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ETA' DI CESARE

L'età di Cesare va dalla morte di Silla, a quella di Cesare. La fine della dittatura sillana
riaccende lo scontro interno all'aristocrazia senatoria tra gli optimates e i populares.
I personaggi storici di questo periodo sono ambiziosi, corrotti e non si occuperanno
del bene della repubblica. Le personalità emergenti, Pompeo e Cesare, si
spartiscono il potere, per poi passare a guerre civile per il potere assoluto. Cesare
crea con Pompeo e Crasso, il primo Triumvirato, che prevede la spartizione del
potere, con Cesare diventa Proconsole delle Gallie e Pompeo rimane Console a
Roma. Con la morte di Crasso nel 53 a.C., il Triumvirato si scioglie e Pompeo si fa
eleggere Console unico, durante l'assenza di Cesare, il quale muove un esercito
passando da Rubicone, sconfigge Pompeo e istaura una dittatura perpetua, durante
la quale egli fa delle elargizioni, riforma il calendario e toglie potere allo stato. I suoi
stessi figli adottivi, Bruto e Cassio organizzano una congiura contro di lui, dove nel 44
Cesare viene ucciso con 23 colpi, e si dice che egli cessa di vivere con la visione dei
suoi figli. Alla morte di Cesare segue la formazione del secondo Triumvirato, tra
Ottaviano e Antonio. Anche stavolta la situazione si complica, poiché Antonio va in
Egitto, dove si innamora di Cleopatra, dimenticandosi della moglie, sorella di
Ottaviano. Quindi si scioglie il Triumvirato e scoppia un'altra guerra civile, dove
Ottaviano prevale, cade la Repubblica e si istaura il Principato, ad opera di
Ottaviano.

LA VITA DI CESARE-OPERE-STILE

Cesare nasce a Rom il 13 Luglio del 100 a.C., da una nobile famiglia patrizia.
Cresciuto in un ambiente colto e raffinato, Cesare impegna i suoi studi in Grecia,
avvicinandosi all'Atticismo (forma retorica scarna e sobria), e studiando la retorica e
la filosofia (gli interessa la filosofia epicurea). Nell'81 a.C. parte per l'Asia,
intraprendendo una carriera militare. Alla morte di Silla, Cesare torna a Roma, e
comincia la sua carriera politica e oratoria, dove diviene uno dei principali referenti
dei populares, grazie alle sue abilità oratorie. Nel 68 a.C. viene eletto questore
prestando servizio in Spagna; Nel 65 diviene edile curule; Nel 63 viene ordinata una
la congiura di Catilina contro Cicerone, alla quale non si sa se Cesare partecipò. Nel
60 rientra a Roma e stringe un patto politico con Pompeo e Crasso, chiamato il
primo Triumvirato, nel quale Cesare diventa Proconsole della Gallia Cisalpina e
quella Narbonese. Con la Gallia divisa in tribù, sotto l'attacco di popolazioni
limitrofe, Cesare è costretto a conquistare i Galli per liberarli dall'attacco. Nel
mentre Pompeo, con la morte di Crasso a Carre, si fa nominare Console senza
collega. Il 10 gennaio del 49 Cesare passò dal Rubicone (che segna il confine tra
Roma e Gallia), dotato di un esercito, e dà inizio ad una guerra civile, nella quale
Pompeo viene sconfitto a Farsalo, e ucciso in Egitto nel 48 a.C. Cesare viene eletto
Console e dittatore a vita, e durante la dittatura, egli è consapevole del fatto che
l'aristocrazia teme l'evoluzione del suo potere. Le sue intenzioni di rinnovare lo stato
romano, con riforme interne ed esterne, lo portano a fari odiare dal senato,
pertanto il 15 Marzo del 44 si ordisce una congiura contro di lui, ad opera dei figli
adottivi, Bruto e Cassio, ma anche da aristocratici e politici, i quali intendevano
restaurare la Repubblica.

I Commentari del De bello Gallico sono divisi in 7 libri (forse anche un ottavo scritto
da Aulo Irzio) dove Cesare narra della conquista della Gallia: in piano politico
giustifica l'impresa dal punto di vista dello stato romano; in piano apologetico esalta
la grandezza dell'impresa; in piano militare illustra strategie e tattiche belliche. I
Commentari del De bello Civili è diviso in 3 libri, dove in piano politico si narra delle
vicende pubblica e istituzionali, nella quale giustifica il suo comportamento, e parla
anche di CLEMENTIA o magnanimità nei confronti dei propri avversari. Su questo
aspetto i Commentarii offrono una visione di parte degli avvenimenti: nel De bello
Gallico si trattava di dimostrare la necessità della conquista, e nel De bello Civilis si
dimostra che la colpa non è di Cesare, ma dei suoi nemici che hanno compiuto
gravissime illegalità e che lo hanno costretto a impugnare le armi. Riguardo alla
lingua e allo stile, Cesare adotta l'uso della terza persona, limita l'uso dei sinonimi ed
evita termini arcaici o neologismi, e predilige un linguaggio militare molto preciso,
ma anche elegante in certi aspetti.

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