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Il clima

Le condizioni atmosferiche influenzano notevolmente l'evoluzione della litosfera e della biosfera, tanto che, nella
definizione dei climi, a ciascuno di essi si associa un particolare tipo di bioma e di paesaggio, sviluppatosi in quelle ben
definite condizioni ambientali. Attualmente gli aspetti climatici rivestono grande importanza anche per la loro influenza
sulle attività umane e sullo sviluppo economico.
• Tempo e clima
Il tempo meteorologico rappresenta l'insieme delle condizioni (temperatura, pressione, vento, nubi, precipitazioni) che
caratterizzano l'atmosfera in un certo momento e in un determinato luogo, ed è quindi un dato legato a un intervallo di
tempo molto ristretto. Il clima, invece, corrisponde all'andamento medio che il tempo meteorologico assume in una certa
regione in un periodo di tempo ampio, dell'ordine di un anno.Il clima di una regione è determinato sia da fattori climatici,
ossia condizioni che si mantengono immutate nel tempo per la zona considerata, come la latitudine, l'altitudine, la
distribuzione di terre e mari, la presenza di correnti marine.
la classificazione dei climi è materia assai complessa, richiede la raccolta di una notevole mole di dati per un lungo
periodo di tempo e risulta tanto più completa quanto maggiore è il numero di elementi presi in considerazione.

La classificazione dei climi


Nel 1936 il meteorologo russo V.P. Köppen propose un criterio di classificazione dei climi basato sulla temperatura, le
precipitazioni e sul tipo di vegetazione associata, individuando cinque gruppi climatici. All'interno di questi si
distinguono ulteriormente due o più tipi climatici.
Climi megatermici umidi
Interessano i territori compresi nella fascia fra i due tropici, sono caratterizzati da temperature mai inferiori ai 15 °C.
Si suddividono in due tipi climatici, distinti per il tipo di regime pluviometrico:
• clima equatoriale: presenta temperature più o meno costanti nel corso dell'anno, medie assai elevate (25-30 "C), tanto
da non poter riconoscere un susseguirsi delle stagioni, e piovosità molto elevata.
• clima della savana: si trova ai margini delle zone a clima equatoriale ed è caratterizzato da temperature medie elevate
(20 C). con escursione annua maggiore rispetto al tipo equatoriale. La piovosità è molto alta ma concentrata in due periodi
dell'anno (piogge zenitali.
Climi aridi
Sono accomunati dalla scarsezza delle precipitazioni, che possono mancare per anni o addirittura per decenni. Si
distinguono • clima predesertico: contraddistinto da precipitazioni scarse e lunghi periodi di siccità. Le temperature
oscillano tra 2 e 22 °C nel mese più freddo e tra 22 e 34 °C nel mese più caldo.
Climi mesotermici
Sono climi temperati, con temperature medie del mese più freddo comprese tra 2 e 15°C, caratterizzati da precipitazioni
moderate, ma tali da assicurare una copertura vegetale continua, ricca di piante sempreverdi.
Si distinguono in:
• clima sinico o monsonico cinese: tipico delle regioni dove spirano i monsoni, si contraddistingue per inverni secchi ed
estati piovose, in corrispondenza dello spirare del monsone di mare.
• clima mediterraneo: caratterizzato da estati secche e calde, e inverni umidi e tiepidi. La vegetazione associata prende il
nome di macchia mediterranea ed è composta da alberi bassi, arbusti sempreverdi e, raramente, veri e propri boschi,
• clima temperato fresco: è umido, con piogge frequenti in tutte le stagioni nelle aree costiere, più concentrate in estate
nelle zone interne, e con inverni miti ed estati fresche. Le escursioni termiche annue sono modeste. E il clima tipico delle
medie latitudini e nell'emisfero boreale.
Climi microtermici
Si tratta di climi caratteristici delle alte latitudini, fino a 60°-70° circa. Sono caratterizzati da periodi freddi prolungati e da
precipitazioni scarse (300-1.000 mm/anno), prevalentemente estive.
Si suddividono in:
• clima freddo a estate calda: caratterizzato da inverni rigidi e prolungati ed estati brevi, con temperature medie nel mese
più caldo di 22 °C. E il clima tipico delle foreste decidue, nonché di steppe e praterie, anche se in una variante meno
umida e più calda,
• clima freddo a inverno prolungato: contraddistinto da inverni freddi di durata superiore agli otto mesi ed estati brevi
con temperature inferiori ai 20 "C, e con escursioni annue fino a 60 °C. La copertura nevosa persiste per oltre cinque
mesi; la vegetazione tipica è la foresta di conifere.
 Climi nivali
Sono tipici delle zone polari, con temperature sempre inferiori ai 10 °C, escursioni termiche annue elevate, precipitazioni
scarse. Il suolo è perennemente gelato e disgela in estate solo nello strato superficiale. Appartengono a questo gruppo:
• clima della tundra: presente ai margini del Circolo palare artico;
• clima del gelo perenne: tipico del continente antartico e della Groenlandia;
• clima di alta montagna: caratteristico dei rilievi più imponenti del nostro pianeta (Himalaya, Ande, Alpi).
 Le modificazioni del clima
Sul nostro pianeta il clima è sempre stato ampiamente variabile, attraversando epoche glaciali e interglaciali. L'ultima
epoca glaciale, si è conclusa circa 10.000 anni fa e da allora il clima ha continuato a subire modificazioni, anche se di
ampiezza minore rispetto alle epoche precedenti. Dai depositi lacustri varvali, contraddistinti dall'alternanza di strati
chiari e scuri depositati in estate e in inverno, e dalle morene scandinave è stato possibile fissare la fine dell'epoca glaciale
würmiana e la definitiva scomparsa del grande ghiacciaio continentale che ricopriva l'Europa intorno all'8300 a.C.
Da allora in poi si è verificato un graduale cambiamento delle condizioni climatiche, fino a giungere ad un periodo,
denominato optimum climatico post-glaciale, protrattosi fino al 1500 a.C. circa. Dopo il periodo dell'optimum post-
glaciale si sono susseguite numerose oscillazioni climatiche, testimoniate dai depositi morenici che documentano lunghi
periodi di ritiro e di avanzata dei ghiacciai. Dal 1400 al 1300 a.C. si verificò un breve periodo di raffreddamento. Dal 900
a.C. in poi, per diversi secoli, la temperatura diminuì nuovamente e in Italia ciò provocò l'avvento di un clima fresco-
umido, la diffusione delle foreste e l'abbassamento del livello del mare, che permise di conquistare ampie fasce costiere.
Un'ulteriore diminuzione della temperatura ebbe luogo tra il 400 e l'800 d.C., mentre dall'800 al 1200 d.C. si ebbe un
periodo denominato intervallo caldo dell'età medievale, in cui le temperature diventarono prossime a quelle attuali,
determinando il sollevamento del livello del mare e la formazione di ampie zone paludose nelle zone costiere, all'origine
della diffusione di malattie come la malaria. Due nuove oscillazioni in senso freddo si verificarono dal 1200 al 1350 e dal
1590 al 1850: quest'ultima, in particolare, è stata denominata piccola era glaciale, perché provocó la piú vistosa
espansione verso sud dei ghiacciai continentali europei ed americani che si fosse mai verificata in epoca post-glaciale. Le
temperature medie invernali, da quanto ricostruito, dovevano essere solo di 1-2 °C inferiori a quelle attuali, sicché
l'espansione dei ghiacciai è stata attribuita soprattutto al raffreddamento delle stagioni calde. Dal 1850 al 1950 il clima ha
fatto registrare un incremento più a meno costante delle temperature, che sembra protrarsi mediamente, seppure con
notevoli oscillazioni, anche nell'epoca odierna. La discussione riguardante l'influenza delle attività antropiche sul clima
del pianeta è ancora aperta e d'altra parte, ipotizzando che le cause delle oscillazioni climatiche siano riconducibili ai moti
della Terra nel Sistema solare, gli studiosi prevedono il verificarsi di una nuova glaciazione entro i prossimi 20.000 anni.
L'effetto serra e il rischio del riscaldamento globale.
L'effetto serra è un fenomeno in atto nel sistema Terra-atmosfera dovuto alla naturale presenza nella nostra atmosfera di
gas in grado di lasciarsi attraversare dalle radiazioni luminose provenienti dal Sole e di assorbire le radiazioni infrarosse
emesse dalla Terra in seguito al suo riscaldamento. Successivamente, riemettendo le radiazioni assorbite in tutte le
direzioni dello spazio, i gas serra restituiscono al pianeta parte dell'energia che, diversamente, lo abbandonerebbe. Grazie
a questo meccanismo la temperatura media del-la Terra risulta essere superiore di circa 33 gradi rispetto a quanto sarebbe
in sua assenza: è chiaro, quindi, che l'effetto serra non è in sé un fenomeno negativo, anzi ha permesso che sul nostro
pianeta si venissero a creare le condizioni idonee alla vita. La preoccupazione principale riguardo a questo fenomeno
deriva dal progressivo aumento della quantità di gas serra contenuti nell'atmosfera, causato dalle attività umane. Tutto ciò
ha determinato un incremento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica dallo 0,028% dell'epoca antecedente
alla rivoluzione industriale all'attuale 0,03796, concentrazione che peraltro pare destinata a salire ad un ritmo ancora
superiore, in: seguito all'intensificarsi delle attività industriali e dei consumi civili di combustibili. Secondo le stime del
Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici, se gli incrementi continueranno a questo ritmo, la concentrazione di
anidride carbonica nell'atmosfera raggiungerà, entro il 2100, un livello compreso tra la 0,065% e lo 0,09796. Ciò si
tradurrebbe in un aumento della temperatura media del pianeta tra 1,4 e 5,8 gradi nel lasso di tempo tra il 1990 e il 2100,
con implicazioni di enorme portata sull'agricoltura, sulla disponibilità delle acque, oltre che sulla biodiversità e
sull'economia.

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