione della dialettica in nome della evoluzione e dello sviluppo, la deforma
zione darwinistica del marxismo, tutto cio sarebbe .stato possibile grazie al fatto
che l'Antidiihring conteneva gia in se tutte quelle deformazioni. Anche lo Steinberg

pp. 151-197 e dall'altra Institut f?r Marxismus-Leninismus beim Zentralkommitee


der SED, Geschichte der deutschen Arbeiterbewegung, in VIII Bd, Berlin 1966.
2 Tende invece a sottolineare il forse ? marxismo ? di Bebel
troppo pr?coce
Vera Wrona, Bebeis Anteil an der marxistisch-theoretischen Festigung der Partei
in der Zeit vom Eisenacher bis zum Stuttgarter Parteitag 1869-1870, in Deutsche
- Zentralinstitut f?r Geschichte, Marxismus
Akademie der Wissenschaften und
deutsche Arbeiterbewegung. Studien zur sozialistischen Bewegung im letzten Drittel
des 19. Jahrhunderts, Berlin 1970, 399-429.

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non si sottrae a questa sollecitazione (pp. 22-23; 43-44), che gli impedisce di
applicare all'opera engelsiana le stesse coordinate metodologiche applicate al Capitale
e in generale alla diffusione del marxismo: di porsi cioe il problema se gli elementi
che hanno resa possibile l'interpretazione manualistica ed eclettica dell'Antidiihring
siano interni o esterni all'opera di Engels - problema che acutamente ha solle
vato V. Gerratana proponendo alcune convincenti risposte 3.
Gli elementi che Steinberg propone come punto di partenza per affrontare
il problema della diffusione e della interpretazione del marxismo, tuttavia, pre
sentano aspetti di notevole interesse: essi pggiano sulla analisi della influenza del
darwinismo e sulla definizione del ruolo di Kautsky e del kautskysmo.
I1 darwinismo occupa una posizione chiave nella formazione della genera
zione di militanti socialdemocratici che giungeva a maturita nel periodo delle leggi
eccezionali, soprattutto attraverso la larga diffusione delle opere popolareggianti
di Biichner, di Haeckel e infine di Aveling. Basti pensare che il libro di Biichner
Kraft und Stoff ebbe fino al 1904 ben 21 edizioni, e che del Weltritsel di
Haeckel vennero acquistate in venti anni piiu di 400.000 copie, mentre la ridu
zione della teoria darwinista ad opera di Edward Aveling fu il primo volume
della Internationale Bibliothek, la collana dell'editore socialdemocratico Dietz sulla
cui importanza piu di una volta e stata richiamata l'attenzione.
Le cognizioni che scaturivano dalle letture di questo tipo di opere costitui
vano per i militanti un elemento di ottimistica chiarezza, in senso antiidealistico
e anticristiano, e il fondamento della fiducia nel progresso e nella evoluzione che,
coin,volgendo tutti i processi della realta, erano la garanzia della vittoria finale del
socialismo. In s.6 e per se, tuttavia, il darwinismo non avrebbe trovato spazio che
nelle volgarizzazioni di problemi scientifici e di storia naturale - che ipure furono
un settore di enorme rilievo nella pubblicistica socialdemocratica- se la legge del
l'evoluzione non fosse stata trasportata dal campo della natura organica a quello
delle scienze sociali. L' Arbeiterfrage di F. A. Lange puo essere considerata da questo
punto di vista come il primo tentativo di quella mediazione - anche se va spe
cificato che essa rappresenta un aggregato, ben piiu complesso, di neomalthusia
nesimo e v lotta per l'esistenza? - ma l'operazione di maggiore portata e per
l'autore <<la sintesi kautskyana di darwinismo e marxismo >>(pp. 46-52).
Per quanto introdotta in questi termini, la figura del maggiore teorico della
socialdemocrazia tedesca viene tratteggiata dallo Steinberg - che ne sta preparando
una biografia- attraverso la ricostruzione delle principali itappepercorse da Kautsky
nel siuo catmmino intellettuale, a partire dall'incontro col marxismo, fino agli inizi
della prima guerra mondiale.
t questo uno dei problemi centrali affrontati dallo Steinberg, e la risposta
cui egiunto, e che consiste nella negazione della esistenza stessa di un kautskysmo
come nocciolo indistinto della ideologia integratoria della socialdemocrazia tedesca,
consente di sbloccare questo genere di studi dall'impasse in cui li avevano costretti
discussioni ideologiche e lavori da esse apertamente influenzati.
Una prima fase, caratterizzata da forti componenti neomalthusiane e darwi
niste, Kautsky se la lascio alle spalle con la seconda meta degli anni '80, e mostro
di averla definitivamente superata nello scritto su <<Socialismo e darwinismo >>,
del 1890 (p. 52).
Non tutto, pero, ando perduto di quella esperienza intellettuale: se dopo il

3 Cfr. Fintroduzione di V. Gerratana a F. Engels, Roma


Antid?hring, 1968,
in particolare alle pp. XIII sgg.

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1890 non 'e piiu possibile individuare con chiarezza una componente darwinista
in senso stretto nel pensiero di Kautsky, la categoria generale della evoluzione
mantenne un posto decisivo nel suo sviluppo intellettuale. I1 fatto che per questa
via - ma non solo per questa via - Kautsky contribuisse in modo determinante
alla fondazione del << marxismo della II Internazionale >>non consente pero, secondo
lo Steinberg, ne di affermare che il kautskysmo fosse la ideologia della socialde
mocrazia tedesca tout court, ne che esso fosse una ideologia della integrazione, e
cioe <<la base teorica per la tattica ufficiale del .partito>> (p. 75). La critica alla
nota tesi di E. Matthias viene impostata principalmente dallo Steinberg intorno
a tre temi. In primo luogo viene dimostrato chiaramente come nel quindicennio
successivo al 1890 la prospettiva di una scissione non abbandonasse Kautsky ed
altri <<marxisti ortodossi >>, di fronte alla crescita della influenza di Vollmar e
della corrente riformista da lui impersonata, allo scopo di mantenere alla social
democrazia le proprie caratteristiche di partito di classe e per favorire la creazione
di un partito radicale, capace di una opposizione piu decisa rispetto ai gruppi
tradizionali della opposizione democratica tedesca (p. 76). Il secondo tema sotto
lineato dallo Steinberg e quello delle alleanze: Kautsky fu sempre decisamente
contrario all'atteggiamento tipico di tutto il partito, che si esprimeva nella formula
di Liebknecht: << Nessun compromesso, nessuna alleanza elettorale >>. Nel dicembre
1896, egli scriveva a Bernstein: << Gli atteggiamenti alla Vollmar nascono da un
bisogno reale. Siamo troppo cresciuti, per poter rimanere un partito di pure e
semplici dimostrazioni. La nostra tattica va cambiata. Dobbiamo studiare gli altri
partiti e le altre masse (poiche essi non sono una massa reazionaria) per cooperare
occasionalmente con l'uno o con l'altro. La politica del compromesso e difficile,
richiede uno studio attento delle condizioni reali, mentre la politica del non
compromesso va d'accordo con le chiacchiere>> (p. 79). Di qui, la coincidenza non
piena e solo occasionale, traKautsky e il partito, sul concetto di rivoluzione: l'epi
sodio della rottura tra Kautsky e la direzione del partito a proposito dell'opuscolo
La via al potere ne costituisce l'esempio piu significativo, e segna al tempo stesso
il punto piu alto toccato da Kautsky sul terreno del suo distacco dalle previsioni
dottrin-arie sullo Zukunftsstaat 4. Secondo lo Steinberg, in sostanza, la definizione
del kautskysmo come ideologia della integrazione, e applicabile solo a partire dal
momento in cui il centrismo kautskyano riceve una determinazione immobilistica
dalla inconciliabilita delle contrapposizioni ideologiche in atto nel partito, e cioe
dal 1910 )(pp. 82-83).
L'elemento centrale, quasi un amalgama, alla base del contraddittorio emergere,
nello sviluppo della ideologia del partito, di posizioni riformistiche e di atteggia
menui intransigenti - <?fatalismo >>, << pathos radicale >>, <<radicalismo formale >>,
<?riformismo >>,<? praticismo ?>- 'e costituito ad avviso dello Steinberg non tanto
dal kautskysmo, quanto piuttosto dall'idea della evoluzione naturale che derivava
dalla mediazione tra darwinismo e marxismo. La negazione della dialettica che ne
scaturiva aveva il risultato, immediatamente politico, del distacco dall'attivismo
dinamico, dalla sottolineatura degli elementi soggettivi e della volonta: << cio che

4 a questo le banalit? da A. Panaccione


Sorprendono, proposito, preposte
alla traduzione italiana de La via al potere (Bari 1969). Secondo il Panaccione,
non esisterebbe alcuna differenza di rilievo tra Kautsky e Bernstein, n?
infatti,
tra Kautsky e il ? moderno revisionismo ?. ? difficile discutere seriamente una
siffatta impostazione; dispiace solo che sia andata perduta una occasione per
presentare al pubblico italiano i problemi che scaturiscono da quest'opera di Kautsky.

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inMarx veniva indicato come tendenza- rileva lo Steinberg - era assolutizzato


come semplice sviluppo necessario per natura >>(p. 60).
La concezione meccanicistica della rivoluzione che derivava da queste pre
messe, e che batteva fortemente sul tema del croilo, non escludeva tuttavia la
convinzione che il proletariato avrebbe potuto cogliere il frutto maturo del potere
solo Ise fosse stato adeguatamente organizzato. Secondo lo Steinberg, la matrice
principale del <<feticismo della organizzazione >>tipico della socialdemocrazia tedesca
risiede proprio in questa concezione fatalistica, ed esprime la contraddizione tra il
potenziale rivoluzionario e '<<impotenza>>del partito (p. 61). Ma l'autore non va
oltre questa analisi, e non mancano nel libro pagine in cui la divaricazione tra la
categoria dell'integrazione e il punto di riferimento rappresentato dal partito finisce
col riproporre in termini ideologici il <?fallimento >>della socialdemocrazia tedesca.
Per questo stesso motivo, i momenti nei quali l'integrazione e il partito
tornano ad essere accostati nella ricerca e nella ricostruzione storiche, caratterizzano
le pagine migliori: da quelle sul ruolo e le caratteristiche del <<riformismo?> di
Vollmar (pp. 109-111), a quelle. su Ignaz Auer e sul << Praktizismus >>come tattica
integratoria e posizione di tpunta della << emancipazione dalla teoria >>che secondo
lo Steinberg segna la storia del partito tra il 1890 e il 1914 (pp. 111-125). Ma
l'aspetto del lavoro pitu deciisamente innovatore e quello relativo al <<mondo di
idee ? dei militanti nel partito e nei sindacati.
Condotta su fonti note ma finora non utilizzate - i resoconti sulle letture
degli operai socialdemocratici che periodicamente apparivano sulla << Neue Zeit >>
o sui registri delle biblioteche di partito, questa ricerca offre risultati di notevole
interesse: chi cercasse ai primi posti tra le letture dei militanti di partito le opere
di Marx e di Engels, anche le piiu note e ? popolari >>,resterebbe deluso; anche
i lavori di divulgazione di Kautsky restano nell'ombra, mentre occupa uno dei
primi posti per tutto un ventennio La donna e il socialismo di Bebel, insieme alla
letteratura sullo <<Stato del futuro >>- ad esempio Im Jahre 2000 di Bellamy -
e alle opere di divulgazione scientifica. Lo Steinberg ricostruisce inoltre una specie
di ?curva?> che mostra, fra il 1891 e il 1911, un significativo capovolgimento:
mentre nel 1891 il 13,5% dei libri letti riguardava argomenti scientifici, il 22,7%
le scienze sociali, e il 14,6% romanzi e novelle, venti anni dopo il 70,4% ;delle
letture erano romanzi, il 3,4%/ libri di scienze naturali e il 2,2% opere di scienze
sociali (pp. 129-142). Si tratta naturalmente di risultati parziali, capaci di dare
solo uno spaccato di quel mondo di idee e di sentimenti, ma essi assolvono tuttavia
al compito, in un lavoro articolato come quello di Steinberg, di offrire una
ulteriore determinazione reale -allacategoria della integrazione 5.
La delimitazione di questo settore dell'ideologia socialdemocratica consente
allo Steinberg di sottolineare la relativa autonomia del revisionismo, e di respin
gere quindi sia una impostazione della ricerca delle origini che si spinga fino
a Karl Hochberg - come ad esempio ha fatto la R-ikli6 sia la tendenza a con
fonderlo col riformismo. Di qui, tuttavia, lo Steinberg passa ad una trattazione
non del tutto convincente del problema. Infatti egli ritiene che la ?revisione>>

5Manca invece con la storia reale del partito nella ? integra


ogni rapporto
zione proposta da G. Roth (? Socialdemocratici nella Germania imp?
negativa?
tr. it., Bologna 1971) come categor?a di interpretazione della storia della
riale,
socialdemocrazia tedesca.
6 Cfr. E. Der Revisionismus. Ein Revisionsversuch der deutschen mar
Rikli,
xistischen Theorie (1890-1914), Z?rich 1936.

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debba venire intesa come reazione al dogmatismo del marxismo volgare, e tende
a limitarne la trattazione essenzialmente alla figura di Bernstein (p. 89). In realta,
la definizione del revisionismo come << bernsteinismo >> 'e altrettanto riduttiva di
quella che tende a fame una semplice espressione della pratica riformistica del
partito. Dalle pagine stesse dello Steinberg, del resto, si trae la conclusione che
intorno alla meta degli anni '90 la tendenza alla revisione di alcuni punti del
pensiero di Marx e di Engels <?era nell'aria?* (p. 89). Lo stesso Kautsky, nelle
sue discussioni eplstolari con Bernstein, si mostra sensibile a questo problema
e disponibile per numerosi spostamenti di accento. Resta fuori, dal tipo di
approccio proposto dallo Steinberg il dibattito che si apre nel partito, e non solo
ad opera di Bernstein, sui grandi cambiamenti prodottisi *nei rapporti interna
zionali e nella realta economica e sociale dei maggiori Stati europei - i nuovi
fenomeni collegati all'inizio dell'eta dell'imperialismo - in rapporto alla ideologia
dominante nella socialdemocrazia, la ricostruzione del quale 7 consente non solo
di meglio definire la questione delle origini del revisionismo, ma anche di com
prendere le vie attraverso le quali a partire dai primi anni del secolo XX attorno
a Bernstein e ai << Sozialistische Monatshefte >> si raccoglie un vasto gruppo di
dirigenti politici e di intellettuali (Schippel, Quessel, Hildebrandt, ecc.) portatori
non di esclusive istanze teoriche, ma di una vera e propria linea politica. Anche la
parte dedicata alla fase culminante del passaggio di Bernstein dalle posizioni
<<ortodosse >>a quelle dell'aperto revisionismo - lo studio dell'opera di F. A. Lange
e il commercio intellettuale con Stanislaus Mendelsohn (pp. 90-92) - non offre
particolari elementi di novita rispetto alle insoddisfacenti biografie di Bernstein
attualmente disponibili 8
t opportuna tuttavia proprio a questo proposito un'ultima osservazione
sulle fonti e sulla loro utilizzazione da parte dell'autore: anche nelle parti in cui
le conclusioni dello Steinberg non appaiono del tutto soddisfacenti, l'ampiezza
della ricognizione dei fondi conservati nell'archivio dell'Internationaal Instituut
voor Sociale Geschiedenis di Amsterdam, e nell'archivio della S.P.D. a Bonn,
cosl come l'uso di fonti a stampa finora considerate marginali - i giornali
umoristici del partito, i manuali di propaganda elettorale, ecc. - rendono per
ulteriori ricerche sulla ideologia e l'organizzazione della socialdemocrazia tedesca
anche se - ma forse non poteva essere altrimenti - non tutte le compo
nenti della <?ideologia di partito >: Rosa Luxemburg e quasi assente dal volume,
mentre non compare mai il nome di Karl Liebknecht. Si tratto di posizioni << per
denti>> nella socialdemocrazia tedesca, ma che non soggiacquero alla curva della
sua crisi e che, pur sorte su quel terreno ideologico, seppero pero superarne i limiti
e proiettarsi verso la creazione di nuovi strumenti di interpretazione della realta e
di nuovi modelli di organizzazione politica della classe operaia.

Franco Andreucci

7 Dedica invece ampio spazio alia ricostruzione di questo dibattito il citato


volume Marxismus und deutsche Arbeiterbewegung pp. 485-526; 527-586; 587-599.
8 P. Angel, Eduard et l'?volution du socialisme
Cfr. Bernstein allemand,
Paris 1961, e P. Gay, The Dilemma of Democratic Socialism. Eduard Bernsteins
Challenge to Marx, New York 1952.

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