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5. Le unioni di Stati
Più Stati possono unirsi fra loro, conservando la loro sovranità, per dar vita ad una unione di
Stati. La più importante è l’organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), i cui organi principali
sono l’Assemblea, il Consiglio di Sicurezza (composto da 15 membri di cui cinque
permanenti, USA, Russia, Repubblica popolare cinese, Gran Bretagna, Francia), il
Segretariato generale, il Consiglio economico e sociale e la Corte internazionale di giustizia.
L’ONU persegue i fini del mantenimento della sicurezza internazionale, il rispetto dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali e della collaborazione fra gli Stati. Altre unioni di
rilievo sono le unioni politico-economiche regionali tra cui si ricorda il Consiglio d’Europa,
la Comunità europea del carbone dell’acciaio, l’Unione europea, la Comunità europea
dell’energia atomica. Tali organizzazioni sovranazionali sono caratterizzate da una parziale
limitazione di sovranità degli Stati aderenti si sostanzia nell’efficacia diretta di alcuni atti
all’interno degli ordinamenti interni.
6. Trattato di Maastricht (1992)
È stato firmato il 7 febbraio del 1992 dagli Stati aderenti alla CEE, Con la previsione di un
mercato unico, di un’Unione economica e monetaria e di una vera cittadinanza europea. In
Merito all’ordinamento italiano, vi sono dubbi sulla compatibilità di singole clausole con
alcune disposizioni costituzionali. È prevalsa la tesi che l’art. 11 copre l’immissione
nell’ordinamento delle disposizioni del Trattato non compatibili con la Costituzione.
Particolare rilievo ha assunto l’elezione a suffragio universale e diretto dei membri
dell’Assemblea parlamentare: il significato diretto è quello del superamento del criterio di
rappresentanza di secondo grado. Un’assemblea che rappresenti in via diretta i popoli degli
Stati associati e le cui elezioni dovrebbero essere sempre precedute dall’impegno dei partiti e
dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui problemi degli Stati aderenti all'Unione
costituirebbe un passo avanti verso l’unificazione dell’Europa. Nel corso del tempo si è
assistito ad una graduale erosione di potere a favore dell’organo rappresentativo ed a
discapito del Consiglio dell’Unione europea. Negli anni precedenti il Parlamento veniva solo
consultato sul progetto di bilancio, a partire dal 1970 gli si è riconosciuto il diritto di
emendamento nella parte del progetto relativa alle spese facoltative, mentre per le spese
obbligatorie si pronunzia in ultimo il Consiglio. È stato riconosciuto all’assemblea il diritto di
respingere in toto il progetto di bilancio presentato dal Consiglio, arma di una certa rilevanza.
Ulteriori poteri sono stati attribuiti dalle modificazioni apportate ai vari Trattati e, da ultimo,
dal Trattato di Lisbona.
13. b) il popolo
Popolo sta a designare la comunità di tutti coloro i quali l’ordinamento giuridico statale
assegna lo status di cittadino dallo status derivano delle situazioni giuridiche attive e passive
che valgono a porre dei cittadini in relazione con l’apparato autoritario; laddove i non
cittadini (stranieri, apolidi) sono esclusi dal godimento di alcuni diritti e non sono sottoposti
all’osservanza di alcuni doveri. Per esempio, si pensi alle norme contenute costituzione che
riservano solo ai cittadini un trattamento giuridico che ne assicuri la pari dignità sociale
diritto il lavoro e la libertà di circolazione e tanti altri diritti; allo stesso modo alcuni doveri
sono propri solo dei cittadini, il dovere di lavorare, di difendere la patria e tanti altri.
Presupposto per l’acquisto della qualità di cittadino è la comunanza di interessi materiali e
spirituali, interessi necessitano di una loro forma giuridica e di un ordinamento di un ambito
spaziale di riferimento. Il popolo è da intendere come collettività di lui, considerata in sé e
per sé nel suo complesso, che non viene meno e non muta con l’incessante mutarsi dei suoi
componenti (Romano) E perché si sia fermato il popolo assume il carattere di elemento
quando si guarda il complesso delle persone fisiche che lo compongono e alla loro continuità
storica (MORTATI). Uno Stato esiste fino a quando vi sia l’idem sentire de Repubblica, cioè
un vincolo che lo faccia sentire partecipi della comunità.
E cittadino per nascita: a) il figlio di padre o madre cittadini; B) chi è nato nel territorio della
Repubblica se genitori sono ignoti o apolidi, oppure se il figlio non segue la cittadinanza dei
genitori secondo legge dello Stato a cui appartengono. E cittadini italiano per nascita il figlio
di ignoti trovato nel territorio della Repubblica. Altri casi di cittadinanza riguardano il minore
straniero adottato da cittadino italiano, coniuge straniero o apolide di cittadino italiano.
A norma dell’articolo 22 della costituzione nessuno può essere privato per motivi politici
della cittadinanza. Lo straniero o l’apolide può avere concessa la cittadinanza con il decreto
del presidente della Repubblica.
Grazie al processo di integrazione europea e alla creazione di organi sovranazionali, si
ricordano le disposizioni dell’Unione Europea relative all’abolizione di qualsiasi
discriminazione fondata sulla cittadinanza per quanto riguarda l’impiego, la retribuzione delle
condizioni di lavoro e si è affermata la soppressione delle restrizioni alla libertà di
stabilimento dei cittadini di uno Stato membro nel territorio di un altro Stato (diritto di
stabilimento) e
l’assimilazione degli stranieri ai cittadini. La cittadinanza europea spetta a chiunque abbia la
cittadinanza di uno Stato membro.
Il popolo è una figura giuridica soggettiva, priva di personalità giuridica. La ragione è la
sovranità, nel massimo potere di governo che esercita nelle forme nei limiti della
costituzione. Va distinto il concetto di popolazione dello Stato con cui si indica il complesso
di tutti coloro che risiedono stabilmente sul territorio dello Stato e sono sottoposti alle sue
leggi.
Stranieri sono i cittadini di un altro Stato. In Italia essi sono titolari di situazioni giuridiche
attive passive sotto la “la condizione di reciprocità “con il trattamento riservato al loro stato
di appartenenza ai cittadini italiani. Apolidi sono coloro che non hanno la cittadinanza di
alcuno Stato e sono sottoposti alle leggi dello Stato
La nazione designa l’entità etnico sociale caratterizzata dalla comunione di razza, di lingua,
di cultura, di costumi, di tradizioni, di religione tra loro che la compongono. Tale entità
preesiste allo Stato e ne costituisce una delle basi sociologiche. Per questo esistono Stati cui
cittadini appartengono a più nazioni (Stati plurinazionali). Si pensi alla Jugoslavia e all’Urss e
oggi alla Gran Bretagna, al Belgio e alla Spagna. In Svizzera il processo di assimilazione fra
le varie nazioni è arrivato ad uno stadio abbastanza avanzato per cui si può ormai parlare di
una nazione svizzera. In Italia c’è una sostanziale coincidenza tra il concetto di nazione e
quello di popolo.
14. c) la sovranità
Il primo luogo la sovranità caratterizza l’ordinamento giuridico dello Stato con l’originario ed
indipendente. Inoltre, la sovranità si identifica con la supremazia dell’ordinamento statale
rispetto ad altri ordinamenti minori. Questi due attributi prendono l’ordinamento italiano
supremo nel senso che trova in sé la forza qua attiva e la capacità per mediare gli interessi in
conflitto e per far osservare gli atti dell’autorità. Sia dello Stato si concreta negli atti tipici
Zatti attraverso cui viene esercitato il comando il fatto è la supremazia. Questi atti sono la
legge, l’atto amministrativo e la sentenza. L’autorità dello Stato si oggettivizza in atti formali
cui ordinamento attribuisce efficacia (la forza della legge, l’esecutorietà dell’atto
amministrativo, la cosa giudicata della sentenza definitiva).
Perciò che riguarda la spettanza della sovranità, si ricordano alcune teorie che determinano il
soggetto e la fonte della sovranità. La teoria teocratica individua nella volontà di Dio la fonte
prima di ogni autorità. Nella civiltà medievale il re viene considerato un vice di Cristo e il suo
potere deriva da Dio. La teoria della sovranità popolare fa risalire la fonte dell’autorità alla
volontà popolare. La teoria della sovranità nazionale vede la nazione quasi un’entità
metafisica, distinta dal popolo, la cui volontà viene interpretata dai rappresentanti al
parlamento. Inoltre, la dottrina nazionalsocialista vorrebbe collegare il Fuhrer alla volontà
popolare poiché il Fuhrer possedeva lo spirito del popolo e la sua volontà, per cui lo so
autorità derivava dal popolo e lo Stato era uno Stato popolare. Guardando al profilo
sostanziale, la sovranità va riconosciuta a quella persona vivente, quel complesso di persone a
cui l’ordinamento giuridico conferisca istituzionalmente il potere supremo di decidere per lo
Stato. La domanda a cui bisogna rispondere è: il popolo nel nostro ordinamento è la fonte
politica della suprema potestà di governo o il popolo e non soltanto è titolare formale ma
anche quello effettivo del potere sovrano? Si può affermare che la nostra costituzione ha
voluto garantire che la nostra società si realizzi e che la democrazia non si risolva in una
vuota formula bensì divenga un metodo giuridico di governare lo Stato. Temporanea la
sovranità diventa oggettiva, connotato di un sistema di valori che dà forza storica alle
istituzioni previste da una costituzione positiva.
15. Stato-istituzione; Stato apparato; comunità statale.
Il concetto di Stato istituzione indica uno dei tanti corpi sociali organizzati o istituzioni con
elementi caratteristici che individuano l’ordinamento giuridico statale come comprensivo di
tutti gli ordinamenti particolari ad essi sovraordinato.
Significato il termine Stato designa l’apparato autoritario, cioè quel complesso di autorità cui
l’ordinamento attribuisce formalmente il potere di emanare e applicare le norme e i comandi
mediante i quali lo Stato fa valere la sua supremazia. Lo Stato apparato nel nostro
ordinamento è una persona giuridica, titolare di situazioni attive e passive, infatti l’articolo 28
dispone che i funzionari e dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili degli atti
compiuti e la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici. In altri
ordinamenti invece, che costituisce un’eccezione, lo Stato apparato non è una persona
giuridica, come nell’ordinamento inglese e nell’ordinamento dello Stato Città del Vaticano.
Dallo Stato apparato ma non distinti tutti gli altri soggetti sottoposti all’sua supremazia
definiti in toto governati, rispetto ai governanti. Questo insieme di soggetti, viene definito
Stato comunità. Anche se, a riguardo, parleremo di una comunità statale che esiste come una
realtà sociale, caratterizzata dalla varietà e dalla contrapposizione dialettica delle sue parti e
dei valori che trovano la loro composizione nel principio ordinatore. La comunità statale,
intesa come società civile, partecipa anche alla formazione del comando o in alcuni casi lo
dispone direttamente, in un processo continuo di integrazione della sfera dell’autorità. I
concetti società politica e società civile sono sempre coesistite e continueranno a coesistere,
regolando i loro rapporti seconda delle ideologie delle forze politiche. Con l’avvento dello
Stato moderno, È iniziata una forma di evoluzione storica che tende a far partecipare alla
formazione dei comandi un numero sempre maggiore di governati. Il governo di questo divo
tende ad esaltare le singole componenti della comunità statale ne garantisce l’effettiva
partecipazione al governo: si ricordi l’art. 2 della Costituzione e il decentramento
dell’autorità su base territoriale e alle società intermedie. La comunità statale costituisce
un’entità non omogenea che non può essere ricondotta allo Stato istituzione. La comunità
statale è una realtà sociale in continua trasformazione, composta da cittadini e nonna, da
individui e dei gruppi sociali preesistenti o pure da questo creati. I rapporti fra la comunità
statale lo Stato apparato si realizzano con la partecipazione alla formazione degli atti in cui si
esprime l’autorità dello Stato, partecipazione che non sempre acquista natura sostanziale.
Secondo il Mortati, la forma di governo è il modo in cui le funzioni dello Stato sono
distribuite e organizzate tra i diversi organi costituzionali, con particolare riguardo all’attività
di indirizzo politico e ai suoi modi di svolgimento.
Esistono 3 forme di governo dello Stato contemporaneo:
1. La forma di governo parlamentare è sorto in Inghilterra nel corso del XVIII secolo Europa
continentale assumendo connotazioni diverse. Non esiste un tipo di governo parlamentare
quante sono state le sue concrete realizzazioni. Vi è una caratteristica comune ai vari tipi e
distingue questa forma di governo dalle altre: il rapporto fiduciario tra le camere e il governo
per cui quest’ultima deve ottenere e mantenere la fiducia delle camere per poter svolgere la
sua attività di indirizzo politico, Quindi si avrà: a) l’attribuzione al parlamento di un potere di
controllo sull’attività del governo, potendo egli far valere la responsabilità politica del
governo con il voto di sfiducia; B) l’obbligo del governo di dimettersi in seguito al voto di
sfiducia, venuto meno il rapporto con le camere. Tale forma di governo richiede
un’applicazione del principio della separazione dei poteri, in ragione della dello Stato.
2. La forma di governo presidenziale (Stati Uniti d’America) attua una separazione dei poteri
relativamente rigida. Prevede che le funzioni esecutiva e di indirizzo politico (capo dello
Stato e amministrazione), legislativa (assemblee elettive) e giurisdizionale (magistrati) siano
svolte senza interferenze da parte di organi di poteri diversi. USA infatti nessun rapporto lega
il capo dello Stato e l’esecutivo alle camere, sia perché il presidente è eletto dal popolo, sia
perché i segretari di Stato sono scelti dal presidente e non sono responsabili davanti al
congresso ma davanti al presidente stesso. Politico è determinato dal capo dello Stato, i
segretari sono solo coadiutori. Le camere hanno ingerenza diretta nella determinazione
dell’indirizzo politico solo per determinati atti, per i quali è richiesto l’intervento di ambedue
o del solo Senato. Il congresso non può far cadere il presidente, tranne che risulti colpevole di
tradimento, di confusione o altri reati (impeachment); di converso, il presidente non può
sciogliere le camere. Il congresso può condizionare l’indirizzo politico presidenziale
attraverso la manovra finanziaria, ad esempio riducendo lo stanziamento dei fondi necessari.
Il presidente può porre il veto all’entrata in vigore delle leggi, che può essere però superato
con la maggioranza dei due terzi del congresso. Nel tempo, il congresso ha accentuato il suo
potere di controllo verso le amministrazioni federali avvalendosi di commissioni permanenti
e commissioni di inchiesta, contravvenendo in questo modo alla separazione dei poteri.
3. La forma di governo direttoriale prevede un organo collegiale eletto per quattro anni dalle
camere riunite in assemblea federale, al quale affidata la suprema autorità di governo. Il
presidente della confederazione eletto fra i membri del consiglio per un anno. Le funzioni di
governo sono svolte dai componenti del governo federale, per cui il potere esecutivo è quasi
una emanazione diretta del potere legislativo. Teoria non si instaura un rapporto di fiducia,
cosicché il consiglio rimane in carica quattro anni, quale che sia il successivo orientamento
politico delle assemblee.
La forma di governo francese, pur presentando elementi di quella parlamentare, accentua ed
esalta i poteri del presidente della Repubblica, un monarca repubblicano; essa costituisce un
tipo a sestante e si caratterizza come semi presidenziale o come una forma di governo
parlamentare a tendenza presidenziale.
La forma di governo parlamentare È stata soggetta, attraverso le trascrizioni per iscritto, alla
razionalizzazione. L’ultimo tipo, detto assembleare, prevede la nomina del governo da parte
dell’assemblea, la limitazione dei poteri del capo dello Stato, l’estensione del controllo
parlamentare, l’esclusione dello scioglimento anticipato delle camere, in largo ricorso di Siri
di democrazia diretta come il referendum. È vero Che la forma di governo parlamentare, e
per il suo rapporto fiduciario tra assemblea il governo a fare non più in grado di assicurare
nello stato contemporaneo una effettiva partecipazione dei governati alla direzione politica
dello Stato; sono state introdotte altre dirette forme di partecipazione, come il riconoscimento
del ruolo svolto dei partiti dei sindacati e delle società intermedie, le libertà positive secondo
uno schema pluralista.
Un cenno a parte merita la forma di governo di gabinetto, che rientra tra le forme di governo
parlamentari. Essa prevede la preminenza segnato dal gabinetto, costituito dai ministri più
qualificati, com’è il cancelliere dello scacchiere, e al suo vertice il Primo Ministro che è allo
stesso tempo leader del partito che ha vinto elezioni. Il rafforzamento dell’esecutivo, tipico di
questa forma di governo, può conciliarsi con i valori democratici della Gran Bretagna che
appare politicamente più di altri Stati europei. Gli Stati socialisti, che si spirano alla ideologia
marxista-leninista, hanno invece adottato forme differenziate, a seconda Che si trovassero in
una fase di transizione verso la realizzazione del comunismo, oppure mantenessero alcuni
elementi delle forme di governo occidentali. Un altro criterio di classificazione delle forme di
governo si fonda sul carattere rappresentativo o meno del capo dello Stato. Nel primo caso si
ha la Repubblica, nel secondo la monarchia, tuttavia possono esistere Stati monarchici con
governo parlamentare, Stati repubblicani con governo presidenziale o parlamentare o
direttoriale. Questione sostanziale sulle forme di governo, è capire chi detiene il potere di
direzione politica. Chiamo forme di governo a partito unico o a pluralità di partiti, dicendo
che il partito unico è di regola espressione di una sola classe sociale, assume la titolarità degli
organi di indirizzo politico; mentre la pluralità di partiti esprime un pluralismo sociale ma
non esclude però che il potere venga assunto da una sola classe sociale. In Italia assistiamo
allo spostamento del potere della direzione politica del parlamento ai partiti politici. Perciò, la
forma di governo parlamentare accentua il peso del partito politico, dei suoi dirigenti o del
suo leader, e si atteggia in base gli interessi che riescono a prevalere.