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STATO DI NATURA:
la teoria dello stato si fonda su due postulati sulla natura umana:
-desiderio naturale, per cui ciascuno tende ad appropriarsi di cose
che sono in comune;
-la ragione naturale, per cui ciascuno si sforza di evitare la morte.
Gli uomini sono spinti ad aggregarsi solo per soddisfare al meglio la
loro vanità e la ricerca dell'utile personale.
LOCKE:
STATO DI NATURA:
uno stato di perfetta libertà e uguaglianza fra gli uomini che al
contrario di quello di Hobbes, è già sociale, perché fondato sulla
razionalità umana che spinge gli uomini ad aggregarsi. In esso vige
una LEGGE NATURALE: comandata dalla ragione, in cui nessuno
deve nuocere a sé e agli altri nella libertà, salute e averi e anzi
deve fare in modo che questi beni siano condivisi da ognuno.
Quindi vi sono 3 diritti naturali che locke individua: la vita, la libertà
e la proprietà privata.
I limiti dello stato di natura nascono quando, mancando un autorità
superiore comune, ogni individuo si deve incaricare di far rispettare
la legge naturale, qualora sia violata. Pertanto ogni singolo atto di
violenza contro i diritti naturali, esempio conflitti di interesse
egoistico, innesca una reazione violenta, e non esiste un autorità
che possa mettere fine a queste rappresaglie.
INIZIA LO STATO DI GUERRA. Per evitare questa guerra gli uomini
si associano, formando uno stato.
IL PATTO SOCIALE nasce quindi per tutelare i diritti naturali, che
per Locke sono inalienabili.
Il patto però non può dare origine ad uno stato assoluto, come per
hobbes, poiché l'uomo non deve, con un contratto, rendersi
SCHIAVO di un altro. Con questo patto l'individuo non cede i suoi
diritti, ma i suoi poteri: di interpretare le leggi e di farle
rispettare( legislativo ed esecutivo). Il sovrano quindi non è
superiore alle leggi, come per hobbes, ed è una parte del patto
stipulato, deve imporre al cittadino solo una rinuncia quella di frasi
giustizia da solo. Qualora però il sovrano non svolgesse la funzione
di difesa dei diritti naturali, il popolo ha il DIRITTO DI
RESISTENZA.
( DIRITTO ALLA PROPRIETA=>per Locke la proprietà è un diritto
fondamentale per ogni uomo e nessuno quindi ne deve essere
privato. La propretà non è uguale per tutti: ciò che l'uomo deve
ritenere come sua proprietà privata è dunque il suo lavoro, in
quanto è prodotto da egli stesso con le sue forze fisiche e con la
sua intelligenza, inoltre il frutto del suo lavoro dato che è una sua
proprietà nessuno può sottrarglielo. Inoltre deve esserci un limite a
ciò che un uomo dichiara suo: poiché ognuno deve possedere solo
ciò di che è necessario alla propria sussistenza, niente di più.
LE LEGGI E IL POTERE:
uguali per tutti, devono essere dirette al bene del popolo, non
possono essere imposte senza il consenso del popolo stesso.
Locke inoltre indica che potere esecutivo e legislativo non devo
essere affidati alla stessa persona per evitare abusi di potere, (data
la debolezza umana, incline ad impossessarsi del potere, per colore
che hanno diritto a fare le leggi è troppo grande la tentazione di
impadronirsi del diritto di eseguirle, adattando le leggi a proprio
vantaggio, finendo ad avere un interesse distinto da quello della
comunità).
ROUSSEAU:
l'uomo è nato libero ma è ovunque in catene.
STATO DI NATURA:l'uomo era felice e libero, e la ragione non
aveva importanza; era caratterizzato dall'uguaglianza degli uomini,
che per natura sono capaci di provvedere all'autosufficienza senza
la necessità di aggregarsi.
ORIGINE DELLA SOCIETA: con il progredire dei lavori manuali, si
conduce inesorabilmente verso la divisione di esso e la
disuguaglianza vera e propria. Che nasce con l'istituzione della
proprietà privata che Rousseau,oltre a non essere un diritto
naturale ma un frutto di un ingiusto patto, descrive come un
appropriazione illegittima dei beni comuni; con la successiva tutela
della proprietà privata da parte dello stato si degenera nella
contrapposizione tra padroni e schiavi. Così facendo si pongono le
basi delle guerre e delle violenze che lacerano la società.
Il patto che però i giusnaturalisti pongono all'origine della società
attuale, è un patto iniquo e ingannevole, che è servito a sancire la
disuguaglianza. La premessa di un nuovo patto è quindi quella che
ognuno “resti libero come prima”. Per preservare questa libertà
Rousseau contesta la teoria di Hobbes, secondo il quale il patto di
unione sia anche quello di sottomissione all'autorità di un terzo. Al
contrario, se uno cede i suoi diritti alla collettività, non si
sottomette a nessuno, il patto che si crea dà origine ad un entità
collettiva che esprime la volontà generale di ognuno.
Il potere sovrano è il popolo stesso, ovvero la comunità che come
ente collettivo esprime ed esercita la sua sovranità (volontà
generale). Ogni associato con questo patto cede i suoi diritti all'io
comune; ma ognuno, dandosi a tutti, acquista dagli altri lo stesso
diritto che ha ceduto. Tutti sono legati senza che nessuno sia
assoggettato da un altro. “dando ognuno tutto se stesso agli altri, si
ritrova in un corpo morale e collettivo, in un io comune ”
il popolo anche dopo il patto resta sovrano, e guida lo stato tramite
la volontà generale, diretta al bene di tutti, della comunità.
Quella ipotizzata da Rousseau è quindi una democrazia diretta.
L'uomo non è di per sé un lupo per gli altri uomini, ma lo è
diventato col passare del tempo.
Rousseau rifiuta la separazione dei poteri legislativi e esecutivi, a
differenza di Locke, affermando che il governo trae la sua
legittimità soltanto dal rispetto delle leggi e quindi è subordinato al
potere legislativo.