PENSIERO: nella sua opera filosofica, i Pensieri, viene trattato un
concetto fondamentale: la fisica e la matematica, non sono la sapienza; esse coincidono con un grado di conoscenza ben limitato: sia per limiti strutturali (è prodotto dell’uomo, che è limitato -“il vero limite della scienza è l’uomo“, una creatura limitata); sia in relazione ai problemi dell’uomo, alle domande esistenziali (di fronte ad esse la scienza sperimentale è del tutto impotente, perché essa trova nel suo metodo, quello sperimentale, la sua forza ma anche i suoi confini: può lavorare solo su realtà fisiche, tangibili, e non certo sul pensiero, sulla volontà soggettivi, che pure sono anch’essi esperienza, e nel senso più alto).
L'UOMO PER PASCAL: (l’uomo vive non nell’oscurità
assoluta, nè nella luce piena, ma tra luce e buio: “Dio ha messo nel mondo abbastanza luce per chi vuole credere, ma ha anche lasciato abbastanza ombre per chi non vuole credere”.) Egli è definito dalla sua tensione verso l’Infinito, la Felicità, il Tutto; e dal suo limite, la sua fragilità, la sua finitezza. Pende tra il desiderio di conoscere tutto, e l’ignoranza; tra il volere tutto e il volere nulla. In altre parole, Non è l’Essere, ma neppure il nulla. E’ un punto nello spazio immenso che ci circonda, un istante nel tempo e nei millenni della storia; eppure con il suo pensiero abbraccia spazio e tempo. L'UOMO NON E' CHE UNA CANNA, LA PIU' DEBOLE DELLA NATURA;MA E' UNA CANNA CHE PENSA E COMPRENDE. L'uomo è un misto di Miseria e grandezza, le quali stanno insieme, visto che quelle umane “sono miserie di un gran signore, miserie di un re spodestato“; miserie che solo l’uomo conosce (un albero non sa di essere miserabile) e che quindi sono esse stesse segno di grandezza. Se l’uomo non conosce la propria grandezza, ma solamente la propria miseria, finirà per considerarsi e per vivere da bestia. Chi vede solo la propria piccolezza, diventa scettico (sul piano gnoseologico) e rinuncia a cercare la Verità. Chi, invece, vede solo la grandezza dell’uomo, finisce, sul piano della ragione, nella superbia, nella vanità, nell’orgoglio e nel razionalismo. RAGIONE E CUORE: Per Pascal il dualismo radicale tra anima e corpo, non regge. Per lui L’uomo non è solo cervello e non conosce solo con esso: è ragione e cuore, pensa con entrambi. “Conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore“; “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce“. Cuore e intelligenza sono dunque in sinergia, come è nella realtà: molte persone colte e dotate di un’ intelligenza razionale acuta, hanno poi, nei fatti, limiti di di comprensione della realtà, delle relazioni con le persone, della vita. Pascal quando parla di cuore, e sopratutto di “intelligenza del cuore“, si riferisce alla capacità di esso di avere un suo “pensiero”, di sentire, intuire ed avere una sua finitezza.
RAGIONE E FEDE: La ragione ha dei limiti ben
evidenti, che non devono però portare ad una fede cieca e irrazionale. Esiste una fede cieca nella ragione, quella di chi attribuisce alla ragione umana possibilità che non ha; ed una fede cieca nella fede, quella di chi ritiene che la fiducia in Dio sia un atto irrazionale, in cui l’uomo deve abdicare al proprio pensiero. Per Pascal la ragione umana si deve sempre sottomettere: perché la scienza non crea, ma riconosce, scopre le leggi che già esistono; si sottomette alla Verità rivelata, nel campo della fede (“Sottomissione e retto uso della ragione: in ciò consiste il vero Cristianesimo“). Ed è proprio un corretto uso della ragione a svelare i limiti della ragione stessa: Se la ragione umana, è posta di fronte a realtà che la superano (Dio, l’anima…), la fede permette di accedervi, ponendosi “al di sopra, e non contro” la ragione. Quindi la fede supera, non si contrappone, alla ragione, la quale ha un compito interno alla fede, quello di rendere conto della non irrazionalità della fede stessa.