Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Come ho detto nelle prime righe, non è stata una lettura semplice. Credo di aver redatto questa nota
di lettura con ogni strumento a mia disposizione, anche se in modo, forse, semplicistico, ma ho dovuto
rileggere interi paragrafi più e più volte, tenendo affianco il vocabolario. Mi sono approcciata alla
materia da ignorante, nel senso che, leggendo, spesso avevo l’impressione di aver sempre dato per
scontato non tanto il lavoro dell’antropologo, quanto le nozioni stesse di osservazione e ricerca. Il
campo, che sia fisico, politico, psicologico, richiede una fitta rete di elementi coesistenti e spesso
anche difficili da combinare, come nel caso della dualità tra Io e Self, o il controllo necessario per
non compromettere le informazioni, fino alla rielaborazione dei dati raccolti. L’antropologo osserva
tante cose perché lui è tante cose, tutte nello stesso momento.
L’aspetto che più mi ha colpito è che non si siano mai nominate le Differenze come ostacoli alla
ricerca, bensì come termini di paragone, di esperienze altrui da cui attingere. Nel libro è molto
frequente il confronto, non solo tra soggetti, ma anche tra metodi (come nel caso di Lourau e Althabe),
un confronto condotto al fine di mostrare diverse modalità, non c’è un tentativo di esclusione. Lo
stesso vale nella ricerca, dove vediamo il tentativo di costituzione di una pratica d’azione in grado di
pilotare l’osservazione senza contaminare l’esperienza né di chi osserva, né di chi è osservato.
Ritengo che anche questo sfruttare le differenze per non appiattirle, renda il lavoro più ricco e sia
strumento di quel bene di cui ho accennato prima.