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Capitolo IV – LO STATO

Sezione I - Stato istituzione; Stato apparato; Comunità statale


1. Lo Stato-istituzione
Affrontiamo adesso il problema dell’identificazione dell’ordinamento giuridico statale. Una
prima condizione perché l’ordinamento venga definito statale è che esso sia indipendente, sul
piano delle regole istituzionali e organizzative, da un altro ordinamento, che sia cioè
originario. Una società politica indipendente ha la capacità e la forza di disciplinare interessi
rilevanti e di mediare gli interessi in conflitto. Perché si abbia uno Stato, accanto alla
condizione di indipendenza, se ne pone una seconda, e cioè che lo Stato sia dotato di un
apparato autoritario preminente che seleziona gli interessi per la loro composizione. Lo Stato
è un ordinamento giuridico originario a fini generali dotato di un apparato autoritario posto in
posizione di supremazia. Un altro requisito è che l’ordinamento sia su base territoriale.
Assieme all’elemento umano e organizzativo deve esistere un terzo elemento materiale, cioè
il territorio che sia riferimento per gli interessi comunitari che vi trovano localizzazione. Uno
Stato senza territorio non è pensabile perché mancherebbe di un elemento che rappresenta un
fattore di aggregazione e di stabilità.
Un’eccezione è rappresentata dagli Stati esigui, (città del Vaticano, Repubblica di San
Marino, principato di monaco) che sono il primo frutto di un compromesso politico che
assicura alla Chiesa una sfera di sovranità territoriale, e gli altri residui storici di antiche
posizioni di indipendenza rispetto all’autorità temporale o spirituale.
Possiamo affermare che lo Stato è un ordinamento giuridico originario a fini generali ed a
base territoriale, dotato di un apparato autoritario posto in posizione di supremazia. Lo Stato
si distingue dagli altri ordinamenti originari che perseguono fini particolari e dagli altri
ordinamenti territoriali in esso compresi, perché questi ultimi non hanno il carattere della
originarietà.
Con riguardo alle circoscrizioni territoriali, esse non sono in condizione di svolgere alcuna
azione politica per le dimensioni ridotte del loro territorio e la ristrettezza delle loro risorse
finanziarie; però si è data una risposta con il d.lgs. 267 del 2000 con riferimento alle “Città
metropolitane” che rappresenta una nuova forma delle autonomie locali. Anche se il
problema riguarda gli stessi Stati, ormai insufficienti a soddisfare interessi di natura extra
territoriale diventare “comunità regionali”.

2. Lo stato-istituzione e la sua evoluzione storica.


Non tutti gli Stati sono delle società politiche perfette e infatti è estremamente difficile che un
ordinamento garantisca la partecipazione effettiva di tutte le componenti sociali al governo
dello Stato, la composizione dei contrasti fra i gruppi e la selezione obiettiva degli interessi.
L’organizzazione di uno Stato potrebbe diventare anche uno strumento per perseguire fini
non generali, ma di una classe o di un partito.
La locuzione “forma di Stato” indica il tipo di rapporto che si instaura tra governanti e
governati, “tra chi detiene il potere e coloro che ne rimangono assoggettati e il modo di
realizzarsi della correlazione tra autorità e libertà” (MORTATI).
Stato feudale: Non esiste una demarcazione fra diritto pubblico e privato. Il territorio è
patrimonio del sovrano e dei vari feudatari; il sovrano impersona l’unità dei rapporti di
vassallaggio. Non esiste un interesse generale perché non vi è un popolo e una volontà
generale ma tante società particolari.
Stato assoluto: Contrapposto al particolarismo feudale, impone un accentramento del potere.
Viene creato un apparato autoritario, con al vertice il monarca fonte di ogni altro potere
politico. Egli assorbe tutte le componenti dello Stato feudale, ma tutela gli interessi di una
società in cui si fanno valere alcuni diritti dei singoli verso lo Stato.
Stato di polizia: forma razionalizzata dello Stato assoluto. Tende a promuovere il benessere
dei sudditi e la loro felicità (il termine polizia va ricollegato a Polis e allo ius politiae proprio
dei sovrani medievali). Il sovrano ritiene che sia un suo compito assicurare la felicità e il
benessere dei governati, i cui diritti sono tutelati verso lo Stato limitatamente al campo
patrimoniale.
Stato moderno o di diritto: è fondato sui principi contenuti nei Bills of Rights che i coloni
inglesi anteposero alle costituzioni del 1776 proclamando l’indipendenza dalla madrepatria e
nella “dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789. Lo Stato assume come
propri i princìpi dell’eguaglianza formale, della tutela dei diritti fondamentali, dell’autorità
legittimata dal consenso dei governati e si dà delle costituzioni scritte che proclamano detti
princìpi. Tutti i pubblici poteri sono soggetti alle norme giuridiche. Tuttavia, questa prima
incarnazione dello Stato di diritto appare come una dittatura della borghesia, perché esclude
dalla partecipazione al governo chi non facesse parte di tale classe. Quindi la sfera di interessi
risulta settoriale, e l’interesse generale è espresso non dalla collettività ma da chi detiene il
potere. L’evoluzione di questo Stato si ha con la progressiva estensione del suffragio e della
costituzione dei partiti di massa.
Lo Stato socialista e lo Stato autoritario: il primo attribuisce tutto il potere ai lavoratori
delle città e delle campagne, il secondo esalta la collettività nazionale rendendo necessaria la
figura di un capo carismatico che la rappresenti e la guidi.
Stato sociale: si caratterizza per l’azione dei pubblici poteri che promuove il benessere dei
cittadini (Welfare State) attraverso un intervento programmato nelle attività economico-
sociali e nel campo della protezione sociale. Fa leva su un’equa distribuzione dei redditi,
presupposto per un’eguaglianza sostanziale, e sulla costituzionalizzazione dei diritti sociali.
Ultima forma di Stato è lo Stato socialista o del socialismo reale. Esso si ispira alla dottrina
marxista-leninista e programma la collettivizzazione dei mezzi di produzione, l’esistenza di
un partito unico (comunista) e la prevalenza di un’eguaglianza sostanziale rispetto alle libertà
civili e politiche. È presente oggi nella Repubblica popolare cinese, nella Corea del Nord,
Cuba nel Vietnam e nel Laos.

3. Stati unitari e Stati composti


Lo Stato è unitario quando il potere sovrano è attribuito ad un unico ente, lo Stato è composto
quando detto potere è suddiviso fra uno Stato centrale e altri enti che hanno la caratteristica di
Stati. Si tratta di modi di essere dello Stato da ricondurre alle forme già esaminate. Il modello
più diffuso è quello dello Stato federale in cui più Stati, pur conservando la loro identità, si
uniscono per formare un ordinamento statale sovrapposto (Stato centrale) al quale
conferiscono determinati poteri sovrani negli ambiti delle relazioni internazionali, delle forze
armate, delle comunicazioni e dello sviluppo economico; oppure quando uno Stato unitario si
trasforma in federale. In questo secondo caso, il rapporto tra lo Stato centrale e i cosiddetti
Stati membri vedono lo Stato centrale in una posizione di supremazia che si rafforza e trova
la sua motivazione nella compressione degli Stati membri a vantaggio dei poteri dello Stato
centrale. Stati federali sono gli Stati Uniti d’America, la Germania, la Svizzera, l’Argentina,
il Brasile, l’Austria e la Russia.

4. Stati accentrati e Stati decentrati


A sua volta lo Stato unitario si trasforma da Stato accentrato in uno Stato decentrato in cui
vengono potenziate e garantite le preesistenti autonomie locali, ma si attua una forma di
decentramento più intensa attraverso la creazione di un ente, la regione, al quale vengono
conferite la potestà di legiferare in diverse materie e la potestà amministrativa. Tale forma di
Stato viene definita come Stato regionale.
Il decentramento può andare da un massimo (Stato federale) ad una forma intermedia (Stati
regionali) fino ad un minimo (Stati che concedono ristretti ambiti di autonomia ai minori enti
territoriali). Da questa forma di decentramento istituzionale, va distinto il decentramento
organico o burocratico, che si ha quando la funzione amministrativa viene distribuita fra
organi centrali e periferici, assegnando a questi ultimi un potere decisionale sulle questioni
locali. In caso contrario lo Stato-soggetto continuerà ad essere accentrato e si potrà parlare di
“deconcentrazione”. Nel tipo di decentramento burocratico, se gli organi periferici vengono
formati con la partecipazione delle popolazioni locali si avrà l’autogoverno (Gran Bretagna).
La Costituzione, all’art.5, impegna il legislatore a riconoscere le autonomie locali ma anche
ad attuare nei servizi il più ampio decentramento amministrativo, cioè quello organico.

5. Le unioni di Stati
Più Stati possono unirsi fra loro, conservando la loro sovranità, per dar vita ad una unione di
Stati. La più importante è l’organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), i cui organi principali
sono l’Assemblea, il Consiglio di Sicurezza (composto da 15 membri di cui cinque
permanenti, USA, Russia, Repubblica popolare cinese, Gran Bretagna, Francia), il
Segretariato generale, il Consiglio economico e sociale e la Corte internazionale di giustizia.
L’ONU persegue i fini del mantenimento della sicurezza internazionale, il rispetto dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali e della collaborazione fra gli Stati. Altre unioni di
rilievo sono le unioni politico-economiche regionali tra cui si ricorda il Consiglio d’Europa,
la Comunità europea del carbone dell’acciaio, l’Unione europea, la Comunità europea
dell’energia atomica. Tali organizzazioni sovranazionali sono caratterizzate da una parziale
limitazione di sovranità degli Stati aderenti si sostanzia nell’efficacia diretta di alcuni atti
all’interno degli ordinamenti interni.
6. Trattato di Maastricht (1992)
È stato firmato il 7 febbraio del 1992 dagli Stati aderenti alla CEE, Con la previsione di un
mercato unico, di un’Unione economica e monetaria e di una vera cittadinanza europea. In
Merito all’ordinamento italiano, vi sono dubbi sulla compatibilità di singole clausole con
alcune disposizioni costituzionali. È prevalsa la tesi che l’art. 11 copre l’immissione
nell’ordinamento delle disposizioni del Trattato non compatibili con la Costituzione.
Particolare rilievo ha assunto l’elezione a suffragio universale e diretto dei membri
dell’Assemblea parlamentare: il significato diretto è quello del superamento del criterio di
rappresentanza di secondo grado. Un’assemblea che rappresenti in via diretta i popoli degli
Stati associati e le cui elezioni dovrebbero essere sempre precedute dall’impegno dei partiti e
dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui problemi degli Stati aderenti all'Unione
costituirebbe un passo avanti verso l’unificazione dell’Europa. Nel corso del tempo si è
assistito ad una graduale erosione di potere a favore dell’organo rappresentativo ed a
discapito del Consiglio dell’Unione europea. Negli anni precedenti il Parlamento veniva solo
consultato sul progetto di bilancio, a partire dal 1970 gli si è riconosciuto il diritto di
emendamento nella parte del progetto relativa alle spese facoltative, mentre per le spese
obbligatorie si pronunzia in ultimo il Consiglio. È stato riconosciuto all’assemblea il diritto di
respingere in toto il progetto di bilancio presentato dal Consiglio, arma di una certa rilevanza.
Ulteriori poteri sono stati attribuiti dalle modificazioni apportate ai vari Trattati e, da ultimo,
dal Trattato di Lisbona.

7. Trattato di Amsterdam (1997)


Le novità più rilevanti sono: a) l’enunciazione di alcuni principi essenziali (democraticità,
tutela dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali) la cui violazione può portare a gravi
sanzioni a carico degli Stati; b) ampliamento dei poteri del Parlamento nel processo di
formazione delle normative comunitarie; c) indicazione della prospettiva di rendere uniforme
l’elezione dei membri del Parlamento europeo; d) possibilità di raccordo del Parlamento
europeo con il Comitato delle regioni e con i parlamenti nazionali; e) il potere del Parlamento
di approvare la nomina il Presidente della commissione; f) l’attribuzione al segretario
generale del Consiglio della funzione di Alto rappresentante per la politica estera; G)
l’importanza centrale del tema dell’occupazione e la prospettazione di coordinamento delle
politiche nazionali.

8. Trattato di Nizza (2001)


Modifiche rilevanti: a) la Commissione è composta da un solo Commissario per ogni Stato;
b) i poteri del Presidente della Commissione sono rafforzati; c) il Presidente e i membri della
Commissione sono eletti dal Consiglio a maggioranza qualificata dopo l’approvazione del
Parlamento; d) aumentano le materie in cui il Consiglio dei ministri decide a maggioranza
qualificata; e) il numero dei parlamentari europei aumenta da 626 a 732; f) nuovo metodo per
ponderare i voti spettanti ai singoli Stati.
9. Trattato costituzionale e Trattato di Lisbona (2007)
Il Trattato di Lisbona ha modificato il trattato istitutivo dell’Unione europea e il Trattato
istitutivo della Comunità europea.
Modifiche rilevanti: a) rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo; b) verifica più
efficace dell’applicazione del principio di sussidiarietà; c) introduzione della “iniziativa dei
cittadini”, in base alla quale un milione di cittadini dell’Unione può invitare la Commissione
a presentare una proposta; d) distinzione delle competenze per categorie tra l’Unione e gli
Stati membri; e) riconoscimento delle facoltà degli Stati di recedere dall’Unione; f)
estensione a nuovi oggetti del voto a maggioranza qualificata. In particolare, il raggiunge
quando una deliberazione è approvato da almeno il 55% di Stati membri che rappresentino
almeno il 65% della popolazione dell’Unione; g) introduzione del Presidente del Consiglio
europeo; h) validità ed efficacia giuridica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
europea approvata a Nizza nel 2000; i) istituzione dell’Alto rappresentante dell’Unione per
gli affari esteri e la politica di sicurezza; l) conferimento all’Unione della personalità
giuridica unica.
10. La confederazione di Stati
Esistono unioni fra Stati che promuovono la difesa comune verso l’esterno. Fra queste: la
Nato, la lega degli Stati arabi, l’unione europea occidentale. Una forma particolare è la
confederazione di Stati costituita da Stati che conservano la loro sovranità e si associano per
provvedere alla difesa verso l’esterno e assicurare la libertà dei Trattati e degli scambi.
11. Gli elementi costitutivi dello Stato-istituzione: osservazioni generali
Tali elementi sono l’originalità, la territorialità, la natura dei fini e la preminenza. Tuttavia, lo
Stato contemporaneo non si edifica più nel modello astratto, in quanto esso è stato modificato
dalla realtà giuridica e di fatto in cui si svolge la sua azione. Lo Stato da un lato estende i suoi
interventi a campi sempre più vasti, e dall’altro lato acconsente a limitazioni esterne della sua
sovranità o è costretto a subirle. Si ricordino l’art. 11 Cost. secondo cui l’Italia, in condizioni
di parità con gli altri Stati, consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni. L’adesione dell’Italia alle organizzazioni
sovranazionali comporta la limitazione della sovranità in relazione alla funzione normativa,
alla funzione esecutiva e giurisdizionale. È stato osservato che in realtà il sorgere delle
Comunità europee ha dato vita ad un fenomeno di integrazione.
L’ambito spaziale nel quale lo Stato può svolgere la sua azione è esteso oltre i limiti
tradizionali e comprende lo spazio ultra-atmosferico o cosmico degli altri corpi celesti.
Occorre osservare che lo spazio atmosferico non appartiene ad alcuno Stato e non può essere
oggetto di appropriazione nazionale mediante alcuna programmazione. Il territorio, come
elemento essenziale, è costituito da quella parte del globo sulla quale lo Stato è legittimato ad
esercitare la sua sovranità. In riferimento sempre ai mutamenti, lo Stato non persegue più
soltanto fini generali, ma anche fini settoriali, propri di una parte della collettività, che sono
pubblici ma non generali. Si pensi alla programmazione delle attività economiche e sociali a
fini anche settoriali.
12. I singoli elementi costitutivi dello Stato: a) il territorio
a) il territorio è costituito dalla terraferma dalle acque interne comprese entro i confini dello
spazio aereo sovrastante, dal sottosuolo e da quel tratto di mare adiacente alle coste
denominata mare territoriale. I confini possono essere naturali (la catena delle Alpi) oppure
artificiali quando la linea di confine è fissata da opere dell’uomo (una strada). Nel caso di
confini naturali la linea di confine: a) se si tratta di una catena di montagne e data dalla linea
che congiunge le vette più alte; b) se due Stati sono divisi da un fiume navigabili coincide
con la linea della corrente più forte e più alta (linea Talweg); se non è navigabile, con la linea
mediana del medesimo; c) nei laghi è data dalla retta che unisce i punti terminali del tuo
confine in terraferma
L’estensione del mare territoriale va da un minimo di tre miglia ad un massimo di 12/15
miglia marine a partire dalla linea più bassa della marea e seguendo l’andamento delle coste.
Il codice italiano della navigazione fissa l’estensione a 12 miglia.
Con riguardo la piattaforma continentale, le Nazioni Unite hanno stabilito che lo Stato
rivierasco esercita diritti sovrani dell’utilizzazione della stessa. L’articolo 241 del Codice
penale fa rientrare fra i delitti contro la personalità dello Stato l’attentato all’integrità
territoriale dello stesso e dal principio di diritto internazionale secondo cui in caso di
occupazione nemica, lo Stato continua ad esistere nei suoi elementi costitutivi fino alla sua
totale scomparsa.
Aldilà del mare territoriale si estende il mare libero.
Un concetto fondamentale è quello dell’extra territorialità, una finzione giuridica secondo cui
le navi e gli aeromobili militari che si trovano in acque territoriali e un altro Stato, sono
assoggettati alle leggi dello Stato nel quale battono bandiera. A norma dell’articolo cinque del
codice della navigazione, gli atti e i fatti compiuti a bordo di una nave o di un aeromobile nel
corso della navigazione il nuovo spazio soggetto alla sovranità di un altro Stato nazionale
della nave o dell’aeromobile in tutti i casi nei quali dovrebbe la legge del luogo dove l’atto è
compiuto il fatto è avvenuto; invece, le navi e gli aeromobili italiani sono considerati come
territorio dello Stato salvo che siano soggetti a una legge straniera. Navi italiane in alto mare
e gli aeromobili italiani in un luogo non soggetto ad alcuna sovranità, sono territorio italiano.
L’immunità territoriale sia quando la porzione del territorio dello Stato risulta parzialmente
immune dalla potestà di imperio dello Stato. I casi più frequenti sono le sedi delle
rappresentanze diplomatiche straniere e ogni luogo in cui risiede la gente diplomatico
(camera d’albergo); in questi luoghi lo Stato non può esercitare la sua potestà di imperio.
Va distinto il territorio inteso come possedimenti, che non entra a far parte dello Stato,
cosicché la sua perdita o riduzione non valgono a mutarne l’essenza.
Lo Stato sul territorio rientra nella categoria dei diritti sugli elementi possibili della propria
persona e non nella categoria dei diritti reali, che presuppone invece un oggetto distinto dal
suo titolare. La Repubblica è costituita da comuni, province, città metropolitane, regioni e
dallo Stato che sono detti territoriali il senso del territorio rappresenta una condizione
essenziale per la loro esistenza giuridica, a differenza di quelli non territoriali.
Infine, determinate parti del territorio (beni demaniali e patrimoniali), sono di proprietà dello
Stato e a norma dell’articolo 322 Codice civile, il lido del mare, le spiagge, le rade e i porti, i
fiumi, i torrenti, i laghi appartengono necessariamente allo Stato.

13. b) il popolo
Popolo sta a designare la comunità di tutti coloro i quali l’ordinamento giuridico statale
assegna lo status di cittadino dallo status derivano delle situazioni giuridiche attive e passive
che valgono a porre dei cittadini in relazione con l’apparato autoritario; laddove i non
cittadini (stranieri, apolidi) sono esclusi dal godimento di alcuni diritti e non sono sottoposti
all’osservanza di alcuni doveri. Per esempio, si pensi alle norme contenute costituzione che
riservano solo ai cittadini un trattamento giuridico che ne assicuri la pari dignità sociale
diritto il lavoro e la libertà di circolazione e tanti altri diritti; allo stesso modo alcuni doveri
sono propri solo dei cittadini, il dovere di lavorare, di difendere la patria e tanti altri.
Presupposto per l’acquisto della qualità di cittadino è la comunanza di interessi materiali e
spirituali, interessi necessitano di una loro forma giuridica e di un ordinamento di un ambito
spaziale di riferimento. Il popolo è da intendere come collettività di lui, considerata in sé e
per sé nel suo complesso, che non viene meno e non muta con l’incessante mutarsi dei suoi
componenti (Romano) E perché si sia fermato il popolo assume il carattere di elemento
quando si guarda il complesso delle persone fisiche che lo compongono e alla loro continuità
storica (MORTATI). Uno Stato esiste fino a quando vi sia l’idem sentire de Repubblica, cioè
un vincolo che lo faccia sentire partecipi della comunità.
E cittadino per nascita: a) il figlio di padre o madre cittadini; B) chi è nato nel territorio della
Repubblica se genitori sono ignoti o apolidi, oppure se il figlio non segue la cittadinanza dei
genitori secondo legge dello Stato a cui appartengono. E cittadini italiano per nascita il figlio
di ignoti trovato nel territorio della Repubblica. Altri casi di cittadinanza riguardano il minore
straniero adottato da cittadino italiano, coniuge straniero o apolide di cittadino italiano.
A norma dell’articolo 22 della costituzione nessuno può essere privato per motivi politici
della cittadinanza. Lo straniero o l’apolide può avere concessa la cittadinanza con il decreto
del presidente della Repubblica.
Grazie al processo di integrazione europea e alla creazione di organi sovranazionali, si
ricordano le disposizioni dell’Unione Europea relative all’abolizione di qualsiasi
discriminazione fondata sulla cittadinanza per quanto riguarda l’impiego, la retribuzione delle
condizioni di lavoro e si è affermata la soppressione delle restrizioni alla libertà di
stabilimento dei cittadini di uno Stato membro nel territorio di un altro Stato (diritto di
stabilimento) e
l’assimilazione degli stranieri ai cittadini. La cittadinanza europea spetta a chiunque abbia la
cittadinanza di uno Stato membro.
Il popolo è una figura giuridica soggettiva, priva di personalità giuridica. La ragione è la
sovranità, nel massimo potere di governo che esercita nelle forme nei limiti della
costituzione. Va distinto il concetto di popolazione dello Stato con cui si indica il complesso
di tutti coloro che risiedono stabilmente sul territorio dello Stato e sono sottoposti alle sue
leggi.
Stranieri sono i cittadini di un altro Stato. In Italia essi sono titolari di situazioni giuridiche
attive passive sotto la “la condizione di reciprocità “con il trattamento riservato al loro stato
di appartenenza ai cittadini italiani. Apolidi sono coloro che non hanno la cittadinanza di
alcuno Stato e sono sottoposti alle leggi dello Stato
La nazione designa l’entità etnico sociale caratterizzata dalla comunione di razza, di lingua,
di cultura, di costumi, di tradizioni, di religione tra loro che la compongono. Tale entità
preesiste allo Stato e ne costituisce una delle basi sociologiche. Per questo esistono Stati cui
cittadini appartengono a più nazioni (Stati plurinazionali). Si pensi alla Jugoslavia e all’Urss e
oggi alla Gran Bretagna, al Belgio e alla Spagna. In Svizzera il processo di assimilazione fra
le varie nazioni è arrivato ad uno stadio abbastanza avanzato per cui si può ormai parlare di
una nazione svizzera. In Italia c’è una sostanziale coincidenza tra il concetto di nazione e
quello di popolo.

14. c) la sovranità
Il primo luogo la sovranità caratterizza l’ordinamento giuridico dello Stato con l’originario ed
indipendente. Inoltre, la sovranità si identifica con la supremazia dell’ordinamento statale
rispetto ad altri ordinamenti minori. Questi due attributi prendono l’ordinamento italiano
supremo nel senso che trova in sé la forza qua attiva e la capacità per mediare gli interessi in
conflitto e per far osservare gli atti dell’autorità. Sia dello Stato si concreta negli atti tipici
Zatti attraverso cui viene esercitato il comando il fatto è la supremazia. Questi atti sono la
legge, l’atto amministrativo e la sentenza. L’autorità dello Stato si oggettivizza in atti formali
cui ordinamento attribuisce efficacia (la forza della legge, l’esecutorietà dell’atto
amministrativo, la cosa giudicata della sentenza definitiva).
Perciò che riguarda la spettanza della sovranità, si ricordano alcune teorie che determinano il
soggetto e la fonte della sovranità. La teoria teocratica individua nella volontà di Dio la fonte
prima di ogni autorità. Nella civiltà medievale il re viene considerato un vice di Cristo e il suo
potere deriva da Dio. La teoria della sovranità popolare fa risalire la fonte dell’autorità alla
volontà popolare. La teoria della sovranità nazionale vede la nazione quasi un’entità
metafisica, distinta dal popolo, la cui volontà viene interpretata dai rappresentanti al
parlamento. Inoltre, la dottrina nazionalsocialista vorrebbe collegare il Fuhrer alla volontà
popolare poiché il Fuhrer possedeva lo spirito del popolo e la sua volontà, per cui lo so
autorità derivava dal popolo e lo Stato era uno Stato popolare. Guardando al profilo
sostanziale, la sovranità va riconosciuta a quella persona vivente, quel complesso di persone a
cui l’ordinamento giuridico conferisca istituzionalmente il potere supremo di decidere per lo
Stato. La domanda a cui bisogna rispondere è: il popolo nel nostro ordinamento è la fonte
politica della suprema potestà di governo o il popolo e non soltanto è titolare formale ma
anche quello effettivo del potere sovrano? Si può affermare che la nostra costituzione ha
voluto garantire che la nostra società si realizzi e che la democrazia non si risolva in una
vuota formula bensì divenga un metodo giuridico di governare lo Stato. Temporanea la
sovranità diventa oggettiva, connotato di un sistema di valori che dà forza storica alle
istituzioni previste da una costituzione positiva.
15. Stato-istituzione; Stato apparato; comunità statale.
Il concetto di Stato istituzione indica uno dei tanti corpi sociali organizzati o istituzioni con
elementi caratteristici che individuano l’ordinamento giuridico statale come comprensivo di
tutti gli ordinamenti particolari ad essi sovraordinato.
Significato il termine Stato designa l’apparato autoritario, cioè quel complesso di autorità cui
l’ordinamento attribuisce formalmente il potere di emanare e applicare le norme e i comandi
mediante i quali lo Stato fa valere la sua supremazia. Lo Stato apparato nel nostro
ordinamento è una persona giuridica, titolare di situazioni attive e passive, infatti l’articolo 28
dispone che i funzionari e dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili degli atti
compiuti e la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici. In altri
ordinamenti invece, che costituisce un’eccezione, lo Stato apparato non è una persona
giuridica, come nell’ordinamento inglese e nell’ordinamento dello Stato Città del Vaticano.
Dallo Stato apparato ma non distinti tutti gli altri soggetti sottoposti all’sua supremazia
definiti in toto governati, rispetto ai governanti. Questo insieme di soggetti, viene definito
Stato comunità. Anche se, a riguardo, parleremo di una comunità statale che esiste come una
realtà sociale, caratterizzata dalla varietà e dalla contrapposizione dialettica delle sue parti e
dei valori che trovano la loro composizione nel principio ordinatore. La comunità statale,
intesa come società civile, partecipa anche alla formazione del comando o in alcuni casi lo
dispone direttamente, in un processo continuo di integrazione della sfera dell’autorità. I
concetti società politica e società civile sono sempre coesistite e continueranno a coesistere,
regolando i loro rapporti seconda delle ideologie delle forze politiche. Con l’avvento dello
Stato moderno, È iniziata una forma di evoluzione storica che tende a far partecipare alla
formazione dei comandi un numero sempre maggiore di governati. Il governo di questo divo
tende ad esaltare le singole componenti della comunità statale ne garantisce l’effettiva
partecipazione al governo: si ricordi l’art. 2 della Costituzione e il decentramento
dell’autorità su base territoriale e alle società intermedie. La comunità statale costituisce
un’entità non omogenea che non può essere ricondotta allo Stato istituzione. La comunità
statale è una realtà sociale in continua trasformazione, composta da cittadini e nonna, da
individui e dei gruppi sociali preesistenti o pure da questo creati. I rapporti fra la comunità
statale lo Stato apparato si realizzano con la partecipazione alla formazione degli atti in cui si
esprime l’autorità dello Stato, partecipazione che non sempre acquista natura sostanziale.

16. Lo stato-apparato e la sua organizzazione: a) le funzioni dello Stato


L’organizzazione e i modi di svolgimento delle attività di governo devono essere sottoposte
al diritto. Ogni istituzione alle sue leggi, i suoi atti di amministrazione, le sue sentenze
dichiarativa, costitutiva, di condanna. L’attività complessiva diretta alla produzione degli atti
dell’autorità viene definita funzione, nel senso di attività organizzata e preordinata al
conseguimento di uno scopo. Per esempio, ex art. 70 la funzione legislativa è esercitata
collettivamente dalle due camere. oltre che allo Stato le funzioni sono attribuite anche alle
regioni, le province e ai comuni. Tale apparato autoritario emana atti normativi e di
amministrazione che posseggono la stessa forza degli atti statali. Tale decentramento prende
il nome di autonomia (funzione normativa) e di autarchia (funzione amministrativa). Però si
sostiene che la legge menzionata all’Art. 108 non può che essere la legge statale; viene
escluso dal decentramento tutto il settore giudiziario. Accanto alle tre funzioni se ne ricordi
una quarta, quella di indirizzo politico che risponde all’esigenza della distribuzione dei vari
compiti tra molteplici organi autonomi e il loro esercizio nella successione del tempo,
distribuzione preceduta da un momento di impulso unitario e di coordinazione affinché essi si
svolgano in modo armonico per tutto il periodo necessario. La direzione politica dello Stato
implica la determinazione dei fini ma anche la funzionalizzazione della volontà dei
governanti e la predisposizione degli strumenti giuridici e dei mezzi materiali per il suo
svolgimento. Di queste tre fasi, solo la prima si svolge con atti non riconducibili alle tre
funzioni, le altre due fasi si svolgono attraverso atti che costituiscono esercizio della funzione
normativa o della funzione amministrativa. Più che è una funzione, si tratta di un’attività di
indirizzo intesa come una sequela di atti incidenti sulla realtà giuridica diretti al
conseguimento dei fini in funzione dei quali viene attribuita al sistema normativo una
determinata situazione soggettiva.
Si può parlare di un’autonoma funzione presidenziale con riguardo al presidente della
Repubblica, bensì soltanto di poteri di impulso, di iniziativa e di controllo sulla direzione
politica dello Stato esercizio delle funzioni da parte della maggioranza. Il capo dello Stato è
un organo neutro, imparziale, rappresentante dell’unità nazionale ed è legittimato ad
intervenire per risolvere eventuali conflitti fra il governo e il parlamento.

Secondo il Mortati, la forma di governo è il modo in cui le funzioni dello Stato sono
distribuite e organizzate tra i diversi organi costituzionali, con particolare riguardo all’attività
di indirizzo politico e ai suoi modi di svolgimento.
Esistono 3 forme di governo dello Stato contemporaneo:
1. La forma di governo parlamentare è sorto in Inghilterra nel corso del XVIII secolo Europa
continentale assumendo connotazioni diverse. Non esiste un tipo di governo parlamentare
quante sono state le sue concrete realizzazioni. Vi è una caratteristica comune ai vari tipi e
distingue questa forma di governo dalle altre: il rapporto fiduciario tra le camere e il governo
per cui quest’ultima deve ottenere e mantenere la fiducia delle camere per poter svolgere la
sua attività di indirizzo politico, Quindi si avrà: a) l’attribuzione al parlamento di un potere di
controllo sull’attività del governo, potendo egli far valere la responsabilità politica del
governo con il voto di sfiducia; B) l’obbligo del governo di dimettersi in seguito al voto di
sfiducia, venuto meno il rapporto con le camere. Tale forma di governo richiede
un’applicazione del principio della separazione dei poteri, in ragione della dello Stato.
2. La forma di governo presidenziale (Stati Uniti d’America) attua una separazione dei poteri
relativamente rigida. Prevede che le funzioni esecutiva e di indirizzo politico (capo dello
Stato e amministrazione), legislativa (assemblee elettive) e giurisdizionale (magistrati) siano
svolte senza interferenze da parte di organi di poteri diversi. USA infatti nessun rapporto lega
il capo dello Stato e l’esecutivo alle camere, sia perché il presidente è eletto dal popolo, sia
perché i segretari di Stato sono scelti dal presidente e non sono responsabili davanti al
congresso ma davanti al presidente stesso. Politico è determinato dal capo dello Stato, i
segretari sono solo coadiutori. Le camere hanno ingerenza diretta nella determinazione
dell’indirizzo politico solo per determinati atti, per i quali è richiesto l’intervento di ambedue
o del solo Senato. Il congresso non può far cadere il presidente, tranne che risulti colpevole di
tradimento, di confusione o altri reati (impeachment); di converso, il presidente non può
sciogliere le camere. Il congresso può condizionare l’indirizzo politico presidenziale
attraverso la manovra finanziaria, ad esempio riducendo lo stanziamento dei fondi necessari.
Il presidente può porre il veto all’entrata in vigore delle leggi, che può essere però superato
con la maggioranza dei due terzi del congresso. Nel tempo, il congresso ha accentuato il suo
potere di controllo verso le amministrazioni federali avvalendosi di commissioni permanenti
e commissioni di inchiesta, contravvenendo in questo modo alla separazione dei poteri.
3. La forma di governo direttoriale prevede un organo collegiale eletto per quattro anni dalle
camere riunite in assemblea federale, al quale affidata la suprema autorità di governo. Il
presidente della confederazione eletto fra i membri del consiglio per un anno. Le funzioni di
governo sono svolte dai componenti del governo federale, per cui il potere esecutivo è quasi
una emanazione diretta del potere legislativo. Teoria non si instaura un rapporto di fiducia,
cosicché il consiglio rimane in carica quattro anni, quale che sia il successivo orientamento
politico delle assemblee.
La forma di governo francese, pur presentando elementi di quella parlamentare, accentua ed
esalta i poteri del presidente della Repubblica, un monarca repubblicano; essa costituisce un
tipo a sestante e si caratterizza come semi presidenziale o come una forma di governo
parlamentare a tendenza presidenziale.
La forma di governo parlamentare È stata soggetta, attraverso le trascrizioni per iscritto, alla
razionalizzazione. L’ultimo tipo, detto assembleare, prevede la nomina del governo da parte
dell’assemblea, la limitazione dei poteri del capo dello Stato, l’estensione del controllo
parlamentare, l’esclusione dello scioglimento anticipato delle camere, in largo ricorso di Siri
di democrazia diretta come il referendum. È vero Che la forma di governo parlamentare, e
per il suo rapporto fiduciario tra assemblea il governo a fare non più in grado di assicurare
nello stato contemporaneo una effettiva partecipazione dei governati alla direzione politica
dello Stato; sono state introdotte altre dirette forme di partecipazione, come il riconoscimento
del ruolo svolto dei partiti dei sindacati e delle società intermedie, le libertà positive secondo
uno schema pluralista.
Un cenno a parte merita la forma di governo di gabinetto, che rientra tra le forme di governo
parlamentari. Essa prevede la preminenza segnato dal gabinetto, costituito dai ministri più
qualificati, com’è il cancelliere dello scacchiere, e al suo vertice il Primo Ministro che è allo
stesso tempo leader del partito che ha vinto elezioni. Il rafforzamento dell’esecutivo, tipico di
questa forma di governo, può conciliarsi con i valori democratici della Gran Bretagna che
appare politicamente più di altri Stati europei. Gli Stati socialisti, che si spirano alla ideologia
marxista-leninista, hanno invece adottato forme differenziate, a seconda Che si trovassero in
una fase di transizione verso la realizzazione del comunismo, oppure mantenessero alcuni
elementi delle forme di governo occidentali. Un altro criterio di classificazione delle forme di
governo si fonda sul carattere rappresentativo o meno del capo dello Stato. Nel primo caso si
ha la Repubblica, nel secondo la monarchia, tuttavia possono esistere Stati monarchici con
governo parlamentare, Stati repubblicani con governo presidenziale o parlamentare o
direttoriale. Questione sostanziale sulle forme di governo, è capire chi detiene il potere di
direzione politica. Chiamo forme di governo a partito unico o a pluralità di partiti, dicendo
che il partito unico è di regola espressione di una sola classe sociale, assume la titolarità degli
organi di indirizzo politico; mentre la pluralità di partiti esprime un pluralismo sociale ma
non esclude però che il potere venga assunto da una sola classe sociale. In Italia assistiamo
allo spostamento del potere della direzione politica del parlamento ai partiti politici. Perciò, la
forma di governo parlamentare accentua il peso del partito politico, dei suoi dirigenti o del
suo leader, e si atteggia in base gli interessi che riescono a prevalere.

Sezione II - L’organizzazione e gli atti dei pubblici poteri


18. Il principio della separazione dei poteri e le interferenze funzionali
Poiché ciascuna funzione è affidata ad un organo o ad un gruppo di organi, alla distinzione
delle funzioni corrisponde alla distinzione degli organi in legislativi, amministrativi e
giurisdizionali. L’autorità, il potere dello Stato, viene suddiviso per garantire che esso non
venga più esercitato in maniera arbitraria. Il principio della separazione dei poteri, teorizzato
da Locke e da Montesquieu va letto in questa chiave, nel senso di un potere come figura
organizzatoria composta da uno o più organi fra loro collegati ai quali l’ordinamento
attribuisce l’esercizio di una frazione dell’autorità. Il principio così inteso e accolto nella
nostra costituzione si limita ad indicare secondo un criterio di prevalenza che all’organo
parlamento viene attribuita la funzione legislativa, al governo e agli organi adesso collegati la
funzione amministrativa, ai magistrati ordinari la funzione giurisdizionale; la stessa funzione
può essere esercitata da organi diversi da quelli a cui è stata istituzionalmente attribuita (c.d.
interferenze funzionali). Il collegamento fra funzione e organi che esercitano, non ha valore
assoluto.
Avremo un potere legislativo costituito da due camere; un potere esecutivo costituito dal
governo e dagli organi adesso dipendenti; un potere giudiziario costituito dalla magistratura
ordinaria. Ogni potere emani propri atti con una forma tipica: quella della legge formale
(legislativo), il decreto (esecutivo) e della sentenza (giudiziario). Con la funzione legislativa
lo Stato pone le norme costitutive dell’ordinamento; la funzione amministrativa lo Stato
svolge un’attività effettiva e concreta per il soddisfacimento dei suoi fini; con la funzione
giurisdizionale lo Stato accerta la volontà normativa da far valere in caso concreto,
interpretando la legge o applicando le sanzioni previste.
Le funzioni legislative amministrative vengono suddivise tra lo Stato apparato e le regioni,
secondo una ripartizione verticale all’interno della quale poi le funzioni vengono ripartite
orizzontalmente fra i vari organi. Tuttavia, se ogni potere esercitasse la funzione propria, non
verrebbe realizzata la coordinazione tra i vari poteri, date le ineliminabili interferenze tra le
funzioni e la necessità che un potere ponga in essere atti diversi da quelli propri. Cestari
quindi gli spostamenti di competenza per assicurare un ordinato svolgimento delle funzioni
statali. Oppure si attribuisce l’esercizio di una funzione ad un organo che non rientra nei
poteri tradizionali, come nel caso della Corte costituzionale detentrice della funzione
giurisdizionale.
Le interferenze funzioni si possono così ordinare:
A) il potere legislativo svolge sia funzioni materialmente amministrative (nomina dei
dipendenti delle camere) sia funzioni materialmente giurisdizionali (giudizio sulle elezioni
contestate dei membri delle camere). Esso inoltre svolge un’attività di direzione politica. Tale
attività va riferita alla posizione di organi di indirizzo politico propria delle due camere
esercitata attraverso le leggi di indirizzo politico e procedure di controllo del rapporto
fiduciario con il governo. Le camere sono chiamate ad eleggere tutti o parte dei componenti
alcuni organi costituzionali (il presidente la Repubblica, cinque giudici costituzionali, un
terzo dei componenti il consiglio superiore della magistratura);
B) il potere esecutivo svolge funzioni materialmente legislative quando emana atti contenenti
norme giuridiche che possono avere un’efficacia inferiore alla legge formale (regolamenti) o
uguale (decreti-legge e decreti legislativi). Gli organi della giurisdizione amministrativa
ordinaria speciale (Consiglio di Stato, la Corte dei conti) non appartenendo formalmente al
potere, sono collegati al governo per la loro composizione, anche se tendono ad accentuarne
il distacco.
C) il potere giudiziario svolge funzioni materialmente amministrative con provvedimenti
rientranti nella “volontaria giurisdizione” (autorizzazione ad acquistare i beni dei minori),
mentre nel nostro ordinamento ai magistrati è precluso di creare la norma da applicare, cioè
di svolgere funzioni materialmente legislative.

19. Gli organi e la loro classificazione


Nell’accezione più semplice, l’organo si indica la persona fisica che vuole e agisce per la
persona giuridica (il signor X, sindaco di Torino). In un’accezione più ampia l’organo risulta
costituito, oltre che dalla persona fisica, anche dalla sfera di competenza (determinata per
materia, per territorio o per grado) attribuita dall’ordinamento all’organo stesso e dai mezzi
materiali e dalla struttura organizzativa di cui l’organo si avvale. Nel caso dell’organo
prefetto, si comprende questa figura sia la persona fisica del prefetto sia la sfera di
competenza che le leggi e lo Stato assegna al prefetto, sia i mezzi materiali e la struttura
organizzativa posti a disposizione dell’organo. Così l’organo è il succedersi delle persone
fisiche ad esso preposte. L’organo è immedesimato nella persona giuridica, non ha una
propria soggettività, quindi l’attività esplicata dalla persona fisica titolare dell’organo viene
imputata dal diritto direttamente all’ente, anche se non sempre ogni agire dell’organo e agire
dell’ente (Giannini). Per esempio, quando il parlamento approva una legge, tale atto sarà
imputato direttamente allo Stato.
Clienti pubblici inoltre possono avvalersi anche di rappresentanti, come nei rapporti di diritto
internazionale quando gli Stati belligeranti nominano le potenze neutrali loro rappresentanti
presso gli Stati con i quali non possono intrattenere rapporti. Regioni, province e comuni
sono poi rappresentati in giudizio da liberi professionisti.
Da Ultimo si ricordi la figura del funzionario di fatto che si ha quando il titolo di investitura
della persona fisica all’organo sia irregolare, scaduto o mancante. Vi è l’esempio del
parlamentare la cui elezione sia annullata dalla camera cui appartiene. Gli atti posti dal
funzionario di fatto sono validi, essendo il loro annullamento un grave turbamento dello stato
di fatto già consolidato. Da esso si distingue l’usurpatore di pubbliche funzioni, cioè colui che
svolge una pubblica funzione o le attribuzioni inerenti ad un pubblico impiego senza avere
alcun titolo investitura. Gli atti dell’usurpatore sono nulli.

Persone fisiche titolari di un organo o di un ente pubblico si definiscono funzionari. Esse


possono essere o meno collegate all’ente da un rapporto di impiego, in questo caso saranno
anche i pubblici impiegati; qualora manchi invece il collegamento stabile con l’ente saranno
funzionari onorari. D’altra parte, invece si hanno pubblici impiegati non titolari di organi,
cioè che non manifestano la volontà dell’ente ma svolgono attività semplicemente tecnica.
Gli organi possono essere classificati così
-struttura:
a) Organi individuali costituiti da una sola persona (il presidente della Repubblica) e
collegiali che sono costituiti da una pluralità di persone che agiscono come una unità (la
giunta comunale) nel senso che la loro volontà viene unitariamente imputata all’organo nel
suo complesso; B) organi semplici costituiti da un’unità indivisibile e organi complessi (o
organi di organi) composti da più organi (il Parlamento: Camera e Senato)
-Attribuzioni
a) Organi esterni, che formano o manifestano la volontà dell’ente o pongono i rapporti
giuridici con altri soggetti e organi interni che svolgono la loro attività nella sfera giuridica
dell’ente senza alcuna rilevanza esterna;
b) tra gli organi esterni si distinguono organi primari che hanno una propria competenza (il
prefetto) che organi secondari che sostituiscono altri organi in caso di assenza o impedimento
(il viceprefetto);
c) organi centrali se la loro conferenza si estende a tutto il territorio dello Stato o locali se è
territorialmente delimitata;
d) organi attivi che formano o manifestano la volontà dell’ente o la eseguono; consultivi che
esercitano funzioni di apprezzamento tecnico attraverso pareri; di controllo, che accertano la
conformità degli atti degli organi alle norme di legge (controllo di legittimità) o anche
all’opportunità e alla convenienza amministrativa (controllo di merito) o accertano il
raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla legge valutando costi, modi, e tempi (controllo di
gestione).
-Formazione
Organi rappresentativi o non rappresentativi a seconda che siano in collegamento con il
popolo attraverso l’istituto della rappresentanza politica o siano collegati con un gruppo
sociale attraverso l’elezione dei loro componenti.
-Posizione giuridica
Organi direttivi che esercitano funzioni di amministrazione attiva e non hanno superiori
gerarchici (il ministro, il sindaco) e organi dipendenti subordinati ai primi (il segretario
comunale rispetto al sindaco). Si definiscono organi costituzionali quegli organi dello Stato
che si trovano in una posizione di indipendenza e di parità giuridica fra loro. Gli organi
costituzionali sono indefettibili nel senso che la loro presenza nell’ordinamento caratterizza la
forma di Stato, è il loro venir meno provocherebbe un mutamento dell’assetto costituzionale
dei poteri. Ad esempio, l’Italia è uno stato parlamentare perché prevede un presidente della
Repubblica elettivo, due camere, è un governo collegato con il parlamento da rapporto
fiduciario. Se tali organi mancassero, la forma di Stato muterebbe. Nel nostro ordinamento,
gli organi costituzionali sono il presidente della Repubblica, le camere, il governo, e la Corte
costituzionale. Tutti gli organi costituzionali sono necessari, indefettibili e sufficienti, oltre
che in posizione di parità e reciproca indipendenza tra loro, e sono anche organi supremi.
Tuttavia, a caratterizzare la forma di governo vi sono anche i partiti, il sistema dei sindacati, i
gruppi di pressione, che comunque influenzano gli effettivi poteri di indirizzo politico.
Pertanto, appare reale sostenere che la costituzionalità dell’organo dipende dal peso politico
che ha nel sistema, o comunque assegnare la qualifica di costituzionale agli organi che hanno
possibilità di esprimere un momento politico di realizzazione della costituzione materiale,
ossia i principi politici che muovono la vita comunitaria in un momento storico.
Vi sono inoltre altri organi che, non caratterizzando la forma di Stato, vengono definiti a
rilevanza costituzionale: il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, il Consiglio di
Stato, la Corte dei conti e il consiglio superiore della magistratura. Mentre tutti gli organi
costituzionali sono istituiti nella costituzione, non tutti gli organi previsti in costituzione sono
costituzionali, come il Consiglio di Stato o la Corte dei conti.

20. Gli atti giuridici e la loro classificazione


Gli atti pubblici poteri sono non solo degli atti di diritto pubblico, ma sono atti che assumono
una forma atipica attraverso cui lo Stato e gli altri enti pubblici svolgono le loro funzioni. La
loro forma tipica si sostanzia nella legge, nel decreto e nella sentenza. L’attività dei pubblici
poteri si svolge anche con una serie di atti che sono preparatori all’emanazione dell’atto
definitivo. Mentre quindi la funzione è l’attività complessiva diretta alla produzione degli atti
e lo Stato, l’attività a sua volta è costituita da una serie di atti omogenei posti nell’esercizio di
una funzione. Nel diritto amministrativo si distinguono i provvedimenti amministrativi come
“l’atto mediante il quale l’autorità amministrativa dispone in ordine all’interesse pubblico di
cui è tributaria esercitando la propria potestà e incidendo sulle situazioni soggettive del
privato “e gli atti strumentali come gli atti al servizio del provvedimento. Gli atti strumentali,
rispetto all’attività nel suo complesso, si dicono atti organizzativi.
-Si dicono atti semplici quelli posti in essere da un solo soggetto o da un solo organo, qualora
questo sia individuale o collegiale; gli atti semplici possono essere individuali (il decreto del
presidente della Repubblica) oppure collegiali (deliberazione del Consiglio dei ministri).
-gli atti composti si distinguono in reiterati e complessi. Gli atti reiterati sono quelli che
richiedono una formazione con più di una manifestazione di volontà dell’organo (la legge
costituzionale deve avere una doppia deliberazione delle camere); gli atti complessi invece
risultano dalla fusione della volontà di più organi, volontà espressa attraverso un atto
individuale un atto collegiale. A seconda che le volontà che lo compongono abbiano o meno
lo stesso valore giuridico, la complessità dell’atto può essere uguale o diseguale.
-atti collettivi risultano dal concorso di più volontà, tuttavia, mentre nell’atto complesso le
volontà si fondono, nell’atto collettivo restano distinte, unica essendo soltanto la
manifestazione (una circolare interministeriale)
-Il procedimento è una figura teorica che indica il modo della formazione di un atto quando
questa è preceduta da una serie di atti e di attività fra loro collegati. Il procedimento, di solito,
consiste in tre fasi: iniziativa, costitutiva e integrativa dell’efficacia.
È da Osservare della volontà dell’intero collegio è espressa dalla maggioranza: volontà del
collegio e volontà della maggioranza coincidono. È questo il “principio maggioritario”
contrapposto al principio dell’unanimità, secondo cui la volontà del collegio dovrebbe
risultare della volontà concorde di tutti i componenti. Si fatto principio finisce con l’essere
però antidemocratico, consentendo ad uno soltanto componente di impedire che la volontà sia
concorde e produttiva di effetti. Accade infatti per la formazione della volontà del collegio,
che è richiesta la maggioranza semplice o relativa vale a dire il voto favorevole della metà +1
dei presenti. Esiste inoltre una serie di rimedi che evitano il risultato abnorme che a prevalere
sia la volontà della minoranza. Infatti, è richiesto anche il quorum (la metà più uno dei suoi
componenti). Articolo 64 comma tre richiede la maggioranza dei presenti ma anche la
condizione del numero legale che di solito è sempre presunto. Un altro rimedio è quello con
cui una determinata deliberazione non può essere votata se non dopo un certo numero di
giorni dalla presentazione dell’atto. Infine, per la validità di altre deliberazioni, è richiesta la
maggioranza assoluta (cioè il voto della metà più uno dei componenti il collegio) ho una
maggioranza qualificata (cioè il voto di una frazione dei componenti il collegio o dei presenti
alla seduta: i 2/3, i 3/5...)
Il principio maggioritario può essere attenuato quando si richiede che le deliberazioni siano
assunte con il voto favorevole di alcuni componenti, con la conseguenza che il voto contrario
di uno vale come veto. Il tempio è quello del consiglio di sicurezza dell’ONU su decisioni
che non riguardano questioni di procedura e che sono prese col voto favorevole di nove dei
suoi 15 componenti (Cina popolare, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia).
Nelle deliberazioni collegiali tu essere pubblico il voto di chi dissente dalla volontà della
maggioranza.

21. Gli atti giuridici: a) perfezione, validità, efficacia; b) vizi.


L'atto giuridico si dice perfetto quando è completo di tutti i suoi elementi intrinseci, strutturali
e funzionali punto la legge e un atto giuridico perfetto quando ha esaurito il suo procedimento
di formazione e sono presenti tutti i suoi elementi costitutivi; il concetto di perfezione
riguarda l'esistenza giuridica dell’atto, e un atto e giuridicamente esistente quando sono
messo presenti tutti i suoi elementi costitutivi (il soggetto, l'oggetto, la forma, il contenuto). la
mancanza di un requisito essenziale dell'atto ne provoca l’inesistenza o meglio, la nullità.
Un altro giuridico si dice valido quando i suoi elementi costitutivi, oltre che presenti, sono
anche regolari, cioè non viziati. i vizi degli atti possono essere di due tipi: inizi di legittimità,
quando l'atto non è conforme al suo modello legale e si distinguono in: incompetenza,
eccesso di potere, violazione di legge.
-Si ha l’incompetenza quando l'atto è posto in essere da un soggetto diverso da quello
previsto nel modello legale; l’incompetenza a sua volta può essere di due gradi: assoluta
quando il soggetto agente appartiene ad un ramo diverso dell’amministrazione e relativa
quando il soggetto appartiene allo stesso ramo dell'amministrazione; si ha il vizio di
competenza anche quando l'atto viene emanato da un organo appartenente ad un ente diverso
da quello legittimato
-L’eccesso di potere è un vizio che riguarda la funzione tipica dell’atto e si ha quando l'atto è
attuato per perseguire un fine diverso da quello previsto dalla disposizione normativa oppure
quando non è idoneo a perseguire il fine stesso. Commette eccesso di votare un organo
amministrativo che usi del suo potere per scopi diversi da quelli previsti dalla legge. Un
eccesso di potere trova le sue specificazioni: a) quando un provvedimento è adottato in
contraddizione con uno o più provvedimenti assunti in precedenza e che riguardano lo stesso
oggetto o le stesse persone (contraddittorietà di provvedimenti); b) quando un provvedimento
è manifestamente illogico o ingiusto ( manifesta illogicità od ingiustizia); c) quando un
provvedimento tratta in modo diseguale situazioni eguali od in modo uguale situazioni
diseguali ( disparità di trattamento); d) quando un provvedimento persegue un interesse
privato ( sviamento di potere); e) quando un provvedimento è motivato su fatti o circostanze
inesistenti o male valutati ( errore o travisamento dei fatti).
-La violazione di legge sia quando l'atto è contrario alla legge sia nell’aspetto formale che in
quello contenutistico, cioè quando il contenuto dell'atto è contrario alla legge; e quando il
vizio non ha tenga né all’incompetenza né all’eccesso di potere.
I vizi di merito riguardano l'opportunità e la convenienza dell’atto e si hanno quando questo,
sebbene legittimo, appare non opportuno, non conveniente, non congruo e non idoneo a
perseguire il pubblico interesse. il controllo sui vizi di merito può limitare l'autonomia di
alcuni soggetti, per cui la Costituzione lo aveva ammesso nei casi determinati dalla legge per
riesaminare la deliberazione.
L’ atto si dice efficace quando è in grado di spiegare i suoi effetti. Avremo un atto perfetto ed
efficace anche se è invalido; esso spiegherà i suoi effetti fino a quando non verrà annullato;
un atto può essere perfetto, valido ma non ancora efficace, ad esempio perché posto sotto
condizione sospensiva o perché non è ancora trascorso il periodo di vacatio.

Sezione III - La Costituzione dello Stato


22. Concetto e “tipi” di Costituzione
“Qualsiasi ente o gruppo sociale, in quanto esiste con un suo ordine caratteristico che ne
riduce ad unità elementi costitutivi a virgola e non può non avere, una costituzione (è, infatti
costituito, in questo o in quel modo, con una anziché con un'altra struttura, e via dicendo)”
(CRISAFULLI). Anche lo stato pertanto deve avere una costituzione, un aspetto
fondamentale. In primo luogo, la sua costituzione è il frutto dell’ideologia dominante in un
dato momento storico e del modo in cui sono venuti a comporsi i rapporti tra le varie parti
della società statale. Ecco perché esiste un concetto di costituzione che deve essere
determinato storicamente. Possiamo parlare di costituzioni ispirate alla ideologia
liberaldemocratica (Occidente), di un gruppo di costituzioni ispirate all’ideologia marxista-
leninista (paesi socialisti). Possono esservi costruzioni fondate su un credo religioso come
quelle ispirate al “fondamentalismo islamico”.
La seconda osservazione riguarda la traduzione in termini normativi dell'assetto
fondamentale. Questa traduzione è necessaria per assicurare la stabilità e la certezza dei
valori e della servente struttura organizzativa dello Stato. la traduzione in norme ha una
funzione garantista e per questi motivi avviene in forma scritta piuttosto in forma
consuetudinaria. In terzo luogo, può accadere che l'aspetto fondamentale si modifichi nel
corso del tempo con il mutare dei rapporti di forza fra le parti sociali, e della ideologia
dominante; oppure può mutare il modo in cui viene data attuazione all’assetto fondamentale.
Pertanto, la costituzione come aspetto fondamentale virgola e la costituzione inteso come
traduzione in termini normativi non coincidono più. Occorrerà dare prevalenza a quei fini e
valori effettivamente vigenti nella comunità statale, perché sorretti dal consenso e dalle
aspettative popolari. Troviamo quindi tre tipi di costituzione: sostanziale, risultante dal
complessivo assetto della società statale; formale, risultante dalle disposizioni scritte di tale
assetto; materiale, che realizza i valori e i fini istituzionali presenti nella società statale e il
corrispondente ordine normativo nel suo divenire.
Si ha una costituzione scritta quando i principi e gli istituti vengono consacrati documento,
definito costituzione, perché siano facilmente individuabili.
Si ha una costituzione consuetudinaria quando non esiste un documento, bensì si hanno le
singole leggi che regolano solo particolare i rapporti e denunciano regole istituzionali ed
organizzative, così che l'assetto costituzionale si ordina attraverso norme consuetudinarie e di
costume, espresse dalla collettività. l'esempio tipico e la Gran Bretagna le cui leggi scritte ha
carattere costituzionale sono poco numerose (Bill of Rights del 1689, Petition of Rights del
1628).
Le costituzioni possono essere rigide o flessibili, a seconda che è per modificare od abrogare
le disposizioni in essi contenute, sia necessario ricorrere ad un procedimento diverso è
aggravato rispetto a quello delle leggi ordinarie oppure sia sufficiente il procedimento
ordinario. Le costituzioni rigide assumono 1 ° superiore a quello delle leggi ordinarie,
derivante alla loro forza formale. Le leggi ordinarie, quindi, che sia in contrasto con una
norma costituzionale (rigida) sono costituzionalmente illegittime.
Le costituzioni non scritte, di solito, sono flessibili. Anche.se lo statuto albertino era una
costituzione scritta e flessibile. L'attuale costituzione repubblicana e invece rigida per la
presenza in essa dell'art. 138 che disciplina il procedimento di formazione delle leggi di
revisione costituzionale e delle altre leggi costituzionali.
Le costituzioni si distinguono in corde e lunghe a seconda che si limitano a disciplinare la
materia strettamente costituzionale ovvero anche materie diverse. una consecuzione corta è
quella degli Stati Uniti, composta da un preambolo e da 7 articoli e 27 emendamenti, un
esempio di costituzione lunga e quella jugoslava del 1974.
Le costituzioni scritte si dicono anche formali quando sono racchiuse in una particolare forma
giuridica che viene data da un procedimento di formazione diverso da quello degli altri atti
normativi e assume un carattere di solennità.
Le costituzioni si dividono in costituzioni- bilancio e costituzioni- programma, a seconda che
siano rivolte al presente e abbiano come fine quello di dare forma giuridica ad una realtà
sociale preesistente, oppure si propongono di promuovere la trasformazione di tale realtà,
indicando gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti idonei.
Con riguardo al loro procedimento di formazione, le costituzioni si distinguono in ottriate
(concesse) e votate (o di emanazione popolare). Si hanno le prime in regime monarchico
quando il sovrano concede la costituzione scritta ai loro sudditi. Si hanno le seconde quando
la costituzione è espressa dal basso e redatta dai rappresentanti del popolo in Assemblea
costituente.

23. La Costituzione italiana e le sue origini


La costituzione italiana del 1947 è scritta, rigida, votata, convenzionale. scritta perché i
principi e gli studi fondamentali dello Stato italiano sono considerati in un documento e
perché è prevista la forma scritta per le leggi in materia costituzionale. rigida perché le sue
norme hanno un’efficacia superiore quelle leggi ordinarie, infatti le leggi che modificano la
costituzione devono essere adottate dal Parlamento con una procedura aggravata. Votata
perché è stata redatta e approvata da i rappresentanti eletti all'Assemblea costituente.
Convenzionale perché le forze politiche (liberali e marxiste) tra loro in contrasto, hanno
realizzato fra loro delle reciproche concessioni. Una costituzione e ordinativa quando romana
da un'unica forza politica che detiene il potere.
La nostra Costituzione rappresenta la conclusione di un travagliato periodo storico che
comincia con la crisi dello Stato liberale ottocentesco e che raggiunge la sua massima
espressione dopo la fine della Prima guerra mondiale. Nel 1943, in seguito alla mozione di
sostanziale sfiducia del gran consiglio del fascismo nei confronti di Benito Mussolini, il re,
grazie alla prerogativa dell'art. 65, provocò Mussolini da capo del governo, nominando al suo
posto il maresciallo Badoglio. Quest'ultimo firmò l’armistizio con le potenze alleate ponendo
fine alle operazioni belliche. La Germania occupò di fatto il territorio italiano travolgendo la
resistenza delle truppe rimaste senza direzione. Venne creata al Nord la Repubblica sociale
italiana, governo senza piena legittimazione, con a capo Mussolini, mentre al sud il re ed i
membri del governo continuavano a svolgere la loro attività. Si ebbe la creazione del
comitato di liberazione nazionale che collaborava con il governo e organizzava la resistenza
armata contro i tedeschi EI fascisti. si ebbe presto un conflitto, sul piano politico, fra la
monarchia e i partiti antifascisti del comitato, contrasto che venne composto con il patto di
Salerno nel 1944 che prevedeva la tregua istituzionale. Tale tregua prevedeva la rinuncia dei
partiti alla richiesta di abdicazione del re; la nomina di un luogotenente generale a cui
trasferire tutte le funzioni regie; la sospensione di ogni decisione relativa al mutamento la
forma di governo e all’assetto costituzionale (questione istituzionale).
Con l'emanazione del decreto-legge luogotenenziale 151 del 1994, lo stato si era dato un
ordinamento provvisorio al fine di preparare la formazione di un rinnovato e stabile assetto
costituzionale, in opposizione al precedente. Il referendum istituzionale si svolse il 2 giugno
del 1946 con il risultato di 12.718.641 voti a favore della Repubblica. L’Assemblea
costituente elesse Enrico De Nicola capo provvisorio dello Stato. L'assemblea decise la nonna
di una commissione di 75 membri incaricata di elaborare e proporre entro tre mesi il progetto
di costituzione; tale commissione dei 75, suddivisa in tre sottocommissioni, presentò il
progetto il 31 gennaio del 1947 all’ Assemblea. La votazione ebbe 453 voti favorevoli e solo
62 contrari. La costituzione fu promulgata dal capo del provvisorio dello Stato ed entrò in
vigore il 1° gennaio 1948.

24. Caratteristiche dello Stato secondo la Costituzione


Sulla base della vigente costituzione, lo stato italiano può definirsi repubblicano,
democratico, fondato sul lavoro, interventista, parlamentare, decentrato virgola non
confessionale, aperto alla comunità internazionale.

25. Lo Stato Repubblicano


L'art. 1. Comma 1, definisce l'Italia una Repubblica. Questo significa che è tutto
l'ordinamento è orientato in senso repubblicano e non poteva non esserlo. L'Italia è una
Repubblica democratica e fondata sul lavoro, cioè identifica un particolare tipo di repubblica.
si aggiunga che, ex art. 139, e la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione
costituzionale. in altri termini, il nostro ordinamento o è repubblicano o non è. Fra i criteri
distintivi della Repubblica e la monarchia, si rinviene il carattere rappresentativo del capo
dello Stato repubblicano virgola che deriva dal continuo collegamento con la comunità
sociale che lo ha espresso e che può far valere la sua responsabilità politica non procedendo
alla rielezione. Il carattere rappresentativo del capo dello Stato è espressamente previsto nella
costituzione all’ art. 87.

26. Lo Stato democratico


Nel suo significato etimologico, democrazia indica il governo di popolo, tuttavia si può
affermare maniera più precisa che si ha democrazia quando il popolo partecipa al governo
dello Stato. in ogni società si identificano alcuni componenti che hanno la direzione del
gruppo (governanti) e altri che soggiacciono ai comandi dei primi (governati), distinzione che
dovrebbe essere abolito il senso di rendere possibile l'identificazione fra governanti e
governati. si deve quindi ricorrere ad un concetto più realistico di democrazia, secondo cui i
governanti sono posti in continuo collegamento con i governati, di guisa che l'azione
governativa risulti conforme alle effettive esigenze della collettività popolare; in alcuni
ordinamenti, i governati hanno degli strumenti per poter manifestare direttamente la loro
volontà anche in contrasto con le decisioni dei governanti (si pensi al referendum abrogativo
previsto in costituzione). Tutto questo appare più chiaro quando si raffronta lo stato
democratico con quello autoritario, poiché in quest'ultimo tipo di Stato, ogni collegamento tra
governanti e governati viene troncato escludendo inoltre ogni possibilità di dissenso in ordine
alle decisioni dei primi. Vengono eliminati i procedimenti elettorali, e addirittura alcune
libertà civili, il cui esercizio potrebbe portare ad una opposizione politica. Gli ordinamenti
degli stati democratici prevedono istituti giuridici che immettono il popolo nel governo dello
Stato: a) indirettamente, attraverso i suoi rappresentanti designati dal corpo elettorale
( democrazia rappresentativa); b) o direttamente, attribuendo al corpo elettorale alcuni poteri
di decisione e di impulso sulle attività di governo (democrazia diretta); c) ho anche in
maniera decentrata, consentendo l società intermedie a carattere politico e i singoli
concorrono a determinare l'indirizzo politico dello Stato e ad evidenziare le esigenze e le
istanze della collettività ritenute degne di tutela (democrazia decentrata o pluralista). Queste
tre forme di partecipazione del popolo sono disciplinate garantite nella for nostra
costituzione. L'art uno dispone innanzitutto che la sovranità appartiene al popolo, per cui il
collegamento fra governanti e governati viene formalmente assicurata; per quanto riguarda la
democrazia rappresentativa, la costituzione rende elettivi, da parte di tutti i cittadini, uomini e
donne che abbiano raggiunto la maggiore età, gli organi del potere legislativo virgola e
collegando il governo ai rappresentanti del popolo attraverso l'istituto della fiducia; il piano
delle garanzie, si ricordi l'ampia tutela delle minoranze e il potere del presidente della
Repubblica di sciogliere le camere nel caso di una disordinata e discontinua ti va di governo;
per quanto riguarda la democrazia diretta, si ricordino gli istituti del referendum abrogativo
della legge ordinaria e degli atti aventi valore di legge, del referendum costituzionale e dei
referendum in materia di creazione, fusione o modifiche territoriali di Regioni o di modifiche
territoriali dei Comuni; e con gli istituti dell'iniziativa popolare delle leggi della petizione; per
quanto riguarda infine la democrazia decentrata o pluralista, si ricordi l'attribuzione per i
cittadini, attraverso i partiti, a determinare la politica nazionale, e, attraverso i sindacati, di
autotutelare gli interessi della categoria a cui appartengono.
Occorre menzionare anche i gruppi di pressione (economica, politica, professionale,
culturale, religiosa), la cui attività sfugge ad ogni disciplina formale anche se si è tentato di
disciplinarla ma con scarsi risultati. meritevoli sono invece le “società intermedie” fra il
cittadino e lo stato: la famiglia, le associazioni culturali, politiche, economiche, le comunità
religiose, la comunità scolastica virgola e tutte quelle formazioni sociali in cui l'uomo svolge
la sua personalità e si realizza la “partecipazione democratica”. ci sono anche i fenomeni
dell’associazionismo spontaneo, come espressione di uno stato di insoddisfazione verso le
strutture della società e di una richiesta di partecipazione alla vita sociale che non trova nelle
tradizionali forme rappresentative, uno strumento adeguato, e del volontariato. L'inserzione
nelle attività di governo, delle esigenze popolari, avviene anche attraverso l'esercizio dei
diritti inviolabili tutelati dalla Costituzione: a questi il diritto di riunione (17), di associazione
(18), ed alla libera manifestazione di pensiero (21). Il carattere democratico è infine
completato dal principio di uguaglianza riconosciuto a livello formale e sostanziale, che
assicura ai cittadini la parità di trattamento giuridico e impegna la Repubblica a rimuovere gli
ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. La
democrazia pluralista e una società composta da più gruppi di potere, anche in conflitto tra
loro. In quest’ambito e si è chiesti se la giustizia sociale possa conciliarsi con la libertà
politica e cioè fino a che punto l'intervento dello Stato possa sovrapporsi all’autonomia dei
singoli; e se debba essere il politico a prevalere sul sociale o viceversa, cioè se le assemblee
pubbliche debbano essere le uniche sedi in cui far confluire la partecipazione cittadina
oppure.se non si devono valorizzare queste informazioni come autonomi centri di indirizzo e
di decisioni. Ma ciò che importa è dare attuazione alla Costituzione affinché si concretizzi un
razionale assetto dei poteri centrali che consenta il dispiegarsi della democrazia.

27. Lo Stato fondato sul lavoro


Sempre all'art. 1 Cost legge che al lavoro sia attribuita rilevanza costituzionale. Della nostra
Repubblica non si dovrebbero riconoscere i privilegi economici perché condanne voli; Il suo
lavoro dovrebbe essere titolo di dignità del cittadino. Il lavoro diviene valore informativo
dell’ordinamento poiché è la dignità del cittadino è commisurata alla sua capacità di
concorrere al progresso materiale statuale della società, escludendo per il soggetto posizioni
sociali che non realizzano un rapporto all’evoluzione a cui appartiene.

28. Lo Stato sociale


La nostra carta costituzionale è il risultato di un incontro fra tre grandi correnti ideologiche:
la corrente marxista, quella cattolica- solidarista e quella liberale. Si ricorda a questo
proposito l'art.3 che è, sebbene promuova l'eguaglianza formale del nostro paese, impegna
altresì la Repubblica rimuovere mi ostacoli di ordine economico e sociale che si pongono
come cause di discriminazione tra i cittadini, al fine di rendere effettiva uguaglianza
sostanziale. Si può citare anche l'art.2 che garantisce riconosce i diritti inviolabili dell'uomo
ma richiede l’adempimento, allo stesso tempo, dei doveri indagabili di solidarietà politica,
economica e sociale; l'art. 4 riconosce ai cittadini il diritto al lavoro impegna il legislatore a
porre in essere le condizioni necessarie per raggiungere la piena occupazione; e le norme
contenute nel titolo III della parte I della Costituzione, sui rapporti economici. Tenendo a
mente questo enorme, La nostra Costituzione configura un tipo Di Stato definito “stato
sociale”, il quale, pur conservando i tradizionali istituti della proprietà privata e della libertà
della iniziativa economica privata, li considera non più come un mito e ritiene necessario
intervenire nel settore economico per coordinare l'attività economica e indirizzarla al
raggiungimento di un benessere comune. Gli articoli nei quali è delineato lo schema di
intervento dello Stato nell'economia sono: art. 41 ce prevede che l’iniziativa economica
privata è libera; non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale, o recando danno alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana; l'art. 43 secondo cui la legge può riservare, o
trasferire attraverso espropriazione e salvo indennizzo, allo stato determinate imprese o
categorie di imprese relative a servizi pubblici essenziali; l’art. 44 secondo cui la legge
impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, limiti alla sua estensione e promuove
la bonifica delle terre la trasformazione del latifondo e delle unità produttive; ciò che importa
è che l'attività economica privata intervento pubblico, nel sistema economico delineato dalla
costituzione, possono coesistere. È indispensabile che i due tipi di intervento siano
complementari e armonizzati punto tale principio è affermato nell’art. 41.
un altro articolo fondamentale èl'art.2 perché risulta da esso che l'elemento umano è in piena
evidenza nella Costituzione, chi è l'uomo sia considerato come singolo, o come componente
un'azione sociale. Il problema sta nel fatto che l'uomo non sempre la possibilità di partecipare
direttamente al governo ed è pertanto necessario che si organizzi nelle società intermedie,
presentando i suoi bisogni per trasformarli, attraverso tali società, in interessi e istanze
collettivi.
La Costituzione inoltre prevede determinati strumenti per realizzare il processo di sviluppo:
la programmazione (art.41 ultimo comma); più l'espropriazione di imprese e categorie di
imprese relative a servizi pubblici essenziali (art.43); la riforma agraria (art.44). Per molti enti
pubblici economici, si è attuata la tendenza di una progressiva privatizzazione delle imprese
pubbliche, per restituire efficienza ed economicità ad un settore gestito con criteri burocratici
che gravano sulle spalle della collettività in termini finanziari. Più la programmazione e lo
strumento che indirizza e coordina a fini sociali l'attività economica pubblica e privata; si
tratta di una programmazione di tipo collettivistico, propria di quei sistemi economici nei
quali la proprietà dei mezzi è riservata allo Stato. La discussione sulla natura della
programmazione è stata del tutto archiviata virgola e l'attenzione si è spostata verso le
imprese virgola e la necessità di stabilire regole certe del mercato, al fine di evitare modelli
monopolistici negatrice del principio della libertà economica e della concorrenza. la Corte
costituzionale ha stabilito un bilanciamento fra regole garantistiche del privato e disciplina
pubblicistica della materia.
29. Lo Stato parlamentare
Ai sensi dell'art. 94, comma 1, “il governo deve avere la fiducia delle due camere”. La
direzione della politica generale del governo è affidata al presidente del Consiglio dei
ministri, che deve mantenere l'unità dell'indirizzo politico e amministrativo. il presidente
della Repubblica invece può condizionare in vario modo l'attività di indirizzo politico, ha
perso i suoi poteri di impulso, di freno, di controllo, che ne fanno un garante della legittimità
costituzionale e quindi un organo imparziale. Il nostro tipo di governo parlamentare è “a
tendenza equilibratrice, o stabilizzato” virgola che si ha quando nessuno degli organi di
indirizzo politico (Parlamento e Governo), ha la prevalenza, essendo essi chiamati ad operare
in condizioni di parità. Quel che importa notare è che i poteri del Parlamento verrebbero a
porlo formalmente in una posizione di centralità dell’intero sistema. le camere partecipano
alla direzione politica dello Stato con una serie di atti che determinano fini generalissimo
dell'azione statale, la predisposizione degli strumenti necessari perché i fini possono essere
conseguiti; Svolgono attività di controllo sugli organi dell’apparato esecutivo. il Parlamento
costituisce la massima.se rappresentativa in cui si opera la sintesi delle istanze comunitarie.
Tuttavia, tale ruolo del Parlamento stenta ad affermarsi. Soltanto un'integrazione del potere
con un processo che muove dal basso e giunge nelle aule parlamentari, consentirebbe una
autonoma elaborazione delle scelte politiche ed una reale rappresentatività degli interessi
generali in sede parlamentare.

30. Lo Stato decentrato


Ai sensi dell'art. 5 “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie
locali”. La Costituzione infatti prevede i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le
Regioni quali enti autonomi con propri statuti poteri e funzioni. Alle Regioni è stato attribuito
il potere di emanare norme legislative entro certi limiti. Ai Comuni è stata attribuita la
competenza generale su funzioni amministrative, salvo quelle conferite a Province, Città
metropolitane, Regioni e Stato, in base a principi di sussidiarietà, differenziazione e
adeguatezza. in tal modo si è programmato il più ampio decentramento in campo legislativo
nel campo amministrativo; si è reso applicabile uno dei canoni su cui poggia il sistema
democratico, cioè l'avvicinamento dei cittadini allo Stato (attraverso la mediazione dell’ente
Regione). Si ricordi che inoltre l'ordinamento regionale è stato integralmente attuato nel 1971
con le 15 Regioni di diritto comune che si sono affiancate alle preesistenti 5 a statuto
speciale. L'ordinamento regionale è stato riformato in senso federalistico con la legge 3 del
2001.
31. Lo Stato non confessionale
Il carattere non confessionale discende da quelle norme costituzionali che riconoscono ampia
libertà di religione ed eguale libertà di tutte le confessioni religiose ed escludono che la
professione di una certa religione possa essere un criterio discriminante tra i cittadini, e che le
associazioni od istituzioni di carattere ecclesiastico possano essere oggetto di trattamento
differenziato. ai sensi dell’art.8 “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti
alla legge” ed ex art. 19 “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede
religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in
privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. Inoltre,
l'art. 3 dispone che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge
senza distinzione di religione e l'art. 20 prevede che “il carattere ecclesiastico e il fine di
religione o di culto di un’associazione od istituzione non possono essere causa di speciali
limitazioni legislative né di speciali gravami fiscali...”. si può quindi affermare che L'Italia è
uno stato laico nel senso che riconosce eguali libertà di tutte le confessioni religiose davanti
alla legge e la più ampia libertà di coscienza e di culto che non opera alcuna discriminazione
fra i suoi cittadini.

32. Lo Stato aperto alle comunità internazionali


Il nostro stato infine si caratterizza per la sua vocazione internazionalistica punto in
particolare lo stato italiano si è impegnato ad uniformare il suo ordinamento alle norme del
diritto internazionale generalmente riconosciute (art.10, comma 1 Cost.); disciplina la
condizione giuridica dello straniero in conformità delle norme e dei trattati internazionali
(comma 2); concede allo stesso il diritto di asilo (comma 3); ripudia la guerra come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali consente, in condizioni di parità con gli altri
stati, alle limitazioni di sovranità, necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le nazioni (art. 11).
33. Le disposizioni costituzionali
Prendendo in considerazione l'art. 55 “il Parlamento si compone della Camera dei deputati e
del Senato della Repubblica”, l'art. 21 “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e con l’art.3 comma 2 “E’
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale…”, si può
constatare che è queste tre disposizioni hanno natura diversa: con la prima si dà vita ad un
organo dello Stato e se ne stabilisce la composizione, con la seconda si regolano i rapporti tra
lo stato e dei cittadini e con la terza si riconosce come costituzionalmente rilevante una
determinata situazione e la si pone come fine, impegnando il legislatore ad adottare le misure
necessarie per realizzarla. Avremo quindi:
-Disposizioni del primo tipo (istitutive o organizzative): tutte quelle che danno le linee
generali all’ordinamento statale, istituiscono i vari organi costituzionali e di rilevanza
costituzionale e ne stabiliscono la loro organizzazione riguardo la struttura, funzioni e
preposizione alla carica dei loro componenti: artt.
1,83,84,85,86,87,92,99,100,102,103,104,105,106,117,118,121,122,134,135,136 ecc.
- disposizioni del secondo tipo (precettive): quelle che attribuiscono al cittadino e al non
cittadino un diritto nei confronti dello Stato: artt.13,14,15,16,17,18,19,21,33,35,48,49,51;
ogni impongono un dovere nei confronti dello Stato: artt. 52,53,54;
- Disposizioni del terzo tipo (programmatiche): quelle che determinano i fini che lo Stato-
istituzione (Repubblica) deve perseguire per realizzare l'assetto politico sociale voluto. Tali
norme contengono lo spirito informatore della nostra Costituzione: artt. 3,4,9,32,34,41.
Tutti e tre i tipi di disposizioni devono essere cose sullo stesso piano, posseggono tutte la
dignità di disposizioni costituzionali non modificabili dal legislatore ordinario; se si vuole
fare una distinzione tra le disposizioni precettive e quelle programmatiche bisogna tener
conto che il precetto contenuto nelle prime si indirizza a tutti i soggetti dell'ordinamento
statale mentre quello contenuto nel secondo si indirizza gli organi dello Stato
complessivamente considerato. Tali valori sono potenzialmente inesauribili nel senso che
possiedono una perpetua eccedenza assiologica. Libertà ed uguaglianza non saranno mai
pienamente attuale ma potranno ricevere parziali e sempre maggiori concretizzazioni.
34. La Costituzione vigente
La costituzione di gente non è stata ancora del tutto attuata. È stata realizzataanche.se non per
intero, la parte organizzativa ma non quella programmatica. E seri dubbi sorgono sul valore
vincolante delle disposizioni programmatiche poiché sembra essersi esaurito nella loro
funzione di limite al potere legislativo e non è valso a far loro svolgere quel ruolo
promozionale che le caratterizza. Si può inoltre notare il permanere di leggi (vecchie e nuove)
costituzionalmente illegittime virgola e la mancata emanazione di altre, quindi tutta una serie
di violazioni e di inadempienze che hanno finito col dar vita ad una costituzione vigente in
netta antitesi con quella scritta. Solo che è il divario fra le due costituzioni non può sempre
risolvere sia a favore della prima in considerazione della sua effettività. Alcuni caratteri del
nostro stato sono pienamente vigenti, come la natura repubblicana e la vocazione
internazionalistica, ma sorgono dubbi sull’attuazione di quel sistema di democrazia
sostanziale voluto dal costituente, e fa perno sull’articolo 3 comma 2; il nostro stato inoltre
non appare fondato sul lavoro, data la persistenza di larghe sacche di disoccupazione e
sottoccupazione.
Quanto al carattere parlamentare, esso ha trovato azione non sempre in maniera conforme alla
Costituzione. Resta da dimostrare infatti che l’effettivo potere di direzione politica risiede nel
raccordo Parlamento-Governo e non in entità sociali come i partiti o i gruppi di interesse
organizzati. il decentramento non può dirsi pienamente realizzato a livello burocratico,
poiché gli uffici periferici dell'amministrazione non sono dotati di quel potere discrezionale
necessario per assumere autonome decisioni. il carattere non confessionale dello Stato, per
essere attuato, richiederebbe che il precetto costituzionale a norma dell'art. 8 venisse reso
operante completando la disciplina dei rapporti fra lo stato e le confessioni acattoliche, ed
eliminando le residuo discriminazioni sul piano legislativo fra la religione cattolica e i culti
acattolici. I dibattiti di “ingegneria costituzionale” testimoniano che è il meccanismo dello
Stato si è inceppato o non funziona come dovrebbe. Tuttavia, il giudizio sui rimedi proposti
non è facile. Eventuali modifiche vanno attuate dopo un’attenta verifica di ciò che è ancora
vivo nella costituzione formale, per cui bisogna frenare gli impulsi per la costituzione
materiale, che potrebbe rappresentare solo il momentaneo assetto del potere politico
economico. E da tali modifiche potrebbe scaturire che non sia la costituzione formale ad
essere riformata, quanto piuttosto quella materiale, nella parte in cui la sua vigenza non è più
sorretta dal consenso dei governati. Occorrerebbe guardare allora alla costituzione materiale,
al fine di proporre efficaci rimedi alla crisi della società e delle forze politiche sociali.

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