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Capitolo III – IL SOGGETTO DI DIRITTO E LE SITUAZIONI

GIURIDICHE SOGGETTIVE
1. La soggettività giuridica; capacità giuridica e capacità di agire; persone fisiche e persone
giuridiche; I diritti senza soggetto.
Lo studio delle fonti del diritto non avrebbe alcun significato se non si tenesse presente che le fonti
producono delle regole istituzionali e organizzative nelle quali sono fissati gli interessi del gruppo
sociale e le procedure per il soddisfacimento di essi. Dovremmo adesso occuparci di ciò che la fonte
dispone in relazione agli interessi del gruppo e ai suoi modelli organizzativi. Quanto al primo punto,
la norma giuridica ha come oggetto un interesse umano, per cui si rivolge agli uomini: le norme
giuridiche considerano ogni uomo centro di imputazione di interessi. L’uomo risulta essere
destinatario della norma giuridica. Questo comporta l’attribuzione di una serie di situazioni attive,
dirette a tutelare e realizzare gli interessi, e passive, dirette a subire che altri tutelino e realizzino i
loro interessi. Queste situazioni costituiscono quella che viene chiamata soggettività giuridica e il
loro titolare diviene soggetto di diritto. La capacità delle persone fisiche di essere destinatari delle
norme che attribuiscono situazioni attive e passive, viene definita capacità giuridica e si acquista (ex
art. 1 cod. civ.) dal momento della nascita. In realtà, la legge riconosce alcuni diritti a favore dei
concepiti (si pensi alla capacità di succedere ex Art 462 cod. civ.).
Capacità e soggettività giuridica possono anche essere disgiunte nel senso che, se le persone fisiche
sono sempre soggetti di diritto, l’ordinamento può escludere alcuni soggetti da destinatari delle sue
norme o prevederli come destinatari in presenza di alcuni presupposti (non possono contrarre
matrimonio i minori di età). In ogni caso la Costituzione prescrive che nessuno per motivi politici
può essere privato della capacità giuridica.
La capacità di essere destinatari delle norme acquista rilievo in diritto pubblico perché è questo il
campo in cui possono avvenire limitazioni o esclusioni della capacità; ma anche perché possono
sorgere dubbi sull’attribuzione di situazioni giuridiche ad alcuni soggetti. Si discute se gli stranieri e
gli apolidi sono titolari di quei diritti che la Costituzione riserverebbe ai soli cittadini (artt. 17 e 18).
È da notare che il riconoscimento formale della capacità può non coincidere con l’effettiva
attribuzione di situazioni giuridiche, quando questo sia impedito da ostacoli di ordine economico e
sociale. Ad esempio, la Repubblica garantisce il diritto al lavoro, ma sul piano formale, perché di
fatto ostacoli di ordine economico e sociale impediscono che la piena occupazione si realizzi.
Va distinta la capacità di agire, cioè l’attitudine del soggetto a porre in essere direttamente atti
produttivi di effetti giuridici e che si acquista con il compimento del 18º anno di età. I minori di età,
se sono titolari di situazioni giuridiche riservate ai maggiorenni, non possono azionare direttamente
dette situazioni ma debbono ricorrere ad un rappresentante agisce in loro nome e per loro conto (i
genitori).
La capacità di agire può cessare in caso di interdizione o inabilitazione, con la nomina di un
rappresentante. In diritto pubblico, l’esclusione della capacità di agire non comporta la nomina di un
rappresentante: si pensi alle cause di limitazione dell’esercizio del diritto elettorale attivo e passivo
(art. 48 Cost: il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di
sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge). L’ordinamento
riconosce la soggettività giuridica anche ad entità composte o ad un’unione di persone costituitasi in
vista del conseguimento di un interesse comune (associazioni ecco o corporazioni) o ad una
struttura organizzativa che soddisfa l’interesse di persone determinate o determinabili (fondazioni o
istituzioni). Queste vengono definite persone giuridiche, per sottolineare che sono solo una
creazione del diritto. Tali persone, sono pubbliche o private, a seconda della natura e dei fini che
perseguono. Tuttavia, può avvenire che interessi pubblici siano perseguiti attraverso enti a struttura
privatistica ed a volte la natura del fine non è sempre determinata o determinabile; pertanto vi sono
criteri che confermano che il fine perseguito è pubblico in quanto se non ci fosse la persona
giuridica, lo Stato lo perseguirebbe direttamente.
Destinatari delle norme sono anche entità a cui l’ordinamento non ricollega necessariamente la
soggettività giuridica. Ad esempio, la comunione legale fra i coniugi, il condominio negli edifici. La
Costituzione contiene norme che si rivolgono ad entità non soggettivizzate o non soggettivizzabili:
il popolo, la famiglia legittima, le comunità di lavoratori, i partiti politici, le popolazioni interessate.
Essi non sono veri e propri soggetti di diritto, ma entità alle quali l’ordinamento attribuisce
situazioni giuridiche. Si capisce che la categoria di soggetto di diritto è relativa.

2. Le situazioni giuridiche attive: il potere giuridico; il diritto soggettivo; l’interesse legittimo.


Situazione giuridica e posizione giuridica si riferiscono ad un elemento della realtà (l’interesse) e
sono due facce della stessa medaglia, l’una soggettiva e l’altra oggettiva. Alle posizioni giuridiche
(attive e passive), si ricollega una varietà di situazioni giuridiche (attive e passive).
- situazioni giuridiche attive:
Il potere giuridico è una situazione giuridica astratta riconosciuta dall’ordinamento a tutti i soggetti
od a determinate categorie di soggetti per il soddisfacimento di un interesse giuridicamente
rilevante. È astratta perché non è collegata ad un interesse già presente e che necessita di una
specificazione nel momento in cui il soggetto titolare intenda perseguire il suo interesse. Il potere
attiene sia il campo del diritto privato che del diritto pubblico. Quanto al primo, è da ricordare la
potestà dei genitori sui figli minori; quanto al secondo, il potere dei cittadini di eleggere i loro
rappresentanti politici o di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti o interessi legittimi.
Nell’ambito di questi settori di capacità si specificano poi quelle situazioni dette diritti soggettivi e
interessi legittimi.
Il diritto soggettivo è una situazione soggettiva attuale. L’ordinamento riconosce in capo ad un
soggetto la titolarità di un interesse e il connesso potere di far valere e di tutelare l’interesse stesso
nei confronti degli altri soggetti; esso si sostanzia nella pretesa di un soggetto a che, al fine della
realizzazione di un interesse, gli altri soggetti attuino un comportamento commissivo od omissivo.
Il diritto soggettivo presuppone una relazione tra due o più soggetti, che prende il nome di rapporto
giuridico. Esso vede da una parte il titolare della situazione giuridica attiva, e dall’altra il titolare
della situazione giuridica passiva. Tale rapporto può essere di diritto pubblico o di diritto privato: è
di diritto pubblico quando ambedue i soggetti o uno soltanto sono soggetti pubblici; è di diritto
privato quando ambedue i soggetti sono soggetti privati o quando, pur se uno dei soggetti è di diritto
pubblico, quel determinato rapporto è disciplinato da norme di diritto privato (creditore e debitore).
L’interesse legittimo si verifica quando l’interesse protetto di un soggetto è inscindibilmente
connesso alla tutela di un interesse altrui (un interesse pubblico). L’ordinamento tutela l’interesse
del singolo solo di riflesso ed eventualmente, se ed in quanto l’interesse del singolo si connetta con
altri interessi ritenuti prevalenti. Si pensi al pubblico concorso: tutti i cittadini possono accedere agli
uffici pubblici in condizione di eguaglianza, e ogni cittadino avrà l’interesse legittimo al regolare
svolgimento del concorso. In questo caso l’ordinamento intende tutelare, in primo luogo, l’interesse
pubblico allo svolgimento del concorso. Chi ritiene di essere stato escluso illegittimamente dai
vincitori, può far valere il suo interesse legittimo ricorrendo avverso i risultati del concorso innanzi
al giudice amministrativo. Dunque, l’interesse legittimo può anche essere definito come “interesse
qualificato alla legittimità dell’attività amministrativa” (Cannada, Bartoli). È chiaro che non si deve
trattare di un generico e semplice interesse, bensì di un interesse che sorge in capo a determinati
soggetti. La consistenza dell’interesse legittimo è stata riconosciuta anche in sede di risarcibilità in
caso di sua violazione.
Diritto affievolito è una figura che sorge quando di fronte ad un diritto pieno e azionabile in
giudizio, insorge un pubblico interesse che lo può sacrificare o convertire in diritto di altra natura.
Ad esempio, nel caso in cui l’amministrazione decidesse di sopprimere un ufficio, il diritto del
titolare al mantenimento nell’ufficio verrebbe meno senza che possa far valere alcuna pretesa. Nel
conflitto tra interesse privato e interesse pubblico, quest’ultimo finisce col prevalere, per cui il
diritto nascerebbe già affievolito.
Quando le esigenze di pubblico interesse non divengono attuali, essi in nulla possono essere distinti
dagli altri diritti soggettivi. La Costituzione si occupa delle situazioni giuridiche attive, sotto il
profilo sostanziale e quello processuale. Nel primo caso riconosce e garantisce alcuni diritti
soggettivi; nel secondo dispone l’incondizionata tutela in giudizio dei diritti soggettivi e degli
interessi legittimi.

3. L’effettività dei diritti soggettivi.


Nelle democrazie liberali è stata riconosciuta e tutelata ai cittadini una sfera di autonomia nei
confronti dei pubblici poteri (libertà dallo Stato, o negativa) anche nel campo economico; negli Stati
socialisti invece si tende a realizzare una condizione di eguaglianza sostanziale che può consentire
un esercizio effettivo dei diritti di libertà.
Inoltre, l’ordinamento deve predisporre gli strumenti normativi affinché al cittadino vengano
assicurate le medesime chances di partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale
dello Stato (libertà nello Stato, o positiva). Il problema della effettività contiene significative
disposizioni in Costituzione: dall’art. 2 secondo cui “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua
personalità”; art. 3 che assegna alla Repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese”. Vanno poi aggiunte quelle che ne riconoscono la non
effettività, ma impegnano la Repubblica a promuovere le condizioni affinché dal piano del puro
riconoscimento formale si passi a quello dell’effettivo esercizio. Art. 4 (diritto al lavoro), art. 24
(tutela dei diritti), art. 32(diritto alla salute), art. 34 (i capaci e i meritevoli) art. 42 (La proprietà
privata).

4. Le situazioni giuridiche passive: il dovere e l’obbligo.


Il dovere è una situazione giuridica imputabile ad una generalità di soggetti, soltanto in alcuni casi
successivamente determinabili.
L’obbligo è una situazione soggettiva in forza della quale un soggetto risulta tenuto ad osservare un
comportamento nei confronti di un altro soggetto, cui l’ordinamento riconosce il diritto soggettivo
di pretenderne l’osservanza. Si è chiarito che quando la situazione di svantaggio non si specifica e
non si attualizza in capo a soggetti determinati nell’ambito di un rapporto giuridico, si ha la figura
del dovere, mentre in un rapporto fra due o più soggetti, si ha la figura dell’obbligo. Si pensi al
dovere di ogni cittadino di svolgere un’attività o funzione che concorra al progresso della società
(art. 4 Cost).
Nel caso del dovere i destinatari sono astrattamente individuati. Di fronte alla situazione del dovere
non si può configurare alcuna pretesa se non quella della collettività che si instaurino rapporti in cui
i soggetti sono determinati ed i doveri divengono obblighi e vincolano chi è tenuto alla loro
osservanza. Il dovere al lavoro si specifica nell’obbligo di prestare la propria opera nell’ambito del
rapporto di lavoro.

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