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Prime lezioni

- Il diritto è un insieme di regole valide in un determinato momento storico, volte a


disciplinare i rapporti tra persone e i rapporti delle persone con lo stato,
assicurandone diritti e doveri.
- Le regole del diritto sono strutturate come regole di fattispecie generali astratte,
vincolanti per la generalità dei consociati, coattive (che hanno il potere di costringere
con la forza, obbligatorie, costrittive). Queste regole hanno come destinatari soggetti
giuridici. Le regole di diritto pubblico si trovano nella costituzione.
- La Costituzione (139 articoli) è divisa in quattro parti: la prima parte è composta dai
principi fondamentali (da articolo 1 a 12), la seconda parte è composta dai i diritti e i
doveri dei cittadini, i rapporti etico-sociali e i rapporti economico-politici (da articolo
13 a successivi), la terza parte è composta dall’ordinamento della repubblica, la
quarta parte chiarisce le garanzie costituzionali.
- Il compito fondamentale del Parlamento è l’approvazione delle leggi (che stanno
alla base dello Stato di diritto).
- L’unione Europea si inserisce nel piano del diritto internazionale, ovvero riguarda i
rapporti degli ordinamenti nazionali con gli altri stati. Questi rapporti possono essere
regolati con il diritto internazionale, attraverso dei trattati che impongono obblighi
reciproci alle parti. L’organizzazione internazionale (come la NATO e OMS) produce
nei confronti dei membri che vi appartengono degli obblighi, dei vincoli, ma
l’organizzazione non ha poteri sovrani all’interno dei singoli stati, quindi non può
produrre direttamente un effetto. Le organizzazioni internazionali sono diverse dalle
organizzazioni sovranazionali (come l’UE), le quali riguardano sempre i rapporti tra
uno stato nazionale e gli altri stati, ma hanno dei poteri sovrani immediatamente
efficaci nell’ordinamento degli stati membri (nei limiti della Costituzione ad esempio).
- I regolamenti e le direttive dell’Unione Europea pongono limiti alle leggi dello Stato
e delle regioni (tenendo sempre presente il contro-limite, ovvero rispettando i
principi supremi e inviolabili della Costituzione).
- Le fonti del diritto sono atti che stabiliscono delle leggi. L’ordinamento giuridico è
l’insieme delle fonti del diritto, ovvero quegli atti che stabiliscono le leggi secondo
determinati procedimenti, organizzati tra loro secondo un sistema. Vi è anche la
questione dell’interpretazione dei testi giuridici: si può ricorrere ad un interpretazione
letterale (seguendo il senso e l’ordine delle parole) oppure ad un interpretazione
analogica (una regola può essere applicata a casi simili; quindi in caso di una
lacuna, questa può essere colmata per analogia; ciò non vale nel diritto penale).
Presidente della Repubblica
Il presidente della repubblica è il capo dello stato il massimo rappresentante della
repubblica e dell’unità nazionale, anche sul piano internazionale. Per queste ragioni
deve essere un organo super-partes neutro. Ciò è garantito del sistema della sua
elezione e dalla durata del suo mandato che ha un periodo lungo di sette anni che
inquadra la figura del presidente come indipendente e sganciata dalle maggioranze
politiche e dalle singole legislature che durano cinque anni. La disciplina dei poteri
del presidente della repubblica è scritta nella Costituzione dagli articoli 83 al 91
anche se poi molto è lasciato alle consuetudini e alla prassi. Il PDR è un organo
monocratico (uno solo) e ciò può produrre complicazioni in caso di un suo
impedimento momentaneo o permanente. In caso di impedimento momentaneo può
essere sostituito dal presidente del senato, ma in caso di impedimento permanente
la Costituzione non chiarisce come muoversi. Se il PDR è messo in stato di accusa
dal parlamento per alto tradimento o attentato alla Costituzione può essere
sottoposto a processo penale. Questo è l’unico caso in cui il PDR può essere messo
a processo per quanto riguarda l’esercizio delle sue funzioni. Se non si trova
nell’esercizio delle sue funzioni risponde sia civilmente che penalmente come
normale cittadino. L’attività del PDR deve rimanere riservata e non può essere
violata neanche con le intercettazioni. Il PDR può essere chiamato a testimoniare in
giudizio, ma la sua testimonianza viene presa al Quirinale. I Poteri del Presidente
della Repubblica sono: poteri di nomina relativi alla formazione di organi (ad
esempio nominare i 5 giudici della corte costituzionale), potere di controllo su atti
normativi del parlamento e del governo, ha funzioni di presidenza di altri organi
(presiede il CSM e il Consiglio supremo di difesa), poteri che riguardano la
promulgazione delle leggi e l’emanazione dei regolamenti, potere di stimolo verso le
camere, potere di esternazione (fare dichiarazioni in rispetto della sua posizione).
Quest’ultimo elemento porta alla responsabilità diffusa del presidente. Altre
competenze del presidente sono: indire le elezioni, sciogliere anticipatamente le
camere e formarne di nuove indicendone le elezioni e fissandone la prima riunione.
Ha il potere di risoluzione delle crisi di governo e autorizza la presentazione del
disegno di legge alle camere. Storicamente è rimasta una qualche idea di continuità
del sovrano come capo dello Stato e da questa idea ne deriva l’istituto della
controfirma ministeriale e degli atti presidenziali. Istituto che deriva dalla vecchia
irresponsabilità del re, quando nel vecchio ordinamento la sua responsabilità era
scaricata sul governo. Adesso degli atti del presidente della repubblica ne risponde il
ministro che controfirma. Ciò è spiegato nell’articolo 89 della Costituzione. Si tratta
di una sorta di controllo del governo sugli atti del presidente (un controllo fatto dai
ministri con competenza in materia o dal presidente del consiglio per quegli atti di
particolare importanza). Per esempio per quanto riguarda il potere di grazia, il
ministro della giustizia controfirmerà. La controfirma non è sempre prevista ad
esempio nell’esternazioni del PDR e nelle risoluzioni di governo. Il PDR ha poi un
apparato organizzativo che lo aiuta nell’esercizio delle sue funzioni (come consiglieri
e il segretariato della presidenza della repubblica).
Lezione 7
DPCM per la pandemia:
Il DPCM per il covid controlla il dosaggio nel tempo e nello spazio delle limitazioni
(cosa di non poco conto, definito così dalla Corte Costituzionale) ma è un atto
amministrativo. La corte costituzionale si è pronunciata non condannando il fatto,
lasciando aperto la questione. Si poteva fare un decreto legislativo, ma le
tempistiche e l’imprevedibilità della pandemia avrebbe reso rischioso il
procedimento. È stata forse quindi la strada più giusta. Naturalmente non si poteva
modificare l’iter del decreto legislativo perché serve una legge di revisione
costituzionale (impossibile in un momento di pandemia e di estrema urgenza). Ci
sono stati anche scontri tra stato e regioni, ma la corte costituzionale ha dato
legittimità agli atti dello stato.
Lezione 8
Ci colleghiamo all’argomento delle leggi delega e dei decreti legislativi delegati. Il
parlamento usa delegare al governo compiti di riordino di una disciplina già emanata
(nel tempo molte leggi si sovrappongono in modo scoordinato). È un’esigenza
utilitaristica (la legge deve essere facilmente riconoscibile per rispettarla). Quindi
vengono fatti tre diversi tipi di riordino: il testo unico, la codificazione di settore,
codici (classici) per ampi e importanti settori. Il testo unico compilato per cui il
parlamento fa una legge delega in cui delega il governo entro un determinato spazio
di tempo (che deve sempre essere indicato) di riordinare e di riunire tutte le leggi in
un unico testo unico. Si riordina la materia ma le singole discipline non vengono
modificate. In altri casi invece il parlamento delega il governo ad adottare con
decreto delegato un testo unico innovativo (chiamato anche codificazione di
settore). Qui c’è una disciplina scoordinata che si sovrappone in modo contraddittori
o che produce effetti contraddittori: il testo unico allora è innovativo, le discipline
vengono integrate e modificate. Poi ci sono codici che uniscono ampi e importanti
settori come il codice penale e il codice civile. Questi aspirano, non ad una semplice
riunione, ma ad una disciplina stabile. Sintetizziamo ora il sistema delle fonti. In
questa struttura, al vertice, abbiamo il Diritto primario europeo (Trattati dell’Unione
europea con le materie di competenza). Ciò perché la nostra costituzione accetta
questa dinamica di sovranità. Da ciò deriva che gerarchicamente dopo viene il
Diritto secondario dell’Unione europea: le direttive e i regolamenti. Le leggi italiane
in un certo settore devono rispettare quelle dell’Unione europea (vedere articolo 117
della Costituzione). Questo Diritto è secondario perché deve rispettare i Trattati
dell’Unione europea. Bisogna tenere conto dei contro-limiti (dei “diritti inalienabili
dell’uomo sanciti dalla costituzione” a detta della corte costituzionale. Andando giù
verso questa ipotetica piramide abbiamo: Costituzione, leggi di revisione
costituzionale, altre leggi costituzionali, ad esempio gli Statuti delle regioni ad
autonomia speciale. Al gradino sotto abbiamo le leggi del parlamento e gli atti aventi
forza di legge (decreti legislativi, decreti delegati), referendum abrogativo, Statuti
regionali (per le regioni ordinarie), leggi regionali e regolamenti parlamentari (area
riservata che sta sotto la Costituzione). Al penultimo gradino abbiamo i regolamenti
del Governo e i regolamenti delle Regioni. Infine, nell’ultimo gradino, abbiamo i
regolamenti ministeriali, i regolamenti interministeriali (di singoli ministri) e i
regolamenti degli enti locali. Ma come si coordinano in un sistema? Con i criteri:
cronologico, gerarchico e di competenza. Ad esempio la legge sui parlamentari
approvata prevarrà su quella precedente. Ma chi risolve la conflittualità tra fonti di
grado diverse: la corte costituzionale accerta. Per quanto riguarda il contrasto dei
regolamenti con le leggi, è capito dei giudici ordinari. Passiamo a parlare della corte
costituzionale (specificata negli articoli da 134 a 136 della Costituzione). La corte
costituzionale è un giudice delle leggi e la scelta di introdurla nel nostro ordinamento
è una scelta che innovativa per l’Europa, mentre negli Stati Uniti c’era già
dall’Ottocento (questa giustizia costituzionale). È un che nasce dalla volontà di
contrastare i soprusi avvenuti durante la seconda guerra mondiale (con il
disconoscimento dei diritti umani, come le leggi razziali). Lo scopo della giustizia
costituzionale è quello di garantire, assicurare l’osservanza della Costituzione e
l’uniformità del giudizio (accentrando il giudice si garantisce uniformità). Ma come
l’assicura? La corte ha il potere di sanzionare questi vizi di legittimità costituzionale
della legge o degli atti aventi forza di legge con la sanzione della privazione di
efficacia della legge stessa. Quindi una legge contraria alla Costituzione cessa di
essere efficace dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza della corte
costituzionale nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Fino al 1956 non si
formò, ma in periodo transitorio si affidò ai giudici comuni (ordinai). Molti giudici a
quel tempo erano anche giudici del regime fascista: di qui il timore di una influenza,
un condizionamento nel giudicare i problemi di legittimità costituzionale. Anche per
questo nacque la corte costituzionale. La corte costituzionale è indefettibile,
necessaria nel nostro ordinamento. La corte è formata dai giudici e dal presidente
tra i giudici, che può essere rieletto, che decide anche la cronologia con cui
affrontare i problemi (come quello impugnato per la Valle d’Aosta che aveva un
procedimento tutto suo per gestire la pandemia, poi dichiarato illegittimo). Le
competenze sono scritte nell’articolo 134 della Costituzione. La competenza più
importante è il giudizio di legittimità costituzionale. Questo può essere attivato
secondo in alcuni modi tra cui: la via incidentale. La via incidentale (accesso
incidentale al giudizio di legittimità costituzionale). È cosi chiamato perché si ha
come incidente nel corso di un processo o giudizio comune. Ad esempio nel caso
del codice penale, nell’aiuto al suicidio (qui abbiamo riferimenti alla Costituzione: è
costituzionale o incostituzionale?). L’aiuto al suicidio (“caso Cappato”è condannato
del codice penale, però è venuto fuori il tema se ciò fosse regolare secondo
costituzione. Qui la corte costituzionale dichiara l’incostituzionalità di quel particolare
codice penale con precisazioni. La corte costituzionale si occupa anche di problemi
minori che incidono sula vita delle perone (regole della Valle d’Aosta). Il cittadino
non può chiedere direttamente alla corte costituzionale di dichiarare
l’incostituzionalità della legge, il cittadino può chiederlo al giudice soltanto nel corso
di un giudizio (oppure è il giudice direttamente che si accorge di ciò, o l’accusa, il
pubblico ministero). Si dice quindi incidentale perché è un incidente che avviene nel
corso di un processo, un giudizio (civile, amministrativo, penale, ecc.). Quindi il
giudice è colui che decide se rimettere o meno la questione di legittimità
costituzionale alla corte costituzionale. Questa decisione dipende da due
presupposti (scritti nell’articolo 23 della legge 87/1953, che disciplina il processo
costituzionale): la questione di legittimità costituzionale, sollevata dalle parti o dal
giudice nel corso di un processo, può riguardare soltanto una legge rilevante per
decidere un processo; la questione non deve essere manifestamente infondata
(quando quindi c’è il dubbio). Il concetto del manifestamente infondata viene dalle
paure del regime precedente fascista. La prima forma di accesso, in sintesi, è quindi
la via incidentale nel quale da luogo al giudizio incidentale di legittimità
costituzionale. Porta a sospendere il processo per aspettare che si pronunci la corte
costituzionale dopo che il giudice ha ritenuto rilevante la questione per la finalità del
processo e non manifestamente infondata. Egli d’altra parte motiva indicando quali
sono i termini della questione ossia: la legge di cui si sospetta di vizio d’illegittimità
costituzionale, le ragione per le quali è incostituzionale e la legge o le leggi che sono
violate della costituzione (parametri costituzionali).
Lezione 9
Il primo accesso alla corte costituzionale è la via incidentale (modo complicato,
rischioso e costoso per il costo degli avvocati e le spese processuali).
Nell’ordinamento tedesco invece ci può essere un contatto diretto del cittadino con
la corte (una garanzia). Il ricorso diretto invece è consentito a Stato e regioni. Lo
stato può impugnare le leggi regionali (comma1) e le regioni le leggi statali (comma
2). Ciò è scritto nell’articolo 127 della Costituzione e si chiama ricorso in via
principale entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge sia statale che
regionale. vi è una differenza tra i due ricorsi: dalla scrittura dell’articolo si evince
che lo stato può impugnare una legge regionale anche quando la materia di
competenza è della regione ma viola la Costituzione. Quindi lo Stato può impugnare
per qualsiasi motivo, mentre la regione no (solo per competenza). La corte
costituzionale, comunque, non decide mai politicamente, ma tramite l’utilizzo della
costituzione, con regole astratte ma giuridiche. Fino a qui si hanno controlli che
avvengono dopo la pubblicazione della legge. Un caso particolare è quello del
controllo sugli statuti regionali delle regioni ordinarie previsto dall’articolo 123 della
Costituzione. Qui si pone il problema se il giudizio dello statuto regionale possa
essere soggetto a questione sulla legittimità costituzionale prima o dopo il
referendum popolare (promosso da 1/50 degli elettori e 1/5 dei componenti del
consiglio regionale). La corte costituzionale si potrebbe trovare a giudicare un atto
che è promosso dal corpo elettorale. La corte si è pronunciata con una sentenza: il
controllo è successivo in generale, ma nel caso dello statuto il controllo può essere
anche preventivo (con lo statuto, quindi, non ancora entrato in vigore); nonostante
ciò lo statuto passato a referendum può essere giudicato anche dopo l’entrata in
vigore. I vizi che ci possono essere riguardano i tipi di norme che diventano quindi
l’oggetto. I giuristi distinguono le norme in: norme formali (norme che stabiliscono
una competenza, un contenuto, non dice come ma dice chi è che deve occuparsi di
una certa cosa, chi è competente) e norme sostanziali (norme di contenuto). Altre
violazioni, vizi che si possono far valere sono i motivi attinenti alla violazione del
divieto di auto tutela (il divieto di leggi di reazioni): né lo stato né le regioni possono
reagire a una legge, o dello stato o delle regioni, che ritengono contrarie a
costituzione; non possono farsi giustizia da sole (non si possono sovrapporre leggi
alla legge dell’altro soggetto). Può essere fatta valere anche la violazione del diritto
euro-unitario dell’Unione europea (si evince dal primo comma dell’articolo 117). Poi
c’è il caso del parametro interposto: le leggi delega devono indicare l’oggetto della
delega, principi e direttive per l’esercizio della delega e assegnare un certo termine
(limite temporale). Laddove il governo nei decreti delegati non rispetti i principi e i
criteri direttivi stabiliti nella legge delega o va fuori dall’oggetto o oltre il termine
assegnato, diventa incostituzionale. Qui il parametro è interposto perché viola la
Costituzione però la viola attraverso la violazione della legge delega che si interpone
come parametro (per ciò si chiama parametro interposto). Dobbiamo poi affrontare
la tipologia delle sentenze della corte costituzionale: nella forma dell’ordinanza
(decisione con motivazione molto sintetica) o della sentenza (decisione con
motivazione più estesa, corposa). L’ordinanza può essere di inammissibilità quando
il fatto è ritenuto inammissibile (ad esempio la questione non è rilevante per il
giudizio da cui la questione è nata). Ciò dopo il controllo della corte costituzionale.
Potrebbe essere solo sfera del giudice questa decisione, ma non è così: la corte
può fare questo controllo perché gli è concesso. Quindi si ferma con una pronuncia
di inammissibilità. Poi ci sono anche delle ordinanze di manifesta inammissibilità
perché la questione è manifestamente infondata (quando un’analoga questione era
già stata rigettata dalla corte con analoga sentenza). Naturalmente si deve
aggiungere motivi nuovi. Poi abbiamo la tipologia delle sentenze di accoglimento
(prevista dall’articolo 136, si toglie la legge dall’ordinamento quando è
incostituzionale e cessa di essere attiva dal giorno successivo alla decisione) e di
rigetto (magari si riprenderà la questione successivamente quanto ipoteticamente
potrebbero cambiare le norme). Questo schema però, del rigetto e
dell’accoglimento, si è rivelato insufficiente: quando, eliminando una legge
incostituzionale non si risolve il problema, ma si creano effetti ancor più
incostituzionali (ed esempio il caso della cura sperimentale). Qui si può avere una
sentenza additiva in cui la corte aggiunge un qualcosa: non solo dichiara
l’incostituzionalità della norma, ma aggiunge qualcosa (come nel caso del suicidio
assistito in cui non elimina proprio la legge, ma aggiunge una norma in base alla
costituzione). Si ha quindi un’espansione enorme dei poteri della corte costituzionale
che si inserisce anche nei compiti che spettano al legislatore (nel caso del suicidio
assistito si aspettava una normativa che venisse dal Parlamento, il quale però ha
tardato). Ci sono stati anche casi in cui la corte costituzionale ha deciso che la legge
dovesse durare anche oltre il giorno dopo la sentenza, per poi cessare
successivamente in un futuro. Gli effetti quindi decorrono dopo (come nel caso della
sentenza sui giudici che sarà effettivamente attivata nel 2025). Poi ci sono sentenze
sostitutive in cui la corte sostituisce la norma in parte. Infine nell’articolo 137 della
Costituzione (che prevede una riserva di legge costituzionale) troviamo scritto che:
“Contro la corte costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione”. Il potere della
corte costituzionale è quindi fortissimo. L’altra competenza della corte costituzionale
la troviamo nell’articolo 134 della Costituzione: “La Corte costituzionale giudica […]
sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni,
e tra le Regioni”. Le categorie di conflitti (disciplinati da una legge) sono: conflitto fra
poteri dello Stato e conflitto fra Stato e regioni. I conflitti fra poteri dello Stato insorge
quando sono fra i poteri di vertice, ma anche per i giudici che hanno un potere
diffuso (esprimono la volontà ultima dello Stato). Un esempio è un conflitto tra
giudici e organi di vertice. La corte in questo caso accoglie il conflitto definisce la
sfera di potere e annulla l’atto illegittimo. Il conflitto fra Stato e regioni non può mai
riguardare un atto legislativo, ma qui vi è sempre un atto di diverso tipo perché i
contrasti di vedute negli atti legislativi sono decisi nel giudizio in via principale.
Anche in questo caso la corte accoglie il conflitto definisce la sfera di potere e
annulla l’atto illegittimo. Infine un approfondimento. Quest’anno la corte ha preso un
provvedimento in via provvisoria prima della sentenza ufficiale, sospendendo la
normativa della Valle d’Aosta (questa è una funzione che si ha dalla riforma del titolo
V). Nel caso della Valle d’Aosta (in cui la regione avrebbe preso misure insufficienti
per contrastare l’epidemia) c’era il bisogno di celerità e si è intervenuti con la
sospensione in via cautelare accolta dalla corte costituzionale per motivi di:
interesse pubblico, pregiudizio grave e irreparabile ai diritti dei cittadini e pregiudizio
all’ordinamento giuridico. La corte ha questo potere dal 2003 ma non aveva mai
accolto un provvedimento in via cautelare.
Lezione 10 (inizio parte speciale)
La libertà dell’arte può essere limitata dal diritto alla salute (situazione pandemica).
Nel codice civile si ha ad esempio il diritto di proprietà, diritti che hanno una
fattispecie chiusa e definita. I diritti costituzionali invece hanno una fattispecie
aperta: sono previsti limiti soggetti a concetti giuridici indeterminati perché si
prestano ad essere modificati nel tempo con un alto grado di astrazione (basti
pensare al concetto di “buon costume”). In ogni diritto bisogna considerare, non solo
i limiti espressamente previsti, ma anche i limiti che derivano da altri diritti che con
essi contrastano, ma che devono essere anch’essi garantiti. Facendo un esempio,
ci riferiamo all’articolo 33 in cui l’arte e la scienza sono definite libere e libero ne è
l’insegnamento: in situazione di pandemia sono state chiuse, ma non vi è scritto
nulla riguardo ciò. Ciò significa che si fa riferimento ad intreccio di diritti (in
particolare all’articolo 32 della Costituzione in cui la Repubblica tutela la salute
dell’individuo, in interesse con la collettività). Dalla compresenza dei diritti bisogna
fare un bilanciamento. Anche il concetto di arte è cambiato ed è quindi
indeterminato. Invece l’articolo 16 ci dà dei limiti espressamente previsti riguardo la
circolazione. Per bilanciare la Corte Costituzionale fa riguardo ad un principio preso
dall’ordinamento tedesco: il principio di proporzionalità. Questo porta a verificare se
lo scopo perseguito dalla legge che limita un diritto costituzionale è uno scopo
legittimo (chiusura dei teatri per la pandemia, tutelando la salute). Quindi per
l’imitare un interesse costituzionale ci vuole un altro interesse costituzionale, quindi
di stessa natura. Quindi abbiamo l’idoneità del mezzo, poi abbiamo l’aspetto più
difficile: quello della necessità sulla chiusura delle attività spettacolari. Ciò porta a
incertezza e complessità. Poi ci si chiede se la limitazione è tollerabile. Ciò dipende
(se si danno strumenti di compensazione, sussidi ai lavoratori). Quindi le quattro fasi
del principio di proporzionalità sono: scopo legittimo, mezzo idoneo per l’obiettivo da
raggiungere, mezzo necessario (non ci sono altri mezzi idonei a raggiungere
quell’obiettivo), limite alla tollerabilità. Poi possiamo aggiungere: si potrebbe arrivare
a imporre un lockdown per tre anni? Qui abbiamo poi il discorso sulla dignità umana
che verrebbe eliminata. Quindi ha un significato anche quanto tempo dura una
limitazione. In sintesi si vede come la pandemia ha fatto venire fuori gli intrecci di
diritto. Abbiamo poi un’altra tematica: quella del controllo di proporzionalità nei
rapporti multipolari (lo Stato si deve occupare di due poli). Qui si inserisce anche un
altro scopo: quello di tutelare le esigenze economiche. La libertà di circolazione però
deve valere per tutti (nel caso dell’attività economica legata alle case in affitto).
Passiamo poi all’articolo 33 della Costituzione in cui l’arte non si può limitare (libertà
negativa in cui lo stato non può porre un limite, deve omettere un’invasione nella
sfera della persona). Secondo un altro articolo nessuno può entrare nella abitazione
o luogo di domicilio di una persona, eccetto per ordine giudiziario. Anche qui siamo
nell’ordine della libertà negativa (si esclude lo Stato da una sfera riservata al
cittadino, si nega l’ingerenza statale). Nello stato liberale si aveva invece “libertà
dallo Stato”. L’intervento dello Stato nelle società odierne, invece, consiste nella
creazione di strutture, infrastrutture dello Stato di diritto (aspetti positivi): i
presupposti materiali e giuridici necessari per l’esercizio di un diritto costituzionale.
Un esempio di ciò è l’articolo 24 comma (“Tutti possono agire in giudizio per la tutela
dei propri diritti e interessi legittimi”). Questo produce un effetto positivo che è quello
della necessità che vi sia un tribunale, un luogo in cui giudicare, e dei giudici
(indipendente e imparziale, non ci devono essere rapporti di conoscenza). Interventi
positivi sono anche quelli relativi all’articolo 9 sulla promozione della cultura. Si ha
anche una dimensione attiva che prevede una partecipazione dell’individuo: con il
diritto di voto. Quindi in sintesi si ha: libertà negativa, libertà positiva, libertà attiva e
diritto di uguaglianza. In una stessa libertà ci possono essere sia dimensione
negativa che positiva (nell’arte con la sua libertà e il dovere della promozione da
parte dello Stato). Abbiamo infine un’altra distinzione: diritto individuale (ad esempio
la circolazione) e diritto collettivo. In quest’ultimo sono necessari più individui (ad
esempio la libertà di associazione, riunione e organizzazione sindacale). Passando
ad un altro argomento si introduce la distinzione tra riserva di legge e riserva di
giurisdizione. La riserva di legge significa che la disciplina di una certa materia (che
riguarda ad esempio un diritto costituzionale) è riservata alla legge (solo il
legislatore può disciplinare un certo diritto). Qui, ad esempio, solo la legge può
fissare i casi e i modi in cui la libertà personale può essere limitata. I tipi di riserva di
legge sono: quella assoluta (solo la legge, salvo minime cose di dettaglio), quella
relativa (la legge pone le parti essenziali e il resto può essere stabilito con un
regolamento), quella rinforzata. Quest’ultimo tipo ci dice che solo il legislatore può
dare limitazioni solo con norme generali (ad esempio, con libertà di circolazione e
soggiorno, la legge può dare delle limitazioni soltanto per motivi di sanità e
sicurezza, solo in via generale e solo dal legislatore). Poi abbiamo riserve di legge
costituzionale. Sono queste garanzie perché la legge passa dal parlamento. Poi
abbiamo quindi la riserva di giurisdizione: qualcosa è riservato solo ad un giudice.
Qui ad esempio, nel caso della libertà personale dell’articolo 13, abbiamo che: la
libertà personale non può essere limitata se non per atto motivato dall’autorità
giudiziaria nei soli casi e modi previsti dalla legge (serve un giudice che controlli se
sono veri i casi di legge). Sempre nell’articolo 13: solo in casi di urgenza, sempre
indicati dalla legge, la polizia (autorità di pubblica sicurezza) può adottare
provvedimenti provvisori da comunicare all’autorità giudiziaria. Qui troviamo una
riserva assoluta di legge abbinata ad una riserva di giurisdizione, ma troviamo
anche una riserva assoluta di legge abbinata ad un intervento dell’autorità di
pubblica sicurezza (che non è un giudice), caso eccezionale di necessità e urgenza.
Passando al settore spettacolo è opportuno analizzare gli l’articolo 17 (gli spettacoli
sono una forma di riunione).

Articolo 17 della Costituzione


I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per
comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Il luogo aperto al pubblico è un luogo dove si può accedere con un titolo


legittimante. Dice “anche in luogo aperto al pubblico” (come uno stadio, un cinema,
un teatro con un biglietto), ma anche nei luoghi privati come una casa
naturalmente.Le riunioni in luogo pubblico (ad esempio parco pubblico) invece
devono essere preavvisate alle autorità. Utile è anche l’articolo 18.

Articolo 18 della Costituzione


I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono
vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici
mediante organizzazioni di carattere militare.

Le associazioni segrete sono vietate perché non vi è bisogno in uno Stato


democratico (perché nascondere?). La loggia massonica, ad esempio fu
sciolta. Per le associazioni di carattere politico e militare vale lo stesso
discorso (con riferimento al fascismo). In una democrazia ci deve essere
trasparenza nella politica. Altri articoli importanti per lo spettacolo sono il
35, il 36, 38 in alcuni commi (riguardanti le tutele lavorative).

Articolo 35 della Costituzione


La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.

Articolo 36 della Costituzione


Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso
sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Articolo 38 della Costituzione


Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e
all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di
infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera.

Il settore dello spettacolo ha quindi queste garanzie. Infine l’ultimo articolo è il 41.

Articolo 41 della Costituzione


L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla
libertà, alla dignità umana.

Passiamo adesso all’articolo 9 della costituzione, importantissimo a livello culturale.


Articolo 9 della Costituzione
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Questo articolo è nato in Assemblea Costituente, ma non gli fu dato molto peso. Per
molto tempo fu una norma trascurata. Dagli anni Settanta il secondo comma
sensibilizzò molto. La tutela del paesaggio è stata collegata alla tutela dell’ambiente.
Si pensa che, dopo la pandemia, anche il primo comma venga sviluppato
maggiormente (anche da un punto di vista digitale e internazionale). La funzione di
promozione è un compito positivo dello stato però molto indefinito. Questo articolo si
aggancia all’articolo 33. Tutti e due riguardano lo spettacolo, l’arte e la cultura il
generale.

Lezione 11
Articolo 33 della Costituzione:
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse
piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per
l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti
stabiliti dalle leggi dello Stato.

Si tratta di una libertà privilegiata (non sono previsti limiti). Lo stato non può porre
limiti a questo diritto (libertà in una dimensione negativa con protezione della libertà
da parte dello stato) a meno di altri riferimenti alla costituzione (salute in caso della
pandemia). È anche una libertà che ha una dimensione positiva: richiede degli
interventi dello stato per la sua realizzazione (ad esempio istituire una scuola).
Nell’ultimo comma si parla di istituti di alta cultura (come i conservatori), di
accademie (Accademia di drammaturgia, Accademia nazionale di danza): queste
possono darsi ordinamenti autonomi rispettando la legge dello Stato. Per le scuole
quindi sappiamo cosa lo Stato deve fare, mentre per l’arte dice solo che la deve
promuovere: ciò perché questo articolo è una specificazione dell’articolo 9 della
Costituzione (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura”). Quindi per
promuovere l’arte e la cultura libere (articolo 33) servono dei mezzi. Alcuni di questi
sono gli incentivi che devono essere ragionevoli. Durante la pandemia molti sono
cambiati. Ma come si realizza in concreto questa promozione? Quali sono questi
strumenti? Innanzitutto abbiamo due categorie di interventi: diretto e indiretto. Con
quello diretto sappiamo che lo stato ha creato enti che svolgono la funzione di
promuovere l’attività culturale. Ad esempio nel cinema abbiamo l’Ente Cinema Spa
che agisce come un soggetto di diritto privato anche se il suo capitale è detenuto
per la maggior parte dal Ministero del Tesoro. Gli enti, anche teatrali, hanno lo scopo
di “promuovere la cultura di qualità artistica e culturale che costituisca veicolo di
informazione e strumento di formazione del pubblico”. Ci deve quindi essere un
valore sociale e costituzionale. L’Ente Cinema poi riunisce vari altri enti. Un altro
soggetto che opera come ente dello Stato sono gli enti lirici. Anche questi sono stati
privatizzati (fondazioni di diritto privato). Poi abbiamo i teatri stabili che accolgono
fondi. La promozione diretta quindi avviene tramite enti dello Stato che secondo le
ultime tendenze normative non operano più con gli strumenti del diritto pubblico. Poi
ci sono gli strumenti indiretti. Indiretti perché lo Stato interviene attraverso
promozione di soggetti privati. Abbiamo qui gli incentivi fiscali come i crediti
d’imposta. Il credito d’imposta consiste nella circostanza in cui un soggetto al
momento della dichiarazione dei redditi ha un credito nei confronti dello Stato. Nel
caso di donazione da parte di “mecenati”, quest’ultimi ricevono un credito che poi
possono far valere al momento del pagamento delle tasse. Ad esempio ultimamente
è stato previsto l’Art Bonus (Buono in favore di chi ha fatto investimenti nella
promozione della cultura e dello spettacolo). Ciò per favorire l’intervento dei privati
nel settore. Abbiamo anche altri tipi di incentivi: quelli automatici. Sono incentivi che
vanno automaticamente a chi svolge determinate attività, determinate produzioni,
per il solo fatto di entrare in una determinata categoria (ad esempio chi produce un
certo tipo di documentario come quelli storici). Poi abbiamo dei contributi che si
fondano su criteri selettivi: non a tutti ma solo ad alcuni (se ad una persona non va
bene il risultato ha diritto, dopo aver avuto la documentazione degli atti, può fare un
ricorso amministrativo, grazie alla legge 241/1990). Poi abbiamo contributi per
specifici settori. Un esempio può essere il cinema. Nel totale abbiamo un
articolazione molto difficile nel settore degli incentivi con la divisione tra FUS e altro
fondo per il cinema. In questo FUS, che riguarda le varie discipline spettacolari
(musica, danza, teatro, spettacoli circensi, enti, ecc.), abbiamo vari stanziamenti
derivanti dal bilancio dello Stato. I criteri di erogazione di questi stanziamenti sono
specificati da decreti ministeriali del Ministero della Cultura adesso con Franceschini
(poi si ottengono tramite bandi). Dal decreto di Franceschini sappiamo che i criteri
per gli incentivi sono ad esempio: l’importanza culturale della produzione, i livelli
qualitativi, gli indici di affluenza del pubblico e la regolarità contabile degli organismi
che gestiscono questa attività. Nella pandemia, accanto a tutti questi strumenti
ordinari ci sono stati integrazioni per i lavoratori dello spettacolo e per il settore
spettacolo (importante è l’articolo 38 della Costituzione, sulla “disoccupazione
involontaria”). Importante è sapere che nello spettacolo la potestà è concorrente
dello Stato e delle regioni. Nonostante ciò la gestione è molto accentrata, ma ci
sono anche finanziamenti regionali. Ma l’autorità più importante è il Ministero della
Cultura. Si articola internamente in varie sezioni, tra cui: sicurezza del patrimonio
culturale, musei, direzione spettacolo, direzione creatività contemporanea, divisione
digital library. Poi altri interventi al sostegno sono: le sanzioni per la vendita dei
biglietti per gli eventi da parte di terzi (con oscuramento del sito internet). La vendita
è consentita solo da sistemi informatici che prevedono la verifica dell’acquisto da
parte di una persona. Abbiamo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
(autorità amministrativa) che si occupa di sanzionare le condotte illecite.

Articolo 21 della Costituzione:


Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la
legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa
prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il
sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono
immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo
convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della
stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume.
La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

Nel primo comma si pone il problema di distinzione tra libertà di pensiero e la libertà
di corrispondenza (articolo 15). Con la libertà di corrispondenza si esprime un
pensiero ad una o più persone determinate (è tutelata quindi la segretezza della
corrispondenza). Quando si parla di manifestazione del pensiero “con la parola, lo
scritto o ogni altro mezzo di diffusione” facciamo riferimento alla comunicazione ad
una pluralità di persone. Il pensiero è anche quello artistico. Il limite di questa
manifestazione viene individuato solo nella forma di istigazione al reato. Ma ad
esempio, la pubblicità è pensiero? Secondo la Corte Costituzionale non è
manifestazione del pensiero, bensì un’attività economica (che ha dei limiti). La
stampa non può essere sottoposta a controlli preventivi, né per il contenuto di uno
stampato (censure) né per l’attività dello stampare (autorizzazione). I limiti vengono
dopo: si può procedere a sequestro solo per atto motivato dall’autorità giudiziaria
(riserva di giurisdizione). Infine passiamo all’ultimo comma in cui si parla di “buon
costume”: in assemblea si volle eliminare il concetto di “morale pubblica”. In pratica
significa la sfera della decenza e del pudore sessuale (riferimento al codice penale).
Abbiamo la legge sulla stampa (del 1948) che fa riferimento al concetto di “morale e
ordine familiare” nell’articolo 15: secondo la Corte Costituzionale è il rispetto per la
persona umana, non come morale pubblica astratta. Quindi non si ha solo il pudore
sessuale, ma anche la dignità umana e il libero sviluppo della persona umana
(articolo 2). I diritti dell’uomo hanno anche una dimensione internazionale.

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