TAREA 1
TURISMO SPAZIALE
DOMANDA 0 1 2 3 4 5 6 7
RISPOSTA A C A C C B C A
EMANUELE BIGGI: Se ne parlava a volte in vari articoli, cioè la possibilità di viaggiare come
turista nello spazio, di vedere la terra praticamente come la vedono gli astronauti dalla stazione
spaziale orbitante internazionale. Vogliamo parlare di questo aspetto, di cosa ci aspetta il prossimo
futuro nell'esplorazione turistica dello spazio (0) insieme a Giovanni Caprara, editorialista
scientifico del Corriere della sera. Ciao, Giovanni, buona sera.
Allora i voli dello spazio non saranno più una cosa così unica e prerogativa degli astronauti
professionisti a quanto pare. È davvero così?
GIOVANNI CAPRARA: Si, diciamo anche per fortuna, perché se ne parla da tempo.
GIOVANNI CAPRARA: Ma dall’anno prossimo, grazie a due intraprendenti uomini d’affari, sono
miliardari, hanno avviato questo business del turismo spaziale per cui c’è Richard Branson e Jeff
Brezos, che tra l’altro è il fondatore di Amazon.
GIOVANNI CAPRARA: Che hanno attrezzato, hanno quasi inventato questi veicoli, sono degli
aeroplani a razzo che vanno nello spazio e fanno provare l’emozione dell’assenza di peso (1).
EMANUELE BIGGI: Spieghiamo, prima del fattore poi, chiaramente, perché lo starete pensando
tutti a casa, il fattore economico legato a questo tipo di turismo ma, prima di tutto mi piaceva capire
anche come funziona letteralmente, dal punto di vista tecnico, perché non si va in orbita, in realtà,
è un viaggio che si conclude in eh, mi pare, un’ora e quaranta, mi ricordo bene?
GIOVANNI CAPRARA: … il viaggio complessivo, però il cuore di questo balzo verso lo spazio, dura
soltanto quattro minuti, perché, questo aeroplano a razzo, viene portato a 15 chilometri di
altezza da un aeroplano madre dal quale si sgancia (3) e poi, si accende il motore a razzo che
lo proietta a 110 chilometri di altezza. Qui compie una curva in cielo e ritorna verso terra. Quindi,
alla sommità di questa curva, per cui, ci sono 4 minuti dove lui perde il peso e può galleggiare
all’interno dell’aeroplano.
EMANUELE BIGGI: E può veramente esperimentare, quella che noi chiamiamo, anche se in parte
erroneamente, gravità zero. Insomma, sentirsi senza peso.
EMANUELE BIGGI: Lo chiedo apposta perché in realtà il punto di partenza sarà in Italia. È vero? È
così?
EMANUELE BIGGI: Ok
GIOVANNI CAPRARA: Perché quello principale sarà in Nuovo Messico, negli Stati Uniti dove già
da un paio di anni c’è l’aeroporto attrezzato a questo. Adesso anche in Italia, c’è un aeroporto che è
di Grottaglie, che è una, che ha delle piste, una delle più lunghe della penisola, eeeeh, è un aeroporto
già attrezzato per certi aspetti verso le cose del futuro, si parla che da qui, si faranno anche
sperimentazioni con aeroplani senza pilota (5), però soprattutto ci saranno questi voli con lo
spaceship tour di Richard Branson che, eeeeh appunto, sarà uno dei punti del pianeta da dove si
può andare verso lo spazio.
EMANUELE BIGGI: E, arriviamo al punto, io sono genovese, scherzo la battuta, ma uno pensa
quello che mette. Quanto potrà mai costare un viaggio del genere, che dura si poco, e sicuramente
emozionante, ma io presumo dei costi elevati? -immagino.
GIOVANNI CAPRARA: Mah, relativamente perché questi voli costano 250.000$, però, insomma, se
si pensa che il primo turista spaziale, Dennis Tito, che andò invece sulla stazione, assieme ai russi,
pagò 30.000.000 di dollari, questo direi che è quasi economico (6).
EMANUELE BIGGI: Eh, tu pensi che in futuro questa cifra potrà essere tenuta o e una sorta di cifra
promozionale?
GIOVANNI CAPRARA: Probabilmente sarà aumentata perché questo prezzo è valido fino al
millesimo biglietto che verrà strappato, dopo di che, se il mercato lo consente, salirà di certo
(7) come è probabile.
(Tratto e adattato da Geo, RaiTre,19/10/2018, 4’ 00’’)
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TAREA 2
VECCHI MATERIALI E NUOVE TECNOLOGIE
DOMANDA RISPOSTA
4. Con quale altro nome viene denominata l’economia circolare? Sostenibilità ambientale
4 su dieci
5. In che percentuale gli artigiani usano i social media?
4/10
7. In quale storico mercato italiano vende i prodotti Piercarlo? Mercatino delle pulci
FRANCO DI MARE: Oggi raccontiamo la storia di un made in Italy, accelerato, agevolato anche
dalle nuove tecnologie, dai social media, dalla rete. Un made in Italy che nasce dalla nostra grande
tradizione che ha saputo rinnovarsi e reinventarsi.
BENEDETTA RINALDI: Ecco. E allora andiamo a vedere chi sono questi protagonisti. Sono piccoli
imprenditori, artigiani, contadini che uniscono competenza, ricerca, tradizione e quello che
dicevi tu: innovazione (0).
FRANCO DI MARE: Lo facciamo insieme a Giampaolo Coletti che è collega e cofondatore, anzi
fondatore di www.workers.it. L’ho pronunciato bene?
GIAMPAOLO COLETTI: L’hai pronunciato bene. Tre doppie v che è il web l'Italia internet e poi i
workers che sono i lavoratori.
FRANCO DI MARE: Allora, grande innovazione, tradizione… c’è a me sembra che si unisca il
grandissimo livello di artigianato che noi abbiamo ma, di elevatissimo livello, la capacità di essere
il secondo paese in Europa per manifattura (1) e le nuove tecnologie.
GIAMPAOLO COLETTI: Ecco, quando c’è questo connubio vincente tra la tradizione, quindi tra il
saper fare, quello che già sappiamo fare bene, che ci riconoscono un po’ in tutto il mondo, con
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l’utilizzo delle tecnologie innovative, quindi l’utilizzo dei social media, l'utilizzo per esempio della
stampa 3D o dei sistemi digitali, un’impresa può fare un passaggio ulteriore, può agevolare un
cambiamento. Citavate prima la sartoria digitale, la sartoria hi-tech. La sartoria hi-tech nasce da uno
storico lanificio biellese che decide di poter vendere online prodotti sartoriali su misura (2) e lo
fa con un configuratore 3D, quindi direttamente da casa puoi…
GIAMPAOLO COLETTI: prenderti le misure. Se non ti basta quello, poi, puoi andare in uno degli
otto punti fisici, perché questa è anche tutto un'idea italiana, cioè integrare il digitale alla parte fisica,
anche al contatto fisico, e hai un prodotto unico ma puntando alla tecnologia digitale.
BENEDETTA RINALDI: Però avete anche trovato per esempio, una start up napoletana che riesce
a trasformare la parte non riciclabile della plastica, che purtroppo è una buona percentuale, in
pannelli utili per l’edilizia (3) non soltanto di case ma anche in altri campi come aerei, treni, navi…
GIAMPAOLO COLETTI: Ecco questo è una, è un filone molto forte per quanto riguarda i nuovi
artigiani e professionisti del digitale, perché integrano quelle che sono le competenze, il saper fare,
lo studio dei nostri distretti accademici con quella che viene chiamata economia circolare, quindi,
sostenibilità ambientale (4). In questo caso questa giovane architetta di Napoli è riuscita a
ripensare le costruzioni partendo da materiali innovativi per le case, le strutture del domani
utilizzando, di fatto, materiali di riciclo.
FRANCO DI MARE: Quest’anno ci avevate, ci avevi portato una specie di decalogo in dieci punti da
presentare cosa che probabilmente hai fatto alla camera, come dire, per spingere la politica a correre
un po’ di più sul piano digitale.
GIAMPAOLO COLETTI: A che punto siamo? Beh, allora siamo al punto che oggi solo quattro su
dieci (5) sono imprenditori artigiani che hanno utilizzato, stanno utilizzando le tecnologie digitali e i
social media, anche se spesso queste strumentazioni sono a portata di mano, quindi, c’è una
responsabilità di fatto anche di questi lavoratori che non sanno cogliere necessariamente le
opportunità del web. C’è poi un tema di alfabetizzazione, di scuola, di tecnologia, perché la forza
oggi delle tecnologie digitali è riuscire ad essere nel territorio (6), ma vendere in tutto il mondo.
Noi spesso diciamo che un negozio che vive in uno specifico contesto territoriale, dà lavoro a un
territorio, riesce poi a vendere in Cina, in Giappone.
C’è una storia straordinaria. Abbiamo incontrato in questo tour che stiamo facendo con il
wwwworkers, che poi approderà alla Camera dei Deputati, l’abbiamo incontrata l’altro giorno a
Torino. Un rigattiere, si chiama Piercarlo, che lui, in realtà frequenta i mercatini del Nord di Italia, a
Torino (-certo), lo storico Mercatino delle Pulci (7) di Torino, però vende prodotti unici, che poi lui
ripensa in Kazakistan, in Russia, perfino in Giappone. Quindi la chiave è proprio, fare sistema,
riuscire a scalare un mercato. Pensate che gli e-commerce si stima che quest’anno varrà oltre a 27
miliardi di euro.
(Tratto e adattato da Unomattina, Rai 1, 11/10/2018, 3':57'')
TAREA 3
ADOLESCENTI: ATTENZIONE ALL’USO DELLE CHAT
TESTO 0 1 2 3 4 5 6
TITOLO E D C J I B A
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