Scaricare i PDF in inglese (e se voglio anche in italiano) dei due libri per l’esame: Paradise Lost e Moll
Flanders. Per l’esame:
1. Passi di Milton tradotti e commentati
2.Romanzo di Defoe Moll Flanders
3.La bibliografia critica che ha caricato sul materiale didattico sul corso (articoli sui due libri) noi dobbiamo
scegliere un articolo per Paradise Lost e un articolo per Moll Flanders, sono articoli o in inglese o italiano
(devo sceglierne almeno uno in inglese).
4. Parte di storia della letteratura che va da Milton incluso fino alla fine del 700 (primo volume).
John Milton, Paradise Lost, i passi che noi andremo a leggere, tradurre e commentare:
1. Book 1: dal verso 91 al 124; dal 242 al 263.
2. Book 3: dal verso 80 al 134.
4. Book 4: dal verso 285 al 342; dal verso 358 al 392; dal verso 411 al 439.
5. Book 9: dal verso 679 al 709; dal verso 896 al 916; dal verso 1067 al 1082.
6. Book 12: dal verso 575 al 587; dal verso 632 al 649.
1600: secolo di transizione in Inghilterra e di grandi trasformazioni: sociali, culturali, politiche e letterari.
Il Paradise Lost è un poema epico, (laddove si intende con epica una tradizionale forma di narrazione che si
è nata nell’antichità con Omero, si è sviluppata nella classicità con Virgilio, per proseguire nel Medioevo col
romanzo cavalleresco, poi nel 500, secolo del rinascimento, con la rivisitazione del romanzo cavalleresco in
termini di poema epico).
Il 600 porta definitivamente a conclusione, soprattutto nell’opera di Milton, l’evoluzione del genere epico.
Un genere epico che sarà in un certo senso il frutto di tutta una tradizione sedimentata precedente, in
primis di quella immediatamente precedente (del 500 inglese con Edmund Spencer e la sua opera ‘The
Fairy Queen’).
Questo risultato della tradizione precedente viene poi profondamente rinnovato dall’opera di Milton, da
una nuova prospettiva storica, culturale e letteraria che rappresenterà allo stesso tempo il culmine di una
tradizione, il suo rinnovamento e il suo atto ultimo.
Con il 600, e più in particolare con Milton, (poeta che rappresenta la figura letteraria più significativa del
secolo) il poema epico raggiunge il suo culmine; successivamente la narrazione, sarà poi raccolta da un altro
tipo, completamente nuovo, di genere letterario, che è quello del romanzo (che nasce tra fine 600 e primi
20 anni del 700), il cosiddetto novel, che è in un certo senso il figlio del poema epico.
Il poema epico scomparirà nella sua forma poetica, la narrazione in versi e diventerà esclusivamente
narrazione con un nuove genere, il novel, il romanzo in prosa.
Il 600 (e di conseguenza anche Paradise Lost) è il secolo della transizione, in cui vediamo sia il vecchio, con
la ripresa della tradizione e dall’altro lato vediamo inserito il genere in un contesto profondamente mutato
rispetto al 500. Milton è così un autore classico che guarda al passato, ma comunque è un autore
profondamente innovativo e moderno in quanto profondamente radicato nella cultura, storia e politica del
600 inglese.
Nel 600 inglese vediamo il contesto sociale e politico scosso da un forte mutamento: questo è il secolo della
rivoluzione puritana; in termini storici il 600 è un secolo in cui gli eventi guardano già alla modernità,
rappresentano già una svolta, consistente e radicale.
L’Inghilterra è la prima società in occidente ad aver sperimentato una rivoluzione così radicale che ha in un
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certo senso dato una fisionomia completamente nuova e diversa della società e della politica inglese, mai
prima avvenuta in Europa.
La Rivoluzione inglese inizia nel 1642 (con la rivoluzione puritana) e ha il culmine nel 1649 (con la cattura
del re Stuart Carlo 1° e con la sua condanna a morte).
Alla fine del 600 l’Inghilterra si pone già come una sorta di potenza quasi prevalente nel panorama storico
dell’ Europa, questo è grazie a eventi radicali vissuti nei primi anni 40 del 600.
masque: tre giovani, figli di un nobile di fede puritana, si inoltrano in un bosco, la figlia maggiore viene
catturata e sedotta dal mago del bosco Comus, figlio della maga Circe, che rappresenta il bello, il sensuale, i
piaceri. Questa fanciulla poi riesce a respingere le lusinghe dei piaceri e dell’amore sensuale di Comus e
affermare una sorta di sobria moralità. Completo ribaltamento del masque tradizionale di corte.
3. (1637) Lycidas: componimento dal valore letterario maggiore, poemetto che parla della morte per
annegamento di un compagno di studi a Cambridge. Milton prende spunto da questa morte per fare,
attraverso l’elegia funebre, alcune riflessioni sulla condizione mortale dell’uomo e anche dellaa morte
stessa del compagno, (che condivideva gli stessi ideali di Milton), meditazione sui giovani che hanno buoni
valori ma che purtroppo non sono realizzati a causa di un fatto avverso che tragicamente li penalizza. Dopo
questa nota pessimistica c’è un finale che è una sorta di consolazione.
4. (1645) L’allegro
5. (1645) Il pensieroso: alla letizia giovanile segue la vocazione religiosa, lo studio, il lavoro. Queste due
opere potrebbero essere una sorta di percorso biografico di Milton.
Agone politico: Milton degli anni della rivoluzione (1641-60) dopo essersi autodeterminato come poeta.
1. ‘’trattati sul divorzio ’’ : il poeta sostiene che si può concedere il divorzio alle due parti non solo per
motivi unicamente materiali (legati ad esempio all’infedeltà) ma si può concedere il divorzio anche per altri
motivi, come l’incompatibilità del carattere dei coniugi. La libertà dell’individuo si impone al potere dello
stato: non è lo stato che deve decidere, ma è l’individuo che può scegliere la possibilità del divorzio.
2. (1644) l’Areopagitica: importante per la storia della lotta per la libertà di parola, di stampa e di pensiero.
Milton democratico e rivoluzionario. Distanza con alcune misure del Commonwealth che Milton riteneva
anti democratiche.
Grandi opere: Milton è sconfitto dalla restaurazione della monarchia ma vede i suoi ideali sopravvivere,
grazie alle sue opere maggiori.
1. (1667) Paradise lost.
2. (1671) Paradise regained: sequel del Paradise lost; è un’epica breve, che si basa su una vicenda quasi
interamente dialogica, dell’episodio del duello verbale che contrappone cristo a satana, con la battaglia di
parole che dura tre giornate, con l’episodio della tentazione di cristo nel deserto. Alla fine cristo trionfa, e
viene rappresentato quasi come dimentico della sua esistenza celeste e che allarga la sua autocoscienza
attraverso la meditazione e la disputa con satana.
3. (1671) Samson agonistes, Sansone agonista: nel senso di sansone combattente, la storia è quella biblica
di Sansone alla porta della sua prigione (Sansone, giudice di Israele, cade nel peccato e viene imprigionato),
si sacrifica ma uccide tutti i filistei, ribadendo alla fine quelli che sono stati i suoi principi di condotta morale
legata alla fede, che aveva temporaneamente perso cadendo nel peccato.
(Queste due sono le ultime opere che rappresentano la conclusione della carriera letteraria di Milton).
Se prendiamo in considerazione le sue opere principali notiamo come sono state scritte, anche se sono
espressione, frutto, maturo dell’espressione intorno alla rivoluzione puritana, dopo la restaurazione
monarchica, in un contesto estraneo alle esperienze sociali, culturali di Milton. C’è un motivo di eroismo
storico di pensare di lasciare testimonianze spirituali legate agli ideali della rivoluzione, in un momento in
cui quegli ideali sono stati sconfitti dalla restaurazione, sono stati accantonati nella società inglese e per
molti versi nella letteratura. Dalla metà del 600 fino alla fine del 600 il genere letterario più praticato è la
commedia, nuovo genere molto diverso dal teatro elisabettiano del 500, che vede come protagonista la
classe aristocratica, con i suoi ideali e i suoi modelli. Modelli molto distanti da Milton, che sul piano
letterario aveva già attaccato questi modelli aristocratici (vedi il masque). Milton diventa per un certo senso
estraneo a quest’atmosfera della restaurazione della monarchia. Milton sostiene che gli ideali che hanno
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sostenuto la rivoluzione non sono morti, ma sono ancora un messaggio attualissimo. Milton si ritrova
messo da parte nella vita politica e sociale dell’Inghilterra; e dal punto di vista personale, in questo periodo
si ammala, tanto che scrive le sue opere, tra cui il Paradise Lost lo scrive quasi completamente cieco:
sofferenza dei suoi ideali ma anche personale, fisica.
Il Paradise Lost è stato pubblicato per la prima volta nel 1667 in 10 libri. La versione definitiva è quella del
1674, anno della morte di Milton, la suddivisione è in 12 libri, suddivisione che rinvia a tutta la carriera
poetica di Milton umanista che vuole in un certo senso imitare all’evoluzione letteraria dei grandi autori (es.
Virgilio, L’Eneide). Già negli anni 30 Milton aveva progettato un poema epico di argomento nazionale, forse
sotto l’influsso del modello del Tasso italiano. Dopo il 1660 un argomento del genere doveva sembrargli
inattuale, e invece la caduta dell’uomo (tema del Paradise Lost) per Milton negli anni 60 poteva essere
considerato un tema più pertinente rispetto a una tradizione consolidata del poema epico come
celebrazione di un’intera nazione, dello spirito nazionale, di una costruzione stessa della nazione,
dell’esaltazione del simbolo stesso della nazione, ossia il monarca. Il poema epico di Milton si occuperà
della genesi: cambio di paradigma radicale: non solo una scelta letteraria di argomento diverso, ma una
scelta anche ideologica. Milton vedeva nel tipo di tradizione epica dell’esaltazione dello stato e della
monarchia una cosa per cui lui aveva sempre combattuto. Scegliere come tema l’inizio della storia stessa
dell’uomo, da al poema epico una dimensione universale, che unisce l’umanità intera.
Approfondimento del discorso della ripresa dei generi letterari tradizionali, per infondergli nuovi valori.
Gioco di Milton con il lettore, a cui offre questi rimandi; le regole del poema epico vengono rispettate
dall’autore, ma tutto questo viene posto in un contesto nuovo, permeato da valori profondamente religiosi
ma universali. La caduta dell’uomo, tema universalistico per eccellenza, eroico, grandioso.
Bibbia, il testo-verità per eccellenza. Lucifero, l’angelo più bello e più intelligente del paradiso, si ribella a
dio, proprio perché dio aveva innalzato sopra tutte le creature celesti il figlio. Satana che ha giudicato
questo atto una sorta di ingiustizia nei suoi confronti, si ribella a dio, viene seguito da una schiera di figure
celesti che sostengono la sua ribellione. Nella battaglia contro dio e contro le schiere angeliche fedeli a dio,
alla fine Lucifero e le schiere ribelli hanno la peggio e vengono sconfitte. Vengono cacciati nell’abisso (non
ancora nell’inferno!), un luogo indistinto, che si chiama caos, con un lago di fuoco che accoglie Lucifero e i
ribelli.
Dal verso 91 al verso 124:
passo in cui parla Satana, si desta dallo shock, dal dolore, dalla sconfitta, e per la prima volta prende
coscienza del luogo in cui sono precipitati, e allo stesso tempo esprime il suo stato d’animo cercando di
comunicarlo agli angeli ribelli caduti con lui.
(Quello che lui ci chiede all’esame non sarà una traduzione a memoria, ma vuole una traduzione ragionata,
che dimostriamo di aver capito l’ordine della sintassi e i vari aspetti del verso di Milton).
Verso che deriva dal blank vers (pentametro giambico, introdotto in Inghilterra dai poeti alla corte di Enrico
8° facendo una versione inglese dell’endecasillabo petrarchesco) 500 elisabettiano, il verso libero, non ci
sono rime. Milton utilizza quel tipo di blank vers, in questo caso dandogli un significato religioso. Ripresa e
distanziamento di Shakespeare (e del 500 in generale), rivisitazione della fonte biblica, aperta polemica con
il nuovo metro dell’epica della restaurazione, che esalta il monarca, con quella rima reale (rhyme royal).
Milton vede nella rima reale nuovi valori monarchici che lui ancora non vuole esaltare. Così come in
Shakespeare usa delle forme arcaiche (es. primo verso thou, forma arcaica di you, e seest è la desinenza
della seconda persona singolare del verbo, non è altro che you see).
Parla satana, si risveglia da quella condizione di sofferenza e irrazionale della caduta. Per la prima volta s
rende conto di ciò che sta succedendo e si rivolge direttamente (you see) all’angelo ribelle più vicino a lui
che l’ha seguito (ora trasformato in diavolo). Verso non rimato significa che non molto spesso la frase non
termina nel limite del verso, della linea, ma molto spesso abbiamo degli enjambement, la struttura
sintattica fa si che i versi siano collegati tra di loro, in una costruzione molto articolata, maniera molto
elegante e molto complessa che ricorsa quella delle lingue classiche.
Ordine sintattico sulle fotocopie.
La battaglia tipica dell’epica, l’argomento stesso, qui viene traslata in un contesto biblico, la battaglia tra il
bene e il male, dio e le sue schiere angeliche vs satana e i suoi demoni. Milton rappresenta questa battaglia
come una battaglia epica, e con tutti gli elementi dell’epoca. Quella che è una battaglia unicamente
dialettica, simbolica, diventa in Milton una battaglia vera e propria, seguendo questo criterio. Rifacendosi
alla battaglia anche il modello originario sta in tutte le storie, il repertorio di immagini, figure mitologiche
riferite alla classicità (es. Dio con il suo tuono, immagine tipiche del re degli dei, di Giove stesso). Satana fa
una domanda retorica e si risponde da solo, risposta che va dal verso 94 al verso 105, sintassi prolungata
per dare l’idea epica del combattimento, delle forze che si opponevano.
Sintassi molto articolata e complessa, per niente semplice.
C’è una voce narrante, voce del poeta stesso, modalità di narrazione in terza persona.
Le azioni di satana, in questo momento che è sconfitto sono molto interessanti dal punto di vista formale e
da fornire al lettore, dato che la parola viene consentita a satana stesso. Tutto ciò che viene detto è detto
nella prospettiva di satana, non c’è la mediazione. Quando satana si rende conto (amaramente) della
potenza delle armi di Dio. L’ordine empirico creato da Dio, nel momento in cui sconfigge satana ribelle, crea
questo caos (che non esisteva in precedenza)in cui viene messo satana. Satana è in uno stato traumatico,
subito di profila quella che è la prima qualità di satana, ossia il fatto di non sentirsi sconfitto. Il momento
fondamentale è quando parla della fixt mind, ovvero che la sua prospettiva, la sua scala di valori con cui
giudica le cose (tra cui dio) non è crollata nel momento in cui è stato sconfitto. Prima della sconfitta viene la
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ribellione, e prima della ribellione si sviluppa una schiera che riesce a portare dalla sua parte, che per la
prima volta (vv 102) osano sfidare il regno. Anche nella sconfitta sembra che la contingenza non lo tocchi
più di tanto, dice che non importa se la battaglia è persa, quella fixt mind si perpetua in quelle qualità che
satana mantiene intatte. Dio ha dubitato della sua potenza proprio a causa del suo terrore. Voglia di
prendersi la rivincita, e di vendicarsi della sconfitta: ora è possibile, ora sappiamo cosa aspettarci, ottimismo
di satana.
Abbiamo la costruzione di un personaggio attraverso la sua autocoscienza. Il personaggio può essere
definito eroico anche nella sua sconfitta. Nell’eroismo non si vede quando le cose vanno bene o male, ma
nella sconfitta: Satana si dimostra un eroe, uno spirito disposto alla battaglia per perseguire le sue volontà,
il suo desiderio di potenza, che viene determinato da questa sua considerazione di se stesso.
è come se Milton costruisse Satana con le caratteristiche epiche dell’eroe sconfitto, che ci mostra la sua
grandezza e il suo coraggio, non solo nella battaglia, non solo nei suoi pensieri ma soprattutto nelle sue
parole, nel suo discorso retorico, rivolto a se stesso ma soprattutto ai suoi soldati (a coloro che l’hanno
seguito) e il suo obiettivo è far si che essi non si pentano, non l’abbandonino e non ritornino alla casa del
padre, ma che rimangano ribelli con satana e pensare a una possibile rivincita con lui. Satana ripercorre in
questa visione il modello classico del personaggio epico non solo come eroe della battaglia ma anche come
grande retore che usa la sua retorica (rutilante, complessa, fatta sempre di domande che poi hanno subito
una risposta), grande condottiero, che ha anche uno spirito politico che riesce a far parlare la propria
eloquenza e a convincere le proprie schiere. Personaggio che ha più dimensioni quindi. Ecco come si pone
in contrasto con Dio stesso, e soprattutto come costruisce retoricamente l’oppositore, ovvero dio, lo
costruisce come tiranno, colui che utilizza il bene, la perfezione del paradiso per schiacciare coloro che
tentano di ribellarsi a lui. Definendo tirannico il comportamento divino è come se mettesse in dubbio la
concezione di bene assoluto e la figura di dio stesso. Prendendo in esempio l’epica classica Satana non è
solo Achille, ma è anche Ulisse.
Satana si pone come leader e protagonista (antagonista di dio) anche nella sua lotta.
Lezione 3.
Il disegno di Milton è presentare apparentemente satana come personaggio eroico nei primi due libri, per
poi rompere quest’illusione e demistificare quest’apparente eroismo di satana per presentarlo così com’è:
personaggio totalmente malvagio che sceglie il male.
È importante vedere come quando Milton fa parlare in discorso diretto (più drammatico rispetto alla
narrazione) e di conseguenza quando mostra la visione del mondo del personaggio, questo serve a
costruire il personaggio (in questo caso di satana) , personaggio letterario. Proprio per sottolineare
maggiormente l’aspetto eroico di satana, a differenza dalle fonti bibliche, viene costruito qui anche
iconologicamente, col suo aspetto esteriore di spirito che non perde le sue qualità di bellezza (nella
tradizione la malvagità di satana era legata al suo aspetto repellente, bestiale, orribile). Satana viene visto
come il vero protagonista del PL, protagonista tragico, segnato dal destino, ma comunque protagonista che
viene visto nei suoi aspetti positivi, es: nel primo passo Satana accusa dio di essere un tiranno. Il
romanticismo che esaltava queste personalità un po’ maledette, votate alla sconfitta ma che esaltano alcuni
valori di libertà, legge in termini totalmente positivi il personaggio di satana. Vedremo come invece, a una
lettura più attenta del PL, l’ipotesi che satana sia il vero protagonista non è attendibile, attraverso la sua
lenta evoluzione nei libri successivi, capiamo che non può essere il protagonista.
Disegno miltoniano che emerge nel PL di caratterizzazione dei personaggi estremamente moderno e
complesso, non c’è solo il bene e il male, come nei morality place medioevali (in cui il bene e il male erano
rappresentati fin dall’inizio in maniera chiara, definita, quasi manichea, personaggi caratterizzati da subito
in un senso univoco), satana viene presentano come creatura a tutto tondo, con aspetti in un certo senso
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postivi, e che poi si riveleranno meno positivi successivamente, ma questo sarà esplicitamente da parte di
Milton un compito che egli affiderà al lettore stesso, alla sua attenzione e alla sua maturità nel leggere
l’evoluzione del personaggio di satana, nel farsi un’idea e di capire la vera natura del personaggio; Milton
quindi non propone al lettore delle ricette preordinate, ma è il lettore stesso che attraverso la lettura e
l’evoluzione del personaggio deve capirlo lui da se.
In questa sorta di rifiuto della caratterizzazione monologica dei personaggi buoni e cattivi del medioevo, sta
la stessa concezione del male in Milton, non essendo caratterizzati da subito come totalmente positivi o
totalmente negativi, i personaggi scelgono di essere, di comportarsi come vogliono: satana non è da subito
il male assoluto, ma sceglierà il male; la modernità di Milton sta anche in questo, ovvero nel non definire il
male come un attributo ontologico del personaggio stesso, ma è una qualità dell’azione: solo attraverso
l’azione, e l’azione è una decisione personale, il soggetto allora, in questo caso satana, caratterizza in
termini etici il suo comportamento. Satana diventa il male nella misura in cui lo sceglie, nella misura in cui si
manifesta nelle sue azioni (lezione di grande umanesimo, derivante in parte da sant’Agostino, nel dare non
attributi definitivi di virtù o vizi a personaggi ma nel pensare le creature nate da dio come creature che
hanno la possibilità della scelta).
fisico, ma in primis nella ragione, dio ha attribuito ad ogni sua creatura la capacità del logos, della mente;
dio ha quindi voluto donare alle creature i suoi attributi, però dio ha una forza che deriva dall’essenza
stessa di dio, il fatto di essere puro bene, che le sue creature invece non hanno.
addio campi felici: inizio della presa di coscienza di quello che satana vuole fare, la scelta definitiva di
abbandonare tutto e autoconfinarsi. Satana coglie bene questa possibilità. Continuo rimando tra due
prospettive diverse: lasciare la prospettiva dei campi felici e abbracciare gli orrori, il mondo infernale. Addio
lo dice una volta, benvenuti invece lo ripete due volte, quasi a rassicurare se stesso.
ricevi il tuo nuovo padrone, uno che possiede una mente che non cambia a seconda del luogo o del
tempo. Satana successivamente dice ‘la mente è il suo stesso luogo’ mente che non è condizionata ma che
condiziona la realtà, che la costruisce. Autodeterminazione di satana e lo vediamo già nel’uso
dell’imperativo, come se iniziasse a pensare a quel luogo che è stato così estraneo fino all’allora, quel luogo
della sconfitta e della sofferenza diventare un luogo di proprietà. È il primo momento di colonizzazione che
satana intraprende in questa narrazione. Colonizzazione significa appropriarsi di un luogo che non era nulla
in precedenza, il caos non era nulla, era il non essere, e decide di nominare il caos come inferno, luogo della
sua residenza, e attraverso un lavoro di colonizzazione l’inferno viene trasformato e diventa il regno di
satana.
Essendo questi luoghi e concetti familiari e già acquisiti nella tradizione, Milton cerca di riconfigurarli
attraverso la sua interpretazione e la sua genialità, inventando questa nuova modalità: l’inferno non è da
sempre esistito, in origine era il nulla (sembra la genesi al contrario: la Bibbia inizia con la creazione del
mondo, questa è la creazione diabolica. Dal caos dio ha creato il mondo, e da questo caos satana per libera
scelta crea l’inferno). Il desiderio di impossessarsi dell’inferno viene descritta con una metafora sessuale:
penetrare nelle profondità.
L’idea della colonizzazione è un’idea attualissima dell’Europa del 600, iniziata già nel 500. Milton, all’interno
di una simbologia religiosa conferisce anche un significato che può essere anche contestualizzato, ogni
riferimento storico contiene implicitamente un giudizio di Milton: nel momento in cui paragone il
possedere l’inferno a un atto coloniale, Milton implicitamente si riferisce alla colonizzazione collegandola a
un atto grandioso, ma allo stesso tempo diabolico e generatore di male.
v 255: il fatto che l’inferno possa diventare un paradiso è una sorta di autoinganno mentale, è un
illusione, la mente è capace di creare una realtà e una condizione non così grandiosa come è veramente.
che importa dove e che cosa dovrei essere se io sono sempre lo stesso? Domanda retorica di satana.
Satana può essere tutto ma comunque inferiore a colui (dio) che il tuono ha reso più grande. Dichiarazione
di potenza di satana stesso, che in questo posto sente di esplicare il suo desiderio di potenza. Egli è assetato
di potere, un’altra caratteristica del personaggio eroico.
verso 260: here; in un certo senso si appropria di questo terreno anche attraverso questo uso
dell’avverbio.
we may: previsione, congettura che dio stesso li lascerà liberi e non li costringerà più a fare la sua
volontà.
la sua riflessione finisce con ‘’meglio regnare all’inferno che servire in paradiso’’. La decisione è tratta.
Satana cerca di nobilitare, di rendere grandiosa la sua scelta ma comunque viene sottolineato l’aspetto
oscuro e l’obbligo di restare li.
Satana non ha solo un coraggio bellico, ma ha anche un coraggio di prendere decisioni dopo la battaglia, di
costruire un destino dopo la battaglia, per far questo bisogna avere anche l’intelligenza e la visione politica.
Viene ancora sottolineato l’individualismo di satana in quanto autoaffermazione, il desiderio di volontà di
potenza. Satana si definisce sulla base della divergenza, della contrapposizione con dio (e anche qui la
metafora del tiranno serve a rappresentare un conflitto di tipo dottrinale, religioso, morale tra il bene e il
male, le astuzie del male, ovvero di satana, sono anche quelle di accusare il bene di essere totalizzante,
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tirannico, assoluto).
Se si legge attentamente questo passo possiamo leggere anche un significato ironico, satana stesso è il
tiranno, non solo nei confronti dell’inferno, che viene colonizzato con un atto di tirannide assoluta, ma è
anche il tiranno nei confronti delle sue schiere, si pone a capo assoluto di queste e fa passare questa sua
decisione come un atto di assoluta libertà.
È opportuno leggere per ogni libro quella piccola sinossi all’inizio di ognuno.
Alla fine del primo libro c’è l’atto politico, personale, di dominio di satana di costruire l’inferno.
Il secondo libero è la costruzione stessa dell’inferno, quasi mitologica, schiere di demoni che costruiscono la
civiltà, questi prendono possesso, colonizzano uno spazio non nominato, lo colonizzano e costruiscono il
pandemonium, (grande simbolo di questa civiltà degli inferi), alla fine di questi lavori epici, quasi come
gloria massima a coronare quest’impresa, costruiscono il palazzo reale, il palazzo del governo fatto di tutte
le ricchezze che possono essere state ricavate, rubate, alla terra: marmi pregiati, ori e pietre preziose. Il
pandemonium è un palazzo affascinante che deve rappresentare la grandezza di questa civiltà (ricchezza
materiale vs ricchezza spirituale di dio). Le caratteristiche della civiltà degli inferi sono anche un giudizio
storico da parte di Milton, un giudizio rispetto a certe monarchie o alla restaurazione della monarchia, che
volge allo sfruttamento e alla potenza assoluta.
costruire un poema epico attorno all’edificazione da parte delle schiere sataniche degli inferi e del
pandemonium, dal punto di vista letterario ci offe un giudizio implicito della tradizione del poema epico che
egli rifiuta. Il poema epico, che doveva essere la celebrazione di una nazione, Milton ne da un giudizio
profondamente negativo da un punto di vista storico e politico di queste stesse civiltà costruite sulla
grandiosità andando contro gli ideali cristiani. Da questo giudizio negativo della costruzione di questi imperi
ne deriva un giudizio negativo della letteratura che parla proprio di questi imperi.
L’epica di Milton è anche un percorso metaletterario, attribuendo determinate modalità di azione a
determinati suoi personaggi, Milton da giudizi storico politici da un lato e letterari dall’altro su una certa
tradizione.
La violenza, la grandezza della costruzione del pandemonium, dopo la costruzione di questo viene
convocato un parlamento in cui si deve discutere su quello che sarà il destino di questa civiltà sempre
rispetto alle relazioni di potere con dio e i cieli. C’è quindi una sorta di parlamento, apparentemente
democratico ma sempre presieduto da satana, dove vengono prefigurate diverse condizioni rispetto al
rapporto con dio. Satana nel suo orgoglio vorrebbe vendicarsi di dio, attraverso una battaglia o l’inganno.
Si delineano tre posizioni: 1) assolutamente neutrale, dimenticare dio stesso e la sua presenza che è ormai
lontana, non pensare più a sfidare dio ma a sviluppare questa civiltà degli inferi e vivere in autonomia.
2)battaglia contro dio 3) cercare qualche via indiretta, avendo presente che dio è da un punto di vista
bellico e militare superiore, non verosimilmente attaccabile con speranze di successo su un piano di scontro
aperto. Satana all’interno di quest’ultima scelta parla, nel secondo libro, di una possibile profezia che era
già nella tradizione (qui Milton è volutamente ambiguo, le azioni volute da dio non hanno una chiarezza
come quella degli umani), che dio creasse un nuovo mondo all’interno dell’universo. A questo punto il
parlamento decide di andare a verificare se questa profezia si è realizzata. Sarà satana stesso che si offre
come volontario in questa missione, per riaffermare quella sua leadership, di andare a vedere direttamente
se questa profezia si è avverata, che cos’è questo nuovo mondo e se è possibile destabilizzare quest’ultimo
per continuare la lotta con dio e il suo desiderio di rivincita e di vendetta. Satana alla fine del secondo libro
parte, dio crea una serie di confini per far si che i demoni rimangano rinchiusi all’inferno, allora satana deve
passare i confini dell’inferno, deve ingannare tutti i vari guardiani posti a fare appunto da guardia
dell’inferno e del nuovo mondo, per approdare nel nuovo mondo. Uscendo dai confini dell’inferno satana
incontra due creature: colpa/peccato, (femminile) e morte, (maschile) queste due figure saranno sempre
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legate alla figura di satana, che lo lasceranno poi passare. Satana si avvia in questo mare sconfinato che
divide l’inferno dal nuovo mondo.
Il terzo libro inizia nel momento in cui satana sta compiendo il viaggio ed è osservato da dio e dal figlio di
dio.
Lezione 4.
Dio si rivolge al figlio chiamandolo ‘‘mio unico figlio generato’’; begot: verbo biblico che significa generare.
sees thou: manca l’ausiliare, sia per comodità metrica, sia per accentuare l’affermazione implicita che si
fa, anche questa è una domanda retorica ‘’you see’’.
whom: introduce una relativa, riferito all’avversario (satana, già nel primo verso dio lo identifica nel suo
stato primario: rage ‘’furia’’ della rivincita). La relativa ha tutta una serie di soggetti e il verbo è can holde.
verso 83: there ‘’la’’ riferito all’inferno, riferimento a quel luogo come prigione, difficile da scappare.
verso 84: can hold, ‘’possono trattenere’’. Qui ci da lìidea di quell’impresa sovrumana e con successo che
satana sta per compiere. Tutto ciò che era una sorta di possibile limite invalicabile alla sua impresa, in
questo momento viene superato da questa impresa coraggiosa di satana. Satana qua non è più eroico,
perché quest’impresa è fatta con la spinta nutrita dalla rabbia e dall’odio, viene quindi intaccato il valore
dell’eroismo.
l’aggettivo desperat, che dio fa precedere al sostantivo revenge, ha già il senso di questa vendetta:
vendetta che potrà avere un successo, ma comunque un successo relativo. La vendetta à disperata, satana
può trionfare ma la sua vittoria sarà temporanea. Visione di satana come un personaggio tragico: la sua
vendetta anche se sarà portata a termine, è come se fosse in un certo senso già impedito nel tutto nel suo
trionfo dalla condizione che satana ha rispetto a dio. Personaggio tragico perché ribelle, perché non decide
di chiedere perdono, decide di perseverare la sua lotta ma ben sapendo che qualsiasi tipo di impresa alla
fine decreterà sempre la sua sconfitta finale, ed è come se in un certo senso quasi lo sapesse. Il desperate
non è solo quello che pensa dio a riguardo della situazione, ma è come se dio leggesse all’interno di satana.
verso 86: inizio di una nuova frase.
verso 92: false guide: inganno, ‘’false’’ rafforza ‘’guile’’.
il verso miltoniano non finisce mai con il blank verse, ma viene coinvolto con gli altri versi in un disegno
ampio, dove la discorsività è articolata in maniera complessa ed elegante.
verso 95: anteporre il verbo significa dare ancora più significato. Fare succedere al verbo il soggetto,
significa caricare ancora di più in senso drammatico il messaggio, in questo caso della caduta. Caduta che in
primis investe Adamo ed Eva e che poi si estenderà a tutta la loro progenie: faithless, tutto il genere umano
viene investito del peccato originale.
verso 96: i doni che dio ha dato all’uomo, ma quest’ultimo si mostrerà ingrato.
verso 98: retto; ha due sensi 1) in posizione retta, in piedi, a differenza dagli altri animali, 2) giusto
moralmente.
verso 99: il verbo è al passato, come se l’azione fosse già compiuta, nel disegno divino in un certo senso
tutto è già compiuto. Anche nel verso 102: resistettero e caddero, gli angeli che rimasero a fianco di dio e
quelli che caddero con satana. Dio sottolinea che gli angeli che rimasero al suo fianco resistettero
liberamente, così che liberamente caddero le schiere di satana.
verso 103: dio spiega la libertà che egli ha concesso a tutte le sue creature nell’atto della creazione.
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verso 105: due possibili traduzioni 1) laddove apparisse solo ciò che essi devono fare di necessità e non
ciò che vorrebbero (più letterale) 2) laddove essi avessero mostrato solo ciò che potevano fare di necessità
e non ciò che avrebbero voluto. Il fatto che possa essere tradotto in diversi modi da l’idea della ricchezza
del verso miltoniano, della possibilità di varie interpretazioni.
verso 124: free viene ripetuto due volte per evidenziare il concetto.
versi 127-128: viene ripetuto due volte il verbo ordain’d 1)ha stabilito 2)ha deciso.
volontario per ricucire i rapporti tra l’uomo e dio. Dio concederà la grazia perché egli è misericordioso. Qui
viene esaltata la figura di cristo, che non è solo uno strumento nelle mani di dio, ma diventa invece
profondamente individuo.
Il resto del terzo libro è dedicato, dopo la scelta del figlio di dio in incarnarsi in Gesu Cristo, è dedicata al
viaggio di satana e al suo successo.
Nel libro terzo viene per la prima volta introdotta la figura di dio stesso, dopo quella di satana, e in un certo
senso le due figure sono in contrapposizione. Satana è metafora dello stile eroico, dio è metafora dello stile
semplice. Dio spiega con parole definitive, chiare e molto semplici, la sua teodicea, il suo modo di essere, la
liberalità di dio, la sua estrema misericordia, vengono tradotte a livello retorico con uno stile semplice, con
un plain style, perché secondo lo scrittore è proprio lo stile semplice che si addice alla rappresentazione di
questo dio e a ciò che dice. Gli abbellimenti, le iperboli, lo stile eroico, assoluto sono invece parte di satana,
questo stile è illusoriamente grande e molto spesso nasconde l’inganno, l’artificio, l’egoismo, una volontà di
potenza che mira ad annientare l’altro, a sottometterlo. Per Milton uno dei valori che si oppongono alla
tradizione eroica è quello della semplicità, della sobrietà dello stile di dio che paradossalmente un effetto è
quello di trasmettere al lettore un senso di assenza della grande assolutezza, potenza di dio stesso. È Satana
stesso che poi nel conflitto con dio lo eleva nei criteri di potenza. L’assolutezza di dio, con tutte le qualità
sono veicolate in modo semplice, questa sua liberalità fa diventare dio un personaggio antiepico per
eccellenza.
Satana, dall’eroismo assoluto del primo libro, diventa nel terzo libro ingannatore che proprio per avvicinarsi
e approdare nel nuovo mondo cambia il suo aspetto e si fa passare per un umile angelo che vuole vedere
questa nuova creazione di dio. Già nel momento in cui persegue quell’obiettivo, automaticamente deve
degradarsi rispetto a quella sua figura così orgogliosa da condottiero e monarca assoluto del pandemonio.
Perdendo la sua identità svilisce la sua natura e essenza, è uno svilimento che non fa altro che rivelare poi
la sua natura; da angelo caduto alla fine diventerà addirittura serpente.
Alla fine del terzo libro satana riesce nel suo intento di arrivare al nuovo mondo creato, per non destare
sospetti si palesa nel nuovo mondo sottoforma di cormorano, sotto le vesti appunto di questo uccello plana
sull’albero della vita, l’albero più alto del giardino dell’eden, (parte più rigogliosa del paradiso terrestre)
proprio di fianco all’albero della conoscenza.
Lezione 5.
Lettura del primo passo del Book 4; dal verso 285 al verso 342.
Nel libro quarto il personaggio di satana arriva nel giardino dell’eden, si posa in forma di cormorano
sull’albero della vita, albero più alto del paradiso terrestre, e osserva il panorama che gli si presenta agli
occhi e focalizza il suo sguardo su due creature in particolare.
verso 287: sovrapposizione di prospettive che serve per oggettivare la visione, questa visione non deve
essere il frutto di una visione soggettiva che da satana alle due creature; le creature si presentano nella loro
oggettività, attraverso il racconto del narratore in terza persona. Il narratore è onnisciente, presenta la sua
narrazione come se fosse oggettiva, il lettore gli da fiducia e gli conferisce autorità implicitamente
presupponendo che il narratore offra una visione il più oggettiva possibile.
verso 293: la santità è severa e pura, essa non è solo frutto delle virtù che dio ha dato alle due creature,
ma è anche come esse si atteggiano liberamente.
verso 295-296: qua inizia la descrizione delle due creature nelle loro caratteristiche e differenze, non
vengono descritte più con i canoni attribuiti ad entrambi.
verso 300: descrizione delle caratteristiche ancora più precise dei due. NB: le due creature non vengono
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di acqua pura. I due si accingono a riposare solo dopo aver svolto le mansioni che li occupano in paradiso, la
dolce mansione di giardinaggio. Rispetto alla fonte della Genesi abbiamo Adamo ed Eva collocati non in ozio
più assoluto, ma sono collocati in un contesto che prevede la felicità assoluta, che è legata al lavoro: un
lavoro legato al contesto paradisiaco del giardino dell’Eden, potare le piante, curare i fiori, far si che il
giardino sia ancora più bello nel suo lussureggiare della vegetazione, i due si prendono cura della natura. Il
concetto del lavoro è fondamentale, Milton introduce in primo piano i valori puritani, e secondo l’etica
puritana il lavoro è una condizione della grazia. L’ozio nel contesto storico, politico e culturale di Milton è
legato alla nobiltà e all’aristocrazia, che non lavorano ma sfruttano il lavoro degli altri. Il far niente nel
contesto pastorale è proprio quello del rispecchiare una certa mentalità aristocratica. Il genere pastorale
nella letteratura rinascimentale è un altro modo per trasferire in un altro spazio tutti gli ideali e i valori che
sono tipici della cultura aristocratica. L’ozio dei pastori, viene inteso da Milton come un qualcosa che la sua
morale non accetta, che Adamo ed Eva non devono ripercorrere. Il piacere qua non è l’ozio ma è il riposo
dopo il lavoro, lavoro visto in maniera positiva, il lavoro è gentile, è prendersi cura dell’armonia del giardino
dell’Eden e di mantenere questa armonia, è una profonda sintonia con la natura, a differenza del lavoro
delle schiere angeliche cadute che svolgono un lavoro violento.
All’inizio non c’è violenza nell’Eden, sia sulla natura che sugli animali, solo successivamente verranno
cacciati; in questo momento di grande armonia che c’è tra la natura e le due creatura, tutte le azioni non
sono unicamente volte a soddisfare i bisogni fisici, ma c’è una sorta di cultura dei sentimenti, la parola è
importante, l’amore non si esprime solo attraverso i gesti, ma anche attraverso la parola, la conversazione.
Il due sono legati da questo vincolo nuziale, sono sposati, il loro legame non è solo fisico e biologico ma è
anche spirituale al quale loro stessi contribuiscono. Alla fine del passo, secondo questi elementi evidenziati
(il lavoro e il legame spirituale) Milton riconfigura, rivede e ridefinisce quello che era la prima impressione
delle due nuove creature e della loro gerarchia, la gerarchia iniziale ben precisa, viene ridefinita nel
momento delle azioni dei due. Milton va al di la del modello patriarcale, uno degli elementi importanti nel
ridefinire il loro rapporto è il lavoro, nel lavoro non c’è alcuna differenza, le mansioni sono equamente
distribuite tra i due senza nessun tipo di gerarchia o di potere. Come nel concetto di lavoro, che forse è uno
dei più progressisti all’interno della dottrina riformata e protestante, anche nel matrimonio i due coniugi
hanno comuni doveri, con mansioni diverse ma sempre all’interno di un modello di uguaglianza che supera
quello patriarcale. Nella concezione del matrimonio i puritani si ispiravano a un idea che i due coniugi sono
posti sullo stesso livello ed entrambi devono contribuire al buon andamento della famiglia con ruoli
equamente distribuiti.
Lezione 6.
secondo passo apprendiamo dalla voce di satana (si passa di nuovo al monologo drammatico senza la
mediazione del narratore), il suo punto di vista. Satana parla, rivela anche il suo lato di debolezza, egli è un
personaggio complesso, forse il più complesso e problematico. La scelta di dannare Adamo ed Eva, la scelta
di individuare in loro le vittime della sua vendetta contro dio, non è una decisione che satana prende a cuor
leggero, una decisione che non contempli una sorta di percorso problematico, contrastato; Non solo
certezza, grande condottiero, ma anche colui che ha i dubbi, che è preso dalla paura, dall’incertezza dalla
disperazione. Una decisione quindi che satana prende con spirito tragico e travagliato.
Satana dopo aver visto ciò che succede, c’è una sorta di conflitto in lui: vede queste creature, percepisce la
bellezza di queste, percepisce il fatto che lui potrebbe essere vicino a queste, perché di natura è anche lui
figlio della creazione di dio, è mescolato ad altre forme di passioni che lo fanno addolorare, questo dolore
viene da questo atteggiamento ambivalente che satana ha: amore e vicinanza che potrebbe avere (verso
362, could love), potrebbe amarli perché hanno la sembianza divina che è presente in satana stesso.
Contraddizione: satana va contro dio, decide di andare contro dio, pur essendo fatto a sua immagine e
somiglianza. Satana qua ha capito cosa ha comportato la scelta di scegliere l’inferno: la benevolenza di dio
è andata ad altre creature, egli prova disperazione, rabbia e invidia verso di loro. Questa ambivalenza
amore/invidia rimane nel verso 366 quando si rivolge al gentle pair, qua ha messo da parte i sentimenti ed
emerge il satana politico, che ricorda qual è la sua missione (vendicarsi nei confronti di dio) e vede in
questa situazione, che ha ben capito ora, una situazione ideale per portare avanti il suo piano in quella che
è la terza opzione (di quelle pensate nel pandemonio nel libro secondo), ovvero il vendicarsi di dio non
attraverso una battaglia aperta ma ingannandolo, la vendetta verso queste persone innocenti diventa il
piano d’azione di satana. Per questo il satana politico non solo pensa già, rivolgendosi in modo che loro non
sentano, è questo il monologo drammatico, per questo satana diventa ancora più ironico, sia perché ha già
in mente il piano d’azione, sia perché è convinto che questo piano d’azione avrà successo, non ha il minimo
dubbio, dalla consapevolezza della riuscita del piano proviene questo spunto di ironia, è come se lui fosse
colui che muove le marionette (Adamo ed Eva), e vede nella loro debolezza il tallone d’Achille dell’opera di
dio, li ha lasciati troppo soli e indifesi, tanto che non potranno opporre resistenza al nemico. Quanta ironia
c’è in questo gentle pair; i due infatti sono gentilezza ma ancora per poco, perché saranno corrotti; è come
se satana prefigurasse il loro destino, e lo coniuga nelle sue parole con un will, ha già la certezza di quello
che succederà, essi con la corruzione di satana passeranno dalla gentilezza e dall’essere di poco inferiori
agli spiriti passeranno al dolore, alla caduta e all’infelicità.
Qua il satana politico si trasforma in un fine stratega, e prefigura il personaggio del macchiavellian villain (il
personaggio del malvagio macchiavellico è quello che nelle tragedie elisabettiano fungeva da corruttore, da
portatore di male, che danneggiava altri personaggi attraverso una condotta cosiddetta macchiavellica. La
ricezione di Macchiavelli in Inghilterra nelle forme del teatro diventa una forma di stereotipo. Il malvagio
macchiavellico è di solito un personaggio che viene dall’Italia o dalle corti del sud Europa, che si comporta
in maniera ingannevole, subdola, ipocrita, mostrando una faccia che non corrisponde a quella che è la sua
condotta e il suo pensiero personale, è furbo, astuto, che disegna un piano per suo vantaggio personale o
per recare danno agli altri per il gusto della malvagità). Milton utilizza topoi, modelli e generi della
letteratura occidentale, non solo le sacre scritture ma anche le letterature classiche riviste nella letteratura
della modernità e del rinascimento. Milton nel momento che costruisce il personaggio di satana vuole
evocare nella mente del lettore il riferimento del macchiavellian villain.
Alla luce di ciò che sta succedendo vediamo che l’immagine eroica di satana è temporanea, imperfetta,
quasi ingannevole. Satana passa dall’essere eroe ad essere progressivamente svilito, non solo nei connotati
esterni (da angelo a cormorano e alla fine del libro quarto rospo e alla fine serpente) ma anche
spiritualmente (questo lo vediamo già nella figura del macchiavellan villain), dall’eroismo passa alla
vigliaccheria (se la prende con creature innocenti e indifese).
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L’ironia di satana, politico astuto vigliacco, è talmente superiore nel momento che si prende gioco delle
vittime. Satana in un certo senso è consapevole della malvagità della sua azione e della profonda ingiustizia
di questa, per commetterla però addossa la colpa e la responsabilità di tutto ciò che sta succedendo a dio
stesso.
Nel secondo emistichio del verso 385 Satana smette di essere ironico. Satana dice che questo non sarà per
le due creature un luogo di pace ma un luogo di dannazione. Satana, consapevole di un’azione malvagia,
dato che loro non hanno fatto niente a lui, e si solleva dalla responsabilità di questo atto incolpando dio
stesso.
È importante sottolineare il concetto della ragione di stato, è quella che prevaleva come condotta politica
dei governanti dal 500 in poi, dal momento in cui nascono li stati nazionali, come forma di governo che
molto spesso è anche aggressiva degli altri stati. La ragion di stato, sia quanto riguarda la funzione esterna
dello stato, sia quanto riguarda la funzione interna, è quella motivazione che sta al di sopra di tutto, che ha
come obiettivo l’accrescimento e il mantenimento dello stato tesso e che in un certo senso può permettersi
di trasgredire le leggi morali, e i comportamenti etici. Lo stato può comportarsi in maniera non etica
adducendo questo tipo di concetto, con la ragion di stato si fa tutto. È la ragion di stato che è legata
all’impero infernale, l’impero allargato conquistando il nuovo mondo attraverso la vendetta di satana e la
corruzione degli esseri innocenti.
sembrano rispettare questo divieto con le azioni, e lo rispettano ribadendolo con le parole. Adamo ha
questa consapevolezza della bontà di dio e del privilegio della loro situazione in paradiso. Nella prima parte
parla del potere infinitamente buono di dio, egli gli ha infuso l’essere e gli ha collocati in una condizione
edenica e paradisiaca, di massima felicità.
La costruzione della costruzione della consapevolezza e del giudizio di Adamo viene dal fatto che è
consapevole del suo privilegio, di essere eletto da dio come colui che domina il mondo e tutte le altre
creature. Quello che loro possono dare a dio è nulla rispetto a quello che dio ha dato loro ‘’in cambio cosa
possiamo dare noi a dio stesso’’, qua ci da il senso della grande generosità di dio, della sua infinità bontà.
La colpa con cui si macchiano Adamo ed Eva è quella di aver avuto in eccesso, ma non ancora in sufficienza,
è quella del non essere riconoscenti a dio.
Questo patto alla fine viene accomunato a quello che è il loro lavoro. Adamo ed Eva parlano del loro lavoro
nel paradiso (verso 437), quasi come se il loro lavoro fosse piacevole, lavoro che dovrebbe occuparli in una
sorta di attività che esclude qualsiasi tipo di pensiero della trasgressione, sono completamente assorbiti da
questo lavoro semplice, dolce, gentile. In un certo senso qua si delinea l’impossibilità stessa della
trasgressione, è così facile non trasgredire perché sono occupati in una varietà di piaceri infiniti, questo
discorso da un senso dell’eccezionalità, e del fatto che l’uomo abbia voluto troppo l’eccesso e sia andato
fuori dai confini a lui dati. C’è un senso di gerarchia perché è Adamo che ricorda ad Eva, come se la stesse
avvisando, è lui che istruisce ed esorta entrambi a fare qualcosa. Se gerarchicamente è lui che parla in
questo momento c’è un senso di grande comunanza e armonia.
Alla fine di questo quarto libro si profilano i libri centrali, il 5°, il 6°, il 7° e l’8° in cui c’è una sorta di
interruzione dell’azione, della trama in movimento, e c’è un ritorno dell’azione a eventi passati, quello che
si chiama movimento retroattivo, analessi (narrazione che interessa fatti antecedenti al momento in cui la
narrazione è arrivata). Gli eventi passati sono la battaglia raccontata dall’arcangelo Raffaele ad Adamo e il
racconto di Adamo della creazione di Eva, eventi che non vengono raccontati all’inizio, la narrazione del
Paradise Lost infatti inizia in medias res, con la storia già iniziata. Alla fine del quarto libro l’arcangelo Uriele
dice all’arcangelo Gabriele, che ha la supervisione della sicurezza del paradiso, che c’è uno spirito maligno
che si aggira nel paradiso terrestre.
Alla fine del giorno, quando viene sera, satana ritorna sotto forma di rospo, e c’è già un anticipo della
trasgressione di Eva, satana le sussurrerà all’orecchio alcune parole facendo si che lei sogni la trasgressione.
Due angeli lo colgono nel momento in cui sta sussurrando le parole, lo conducono da Gabriele e satana
sprezzante formula solo alcune parole e poi fugge dal paradiso. A quel punto, dal libro 5°, dio manda
l’arcangelo Raffaele da Adamo ed Eva per metterli in guardia per una presenza malvagia che si è insinuata
nel giardino dell’Eden e che vuole fare loro del male. Loro non sanno quale sarà il piano di satana, ma sanno
che c’è un elemento maligno che si è insinuato nella creazione e che li minaccia. La mattina Eva racconta
del sogno fatto e Adamo capisce che questo è un brutto presagio, conforta Eva e poi arriva l’arcangelo
Raffaele che racconta della ribellione, della guerra dei tre giorni tra le schiere di dio e quelle di satana, il
terzo giorno è il messia stesso (Gesù) che con il suo carro si getta nella mischia e in quel momento costringe
tutto l’esercito ribelle ad essere espulso dal cielo, si apre l’abisso nel quale tutti i ribelli precipitano. Nella
battaglia le schiere demoniache inventano le armi (riferimento al mondo contemporaneo di Milton).
Alla fine di questa analessi, alla fine dell8° libro, l’arcangelo Raffaele si congeda (l’arcangelo si presenta
come uomo, amico tra Adamo ed Eva). Dal libro 9° partirà la narrazione della trasgressione.
Lezione 7.
Nel libro 9 Satana ritorna in forma di nebbiolina e poi di serpente. In questo libro inizia di nuovo la
narrazione che procede e che si incentra sulla narrazione del tema della trasgressione. Proprio perché si
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riprende l’azione della trasgressione, all’inizio del libro 9 Milton introduce questo tema della trasgressione
rivendicando la legittimità della materia, ossia il racconto del genesi, per un poema epico e al contempo fa
una critica della materia cavalleresca, Milton ribadisce la sua operazione di letterato della rivoluzione, del
letterato contemporaneo, ossia da umanista usare tutti i modelli che la tradizione letteraria gli ha offerto e
allo stesso tempo rifondare questi modelli, questa rifondazione è contenuta in questa rivendicazione di
poetica, nel legittimare questa nuova materia, allo stesso tempo svuotando il poema epico dei suoi
precedenti contenuti ecco che critica quegli stessi contenuti, ossia la materia cavalleresca. Milton pensa che
il poema cavalleresco nella sua tradizione ci sia la finalità di esaltare la costruzione di una nazione nel senso
di violenza, di volontà di potenza, che trascura la libertà del singolo.
La mossa definitiva di satana è la trasformazione in serpente. In attesa che Adamo ed Eva quella mattina
escano dalla loro dimora per attendere alle loro mansioni quotidiane. Eva quella mattina propone di
dividersi, di non lavorare insieme ma di dividersi i compiti in luoghi diversi separato dall’altro. Adamo non
consente questo suggerimento da parte di Eva (ribaltamento della gerarchia uomo/donna; qua Eva ha la
ragione, la capacità di pensare a un lavoro). Adamo crede che insieme i due possano avere più possibilità di
affrontare il nemico e di batterlo. Eva aggiunge un ulteriore riflessione a favore della separazione dei due,
punto molto persuasivo: Eva non vuole in un certo senso pensare di essere sempre in un atteggiamento di
paura, tanto che chiede provocatoriamente ad Adamo come è possibile essere felici se sono costantemente
attenti al pericolo. Questa è la ragione per cui Adamo accetta la proposta di Eva di separarsi. Il
ragionamento di Eva è persuasivo e molto acuto nel momento in cui Eva comprende questa attenzione
troppo ossessiva verso il pericolo, il potenziale male, rovinerebbe del tutto la loro natura e il loro modello di
vita. Dio li ha collocati nel giardino dell’Eden per essere felici, la felicità del giardino dell’Eden sarebbe
messa a repentaglio dell’eccessiva paura. Questo allontanamento dei due è sfruttato da satana per
approcciarsi a Eva e per realizzare la sua vendetta.
Le ragioni di questa loro scelta sono coerenti con i principi di vita di Adamo ed Eva, ma l’esercizio della
libertà può trasformarsi nel suo contrario.
Commento al passo.
Viene messo in risalto la figura di satana, del tipico macchiavellan villian del teatro elisabettiano, che
corrompe il bene con il male. Questa sua degradazione fisica è lo specchio della sua degradazione morale; il
processo di demistificazione dell’eroe iniziale è qui compiuto, quell’eroismo era solo una maschera,
un’illusione che Satana metteva per ingannare le sue schiere. L’inganno è ancora più spregevole perché
coinvolge un innocente, un essere ingenuo, Eva non conosce ancora il male, e quindi la differenza tra il
bene e il male, ella non pensa il male, non contempla nessuna creatura maligna, ella vive solamente nel
bene, nella sua pura innocenza nel paradiso terrestre. Satana allora finge la situazione per cui lui (serpente),
un umile creatura, quasi una delle ultime creature del creato, ecco che assaggiando di quel frutto, ha
acquisto quel grado di perfezione che ha fatto si che ora non fosse più uguali ai suoi simili, ma che si sia
innalzato a una condizione superiore, senza patire alcun danno, punizione da parte di dio. Eva vede bene,
nel momento in cui il serpente parla, che egli ha raggiunto un grado di conoscenza superiore. La proprietà
del linguaggio è un evidente salto qualitativo della sua conoscenza. L’inganno sta nel proporsi falsamente
come un vero serpente, nel proporre falsamente quelli che sono gli effetti di quest’azione e allo stesso
tempo far vedere che le conseguenze punitive in lui assolutamente non sono state messe in atto.
Questo è un piano straordinario che prevede ancora una volta l’uso della parola. Satana sa persuadere Eva
nel suo disegno attraverso le parole. Egli è il grande adulatore di Eva, ella sentendosi dire dalle altre
creature di essere la ‘’queen of the universe’’, crede e conferma la sua posizione; satana mette in atto un
vero e proprio corteggiamento affinché Eva cade nel tranello, e ci riesce proprio perché Eva vive nel bene
assoluto.
La parola deve adulare Eva, dietro la parola c’è un ragionamento infallibile, logico, razionale e lucido, che fa
si che Eva venga sempre più persuasa.
Sapere che cos’è bene e che cos’è male farà si che Eva sappia veramente che cos’è il bene, e perché il bene
è giusto. Conoscendo il male, posso evitarlo. Come può dio impedire di avere una conoscenza totale ed
essere allo stesso tempo giusto? Satana qui è talmente acuto da trovare alcune contraddizioni all’interno
dello stesso divieto usando la ragione; in un certo senso è anche questa la grande capacità di satana, sta
parlando il satana logico capace di trovare le contraddizioni intrinseche. Come è possibile che dio sia
ingiusto? Se è ingiusto allora non è neanche un dio; e se non è un dio allora non deve essere temuto e
obbedito: rivolta attraverso il ragionamento, la scoperta.
Eva cede alla seduzione di satana e mangia del frutto proibito.
Succede per la prima volta che Eva si trova in una condizione diversa da Adamo, la trasgressione è una
trasgressione esclusiva di Eva.
L’unica verità che Satana dice nel suo discorso è che riconosceranno il bene dal male. Il male e il bene
diventano due concetti esterni a loro stessi, che possono giudicare. Possono pensare il male e il bene
perché non vivono più nel bene.
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Eva ora è in una posizione diversa rispetto ad Adamo, le si parano davanti allora due possibilità:
1. Mentire ad Adamo, conoscendo il male, sa che può mentire.
2. Confessargli la sua condizione.
Eva, trascorso un certo lasso di tempo, dopo aver dibattuto con se stessa, si decide a rivelare ad Adamo ciò
che ha fatto. Allora Adamo è posto di fronte a questa situazione eccezionale, tragica, la loro armonia si è
dissolta per sempre. Adamo si pone lo stesso dilemma: seguire Eva nella trasgressione o lasciare che Eva sia
dannata e salvarsi? La replica della trasgressione consente a Milton di drammatizzare ulteriormente la
condizione di questi personaggi. Eva è stata per certi versi vittima di satana, la sua scelta non è stata del
tutto libera, a differenza di quella di Adamo.
L’atmosfera e i modelli narrativi usati da Milton qua sono quelli della tragedia, della grande drammaticità,
che ha un esito tragico e luttuoso (contempla infatti la morte dei personaggi), con uno stile elevato (non
epico).
La dimensione della tragedia la vediamo nel secondo passo, nel momento in cui Adamo decide di seguire
Eva nel proprio destino. Dopo lo shock di Adamo della rivelazione, della tragedia, nel secondo passo
abbiamo le parole stesse di Adamo e la sua decisione rispetto alla situazione.
Ancora una volta sono aperte le virgolette, i personaggi in questo libro 9° parlano senza mediazione, come
se fossero su un palco a recitare la scena, queste sono le sensazioni che ha il lettore quando legge questo
libro.
Qui Adamo è posto di fronte al dilemma, è una sorta di tragedia domestica. Momento in cui egli deve
decidere se seguire Eva nella trasgressione o se vuole salvarsi e separare la sua condizione da Eva. C’è già
un senso della tragedia compiuta, la condizione diventa tragica nel momento in cui non si può più riportare
la situazione nella condizione precedente. Vengono esaltate, acquistano un senso ancora più alto, quasi
struggente, tutte le caratteristiche di Eva, perché sono passate. Eva era per Adamo il perfetto modo di
essere, tutto ciò è perduto in un attimo. I termini di decadimento fisico ‘’sfigurata e deflorata’’ che
caratterizzano adesso Eva vengono messi in contrapposizione con le virtù che la caratterizzavano prima
della corruzione. In questo caso la morte per Milton non è la morte reale, ma la condizione di mortalità a
cui vengono sottoposti Eva (e poi) Adamo.
Senso di incredulità di Adamo, ‘’come hai potuto cedere’’. La tragedia è ancora più amara, drammatica,
dolorosa, nel momento in cui Adamo capisce che c’è stato l’intervento di un nemico che li ha ingannati.
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Lezione 8.
Libro 9°, libro della trasgressione, libro che fa un richiamo alla tragedia inglese. Tragedia domestica d’amore
perché nella tragedia Adamo ulteriormente conferma il suo amore per Eva.
Passo in cui i due si trovano entrambi nella condizione di mortalità, mangiare la mela e conoscere il bene e
il male li pone infatti in una condizione di mortalità, di imperfezione, con tutti i segni di questa.
L’imperfezione infatti sarà uno dei tratti distintivi del genere umano.
Il tono di Adamo qua è molto diverso rispetto a quello che era in precedenza. È come se l’atto di grandezza
prende forma in ciò che è realmente, si, un atto di grandezza, ma nel male, nell’imperfezione, nel dolore.
verso 1067: oh Eve, ancora una volta Adamo si rivolge ad Eva con un discorso diretto. Ma è molto
diverso rispetto al passo precedente (la, anche se vedeva Eva già sfigurata, la vedeva ancora come la
migliore di tutte le opere di dio), qua non c’è più traccia di questo, e viene chiamata col suo nome e
identificata con tutto ciò che c’è di negativo.
verso 1068-1069: la voce contraffatta, falsa, dice anche cose false.
verso 1069: ‘’veritiero per la nostra caduta, falso nella nostra ascesa promessa’’, qua Adamo si fa ironico,
perché è esattamente il contrario di quello che aveva promesso satana a Eva.
verso 1074-1075: tutti gli attributi che Adamo ed Eva avevano nel paradiso terrestre.
verso 1076: wonted ornaments ‘’antichi gioielli’’, metafora delle virtù. Wonted viene contrapposto a
now.
verso 1078: concupiscenza = lussuria, desiderio sessuale puramente materiale.
verso 1080-1082: frase interrogativa, retorica.
Il registro di Adamo è amaro, ironico, quasi sarcatico. Prende consapevolezza amaramente di tutti gli effetti
della trasgressione e di quello che è stato il vero significato dell’azione del serpente, un inganno. Queste
parole sarcastiche rivolte inizialmente ad Eva, sono quasi un’accusa. Immagine di Adamo che è ostile ad Eva
per tutto ciò che ha fatto, le rinfaccia le sue azioni, di aver ceduto alle parole del verme (non viene definito
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serpente ma verme in maniera più dispregiativa). Senso del disprezzo, dello spregevole riferito a satana.
L’accusa vede l’inganno e la verità; la verità è avere gli occhi aperti, non come gli dei, ma ora sanno cos’è il
bene e il male, ma questa conoscenza non deriva attraverso un percorso di saggezza, di esperienza positiva,
è qualcosa che loro hanno sperimentato direttamente (atteggiamento empirico: insegnamento della
conoscenza che deriva dall’esperienza sensibile del soggetto nel mondo); le azioni di Adamo ed Eva sono
rappresentate attraverso il rimando all’empirismo.
Loro hanno fatto esperienza, hanno conosciuto il male e il bene attraverso un esperienza sensibile, da
questa esperienza del male Adamo trae il suo insegnamento amaro; il concetto di bene risulta molto più
chiaro ora che conoscono anche il male, questa è un po’ la tragedia che Milton rappresenta della
trasgressione in paradiso, l’appropriarsi della saggezza e della conoscenza per la stirpe umana ha un che di
tragico, non di grandioso, Milton qui individua nel racconto stesso biblico una sorta di possibile
contraddizione, conoscere il bene e il male da un senso di prospettiva e di aumento, come possibile che
allora questo venga ad essere una condizione negativa? È negativa nel momento in cui è legata a una
trasgressione, fare il male ha determinato la conoscenza, l’esperienza di una colpa, un errore, uno sbaglio
ha determinato la conoscenza; quella contraddizione possibile nella genesi, viene ricondotta da Milton in
questa esperienza tragica.
Milton segue i racconti della caduta così come la racconta la Genesi, per la prima volta i due provarono
vergogna, e per la prima volta provarono un puro desiderio di lussuria, di desiderio sessuale e carnale; la
condizione di armonia spirituale, di reciproco sentimento che avevano i due viene abbattuta. I due proprio
perché cadono nell’imperfezione, nella mortalità si sentono per la prima volta nudi, e si vergognano.
Nell’universo creato da dio tutte le creature hanno un aspetto spirituale e materiale uniti, non c’è questa
netta separazione che invece vediamo nelle figure di Adamo ed Eva dopo il peccato. La vergogna non è solo
quella delle proprie nudità, ma è anche quella di mostrarsi a dio e agli angeli per il loro senso della colpa.
Il libro 9° termina con questa tragica conclusione, i due sono consapevoli delle conseguenze della loro
trasgressione.
Nel libro 10° Dio manda suo figlio (c’è sempre un mediatore, dio media sempre il suo rapporto con Adamo
ed Eva, adesso soprattutto dato che è adirato con i due), scende e da loro delle vesti per scoprirsi, e per
dare la sentenza, che loro già sapevano essere inflitta nel momento in cui hanno rotto il patto. Nel libro 10°
per l’ultima volta viene concentrata l’attenzione su satana, Satana al ritorno incontra Sin (peccato) e Death
(morte) che costruiscono una sorta di ponte immaginario tra l’inferno e la terra; morte e peccato non
saranno confinate entro le porte dell’inferno ma sono molto più vicine alla terra. Arriva la punizione
beffarda di dio verso satana, nel momento in cui trionfante si presenta nel pandemonio per comunicare la
lieta novella della corruzione dell’uomo e della vendetta e della rivincita su dio, ecco che dio in quel
momento priva stana della parola: è una legge del contrappasso per certi versi, satana ha usato la parola
per corrompere Eva e per far cadere le due creature nella trasgressione, dio nega la parola a satana (che ha
ripreso la sua forma originaria) e lo trasforma di nuovo (legge doppia del contrappasso) in serpente,
trasformando in serpenti tutti gli altri diavoli. Milton dice che ogni anno dio infliggerà loro la stessa
punizione, trasformerà loro in serpenti senza la possibilità di parlare, ricordando loro il peccato che hanno
commesso. Anche Sin e Death che si beano di questa nuova condizione dell’uomo, e di questo nuovo
impero che loro possono instaurare tra gli uomini, Dio prevederà loro la vittoria finale del figlio di dio, che si
sacrificherà e che farà si che questa schiavitù dell’uomo al peccato e alla morte finirà. L’ultima parte di
questo libro è dedicata alla progressiva presa di coscienza di Adamo, sembra riallacciare i rapporti con Eva,
le ricorda come la loro progenie potrà vendicarsi del serpente, e la esorta a cercare il pentimento. Dopo la
consapevolezza della colpa c’è la ricerca del pentimento. Questo è già un primo momento di
riavvicinamento a dio, vediamo già una prospettiva di salvezza nel momento in cui si pentono.
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L’arcangelo Michele fa una prefigurazione di cosa spetterà ad Adamo fino all’assunzione di Cristo in cielo.
Dopo il pentimento avviene una sorta d calma finale, con un sonno di Eva ristoratore senza sensi di colpa.
Momento in cui Adamo, dopo tutto ciò che doveva vedere, viene ricondotto alla sua dimora dall’arcangelo
Michele per recuperare Eva e essere espulsi dal paradiso.
L’arcangelo Michele si riferisce direttamente ad Adamo con queste parole. È una sorta di ultimo
insegnamento, Milton non vede questa espulsione come un atto unicamente brutale e punitivo, ma vede
già tutti i germi della possibile salvezza ultima dell’uomo, c’è il messaggio cristiano del Milton umanista, con
una visione ancora ottimista dell’uomo.
L’arcangelo Michele dice ad Adamo che oltre alla conoscenza degli eventi, per una vita buona nel mondo i
due dovranno aggiungere tutte le virtù cristiane, la pazienza, la temperanza, la carità che servono come
principi guida da seguire nel mondo affinché ci possa essere una sorta di continuità col paradiso anche sulla
terra. Alla fine l’arcangelo Michele dice che se i due seguiranno gli insegnamenti cristiani sulla terra, non
sarà così penoso lasciare questo paradiso terrestre ma addirittura potranno possedere all’interno del loro
animo un paradiso ancora più felice, la loro non sarà una punizione, non sarà un allontanamento da dio, ma
sarà un ulteriore possibilità di felicità. Seguendo i principi cristiani si può continuare ad avere un paradiso
dentro di se, dal momento in cui ci si comporta secondo questi principi è possibile comunque avere quella
serenità, quella felicità, quella condizione privilegiata pur avendo lasciato il paradiso terrestre.
La tragedia domestica si trasforma si, in una tragedia, ma in una tragedia cristiana, nella misura in cui la
tragedia, ossia una condizione avversa, ha in se la prospettiva per essere rovesciata, c’è tragedia ma anche
speranza. È la speranza il messaggio ultimo della visione a cui è stato sottoposto Adamo.
Fare una vita da cristiani nell’imperfezione, sulla terra, (concezione moderna, umanista del mondo)
permette di coltivare il paradiso sulla terra, a differenza delle moralities medievali, dove la terra era solo il
mondo della corruzione, della perdizione, che doveva solo essere un luogo di passaggio, e la fede cristiana
ti permetteva di raggiungere il paradiso e la felicità eterna dopo la morte.
Lezione 9.
È l’uscita definitiva di Adamo ed Eva dal paradiso. Milton racconta ciò che succede, la narrazione deriva dla
racconto biblico. Questa punizione inflitta ad Adamo ed Eva da dio non ha solo un esito irreversibile, Milton
introduce l’elemento della misericordia, della possibile redenzione dell’uomo, la fiducia dell’uomo con le
sue potenzialità a condizione che seguano quelli che sono i precetti della dottrina cristiana, la giusta
condotta nella vita che può portare ad una possibilità di paradiso interno all’uomo. La figura dell’arcangelo
Michele, con la spada fiammeggiante di dio, è ripreso dalla Genesi; la spada minacciosa è simbolo di dio, di
quella luce che ora Adamo ed Eva non possono più vedere. il calore della spada rende il clima del giardino
dell’Eden stravolto, il giardino perde le sue caratteristiche di clima temperato, di armonia e bellezza. Nel
momento in cui Adamo ed Eva vengono espulsi anche il giardino dell’Eden non ha più ragione di esistere.
Al verso 640, fatta questa incombenza, l’angelo scompare, ormai i due sono soli, vedono in lontananza da
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cui sono usciti, con delle facce che non sono più amiche, vedono in lontananza quindi il loro passato,
passato irreversibile. Gli ultimi cinque versi si concentrano sull’uscita di Adamo ed Eva dal paradiso
terrestre, i due piangono, le lacrime sono solo l’inizio della loro esperienza, e da un lato la fine
dell’esperienza passata. È naturale che piangano lacrime di tristezza per aver abbandonato la loro casa
felice, anche se queste lacrime vengono asciugate subito, questo gesto simbolico di asciugarsi le lacrime
significa distaccarsi dal passato e pensare al presente e al futuro, dimenticare ciò che è stata la loro felicità
e la tristezza della fine di questa. Il presente non è poi così drammatico, così tragico; il presente è aperto, da
scrivere, non predeterminato, è una pagina bianca, ‘’il mondo era tutto d’innanzi a loro’’ è la metafora del
presente e del futuro dei due sulla terra. Adesso Adamo ed Eva sono del tutto individui responsabili, perché
conoscono il bene e il male, sanno cos’è il male e sanno come evitarlo, sanno cos’è il bene e quali sono i
principi del bene; questa conoscenza che loro hanno li pone di fronte alla loro responsabilità. Fin ora i due
sono stati soggetti passivi, ora invece hanno la totale libertà di scelta. ‘’hand in hand’’, il loro amore rimane
anche dopo la caduta, il loro amore, così forte già crea una situazione di felicità sulla terra. Hand in hand
rimanda al fatto che non è più dio a guidarli ma devono farsi forza da soli.
Nella genesi il mondo è un mondo di sofferenza perché loro, col peccato originale, se lo sono meritati, qua
Milton dice che la caduta dell’uomo non è totalmente negativa, nel mondo post caduta è possibile
ritagliarsi una sorta di felicità seguendo i principi cristiani. Questo finale è si, tragedia, ma ha comunque una
prospettiva, a differenza della Genesi. Questo tempo della storia per l’uomo può essere anche tempo di
successi e felicità. L’uomo nel mondo ha grandi potenzialità, così come può avere grandi sconfitte, nel
momento in cui si allontana da alcuni principi.
La chiusa del Paradise Lost è stata un presupposto per la creazione del nuovo modello narrativo che prende
il posto del genere epico e si chiama romanzo. In italiano questo termine ha diversi significato (romanzo
moderno, romanzo cavalleresco..), in inglese c’è una distinzione ben netta tra il romanzo moderno (novel,
da nuovo) e il romanzo cavalleresco (romance). Il novel sorpassa e supera la vecchia tradizione del romanzo
epico, del romanzo cavalleresco ecc.
Quello che lega il Paradise Lost con il romanzo è questa prospettiva terrena che si apre, il passaggio nella
storia, una storia tutta da scrivere, incerta, di cui non si saprà mai il finale. Il romanzo si pone in questi
termini, come in un certo senso, narrazione di un mondo completamente calato nella storia e in cui la vita
stessa del personaggio principale è una vita che non potrà più essere vissuta secondo determinati modelli
prestabiliti, secondo un determinato rapporto armonioso con il mondo stesso, ma sarà vissuto con grande
contrasto drammatico e avventuroso, conflitto che si tramuterà in una sorta di avventura stessa in questo
mondo che non ha più nessuna verità fissa, nessun’ordine divino prestabilito e nessuna presenza divina
tangibile e saranno quindi gli uomini che dovranno sempre scegliere in un mondo che non è loro amico, c’è
sempre una sorta di distanza tra l’eroe del romanzo e il mondo, una sorta di conflitto, il protagonista si
muove facendo conto delle sue potenzialità individuale, deve contare unicamente sulle proprie forze.
Il finale di Paradise Lost, lo scenario che si apre nella storia, potrà essere raccontato solo con un nuovo
genere letterario, il novel, se vogliamo il novel è definibile come ‘epica moderna’ che si distanzia dall’epica
antica. L’epica moderna racconta la storia, non il mito. Il novel è una narrazione non più in versi, ma in
prosa, anche la lingua cambia: dalla lingua del sublime si passa alla lingua comune, del quotidiano, più
semplice. Si aprirà questa prospettiva non più perfetta del rapporto tra io e mondo, e l’io per ritagliarsi un
luogo nel mondo dovrà fare uno sforzo, una ricerca, e quando l’esito sarà felice, la felicità vediamo che è
raggiunta solo dopo a diversi sforzi. Il romanzo ha una trama, un intreccio sempre nuovo, che assorbirà
l’interesse del lettore per vedere come andrà a finire.
lettura di alcuni contributi critici di Bacthin (critico letterario russo) e di Luckacs.
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Fa delle riflessioni critiche sul romanzo da cui non si può prescindere. Questi contributi partono dal
presupposto che il romanzo rappresenti una rottura, essendo un genere inedito, l’apparizione del romanzo
avviene proprio nella fase di passaggio alla modernità (fine 600 inizio 700).
Il romanzo è un fenomeno europeo sostanzialmente, nasce in Inghilterra (all’inizio del 700 ci saranno le
premesse culturali e sociali per far si che un nuovo genere si possa imporre e differenziare totalmente dal
passato.
Bacthin in un saggio che si chiama ‘’epos e romanzo’’ dice che i generi letterari di narrativa della tradizione
sono noti in un aspetto letterario compiuto, sono finiti, il romanzo porta anche all’estinzione della
letteratura precedente (dell’epica), che appunto è ormai una forma compiuta, il romanzo è più giovane, è
adatto alla lettura, mentre l’epica è fatta per essere recitata in un certo senso. La lettura del romanzo è una
lettura silenziosa, la dove l’epica contempla sempre un contesto comunitario, nel senso che ha bisogno di
un pubblico vivente ed esistente, che assiste alla lettura; il romanzo ha bisogno di una sorta di solitudine
dell’individuo, che si estrania dalla vita sociale in un luogo appartato, silenzioso, e legge concentrato. Le
modalità comunicative quindi cambiano. Il romanzo è l’unico genere vivente ancora usato, e che è sempre
in via di sviluppo. Bacthin dice che il romanzo è l’unico genere nato dall’epoca moderna ed è
completamente affine a questa.
Cosa differenzia il romanzo dalle altre forme di narrazione tradizionali?
1. Il mutamento radicale delle coordinate temporali del personaggio, ovvero che dal mito epico si passa
alla storia, le coordinate temporali diventano quelle della vita di tutti i giorni che viene rappresentata con
una prospettiva realistica e veritiera.
2. La nuova costruzione del personaggio, con il massimo contatto col presente nella sua incompiutezza, le
storie narrate sono come la realtà perfetta e incompiuta.
L’epica come genere narrativo è caratterizzata da tre aspetti narrativi:
1. l’oggetto dell’epica è il passato epico nazionale o il passato assoluto come il mito cristiano, l’epica non è
mai stata un poema sul presente, ma sempre sul passato, passato inaccessibile, separato dalla distanza
epica.
2. Esperienza collettiva, l’epica ha un carattere nazionale o universale.
La memoria è la forza creatrice della letteratura antica, il romanzo invece è legato alla coscienza
dell’individuo, è nella coscienza che si mostra la libertà di scelta, di azione.
Il romanzo è legato al presente, all’imperfezione, al quotidiano, questa attualità è data dal narratore senza
alcuna distanza, in una zona di immediato contatto col lettore, il romanzo da un impressione di leggere
qualcosa calato nell’attualità. Bacthin dice che per la prima volta il tempo e mondo diventano storici, nel
senso che si manifestano nel romanzo come un divenire, come un processo incompiuto. Il romanzo specula
sulla categoria dell’ignoranza, il fatto che l’interesse maggiore per leggere la storia per vedere come va a
finire, la fine non la sappiamo a priori, ma lo scopriremo solo alla fine.
Bacthin dice che l’eroe epico è compiuto, concluso, Lukacs dirà che nell’epica c’è una sorta di continuità
armoniosa tra l’eroe e il mondo, questa continuità per il protagonista del romanzo non esiste più, viene
introdotta la dinamica della discordanza, del disaccordo. L’intreccio è la narrazione di questo scontro dell’io
con il mondo. Uno dei principali temi del romanzo è la non adeguatezza del personaggio al suo destino e
alla sua posizione, l’inizio è quasi sempre di insoddisfazione, di ricerca di qualcos’altro, di infelicità, questo
vuoto dev’essere colmato attraverso le azioni del personaggio, attraverso la sua coscienza, le sue capacità e
le sue abilità, come destino singolo, senza l’aiuto di grandi maestri. La ricerca della felicità avviene in un
contesto imperfetto del mondo, dove la voce di dio non si sente, il suo silenzio è costitutivo quasi della
coscienza stessa dell’individuo.
Lukacs (si legge lucach) è considerato uno dei grandi teorici che hanno lavorato tra gli anni 20 del 900 e gli
anni 70, egli, insieme ad altri teorici ha coniato la definizione del romanzo come ‘’epopea borghese’’, la
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storia in cui è calato il protagonista è caratterizzata dalla società borghese, che proprio in quei tempi in cui
si è sviluppato il romanzo stava salendo.
Epopea borghese: nuova forma di narrazione epica della modernità, e in quanto della modernità è
riconducibile a una classe specifica dominante nella società. Il romanzo, in quanto epopoea della nuova
epoca, è la constatazione che la totalità dell’epica non può più essere affermata, e di conseguenza nulla è
dovuto al suo eroe senza ricerca, peripezie, avventure (che sono le forme tipiche di questa esperienza nel
romanzo).
Lukacs nella sua teoria del romanzo fa anche lui una sorta di paragone con l’epica classica, soprattutto con
quella greca. Egli dice che lo stadio storico universale rappresenta un luogo (quello dell’epica) pervaso da
una felicità gioiosa, di grandezza, il mondo è coeso, unitario, mentre il nostro mondo si è fatto
infinitamente grande, il nostro pensiero è quello della coscienza, ed effetto del rapporto coscienza mondo è
la frattura, la dissonanza, la realtà di abissi tra io e mondo.
Il romanzo è un’epopea di un’epoca in cui il senso della vita si è fatto problematico, ma c’è comunque la
ricerca della totalità, totalità che appunto non viene data già dall’inizio ma è una cosa da cercare. La totalità
è un obiettivo da raggiungere nel romanzo, anche se non è certa alla fine, è possibile che un romanzo non
finisca con il lieto fine.
Lukacs dice che l’eroe del romanzo è la creatura di un estraneità dal mondo, l’interiorità ricerca qualcosa
nel mondo e l’avventura è sempre un ostacolo che si oppone alla ricerca della felicità; la storia del romanzo
per questo appare come una sorta di processo.
particolare; la descrizione è molto più minuta della scala del tempo e dello spazio. Questi personaggi non
sono mai statici, hanno una coscienza perché la loro identità sussiste attraverso il tempo, questa coscienza
è costante nel tempo ed è soggetta a mutamento grazie al fluire della coscienza.
La prosa del romanzo descrive le cose, che usa un linguaggio descrittivo (più che connotativo e metaforico),
con un linguaggio chiaro che si limita alla descrizione degli eventi; non è importante lo stile della
narrazione, ma ciò che viene raccontato a prescindere dalla forma; la forma deve descrivere efficacemente
le cose, deve descrivere le cose così come appaiono. Il linguaggio deve essere il meno retorico possibile, il
meno elegante possibile. L’artificio dei romanzieri è far sembrare la loro opera senza artifici, pura, reale.
All’inizio i grandi poeti erano piuttosto scettici sulla forma romanzesca tanto che all’inizio il romanzo era
visto come una forma popolare, di intrattenimento, che non aveva nulla a che fare con la letteratura; i primi
romanzieri, Defoe e Richardson, non si consideravano loro stessi come letterati, scrivevano per un pubblico
che si stava ampliando (soprattutto le donne borghesi, che erano le ideali destinatarie di questi romanzi), si
consideravano produttori di storie che in quel momento acquisivano sempre più successo, era un
fenomeno legato allo sviluppo dell’economia, e quindi anche la letteratura poteva rientrare come bene nel
mercato. La storia del romanzo definisce anche la nuova figura del romanziere, che rispetto al letterato del
500 (con i mecenati, che aveva nella corte il proprio luogo), qui abbiamo dei cittadini, dei borghesi, sia
Richardson che Defoe avevano compiuto altre esperienze lavorative prima di scrivere il primo romanzo. I
primi romanzieri si approcciarono al romanzo con finalità di lucro, scrivevano per guadagnare, nasce quindi
il poeta moderno, che non ha più un rapporto con il pubblico, un pubblico anonimo, la borghesia, in cui si
avvicinano alla lettura categorie (le donne o la servitù delle case aristocratiche) del tutto nuove. Le donne
hanno molto più tempo libero, dato che molte cose ora non si facevano più in casa ma si potevano
comprare. La servitù, grazie alla più diffusa alfabetizzazione, aveva la possibilità di ritagliarsi del tempo per
la lettura. Non per niente il primo romanzo di successo di Richardson Pamela è la storia di una ragazza della
servitù, che riuscirà ad imporre la sua intelligenza nonostante la sua modesta professione.
Lezione 10.
La monarchia viene restaurata, assume negli anni degli aspetti assolutistici, il riferimento esemplare è
quello della Francia di Luigi 14° (il re sole), con cui la dinastia degli Stuart cerca di stringere alleanze. La
dinastia Stuart viene rigettata dagli inglesi, dalla borghesia che non ha più ideali religiosi e puritani (o
almeno li mantiene solo nel privato), questa borghesia è espressione di un neo-puritanesimo che si
concentra sulle ricchezze private e familiari attraverso il lavoro senza più avere la preoccupazione di
carattere politico. Gli inglesi non possono tollerare una monarchia come quella degli Stuart che già con
Giacomo 2° cerca di istituire una monarchia sempre più assolutista, senza il supporto del parlamento e con
simpatie cattoliche. Nel 1688 c’è una seconda rivoluzione La Rivoluzione Gloriosa, detta anche Blodless
revolution (proprio perché non c’è versamento di sangue), dove viene fatto scappare il re Giacomo 2° che
va in esilio in Francia e viene chiamato sul trono inglese un principe olandese Guglielmo che sposa poi la
figlia di Giacomo 2°, in questo modo viene istituita una nuova dinastia e una concezione della monarchia:
questa volta il fatto di scegliere un aristocratico olandese, di metterlo sul trono inglese e di farlo sposare
dalla figlia di Giacomo 2°, è stata una decisione del parlamento: il parlamento si pone come il centro di
decisone e di potere politico in Inghilterra. La monarchia assume da questo momento in poi un ruolo
puramente simbolico, la borghesia compie una realizzazione degli ideali della rivoluzione, non così radicali
come erano in Milton, dato che la monarchia viene conservata anche se il parlamento viene visto come
luogo di dibattito e decisioni politiche. Il parlamento poi si dividerà in due parti: i tories (conservatori) e i
wig (più progressisti), entrambi sono esponenti della nuova era. In questa rivoluzione gloriosa si configura il
definitivo stabilirsi del potere nella borghesia, nel parlamento e nel campo decisionale della politica. Si va,
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per la prima volta, verso una società già compiutamente democratica. Il parlamento è quello che ha il
maggior potere nelle sue mani.
Defoe è, in quanto rappresentante di questo mondo borghese, il collegamento tra il mondo commerciale e
quello letterario. La figura di Defoe è significativa in quanto rappresenta il nuovo borghese, è di famiglia
puritana, ma intraprende attività commerciali lucrose nella società. A un certo punto della sua esistenza
Defoe inizia a diventare un autore di novel, per cercare di riformare un po’ le sue fortune, egli è stato
giornalista politico, è stato un imprenditore, e solamente in tarda erà è diventato un romanziere. Nel 1719
scrive il primo, e forse il più famoso romanzo, Robinson Crusoe, e da questo successo inizia a produrre una
serie di romanzi, la sua produzione più cospicua l’abbiamo dal 1719 al 1724.
Defoe divide i personaggi nei suoi romanzi equamente, non c’è una visione unica, solo con protagonisti
maschili o solo femminili; le sue opere sono importanti perché alcune hanno protagoniste femminili. I suoi
personaggi sono accomunati da un modello antropologico: sono tutti individui che hanno in se quella
concezione tipica di individualismo che connota la cultura, la filosofia e la società borghese tra la fine del
600 e del 700.
Il Moll Flanders (1722) è la storia di una donna con una mentalità moderna e del tutto borghese: è
individualista (tendenza della società moderna, il commercio si fa su singole esperienze di imprenditoria),
intraprendente, che fa riferimento solo a se stessa, che ricerca la sicurezza finanziaria.
In una società commerciale, anche se ancora relegate, e in posizione ancora subordinata, le donne hanno
modo di esprimersi, e la possibilità di cercare una condizione migliore di vita, soprattutto quando le origini
della protagonista sono umilissime, e che potrebbero pre figurare una sorta di percorso stabilito.
Moll nasce infatti a Newgate e viene subito abbandonata dalla madre in uno dei posti più orribili di Londra
del primo 700; facendo affidamento unicamente sulle sue forze, sulle sue qualità cerca di farsi strada nel
mondo e di migliorare la sua posizione e cercare la felicità, molto spesso in veste di moglie, altre volte in
maniera più attiva, come rappresentante del crimine, ladra e prostituta.
Nel momento in cui è anziana e vecchia Moll decide di raccontare le sue avventure, per la maggior parte
affettive, ma anche di occupazione del mondo, che alla fine di un percorso fatto di alti e bassi, all’età di 70
anni si ritrova in una condizione di agio economico, felicemente sposata, questo è il motivo narrativo che
Defoe trova che fa si la donna scriva la sua autobiografia. Qua è evidente la finzione del realismo, la finzione
della verità.
Defoe dice che nella prefazione trova questo manoscritto per essere corretto, per essere modificato in un
linguaggio meno volgare e più adatto alla lettura, come se Moll fosse veramente esistita, ma questa è
solamente l’artificio di Defoe per narrare la sua storia. certamente è un romanzo autobiografico, dato che è
Moll stessa, che usando l’io in prima persona, racconta la vicenda della sua vita; questo è però
l’escamotage del novel, Moll non è mai esistita ed è Defoe che scrive, che si mette nei panni di una possibile
donna anziana che decide di scrivere la sua autobiografia. La giustificazione del raccontare queste vicende è
una giustificazione morale: la lettura deve (tradizione classica) avere uno scopo didattico. Quello che è il
senso stesso del novel, il piacere della lettura del romanzo, sono proprio questa serie di avventure di
un’eroina che cerca di imparare dalle esperienze che fa, come sopravvivere e cercare la propria felicità nel
mondo senza che ci possa essere una morale stabilita, se non quella dell’individuo che è portato a
sopravvivere grazie a ste stesso.
L’impianto narrativo ci propone un narratore in prima persona, Moll Flanders 70enne, che ci racconta della
sua vita. Trascorrono molti anni dalla narrazione alla storia in se: c’è quindi un tempo della narrazione e un
tempo della storia, da quando Moll è nata a Newgate fino a coincidere con il tempo della narrazione. C’è
quindi Moll che racconta la storia e Moll che vive la storia; molto spesso la narratrice evidenzia due
prospettive diverse: quella attuale, con le osservazioni, i commenti, i giudizi che da lei stessa ai fatti
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avvenuti, e allo stesso tempo riporta gli atteggiamenti, le sensazioni, i pensieri di Moll in quel momento
della storia, che, in alcuni casi non coincidono con i pensieri della narratrice 70enne. La narratrice cerca di
veicolare con il racconto degli eventi anche una sorta di morale, a volte una condanna, a volte una parziale
assoluzione. C’è questa sorta di gioco, di prospettive, che ci fa dire che la prospettiva moralista di Moll
70enne, in un certo senso è una prospettiva un po’ ipocrita, troppo assolutista, fuori dalla realtà e dalla
comprensione delle singole situazioni e dei contesti, delle motivazioni di Moll. La Moll che vive quegli eventi
non ha quella concezione moralistica; uno degli interessi del romanzo da un punto di vista strutturale e
narrativo, sta proprio in questo tipo di sdoppiamento prospettico in cui quello che dice Moll narratrice non
è condiviso dalla Moll che vive queste cose in prima persona. Quest’ultima Moll ha quel pragmatismo che
fa si che l’individuo cerchi di adattarsi alle esigenze della vita, di perseguire quelli che sono i suoi bisogni, le
sue necessità, non agendo secondo una morale costruita, ma con altre finalità di necessità, di
sopravvivenza, che spesso vanno in contrasto con questa morale assoluta.
L’ironia è uno dei pregi che i critici hanno trovato nel romanzo, l’ironia sta appunto nel contrasto tra le due
prospettive. Anche lo stesso narratore a volte si contraddice, dicendo giudizi diversi in diverse situazioni,
così come si contraddice la stessa Moll della storia; è anche questa la straordinaria modernità di Defoe,
capire che non c’è un’unica verità, questa è sempre relativa, che può mutare rispetto alle circostanze, e che
da il senso del reale. Moll non ha una morale rigida che applica schematicamente in tutte le fasi della sua
vita, ella è flessibile e adotta scelte e comportamenti a seconda della situazione, dove è difficile distinguere
il bene dal male.
Il Moll Flanders è un romanzo picaresco, la vita della protagonista è scandita ad episodi, si, c’è una sorta di
continuità, data dalla narratrice e dal altri elementi, ma il fatto che la narrazione sia fatta di episodi
comporta una sorta di divisione del romanzo.
La nascita a Newgale, il fatto di trovarsi da sola, senza famiglia, senza casa, senza un riconoscimento sociale
immediato, simbolicamente significa la nascita dell’individuo nella società borghese, società dove
l’individuo è solo rispetto agli altri. L’inizio del romanzo è un po’ il destino del romanzo stesso. L’eroina che
dovrà combattere contro la società; l’individuo deve realizzarsi, per questo inizierà questo percorso,
avventuroso, faticoso, con colpi di scena per lottare per farsi posto nel mondo. Già dall’inizio del libro si
vede il presupposto di Moll che cerca una realizzazione nella vita, e soprattutto una stabilità finanziaria.
La sua vicenda inizia, alcune circostanze sono lasciate nell’incertezza.
Il vero nome della protagonista non è Moll Flanders, ma è un nome che usa per preservare la rispettabilità
del suo nome, non farsi riconoscere. Vediamo i suoi primi ricordi, dell’essere uscita da Newgate, e i suoi
primi ricordi sono legati a una sorta di vagabondaggio con gli zingari, mentre che si trovava nell’Essex viene
accolta in un orfanotrofio fino all’età di 12 anni. lei è terrorizzata di lasciare l’orfanotrofio, non vorrebbe
andare a servizio ma vorrebbe essere una gentlewoman, lei non intende con gentlewoman vivere in
maniera di grande signora, ricca e altolocata, ma intende la capacità di lavorare e di mantenersi da sola
(con il lavoro del cucito che ha imparato) e guadagnarsi abbastanza da vivere per essere esentata da andare
a servizio, ovvero il suo destino di orfana. Moll già implicitamente esprime un tipico ideale borghese, all’età
di 8 anni ingenuamente e naturalmente viene fuori una sorta di condotta di vita borghese, anche da parte
della donna, che cerca di emanciparsi, e di non essere soggetta a far la serva. Un’ulteriore ironia della storia
è il fatto che non riuscirà mai a diventare così; da donna, in una società non abbastanza progredita,
vediamo che la stabilità economica la raggiunge attraverso il matrimonio. Un’altra ironia è il fatto che ella
diventa gentlewoman solo nel momento in cui inizia a fare la ladra: in una società borghese l’autonomia
lavorativa della donna è ancora molto relativa, e paradossalmente la può trovare molto di più trasgredendo
le regole. Quello che secondo Moll è un modello virtuoso è quello della borghesia e non quello
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dell’aristocrazia.
Quando a 14 anni la gentildonna dell’orfanotrofio muore, Moll non può fare altro che accettare di andare a
servizio dalla moglie del sindaco, che aveva già apprezzato le sue virtù. Nella sfortuna c’è comunque una
parte di fortuna: la moglie del sindaco le concede alcuni vantaggi dell’educazione (ballare, fare musica)
come le sue figlie, sarà quindi una serva per modo di dire. Moll, facendosi volere bene dalla donna
attraverso le sue qualità, fa si che viene messa sullo stesso piano delle figlie e che riceva una buona
educazione, sarà allevata un po’ quindi come gentlewoman, un’altra parte ironica. Sembra quindi che ci sia
una situazione in apparenza migliore rispetto a quella precedente. A casa della Lady ci sono anche due figli,
quello più grande cerca di sedurre Moll. Infatti ella, rispetto alle figlie della lady, è dotata di una grande
bellezza, questa sarà una sua fortuna nella prospettiva di pensare a matrimoni lucrosi. Viene quindi sedotta
dal figlio più grande e qua vediamo uno sdoppiamento dei punti di vista, la Moll narratrice dirà qualcosa,
mentre la Moll giovane un’altra.
Nelle circostanze dell’incontro amoroso c’è un ulteriore tocco di ironia, rispetto alla schematicità della
narratrice e del suo giudizio morale, la Moll che ha vissuto le cose è più relativa, c’è un po’ di tutto, orgoglio
ingenuo (che è il senso della propria bellezza e del suo fascino che esercita sugli uomini), una sorta di puro
piacere personale. Moll vive la sua prima esperienza in modo fluido, con più sensazioni, il cui giudizio non si
può ridurre a una sorta di condanna o di assunzione. Moll inoltre non si pone il problema di essere
giudicata innocente o colpevole, è una Moll che vive questa sua prima esperienza, non deriva da nessun
altro questo insegnamento, ed è lei stessa che è un po’ colpevole e un po’ innocente.
C’è una prima complicazione in questa prima storia, chiamata educazione sentimentale, il fatto che il figlio
più giovane si dichiara a Moll e chiede di sposarla, colpo di scena! E costringe Moll a un esame critico della
situazione. Si rammarica non per un riflesso della coscienza, ma per una prospettiva di felicità che potrebbe
avuto avere. La situazione per Moll si complica ulteriormente perché anche il fratello più grande,
ovviamente dopo averne goduto, stufo, incita la ragazza a sposare il fratello più piccolo. Qui viene fuori il
dramma sentimentale di Moll (sentimentale perché lei si è innamorata del fratello più grande e sposare il
fratello sarebbe per lei un’ipocrisia massima), il comportamento così realistico e ragionevole e distaccato
del fratello grande fa svanire tutte le speranze di Moll di coltivare il loro amore. La sua rispettabilità nei
confronti della società è persa nel momento in cui il fratello grande si rifiuta di sposarla, quindi l’unico
modo per riconquistarla sarebbe di sposare il fratello più piccolo. Moll è quindi posta di fronte a un grande
dilemma e non può confidarsi con nessuno. La decisione che deve prendere non ha un risvolto di oralità
assoluta: non deve essere una decisione precostituita secondo alcuni principi morali, ma è una decisione
che serve per salvare Moll da quel momento. Alla fine, Moll si rassegna, e con un po’ d’ironia, fa passare
questa sua renitenza nell’accettare la proposta del fratello proprio perché vuole prima di tutto avere il
consenso dei genitori del ragazzo. Alla fine, Moll sposa il fratello piccolo, sacrificando i suoi sentimenti, ma
questo è quello che deve fare per non essere completamente rovinata e per non sprofondare
ulteriormente nella gerarchia sociale. Sposare il fratello piccolo vuol dire diventare moglie di un
aristocratico di campagna, quindi rispettabilità e sicurezza. È la società che induce Moll a fare queste cose,
lo fa per sopravvivere. La scelta che pare immorale invece, presa in quel tipo di situazione, può avere delle
giustificazioni ben precise. Non c’è mai una società che possa del tutto acconsentire al comportamento
individuale e alla soddisfazione dei propri bisogni, se non a condizione che ci siano dei soggetti appartenenti
a una determinata classe sociale (alta) che possono farlo (il fratello maggiore può benissimo farlo), Moll che
è una serva non può trasgredire le regole della società ma deve uniformarsi. Dopo 5 anni e due bambini
Moll rimane vedova per la prematura morte del marito. Al posto che tornare alla casa del marito con i figli,
decide di rimanere a Londra e mandare solo i bambini dai parenti. Qua c’è un lato giustificabile, il fatto di
tornare da sola in un luogo dove ha vissuto un trauma e rivedere forse il fratello maggiore. A questo punto
lei rimane con 1200 sterline in tutto (primo esempio nella narrazione verso il denaro). Moll è diventata
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parte di quella famiglia aristocratica, l’aristocrazia non è la sua classe sociale naturale, ella è un
individualista, e qua lo ribadisce, ribadisce le sue radici borghesi di una donna che vuole farsi da se e che
non ha nessuna intenzione a ricollocarsi in un ruolo più tradizionale. In più lei vuole vivere a Londra, la città
è il centro di tutto, dove c’è la vita, la campagna invece è la metafora della vedovanza e della morte
prematura. Moll vuole quindi fare la sua vita in base alle circostanze; queste circostanze l’hanno cambiata,
dice di voler fare la propria vita e di non scegliere più matrimoni combinati. Per certi versi questo tipo di
società, basata sul materialismo e sul denaro, lascia da parte alcune condizioni più spirituali, come l’amore
vero; lei dice quindi di volersi gettare nella vita di Londra, di sposarsi bene e di non credere più negli inganni
dell’amore. Qua non c’è più differenza tra la narratrice e la protagonista. Idea che si impara una volta,
anche se la realtà non ci aiuta del tutto, le situazioni sono sempre diverse, e sebbene Moll abbia fatto
esperienze in precedenza, bisogna sempre rielaborare, ridefinire quello che aveva elaborato in precedenza.
Dopo la prima parte vediamo Moll che vuole sposarsi ma poi questa sua sensazione di avere esperienze, di
poter scegliere con cura il marito, alla fine sarà ancora una volta scavalcata dalle condizioni della realtà.
Troverà questo commerciante borghese ricco, rimane affascinata da lui, il marito fa bancarotta e fugge in
Francia, Moll allora si trasferisce nel Mint, un area di Londra conosciuta come rifugio dei debitori. Esce dal
Mint e prende alloggio da una vedova in un altro quartiere di Londra non più malfamato come int, e inizia a
cercare nuove opportunità per sposarsi.
Lezione 11.
Il Moll Fladers coglie il passaggio della società inglese verso la modernità. La società inglese passa alla
società moderna con tutte le sue caratteristiche, tra cui l’individualismo. Si perdono i legami tradizionali, si
perdono le caratteristiche di una società comunitaria ed emerge prepotentemente l’individuo nella sua
singolarità, con i suoi presupposti positivi, come la libertà d’azione, l’opportunità di perseguire i propri
desideri, i propri bisogni, i propri sogni, e con i suoi aspetti negativi, come la solitudine, spesso si ha la
sensazione quasi angosciante di Moll che si ritrova da sola a riinizare da capo con le sue sole forze.
Pensiamo a una società medievale o a quella rinascimentale, in qui la nascita stessa prefigurava già il
destino di un individuo, il quale doveva sviluppare la propria vita all’interno della classe sociale in cui era
nato. Moll invece rappresenta la nuova classe sociale borghese, anche qui la modernità di questa classe la
vediamo nella misura in cui può essere anche una donna a rappresentare questa classe; la classe borghese
non ha radici se non nella propria attività economica, il commercio, il denaro e tutto ciò che si muove
introno a questo nuovo fenomeno dell’economia mercantile. Se da un punto di vista economico l’individuo
borghese può aspirare, partendo dal nulla, a diventare ricco, acquisire beni materiali e status sociale, solo
grazie alle proprie capacità e alle proprie abilità, questo individuo borghese è alla base del modello e del
personaggio di Moll Flanders. Defoe è così complesso e articolato, la sua analisi della società è così
profonda che non offre al lettore, tramite al personaggio di Moll e delle sue vicende, una visione ottimistica
della società, ma è una visione ambivalente, che comprende tutti gli aspetti: ci dice che Moll è libera di
cambiare il proprio destino, ma allo stesso tempo evidenzia anche i momenti di di isolamento, isolamento
che può essere positivo ma anche negativo, quando la situazione si fa difficile, l’isolamento del soggetto
della società va a suo discapito, non avere nessuno con cui parlare, a cui riferirsi o essere aiutati.
Nel bene e nel male Moll rappresenta il prototipo del nuovo individuo borghese. La stessa narrazione
autobiografica ha diversi aspetti interessanti in questo senso, sempre legati al concetto di individualismo,
offre al lettore il punto di vista del personaggio stesso, il personaggio è concentrato su se stesso ed è come
se un certo senso aprisse le sue confessioni al lettore in una sorta di discorso tra individuo e individuo; la
narrazione è diretta ad ogni singolo lettore, e sarà il singolo lettore che dovrà trovare la propria morale, egli
è in un certo senso paragonabile a Moll stessa, ella è il riflesso di colui che legge, entrambi sono prodotto
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della stessa società e anche il lettore stesso appunto deve trovare la sua morale, compiendo un atto di
individualismo, non solo nel momento in cui legge ma soprattutto quando trae gli insegnamenti. Non c’è
quindi un messaggio che viene dato al lettore, a differenza di Milton che aveva dei valori fondanti radicati in
lui e nella sua cultura, qui Defoe vive un esperienza storica rispetto a Milton, fa parte della generazione
post restaurazione e figlio della rivoluzione del 1788, Defoe è figlio del neopuritanesimo, che ha
abbandonato gli ideali di fede assoluta per dedicarsi al lavoro, al successo nella vita e al perseguimento
della ricchezza (la famosa call, vocazione); proprio per questo motivo una morale così forte e assoluta non
può più sussistere, al contrario vediamo una visione molto più problematica, più pragmatica della morale,
morale che nel romanzo ha dei limiti evidenti (il contrasto ironico con la voce narrata, all’interno dei due
poli abbiamo delle contraddizioni evidenti). La grande modernità sta quindi nella relativizzazione della
morale, in un universo completamente secolarizzato. I valori che esprime il romanzo sono estremamente
moderni, la morale diventa un fatto privato e personale, dove ognuno di noi può trarre giudizi e
considerazioni personali.
Moll Flanders è un romanzo picaresco dal momento in cui è composto da una serie di avventure, queste
avventure sono tenute insieme da un elemento costante: la coscienza di Moll. Il fatto che questo sia un
romanzo di avventura, sottende un aspetto simbolico, rimanda al fatto che l’esistenza stessa dell’individuo
borghese può essere rappresentata attraverso varie vicende, peripezie, che si svolgono nella sua esistenza,
esistenza variegata, articolata, ricca e molteplice (in Moll Flanders si arriva quasi all’inverosimile, dato che a
narrazione vuole avere più episodi possibili per catturare e sorprendere il lettore), di fondo c’è l’idea che il
destino non è mai un destino segnato, ogni volta Moll deve fare i conti con nuove situazioni, con altri
personaggi, mai troverà però un punto definitivo di approdo, soprattutto perché l’idea di individualismo
impedisce al personaggio stesso di costruire dei rapporti stabili e definitivi all’interno dei quali
programmare e vivere la propria esistenza. Il rapporto con le persone in questa società deve preservare la
ricchezza interiore e materiale del personaggio; per questo Moll non farà mai vedere tutta se stessa agli
altri.
Uno degli aspetti cruciali dell’individualismo è per Moll il costruire un legame con una persona non solo
sulla base del sentimento e dell’affetto (che diventano una cosa secondaria per lei) ma sulla base
dell’interesse, ci deve essere una reciproca soddisfazione di bisogni, i bisogni di Moll sono sempre materiali,
economici, finanziari, la ricerca della sicurezza, della stabilità finanziaria, e solo dopo il raggiungimento di
questa stabilità si potrà arrivare alla stabilità sentimentale. Moll mantiene una parte di se, gelosamente per
se stessa, così come vuole sempre avere una parte di denaro che tiene solo per se e che non mostra alle
altre persone; Moll quindi ha un geloso senso della sua coscienza e dei suoi pensieri e dei suoi risparmi.
L’unico partner affidabile e totalmente degno, secondo Moll, di ricevere le confessioni della donna, è
unicamente il lettore. Con una certa ironia, il lettore sa molte più cose di alcuni partener di Moll. L’unica
cosa che il lettore non sa è il vero nome della donna, Moll Flanders infatti è il nome che la donna usa
quando si trasferisce nel Mint.
Quando Moll esce dal Mint viene ospitata da una vedova in una zona più rispettabile di Londra; viene qui
introdotto l’argomento matrimoniale con alcune parole della narratrice, dice che i matrimoni sono la
conseguenza di disegni di tipo politico per mettere insieme interessi diversi, questi interessi fanno si che il
matrimonio diventi una sorta di buisness, dove l’amore non ha nulla a che fare, o molto poco, in questo
tipo di questioni. Il matrimonio è prima di tutto un’istituzione sociale ma economica. La differenza rispetto
ai riti sociali precedenti è che l’individuo si trova a proporsi da solo, una volta erano le famiglie che
stringevano alleanze, la famiglia sceglieva il marito o la moglie per uno dei loro rappresentanti, il
matrimonio li non doveva necessariamente contemplare l’amore (solo dall’800 l’amore diventa veramente
importante), nella società borghese cambia che non c’è più la famiglia, ma è l’individualità che cerca il
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proprio compagno, è una ricerca che può contemplare anche l’inganno, la bugia, un’altra veste, nel caso di
Moll presentarsi come una ricca vedova anche se in realtà non lo è: ne ricca, ne vedova (il marito infatti
scappa in Francia senza procedere prima al divorzio, lei quindi resterà sempre sposata con lui e nonostante
si sposerà altre volte successivamente, andando anche contro la legge). La sua capacità di ingannatrice
perfetta si rivela solo dopo il matrimonio, quando il marito scopre che non è ricca ma che con sorpresa
scopre della dote di Moll. Quello di Moll è un atto criminale, ma più che il principio della condanna viene
evidenziato come lei sia stata indotta da quelle che sono le dinamiche della società ad agire in quel modo.
In quella società borghese la donna può avere la stessa volontà di agire, di intraprendere, di ingannare
l’uomo stesso. L’individualismo da alle donne un ruolo più attivo e meno subordinato, anche se molte
donne ancora in quegli anni venivano trattate malamente dal corteggiatore, perché pensavano di essere
sottomesse, pensano ancora di essere al di sotto degli uomini e questo facilita il fatto che gli uomini le
possano trattare in modo violento e prevaricatore. Qui la riflessione è su un determinato atteggiamento
delle donne, che può determinare una possibile situazione di svantaggio, le donne, attraverso una visione
oggettiva possono acquistare un ruolo più attivo.
In questa scena non si evidenzia la condanna morale di Moll ma soprattutto si evidenziano considerazioni
sociali e anche positive, viene detto appunto che Moll ha una capacità di agire pur essendo donna. Il
matrimonio del capitano avrà delle vicende sorprendenti e tragiche per Moll, perché ancora una volta, il
futuro viene distrutto dalle forze del destino, il capitano proporrà a Moll di avere una rendita superiore se
potrà occuparsi di persona delle sue piantagioni in Virginia (per la seconda volta qui viene citata la colonia,
la Virginia è il luogo della colonia, diverso dall’Inghilterra, luogo altro in cui poi si conclude e dove in un
certo senso ci può essere una nuova vita e la felicità); Moll quindi si trasferisce in Virginia, sentendosi per i
primi anni felice, fino a quando un evento tragico mete fine a tutta la felicità: quella che Moll considera la
madre di suo marito, in realtà è la madre di Moll, che racconta di Newgate della deportazione alla colonia
per scontare della sua pena, sposa un uomo col quale fa due figli e uno di questi è il marito di Moll: Moll
quindi scopre di essere la sorellastra di suo Marito. Moll si trova a fronteggiare una situazione incestuosa,
non può quindi prolungare la sua permanenza, lo rivela al marito, ma non prima di avergli fatto
sottoscrivere alcune garanzie per lei e per la madre. Nella tragedia e nella sconfitta ancora una volta
emerge un lato positivo, la situazione di Moll è decisamente tragica (rimando alla tragedia dell’Edipo re di
Sofocle) ma la si riesce a superare, e attraverso un escamotage simbolico, il contratto, Moll cerca di
superare la tragedia prendendo le dovute decisioni per far si che il matrimonio si sciolga e che non sfoci in
una tragedia. Il destino tragico e drammatico non si risolve nella distruzione del soggetto, ma diventa
un’esperienza che si può superare, attraverso l’accordo negoziato con clausole precise tra due parti, il
contratto economico diventa anche la base delle relazioni sociali. In un’economia commerciale la
conflittualità all’interno della società esiste, e per superarla, sospenderla si ricorre agli stessi modelli
dell’economia, come appunto il contratto. Dopo 8 anni di permanenza nella colonia Moll torna in
Inghilterra con alcune merci fornite dal marito, la nave però nel tragitto subisce dei danni, e Moll arriva a
Londra con una situazione economica triste. Ricorre per la terza volta uno scenario di solitudine, di
incertezza, a questo punto Moll per le sue poche risorse economiche è disposta a non andare a Londra, ma
a trasferirsi a Bath, luogo termale di villeggiatura, dove c’è la bella società e dove può cercare alcune
avventure. Nella casa dove prende alloggio conosce un uomo la cui moglie è malata di mente e col quale
stringe un’amicizia virtuosa. Col passare del tempo l’intimità tra loro cresce, passano due anni come fossero
marito e moglie, dormono nello stesso letto ma il gentiluomo si fa carico di rispettarla; una notte, dopo aver
bevuto troppo è Moll stessa che propone all’uomo di rompere il giuramento. Passa quindi da amica ad
amante. È come se vivesse come moglie con l’uomo, quindi si conquista una stabilità economica, anche se
l’uomo non è disposto a sposarla perché ha ancora una moglie. Moll di li a poco si trova incinta, è una
situazione assai scabrosa, una donna non sposata che da alla luce un figlio illegittimo e quindi non
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riconosciuto, verrebbe attenzionata dai servizi sociali, dalla parrocchia che si occuperebbero del bambino e
allo stesso tempo darebbero a Moll delle limitazioni alla sua libertà. L’amante gentiluomo aveva pagato per
far si che Moll partorisse in tutta tranquillità nell’appartamento, dopo si trasferisce a Londra con lei, in un
ottimo alloggio in un quartiere elegante, e a questo punto la narratrice che riferisce la prospettiva di Moll
della storia dice che la convivenza era illegale e condannabile moralmente, ma comunque questo tipo di
convivenza non era programmato e preordinato, qua vediamo un ammonimento ai lettori stessi, dice che il
male si presenta sotto le migliori apparenze. Vediamo quindi una condanna da parte della narratrice ma
nonostante ciò il lettore vede una colpa relativa, da inserire nel corso degli eventi. Moll non è più una
donna virtuosa, ma comunque il lettore viene portato a giustificare questa apparente condanna per
necessità materiale.
Dopo 6 anni di questa storia il gentiluomo si ammala gravemente, la malattia gli fa aprire gli occhi sulla sua
storia illecita e tronca così la relazione. La narratrice fa la sua riflessione. Il gentleman le scrive una lettera e
Moll in risposta gli scrive una lettera come liquidazione 50 sterline e gli lascia il bambino. Il gentiluomo
acconsente, anche qui è una sorta di contratto che scioglie quella sorta di convivenza e questo affare
amoroso.
Moll non porta i figli con se, ma li lascia in condizioni economiche sicure, dimostrando apparentemente una
sorta di scarso istinto materno, non bisogna dimenticare che anche questa è una peculiarità e un paradosso
della nuova esistenza nella società commerciale e mercantile; è evidente che i figli rappresentano un
intralcio per Moll, soprattutto economicamente. Moll mostra sempre un atteggiamento ambivalente in
questo: nel momento in cui partorisce e nei loro primi mesi di vita dice di provare affetto, ma alla fine si
libera sempre di loro. Non viene tanto fuori il carattere di Moll come madre, ella non si presenta tanto
come madre ma allo stesso tempo ricerca una madre, una donna anziana che possa rappresentare una
sorta di sostegno, di rifugio, come se Moll all’inizio dopo aver perso la madre, avesse sempre la necessità di
trovare una figura materna che la possa proteggere, la tragedia ulteriore è che nel momento in cui l’ha
trovata in Virginia, allo stesso tempo ha trovato la madre del marito, il che comporta l’impossibilità di
vivere insieme. Moll sembra essere più alla ricerca di una madre che essere lei stessa una madre.
Con le donne sarà sempre più autentica e sincera, aprirà il suo cuore, piuttosto che ai rispettivi mariti o
amanti.
Finita l’esperienza dell’amore di Moll col gentiluomo Moll deve rincominciare tutto da capo, all’età di 42
anni (nel novel ci sono riferimenti molto puntuali, c’è una scansione del tempo e dello spazio molto attenta
e precisa) e 480 sterline, considerando che la situazione a Londra non le offre troppe prospettive, decide di
accompagnare una gentildonna al nord, dove la vita costa meno. Prima di partire affida il suo capitale a un
onesto impiegato in banca. Giunte al nord, Moll è ancora vista come una vedova ricca, le viene presentato
un apparente gentiluomo e si sposano. Egli in realtà non è ricco ma è disastrato, e chiede appunto a Moll di
sposarlo per risanare le sue finanze; dopo circa un mese i due scoprono le reciproche condizioni e che
entrambi sono stati ingannati. Alla fine Moll si consola che questo gentiluomo era veramente un
gentiluomo di generosi principi, buon senso e dotato di umorismo. Rendendosi conto dell’impossibilità di
mantenersi con le loro risorse, l’uomo lascia una lettera a Moll, chiedendole perdono, e dandole dei soldi;
Moll si accorge di essersi innamorata del gentleman, inaspettatamente e ironicamente il destino
contraddice quello che Moll aveva detto all’inizio, ossia di non innamorarsi più e di sposarsi solo per
convenienza. La realtà è sorprendente.
Se tutti i valori cui Moll si ispira sono materiali, è ironico che Moll si innamora di un uomo che l’ha truffata e
che lei stessa ha truffato. L’elemento dirompente entra sempre nella vita di Moll, l’individualismo non può
essere programmato tutto fino alla fine, se Moll sembra essere una fredda, spietata, egoista calcolatrice,
comunque nelle relazioni sociali può scoccare qualcosa che in un certo senso ribalta i criteri di condotta che
Moll aveva adottato fino al momento.
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Sorprendentemente l’uomo ritorna, dicendo di aver sentito la voce di Moll chiamarlo (aspetto romantico),
pentito di averla abbandonata si offre di accompagnarla nel lungo viaggio verso Londra. Anche se Moll è
innamorata non lo confessa. Prima di arrivare a Londra si fermano a una località precedente, gli propone di
andare in Virginia a coltivare tabacco, ma egli le dice di voler prima provare ad acquistare un po’ di terra in
Irlanda; si lasciano con la promessa di tenersi in contatto. Dopo scopriamo che il gentleman era in realtà un
bandito, un rapinatore.
Arrivata a Londra si accorge di essere incinta, sebbene ovviamente in difficoltà non pensa mai di abortire; la
narratrice allora si sofferma su quanto possa essere la gravidanza un problema sociale, per coloro che sono
poveri, basta disporre di qualche denaro affinché tutto possa essere condotto a buon fine.
La narratrice riporta nella storia una sorta di prezziario della levatrice. Quella che dovrebbe essere
un’accusa di queste pratiche illecite, (illecito è il fatto di partorire dei figli senza poi consegnarli ai funzionali
della parrocchia) si trasforma nelle parole di Moll in una sorta di elogio indiretto. Queste pratiche illecite
vengono fornite quando c’è la necessita è non sono assolutamente immorali.
Dopo il parto (fine della seconda parte del romanzo), affida il figlio alla levatrice, e deve decidere cosa fare
con l’uomo della banca, che ha chiesto di sposarla; chiede alla levatrice, che ora chiama ‘’mother’’, cosa
fare, e Moll si convince facilmente ad accettare il matrimonio, dall’altra l’unica sua preoccupazione è quella
di abbandonare il bambino nelle mani della levatrice, che però dichiara per darlo a balia, e a quel punto li,
pagando una sorta di somma supplementare alla levatrice perché possa garantire al bambino una cura
adeguata, ora può sposarsi con il fiduciario. Moll deve presentarsi ogni volta con un’immagine vergine,
affascinante e sincera, questo lo fa senza ipocrisia; la bravura di Defoe infatti è di presentare queste storie
al lettore senza che egli abbia una relazione moralistica nei confronti del personaggio, che anzi lo giustifica.
È giustificato che in questa circostanza Moll si comporti così, date le circostanze. Prima di accettare il
matrimonio, non fidandosi, si è fatta dare tutti i documenti legali dell’uomo, e si è fatta regalare un anello di
diamanti. Anche qua c’è un po’ di ipocrisia. Moll si biasima per la sua vita precedente e prova un po’ di
compassione per l’uomo, che dopo aver divorziato con una sgualdrina si butta nelle sue braccia. Moll
promette di essere una moglie amorevole e fedele, il matrimonio viene celebrato nella taverna. Il giorno
dopo vede nella taverna l’ex marito che però se ne va subito. Moll ha il sospetto che lui sia un fuorilegge.
Nel momento in cui ha raggiunto i 42 anni inizia il declino di Moll, le sue relazioni diventano sempre più
relative e la sua bellezza sfiorisce (la bellezza è uno dei suoi beni). Moll molto realisticamente si accontenta
di questo funzionario di banca, ella ha la capacità di capire quali sono le cose a cui lei può ambire, per
questo sposa l’uomo. Moll si piega facilmente a una vita piccolo borghese, senza acquisti eccessivi dell’alta
borghesia, in un orizzonte limitato.
Lezione 12.
La mentalità in Moll Flanders non è toccata dallo spirito romantico, nel dire che la felicità non sta nel
denaro ma in altri valori, qua la felicità deve avere un presupposto imprescindibile: la sicurezza economica.
Moll, con il suo grande pragmatismo e il sua grande realismo, con la sua saggezza non morale o moralistico,
ma che deriva dalle esperienze vissute, riesce ad adattarsi a situazioni modeste, sposando l’impiegato in
banca, truffandolo in parte, compie un atto non solo ipocrita ed egoista, ma anche piuttosto saggio (è
inutile rivelare le personali storie infelici perché rovinerebbe un rapporto che, anche se costruito
sull’ipocrisia, sarà un matrimonio felice, sereno). Quando vede l’ex marito del Lancashire, Moll prende
possesso della casa modesta del marito attuale. Il buon senso di Moll sta nell’adattarsi ad ogni tipo di
situazione, Moll non concepisce mai desideri e bisogni che siano irrealistici, non perseguibili nella sua
attuale condizione; quando Moll era più giovane e la sua bellezza aveva più valore sul mercato
matrimoniale, ella poteva aspirare a condizioni migliori, adesso Moll è consapevole che la sua bellezza è
inevitabilmente sfiorita, ha perso valore, così come la sua situazione economica che non è delle migliori,
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non potendo da un lato aspirare ad avere di più per ragioni biologiche, dall’altro lato per ragioni
contingenti, Moll si ‘’sottomette’’ a queste condizioni sociali. All’interno del matrimonio Moll si ritaglia un
ruolo veramente attivo, di parità in un certo senso, se non addirittura di dominio nel momento in cui, ad
esempio decide di abbandonare il matrimonio quando scopre del fratellastro (è lei che sceglie, è lei che fa il
contratto..), è importante sottolineare che la sua libertà all’interno del matrimonio viene costruita da Moll
stessa. Si può fare un paragone con la visione del matrimonio nella società inglese del 600/inizio 700, quello
che abbiamo detto con Milton, con l’ideale di Adamo ed Eva, con la parità della vita domestica, della
suddivisione del lavoro, in Moll Flanders diventa un po’ più conflittuale, come se il modello di Adamo ed Eva
applicato nella società e nella storia diventasse imperfetto, l’imperfezione sta nel fatto che il compagno
ideale in Moll forse non lo troviamo, o forse solo alla fine. nella rappresentazione di Defoe c’è una
transizione del concetto puritano della comunione di anime, che essendo uguali si spartiscono i compiti in
modo eguale, in Deofe abbiamo il neo puritanesimo, in una società secolarizzata in cui prevale l’interesse
economico, in cui Moll non aspira a una comunione spirituale ma a una situazione finanziaria stabile che
porta a una felicità, inoltre Moll cela alcune cose, l’individualismo del neo puritanesimo fa si che all’interno
della coppia i due coniugi, e soprattutto dal punto di vista di Moll ci sia un comportamento più
individualista, che però non impedisce, alla fine di rappresentare l’incontro e il legame che poi avrà con il
marito con una sorta di compagno ideale con addirittura la figura di Moll dominante.
Moll prende casa a Londra e dice di trovarsi in una baia sicura, al riparo dal mare in tempesta, dai venti, in
cui ci si può fermare tranquillamente ed essere al sicuro rispetto alle incognite del destino e della vita vista
come mare in tempesta, questa sicurezza un po’ ipocrita la fa sentire penitente rispetto alla sua vita
passata, ma sappiamo quanto sia una morale strumentale per Moll, non è certo questa la verità del suo
animo. Di nuovo si ripete il paradigma del destino avverso contro il quale deve lottare Moll, dopo 5 anni
passati nella più totale tranquillità, dopo aver avuto due bambini, (nelle parole di Moll vediamo come lei
saggiamente si accontenta di questa vita) il marito dopo una grave caduta economica, sente il colpo e in
poco tempo muore. Moll a 48 anni è di nuovo sola, senza amici e senza aiuto di nessun tipo, la sua
situazione finanziaria precipita in breve, dopo 3 anni si trova in un tempo di stress, terribile, di tentazione, e
tutta la forza di resistere a queste tentazioni viene meno.
La morale dev’essere sempre confrontata con la vita, è difficile essere puri e diritti in una condizione di
terribile povertà.
Moll solitaria, senza più un marito a cui appoggiarsi, inizia la sua carriera criminale. Si veste elegantemente,
esce senza una meta ben precisa, in un negozio di un farmacista vede un piccolo involto incustodito e,
sentendo la voce del diavolo (questa è la narratrice moralistica a dirlo, ed è facile dirlo dopo così tanti anni,
più che il diavolo era il bisogno), e si allontana. Dopo questo primo furto vaga per molto nelle strade di
Londra, controlla il contenuto, è scioccata, ha orrore di quello che ha fatto, ben sapendo che l’orrore sta
probabilmente per la pena che è combinata a coloro che nella società di inizio 700 commettono dei furti
(condanna a morte, bisogna capire il contesto, bisogna contestualizzare, il mondo del crimine è il lato
oscuro della società commerciale in quanto persegue sempre quella che è la ricerca della sicurezza
economica e del denaro, per coloro che non riescono a perseguire questo scopo secondo le regole, cioè con
attività lecite, ecco che si pone questa seconda opportunità, e visto il dilagare nella Londra del tempo del
crimine, una società commerciale naturalmente attrae popolazione da fuori che non sempre si integra nel
circolo commerciale, c’è quindi una gran parte di popolazione povera che può sfociare in atti criminali. Il
fatto che ci sia la pena di morte per il furto significa l’importanza che la società riserva al concetto di
patrimonio e della proprietà. Rimando a una teoria di Locke, un aspetto della sua modernità che si inserisce
in questo romanzo come dato sociale è il fatto che la società è fondata su determinati principi primi, non di
carattere morale o etico ma di carattere materiale, secondo Locke la società si fonda sul principio
inalienabile di proprietà ((concetto chiamato in ermini filosofici e giuridici giusnaturalismo)) e qualsiasi tipo
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di istituzione politica che serva a governare la società (in Inghilterra il parlamento) deve prima di tutto
assicurare l’intangibilità del patrimonio personale dei singoli cittadini. Nel momento in cui quella società ha
in se quegli elementi di trasgressione e di minaccia (che è la società commerciale stessa a produrre),
l’attentato alla proprietà è come se sarebbe un attentato alla libertà dell’individuo. Questo non ferma ne la
piaga del crimine, ne tanto meno la stessa volontà di Moll; In questo orrore in un certo senso c’è tutto il
conflitto tra la trasgressione e la punizione e dall’altro la necessità di trasgredire la legge per necessità
materiale, per non morire di fame, e di qui nasce l’attenuazione del peccato di Moll.
Arrivata a casa ha visto il contenuto del pacchetto, conteneva della biancheria da neonato, alcuni oggetti
d’argento, un grembiule.. quando si è resa conto che queste cose appartenevano a qualcuno sente il
rimorso dentro di se, un’ulteriore osservazione che fa è che tutta la situazione critica e tragica in cui si
trovava ha messo a tacere qualsiasi conservazione morale. Successivamente inizia la sua attività di ladra,
con una serie di episodi della sua attività: ruba una collana d’oro a una bambina, due anelli incustoditi in un
villaggio.. inizia questa sorta di carriera, questo viene giustificato dal fatto che Moll abbia ormai 51 anni, la
prospettiva non immediata di un matrimonio e la necessità di mantenersi. È evidente questa ambivalenza
nel racconto. Defoe da un lato condanna, condanna sancita anche dalla società, e quindi Moll opera
all’interno di una condotta che è espressione di trasgressione alla legge e quindi condannabile, non solo
perché sanzionata legalmente, ma diventa anche una sorta di atto immorale; all’interno di questa
riflessione ecco che emerge una sorta di giustificazione, quella della necessità, il lettore non si sente di
condannarla del tutto. Non c’è infatti una sola prospettiva: innocente o colpevole, morale o immorale, c’è
questa ambivalenza, una zona grigia, e il lettore stesso deve farsi giudice di queste cose alla fine. Qui Defoe
entra con grande maestria nel mondo del crimine e sembra essere un esperto di quel mondo. Rimando al
mondo dei giornali, questo tipo di eventi, i furti, diventano un tema molto gradito dai giornali, è come se in
un certo senso Defoe diventasse un reporter, come se si introducesse nel mondo del crimine, come se
raccontasse dai racconti di Moll com’era questo mondo dal punto di vista di una ladra. È come se nel
romanzo di Defoe confluissero più tradizioni che costituiscono il romanzo stesso, da un lato i reporter
giornalistici, la rouge (‘’fuorilegge’’) literature e dall’altro l’autobiografia spirituale (molto amate erano
anche le biografie dei ladri del tempo).
Moll quindi diventa una ladra, ha il problema, dopo aver rubato la merce di rivenderla; decide quindi di
rivolgersi a quella anziana donna che l’aveva aiutata a partorire il figlio del marito del Lancashire e a cui
aveva affidato il suo bambino stesso. Fingendo che la roba fosse di sua proprietà, le vende quello che ha
rubato, la donna la invita a stare da lei e le promette una buona sistemazione anche per il bambino avuto
dall’ultimo marito (qua c’è una contraddizione, nel senso che prima Defoe aveva detto che i bambini avuti
dall’ultimo marito erano due, ora invece parla solo di un bambino; non sappiamo se uno sia morto o boh. Ci
sono altre contraddizioni nel libro, su questo argomento dobbiamo tenere presente che il romanzo è il
momento di occasione per gli autori di profitto e quindi molto spesso questi romanzi venivano scritti di
getto, in un romanzo di questo tipo in cui ci sono diverse avventure, in cui vengono narrati i particolari, è
possibile che nella fretta i manoscritti non venivano riletti e rimanessero alcune contraddizioni di questo
tipo. Evidente è quanto è distante questa letteratura dalle opere di Milton ad esempio, scritta in maniera
più meditata). In casa della governante Moll si dedica a lavori di cucito per guadagnare qualcosa, ma è
sempre spinta a cercare la ricchezza. Moll infatti è spinta non solo più dalla necessità ma anche dalla voglia.
È qui, ironicamente, che Moll si emancipa e realizza quegli ideali di vita che aveva espresso quando era
bambina all’orfanotrofio: il fatto di vivere del proprio lavoro. Adesso Moll è emancipata da qualsiasi legame
e qualsiasi sottomissione, è molto più libera, ma all’interno di una cornice illegale e criminale. M
Moll alla fine decide di uscire. Dopo aver rubato un boccale d’argento decide di confidare quello che ha
fatto alla governante; questa lo compra per fonderlo con altri oggetti d’argento, rivelandosi anche lei
facente parte del mondo dell’illegalità, infatti dice a Moll di essere stata anche lei ladra. Le due donne
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mettono su un sodalizio del crimine, Moll si specializza in furti in negozi, borseggiamenti, l’episodio del
furto dell’orologio consacra l’ingresso di Moll al mestiere. Adesso, anche se potrebbe guadagnarsi
onestamente denaro con il lavoro di cucito, sceglie il furto. C’è una parte con una serie di episodi di Moll
che scaturisce un interesse nel lettore. Anche qui Defoe stesso nel momento in cui agisce come scrittore
condivide lui stesso la mentalità di Moll Flanders, inserisce tutta questa parte che piace al lettore perché
capisce che il romanzo può raggiungere un ampia schiera di persone trattando proprio questi temi.
Dopo 5 anni di professione Moll ha successo; lei, donna, è paradossalmente in una società di questo tipo. La
rouge literature non da solo possibilità agli uomini di emergere ma anche alle donne. Suscita invidia tra gli
uomini di Newgate. Tra la città si diffonde il nome di Moll Flanders che però non riconduce a lei, il nome
non ha identità, nessuno sa chi è. Moll sfugge alcune volte alla cattura, come quando si travestì da uomo, o
quando gridò ‘’al ladro’’. Attenzione di Moll nel non rivelare ad alcun complice la sua vera identità, o il suo
indirizzo di casa.
Un'altra delle peculiarità della società individualista è l’incognita; qui diventa anche uno dei fenomeni del
mondo del crimine stesso. Nell’ultima parte della sua carriera Moll non diventa solo ladra, anche qui in
maniera assolutamente casuale, non pianificata, fa un incontro alla fiera di San Bartolomeo (che si svolge a
Londra il 24 agosto il giorno di san Bartolomeo), dov’era andata per svolgere la sua professione di ladra,
incontra un uomo che la conduce in una locanda e si intrattiene con lei, dopo nella carrozza insieme
all’uomo Moll lo deruba di alcuni oggetti preziosi, a quel punto è diventata anche una sorta di prostituta.
Moll non condanna le prostitute, la morale infatti si riflette sul comportamento dell’uomo. La governante
capisce di che uomo si tratta, si rivela essere un baronetto, e la governante va a parlare con lui sulla
riservatezza della vicenda, sulla buona salute di Moll, facendola passare per una vedova. Il baronetto inizia
a vedere Moll sistematicamente, pagandola per i loro incontri. Il baronetto viene quindi maneggiato
subdolamente dalla governante e da Moll. Dopo circa 1 anno l’uomo non si fa più vivo e Moll ritorna alla
vecchia professione, frequenta i luoghi di transito, le stazioni di fermata delle carrozze, i porti.. ci sono
piccoli episodi fino a quando, in un negozio Moll viene scambiata per una ladra e viene trattenuta li, il
mercante si scuserà e le offrirà dei soldi e degli oggetti. Moll si afferma sempre vincitrice nelle situazioni più
svantaggiate.
Moll fa un ulteriore riflessione sulla morale: lei non si sente di dare la morale di tutta la storia (dato che è
parte in causa) che è lasciata al giudizio del lettore.
Alla fine la carriera di Moll viene troncata perché nel momento in cui si introduce in una casa per rubare,
viene fermata da due serve, portata di fronte al giudice, condannata e rinchiusa a Newgate: il cerchio si
chiude, Moll nasce a Newgate e alla fine ritorna li. Moll si ritrova nella stessa condizione della madre
quando Moll è nata. Il mondo del crimine porta alla fine ad essere scoperti e alla pena di morte. Newgate è
un esperienza terribile; Moll ora si pente per quello che ha commesso, ma in questo pentimento non trova
ne pace ne consolazione, è un pentimento unicamente dovuto al suo arresto, e vedendo le altre carcerate
si accorge che si si abitui anche a questa situazione quasi intollerabile. La condanna a morte di Moll viene
rimandata di 5 settimane, e nel momento di massima tragicità e della sorte prestabilita ci saranno due colpi
di scena che cambiano l’orizzonte di Moll:
1. Riconosce in prigione il suo ex marito del Lancashire, Moll non si stupisce del fatto che lui sia un bandito,
ma si sorprende di essersi ritrovata con lui.
2. nel processo Moll, grazie alla testimonianza delle due cameriere, viene ritenuta colpevole solo
dell’attentato ma non aveva sottratto il bottino.
(certamente il novel è un nuovo genere ma per certi snodi narrativi può ricordare molto la vecchia forma
narrativa del romance: il romance è composto da una serie di episodi, il romance ha questo elemento del
meraviglioso. Nel novel il meraviglioso è evidenziato con un colpo di scena realistico; nonostante questa
forma del realistico il modello dell’entrata del meraviglioso è tipico delle narrazioni precedenti. Sulla base di
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questa analisi possiamo dire che il novel, e questo in particolare, è inevitabilmente figlio della storia del
700, in virtù di questi colpi di scena non contrasta troppo con il romance).
La sentenza definitiva è stata una condanna a morte che era possibile tramutare, com’era successo alla
madre, per qualche evenienza; l’evenienza è il fatto che la sua governate le manda un prete (al quanto
diverso dal vizioso cappellano della prigione) che si inginocchia a pregare con lei. Moll racconta che in
questa circostanza fa sentire lei un sincero pentimento. Il sacerdote toccato dalla sua confessione si attiva e
le porta la notizia della sospensione dell’esecuzione. La sentenza quindi viene tramutata in deportazione,
nel giro di qualche settimana ha la possibilità di imbarcarsi per la Virginia.
Il momento del pentimento sembra un sincero pentimento; Defoe è abile nell’inserire il suo pentimento
all’interno di una situazione instabile. Ci chiediamo quindi quanto è sincera Moll a questo punto, non lo
possiamo dire. Il pentimento di Moll può essere anche visto come un segno di inevitabilità, quasi ipocrita
pentirsi in quelle occasioni. Il pentimento si tramuta in felicità per essere scampata alla condanna a morte.
La confessione morale di Moll induce il lettore a interrogarsi sulla autenticità o meno di questo pentimento.
Moll contatta il marito in prigione, il marito è sorpreso della presenza di Moll. Moll gli propone di riiniziare
una nuova vita con lei, dice che potrebbero vivere come nuovi individui in un nuovo mondo; la
deportazione e l’andare in un nuovo posto è davvero la concezione di un nuovo mondo con una nuova vita;
i due diventeranno dei rispettabili coloni, rispetteranno le leggi, saranno felici, diventeranno ricchi, ma il
legame con tutto ciò che è stato prima non si può cancellare, questa rigenerazione non è innocente come
quella di Adamo ed Eva di Milton; anche se un’analogia la si può trovare, comunque il fatto di avere alle
spalle una vicenda così travagliata e di trasgressione della legge fa si che la loro rigenerazione sia ancora più
credibile. Moll è sempre molto puntuale nel ricordare la situazione economica della coppia, il marito aveva
circa 180 sterline e Moll circa 240 sterline più due bauli di roba, tace però al marito di avere circa 300
sterline dall’amica, ancora una volta Moll rimane quella che è sempre stata, con la sua parte nascosta alle
altre persone ‘’persone nuove’’ quindi più o meno, Moll rimane sempre quell’individualista con quei tratti
caratteristici peculiari a lei dall’inizio. Quando sbarcano in Virginia, pagando, trovano un agricoltore a
rilasciargli il certificato, al posto che lavorare 5 anni come schiavi, anche qui Moll usa gli espedienti possibili
per perseguire i suoi bisogni.
Nel finale i due si trovano in Virginia, l’andare verso il nuovo mondo è per Moll un mondo in cui ci è già
stata, e dove ha radici; si sistema vicino alla piantagione dei parenti e le viene rivelato che la vecchia madre
aveva lasciato per lei un lascito.
Propone poi di andare al sud in Carolina, i due si sistemano, comprano la casa con un bel po’ di terra; solo
in questo momento Moll torna in Virginia dai parenti, per rivedere il figlio e per riprendere la parte di
denaro lasciata dalla madre.
Non sappiamo più nulla del figlio di lei e del marito attuale di Lancashire, pure adesso che i due stanno
insieme.
Quando Moll arriva in Virginia scopre che la madre non solo le aveva lasciato in eredità una somma di
denaro, ma anche un pezzo di terra ora amministrato dal figlio (nato dal rapporto incestuoso tra Moll e il
fratellastro). Proprio quando Moll rivede il figlio, con il pathos della situazione, vediamo sempre che il
discorso viene sempre portato sul piano economico.
Se vogliamo interpretare le vicende di Moll si può pensare che la provvidenza ha contribuito in tutto; il fatto
che tutto ciò sia subordinato a perseguire un determinato interesse, fa si che possiamo interpretare le sue
vicende non strettamente in senso religioso, ma anche secolare, le vicende di Moll sono state mosse in
modo casuale. C’è la possibilità di una doppia lettura: morale e secolare. La provvidenza avrebbe potuto
fare queste cose, da un altro lato invece la prospettiva secolare si sovrappone e demistifica la prospettiva
della provvidenza, la rende non assoluta e quasi ironica.
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Nel finale vediamo la riunione con il figlio, Moll e il figlio sanciscono la loro intesa con un contratto: la
prospettiva secolare e quella spirituale vanno ad unirsi.
Nel momento in cui i due si ritrovano ricchi, il marito fa una considerazione e si rende conto che sposare
Moll nel Lancaschire tempo fa non è stata una cosa malvagia, anzi ora, grazie a questo è finalmente felice e
ha raggiunto la stabilità economica, per ironia dei fatti. Ora è il marito che dipende da Moll. Per la prima
volta Moll non è più una figlia che cerca una madre, ma è lei che diventa una madre e il marito una sorta di
figlio da accudire.
Moll tornerà dal figlio, scopre che il fratellastro è morto, allora Moll dirà al figlio la sua condizione attuale e
successivamente Moll racconterà al marito la storia incestuosa e la rivelazione del figlio. Moll quindi alla
fine rivela anche questa cosa, ma non sentiremo mai la verità tutta insieme, sempre parti separati.
Alla fine il tempo della storia e quello della narrazione coincidono: Moll e il marito tornano a Londra ricchi e
felici di trascorrere la loro vita restante con il pentimento delle vicende precedenti; questa è sempre una
giustificazione della Moll narrante, il sigillo finale di quello che è in realtà una lettura assolutamente di
piacere. Il finale ha un suggello ironico, certo di un sincero pentimento, ma comunque di una morale che
deriva da una sorta di sicurezza economica e di ricchezza che permette una morale, che fa si che una
morale possa essere dichiarata, ma sincera e autentica fino a un certo punto.