OBESITA’
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Cos'è l'Obesità?
L'obesità è una malattia cronica determinata da un eccesso di massa
grassa distribuita in maniera differente nei vari distretti corporei e nei
diversi soggetti
Strumentalmente, ricorrendo a metodiche più o meno sofisticate, si
riesce a stimare o a misurare tale eccesso e la sua distribuzione.
Tra le metodiche utilizzate ricordiamo la bioimpedenza, la
tomografia computerizzata, la risonanza magnetica, la
pletismografia e la plicometria.
Il parametro più semplice e quindi più utilizzato per definire il grado
di obesità è l'Indice di Massa Corporea (o IMC o BMI Body mass
index) che si ricava dal rapporto tra il peso espresso in chilogrammi
e l'altezza in metri al quadrato.
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BMI
Sottopeso <18,5
Normopeso 18,5-24,9
Sovrappeso 25-29,9
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L'obesità non viene definita in maniera univoca.
Per alcuni Autori è una condizione che si associa a malattia
metaboliche, vascolari, oncologiche, per altri è concausa delle
stesse.
L'orientamento comune è che al di sopra di un certo peso corporeo
la si debba considerare una patologia cronica al pari del diabete e
dell'ipertensione arteriosa.
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Cause ed effetti
L’eziopatogenesi dell’obesità può ricondursi a due principali categorie:
fattori genetici
che predeterminano la facilità di accumulo di grasso e inducono
alterazioni del comportamento alimentare e del dispendio energetico
fattori ambientali
farmaci che possono causare obesità (antipsicotici, antidepressivi,
antiepilettici, glucocorticoidi, insulina, sulfoniluree)
fattori socio-culturali-etnici
fattori dietetici: nei paesi occidentali c’è stato uno spostamento nella
dieta da elevato tenore di carboidrati-fibre a diete ad elevato tenore
di grassi, che hanno la caratteristica di aumentare il loro introito:
stimolando meno il senso di sazietà rispetto a carboidrati e proteine,
e in secondo luogo rendono i cibi più appetibili.
sedentarietà (NB: L’esercizio fisico va correlato all’età del soggetto).
fattori psicologici
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Esistono interazioni fra le due categorie di fattori che
complicano ulteriormente la patogenesi. Esistono inoltre
influenze genetiche: la probabilità è cinque volte
maggiore di diventare obesi nei figli i cui genitori sono
entrambi obesi. Infine si ricordino alcune popolazioni
selezionate come gli indiani Pima una tribù con presenza
di obesità al 90% di entrambi i sessi.
Un incremento della lipoproteinlipasi si riscontra nel
paziente obeso anche dopo dimagrimento, che potrebbe
essere espressione di un’alterazione primaria del tessuto
adiposo.
Nell’alimentazione, a parità di calorie i lipidi inducono un
maggiore aumento ponderale rispetto ai glucidi
attraverso un minor dispendio termoenegetico.
L’alimentazione attraverso la qualità della dieta può
influenzare il sistema neuroendocrino con liberazione di
neurotrasmettitori che agiscono sulla assunzione del
cibo e dell’appetito: i glucidi incrementano i livelli
celebrali di triptofano e serotonina, un pasto iperproteico
abbassa tali livelli. 8
Tra i segnali periferici che regolano l’assunzione di cibo, stimolando
il centro della sazietà, i più importanti sono la distensione gastrica, il
sistema vagale e una serie di peptidi (glucagone e somatostatina)
che possono agire anche tramite mediazione vagale.
L’ormone più importante per quanto riguarda la sazietà
recentemente studiato è la leptina, una proteina di 167 aminoacidi:
viene secreto esclusivamente dagli adipociti in risposta a un
aumento della magra grassa; ed è inibito da insulina e
glicocorticoidi.
Questo ormone agisce a livello ipotalamico dove determina
l’inibizione di un potente stimolatore dell’appetito, il neuropeptide Y,
e incrementa la secrezione di GLP-1, che è un potente
anoressigeno.
L’obesità può essere sia causa che effetto di alterazioni della
funzionalità tiroidea:
I livelli di T3-T4-TSH sono nella norma in condizioni basali e dopo
stimolo con TRH, i livelli di GH sono ridotti sia in condizioni basali
sia dopo stimoli provocativi.
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Mentre si possono avere alterazioni nella regolazione
neuroendocrina della funzione gonadica sia nell’uomo che nella
donna.
L’uomo obeso presenta, non raramente, disfunzioni sessuali che
possono andare da lievi deficit erettili a quadri più manifesti di
ipogonadismo, con riduzione marcata degli ormoni maschili e delle
funzioni da essi governate.
Nella donna obesa vi è tendenza tanto all’iperestrogenismo quanto
all’iperandrogenismo.
Infatti nella donna il tessuto adiposo aromatizza a estrogeni
androgeni con aumento di estrogeni ovarici. Da ciò derivano i
disturbi clinici quali: alterazione del ciclo mestruale (anoressia,
ipooligomenorrea, metrorrogie funzionali) si possono riscontrare
modesti stadi di irsutismo, frequentemente associato a
micropolicistosi ovarica .
Le donne obese sono più soggette a carcinoma endometriale.
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Nelle persone obese l’insulina basale è elevata
e correla direttamente con il peso.
A fronte dell’iperinsulemia i valori di glicemia
basale sono normali con una diminuita
tolleranza ai carboidrati e quindi insulino
resistenza. Negli obesi iperinsulinemici
l’ossidazione del glucosio e la lipogenesi sono
diminuite, mentre la sensibilità all’inibizione della
lipolisi è aumentata. Quest’ultima anomalia può
giustificare una ridotta idrolisi dei trigliceridi intra
adipocitari durante il digiuno.
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Obesità e diabete
L’obesità è generalmente considerata un fattore
favorente lo sviluppo del diabete.
Dati americani avevano rivelato che 34.413 dei 55.110
decessi per diabete erano causati dall’obesità; studi
epidemiologici hanno dato una risposta positiva,
sull’esistenza di una correlazione fra i due fattori.
Gli studi genetici hanno messo in evidenza che
alterazioni metaboliche presenti in questi soggetti hanno
come prima manifestazione l’insulina resistenza prima
ancora dell’alterazione del metabolismo del glucosio e
del peso.
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L’epidemiologia moderna ha dato una risposta
convincente a tale convinzione: nei soggetti con
familiarità per il diabete il BMI è significativamente più
elevato rispetto a quello dei soggetti senza familiarità.
Negli indiani Pima, una tribù con elevata prevalenza di
diabete, è stata dimostrata una stretta correlazione tra
familiarità per il diabete ed obesità.
Nella relazione fra familiarità-diabete e obesità si è
osservato che la prevalenza del diabete aumenta in
modo consistente con l’aumentare del peso e del grado
di familiarità per il diabete: nello studio di E. M. Allen, si è
visto che, sul cane parzialmente pancreasectomizzato in
concomitanza con aumento di peso,compariva il diabete;
quando il peso veniva riportato alla normalità il diabete
scompariva completamente
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Procedura
diagnostica
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Anamnesi familiare
Valutazione della familiarità per obesità
Valutazione del rischio per malattie
associate a obesità
Identificazione di malattie genetiche
Presenza di disturbi dell’umore e del
comportamento alimentare
Identificazione di malattie
endocrinologiche
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Anamnesi personale
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Laboratorio
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Obesità in età evolutiva
Da alcuni decenni i paesi industrializzati registrano un’inarrestabile
dilagare dell'obesità. Il trend riguarda anche alcuni tra i più piccoli
che si trovano a fare i conti con un patrimonio genetico votato al
risparmio energetico ed uno stile di vita profondamente modificatosi
negli ultimi vent'anni: giornate infarcite di tecnologia e cibo che
lasciano poco spazio al movimento spontaneo e ai giochi,
accudimento talvolta carente rimpiazzato da cibo e televisione,
comportamenti alimentari familiari alterati e molto altro portano al
risultato che oggi conosciamo (vedi grafico)
All'allarme globale lanciato dalle società medico-scientifiche fanno
seguito programmi di prevenzione su larga scala. La terapia,
invece, rimane di difficile definizione
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Diagnosi in sintesi
pediatria[1].pdf
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ANORESSIA NERVOSA
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BULIMIA NERVOSA
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NIGHT EATING SYNDROME
anoressia mattutina anche se il soggetto consuma la prima colazione;
iperfagia serale, in cui è consumato il 50% o più dell’introito energetico giornaliero dopo l’ultimo
pasto serale;
insonnia caratterizzata da almeno un risveglio per notte con consumo di snack durante i risvegli;
ripetizione dei sopra indicati criteri per tre mesi o più;
i soggetti non soddisfano i criteri per la bulimia nervosa o il disturbo da alimentazione
incontrollata.
Sembra molto probabile inoltre che la comparsa della night eating syndrome sia legata alla
presenza di fattori di stress.Per quanto riguarda l’incidenza i dati sembrano indicare circa il 2%
della popolazione normale (Rand et al., 1997), il 9% dei pazienti obesi e il 27% dei pazienti
severamente obesi (Stunkard et al., 1959).
Gli spuntini serali/notturni ricchi di carboidrati (circa il 70% delle calorie totali assunte) ed in modo
particolare l’elevato rapporto carboidrati /proteine suggeriscono che l’alimentazione notturna è
finalizzata a ristorare il sonno disturbato dei soggetti affetti da night eating syndrome.
Mettendo a confronto i soggetti obesi affetti da night eating syndrome con i soggetti obesi senza
questo disturbo, si è rilevato nei primi un più elevato livello di depressione e di bassa autostima,
associato ad una minore perdita di peso.
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VOMITO CICLICO
La sindrome del vomito ciclico è una patologia
caratterizzata da episodi di vomito intervallati da periodi
di completo benessere (Buk, Fleischer, 1999). Si tratta di
attacchi di vomito ad insorgenza rapida - solitamente
notturna o nelle prome ore del mattino - la cui durata
varia da poche ore ad alcuni giorni e che si risolvono
spontaneamente. Il vomito è frequentissimo, continuo o
subcontinuo e si associa a nausea intensa e persistente.
Spesso sono presenti sintomi di letargia, pallore,
anoressia e dolore addominale. Gli attacchi possono
essere scatenati da uno stress fisico o psicologico.
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La frequenza media annuale degli episodi è 12,
con intervalli regolari o variabili.
La sindrome del vomito ciclico sembra colpire in
egual misura i soggetti di sesso femminile e
maschile.
L’età di insorgenza può variare dai 6 mesi all’età
adulta, ma in più della metà dei casi l’esordio
avviene durante l’età della scuola materna o nei
primi anni di scuola elementare (Ravelli, 2000).
E’ frequente la familiarità per emicrania e per
altri disordini gastrointestinali.
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DISTURBO DA ALIMENTAZIONE
INCONTROLLATA (BED - BINGE EATING
DISORDER)
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Disturbo dell'Immagine Corporea
E’ oramai noto da tempo come il contesto culturale di
appartenenza e i mass media siano elementi
determinanti per la formazione degli ideali, delle
convinzioni e delle aspettative dell’individuo,
naturalmente anche quelle riguardanti l’immagine
corporea, l’alimentazione e il peso. Tuttavia, i
protagonisti del mondo della moda e dello spettacolo
offrono modelli estetici irrealizzabili da gran parte della
popolazione, oltretutto celando le restrizioni alimentari, la
costanza di esercizio fisico e le operazioni di trucco
spesso indispensabili per ottenere il risultato estetico
desiderato. Così il conflitto tra i mass media e la
fisiologia umana porta inevitabilmente sempre più
persone, soprattutto donne, ad essere insoddisfatte della
propria immagine corporea.
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Ma, ancor più grave, creando nell’individuo una
sensazione altamente marcata di inadeguatezza rispetto
ai modelli estetici proposti, favorisce l’insinuarsi di un
disturbo dell’immagine corporea, indipendente dalla
forma corporea stessa. Il soggetto perciò sviluppa una
sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico per
la quale ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il
suo aspetto rientri nei limiti della norma. Le conseguenze
sono la messa in atto di strategie quali la restrizione
alimentare, le condotte di eliminazione, l’iperattività
fisica, ecc., il controllo eccessivo ed esasperato delle
forme corporee e i tentativi esasperati di camuffare i
difetti fisici fino anche ad intervenire chirurgicamente.
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Si può modificare l’immagine
corporea?
Grazie ad un recente studio di Psychology Today sembra che la
risposta possa essere affermativa. Ecco qui di seguito alcuni
suggerimenti utili nel tentativo di migliorare la propria immagine
corporea: sensibilizzarsi a criteri di autostima che vadano oltre
l’apparenza fisica e che valorizzino altre caratteristiche e modalità di
affermazione del proprio successo; cercare di apprezzare il proprio
corpo, per esempio valutandolo per la sua capacità di
funzionamento; dedicarsi ad attività che possano favorire lo stare
bene con se stessi: attività sportive, hobby, ecc.; ridurre
l’esposizione ad immagini dannose provenienti dai mass media, per
esempio cercando di limitare il tempo passato a sfogliare riviste di
moda; dedicarsi all’esercizio fisico con aspettative diverse da quelle
esclusivamente legate al calo di peso e al miglioramento delle forme
corporee; identificare ed eliminare i pensieri negativi riguardanti il
proprio corpo; Sia le ricerche che le esperienze cliniche hanno
largamente dimostrato che sentirsi a proprio agio con il proprio
corpo presenta dei vantaggi anche se l’individuo non corrisponde
agli ideali culturali di bellezza.
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Metabolismo basale
Basal Energy Expenditure (BEE) o Basal Metabolic Rate (BMR) sono i termini con i quali
viene definito il Metabolismo Basale, cioè la quantità di energia spesa da un individuo
nelle seguenti condizioni: sveglio, in posizione supina, a distanza di 10 ore dal pasto,
con temperatura corporea normale, temperatura ambientale tale da mantenere
l’omeostasi termica ed in assenza di stress psicologici e fisici.
In queste condizioni definite basali il Metabolismo rappresenta la quantità di calorie
richieste dall’organismo per mantenere le funzioni fisiologiche vitali
(circolazione sanguigna, respirazione, attività nervosa, attività metabolica, attività
ghiandolare e mantenimento della temperatura corporea).
In un individuo adulto, con attività motoria media, il BEE rappresenta circa il 60-75%
della spesa energetica giornaliera.
La maggior parte del dispendio calorico dipende dagli organi che contribuiscono per
circa il 60% alla spesa energetica, pur rappresentando solo il 6% del peso corporeo.
Gli organi che consumano più energia sono il fegato, il cervello, il cuore e i reni. La
muscolatura scheletrica, invece, che rappresenta più del 40% del peso corporeo,
contribuisce solo al 16% della spesa energetica totale. Tra i processi cellulari ad
esempio, l’attività della pompa sodio-potassio e il turnover dei protidi determinano i
2/3 del consumo energetico totale.
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I fattori che influenzano il
dispendio energetico
sono: età, sesso, razza, massa corporea, attività fisica,
temperatura corporea, condizioni fisiologiche ed
introduzione di cibo.
La spesa energetica basale è massima alla nascita (53
Kcal a 1 anno) e decresce fino a valori minimi dopo i 70
anni (31 Kcal a 75 anni).
A parità di età, altezza e peso il BEE è minore nella
donna rispetto agli uomini. Questa differenza inizia
all’età di 3 anni e aumenta rapidamente alla pubertà, alla
quale corrisponde l’aumento della muscolatura
scheletrica nei maschi e di cellule adipose nelle
femmine. Più è elevata la massa magra, rappresentata
da ossa, muscoli, organi e acqua, più calorie si
consumano a riposo e durante l’attività motoria.
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Anche le condizioni patologiche
influenzano il metabolismo
un aumento della temperatura dovuta a febbre, provoca un incremento della richiesta di
ossigeno e di BEE. Ad esempio un aumento di temperatura di 1°C provoca un
aumento del BEE del 13%; al contrario, in caso di ipotermia, si riduce la richiesta di
ossigeno e si ha la diminuizione del BEE.
Aumentano il fabbisogno energetico anche particolari condizioni fisiologiche come la
gravidanza e l’allattamento.
L’introduzione di cibo determina, a sua volta variazioni nella spesa energetica. Prove
di laboratorio hanno dimostrato, infatti, che la spesa energetica aumenta dopo un
pasto. Questo incremento può essere considerato come il lavoro richiesto per la
digestione dei nutrienti SDA (Specific Dinamic Action) o DIT (Diet-inducet
Thermogenesis), che rappresenta circa il 5-10% della spesa energetica totale
giornaliera.
Una quota variabile della spesa energetica è data dall’attività motoria AEE (Activity
Energy Expenditure). Più è alta la percentuale di attività motoria giornaliera, tanto
maggiore sarà il consumo calorico.
La spesa energetica totale TDEE (Total Daily Energy Expenditure) è quindi data dalla
spesa energetica basale BEE, dall’energia spesa con l’attività motoria AEE e dal
lavoro richiesto per la digestione dei nutrienti SDA.
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La calorimetria indiretta permette di conoscere il
metabolismo del soggetto in esame e di poter
prescrivere, quindi, una dieta " su misura "
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La calorimetria diventa indispensabile al Nutrizionista che vuole
soddisfare le richieste energetiche sia nelle condizioni fisiologiche
quali la crescita, la gravidanza, l’allattamento, l’invecchiamento,
l’attività agonistica, sia nelle varie patologie che modificano le
richieste energetiche: pazienti esposti a gravi traumi, ad esempio, in
particolar modo gli ustionati, rispondono aumentando di molto la
spesa energetica e se questa non viene adeguatamente soddisfatta
la compromissione della massa magra che ne consegue può
determinare un aumento di mortalità.
Nel campo dietologico, inoltre, una prescrizione mirata evita
l'adattamento metabolico che è la causa principale del recupero del
peso che segue una dieta dimagrante sbagliata.
Per dimagrire bisogna assumere la giusta quantità di cibo, educarsi
alla propria normalità dietologica, e muoversi il più possibile.
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Metabolismo basale: come si
misura
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DEFINIZIONE DI SINDROME METABOLICA
secondo il National Cholesterol Education Expert Panel on Detection,
Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults
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Tabella dei valori della circonferenza
addominale
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Le dieci regole d'oro
abituatevi a mangiare in rapporto alla fame e smettete quando sentite di
essere sazi. La sazietà ossia la non voglia di cibo la si percepisce dopo un
po’ che si è iniziato il pasto; per tale motivo mangiate solo a tavola
masticando lentamente e inserendo delle pause tra un boccone e un altro e
tra un piatto e un altro.
frazionate il menu’ giornaliero in 5 pasti
fate un’abbondante colazione
non escludete nessun gruppo alimentare
concedetevi con parsimonia i vostri cibi preferiti anche quelli che
notoriamente non sono da dieta
evitate come regola i cibi grassi e i condimenti
ogni giorno inserite un piatto a base di pasta o riso e un piatto carneo (
carne o pesce magro) alternativamente a pranzo e cena
evitate la sedentarietà
curate la stipsi
bevete da uno a due litri di acqua al giorno
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Gli errori più comuni
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A) elimino la pasta e mangio frutta
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B) mangio metà primo cosi risparmio
calorie
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D) non uso burro ma solo olio
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E) uso solo olio crudo
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Monitoraggio continuo dell'attività
motoria
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Armband
Il Sense Wear Armband è un rivoluzionario
monitor multi-sensore, indossabile a “fascia”
sul tricipite del braccio destro. Permette un
monitoraggio continuo di variabili
fisiologiche e di dati sull’attività fisica,
calcola il dispendio energetico, il livello di
attività motoria, rileva gli stati di sonno e
veglia ed altri parametri quali il numero di
passi, la temperatura esterna e quella della
pelle, la conducibilità elettrica. Parametri utili
per la definizione del ritmo e della qualità
della vita.
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Attività motoria
Il termine attività fisica comprende tutti i
movimenti dei muscoli del corpo che
comportano una spesa energetica.
Assumendo come misura di base il MET (unità
metabolica) che corrisponde a 1 Kcal spesa per
Kg di peso corporeo per ora, si ritiene utile, nella
gestione del peso corporeo, un movimento che
porti a consumare almeno 3 MET.
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Esempi di attività motorie che comportano il consumo di
almeno 3 MET
Camminata a 3km/h
Corsa in bicicletta a 10km/h
Passeggiata in salita (montagna)
Stirare
Rifare i letti
Pulire le finestre
Stendere il bucato
Giardinaggio
Giocare a bowling
Giocare a golf (camminando)
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Schematicamente si può distinguere
un'attivita fisica non programmata e
un'attività fisica programmata.
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Attività fisica programmata
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