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marmo, h 92 cm, Roma, Museo nazionale romano.
Una delle principali novità del mondo ellenistico fu la straordinaria diffusione di temi nuovi
e innovative soluzioni espressive, lontani dal modello di bellezza ideale tipico dell’età
classica. Tra questi, ebbero grande fortuna i temi del piacere e della sensualità legati al
mondo di Dioniso (dio del vino, dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi) e di
Afrodite (dea della bellezza e dell’amore), che esprimevano una nuova gioia di vivere,
evidentemente diffusa nella società del tempo. Una delle statue più originali è
sicuramente la cosiddetta Afrodite accovacciata, erroneamente attribuita allo scultore
Doidàlsas, ma sicuramente realizzata nel corso del III secolo a.C.. L’artista ha ritratto la
dea inginocchiata, intenta a farsi versare l’acqua lungo la schiena e pronta a rialzarsi
una volta finito il bagno; probabilmente la dea sollevava il braccio destro (che si è
perso), per raccogliere i capelli scoprendo il collo.
● Lo scultore ha raffigurato la dea in una posizione del tutto inconsueta, che gli
consente di descrivere in modo nuovo il corpo femminile.
● La posizione delle gambe (la giovane dea ha il piede destro sollevato e sembra che
lo stia spingendo per rialzarsi), la torsione del busto e del capo danno dinamismo
alla figura e suggeriscono l’idea di movimento.
● Realizzazione di una figura molto vicina all’esperienza umana. Nell’ellenismo la
divinità è resa più umana. A differenza della tradizionale iconografia di età arcaica
e classica, Afrodite è raffigurata completamente nuda. Il volto della dea (colta in un
momento di intimità), le forme morbide e sensuali del suo corpo e le pieghe
dell’addome offrono un’immagine della divinità umana e concreta.