Il settore dello spettacolo ha quindi queste garanzie. Infine l’ultimo articolo è il 41.
Questo articolo è nato in Assemblea Costituente, ma non gli fu dato molto peso. Per
molto tempo fu una norma trascurata. Dagli anni Settanta il secondo comma
sensibilizzò molto. La tutela del paesaggio è stata collegata alla tutela dell’ambiente.
Si pensa che, dopo la pandemia, anche il primo comma venga sviluppato
maggiormente (anche da un punto di vista digitale e internazionale). La funzione di
promozione è un compito positivo dello stato però molto indefinito. Questo articolo si
aggancia all’articolo 33. Tutti e due riguardano lo spettacolo, l’arte e la cultura il
generale.
Lezione 11
Articolo 33 della Costituzione:
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse
piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per
l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti
stabiliti dalle leggi dello Stato.
Si tratta di una libertà privilegiata (non sono previsti limiti). Lo stato non può porre
limiti a questo diritto (libertà in una dimensione negativa con protezione della libertà
da parte dello stato) a meno di altri riferimenti alla costituzione (salute in caso della
pandemia). È anche una libertà che ha una dimensione positiva: richiede degli
interventi dello stato per la sua realizzazione (ad esempio istituire una scuola).
Nell’ultimo comma si parla di istituti di alta cultura (come i conservatori), di
accademie (Accademia di drammaturgia, Accademia nazionale di danza): queste
possono darsi ordinamenti autonomi rispettando la legge dello Stato. Per le scuole
quindi sappiamo cosa lo Stato deve fare, mentre per l’arte dice solo che la deve
promuovere: ciò perché questo articolo è una specificazione dell’articolo 9 della
Costituzione (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura”). Quindi per
promuovere l’arte e la cultura libere (articolo 33) servono dei mezzi. Alcuni di questi
sono gli incentivi che devono essere ragionevoli. Durante la pandemia molti sono
cambiati. Ma come si realizza in concreto questa promozione? Quali sono questi
strumenti? Innanzitutto abbiamo due categorie di interventi: diretto e indiretto. Con
quello diretto sappiamo che lo stato ha creato enti che svolgono la funzione di
promuovere l’attività culturale. Ad esempio nel cinema abbiamo l’Ente Cinema Spa
che agisce come un soggetto di diritto privato anche se il suo capitale è detenuto
per la maggior parte dal Ministero del Tesoro. Gli enti, anche teatrali, hanno lo scopo
di “promuovere la cultura di qualità artistica e culturale che costituisca veicolo di
informazione e strumento di formazione del pubblico”. Ci deve quindi essere un
valore sociale e costituzionale. L’Ente Cinema poi riunisce vari altri enti. Un altro
soggetto che opera come ente dello Stato sono gli enti lirici. Anche questi sono stati
privatizzati (fondazioni di diritto privato). Poi abbiamo i teatri stabili che accolgono
fondi. La promozione diretta quindi avviene tramite enti dello Stato che secondo le
ultime tendenze normative non operano più con gli strumenti del diritto pubblico. Poi
ci sono gli strumenti indiretti. Indiretti perché lo Stato interviene attraverso
promozione di soggetti privati. Abbiamo qui gli incentivi fiscali come i crediti
d’imposta. Il credito d’imposta consiste nella circostanza in cui un soggetto al
momento della dichiarazione dei redditi ha un credito nei confronti dello Stato. Nel
caso di donazione da parte di “mecenati”, quest’ultimi ricevono un credito che poi
possono far valere al momento del pagamento delle tasse. Ad esempio ultimamente
è stato previsto l’Art Bonus (Buono in favore di chi ha fatto investimenti nella
promozione della cultura e dello spettacolo). Ciò per favorire l’intervento dei privati
nel settore. Abbiamo anche altri tipi di incentivi: quelli automatici. Sono incentivi che
vanno automaticamente a chi svolge determinate attività, determinate produzioni,
per il solo fatto di entrare in una determinata categoria (ad esempio chi produce un
certo tipo di documentario come quelli storici). Poi abbiamo dei contributi che si
fondano su criteri selettivi: non a tutti ma solo ad alcuni (se ad una persona non va
bene il risultato ha diritto, dopo aver avuto la documentazione degli atti, può fare un
ricorso amministrativo, grazie alla legge 241/1990). Poi abbiamo contributi per
specifici settori. Un esempio può essere il cinema. Nel totale abbiamo un
articolazione molto difficile nel settore degli incentivi con la divisione tra FUS e altro
fondo per il cinema. In questo FUS, che riguarda le varie discipline spettacolari
(musica, danza, teatro, spettacoli circensi, enti, ecc.), abbiamo vari stanziamenti
derivanti dal bilancio dello Stato. I criteri di erogazione di questi stanziamenti sono
specificati da decreti ministeriali del Ministero della Cultura adesso con Franceschini
(poi si ottengono tramite bandi). Dal decreto di Franceschini sappiamo che i criteri
per gli incentivi sono ad esempio: l’importanza culturale della produzione, i livelli
qualitativi, gli indici di affluenza del pubblico e la regolarità contabile degli organismi
che gestiscono questa attività. Nella pandemia, accanto a tutti questi strumenti
ordinari ci sono stati integrazioni per i lavoratori dello spettacolo e per il settore
spettacolo (importante è l’articolo 38 della Costituzione, sulla “disoccupazione
involontaria”). Importante è sapere che nello spettacolo la potestà è concorrente
dello Stato e delle regioni. Nonostante ciò la gestione è molto accentrata, ma ci
sono anche finanziamenti regionali. Ma l’autorità più importante è il Ministero della
Cultura. Si articola internamente in varie sezioni, tra cui: sicurezza del patrimonio
culturale, musei, direzione spettacolo, direzione creatività contemporanea, divisione
digital library. Poi altri interventi al sostegno sono: le sanzioni per la vendita dei
biglietti per gli eventi da parte di terzi (con oscuramento del sito internet). La vendita
è consentita solo da sistemi informatici che prevedono la verifica dell’acquisto da
parte di una persona. Abbiamo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
(autorità amministrativa) che si occupa di sanzionare le condotte illecite.
Nel primo comma si pone il problema di distinzione tra libertà di pensiero e la libertà
di corrispondenza (articolo 15). Con la libertà di corrispondenza si esprime un
pensiero ad una o più persone determinate (è tutelata quindi la segretezza della
corrispondenza). Quando si parla di manifestazione del pensiero “con la parola, lo
scritto o ogni altro mezzo di diffusione” facciamo riferimento alla comunicazione ad
una pluralità di persone. Il pensiero è anche quello artistico. Il limite di questa
manifestazione viene individuato solo nella forma di istigazione al reato. Ma ad
esempio, la pubblicità è pensiero? Secondo la Corte Costituzionale non è
manifestazione del pensiero, bensì un’attività economica (che ha dei limiti). La
stampa non può essere sottoposta a controlli preventivi, né per il contenuto di uno
stampato (censure) né per l’attività dello stampare (autorizzazione). I limiti vengono
dopo: si può procedere a sequestro solo per atto motivato dall’autorità giudiziaria
(riserva di giurisdizione). Infine passiamo all’ultimo comma in cui si parla di “buon
costume”: in assemblea si volle eliminare il concetto di “morale pubblica”. In pratica
significa la sfera della decenza e del pudore sessuale (riferimento al codice penale).
Abbiamo la legge sulla stampa (del 1948) che fa riferimento al concetto di “morale e
ordine familiare” nell’articolo 15: secondo la Corte Costituzionale è il rispetto per la
persona umana, non come morale pubblica astratta. Quindi non si ha solo il pudore
sessuale, ma anche la dignità umana e il libero sviluppo della persona umana
(articolo 2). I diritti dell’uomo hanno anche una dimensione internazionale.