Sei sulla pagina 1di 5

<RESTAURAZIONE E OPPOSIZIONI>

- IL CONGRESSO DI VIENNA
Dopo la sconfitta di Napoleone, le grandi potenze europee quali Austria, Inghilterra, Prussia
e Russia, volevano ripristinare il vecchio sistema politico, da qui "Restaurazione”, periodo
compreso tra il 1815 e il 1830. Ebbe inizio così il Congresso di Vienna (novembre 1814-
giugno 1815) che lavorò nonostante il ritorno nel 15 di Napoleone e poi il 18 giugno la sua
disfatta. Di fatto il Congresso non si riunì mai, se non per la firma conclusiva e le principali
decisioni furono delegate al Ministro d’Inghilterra, Austria, Prussia e Russia. Era necessario
per queste grandi potenze dare un nuovo ordine internazionale: l’Inghilterra voleva soltanto
espandere ulteriormente il proprio impero coloniale, l’Austria voleva rafforzare i propri domini
in Italia e nei Balcani e costruire una Confederazione germanica sotto la propria guida, la
Prussia voleva espandersi verso il Reno, la Russia estendere la propria influenza verso
occidente e la Francia tentare di riappropriarsi del proprio prestigio internazionale e limitare
l’espansione prussiana, russa e austriaca, tentando di bilanciarsi col progetto inglese.
I principi guida del Congresso furono:
-EQUILIBRIO- si tentò di bilanciare la potenza tra i vari Stati in modo che nessuno
affermasse la propria egemonia in Europa,
-LEGITTIMITA’- legata alla monarchia, in effetti, il potere legittimo proviene dalla tradizionale
giustificazione divina dell’assolutismo pre Rivoluzione Francese.
Con la conclusione del Congresso di Vienna nacque una nuova carta politica dell’Europa:
la Francia aveva perso le conquiste fatte durante gli anni della R.F. e di Napoleone e per contenere
una sua nuova espansione vennero creati Stati-cuscinetto attorno ad essa;
l’Olanda e il Belgio si fusero, creando il Regno dei Paesi Bassi;
la Prussia ottenne la Pomerania, la Sassonia e la Renaria;
il Regno di Sardegna fu ampliato con i territori della Repubblica di Genova;
il Sacro Romano Impero germanico mutò in Confederazione germanica, sotto il dominio di Austria e
Prussia;
l’Impero Russo, sotto la guida dello Zar Alessandro I, ottenne Polonia, la Finlandia e territori ucraini,
moldavi e romeni;
l’Austria perse il Belgio ma prese nuovi territori nei Balcani e la maggior parte della penisola italiana
con un controllo diretto Lombardo-Veneto e indiretto, per mezzo di legami militari e dinastici,
attraverso il Ducato di Parma, di Lucca, di Modena e del Granducato di Toscana e del Regno delle
Due Sicilie;
il Regno Unito di Irlanda e Gran Bretagna poté soltanto il proprio impero coloniale;
Spagna e Portogallo tornarono alle vecchie monarchie dei Borboni e Braganza;
il Regno di Svezia venne unito al Regno di Norvegia e quello di Danimarca ricevette dei ducati
tedeschi.
Gli effetti della Restaurazione furono avvertiti sia all’interno dei singoli Stati, sia nelle
relazioni internazionali:
-politica interna: i sovrani vennero restaurati e tentarono di ripristinare il vecchio sistema
politico esistente prima del 1789 (Francia-> Luigi 18 che accettò la Carta Costituzionale-
octroyée & Italia->alcuni soluzioni moderate, alcuni smantellamento della restante parte
dell’apparato napoleonico, Regno di Napoli e Stato Pontificio censura dell’opposizione &
Impero Asburgico-> popoli differenti quindi repressione di ogni rivendicazione nazionale &
Prussia e Russia-> rifiuto reazionario e società legata alla tradizione.
-politica estera: le potenze perseguirono l’obiettivo di conservare l’ordine internazionale
sancito a Vienna; a questo scopo furono stipulate tre alleanze: SANTA ALLEANZA-
settembre 1815- Russia, Prussia e Austria; QUADRUPLICE ALLEANZA- novembre 1815-
Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia che isolava la Francia, la quale poi fu annessa nel
1818 con la firma ad Aquisgrana della QUINTUPLICE ALLEANZA.
-RESTAURAZIONE E ROMANTICISMO
Negli anni della Restaurazione si manifestò una forte repulsione verso ogni forma di
dissenso e protesta e a sua difesa si schierarono alcuni intellettuali, dando vita così alla
cultura della Restaurazione.
L’irlandese Edmund Burke (appoggiò la Gloriosa Rivoluzione inglese e la Rivoluzione
Americana), nel saggio, Riflessioni sulla Rivoluzione francese, analizzò la situazione
francese e ne trasse la conclusione che essa fosse astratta, barbara e meccanica e
pretendeva di creare dal nulla un nuovo Stato, ignorando ciò che per lui era davvero di
valore: la tradizione, la quale era il vero deposito di saggezza e ricchezza di un popolo.
Il savoiardo Joseph de Maistre (sosteneva la tradizione)sosteneva che la radice di tutti i mali
dell’epoca fossero pervenuti dalla Riforma protestante che ha sostituito l’obbedienza con la
libertà. Secondo il pensiero il fondamento dell’ordine sociale è la Chiesa cattolica e in
particolare la figura del Papa con l’ultramontaismo, dottrina che rimandava al potere
temporale medievale della sua figura.
Il Romanticismo nacque come contrapposizione al razionalismo illuminista del 1700 e sorse
in Germania nella seconda metà del Settecento diffondendosi poi man mano in Europa. il
nucleo originario era formato da drammaturghi e poeti giovani che vivevano tra slanci eroici
e malinconia- Schiller, Goethe e Herder- i quali fondarono nel 1780 il gruppo “Sturm und
Drang” (dal titolo di un’opera di Friedrich Maximilian).
Politicamente, il Romanticismo manifestò due tendenze opposte:
-conservatrice e reazionaria- condannò l’Illuminismo e la Rivoluzione francese, esaltò il
passato, l’assolutismo e l’alleanza trono-altare-> teorici Restaurazione;
-progressista- ritenne che solo il rinnovamento dell’ordine sociale e politico costituisse una
risposta adeguata alle nuove esigenze.
-L’IDEA DI NAZIONE
Il termine “nazione” deriva dal verbo nascere ed è di origine medievale e solo nell’‘800 ha
preso lo stesso significato odierno: la nazione è una collettività umana unita dalla coscienza
dei suoi membri di avere in comune origine, lingua, razza/etnia, religione, economia,
territorio e destino storico. I valori rivoluzionari francesi cooperarono a fondare l’idea di
nazione: UGUAGLIANZA- sono tra loro uguali le persone accomunate da storia, lingua,
cultura e tradizioni comuni/ FRATERNITA’- fratelli sono coloro che appartengono a una
stessa nazione / LIBERTA’ - la nazione deve liberarsi del potere del sovrano assoluto e degli
stranieri-> PATRIA-> luogo di provenienza di un singolo o un popolo ma anche
comunamente usato come sinonimo di nazione. Con l’affermazione dello Stato nazionale
vediamo anche la diffusione di mercati sufficientemente vasti, di una coscienza nazionale e
del principio rivoluzionario che vedeva il popolo come fondamento della sovranità dello
Stato.
AVVERSARI DELLE IDEE DELLA RESTAURAZIONE:
-LIBERALI e DEMOCRATICI
Il liberalismo ideologico e politico nacque come sostenitore del valore dello Stato come
garante della libertà individuale. Essi promuovevano la monarchia supportata da organi
istituzionali (come il Parlamento) e i fondamenti teorici sono nati dal pensiero di Locke,
Smith e Montesquieu. Il valore della libertà fu anche sostenuto dai cattolici liberali(guelfi
bianchi del 1800) (più vicini alla componente cattolica) dunque essi affermavano che la
libertà sarebbe dovuta essere garantita dalla Chiesa e che essa si doveva rivoluzionare e
adeguare ai tempi.
Lo Stato liberale:
- respingeva l’assolutismo e sostenevano che la Costituzione e la divisione dei poteri
evitano abusi;
- garantiva le libertà pubbliche e economiche (liberismo) e soltanto l’uguaglianza
giuridica (non interviene in quella sociale);
- il suffragio doveva essere censitario perchè non considerato come un diritto.
Il termine “democrazia” deriva dal greco antico e significa governo del popolo e quello
Ottocentesco nacque dalla dottrina di Rousseau ed elaborata da Jeremy Bentham, James
Mill e John Stuart Mill. Sostennero l’uguaglianza politica e il suffragio universale in quanto il
voto esprime la sovranità del popolo su cui il regime democratico stesso si fonda. Lo Stato
modera le ingiustizie sociali con gli strumenti fiscali e garantisce l’istruzione a tutti.
-I SOCIALISTI
Il termine “socialismo” nacque nel 1700 ma assunse il significato odierno nel secondo
decennio del 1800 a causa dei problemi sociali causati dall’industrializzazione. Esso,
dunque, è sorto in risposta alla questione sociale, rivendicando una società giusta,
caratterizzata da un’equa distribuzione della proprietà e della ricchezza. In sostanza per i
socialisti occorreva limitare o eliminare il diritto di proprietà e la solidarietà tra i lavoratori
doveva prevalere sull’individualismo liberale. Il socialismo inglese fu riformista, accettò
l’economia di mercato ma richiese riforme per attenuarne le conseguenze sociali, seguendo
il modello di Robert Owen (padre del movimento operaio inglese) il quale riteneva che la
presenza di un'impresa attiva e produttiva, guidata da un imprenditore che, come una sorta
di “principe illuminato”, si dedichi alla crescita morale, culturale ed economica del popolo, sia
il primo mezzo per raggiungere tale fine. Il socialismo francese si sviluppò verso il 1830 e
riprendeva teorie di Rousseau e le aspirazioni egualitarie della Rivoluzione francese
divenendo una vera e propria utopia.
-SAINT-SIMON: un governo di tecnici per realizzare una società armoniosa e fondata sui
valori del cristianesimo delle origini, senza nessuna elaborazione teologica;
-FOURIER: una società divisa in piccoli nuclei economicamente e politicamente autonomi, i
falansteri;
-BLANC: la costruzione di ateliers sociaux, ossia fabbriche sociali, fabbriche gestite e
regolamentate dagli stessi operai;
-PROUDHON: auspicava ad un’anarchia positiva, società fondata sull’autogestione
economica e politica e che neghi la proprietà privata.
Karl Marx e Friedrich Engels rielaborarono il socialismo, rifiutando la componente utopistica
presa in considerazione dagli esponenti francesi poichè per loro il socialismo non poteva
essere un ideale ma doveva essere una realtà attuabile. Le idee in effetti non cambiano la
società ma la sua organizzazione economica può farlo; essa è detta struttura da cui deriva
anche la sovrastruttura rappresentata dalla cultura, politica, leggi e Stato. Il presente quindi
deve essere spiegato scientificamente e comprendere il senso della storia-> socialismo
scientifico. Secondo questi due filosofi la civiltà umana ha attraversato 4 fasi: la comunità
primitiva, il regime di schiavitù, la società feudale e la società capitalistico-borghese; in
ognuna vi è stato lo scontro tra oppressi e oppressori, dunque l’intera storia è una lotta di
classe e vi è un passaggio di stadio quando è presente un cambiamento dei mezzi di
produzione e dell’affermarsi della classe che meglio sa sfruttarli. Nella società capitalistica i
borghesi (strumento di accumulazione economica e i quali detenevano il plusvalore-> profitto
del capitalista) detengono i mezzi di produzione e sfruttano il proletariato, il quale è privato
dei frutti del suo lavoro, della sua identità e dunque alienato e svuotato dell’essenza umana
stessa. Al proletariato spetta il ruolo di smantellare questo sistema, agendo e facendo
abolire la base stessa dell’oppressione e della divisione in classi giungendo alla meta
ambita: il comunismo.

-LE SOCIETA’ SEGRETE


Nell’età della Restaurazione il dissenso politico era vietato o comunque molto limitato:
perciò il principale strumento di lotta politica fu costituito dalle società segrete (libere
associazioni di individui che perseguono uno scopo comune, ma che fanno della
clandestinità la condizione primaria per il raggiungimento del loro fine). Si trattava di
organizzazioni con rigide strutture gerarchiche e appunto clandestine, il cui modello fu la
Massoneria, organizzazione erede della corporazione medievale dei muratori che si era
distinta per le sue posizioni progressiste. La più importante società segreta dell’epoca fu la
Carboneria, presente in Italia e in Spagna, il cui obiettivo primario era la costituzione liberale;
vi erano anche altre società segrete quali: Comuneros in Spagna e gli Adelfi e Filadelfi in
Francia e nel Nord Italia che puntavano ad una costituzione democratica.
Accanto alle società segrete progressiste vi erano anche le società segrete reazionarie,
come i Cavalieri della fede in Francia e i Concistoriali in Italia, le quali ebbero un ruolo di
sostegno all’aristocrazia e al clero. Dall’altro punto di vista le progressiste organizzavano le
insurrezioni (ribellione di un gruppo consistente di individui contro il potere che li domina o
un potere straniero), le quali forzavano il sovrano al fine di concedere la Costituzione. Il
maggiore merito di queste società fu quello di tenere vivi i fondamenti della rivoluzione
francese, ma il loro limite, di fatto, fu la segretezza dei programmi e la bassissima inclusione
del popolo e dunque tutto ciò le portò al fallimento.
In Lombardia gli austriaci volevano ottenere una collaborazione con gli intellettuali e dunque
nel 1816 idearono la rivista “Biblioteca italiana” e volevano porre al suo comando Ugo
Foscolo, ma lui, così come altri intellettuali, rifiutò e ne scaturì che la rivista promuoveva una
visione tradizionalista. I maggiori intellettuali milanesi e piemontesi nel 1818 (Berchet, Porro,
Lambertenghi, Pellico e di Breme; sotto la guida di Federico Confalonieri) diedero vita a “Il
Conciliatore” che si occupava dei settori più disparati e che mirava a formare un’opinione
pubblica moderata e liberale ma fu chiuso l’anno successivo per le troppe pressioni
austriache.
-I MOTI DEGLI ANNI VENTI
Negli anni 1820-21 un’ondata rivoluzionaria dei liberali partì dalla Spagna e si estese a tutta
l’Europa. Ferdinando VII di Borbone, riappropriatosi del trono, aveva cancellato ogni influsso
napoleonico e liberale, l’economia era al collasso, e dunque in breve tempo tutte le forze
liberali del Paese si riunirono in un’unica rivolta, costringendo il re a ripristinare la
Costituzione di Cadice del 1812 , costituzione che divenne la base dei successivi moti in
tutt’Europa. -In Portogallo il re Giovanni VI concesse una Costituzione liberale simile a quella
spagnola; - nel Regno delle Due Sicilie a Nola diedero vita ad una rivolta capeggiata dal
generale Guglielmo Pepe e anche Ferdinando I fu costretto a riconoscere la Costituzione di
Cadice e in Sicilia si premeva per la separazione dell’isola dal Regno (immediatamente
repressa); -in Piemonte insorse la guarnigione di Alessandria, Vittorio Emanuele I abdicò a
favore del fratello Carlo Felice ed in attesa che egli tornasse da Modena, Carlo Alberto, in
qualità di reggente e mosso da un grosso timore per la pressione degli insorti, concesse la
Costituzione di Cadice, ma poi abbandonò gli insorti che infine vennero sconfitti. Di fronte
all’ondata rivoluzionaria, la Santa Alleanza (Austria, Prussia, Russia e Francia), secondo il
principio di intervento, inviò i propri eserciti a combattere gli insorti nei vari Paesi europei
(Regno di Napoli e Piemonte- truppe austriache/ Spagna- truppe francesi/ Portogallo-
conservatori locali). L’unico successo dei moti degli anni Venti fu l’indipendenza della Grecia
dalla Turchia nel Congresso di Epidauro del 1823 grazie alle azioni della società segreta
Eterìa; con la pace di Adrianopoli del 1829 le potenze europee decisero che la Grecia
dovesse divenire un regno e posero a capo Ottone I di Baviera. Solo la Gran Bretagna
rispose ai problemi politici e sociali legati all’industrializzazione con riforme. Fu consentita
l’organizzazione di sindacati operai (Trade unions) nel 1824 e una riforma elettorale
aumentò il numero di elettori, senza però arrivare al suffragio universale richiesto dai
democratici. Essi si mossero con una petizione a favore del suffragio universale con la Carta
del popolo, presentata al Parlamento nel 1839 ma essa fu respinta diverse volte nel corso
degli anni.
-I MOTI DEGLI ANNI TRENTA
Carlo X, divenuto re di Francia, cercò di restaurare l'assolutismo monarchico e restituì al
clero i suoi antichi privilegi e concesse un indennizzo economico all’aristocrazia(legge del
miliardo). La borghesia liberale conquistò la maggioranza parlamentare per due elezioni e
allora il re tentò un colpo di Stato insieme al suo primo ministro Polignac. Nel 1830 con una
serie di ordinanze stabilì un regime repressivo e diminuì l’elettorato. Così il popolo parigino
insorse (27-29 luglio 1830- tre giornate gloriose) e la borghesia moderata e liberale, per
evitare degenerazioni della rivolta offrì la corona a Luigi Filippo d'Orléans, cugino di Carlo X,
che aveva linee liberali. Il nuovo re dovette accettare la limitazione costituzionale del proprio
potere e l’approvazione di una costituzione che garantisse più poteri al Parlamento.

Il Congresso di Vienna, tra le altre risoluzioni, aveva unito Belgio e Olanda in un unico Stato,
il Regno dei Paesi Bassi sotto la dinastia olandese degli Orange-Nassau. Tra le due aree vi
erano enormi differenze e così nel 1830 in Belgio scoppiò l’insurrezione di Bruxelles, guidata
dal clero cattolico e dalla borghesia liberale. L’Olanda chiese aiuto alle grandi potenze ma
Francia e Gran Bretagna rifiutarono di intervenire ma riconobbero l’indipendenza del Belgio
sotto la corona di Leopoldo di Sassonia-Coburgo.

In Polonia nel 1830 scoppiò una rivolta contro le truppe russe che occupavano Varsavia e lo
Zar Nicola I represse la rivolta con violenza e stabilì un regime ancora più rigido nel quale
ogni forma di autonomia fu abolita e il russo divenne l’unica lingua ufficiale.
Anche nel Centro Italia nel 1831 scoppiarono delle rivolte. Il duca di Modena Francesco IV
voleva espandere i suoi confini servendosi delle società segrete (Ciro Menotti). La notte
precedente all’insurrezione ci ripensò temendo un intervento dell’Austria e fece arrestare i
cospiratori. La rivolta esplose ugualmente il giorno dopo costringendo il duca a fuggire e a
Bologna si insediò un Governo Provvisorio delle Province Unite. La Francia ormai contraria
a interventi fuori dei propri confini rifiutò di sostenere l'operazione e le truppe austriache
repressero la rivolta.

Potrebbero piacerti anche