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OBESITA’

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Cos'è l'Obesità?
L'obesità è una malattia cronica determinata da un eccesso di massa
grassa distribuita in maniera differente nei vari distretti corporei e nei
diversi soggetti
Strumentalmente, ricorrendo a metodiche più o meno sofisticate, si
riesce a stimare o a misurare tale eccesso e la sua distribuzione.
Tra le metodiche utilizzate ricordiamo la bioimpedenza, la
tomografia computerizzata, la risonanza magnetica, la
pletismografia e la plicometria.
Il parametro più semplice e quindi più utilizzato per definire il grado
di obesità è l'Indice di Massa Corporea (o IMC o BMI Body mass
index) che si ricava dal rapporto tra il peso espresso in chilogrammi
e l'altezza in metri al quadrato.

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BMI
Sottopeso <18,5

Normopeso 18,5-24,9

Sovrappeso 25-29,9

Obesità moderata (I grado) 30-34,9

Obesità severa (II grado) 35-39,9


Obesità grave (III >40
grado)
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ATTENZIONE: nel singolo soggetto ed in casi limite può sottostimare o
sovrastimare il peso corporeo.
 Soggetti con statura inferiore ai 150 cm o superiore ai 200 cm,
infatti, presentano valori di BMI rispettivamente più elevati o più
bassi, mentre non sono in sovrappeso o sottopeso.
 Un altro limite è la composizione corporea dei soggetti culturisti. Il
peso, infatti, esprime la massa corporea e non la sua composizione
e pertanto possiamo ottenere un BMI elevato in un soggetto che è
semplicemente molto muscoloso e quindi magro.
Per affinare questo indice si può associare la misura della
circonferenza addominale che è un indice predittivo di grasso
addominale o la bioimpedenza che tra le medotiche è la più
semplice ed immediata.

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L'obesità non viene definita in maniera univoca.
Per alcuni Autori è una condizione che si associa a malattia
metaboliche, vascolari, oncologiche, per altri è concausa delle
stesse.
L'orientamento comune è che al di sopra di un certo peso corporeo
la si debba considerare una patologia cronica al pari del diabete e
dell'ipertensione arteriosa.

E' da anni dimostrato che i soggetti obesi hanno un'aspettativa di vita


qualitativa e quantitativa ridotta
La prevalenza dell'obesità è in aumento in tutti i paesi occidentali, al
punto da essere definita come una epidemia. In USA contribuisce a
300.000 morti/anno, diventando in tal modo la 2° causa di morte
dopo il fumo.

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Cause ed effetti
L’eziopatogenesi dell’obesità può ricondursi a due principali categorie:
fattori genetici
 che predeterminano la facilità di accumulo di grasso e inducono
alterazioni del comportamento alimentare e del dispendio energetico
fattori ambientali
 farmaci che possono causare obesità (antipsicotici, antidepressivi,
antiepilettici, glucocorticoidi, insulina, sulfoniluree)
 fattori socio-culturali-etnici
 fattori dietetici: nei paesi occidentali c’è stato uno spostamento nella
dieta da elevato tenore di carboidrati-fibre a diete ad elevato tenore
di grassi, che hanno la caratteristica di aumentare il loro introito:
stimolando meno il senso di sazietà rispetto a carboidrati e proteine,
e in secondo luogo rendono i cibi più appetibili.
 sedentarietà (NB: L’esercizio fisico va correlato all’età del soggetto).
 fattori psicologici

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 Esistono interazioni fra le due categorie di fattori che
complicano ulteriormente la patogenesi. Esistono inoltre
influenze genetiche: la probabilità è cinque volte
maggiore di diventare obesi nei figli i cui genitori sono
entrambi obesi. Infine si ricordino alcune popolazioni
selezionate come gli indiani Pima una tribù con presenza
di obesità al 90% di entrambi i sessi.
 Un incremento della lipoproteinlipasi si riscontra nel
paziente obeso anche dopo dimagrimento, che potrebbe
essere espressione di un’alterazione primaria del tessuto
adiposo.
 Nell’alimentazione, a parità di calorie i lipidi inducono un
maggiore aumento ponderale rispetto ai glucidi
attraverso un minor dispendio termoenegetico.
L’alimentazione attraverso la qualità della dieta può
influenzare il sistema neuroendocrino con liberazione di
neurotrasmettitori che agiscono sulla assunzione del
cibo e dell’appetito: i glucidi incrementano i livelli
celebrali di triptofano e serotonina, un pasto iperproteico
abbassa tali livelli. 8
 Tra i segnali periferici che regolano l’assunzione di cibo, stimolando
il centro della sazietà, i più importanti sono la distensione gastrica, il
sistema vagale e una serie di peptidi (glucagone e somatostatina)
che possono agire anche tramite mediazione vagale.
 L’ormone più importante per quanto riguarda la sazietà
recentemente studiato è la leptina, una proteina di 167 aminoacidi:
viene secreto esclusivamente dagli adipociti in risposta a un
aumento della magra grassa; ed è inibito da insulina e
glicocorticoidi.
 Questo ormone agisce a livello ipotalamico dove determina
l’inibizione di un potente stimolatore dell’appetito, il neuropeptide Y,
e incrementa la secrezione di GLP-1, che è un potente
anoressigeno.
 L’obesità può essere sia causa che effetto di alterazioni della
funzionalità tiroidea:
 I livelli di T3-T4-TSH sono nella norma in condizioni basali e dopo
stimolo con TRH, i livelli di GH sono ridotti sia in condizioni basali
sia dopo stimoli provocativi.

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 Mentre si possono avere alterazioni nella regolazione
neuroendocrina della funzione gonadica sia nell’uomo che nella
donna.
 L’uomo obeso presenta, non raramente, disfunzioni sessuali che
possono andare da lievi deficit erettili a quadri più manifesti di
ipogonadismo, con riduzione marcata degli ormoni maschili e delle
funzioni da essi governate.
 Nella donna obesa vi è tendenza tanto all’iperestrogenismo quanto
all’iperandrogenismo.
 Infatti nella donna il tessuto adiposo aromatizza a estrogeni
androgeni con aumento di estrogeni ovarici. Da ciò derivano i
disturbi clinici quali: alterazione del ciclo mestruale (anoressia,
ipooligomenorrea, metrorrogie funzionali) si possono riscontrare
modesti stadi di irsutismo, frequentemente associato a
micropolicistosi ovarica .
 Le donne obese sono più soggette a carcinoma endometriale.

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 Nelle persone obese l’insulina basale è elevata
e correla direttamente con il peso.
 A fronte dell’iperinsulemia i valori di glicemia
basale sono normali con una diminuita
tolleranza ai carboidrati e quindi insulino
resistenza. Negli obesi iperinsulinemici
l’ossidazione del glucosio e la lipogenesi sono
diminuite, mentre la sensibilità all’inibizione della
lipolisi è aumentata. Quest’ultima anomalia può
giustificare una ridotta idrolisi dei trigliceridi intra
adipocitari durante il digiuno.

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Obesità e diabete
 L’obesità è generalmente considerata un fattore
favorente lo sviluppo del diabete.
 Dati americani avevano rivelato che 34.413 dei 55.110
decessi per diabete erano causati dall’obesità; studi
epidemiologici hanno dato una risposta positiva,
sull’esistenza di una correlazione fra i due fattori.
 Gli studi genetici hanno messo in evidenza che
alterazioni metaboliche presenti in questi soggetti hanno
come prima manifestazione l’insulina resistenza prima
ancora dell’alterazione del metabolismo del glucosio e
del peso.

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 L’epidemiologia moderna ha dato una risposta
convincente a tale convinzione: nei soggetti con
familiarità per il diabete il BMI è significativamente più
elevato rispetto a quello dei soggetti senza familiarità.
Negli indiani Pima, una tribù con elevata prevalenza di
diabete, è stata dimostrata una stretta correlazione tra
familiarità per il diabete ed obesità.
 Nella relazione fra familiarità-diabete e obesità si è
osservato che la prevalenza del diabete aumenta in
modo consistente con l’aumentare del peso e del grado
di familiarità per il diabete: nello studio di E. M. Allen, si è
visto che, sul cane parzialmente pancreasectomizzato in
concomitanza con aumento di peso,compariva il diabete;
quando il peso veniva riportato alla normalità il diabete
scompariva completamente

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Procedura
diagnostica

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Anamnesi familiare
 Valutazione della familiarità per obesità
 Valutazione del rischio per malattie
associate a obesità
 Identificazione di malattie genetiche
 Presenza di disturbi dell’umore e del
comportamento alimentare
 Identificazione di malattie
endocrinologiche
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Anamnesi personale

 Disordini del Comportamento Alimentare


 Storia del peso
 Storia di precedenti tentativi di dimagrimento
 Uso di farmaci, alcol, fumo
 Attività fisica
 Patologie e/o ostacoli che possano impedire
l’esercizio fisico
 Aspettative
 Valutazione della motivazione del soggetto
 Resistenza al cambiamento
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Esame obiettivo
 Peso
 Altezza
 Pressione Arteriosa
 Circonferenza addominale
 Plicometria

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Laboratorio

 Studio del Metabolismo con Calorimetria


Indiretta.
 Analisi della Composizione Corporea con
Bioimpedenziometria
 Monitoraggio attività motoria con Armband
 Valutazione della motivazione del soggetto
 Resistenza al cambiamento
 sierici,colesterolo (ldl-hdl), trigliceridi ,glicemia,
GOT, GPT, gamma GT, creatinina, azoto, acido
 TSH, FT4, FT3, ACTH, CORTISOLO,INSULINA
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Eventualmente

 Ecografia epatica, tiroidea


 Holter pressorio
 Altri specifici per patologia e rischi
associati
 Analisi sintomi per la Diagnosi di Sindrome
Metabolica

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Obesità in età evolutiva
 Da alcuni decenni i paesi industrializzati registrano un’inarrestabile
dilagare dell'obesità. Il trend riguarda anche alcuni tra i più piccoli
che si trovano a fare i conti con un patrimonio genetico votato al
risparmio energetico ed uno stile di vita profondamente modificatosi
negli ultimi vent'anni: giornate infarcite di tecnologia e cibo che
lasciano poco spazio al movimento spontaneo e ai giochi,
accudimento talvolta carente rimpiazzato da cibo e televisione,
comportamenti alimentari familiari alterati e molto altro portano al
risultato che oggi conosciamo (vedi grafico)
 All'allarme globale lanciato dalle società medico-scientifiche fanno
seguito programmi di prevenzione su larga scala. La terapia,
invece, rimane di difficile definizione

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Diagnosi in sintesi
pediatria[1].pdf

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ANORESSIA NERVOSA

 Rifiuto di mantenere un peso corporeo al di sopra del peso minimo


normale per l’età e la statura (per esempio perdita di peso che porta
a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto
previsto; oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il
periodo di crescita in altezza, con la conseguenza che il peso
corporeo resta al di sotto dell’85% di quello previsto)
 Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche
quando si è sottopeso
 Disturbo del modo in cui il soggetto ha esperienza del proprio peso
e della forma del proprio corpo, o eccessiva influenza del peso e
della forma del corpo sulla valutazione di se stesso (autostima), o
negazione della gravità del sottopeso.
 Nelle donne dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno
tre cicli mestruali consecutivi

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BULIMIA NERVOSA

 Ricorrenti episodi di crisi bulimiche. Una crisi bulimica è definita dalle


seguenti caratteristiche:
 Introduzione in un definito periodo di tempo (per esempio di due ore) di una
quantità di cibo che è decisamente maggiore di quella che la maggior parte delle
persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e nelle stesse circostanze.
 Sensazione di perdita del controllo su quello che si mangia durante l’episodio
(per esempio la sensazione di non poter smettere di mangiare o di non poter
controllare cosa e quanto si mangia)
 Ricorrenti comportamenti compensatori inappropriati allo scopo di prevenire
l’aumento del peso, come il vomito autoindotto, l’uso inappropriato di
lassativi, diuretici, clisteri o altri farmaci; il digiuno o l’eccessivo esercizio
fisico. Le crisi bulimiche e i comportamenti compensatori inappropriati
avvengono entrambi, in media, almeno due volte alla settimana per tre
mesi.
 La stima di sé è eccessivamente influenzata dal peso e dalla forma del
corpo
 Il disturbo non si presenta esclusivamente durante episodi di Anoressia
Nervosa

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NIGHT EATING SYNDROME
 anoressia mattutina anche se il soggetto consuma la prima colazione;
 iperfagia serale, in cui è consumato il 50% o più dell’introito energetico giornaliero dopo l’ultimo
pasto serale;
 insonnia caratterizzata da almeno un risveglio per notte con consumo di snack durante i risvegli;
 ripetizione dei sopra indicati criteri per tre mesi o più;
 i soggetti non soddisfano i criteri per la bulimia nervosa o il disturbo da alimentazione
incontrollata.

Sembra molto probabile inoltre che la comparsa della night eating syndrome sia legata alla
presenza di fattori di stress.Per quanto riguarda l’incidenza i dati sembrano indicare circa il 2%
della popolazione normale (Rand et al., 1997), il 9% dei pazienti obesi e il 27% dei pazienti
severamente obesi (Stunkard et al., 1959).
Gli spuntini serali/notturni ricchi di carboidrati (circa il 70% delle calorie totali assunte) ed in modo
particolare l’elevato rapporto carboidrati /proteine suggeriscono che l’alimentazione notturna è
finalizzata a ristorare il sonno disturbato dei soggetti affetti da night eating syndrome.
Mettendo a confronto i soggetti obesi affetti da night eating syndrome con i soggetti obesi senza
questo disturbo, si è rilevato nei primi un più elevato livello di depressione e di bassa autostima,
associato ad una minore perdita di peso.

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VOMITO CICLICO
La sindrome del vomito ciclico è una patologia
caratterizzata da episodi di vomito intervallati da periodi
di completo benessere (Buk, Fleischer, 1999). Si tratta di
attacchi di vomito ad insorgenza rapida - solitamente
notturna o nelle prome ore del mattino - la cui durata
varia da poche ore ad alcuni giorni e che si risolvono
spontaneamente. Il vomito è frequentissimo, continuo o
subcontinuo e si associa a nausea intensa e persistente.
Spesso sono presenti sintomi di letargia, pallore,
anoressia e dolore addominale. Gli attacchi possono
essere scatenati da uno stress fisico o psicologico.

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La frequenza media annuale degli episodi è 12,
con intervalli regolari o variabili.
La sindrome del vomito ciclico sembra colpire in
egual misura i soggetti di sesso femminile e
maschile.
L’età di insorgenza può variare dai 6 mesi all’età
adulta, ma in più della metà dei casi l’esordio
avviene durante l’età della scuola materna o nei
primi anni di scuola elementare (Ravelli, 2000).
E’ frequente la familiarità per emicrania e per
altri disordini gastrointestinali.
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DISTURBO DA ALIMENTAZIONE
INCONTROLLATA (BED - BINGE EATING
DISORDER)

 Ricorrenti abbuffate. Un’abbuffata è


caratterizzata da entrambi i seguenti:
 mangiare in un definito periodo di tempo (ad esempio
un periodo di due ore) una quantità di cibo
significativamente maggiore di quello che la maggior
parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e
in circostanze simili
 sensazione di perdere il controllo durante l’episodio
(ad esempio sensazione di non riuscire a smettere di
mangiare o a controllare cosa e quanto si sta
mangiando)
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 Gli episodi di abbuffata sono associati con tre (o più) dei
seguenti:
 mangiare molto più rapidamente del normale
 mangiare fino a che non ci si sente spiacevolmente pieni
 mangiare una quantità di cibo notevolmente maggiore
rispetto alla sensazione fisica di fame
 mangiare da solo poiché ci si sente imbarazzato per
come si sta mangiando, sentirsi disgustato di se stesso,
depresso o in colpa dopo l’abbuffata
 E’ presente grosso disagio riguardo gli episodi di
abbuffata.
 Gli episodi di abbuffata si verificano mediamente almeno
due giorni a settimana nel corso di 6 mesi.
 Le abbuffate non sono associate con un regolare uso dei
comportamenti compensatori inappropriati (vomito
autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici,
clisteri e il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo) e non si
manifestano esclusivamente in corso di AN o di BN.
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DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE NON
ALTRIMENTI SPECIFICATI

 La categoria dei Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati include quei


disturbi dell’alimentazione che non soddisfano i criteri di nessuno specifico Disturbo
dell’Alimentazione. Gli esempi includono:
 Per il sesso femminile, tutti i criteri dell’AN in presenza di ciclo mestruale regolare.
 Tutti i criteri dell’AN sono soddisfatti e, malgrado la significativa perdita di peso, il
peso attuale risulta nei limiti della norma.
 Tutti i criteri della BN risultano soddisfatti, tranne il fatto che le abbuffate e le condotte
compensatorie hanno una frequenza inferiore a 2 episodi per settimana per tre mesi.
 Un soggetto di peso normale che si dedica regolarmente ad inappropriate condotte
compensatorie dopo aver ingerito piccole quantità di cibo (es. induzione del vomito
dopo aver mangiato due biscotti)
 Il soggetto ripetutamente mastica e sputa, senza deglutire, grandi quantità di cibo.
 Disturbo da Alimentazione Incontrollata: ricorrenti episodi di abbuffate in assenza
delle regolari condotte compensatorie inappropriate tipiche della Bulimia Nervosa.
 Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso
come vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici, clisteri o altri
farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo

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Disturbo dell'Immagine Corporea
E’ oramai noto da tempo come il contesto culturale di
appartenenza e i mass media siano elementi
determinanti per la formazione degli ideali, delle
convinzioni e delle aspettative dell’individuo,
naturalmente anche quelle riguardanti l’immagine
corporea, l’alimentazione e il peso. Tuttavia, i
protagonisti del mondo della moda e dello spettacolo
offrono modelli estetici irrealizzabili da gran parte della
popolazione, oltretutto celando le restrizioni alimentari, la
costanza di esercizio fisico e le operazioni di trucco
spesso indispensabili per ottenere il risultato estetico
desiderato. Così il conflitto tra i mass media e la
fisiologia umana porta inevitabilmente sempre più
persone, soprattutto donne, ad essere insoddisfatte della
propria immagine corporea.
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Ma, ancor più grave, creando nell’individuo una
sensazione altamente marcata di inadeguatezza rispetto
ai modelli estetici proposti, favorisce l’insinuarsi di un
disturbo dell’immagine corporea, indipendente dalla
forma corporea stessa. Il soggetto perciò sviluppa una
sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico per
la quale ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il
suo aspetto rientri nei limiti della norma. Le conseguenze
sono la messa in atto di strategie quali la restrizione
alimentare, le condotte di eliminazione, l’iperattività
fisica, ecc., il controllo eccessivo ed esasperato delle
forme corporee e i tentativi esasperati di camuffare i
difetti fisici fino anche ad intervenire chirurgicamente.

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Si può modificare l’immagine
corporea?
Grazie ad un recente studio di Psychology Today sembra che la
risposta possa essere affermativa. Ecco qui di seguito alcuni
suggerimenti utili nel tentativo di migliorare la propria immagine
corporea: sensibilizzarsi a criteri di autostima che vadano oltre
l’apparenza fisica e che valorizzino altre caratteristiche e modalità di
affermazione del proprio successo; cercare di apprezzare il proprio
corpo, per esempio valutandolo per la sua capacità di
funzionamento; dedicarsi ad attività che possano favorire lo stare
bene con se stessi: attività sportive, hobby, ecc.; ridurre
l’esposizione ad immagini dannose provenienti dai mass media, per
esempio cercando di limitare il tempo passato a sfogliare riviste di
moda; dedicarsi all’esercizio fisico con aspettative diverse da quelle
esclusivamente legate al calo di peso e al miglioramento delle forme
corporee; identificare ed eliminare i pensieri negativi riguardanti il
proprio corpo; Sia le ricerche che le esperienze cliniche hanno
largamente dimostrato che sentirsi a proprio agio con il proprio
corpo presenta dei vantaggi anche se l’individuo non corrisponde
agli ideali culturali di bellezza.
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Metabolismo basale
Basal Energy Expenditure (BEE) o Basal Metabolic Rate (BMR) sono i termini con i quali
viene definito il Metabolismo Basale, cioè la quantità di energia spesa da un individuo
nelle seguenti condizioni: sveglio, in posizione supina, a distanza di 10 ore dal pasto,
con temperatura corporea normale, temperatura ambientale tale da mantenere
l’omeostasi termica ed in assenza di stress psicologici e fisici.
In queste condizioni definite basali il Metabolismo rappresenta la quantità di calorie
richieste dall’organismo per mantenere le funzioni fisiologiche vitali
(circolazione sanguigna, respirazione, attività nervosa, attività metabolica, attività
ghiandolare e mantenimento della temperatura corporea).
In un individuo adulto, con attività motoria media, il BEE rappresenta circa il 60-75%
della spesa energetica giornaliera.
La maggior parte del dispendio calorico dipende dagli organi che contribuiscono per
circa il 60% alla spesa energetica, pur rappresentando solo il 6% del peso corporeo.
Gli organi che consumano più energia sono il fegato, il cervello, il cuore e i reni. La
muscolatura scheletrica, invece, che rappresenta più del 40% del peso corporeo,
contribuisce solo al 16% della spesa energetica totale. Tra i processi cellulari ad
esempio, l’attività della pompa sodio-potassio e il turnover dei protidi determinano i
2/3 del consumo energetico totale.

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I fattori che influenzano il
dispendio energetico
sono: età, sesso, razza, massa corporea, attività fisica,
temperatura corporea, condizioni fisiologiche ed
introduzione di cibo.
La spesa energetica basale è massima alla nascita (53
Kcal a 1 anno) e decresce fino a valori minimi dopo i 70
anni (31 Kcal a 75 anni).
A parità di età, altezza e peso il BEE è minore nella
donna rispetto agli uomini. Questa differenza inizia
all’età di 3 anni e aumenta rapidamente alla pubertà, alla
quale corrisponde l’aumento della muscolatura
scheletrica nei maschi e di cellule adipose nelle
femmine. Più è elevata la massa magra, rappresentata
da ossa, muscoli, organi e acqua, più calorie si
consumano a riposo e durante l’attività motoria.
35
Anche le condizioni patologiche
influenzano il metabolismo
un aumento della temperatura dovuta a febbre, provoca un incremento della richiesta di
ossigeno e di BEE. Ad esempio un aumento di temperatura di 1°C provoca un
aumento del BEE del 13%; al contrario, in caso di ipotermia, si riduce la richiesta di
ossigeno e si ha la diminuizione del BEE.
Aumentano il fabbisogno energetico anche particolari condizioni fisiologiche come la
gravidanza e l’allattamento.
L’introduzione di cibo determina, a sua volta variazioni nella spesa energetica. Prove
di laboratorio hanno dimostrato, infatti, che la spesa energetica aumenta dopo un
pasto. Questo incremento può essere considerato come il lavoro richiesto per la
digestione dei nutrienti SDA (Specific Dinamic Action) o DIT (Diet-inducet
Thermogenesis), che rappresenta circa il 5-10% della spesa energetica totale
giornaliera.
Una quota variabile della spesa energetica è data dall’attività motoria AEE (Activity
Energy Expenditure). Più è alta la percentuale di attività motoria giornaliera, tanto
maggiore sarà il consumo calorico.
La spesa energetica totale TDEE (Total Daily Energy Expenditure) è quindi data dalla
spesa energetica basale BEE, dall’energia spesa con l’attività motoria AEE e dal
lavoro richiesto per la digestione dei nutrienti SDA.
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La calorimetria indiretta permette di conoscere il
metabolismo del soggetto in esame e di poter
prescrivere, quindi, una dieta " su misura "

Molto spesso i soggetti obesi hanno un Metabolismo Basale superiore


rispetto ai soggetti normopeso e ancora maggiore rispetto ai
sottopeso.
Questo dato, apparentemente strano, rappresenta il tentativo
dell’organismo di disperdere più calorie possibili per compensare
l’eccessivo apporto alimentare. E' il dato che permette di distinguere
il soggetto, costituzionalmente magro, che ingrassa solo perchè
mangia in maniera eccessiva dall'Obeso che non riesce a
disperdere di più e quindi ad ingrassare più facilmente.
In questa nuova ottica la dietologia moderna trae spunto e rivede
l’impostazione delle diete ipocaloriche che diventano sempre più
caloriche, perché rapportate al metabolismo del singolo soggetto:
paradossalmente all’aumento delle calorie corrisponde una
maggiore perdita di peso, una migliore e prolungata adesione al
programma alimentare e una maggiore facilità nel mantenere i
risultati raggiunti .

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 La calorimetria diventa indispensabile al Nutrizionista che vuole
soddisfare le richieste energetiche sia nelle condizioni fisiologiche
quali la crescita, la gravidanza, l’allattamento, l’invecchiamento,
l’attività agonistica, sia nelle varie patologie che modificano le
richieste energetiche: pazienti esposti a gravi traumi, ad esempio, in
particolar modo gli ustionati, rispondono aumentando di molto la
spesa energetica e se questa non viene adeguatamente soddisfatta
la compromissione della massa magra che ne consegue può
determinare un aumento di mortalità.
Nel campo dietologico, inoltre, una prescrizione mirata evita
l'adattamento metabolico che è la causa principale del recupero del
peso che segue una dieta dimagrante sbagliata.
 Per dimagrire bisogna assumere la giusta quantità di cibo, educarsi
alla propria normalità dietologica, e muoversi il più possibile.

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Metabolismo basale: come si
misura

Il metabolismo basale può essere


attualmente stimato attraverso l’utilizzo di
numerose formule predittive (circa 200),
variabili in funzione della tipologia dei
soggetti presi in esame (sesso, età, peso,
altezza,…), oppure misurato attraverso la
calorimetria (diretta o indiretta).
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La Sindrome Metabolica

è un insieme di alterazioni del metabolismo glucidico


(iperglicemia), lipidemico (ipertrigliceridemia e basso
livello del colesterolo hdl) vascolare (ipertensione
arteriosa) in presenza di un accumulo eccessivo di
grasso viscerale. Rappresenta il fattore di rischio più
importante per le malattie cardiovascolari. Viene
considerata una condizione preclinica e quindi un fattore
di richio e non una malattia. Interventi diagnostici e
terapeutici tempestivi potrebbero influenzare
positivamente l'aspettativa di vita di questi soggetti e
ridurre notevolmente la spesa sanitaria.

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DEFINIZIONE DI SINDROME METABOLICA
secondo il National Cholesterol Education Expert Panel on Detection,
Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults

 Presenza di tre o più dei seguenti disordini:


 Obesità centrale (Circonferenza Vita ≥ 102 cm,
Maschi; ≥ 88, Femmine)
 Alterata Regolazione Glicemica (Glicemia a
digiuno ≥ 110)
 Ipertensione arteriosa (PA ≥130/85)
 Ipertrigliceridemia (≥ 150 mg/dl)
 Ridotto Colesterolo HDL (< 40 mg/dl, Maschi; <
50, Femmine)
41
DEFINIZIONE DI SINDROME METABOLICA
secondo Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

Alterata glicemia o insulino-resistenza + due dei


seguenti criteri:
 Ipertensione arteriosa (PA ≥160/90) o
assunzione di anti-ipertensivi
 Ipertrigliceridemia (≥ 150 mg/dl)
 Ridotto Colesterolo HDL (< 35 mg/dl, Maschi; <
39 mg/dl, Femmine)
 Obesità centrale (WHR >0.9, Maschi; > 0.85,
Femmine e/o BMI >30)
 Microalbuminuria (U-AER >20μg/min o rapporto
albumina/creatinina >20mg/g)
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DEFINIZIONE DI SINDROME METABOLICA
secondo il gruppo europeo di studio della resistenza
insulinica

 Insulino-resistenza o iperinsulinemia + due


dei seguenti criteri
 Alterata glicemia a digiuno (tra 110 e 126
mg/dl
 Ipertensione arteriosa (PA ≥140/90)
 Ipertrigliceridemia (≥ 115 mg/dl)
 Ridotto Colesterolo HDL (< 39 mg/dl)
 Obesità centrale (Circonferenza Vita ≥ 94
cm, Maschi; ≥ 88, Femmine
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La Sindrome Metabolica si manifesta nei soggetti predisposti che
vivono nella sedentarietà e si alimentano in maniera eccessiva.
Condizione che porta ad un aumento del peso corporeo e in
particolare ad un accumulo eccessivo di grasso addominale.
Il grasso addominale o meglio periviscerale sembra essere il punto
comune a tutte le alterazioni metaboliche e vascolari presenti nella
SM
La terapia pertanto non può essere rivolta ai singoli sintomi (es.
l’ipertensione) ma alla causa, al grasso periviscerale e alla
sedentarietà che determinano l' insulinoresistenza e quindi
l’iperglicemia, l’ipertensione arteriosa e la dislipidemia.
Il rischio di sviluppare il diabete tipo 2, l’ipertensione arteriosa e le
malattie cardiovascolari è correlato con l’indice di massa corporea e
con la circonferenza addominale.

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Tabella dei valori della circonferenza
addominale

Circonferenza maschi femmine


addominale

Alerting zone >94cm >80cm

Action level >102 >88

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Le dieci regole d'oro
 abituatevi a mangiare in rapporto alla fame e smettete quando sentite di
essere sazi. La sazietà ossia la non voglia di cibo la si percepisce dopo un
po’ che si è iniziato il pasto; per tale motivo mangiate solo a tavola
masticando lentamente e inserendo delle pause tra un boccone e un altro e
tra un piatto e un altro.
 frazionate il menu’ giornaliero in 5 pasti
 fate un’abbondante colazione
 non escludete nessun gruppo alimentare
 concedetevi con parsimonia i vostri cibi preferiti anche quelli che
notoriamente non sono da dieta
 evitate come regola i cibi grassi e i condimenti
 ogni giorno inserite un piatto a base di pasta o riso e un piatto carneo (
carne o pesce magro) alternativamente a pranzo e cena
 evitate la sedentarietà
 curate la stipsi
 bevete da uno a due litri di acqua al giorno

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Gli errori più comuni

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A) elimino la pasta e mangio frutta

 100 grammi di pasta al pomodoro fresco


400 calorie circa
 4 mele (1Kg) 450 calorie
A parità di calorie la pasta dà una sazietà
più prolungata e non ci fa sentire a dieta

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B) mangio metà primo cosi risparmio
calorie

 100 grammi di pasta al pomodoro fresco 400


calorie circa
 50 grammi di pasta con 30 grammi di olio 470
calorie

Il grasso non solo dà meno sazietà ma


disinibisce il gusto, facendo perdere il controllo
alimentare con conseguente assunzione di altro
cibo.
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C) i crakers fanno ingrassare meno del
pane

 50 grammi di crakers 210 calorie circa


 50 grammi di pane 130 calorie

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D) non uso burro ma solo olio

 olio sia di semi che di oliva 900 calorie


circa
 burro 750 calorie circa

Da un punto di vista calorico il burro è da


preferire all'olio

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E) uso solo olio crudo

 Tutti gli oli, sia crudi che cotti, hanno lo


stesso numero di calorie (900 kcal)

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Monitoraggio continuo dell'attività
motoria

La misura del metabolismo basale con la calorimetria indiretta è


indispensabile per una prescrizione dietetica mirata alle necessità
nutrizionali del singolo soggetto.
Da oggi è possibile misurare anche le calorie consumate con le
attività motorie giornaliere.
La prescrizione dietetica sarà pertanto ancora più mirata alle
esigenze individuali per aiutare il soggetto a gestire al meglio il peso
corporeo

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Armband
Il Sense Wear Armband è un rivoluzionario
monitor multi-sensore, indossabile a “fascia”
sul tricipite del braccio destro. Permette un
monitoraggio continuo di variabili
fisiologiche e di dati sull’attività fisica,
calcola il dispendio energetico, il livello di
attività motoria, rileva gli stati di sonno e
veglia ed altri parametri quali il numero di
passi, la temperatura esterna e quella della
pelle, la conducibilità elettrica. Parametri utili
per la definizione del ritmo e della qualità
della vita.

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Attività motoria
Il termine attività fisica comprende tutti i
movimenti dei muscoli del corpo che
comportano una spesa energetica.
Assumendo come misura di base il MET (unità
metabolica) che corrisponde a 1 Kcal spesa per
Kg di peso corporeo per ora, si ritiene utile, nella
gestione del peso corporeo, un movimento che
porti a consumare almeno 3 MET.

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Esempi di attività motorie che comportano il consumo di
almeno 3 MET

 Camminata a 3km/h
 Corsa in bicicletta a 10km/h
 Passeggiata in salita (montagna)
 Stirare
 Rifare i letti
 Pulire le finestre
 Stendere il bucato
 Giardinaggio
 Giocare a bowling
 Giocare a golf (camminando)
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Schematicamente si può distinguere
un'attivita fisica non programmata e
un'attività fisica programmata.

 Attività fisica non programmata


attività quotidiane: tutti i movimenti del corpo
comprese le faccende domestiche, la
spesa, il lavoro, etc...

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Attività fisica programmata

 esercizio fisico: movimenti ripetitivi


programmati e strutturati, specificamente
destinati al miglioramento della forma
fisica e della salute
 sport: attività fisica che comporta
situazioni di competizione strutturate e
sottoposte a regole
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BODY MASS INDEX

 Il BMI ( o IMC = Indice di massa corporea), valore numerico ottenuto dal


rapporto del peso espresso in Kg e l'altezza espressa in m al quadrato, è
l'indicatore oggi più utilizzato nella valutazione clinica e nella
classificazione del Sovrappeso e dell'Obesità.
Il BMI, nonostante sia un metodo di misurazione del grasso totale più
accurato rispetto al peso corporeo considerato da solo, presenta dei limiti
di cui bisogna tenere conto:
 In soggetti con massa muscolare molto rappresentata il grassso corporeo
totale viene sovrastimato dal BMI.
 In soggetti che hanno subito una perdita muscolare (es: soggetti anziani
o soggetti allettati per lunghi periodi di tempo) la quantità di grasso
corporeo viene sottostimata dal BMI.
 Soggetti con statura inferiore ai 150 cm o superiore ai 200 cm
presentano valori di BMI rispettivamente molto elevati o molto bassi,
mentre non sono in sovrappeso e sottopeso.

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