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Al suo interno ritroviamo una pluralità di materie, tra cui anche, per esempio, la Tutela della
salute e il Governo del territorio, due temi inseriti nel terzo comma del 117, e quindi intese
come materia di competenza concorrente fra Stato e Regioni.
ci sono tre settori fondamentali del diritto dell’ambiente: il tema dei rifiuti, la tutela
delle acque e gestione degli scarichi e la tutela della’ria dall’inquinamento
atmosférico.
Il concetto di rifiuto è stato qui “inventato” per assoggettare ad un regime di controllo
specifico i materiali di cui un soggetto si disfa.
In realtà si è sviluppata una diatriba non indifferente, nata dallo scontro di due finalità poco
conciliabili: una è quella di evitare che i materiali possano essere gestiti da organi fuori
controllo (nel momento stesso in cui un materiale viene abbandonato diventa rifiuto, e come
tale entra in un meccanismo di controllo); la seconda esigenza è quella di non avere troppi
vincoli e controlli perché questi inevitabilmente comportano un aumento dei costi. La Corte di
Cassazione ha, in una sua sentenza, definito di carattere generale la normativa in materia di
rifiuti, sancendo quindi la sua applicabilità ogni qualvolta non si possa applicare una normativa
più specifica.
Altro tema importante è quello della tutela delle acque e gestione degli scarichi. Nel caso in cui
il rilascio di sostanze non possa essere qualificato come scarico bisogna applicare la normativa
generale sui rifiuti: dal punto di vista giuridico.
Terza e ultima tematica fondamentale del diritto dell’ambiente è quella della tutela dell’aria.
La Valutazione di Impatto Ambientale, che considera in un unico contesto tutti gli elementi
senza prenderli separatamente
I due strumenti che si ritrovano sono da un lato le autorizzazioni e i limiti o valori limite (o
standard): per quanto riguarda le prime, il concetto fondamentale è quello che prevede che
un’attività inquinante non può essere intrapresa senza un’autorizzazione; per quanto riguarda
il secondo elemento, il legislatore ha dovuto individuare dei criteri per decidere se un attività è
lecita o no, criteri al di là dei quali l’inquinamento è illecito (per esempio, se il limite di
sostanze inquinanti da rilasciare in un fiume è di 10 mg/l, il mio scarico di 11 mg/l è illecito,
quello di 9 mg/l invece no, seppur vi sia comunque inquinamento).
2. Policentrismo:
- Principi del diritto dell’ambiente, (corretto dal d. lgs. 4 del 13 febbraio 2008)
- Valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale specifica
- Difesa del suolo e lotta alla desertificazione e tutela delle acque dall’inquinamento e
gestione delle risorse idriche:
- Gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati: procedimento amministrativo che
accerti l’inquinamento di un determinato terreno, poi l’eventuale procedura di
bonifica delle falde inquinate
- Tutela dell’aria e riduzione delle emissioni nell’atmosfera
- Norme in materia di tutela risarcitoria sui danni provocati all’ambiente
la tutela ambientale non può comprimere altri interessi parimenti meritevoli di tutela
(cosiddetto bilanciamento dei valori).
L’ambiente viene considerato un valore costituzionale e, al pari degli altri valori del medesimo
rango, costituisce uno dei canoni su cui si orienta ogni manifestazione della legalità.
Questo concetto viene introdotto con la l. cost. 3/2001, ma la Corte Costituzionale lo aveva
fatto ben prima. L’aveva fatto ricorrendo agli artt. 9 (tutela del paesaggio), 32 (diritto alla
salute), 2 (diritti fondamentali), 41 (libertà di iniziativa economica privata) e 42 (diritto di
proprietà) della Costituzione.
Particolarmente importanti sono gli ultimi 2 che, pur sancendo i suddetti diritti, prevedono dei
contemperamenti, riconducibili al concetto di utilità sociale.
Da ricordare, comunque, che l’ambiente rappresenta il contemperamento fra diritto alla salute
e diritto alla libertà di iniziativa economica.
Fu istituito un Tribunale Arbitrale che, affrontando la questione, sancì un principio che fu poi
recepito dal diritto internazionale consuetudinario: ciascuno Stato ha il diritto di sfruttare
liberamente le risorse presenti nel suo sul suo territorio, ma evitando che ciò possa causare un
danno all’ambiente di un altro Stato
Lo stesso principio entrò, poi, far parte di alcune Dichiarazioni Internazionali (e quindi del
diritto internazionale pattizio), in particolare nella Dichiarazione di Stoccolma (1972) e nella
Dichiarazione di Rio de Janeiro (1992).
Altri principi contenuti nelle due Convenzioni (che per molti punti coincidono) sono:
Altre fonti di rango internazionale importanti possono essere la Convenzione di Ginevra del
1979 sull’inquinamento atmosferico a lunga distanza, la Convenzione di Montego Bay del 1982
sul diritto marittimo, la Convenzione di New York del 1982 sui cambiamenti climatici e l’ormai
famoso Protocollo di Kyoto del 1997, che disciplina la tematica della riduzione dei gas ad
effetto serra.
Le prime costituzioni in Europa che per prime si occupano di ambiente sono quella portoghese
(1976), che parla di un “diritto ad un ambiente salubre ed ecologicamente equilibrato”, e
quella spagnola (1978), che riconosce agli individui il diritto ad un ambiente adeguato allo
sviluppo della persona.
Il secondo andò dal ’77 all’ ’81 e affrontò nuove problematiche, come quella della
regolamentazione dell’utilizzo di sostanze pericolose.
Il quinto (1993) offre grande spazio ai problemi della responsabilizzazione degli operatori
economici, attraverso il meccanismo della cosiddetta responsabilità condivisa.
Il sesto e ultimo (è del 2001 ed ha durata decennale) individua 4 aree d’intervento della CE:
- Tema del cambiamento climatico: prende atto degli atti internazionali che sono stati
posti in essere negli ultimi tempi
- Tema della biodiversità: si intende l’esigenza di garantire la diversità fra le diverse
specie vegetali e animali, che l’inquinamento mette in pericolo
- Tema dell’ambiente-salute: si fanno stretti i rapporti fra l’esigenza di tutela
dell’ambiente e di salvaguardia della salute dell’uomo
- Uso sostenibile delle risorse: si recepisce il principio dello sviluppo sostenibile, in
questo caso con particolare riferimento al preservare le risorse naturali
Il primo atto che riconosce espressamente una competenza CE in materia ambientale è l’Atto
Unico Europeo del 1987, che introduce un Titolo denominato, appunto, “Tutela dell’ambiente”
(artt. 174-176; l’art. 174, in particolare, introduce i principi del diritto dell’ambiente in ambito
comunitario).
I primi atti degli anni ’70 hanno riguardato i tre settori centrali del diritto ambientale:
- Inquinamento idrico: furono emanate la direttiva 76/464/CEE (direttiva quadro) cui si
sono aggiunte altre direttive settoriali
- Inquinamento atmosferico: anche qui ci furono sia direttive di carattere generale che
direttive di carattere settoriale
- Gestione dei rifiuti: il primo atto fu la direttiva 75/442/CEE (abrogata poco tempo fa),
seguita a breve distanza da un direttiva del ’78 sui rifiuti tossici.
(((( Ci sono, comunque, altri settori nei quali si dipana l’attività normativa comunitaria:
situazione particolare è quella della Valutazione d’Impatto Ambientale, di cui l’Unione si è
occupata ancor prima dell’AUE, con la direttiva 75/377/CEE (direttiva quadro))))