Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
2 Giurisprudenza
diritto ad una riduzione del costo totale del credito, che comprende gli interessi e
i costi dovuti per la restante durata del contratto.
2. In caso di rimborso anticipato del credito, il creditore ha diritto ad un
indennizzo equo ed oggettivamente giustificato per eventuali costi direttamente
collegati al rimborso anticipato del credito, sempre che il rimborso anticipato
abbia luogo in un periodo per il quale il tasso debitore è fisso.
L’indennizzo non può superare l’1% dell’importo del credito rimborsato in
anticipo, se il periodo che intercorre tra il rimborso anticipato e lo scioglimento
previsto dal contratto di credito è superiore a un anno. Se il periodo non è
superiore a un anno, l’indennizzo non può superare lo 0,5% dell’importo del
credito rimborsato in anticipo.
3. Non può essere preteso nessun indennizzo per il rimborso anticipato:
a) se il rimborso è stato effettuato in esecuzione di un contratto d’assicu-
razione destinato a garantire il rimborso del credito;
b) in caso di concessione di scoperto; [o]
c) se il rimborso ha luogo in un periodo per il quale il tasso debitore non
è fisso.
4. Gli Stati membri possono prevedere che:
a) il creditore possa esigere detto indennizzo soltanto a condizione che
l’importo del rimborso anticipato superi la soglia stabilita dalla legislazione
nazionale. Tale soglia non supera l’importo di 10 000 EUR in dodici mesi;
b) il creditore può eccezionalmente pretendere un indennizzo maggiore se
è in grado di dimostrare che la perdita subita a causa del rimborso anticipato
supera l’importo determinato ai sensi del paragrafo 2.
Se l’indennizzo richiesto dal creditore supera la perdita da questi effettiva-
mente subita il consumatore può esigere una corrispondente riduzione.
In tal caso la perdita consiste nella differenza tra il tasso di interesse
inizialmente concordato e il tasso di interesse al quale il creditore può prestare la
somma rimborsata anticipatamente sul mercato al momento del rimborso antici-
pato e tiene conto dell’impatto del rimborso anticipato sui costi amministrativi.
5. L’indennizzo non supera l’ammontare degli interessi che il consumatore
avrebbe pagato durante il periodo che intercorre tra il rimborso anticipato e la
data concordata di scioglimento del contratto di credito » (Omissis).
Diritto nazionale
8. L’ustawa o kredycie konsumenckim (legge relativa al credito ai consu-
matori), del 12 maggio 2011 (Dz. U. n. 126, posizione 715), nella versione
applicabile alle controversie di cui al procedimento principale (in prosieguo: la
« legge sul credito al consumo »), traspone la direttiva 2008/48 nell’ordinamento
giuridico polacco.
9. Ai sensi dell’articolo 5, punto 6, della legge suddetta, la nozione di « costo
totale del credito » si intende come comprensiva di tutti i costi che il consumatore
è tenuto a pagare nel quadro del contratto di credito, in particolare gli interessi, le
spese, le commissioni, le imposte ed i margini, di cui il creditore è a conoscenza,
nonché i costi relativi ai servizi accessori, segnatamente i premi assicurativi, se il
loro pagamento è obbligatorio per ottenere il credito o per ottenerlo alle condi-
zioni contrattuali offerte, escluse le spese notarili che sono a carico del consuma-
tore.
NOMELAV: 17_4018? PAG: 3 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
4 Giurisprudenza
ficiare così di una nuova commissione. Oltre a ciò, la soluzione contraria rischie-
rebbe di tradursi in una prassi nella quale i soggetti mutuanti applicherebbero
unicamente costi formalmente indipendenti dalla durata del contratto di credito, al
fine di evitare che questi siano interessati dalla riduzione del costo totale del
credito.
18. Sulla scorta di tali circostanze, il Sąd Rejonowy Lublin-Wschód w
Lublinie z siedzibą w Świdniku (Tribunale circondariale di Lublino-Wschód in
Lublino con sede in Świdnik, Polonia) ha deciso di sospendere il procedimento e
di sottoporre alla Corte il seguente quesito pregiudiziale:
« Se la disposizione contenuta nell’articolo 16, paragrafo 1, in combinato
disposto con l’articolo 3, lettera g), della direttiva [2008/48], debba essere inter-
pretata nel senso che il consumatore, in caso di adempimento anticipato degli
obblighi che gli derivano dal contratto di credito, ha diritto ad una riduzione del
costo totale del credito, compresi i costi il cui importo non dipende dalla durata del
contratto di credito in questione » (Omissis).
Sulla questione pregiudiziale
20. In via preliminare, occorre precisare che il fatto che le controversie di
cui al procedimento principale vedano quali parti in causa unicamente dei profes-
sionisti non costituisce un ostacolo all’applicazione della direttiva 2008/48. Infatti,
come rilevato dall’avvocato generale al paragrafo 24 delle sue conclusioni, l’am-
bito di applicazione di questa direttiva non dipende dall’identità delle parti della
controversia di cui trattasi, bensì dalla qualità delle parti del contratto di credito.
Orbene, nel caso di specie, i crediti pecuniari che costituiscono l’oggetto delle
controversie di cui al procedimento principale sono derivati da tre contratti di
credito al consumo conclusi tra tre consumatori e le tre parti convenute nelle cause
riunite nel procedimento principale, e sono stati ceduti alla parte ricorrente nelle
tre controversie suddette dopo il rimborso anticipato dei contratti di credito al
consumo in parola.
21. Con il suo quesito, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se l’articolo
16, paragrafo 1, della direttiva 2008/48 debba essere interpretato nel senso che il
diritto ad una riduzione del costo totale del credito in caso di rimborso anticipato
del credito include anche i costi che non dipendono dalla durata del contratto.
22. L’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2008/48, letto alla luce del
considerando 39 di quest’ultima, prevede il diritto per il consumatore di procedere
al rimborso anticipato del credito e di beneficiare di una riduzione del costo totale
del credito, che comprende gli interessi e i costi dovuti per la restante durata del
contratto.
23. Per quanto riguarda la nozione di « costo totale del credito », l’articolo
3, lettera g), di detta direttiva la definisce come riguardante tutti i costi, compresi
gli interessi, le commissioni, le imposte e tutte le altre spese che il consumatore
deve pagare in relazione al contratto di credito e di cui il soggetto concedente il
credito è a conoscenza, escluse le spese notarili. Tale definizione non contiene
dunque alcuna limitazione relativa alla durata del contratto di credito in questione.
24. A questo proposito, come risulta in particolare dalla domanda di pro-
nuncia pregiudiziale e dalle osservazioni presentate sia dalle parti convenute nel
NOMELAV: 17_4018? PAG: 5 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
procedimento principale sia dalle altre parti interessate nella presente causa, la
menzione della « restante durata del contratto », che compare all’articolo 16,
paragrafo 1, della direttiva 2008/48, potrebbe essere interpretata tanto nel senso
che essa significa che i costi interessati dalla riduzione del costo totale del credito
sono limitati a quelli che dipendono oggettivamente dalla durata del contratto
oppure a quelli che sono presentati dal soggetto concedente il credito come riferiti
ad una fase particolare della conclusione o dell’esecuzione del contratto, quanto
nel senso che essa indica che il metodo di calcolo che deve essere utilizzato al fine
di procedere a tale riduzione consiste nel prendere in considerazione la totalità dei
costi sopportati dal consumatore e nel ridurne poi l’importo in proporzione alla
durata residua del contratto.
25. Un’analisi comparativa delle diverse versioni linguistiche dell’articolo
16, paragrafo 1, della direttiva 2008/48 non permette di stabilire la portata esatta
della riduzione del costo totale del credito prevista da tale disposizione (Omissis).
26. Tuttavia, conformemente ad una consolidata giurisprudenza della Corte,
la disposizione suddetta deve essere interpretata non soltanto sulla base del suo
tenore letterale, ma anche alla luce del suo contesto nonché degli obiettivi
perseguiti dalla normativa di cui essa fa parte (v., in tal senso, sentenza del 10 luglio
2019, Bundesverband der Verbraucherzentralen und Verbraucherverbände, C-649/
17, EU:C:2019:576, punto 37).
27. Per quanto riguarda il contesto, occorre ricordare che l’articolo 8 della
direttiva 87/102, che è stata abrogata e sostituita dalla direttiva 2008/48, stabiliva
che il consumatore, « in conformità alle disposizioni degli Stati membri, (...) deve
avere diritto a una equa riduzione del costo complessivo del credito ».
28. Dunque, occorre constatare che l’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva
2008/48 ha concretizzato il diritto del consumatore ad una riduzione del costo del
credito in caso di rimborso anticipato, sostituendo alla nozione generica di « equa
riduzione » quella, più precisa, di « riduzione del costo totale del credito » e
aggiungendo che tale riduzione deve riguardare « gli interessi e i costi ». (Omissis).
31. Orbene, l’effettività del diritto del consumatore alla riduzione del costo
totale del credito risulterebbe sminuita qualora la riduzione del credito potesse
limitarsi alla presa in considerazione dei soli costi presentati dal soggetto conce-
dente il credito come dipendenti dalla durata del contratto, dato che, come rilevato
dall’avvocato generale al paragrafo 54 delle sue conclusioni, i costi e la loro
ripartizione sono determinati unilateralmente dalla banca e che la fatturazione di
costi può includere un certo margine di profitto.
32. Inoltre, come sottolineato dal giudice del rinvio, limitare la possibilità di
riduzione del costo totale del credito ai soli costi espressamente correlati alla
durata del contratto comporterebbe il rischio che il consumatore si veda imporre
pagamenti non ricorrenti più elevati al momento della conclusione del contratto di
credito, poiché il soggetto concedente il credito potrebbe essere tentato di ridurre
al minimo i costi dipendenti dalla durata del contratto.
33. Inoltre, come sottolineato dall’avvocato generale ai paragrafi 53 e 55
delle sue conclusioni, il margine di manovra di cui dispongono gli istituti creditizi
nella loro fatturazione e nella loro organizzazione interna rende, in pratica, molto
NOMELAV: 17_4018? PAG: 6 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
6 Giurisprudenza
(1) Anticipata estinzione e « riduzione del costo totale del credito ». Il caso della
cessione del quinto.
SOMMARIO: 1. Fatto e decisione. — 2. Diritto vivente in Italia, con segnato riferimento all’operatività del
prestito verso cessione del quinto. — 3. Impatto della sentenza sulla operatività di detto prestito. —
4. Fondatezza della decisione. — 5. Qualche riflessione sul futuro dell’operatività. — 6. Due
osservazioni per (altri) « miglioramenti » normativi della cessione del quinto.
1. Il caso esaminato dalla Corte europea trae origine da tre separati contratti di
credito, regolati dal diritto polacco e contenenti l’obbligo del consumatore di versare al
finanziatore « una commissione il cui importo non dipendeva dalla durata del con-
tratto », per l’ipotesi in cui questi decida di rimborsare in via anticipata la somma
erogatagli.
Effettuato l’anticipato rimborso, i consumatori hanno (separatamente) ceduto i
« diritti di credito che vantavano verso gli istituti bancari in virtù del rimborso
anticipato » a una società, che — appunto nella qualità di cessionaria — ne ha richiesto
il pagamento agli enti. Riscontrato il rifiuto di questi ultimi, la cessionaria ha presentato
ricorsi per ingiunzione: nell’opposizione degli istituti, il giudice del Tribunale di
Lublino-Wschòd ha sospeso i procedimenti e sottoposto alla Corte il seguente quesito:
« se la disposizione contenuta nell’art. 16, par. 1, in combinato disposto con l’art. 3, lett.
g), della direttiva 2008/48 debba essere interpretata nel senso che il consumatore, in
caso di adempimento anticipato degli obblighi che gli derivano dal contratto di credito,
ha diritto a una riduzione del costo totale del credito, compresi i costi il cui importo non
dipende dalla durata del contratto di credito in questione ».
Con la sentenza, che si annota, la Corte ha dato risposta positiva al quesito così
formulato. A fondamento della decisione ha posto, in buona sostanza, tre ordini di
distinti argomenti.
NOMELAV: 17_4018? PAG: 7 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
8 Giurisprudenza
Nel segnalare che la « questione della restituzione degli oneri connessi al finan-
ziamento in caso di sua estinzione anticipata è divenuta fondamentale rispetto al
prestito verso cessione del quinto », la Relazione della Banca d’Italia all’attività
dell’ABF del 2011 già segnalava un incremento dei ricorsi presentato in materia del
158% rispetto a quelli del 2010 (da 58 e 150, su un totale di 3.578 per il 2011) (3). In
prosieguo del tempo, l’incremento è cresciuto in via esponenziale: nel 2017 i ricorsi
proposti nella materia della cessione del quinto (in genere) hanno quasi raggiunto il
numero di 22 mila, a rappresentare il 72% del complessivo dei presentati. Pur ripor-
tando una regressione, anche il 2018 ha enunciato dati impressionanti: i ricorsi relativi
alla cessione costituendo il 64% di quelli presentati, nel complesso giunti a 27.041 (con
un decremento del 12%).
Un contenzioso « imponente », dunque, che — secondo la rilevazione manifestata
dalla Banca d’Italia (4) — ha trovato la propria « origine » nei « comportamenti
impropri degli operatori, passati e recenti »: in modo segnato, tra le altre cose, « nella
mancanza di chiarezza nella rappresentazione dei costi »; così, ad esempio, nella pratica
della « duplicazione di commissioni a fronte di una medesima attività »; e così pure nel
mantenere profili di « ambiguità nel discriminare tra costi upfront e recurring ».
Sulla sussistenza di una discriminazione normativa tra costi upfront e costi
recurring, in effetti, la Banca d’Italia (5) ha impostato la sostanza del disegno regola-
mentare pensato in punto di estinzione anticipata del prestito verso cessione del quinto:
così esentando da ogni misura di restituzione i costi (ritenuti) upfront, nel rispetto della
sola condizione costituita dalla presenza di una « chiara ripartizione » a livello di
trasparenza della documentazione contrattuale tra questi costi e quelli recurring (6).
Non diversa impostazione di base hanno, del resto, seguito le decisioni dell’ABF,
secondo un orientamento che si è venuto a consolidare già nel corso del 2012 (7).
3.1. L’impatto che la pronuncia della Corte europea è destinata ad avere sul
futuro dell’operatività italiana della cessione del quinto si manifesta, dunque, dotato di
un forte spessore. Rispetto all’attuale diritto applicato — non meno che rispetto
all’impostazione concettuale sin ad ora adottata dalla Banca d’Italia — la Corte porta
un radicale mutamento di prospettiva: la parificazione di trattamento normativo tra
costi recurring e costi upfront (meglio: tra costi tali ritenuti o tali assunti: v. infra, nel n.
4) viene di per sé stessa a privare di ogni senso la predisposizione di clausole ambigue
da parte delle imprese finanziatrici, come pure l’« utilità » pratica di comportamenti
strumentali da parte delle stesse.
(3) Cfr. p. 42 s.
Nell’operatività della cessione del quinto, l’importanza, che è venuta ad assumere il tema
dell’anticipata estinzione del finanziamento, risulta ancor più implementata dalla pratica dei c.d.
rinnovi anticipati.
(4) Cfr. la delibera n. 145/2018, con allegato documento intitolato Operazioni di finanzia-
mento contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione: orientamenti vigilanza, ove pure
si rimarca la presenza di « condotte opportunistiche di alcuni operatori e delle reti collocatrici ».
(5) Nei suoi interventi del 10 novembre 2009, del 7 aprile 2011 e, da ultimo, del 30 marzo
2018 (citata nella nota precedente).
(6) Per una diversa impostazione della materia — che al profilo della trasparenza informa-
tiva della documentazione contrattuale antepone la causa che assiste (o non assiste) i singoli,
specifici costi applicati dal finanziatore — v. MALVAGNA, Nel focus del credito al consumo: gli oneri
economici della « cessione del quinto », in Riv. dir. civ., 2016, 1532 ss.
(7) Cfr. MALVAGNA, Cessione del quinto ed estinzione anticipata: la sorte delle « commissioni
accessorie », in IlCaso, n. 341/2013.
La Relazione ABF del 2011, 69 s., segnala per il 2010 la presenza di un orientamento inteso
a riconoscere al cliente, nel caso di difetto di trasparenza della documentazione contrattuale, una
liquidazione risarcitoria per responsabilità precontrattuale dell’intermediario.
NOMELAV: 17_4018? PAG: 9 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
Non è detto, per la verità, che a questa acquisizione segua, sulla linea materiale dei
fatti, un conforme adeguamento spontaneo da parte delle imprese finanziatrici. Più
esperienze, anche del passato recente, lasciano dubbi, anzi, sull’effettivo verificarsi di
una simile eventualità (si pensi anche solo al caso transito dalla commissione di
massimo scoperto alla commissione di istruttoria veloce; sul punto si tornerà, pur se in
modo rapido, nel n. 5).
Per questo motivo appare assai auspicabile un pronto intervento ad hoc da parte
della Vigilanza, che venga a conformare le proprie istruzioni alle indicazioni pervenute
dalla Corte: sì da evitare — quantomeno ridurre — inopportuni strascichi di conten-
zioso; ed evitare, o ridurre, indebite locupletazioni da parte dei finanziatori (al di là,
cioè, del margine operativo destinato a finire in contezioso): la presenza di una fascia
di rapporti « irregolari » viene, se non altro, a falsare lo svolgimento della concorrenza
del mercato.
Non è forse inutile ricordare, svolgendo la prospettiva in discorso, che, secondo la
ferma giurisprudenza della Corte di Cassazione, l’interpretazione del diritto comuni-
tario adottata dalla Corte di Giustizia possiede « efficacia vincolante » per il giudice
nazionale: efficacia « erga omnes », anzi — così anzi si dichiara — « nell’ambito della
Comunità » (8). Così come è da ritenere nulla (con disciplina orientata dal paradigma
della nullità di protezione), posta l’indicazione della Corte di Giustizia, qualunque
clausola di autonomia del predisponente che venga, al proposito, fare differenze tra
costi detti upfront e costi detti invece recurring.
3.2. Per la verità, la sentenza della Corte di giustizia è destinata ad avere impatto
grande anche nei confronti dell’operatività in essere (rapporti pendenti) e passata
(rapporti esauriti). Secondo quanto è stato chiarito dalla Corte di Cassazione, infatti,
l’efficacia vincolante per il giudice nazionale delle sentenze interpretative del diritto
comunitario emesse dalla Corte di Giustizia si estende « anche ai rapporti giuridici sorti
e costituiti prima della sentenza » stessa (9).
Sul piano del diritto applicato a ciò dovrebbe prevedibilmente seguire, tra le altre
cose, pure l’impianto di un forte, se non proprio « imponente », contenzioso con
riferimento (appunto) al « pregresso ». Come idoneo a riguardare — va inoltre preci-
sato — anche i rapporti già definiti (sulla linea della distinzione tra costi upfront e costi
recurring) dalle decisioni dell’ABF. Queste ultime, come è noto, non sono infatti idonee
a produrre alcuna preclusione al riguardo: se non quella data dalla non riproponibilità
della stessa questione (come relativa alla medesima fattispecie concreta) avanti al detto
Arbitro (10).
Il presumibile rifluire di queste controversie avanti al giudice ordinario non viene,
in verità, a diminuire — ma casomai enfatizza — l’opportunità di provvedere, al
riguardo, con soluzioni di taglio stragiudiziale.
(8) Cfr., in specie, Cass., 3 marzo 2017, n. 5381; Cass., 8 febbraio 2016, n. 2468; Cass., 11
dicembre 2012, n. 22577. Tra le altre in materia, v., in particolare, la pronuncia di Cass., 16 giugno
2017, n. 15041.
(9) Così Cass., 11 settembre 2015, n. 17993.
(10) Come ricorda, inter alia, lo stesso sito dell’ABF, presentare un ricorso; verifiche
preliminari, n. 5: « non puoi presentare ricorso all’ABF per una controversia già sottoposta a un
giudice, a un arbitro o a un organismo di conciliazione ».
NOMELAV: 17_4018? PAG: 10 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
10 Giurisprudenza
versante delle singole voci economiche affioranti dall’operatività, talora pare darla per
scontata (11). Non per queste ragioni, tuttavia, sarebbe corretto censurare, a mio
avviso, la decisione della Corte di Giustizia europea.
Il dato letterale della norma dell’art. 125-sexies non risulta, in specie, impegnativo
di una qualche opzione. Il dato si manifesta per sé neutro sul punto: di certo, non
introduce, né presuppone la distinzione tra i costi in questione. Nei fatti, il riferimento
testuale agli « interessi e costi dovuti per la vita residua del contratto » altro non
richiama se non il discrimine tra il passato e il futuro (in termini di aspettativa) del
credito, in realtà estinto in via anticipata e, dunque, il carattere proporzionale della
riduzione che deve essere effettuata.
A rilevare è, piuttosto, la constatazione — ben sottolineata dalla sentenza della
Corte europea — che funzione precipua della direttiva 2008/48 è di fornire un’« elevata
protezione » ai soggetti consumatori (12). A tale funzione, del resto fa riscontro e
pendant — sul fronte del diritto interno — quella ritraibile dal microsistema sostan-
zialmente espresso, per i mutui erogati da imprese bancarie e finanziare, oltre che dalla
disposizione della provenienza comunitaria, dalle peculiari norme di cui agli artt.
120-ter, 120-quater e 40 t.u.b. (13). Le quali certamente esprimono tutte — al di là delle
differenze disciplinari e di specifica finalità, che le attraversano (14) — un’indicazione
di vettorialità protettiva del debitore: in via segnata, quando si tratta di una persona
fisica (e dintorni). Peraltro, il richiamo alla normativa interna (per il medio, in specie,
delle regole degli artt. 120-ter e quater) appare utile anche per segnalare che la
soluzione accolta dalla Corte di Giustizia viene pure a rispondere a più profili
funzionali: al di là di quella di reprimere male prassi dell’operatività e oltre a quella di
protezione dei piccoli debitori, infatti, compare pure la funzione di stimolo della
concorrenzialità del mercato.
Che poi l’operatività del credito al consumo — e della cessione del quinto, in
particolare — sia connotato da prassi imprenditoriali « improprie » è, per la verità,
circostanza sottolineata da tutti (15). Merita piuttosto sottolineare, sempre in linea
sostanziale con la motivazione svolta dalla Corte europea, che la distinzione tra costi
upfront e costi recurring sembra acuire — nel suo proporre istituzionalmente il tema
dell’ascrizione di una voce economica all’uno o all’altro corno dell’alternativa (16) —
(11) Al di là del diverso accento (o concreta importanza) che viene poi assegnata alla
distinzione tra costi upfront e costi recurring. Cfr., così, in parabola discendente, QUARTA, Estinzione
anticipata dei finanziamenti a tempo determinato e modulazioni del costo del credito (commissioni
di intermediazione, oneri assicurativi e penalità), in dirittobancario.it, 2013; MAUGERI e PAGLIANTINI,
Il credito ai consumatori. I rimedi nella ricostruzione degli organi giudicanti, Milano, 2013, 121;
MALVAGNA (nt. 7), 2.
(12) Per analogo rilievo v., ad esempio, COSTI, L’ordinamento del credito5, Bologna, 2012,
743 e 744.
(13) Di cui, in questa sede, va segnalata in particolare l’imposizione alle imprese dei
mutuanti della possibilità di chiedere, nel caso di estinzione anticipata promossa dal cliente,
esclusivamente una somma « onnicomprensiva » di tutto.
(14) Su cui v. (pur se con riferimento alla versione del TUB anteriore alle modifiche del
2010) DOLMETTA e SCIARRONE ALIBRANDI, La facoltà di « estinzione anticipata » nei contratti bancari,
con segnato riguardo alla disposizione dell’art. 7 legge n. 40/2007, in Riv. div. civ., 2008, I, 523 ss. (ivi
pure la segnalazione che gran parte della normativa in questione devia dalle regole dell’art. 1816
e dell’art. 1185, comma 2°, c.c.).
(15) Cfr. già sopra, nella parte finale del n. 2. Paradigmatico il caso delle commissioni,
caratteristico dell’esperienza della cessione del quinto, denominate « bancarie » o « istituto » o
« accessorie » o « finanziarie ».
(16) Tanto più ove si affermi — con formula non certo priva di ambiguità — che « le parti
sono libere di determinare i futuri costi recurring e la loro distribuzione nel corso del tempo » e che
l’« autonomia delle parti » si esplica riguardo alla « determinazione dell’oggetto del rapporto e,
NOMELAV: 17_4018? PAG: 11 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
difficoltà interne al tema dei costi accessori (17). Con conseguente effetto di incertezza
(e disorientamento) per il mutuatario: non è oggettivamente pensabile, invero, che la
« chiara ripartizione » tra costi upfront e recurring, espressa dall’intermediario nella
documentazione contrattuale secondo quanto richiesto dalla Banca d’Italia (sopra,
nell’ultimo capoverso del n. 2), valga a chiudere ogni possibilità di verifica al riguardo.
Ancora una notazione, non ultima per importanza e da svolgere nel riflesso della
prospettiva contrattuale. Sembra lecito dubitare, per la verità, della effettiva consi-
stenza e tenuta della distinzione tra costi c.d. upfront e costi c.d. recurring.
Si è richiamata, in proposito, la tematica dell’indebito [« ciò che importa verificare
è quali siano, nel dettaglio, i costi (già integralmente conteggiati a carico del cliente, ma
in seguito divenuti) indebiti e perciò da restituire »]. Tuttavia, che almeno nel sistema
vigente il tema si muova fuori dall’ambito dell’indebito è cosa fatta certa dalla norma
dell’art. 1185, comma 2°, c.c.; d’altra parte, il fatto che, in caso di estinzione anticipata,
una parte dei costi c.d. recurring non sia più dovuta non implica che dovuti siano — per
l’intero — i costi c.d. upfront. Non sembra portare chiarezza, poi, l’affermazione che i
costi c.d. upfront non rinviano — a differenza degli altri — a delle « prestazioni
continuative » (18): che si tratta, cioè, di prestazioni già in toto eseguite al momento
della conclusione del contratto di credito.
A contare in materia è, a me pare, non già la prospettiva del fatto, quanto
piuttosto quella dell’effetto. A ben vedere, si tratta comunque di costi strutturalmente
legati alla (avvenuta) stipulazione di uno specifico e concreto contratto di credito: come
tali destinati a riflettere la loro utilità rispetto a tutte le frazioni temporali in cui questo
è, secondo il programma negoziale fissato dalle parti, destinato a durare.
segnatamente, delle prestazioni recurring e dei relativi corrispettivi » (così, il tenore della decisione
del Collegio di Coordinamento ABF n. 10003/2016).
(17) Si pensi, così, alle commissioni che l’intermediario dichiara essere di spettanza di
soggetti da sé diversi, quali mediatori e agenti [sulle c.d. « commissioni intermediarie » si veda
MALVAGNA (nt. 6), 1537): occorre qui verificare (caso per caso) se — e in quale misura — gli importi
così riscossi dall’intermediario siano poi stati effettivamente trasmessi al destinatario (dichiarato e
che, nel concreto, ha posto in essere la prestazione).
(18) Per il richiamo alla tematica dell’indebito v. QUARTA (nt. 11), 6. Per quella alla
prestazione (non) continuativa MAUGERI e PAGLIANTINI (nt. 11), 121, nota 30.
(19) Cfr. anche le Istruzioni di trasparenza emanate dalla Banca d’Italia, sez. VII bis, 97.
Prima della introduzione della norma appena richiamata, l’ABF tendeva ad applicare
comunque la normativa consumeristica — nel senso di praticare la distinzione costi c.d. upfront e
costi c.d. recurrung al caso di estinzione anticipata per scelta del debitore — « alla luce della più
generale disciplina concernente la cessazione anticipata dei rapporti contrattuali di durata ovvero
ad esecuzione continuata o periodica » (così ABF n. 349/2011)
NOMELAV: 17_4018? PAG: 12 SESS: 5 USCITA: Tue Oct 08 10:16:40 2019
12 Giurisprudenza
dipendente, sia pubblico che privato, non è certo qualificabile come “attività profes-
sionale”, prevista dall’art. 3 comma 1 lett. a) » del codice del consumo (20).
5.4. Per completezza del discorso, è ancora da avvertire che, secondo l’evolu-
zione compiuta dalle decisioni dell’ABF, « l’importo da rimborsare deve essere deter-
minato, secondo un criterio proporzionale, tale per cui l’importo di ciascuna » delle voci
di costo « viene moltiplicato per la percentuale del finanziamento estinto anticipata-
mente, risultante (se le rate sono di eguale importo) dal rapporto fra il numero
complessivo delle rate e il numero delle rate residue »: « altri metodi alternativi di
computo non possono considerarsi conformi alla disciplina vigente » (23) (cfr. pure
sopra, nelle prime battute del n. 4). Le clausole che prevedono meccanismi di computo
difformi da quello da quello rigidamente proporzionale sono dunque da ritenere nulle
(e non apposte).
Tale valutazione non può non valere, a mio avviso, anche per il computo delle voci
relative a costi assicurativi, su cui le decisioni dell’ABF hanno invece mostrato più
tentennamenti e riserve (in ordine, appunto, all’applicazione del criterio rigidamente
temporale) (24): di là da ogni altro rilievo, la forte sottolineatura che la Corte di
Giustizia dà, con riferimento alla direttiva n. 2008/48, alla « elevata protezione » del
consumatore non sembra lasciare spazio a soluzione diverse.
14 Giurisprudenza