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Voltaire (1694-1778)

• muore nello stesso anno in cui muore Rousseau;


• ultimo figlio di una famiglia di notai
• il suo vero nome è François-Marie Arouet; Voltaire è un anagramma imperfetto di Arouet;
la “V” viene dalla “U” (lettera ramista, in latino erano la stessa lettera, iniziano ad essere
differenziate nel '500); Voltaire aveva infatti perseguito gli studi classici presso i Gesuiti
• la suddetta formazione presso i Gesuiti influisce sulla sua produzione letteraria; esordisce
con una pièce teatrale sull' Edipo (“Œdipe”); i gesuiti accordavano al teatro
un'importanza fondamentale; insieme al gusto per il teatro matura anche un gusto per la
storia (sempre per i gesuiti)
• piccolo “esilio” a Ferney, piccolo castello con una sorta di corte di intellettuale, al cui
interno vi era anche un piccolo teatro
• nel 1718 pubblica l'”Edipo” che è subito un grandissimo successo, che lo porterà a
scrivere altre opere teatrali
• 1726 a seguito di un alterco col cavaliere di Rohan, quest'ultimo manda due suoi servitori
a bastonare Voltaire; viene anche messo alla Bastiglia perché Rohan sostiene che gli
aveva mancato di rispetto
• a seguito di ciò non sopportando la situazione e il suo paese, che permette tali ingiustizie,
decide di andare in esilio in Inghilterra; questa rappresenta per Voltaire una sorta di
“modello ideale” che riproporrà per tutta la vita; in questo esilio fino al 1729 scrive le

Lettres philosofiques
• (o “Lettere inglesi”; queste rappresentano le prime e tra le più importanti opere
filosofiche di Voltaire; a seguito dell'ingiustizia subita, la sua attenzione si sposta dalla
letteratura alla filosofia e alla politica
• confronto tra sistema politico francese e inglese; Voltaire sarà una sorta di “persiano” in
Inghilterra, ponendosi in una posizione di Alterità, analizzando le istituzioni in maniera
precisa:
• 1-8: rassegna delle istituzioni religiose
• 8-9: istituzioni politiche
• 10: istituzioni socio- economiche

dalla lettera 11 non si analizzano più le istituzioni; vi è uno sguardo di tipo antropologico
• 11: carattere degli inglesi, che giudica essere un popolo scevro di pregiudizio; questo
atteggiamento pragmatico e realistico si estende alla loro capacità di produrre filosofia e
scienza
• 11-17: filosofia e scienza inglesi
• 18-24: letteratura inglese, sottolinea lo spirito di libertà degli scrittori inglesi
• 25: analizza le “Pensées” di Pascal; questa analisi sono un tentativo di riconciliare l'uomo
con la vita terrena, ovvero ricordare all'essere umano che la vita di cui dispone è quella
sulla terra, dunque è inutile cercare di indirizzare la propria vita in funzione di orizzonti
ultramondani
• i toni ancora non sono particolarmente esasperati, ma col tempo la critica si farà più
esacerbata
• le “Lettres philosophiques” contengono TUTTI gli argomenti della filosofia voltairiana che
verranno poi approfondite nelle opere successive
• LIBERTÀ : vorrebbe che i francesi si liberassero dei pregiudizi; non chiede di imitare
ciecamente gli inglesi (gli inglesi sono stati bravi più che altro a liberarsi dalle tradizioni);
vorrebbe più che altro che i francesi si svegliassero dal torpore dato dall'assolutismo
monarchico che non permette di partecipare alla gestione del potere e dato dalla rigidità
delle istituzioni religiose ancora troppo legate alla Chiesa romana
• tali temi verranno affrontati nel “Disastro di Lisbona” e nel “Dizionario filosofico”

Dizionario filosofico
• summa delle idee filosofiche di Voltaire, ordinate secondo l'ordine alfabetico; non forma
del trattato, ma del dizionario; nel '700 tale modalità ha un forte ascendente sul pubblico
• raccolta di pensieri di Voltaire su argomenti filosoficamente importanti

IL “CONTE PHILOSOPHIQUE”
• le sue opere hanno un'impronta didattica e didascalica; dà vita al “Conte philosophique”
(racconto filosofico), ideazione di una storia che intende costituire la dimostrazione di
alcune delle sue idee
• un esempio lampante è il “Candide”

Candide
• https://www.youtube.com/watch?v=988K0bxJyx8
• tema della PROVVIDENZA: critica alla filosofia di Leibniz; Pangloss rappresenta
l’ottimista, Martin rappresenta una visione stoica; tutto il Candide mostra come l’idea di
provvidenza sia falsa e persino folle; per lui la presenza del male nel mondo dimostra che
non vi sia alcuna provvidenza; per Voltaire Dio è un “orologiaio” che una volta montato il
tutto, si disinteressa di ciò che ha creato (deismo);
• la dimensione che egli suggerisce tende all’onirismo (resurrezioni improbabili, donne
nude inseguite dalle scimmie, ecc); le risurrezioni sono accostabili alle “disattenzioni” di
Omero nell’Iliade e nell’Odissea
• costruzione del testo che mette insieme diverse influenze letterario: epica, racconto
esotico, resoconto di viaggio, romanzo picaresco, temi orientali
• tutto il racconto vuole essere una critica all’ottimismo leibniziano e allo stoicismo
(accettazione passivamente di ciò che accade); la posizione finale di Candide è molto
pragmatica, “inglese”, da ricondurre ai “Pensées” di Pascal: avere un giusto rapporto con
la vita terrena, producendo qualcosa di utile da ciò che ci viene meglio (concezione
umanistica; uomo al centro delle operazioni, MA senza l’orgoglio degli umanisti, per lui
l’uomo NON è al centro del creato); relativismo filosofico, vi è un essere umano che pur
nella sua fragilità può far qualcosa di utile nella vita terrena (idea della dignità dell’uomo
di Pascal; uomo come “giunco che pensa”; Voltaire aggiunge che tale giunco oltre a
pensare può anche fare)

Diderot (1713-1784)
• scrittore di estrazione borghese, ma non di alta borghesia; figlio di un artigiano e
destinato a succedere ad uno zio ecclesiastico
• studi presso i gesuiti e poi a Parigi in cui si dipoma in lettere e arti e conclude gli studi nel
1732
• vi sono dei vuoti biografici riguardo Diderot; dopo il diploma vi è una decina d’anni di
vuoto; probabilmente sono anni di forte formazione intellettuale, durante i quali perde la
fede (diventa ateo) e conduce una vita un po’ da “bohème”
• 1742 si lega in amicizia a Rousseau; entrambi sono quasi trentenni e frequentano gli
stessi circoli di intellettuali e nessuno dei due ha fatto qualcosa degno di nota;
• 1743 si sposa; quadro di esistenza borghese comune; questo imborghesimento è però
mal tollerato da Diderot (ha un’amante e si butta nel lavoro), questa sua probabile
sofferenza per questo ambiente asfittico lo porta ad impegnarsi nell’opera
filosoficamente
• 1745 traduce dall’inglese il “Saggio sul Merito e sulla Virtù”
• 1746 pubblica delle “Pensées philosophiques” in cui critica il cristianesimo, tendendo ad
una religione di tipo naturale (tale tendenza avrà poca durata)
• 1748 “Bijoux indiscets”
• in questo periodo inizia a scrivere le sue opere filosofiche più importanti
• dal 1746 inizia il progetto enciclopedico; inizia da qui diverse amicizie e confronti
intellettuali (*guardare la scheda sull’ Encyclopédie*)
• l’eccezionalità di Diderot si vede: nel progetto enciclopedico; nelle opere filosofiche, di
costruzione estremamente raffinata, pensiero da vero filosofo (Voltaire ha una filosofia
più ingenua; Diderot fu un filosofo che fece anche il letterato, Voltaire fu un letterato che
fece anche il filosofo)
• poligrafo; si occupa di diversi generi di scrittura: traduzione, saggio filosofico, critica
d’arte (la inventa)
• 1759-1781 pubblica dei “Salons”, ovvero dei saggi di critica d’arte; Diderot analizza l’arte
come fenomeno estetico; problema del bello (quesito ripreso tra 600-700), affrontato in
maniera dialettica, senza approdare a soluzioni ultime e definitive
• fu anche romanziere: “La religiosa”, “Il nipote di Rameau”, “Jacques le fataliste et son
maître”

Jacques le fataliste et son maître (1773)


• romanzo estremamente moderno; uno dei primi esempi di romanzo a più possibilità di
percorrenza: Diderot interrompe la narrazione in cui descrive anche quello che avrebbe
potuto scrivere; romanzi percorsi da diversi punti di vista, romanzo “labirinto”,
multimodale, “ipertesto”; soluzione che verrà ripreso nel romanzo novecentesco
• il romanzo del ‘700 ha operato diverse sperimentazioni che hanno influito sulla
produzione letteraria successiva, per mano anche di autori minori; romanzo del ‘700
come “laboratorio”

DIDEROT DRAMMATURGO
• opera nel mondo teatrale non solo come autore, ma come inventore di un genere nuovo,
il “dramma borghese”, ma anche come teorico del teatro, riguardo il quale scriverà due
saggi (---- e “Paradoxe sur le comédien”)

Paradoxe sur le comédien


• fornisce delle indicazioni su un nuovo modo di fare teatro, modo in cui è stato anche fatto
del cinema americano (Glenn Close, Jack Nicholson, Dustin Hoffman); l’attore per
prepararsi ad interpretare un ruolo deve studiare il personaggio in ogni muscolo, ogni
minima azione; tecnica totalmente mimetica della realtà, teatro come mimesi (cosa non
importante nel teatro di Molière, sia per la presenza del verso, che condiziona la
recitazione che in questo modo è più declamazione che interpretazione; il teatro del ‘600
è un teatro “gridato”, per i problemi di acustica delle strutture teatrali”); con il
perfezionamento delle strutture teatrali la mimesi può essere adottata meglio
• la mimesi da parte dell’attore è una disciplina anche fisica per l’attore; la fisicità
dell’attore messa in atto secondo regole ben determinate e molto importante; riflessione
estetologica anche sul teatro

Lettere (“Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono”/”Lettera sui sordi e sui muti )
• Diderot si chiede in che modo un sordo può conoscere il mondo o cosa rappresenta una
forma per un cieco
• verrà arrestato per la stesura della lettera sui ciechi
• indagine sul modo che l’uomo ha di conoscere il “reale” così come si presenta ai nostri
occhi e il fatto di questo modo può essere percepito non in maniera univoca e che
l’oggettività sia una forma di negoziazione della soggettività; questa rappresentazione
apparentemente univoca è solo illusoria, non “non siamo altro che il fortunato frutto
dell’affaticarsi di moto in moto della materia” (visione materialistica)
• si sono formati milioni di mondi malformati (estropiés?) e casualmente si è formato, dopo
tentativi ed errori, dopo tutta una serie di combinazioni, un mondo meglio formato che è
il nostro (selezione naturale, anticipazione del darwinismo)
• anche dal punto di vista della forma, Diderot è riuscito a rendere avvincenti tali concetti

Rousseau (1712-1778)
• svizzero, nato a Ginevra (origini di cui è orgoglioso), che non avrà mai l’ambizione di
essere francese, continuerà a sostenere per tutta la vita di essere un “cittadino di Ginevra,
perché non vuole essere suddito del re
• cresce con il padre, che era un orologiaio, la madre muore quando lui è piccolo
• infanzia spensierata, si avventura in molte letture (Plutarco, “Vite parallele” tradotta da
Amyot che appassiona i giovani lettori in quanto racconti di vite entusiasmanti)
• scapestrato, non segue un’istruzione rigorosa, lui legge per il suo gusto, per il suo piacere
• 1728, a 15 anni, si allontana da Ginevra e si reca in a piedi Savoia e fa la conoscenza di
Mme de Warens, giovane donna che possiede una sorta di “centro di accoglienza” per
protestanti, che mira alla conversione al cattolicesimo di questi ultimi; lei lo accoglie e lui
se ne innamora, lei lo conduce verso il cattolicesimo; lo manda a Torino, dopodiché, dopo
aver vagabondato, nel 1732 torna da Mme de Warens, con cui inizia a condurre una
relazione
• gli anni di convivenza con Mme de Warens sono i migliori della sua vita, nella residenza
rurale della compagna (le Charmettes), durante i quali studia molto sempre da
autodidatta, leggendo tantissimo; istruzione robusta, sufficiente a consentirgli nel 1740 di
diventare precettore a Lione
• dopo un ritorno alle Charmettes, deciderà di partire per Parigi a piedi (*gli piaceva
cammina’*); incontrerà Diderot, con cui maturerà un’amicizia (erano entrambi due
spiantati)
• maturerà però durante la sua vita una schizofrenia paranoica, sviluppando un delirio
persecutorio, che lo porterà a scrivere delle opere di autodifesa, come le “Confessioni”, in
cui sottolinea come lui abbia sempre agito in piena coscienza e nel modo migliore
• la malattia nel tempo progredisce e le opere successive saranno molto più pesanti come i
suoi “Dialoghi”, in cui arriverà anche a sdoppiarsi
• il suo esordio però è nel 1756 con il “Dicours sur le scences e les arts”, che rappresenta
l’inizio della sua fama; lo scrive dopo aver visto un annuncio dell’Accademia delle arti che
pubblica un bando di concorso :“Scrivere una dissertazione letteraria in cui si argomenti
se le scienze e le arti hanno contribuito al progresso del genere umano”

Discorso sulle scienze e sulle arti


• secondo lui le scienze e le arti hanno corrotto l’uomo, allontanandolo dallo stato
naturale, in cui l’uomo era pienamente felice (argomento che verrà meglio affrontato nell’
“Emilio”)
• grazie all’originalità gli accademici gli conferirono il primo premio
• ma in questo modo Rousseau si inimicò tutti i suoi enciclopedisti che fino a quel
momento erano stati suoi amici

• anni ‘50 del Settecento: fu musicologo; inventa un sistema di notazione musicale


completamente suo e ne propone l’adozione all’Accademia delle arti, proposta che non
verrà accettata; scriverà un “Dictionnaire de musique”; la collaborazione di Rousseau
nell’Encyclopédie riguarderà argomenti musicali; tutto ciò non è estraneo all’epoca dei
“lumi”: l’uomo illuminista indaga lo scibile umano a 360°; si interessa, difatti, anche alla
botanica
• si trova in rotta di collisione con Rameau, uno dei più grandi musicologi dell’epoca (di cui
Diderot parlerà nel suo romanzo); Rameau propone un modello musicale francese,
Rousseau un modello italiano
• fu anche trattatista e romanziere

TRATTATI:

Discorso sulle scienze e sulle arti


• annuncio di tutta la filosofia rousseauiana (come per Voltaire furono le “Lettere inglesi”);
• parte da posizioni moderate e deiste e poi si avvicina al materialismo quasi ateo; invece
Voltaire mantiene la sua idea centrale > deismo in cui non è ammessa un’idea
provvidenzialistica; Rousseau > l’essere umano ha conosciuto un’era di felicità primitiva
che è ormai irrecuperabile; idea di un paradiso perduto a causa della cultura e la società;
• questa fase di felicità può essere ricondotta, come fase della vita, all’infanzia: l’uomo può
essere felice prima di entrare a far parte dei meccanismi sociali che lo vincolano a
rapporti inestricabili di forza e dipendenza (Freud> “il disagio della civiltà”; come l’uomo
abbia da soffrire poiché, per entrare nel consorzio umano, deve piegarsi a delle regole di
cui finirà per non rendersi più conto che però invincibilmente lo modellano)

• sensibilità pre-romantica analizzata secondo due modi:


• PEDAGOGICO; rappresentato dall’

Emilio
• difetto > concezione pedagogica totalmente teorica, il cosiddetto “fanciullo” è un
apprendente che ha un’idea assolutamente astratta della società e non potrebbe
successivamente inserirvici

• POLITICO SOCIALE rappresentato dal


Contratto sociale
• Rousseau mette in evidenza il disagio dell’essere umano nel seguire il contratto sociale,
analizzando tale disagio alla maniera dei moralisti
• MA i moralisti del 700 non erano più trattatisti, erano ormai tutti romanzieri; qua invece
troviamo una vera e propria analisi dei “casi”

ROUSSEAU LETTERATO:

Due grandi nuclei:


1. rappresentato dalla

Nouvelle Héloïse
• punto di approdo di tutta una serie di generi letterari (romanzo sentimentale, romanzo
epistolare e romanzo di analisi > i protagonisti sono implicati all’interno di un vortice di
passione che li porta a interrogarsi sui propri sentimenti)
• forme monologanti (lettere), che favorisce l’introspezione;
• romanzo che rappresenta un nuovo paradigma romanzesco del 700, amato e odiato; gli
illuministi non sempre si prestavano a questi toni “lacrimevoli”, tendevano ad una forma
di sapere più “virile”, che riguarda le questioni forti

2. Autobiografismo;

Confessioni
• che scrive perché pressato dalla necessità di giustificarsi (letteralmente, “rendersi giusti”)
volontà di voler dimostrare di essere nel giusto rispetto a vari fatti della sua vita a partire
dai quali lui ha subìto ingiustizie e soprusi quando egli aveva agito bene, mentre dove ha
agito male egli inserisce un’ammenda delle sue colpe;
• parlare di faccende private e domestiche (Montaigne) posizione non socialmente
accettata come “eminente”, prima un’autobiografia poteva permettersi di scriverla
qualcuno che avesse raggiunto una posizione importante, qualcuno che potesse offrirsi
come “esempio eccellente” (sul modello agiografico, vite dei santi), poiché al tempo
parlare dei fatti propri era considerato inammissibile, poiché non interessavano a
nessuno (Pascal: “L’io è odioso”; l’atto di parlare di sé);
• come incipit delle “Confessioni scrive: “Mi inoltro in un'impresa senza precedenti,
l'esecuzione della quale non troverà imitatori. Intendo mostrare ai miei simili un uomo in
tutta la verità della sua natura; e quest'uomo sarò io”; la prima idea fulcro di tale incipit è
l’originalità della sua opera, la seconda è quella consegnarsi interamente al suo
pubblico, dicendo l’assoluta verità; esiste un luogo della verità e tale luogo è la natura, in
cui l’uomo dimostra esattamente quello che è
• tale disegno autobiografico è probabilmente condizionato dalla patologia paranoica che
lo colpisce in quegli anni e che lo costringerà a una serie di peripezie: lascia la Francia e va
in Inghilterra dove verrà accolto da Hume, con cui litigherà a sua volta e tornerà in
Francia, nella più totale indigenza; verrà accolto da Bernardin de Saint-Pierre; in quegli
anni scriverà la sua seconda opera autobiografica,“I Dialoghi”, in cui è espresso il punto
apicale della sua malattia, con tutta la sua rabbia nei confronti del consorzio sociale e dei
suoi nemici

terza opera autobiografica:


Les reveries du promeneur solitaire (1776-1778)
• opera incompiuta, morirà prima
• riprende le “Confessioni”
• “reveries”= tradotto in italiano come “fantesticherie”, ma tale termine sottace un’aspetto
fondamentale, ovvero che la reverie sia qualcosa che corre più veloce del pensiero, quello
che Freud chiama “sogno diurno”; pensiero ad occhi aperti di cose che possono essere
molto articolate che però avviene in pochissimo tempo, quasi senza che il soggetto se ne
renda conto, ma pervenendo quasi ad una rivelazione
• Rousseau annota queste reveries e le ritocca a le lima col suo stile straordinario
(nell’Ottocento molti prenderanno come modello di scrittura Rousseau) scrittura precisa
ed elegante senza essere pedantesca, senza annoiare (preromanticismo)
• momento di calma dopo i “Dialoghi”, quasi di rassegnazione; Rousseau ha appena 66
anni, ma è già molto provato e sente la morte avvicinarsi; rassegnata osservazione
dell’esistenza, riguardare certi elementi della sua vita con però più tranquillità;

1. Promenade: parla della sua solitudine, condizione illusoria in cui lui è calato, che gli
consente di aderire alle idee che lui ha rispetto alla società
2. Promenade: parla di quando un cane lo investì correndo, facendolo cadere, sbattendo la
testa e svenendo a lungo e in città circola l’idea della sua morte; questa notizia lo
colpisce, ma alla fine egli fa una riflessione conclusiva sulla rassegnazione, convincendosi
che si tratta di una volontà divina
3. Promenade: parla dei suoi momenti di dubbio e di disperazione, ma si conclude con una
riflessione per cui egli si troverà infine a vivere in pace con sé stesso
4. Promenade: parla della menzogna: riprende una scrittura 600esca di trattatello moralista;
parla dell’indole che gli esseri umani hanno a mentire; tema che aveva già ampiamente
affrontato nelle “Confessioni”, sosteneva di essere un uomo di indole mentitrice a causa
di vergogna, imbarazzo e timidezza
5. Promenade: descrizione dell’isola di Saint-Pierre, che per lui rappresenta un paradiso in
terra in cui lui può vivere in contatto con la natura; posizione moderatamente edonistica
(simile alla posizione finale di Montaigne negli Essais, ma con una differenza, ovvero che
le piccole cose di cui si può godere devono trovarsi nella natura;
6. Promenade: parla della bontà e di come essa possa diventare un’abitudine; parla anche
della sua ingenuità, parola chiave del lessico rousseauiana, è così che lui si definisce
7. Promenade: relativa alle gioie dell’erbario; egli teneva un erbario; egli era appassionato di
botanica (quella dell’epoca è una botanica “descrittiva”); serenità che la catalogazione
fornisce, attività distensiva per lo spirito, si estetizza il gesto che si compie
8. Promenade: riflessione su sé stesso e su come l’infelicità gli abbia permesso di analizzarsi
a fondo
9. Promenade: tema già affrontato nelle confessioni: l’abbandono dei propri figli; si era
sposato e aveva avuto vari figli, ma li aveva successivamente affidati all’assistenza
pubblica; cosa per cui lui si tormentava, ma se ne tormentava forse di più perché gli altri
gliene facevano una colpa; lui sostiene di averlo fatto per fare in modo che non venissero
corrotti dal sistema
10. Promenade: su Mme de Warens, che rappresenta il suo ideale e femminile; ella fu al
tempo stesso madre e amante; unica donna che abbia mai amato in vita sua; ultimo
pensiero scritto di Rousseau
• l’opera venne scritta in due anni; opera meditata, nonostante sembri scritta di getto
* Scheda del Teatro del XVIII secolo su teams *
i più importanti: Crebillon, Voltaire, Marivaux, Diderot e Beaumarchais

Poesia del Settecento


• poesia “descrittiva”, che riprende una sensibilità barocca
• “Les mois”/ “I mesi” di Jean Baptiste Rousseau
• “Les jardins” di Delille
• genere osteggiato, alcuni ne vogliono addirittura l’abolizione, tra cui Houdard d

André Chénier
• muore giovanissimo; nasce in Grecia
• sua madre ha un salotto di intellettuali che lui frequenta
• nel 1789 appoggia gli ideali rivoluzionari, ma non gli eccessi, tra cui la decapitazione di
Luigi XVI, per cui diventa sospetto al regime rivoluzionario
• ascesa di Robespierre e l’inizio del periodo del terrore
• viene arrestato e portato in prigione, dove compone la maggior parte delle sue opere
poetiche, odi e giambi
• viene decapitato due giorni prima della destituzione di Robespierre
• la sua poesia è poesia con un soggetto lirico, affermato; fa in poesia ciò che Rousseau fa
della scrittura; guarda con affetto le sue origini greche, da cui trae un gusto per il
classicismo, non dal punto di vista formale, ma dal punto di vista dello spirito,
classicismo come qualcosa di vivo, che continua a comunicare ai contemporanei; non
occhi da filologo, ma occhi da poeta

Je ne veux point mourir encore


• componimento che inizia con delle virgolette: è un discorso diretto, non pronunciato dal
poeta, ma da una fanciulla di cui lui si innamora durante la prigionia, scrivendo alla fine
del componimento che in futuro qualcuno si chiederà chi sia stata questa ragazza: ella è
una nobile parigina, anch’ella condannata a morte
• “il grano nascente matura rispettato dalla falce” la falce non taglia il grano ancora verde
• “senza temere la macina, l’uva tutta l’estate beve i dolci regali dell’aurora, ed io, bella
come la spiga e giovane come l’uva, benché l’ora presente sia caratterizzato da
turbamento e dispiacere, in natura ciò che è giovane non muore prematuramente, e io
che sono bella e giovane non voglio morire ancora”; tutto il contrario della concezione
stoica di Malherbe di fronte alla morte
• “che ci vada uno stoico dagli occhi asciutti ad andare ad abbracciare la morte, io piango e
spero che ci siano momenti amari e momenti dolci”
• riferimento di tipo mitologico (non come l’elenco di Malherbe) vi è solo l’esempio di
Filomele che si trasforma in un usignolo per sfuggire alle persecuzioni del suo aggressore
• “tocca a me morire? Al banchetto della vita appena iniziato, solo per un attimo le mie
labbra si sono poggiate sulla coppa ancora piena tra le mie mani”
• vv 20 sintassi mobile; complemento spostato avanti, ricorda la costruzione greca
(avrebbe dovuto essere “la coupe encor pleine en mes mains”)
• immagini che ribadiscono la sua gioia di vivere ed ella non vuole morire prematuramente
• “ho appena visto brillare i fuochi del mattino, voglio arrivare a fine giornata”
• vv 37 riferimento a La Fontaine
• sorta di ritornello ripetuto “Je ne veux point mourir encore”
• finiscono le virgolette al vv 42 e inizia la riflessione del poeta
• “e così triste e prigioniero, la mia lira tuttavia si svegliava…”
• “questi canti… faranno a qualche amante degli studi cercare quale fu questa bella”
• vv 52-54 dichiarazione d’amore: la paura di morire è legata la paura che la ragazza possa
non esserci più; ispirazione di tipo quasi petrarchesco che potrebbe ricordare Du Bellay
• anche per la mobilità degli elementi della frase Chénier ha una sentibilità che ricorda la
Pléiade

• Chénier come esempio di pre-romanticismo

Domande riepilogative:

1. Descrivi i caratteri fondamentali della Pléiade e i suoi rapporti con la poesia precedente
2. Parla di Rabelais e della sua creatività lessicale, da contrapporre allo svolgimento della lingua
francese fino alla fine del 600
3.Scritture dell’io da Montaigne a Rousseau
4. La poesia barocca
5. Le tipologie romanzesche del ‘600
6.Caratteri generali del classicismo
7.Genere epistolare dal ‘600 al ‘700, narrativo e non
8. Teatro del ‘600
9. La “Querelle des anciens e des modernes” e la “Querelle D’Homère”
10.I Moralisti
11. La costituzione del canone classico
12. Scrittori dell’età luigiana
13.La Reggenza
14. Libertinismo e Libertinaggio
15. Il Conte philosophique
16. I philosophes
17. L’autobiografismo, Rousseauiano nello specifico
18. Caratteri generali del teatro nel ‘700
19.Generi romanzeschi nel ‘700
20. Poesia tra ‘600 e ‘700

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