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SYMPHONIA

Il rapporto tra Emil Gilels e la musica di Beethoven è stato


duraturo e intenso, dovuto a una di quelle rare concordanze
d’amorosi sensi grazie alle quali un interprete trova se stesso
in un compositore così come quel compositore sembra trovare
se stesso nell’interprete. Il suono tondo e potente di Gilels ci
restituisce un Beethoven volitivo e colossale che il Novecento,
pur in tante infinite sfumature, ha voluto celebrare in busti e
volti imbronciati. Allo stesso Beethoven piaceva questa sua forza
iconografica: fra i dipinti che preferiva tenne sempre in grande
stima quello in cui, circondato da vario fogliame, appare un po’
come una fiera, addolcita solo dal foglio musicale che tiene in
mano. Anche il noto gesso che riporta il volto di Beethoven in
tanti souvenir sembra sia stato preso a un compositore infastidito
dal materiale che gli si andava solidificando in faccia. Però gli
piacque pure quella corrucciata maschera che la storia ha fatto
sua tanto facilmente.
Costruire un’immagine per i posteri è operazione che le grandi
menti mettono spesso in opera e Beethoven era uno che aveva
polso per le tensioni della società e per la direzione che questa
prendeva. Sta a noi creare oggi l’immagine del nostro Beethoven
personale e di quello che meglio si raccorda ai nostri tempi.

Simone Ciolfi

SOMMARIO

4 L’Alato Leon di Odissea 23 Emil Gilels: una discografia beetho-


di Piero Rattalino veniana
a cura di Simone Ciolfi

15 Beethoven: Appassionata, 32 va-


riazioni in do minore, Trio arci-
duca
di Daniele Buccio

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L’ALATO LEON DI ODESSA

di Piero Rattalino

S
i dice sempre che la scuola la Bielorussia e la Lituania sono stati
russa è stata grande, che è stata indipendenti confinanti con la Russia,
grandissima sia nel campo del e con una propria lingua di cui sono
pianoforte che nel campo del violino. orgogliosi, dobbiamo forse negare il
Ciò valeva di certo, per estensione, fino fatto lapalissiano che hanno tutto il
a che esistevano prima l’impero zarista diritto di rivendicare a sé i loro figli più
e poi l’URSS. Ma adesso che l’impero illustri? Dovremmo noi forse rinunciare
zarista c’è solo più nei libri di storia e a considerare italiano il lombardo
l’URSS solo più nella memoria di chi, Giuseppe Parini perché al momento
come me, ha smesso di contare i suoi della sua nascita e di tutta la sua vita
anni, bisogna fare un po’, diciamo così, la Lombardia faceva parte dell’impero
di doverosa pulizia. Nel Novecento i asburgico? Parini austriaco? Austriaco
maggiori campioni della scuola russa, Manzoni? Sarebbe un paradosso,
pianisti e violinisti, in realtà non erano sarebbe un paradosso come un Gilels
russi: Horowitz, Richter, Gilels erano russo.
ucraini, la Yudina era bielorussa, Heifetz Gilels nacque a Odessa il 19 ottobre
era lituano, Elman, Milstein, Oistrakh, 1916 e studiò prima privatamente e poi
Kogan ucraini. Certo, non che i russi- nel conservatorio locale. Nel 1932 Artur
russi fossero proprio dei pellegrini: Rubinstein, che andava per la prima
Sofronitzki era di S. Pietroburgo, russo volta nell’Unione Sovietica, ascoltò a
era Rachmaninov, russo è Ashkenazy Odessa il sedicenne Gilels. Rubinstein
(con i violinisti andiamo peggio). Certo, così ricorda nella autobiografia
gli ucraini e i bielorussi e i lituani, in l’incontro:
un impero zarista e con una Unione Dopo che avemmo scambiato qualche
Sovietica che in fatto di decentramento parola, il direttore [del conservatorio]
non avrebbero mai avuto il placet mi presentò il suo allievo di talento, un
di Umberto Bossi, tutti gli artisti che ragazzo bassino, con i capelli rossi, il quale
ho prima citato vennero mandati a mi strinse timidamente la mano e andò
perfezionarsi a S. Pietroburgo o a subito al pianoforte. Dopo le prime battute
Mosca. Però, adesso che l’Ucraina, dell’Appassionata di Beethoven capii che

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Emil Gilels sedicenne durante una lezione con la sua insegnante di Odessa Bertha Rejngbald

mi trovavo in presenza di un vero talento, nel conservatorio della capitale (trad. di


di un autentico dono di Dio. Gli chiesi di Maria Consiglia Vitale).
farmi sentire un altro brano e lui suonò “Un pianista finito”, dice Rubinstein.
l’ancora poco noto Jeux d’eau di Ravel, Perché mandarlo a Mosca? Perché
come un pianista finito. Lo baciai su tutte senza l’imprimatur della capitale
e due le guance e mi appuntai il suo nome, non era pensabile di iniziare una
che era Emil Gilels, perché ero deciso a carriera, perché con i confini dell’URSS
parlare di lui a Harry Neuhaus. Ritornai inchiavardati Rubinstein non avrebbe
in albergo d’umore esaltante e decantai potuto raccomandare il suo protetto
a Nela [la moglie] le lodi di quel ragazzo a un agente dell’Europa occidentale
prodigioso. o degli Stati Uniti. Questo si evince
Ci fu una scena commovente alla stazione, dal racconto di Rubinstein. Gilels la
quando apparve il giovane Gilels con solo racconta però in un tutt’altro modo:
un leggero soprabito addosso, malgrado il dopo avere incontrato Rubinstein
freddo pungente, e due dita che spuntavano ricevette un telegramma da un agente
dai guanti bucati. Nella mano stringeva di Parigi che gli proponeva concerti in
tre rose, che offrì a Nela, un dono che Atene e altrove ma, ovviamente, non
probabilmente significava la rinuncia al poté accettare. In realtà, però, Gilels
pranzo. Quando tornai a Mosca, Harry andò a studiare nel conservatorio di
fu così colpito da quello che gli raccontai Mosca nel 1935, dopo aver vinto nel 1933
di Gilels che lo mandò subito a chiamare nella sezione del pianoforte il Primo
e gli fornì i mezzi necessari per entrare Concorso Pansovietico, con Neuhaus

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Lenin. I punti-chiave del suo discorso
sono due:
Io quasi non conosco un altro pianista che
abbia una tale bellezza, potenza, pienezza,
levigatezza, “iridescenza”, un tale fascino
del suono, come quello di Gilels. [...]
Quando egli iniziò, quasi da bambino la
sua attività pianistica, fu chiaro a tutti che
ci si trovava in presenza di “una magnifica
base materiale”, ma l’alta artisticità,
l’ispirazione ancora non era sufficiente.
Gradualmente “lo spirito” - lo spirito
della musica - è penetrato in tutti i pori
del suo magnifico “corpo”, animandolo,
permettendo all’interprete di raggiungere
lo scopo principale, quello della narrazione
personale dell’idea dell’autore, senza
sminuirla od abbassarla, ma illustrandola
creativamente con la propria luce (trad.
di Valerij Voskobojnikov e Romeo
Ceccarelli Paxton).
Considerazione altissima, come si
vede. Ma... un enorme talento che
Arthur Rubinstein (1887-1982)
meritoriamente cresce a poco a poco
che faceva parte della commissione (per aver ricevuto il giusto imput da
giudicatrice, e dopo essersi diplomato Neuhaus?), non una Minerva che esce
a Odessa. Quindi, come del resto gli armata dalla testa di Giove. Minerva,
succede spesso, Rubinstein deve aver per Neuhaus, è Richter, che di Neuhaus
infiorato la sostanza del suo racconto divenne allievo alla fine degli anni
per mettere se stesso nella funzione del trenta. Ecco dove Neuhaus va a parare
demiurgo. Come che siano andate le quando intende parlare di tecnica:
cose - il che non ha nessuna importanza [...] preferisco scegliere, come oggetto per
- resta il fatto che Gilels studiò con le mie riflessioni, due grandi pianisti che
Neuhaus per tre anni e che da lui conosco bene (amche se non nello stesso
fu guidato nella selva dei concorsi modo) e che io ritengo sintomatici, ciascuno
internazionali di cui dirò più avanti. per la propria epoca. Intendo F. Busoni e
Neuhaus parla sempre con grande S. Richter. Si sarebbero potuti scegliere a
ammirazione di Gilels, specie in un tale scopo due altri pianisti, ad esempio,
articolo del 1962 scritto in occasione Hofmann e Gilels (Rachmaninov!!) oppure
della assegnazione a Gilels del Premio ancora qualcun’altro, ma per illustrare i

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miei pensieri Busoni e Richter mi sembrano ma il mio sentimento ed il mio ragionamento
i più adatti. mi dicono: eppure Sviatoslav Richter è il
Nella prefazione all’Arte di suonare il primo tra i suoi pari.
pianoforte (1958) Neuhaus dichiarava La conclusione dell’articolo così recita:
che “in virtù delle sue qualità e Una cosa posso dire con certezza: fino alla
del suo talento Richter è diventato fine dei miei giorni non solo ammirerò
l’avvenimento più importante della Sviatoslav Richter, ma anche continuerò ad
mia vita di musicista e di insegnante”. imparare da lui.
E nell’articolo su Richter, del 1960, dopo Questo diceva il Maestro di uno dei
aver premesso che in linea di principio suoi allievi. Poteva, Gilels, sopportare
non si possono stabilire graduatorie fra questo sacrificio del vitello grasso fatto
grandi artisti, Neuhaus dice: sull’altare di un altro dio? Vediamo
I gusti e la loro varietà sono aumentati quel che ne pensa Richter:
[rispetto a un tempo] nella stessa Tra quelli della mia generazione, o press’a
proporzione nella quale sono aumentati i poco, che si trovavano nella classe di
pianisti nei confronti del passato. Uno di Neuhaus c’era Emil Gilels. Era un musicista
questi “gusti” è il mio. Ed esso (a cui potrei integro e un meraviglioso pianista. Fu
porre una base ideologica assai solida) mi lui che tenne la prima esecuzione della
dice: io conosco e amo, apprezzo e stimo Sonata n. 8 di Prokofiev; ero nella sala, e
decine di magnifici pianisti contemporanei, la sua interpretazione era semplicemente

Sviatoslav Richter e Heinrich Neuhaus

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prodigiosa. Quanto alla terza Sonata dello ma anche una persona complicata. Aveva
stesso compositore, quello che lui faceva un carattere spaventoso, molto suscettibile,
era talmente magnifico che rinunciai a era sempre sul punto di esplodere. Era
suonarla. La Sonata mi piace enormemente maldestramente geloso, cosa negativa per
ma, avendola sentita eseguita da Gilels, ebbi lui perché ciò gli dava il sentimento d’essere
la sensazione che non c’era da aggiungere infelice. [...] Con Neuhaus si comportò
nulla. [...] Le nostre relazioni, all’inizio spaventosamente male. Verso la fine della
amichevoli, erano un po’ strane. Gilels era vita di quest’ultimo fece cose atroci. Scrisse
effettivamente un grandissimo pianista, nei giornali, e anche personalmente a

Heinrich Neuhaus (1888-1964)

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Emil Giles nel 1972

Neuhaus, che non era mai stato suo allievo. una supposizione: nel 1942 la stella
Lo rinnegava. Neuhaus lo venerava, ma più luminosa dell’insegnamento di
era sempre molto franco con lui e talvolta, Neuhaus non era ancora Richter.
s’intende, lo criticava; in modo positivo, Più tardi, nella intervista del 1980
come criticava anche me. Gilels, con il suo che citerò più avanti, Gilels ammise
ombroso carattere, non poteva sopportare la senza reticenze di avere studiato con
più piccola critica. Ciò bastò per condurlo Neuhaus, precisando però di dover
a commettere quell’atto imperdonabile. molto alla sua insegnante di Odessa,
Tutti sapevano bene, a Mosca, che era stato Berta Rhejngbald, e di aver tenuto
allievo di Neuhaus; ci fu indignazione. conto di altri didatti, come Igumnov.
Quanto a me, quando venni a conoscenza Gli storici dell’interpretazione valutano
di ciò gli tolsi il saluto. e valuteranno “serenamente” Richter e
Si sa che quando nel 1941 Neuhaus fu Gilels e tanti altri, la storia che prescinde
arrestato e nel 1942 mandato al confino dagli storici è fatta anche di acerbe
negli Urali, Gilels, come racconta la rivalità e di lotte senza esclusione
figlia di Neuhaus, intervenne con di colpi, che dobbiamo ripercorrere
energia presso il Partito e ottenne se vogliamo capire l’evoluzione
che il Maestro potesse per lo meno psicologica dei nostri personaggi.
insegnare a Sverdlovsk. Ma, se mi è Negli anni trenta, come prima
permesso di prendere come oro colato accennavo, la selezione dei nuovi
quello che dice Richter, e credo di talenti veniva affidata in primis ai
poterlo fare, diventa per me inevitabile concorsi internazionali, che si andavano

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Sviatoslav Richter e Arthur Rubinstein

moltiplicando e che riunivano nelle Sovietica fino al 1945, e dopo, con la


giurie i maggiori concertisti del cosiddetta guerra fredda, suonarono
momento. La scuola sovietica metteva soltanto nei paesi del blocco sovietico.
in campo quattro campioncini: Yakov Quando ebbe inizio il “disgelo” la
Zak, Yakov Flier, Rosa Tamarkina, Emil Tamarkina, che aveva sposato Gilels, era
Gilels. Zak vinse nel 1937 il Concorso già scomparsa, vittima di una malattia
Chopin di Varsavia, Flier vinse nel 1936 mortale, Flier era più interessato al
il Concorso di Vienna, la Tamarkina fu calcio che al pianoforte, insegnava
seconda allo Chopin del 1937, Gilels fu senza passione nel conservatorio di
secondo a Vienna nel 1936 e vinse nel Mosca e non si preoccupava della
1938 il Concorso di Bruxelles. Se non carriera, Zak, poderoso pianista e
fosse sopravvenuta la guerra i quattro musicista completo, come concertista
avrebbero esordito ben presto nella aveva uno scarso appeal, e quindi Gilels
mecca del concertismo, gli Stati Uniti, si trovò la strada spianata. Gilels suonò
e del resto Gilels, insieme con Oistrakh, in Italia nel 1951, suonò poi in Europa,
era stato scelto per rappresentare esordì negli Stati Uniti, con l’Orchestra
l’Unione Sovietica alla World Fair di di Filadelfia, il 3 ottobre 1955, e nella
New York del 1939, che non ebbe luogo. Carnegie Hall di New York l’11 ottobre,
Non solo non andarono dunque ottenendo un completo successo. Poi
in America, i quattro moschettieri, cominciò a girare il mondo (sempre con
ma dovettero rimanere nell’Unione la scorta di un commissario politico).

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L’Occidente e gli Stati Uniti ebbero il primo, e nel corso dell’autunno
il culto del grande pianista russo fin Richter tenne negli States una trentina
dai tempi eroici di Anton Rubinstein. di altri concerti.
Alla metà del Novecento il “russo” Rubinstein confessa candidamente
per eccellenza era l’ucraino Horowitz, che il successo di Richter lo indusse
che nel 1953 sospese però l’attività a programmare dieci concerti di
concertistica. Il “seggio” era dunque beneficenza nella Carnegie Hall in
libero, nel 1955, e Gilels lo occupò una sola stagione. Ed è probabile che
facilmente. Il polacco Artur Rubinstein la folgorante apparizione di Richter
che, come sappiamo, apprezzava non fosse ininfluente nella decisione
moltissimo Gilels, dopo il ritiro di di Horowitz di tornare a suonare in
Horowitz regnava incontrastato. Ma pubblico dopo dodici anni di assenza.
Rubinstein era nato nel 1887, Gilels nel Così si chiudeva per Gilels la strada
1916, e quindi per lui si aprivano buone della successione a Rubinstein. E si
prospettive di succedere all’imperatore. capisce bene con quale animo egli
L’esordio negli Stati Uniti di Richter, leggesse nel 1960 il peana di Neuhaus
prima a Chicago con orchestra e poi a Richter, e nel 1962 il cortese omaggio
nella Carnegie Hall di New York il 19 dello stesso a lui. Nel 1962 Neuhaus
ottobre 1960, fu come uno tsunami delineava in realtà benissimo il
che rivoluzionò completamente il
panorama. Richter esordì a Chicago
con il Concerto n. 2 di Brahms. Non
s’era mai sentito nulla di così diverso
da quello che si pensava dovesse
essere il Secondo di Brahms (persino
Richter, parecchi anni più tardi,
censurò quella esecuzione, dicendo di
non capire perché continuava a essere
così famosa). Il recital dell’esordio a
New York era interamente dedicato a
Beethoven, e terminava, invece che con
una delle sacramentali ultime sonate,
con l’Appassionata. Una Appassionata
così non la si era mai immaginata:
era completamente fuori quadro,
era “illegittima” e “inautentica”, ma
trascinò il pubblico, che della legittimità
e della autenticità se ne fa un baffo, in un
trionfo senza precedenti. E sei recital a
New York seguirono immediatamente Sviatoslav Richter (1915-1997)

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cammino compiuto da Gilels. E quel di Balakirev. Programma di cui non
cammino fu proseguito coerentemente sfugge a nessuno l’impostazione
da Gilels fino alla morte, sopravvenuta ideologica: di qua la classicità austriaca,
nel 1985. Mozart e Beethoven furono di là la Russia. Esordendo a New
i due compositori ai quali egli si York Richter, lo abbiamo visto, dedicò
dedicò con maggiore attenzione e con il primo programma a Beethoven,
maggiore assiduità negli anni della e dedicò il secondo programma a
maturità. E di Beethoven egli affrontò Prokofiev. La civiltà russa - ecco la tesi
la integrale delle Sonate, che non poté - succede alla civiltà austriaca classica
condurre a termine. Il nostro disco lo per rappresentare al più alto grado
coglie nel momento in cui si misura con l’umanesimo: l’orgoglio non solo
Beethoven entro prospettive ancora musicale della grande nazione sovietica
tradizionali. non poteva ricevere una gratificazione
Iscritto al Partito Comunista dal 1942, maggiore di questa.
e quindi politicamente affidabile, Gilels L’interpretazione dell’Appassionata
fu inserito nel 1951 nella delegazione di che Gilels proponeva nel 1951 a Firenze
undici artisti che prese parte al Maggio era in senso lato tradizionale. Nel primo
Musicale Fiorentino. Dal programma movimento, pluritematico, i rapporti
del recital dell’11 giugno noi abbiamo dei tempi si mantenevano più o meno
estrapolato l’Appassionata, che prossimi a quelli che erano largamente
concludeva la prima parte dopo la conosciuti perché corrispondevano
Sonata K 457 di Mozart. La seconda alla celeberrima esecuzione che Edwin
parte comprendeva la Sonata n. 2 di Fischer aveva inciso in disco nel 1935.
Prokofiev, il Momento musicale op. Nell’impianto tradizionale si notano
16 n. 5 di Rachmaninov e Islamey oggi due particolarità tipiche di Gilels,
l’impeto rapinoso e travolgente e la
dolcezza tenera e sognante. Quando
deve impiegare la forza Gilels è un
leone che si scatena, e non fa distinzioni
tra forte e fortissimo. Era di statura
medio-piccola, Gilels, con spalle
massicce, vita sottile, testa leonina.
Il forte era la sua preda, e quando lo
vedeva non badava a mezze misure.
Tipico, in questo senso, è il modo con
cui rende il secondo tema secondario,
tutto scandito in fortissimo mentre
Beethoven passa per due volte dal forte
Emil Gilels con Vladimir Horowitz negli al fortissimo. Ma già nel primo forte,
anni 50
dopo l’inizio lontano e arcano, Gilels

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Gilels in concerto a Leningrado nel 1943

scatta con un vigore e uno scatto che lo diceva di Adolph Henselt, tedesco che
portano - lui, un tecnico formidabile - essendo vissuto in Russia per più di
a schiacciare un tasto che non c’entra quarant’anni aveva lasciato ai russi
per niente nella quindicesima battuta. questa eredità. La leonessa Gilels gioca
Il forte non lo induce solo a scattare con i cuccioli nel secondo movimento,
e a tenere un’alta velocità di crociera, assai più lento di quello che si pensa
ma a galoppare: c’è un qualcosa di dovrebbe essere un Andante con moto, e
primitivo, diciamo pure di animalesco vi sciorina tutte le seduzioni della sua
non per metafora ma realisticamente, incantevole sonorità, fino al carillon
nei passaggi rapidi e dinamicamente celestiale della terza variazione (con
accesi dell’Appassionata. E il suo abolizione degli sforzato). Nemmeno
attacco del tasto nel forte è talmente nell’Allegro ma non troppo del finale
fisico più che psicologico che Gilels, Gilels si preoccupa di rispettare il “ma
sempre attento alla bellezza del suono, non troppo”, così come nel secondo
elimina in pratica ogni sforzato, movimento era passato sopra il “con
perché se lo sforzato fosse realizzato moto”. La coda in tempo accelerato
diventerebbe probabilmente brutale. non può essere che tellurica....
All’opposto, il leone diventa la leonessa Per le orecchie occidentali del 1951
che lecca amorosamente i suoi piccoli questa esecuzione dell’Appassionata
quando Beethoven richiede il piano. sapeva un po’ di barbarico (un po’, non
Ed ecco la zampa di velluto, come Liszt quanto quella che si ascoltò da Richter

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Gilels con Misha Dichter e Grigory Sokolov

nove anni più tardi). Gilels non era parte, la concezione che il testo è
certamente un filologo, tutta la cultura per l’interprete il materiale di uno
sovietica non era del resto interessata spettacolo da creare. E Gilels sapeva
alla filologia. Più tardi, sì, Gilels avrebbe fare lo spettacolo, lo faceva regolando il
temperato la furia leonina, si sarebbe flusso del suono e lo faceva con il gesto,
posto altri problemi, sarebbe diventato squassato dalla violenza della musica,
un poco alla volta, a suo modo, con i rivoli di sudore che gli colavano
classicista. In una intervista del 1980 sulla guance, con il ciuffo fulvo che
egli fece una singolare affermazione: sbatteva di qua e di là, oppure ruotando
Quando suono musica di compositori del con le braccia come se impastasse
passato voglio respirare la stessa aria che il suono. Grande presenza scenica,
essi respirarono nei loro giorni. Immagino esecuzione che toglieva il respiro allo
in modo vivido come quei compositori spettatore, recital, recitazione, nel senso
vivevano ai loro tempi, e vivo in questi voli letterale della parola come l’aveva
della mia immaginazione. Ciò rende più intesa Liszt usandola per la prima volta
facile per me la comprensione del corretto nel 1840. Purtroppo la registrazione
idioma musicale per l’esecuzione delle loro audio sottrae molto alla recita di
opere. Gilels. Per fare un esempio che tutti
Come dire, non il saggio storico ma il hanno presente, che cosa resterebbe fra
romanzo storico. Nel 1951 prevaleva sessant’anni di un canto della Divina
invece ancora in Gilels, almeno in Commedia recitato da Roberto Benigni

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se sopravvivesse soltanto l’audio? Il difficili sul pianoforte, cioè diventano
Gilels degli anni cinquanta e sessanta, un degno oggetto di studio, soltanto se
e anche il Richter degli anni sessanta si raggiunge una certa velocità. Gilels
erano titaniche presenze fisiche: non si cerca sempre la prodezza virtuosistica
può capirne per intero le qualità senza quando il testo gliene offre l’occasione
averli visti. Ma noi che facciamo dischi (la ventinovesima variazione,
non siamo in grado di riprendere sull’agilità drammatica in entrambe le
neppure le poche registrazioni video - mani, è in questo senso stupefacente),
in bianco e nero - che ci restano dei due e quando il testo si addolcisce, si
campioni in quegli anni. addolcisce pure lui, spostando la
Le 32 Variazioni in do minore a cui prodezza sul suono cantabile. Così, ad
Beethoven non assegnò - non si sa esempio, nella quinta variazione, con il
perché - il numero d’opera furono cantabile in ottava (flauto e clarinetto)
popolarissime fino all’incirca al 1940. bene intonato e in tempo molto lento
Nel dopoguerra la loro popolarità rispetto alla variazione che precede e
scemò bruscamente e la loro presenza a quella che segue. Ma io credo che il
nelle stagioni concertistiche si fece molto lettore possa capire benissimo da solo
rara. Così in Occidente. Non così al di che cosa avvenga in questa esecuzione
là della Cortina di Ferro. Gilels segue delle 32 Variazioni, che è un autentico
la tradizione anche nelle Variazioni, ma modello di scienza trascendentale del
in questo caso la tradizione russa di cui tocco.
abbiamo in disco una testimonianza,
parziale, di Sergej Rachmaninov, e la
testimonianza completa di Vladimir
Horowitz. Il rinnovamento della
concezione interpretativa delle 32
Variazioni sarebbe avvenuto negli anni
settanta del Novecento per opera di
Glenn Gould e di Radu Lupu, che in
questa composizione videro una ripresa
manieristica della ciaccona e della
passacaglia barocche. La tradizione
più antica, alla quale si conforma
Gilels in questa esecuzione del 1952,
vedeva nelle 32 Variazioni una collana
di sintetici studietti pianistici. Le
prime tre variazioni vengono rese da
Gilels a una velocità molto più alta di
quella del tema: sono basate sulle note Leonid Kogan (1924-1982)
ribattute, e le note ribattute diventano

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tournée, suonava con Oborin nelle
occasioni di una certa importanza,
suonava con Richter nelle occasioni
solenni. Con i “numeri due” Gilels e
Kogan suonò per un breve periodo
Rostropovic, che però era di suo un
numero uno e che a un certo punto...
passò doverosamente al nemico,
mettendosi a suonare con Richter. I
rapporti fra Gilels e Kogan, cognati, si
guastarono: i due arrivarono al punto
di togliersi il saluto. Ma tutte queste
sono cose passate: la vita è trascorsa e,
Mstislav Rostropovich (1927-2007)
sebbene sia opportuno ripercorrerla,
Gilels possente come un leone, Kogan restano a noi le opere. Ho scritto una
nervoso come una iena, Rostropovic volta, e non mi smentisco, che Richter
con il labbro inferiore pendulo che è stato, dopo Liszt e dopo Busoni, il
sembra un elefantino danno vita a una terzo uomo del concertismo pianistico.
esecuzione del Trio Arciduca che vale Oggi ritengo però di dover dire, senza
anch’essa più per il pathos immediato far torto al terzo uomo, che Richter e
che per la originalità della costruzione. Gilels sono due tasselli essenziali nella
Kogan, che di Gilels era il cognato storia dell’interpretazione pianistica
avendone sposato la sorella, soffrì nel Novecento.
anche lui per tutta la vita del fatto di
essere posposto a un altro, a David
Oistrakh. Oistrakh suonava con bravi
accompagnatori quando andava in

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Beethoven: Appassionata,
32 variazioni in do minore,
Trio arciduca

di Daniele Buccio

L
a periodizzazione dell’opera e Novecento è senz’altro possibile
musicale di Ludwig van considerare tutte le composizioni
Beethoven (Bonn,  1770 - contenute nella presente pubblicazione
Vienna, 1827) attraversò, secondo un come afferenti alla “seconda maniera”.
criterio tripartito valevole tanto per La Sonata op. 57 in fa minore deve
la considerazione biografica quanto la sua indelebile denominazione di
per quella stilistica le formulazioni “Appassionata” a una ristampa per
degli studiosi sin dai primi esiti della pianoforte a quattro mani da parte
letteratura critica e venne in particolar dell’editore August Heinrich Cranz
modo dichiarata nei lavori di Anton di Amburgo nel 1838, che aveva
Felix Schindler, di Carl Czerny, di Paul già associato alla Sonata op. 28 per
Scudo, di François-Joseph Fétis, di Franz pianoforte l’attributo di “Pastorale”;
Brendel ed infine nel fortunatissimo il 7 gennaio di quel medesimo anno,
volume su Beethoven et ses trois styles la brillante esecuzione dell’op. 57 da
del 1852 di Wilhelm von Lenz (1809- parte della diciottenne Clara Wieck
1883). Questi era apertamente concorde in conclusione del suo terzo recital
con Fétis nell’ascrivere al periodo viennese ispirò a Franz Grillparzer
mediano le composizioni nate tra il (1791-1872) il componimento poetico
1803 ed il 1814, perlopiù comprese tra dedicato espressamente ai contenuti
la Terza sinfonia “Eroica” op. 55 sino della sonata, apparso due giorni dopo
alla Settima sinfonia op. 92 e proprio l’evento concertistico nella «Wiener
in quest’ultima sinfonia e nel Trio op. Zeitschrift für Kunst»; in entrambe
97 Fétis riteneva di ravvisare “i sintomi le circostanze è per certo possibile
di una terza maniera”. Assecondando scorgere i segni di un’epoca di ricezione
la valutazione stilistica condivisa dalla entusiastica della “seconda maniera”
maggioranza dei critici tra Ottocento e forse anche di implicite ulteriori

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Autografo delle prime battute della Sonata “Appassionata”

resistenze nei riguardi dell’accettazione 1806 Beethoven soggiornò, ospite


della terza ed ultima. della famiglia Brunsvik, presso la
I primi spunti dell’op. 57 vennero tenuta ungherese di Martonvásar; è
da Beethoven annotati ed intrecciati al definitivo perfezionamento della
insieme con quelli della sinfonia Eroica composizione in questo frangente che
e sono risalenti ai primi mesi del 1804; la si deve la circostanza della dedica al
parte più consistente dell’elaborazione conte Franz von Brunsvik (1777-1849),
della sonata, particolarmente gravosa e fratello di Therese e della contessa
tormentata per quanto attiene al primo Josephine Deym (1779-1821), con la
movimento, avvenne poco più tardi quale il compositore aveva instaurato
in occasione di un soggiorno estivo una relazione sentimentale. Più tardi,
a Döbling (l’allievo Ferdinand Ries nel settembre del 1806, Beethoven si recò
confidò di avere assistito di persona alla in Slesia insieme con il suo protettore il
nascita del tema del movimento finale, principe Lichnowsky, presso il castello
affacciatosi con irresistibile imponenza di Grätz nel ducato di Troppau. Non
nella mente dell’autore nel corso di una è possibile accertare se Beethoven
passeggiata nelle campagne circostanti), rimaneggiò qui definitivamente
sino alle ulteriori rimeditazioni nella l’op. 57, ma è noto che vi portò la
primavera del 1805. Nel maggio del composizione con sé; l’aneddoto vuole

18
che in quei giorni Beethoven ebbe ad formali; la complessità e l’ambiguità
offendersi di fronte alla richiesta del fraseologica hanno offerto nel corso
principe Lobkowitz di esibirsi per dei decenni lo spunto per l’esercizio
alcuni ufficiali francesi. Secondo il delle migliori energie da parte di
racconto di Paul Bigot, marito della celebri studiosi dell’analisi della forma
pianista Marie Bigot e già bibliotecario musicale, quali Adolf Bernhard Marx,
del conte Razumovsky, nell’autunno Hugo Riemann ed Heinrich Schenker.
del 1806 Beethoven giunse presso la loro Nell’opinione di Theodor W. Adorno,
casa sorpreso da un improvviso quanto qui “il tema principale discende con la
violento temporale; l’acqua piovana, forza anticipata del tutto” secondo una
penetrando nella borsa contenente le tendente “supremazia del totale nel
carte di lavoro, aveva lambito la copia Beethoven patetico”. La costruzione
autografa della sonata, oggi posseduta di questa forma-sonata afferma un
dalla Bibliothèque Nationale di Parigi, effettivo tratto di parodosso, in virtù
che effettivamente reca tracce di gocce del fatto che i due gruppi tematici
di pioggia. Marie Bigot lesse la sonata a antitetici sono nel contempo in sé
prima vista da capo a fondo e Beethoven identici nei loro motivi costitutivi (e
decise di farle dono dell’autografo una pure nel diverso modo contrapposto
volta avvenuta la stampa, eseguita dal la caratteristica relazione armonica
«Bureau des Arts et d’Industrie» di ‘napoletana’ viene impiegata in
Vienna nel febbraio del 1807, alla quale entrambe le presentazioni tematiche).
seguì una favorevole recensione nella Come osservava Sergio Sablich: “lo
«Allgemeine musikalische Zeitung» il sviluppo [dei due temi] non porterà
1° aprile del 1807. dunque a una sintesi, ma a una sempre
La sonata Appassionata deve la sua
notevole rilevanza tanto all’ambizione
delle proporzioni formali quanto
all’impressionante natura della materia
tematica e del suo trattamento. Carl
Czerny riferisce come Beethoven la
ritenesse all’epoca della sua creazione
la sua sonata più grande. Il carattere
esplicitamente e persistentemente
patetico, dialettico con quello della
Sonata ‘Waldstein’ op. 53 e correlato con
immediata spontaneità a particolarità
armoniche e melodiche della Sonata
K 310 per pianoforte in la minore di
Mozart, è indissolubilmente sostenuto Ludwig van Beethoven (1770-1827)
dalla stessa portata dei procedimenti

19
più piena, grandiosa affermazione e ragionevolmente sfavorevole circa
della loro complementarità. Lo l’atteggiamento di Beethoven nei
stesso tono appassionato si divide confronti della composizione di questa
in un atto di dolore e di contrizione sonata.
da un lato, di fiducia e di speranza Le Trente deux Variations p. le Pianoforte
dall’altro”. Ferruccio Busoni giunse comp. par Louis v. Beethoven su un tema
a considerare non preminente originale in do minore WoO 80 vennero
l’importanza dell’elemento passionale concepite nell’autunno del 1806, nelle
e volle riconoscervi al contempo medesime settimane della revisione del
attitudini sin troppo assertive di un Fidelio, della redazione di due concerti
eloquio avvincente, quasi come di un per pianoforte, della quarta sinfonia
oratore che voglia presentare i propri e dei tre quartetti “Razumovsky” e
argomenti con veemenza inaudita: “il vennero immediatamente pubblicate
temperamento mette al pensiero e ai nell’aprile dell’anno successivo per i
bollori del sentimento la maschera di tipi dello stesso editore della sonata
una sfrenatezza corporea (cioè priva op. 57; la privazione del numero
di pensiero e di sentimento)”. Una d’opera fu determinata verosimilmente
considerazione alquanto analoga dall’esigenza di soddisfare una
permise a Glenn Gould di motivare un contingente richiesta editoriale e dal
giudizio di valore provocatoriamente particolare intento della composizione,
residente nella compiuta coniugazione
tra l’omaggio reso allo stile barocco e la
scoperta finalità didattica strumentale.
Fatta eccezione per le giovanili
Variazioni Dressler WoO 63 del 1782,
le trentadue variazioni costituiscono
il solo ciclo composto da Beethoven
in modo minore, sebbene pressoché
in ogni altra opera egli abbia sempre
ritenuto di predisporvi all’interno
l’opposizione di modo. Il tema, quasi
variante drammatica della “Folia”, ha
l’aspetto di ciaccona e viene declinato
con principi di passacaglia ispirati a
opere per tastiera di Händel (o per
taluni anche di Bach) e secondo un
antico stile altdeutsch dal carattere
eroico, fortemente desueto rispetto alla
Beethoven nel 1804, nel periodo della moda corrente dell’epoca, come già
composizionedell’Appassionata
(ritratto di Joseph Mähler) rilevato dal recensore dell’«Allgemeine

20
Musikzeitung» del 4 novembre 1807: di otto battute. Ogni variazione si
“le variazioni richiedono un esecutore cimenta nell’approfondimento di una
che non solo possa superare notevoli differente determinata difficoltà tecnica
difficoltà, ma anche che porti onesta strumentale, con frequente scambio
intelligenza; senza dubbio tra le delle medesime figurazioni tra le due
composizioni più difficili”. mani. La tipologia della variazione
Johann Friedrich Reichardt ricorda desta estremo interesse; Beethoven
un’esecuzione da parte di Madame giunse a risolvere la differenziazione
Bigot nella Redoutensaal a palazzo dello schema armonico in una maniera
imperiale nel dicembre del 1808, il tale da preservarne costantemente la
cui virtuosismo risaltò vistosamente riconoscibilità: la materia melodica
nel brano “più bizzarro” tra quelli del tema è ridotta al più immediato
da lei presentati, tale da disorientare contrappunto per moto contrario
l’uditorio; “più difficili di tutte, le rispetto al movimento cromatico
variazioni di Beethoven su un curioso discendente nel basso. Sotto il profilo
tema di otto battute […]; Beethoven le tecnico compositivo è senz’altro
appariva un santo”. possibile osservare un’estrema libertà
L’aneddoto riferito da Otto Jahn vuole di movimento nella formulazione dei
che Beethoven avesse addirittura motivi; tutte le parti costitutive del tema
dimenticato la composizione quando possono venire variate o sospese, senza
nel corso di una visita occorsa diversi che la continuità della riconoscibilità
anni più tardi ebbe ad ascoltarne tematica sia messa in pericolo, dando
accidentalmente alcune sezioni corso alla creazione di frasi che
eseguite dalla figlia del costruttore di possano fungere da motivo in quantità
pianoforti Johann Andreas Streicher, e variabilità potenzialmente illimitate.
sottostimando pubblicamente il I riferimenti di ricapitolazione del tema
proprio lavoro e quasi sfiorandone la al termine della composizione, a partire
derisione. dalla XXXI variazione, la abbracciano
La scrittura pianistica non cela in alcun come un intero.
modo la volontà di esibirvi le risorse Lenz non esitò a definirle “prodigio
più avanzate della tecnica pianistica di scienza armonica, ritmica e
dell’epoca e gratificanti compiacimenti contrappuntistica”; in effetti le
virtuosistici - con accessi di forza variazioni sono da ritenersi una sorta
sonora tanto improvvisi quanto violenti di capostipite del genere: i tratti di
inframmezzati da passi di minacciosa questa composizione vennero già
latenza, non dissimili da quelli della riecheggiati da Schubert nel tema di
sonata op. 57 - nonché dall’intenzione apertura della Sonata D. 958 composta
di raggruppare più variazioni in sezioni nella medesima tonalità di do minore,
di più ampio respiro, superando la da Felix Mendelssohn nelle proprie
forza conclusiva delle singole frasi Variations serieuses op. 54, da Brahms

21
nelle variazioni contenute nella Il Trio op. 97 “Arciduca” per violino,
Sonata op. 2, il quale peraltro le aveva violoncello e pianoforte ebbe una lunga
già incluse nel proprio repertorio gestazione e fu tra le opere nelle quali si
antecedentemente al 1856. consumò il passaggio verso l’ulteriore

L’Arciduca Rodolfo (1788-1831), allievo e protettore di Beethoven

22
evoluzione stilistica dell’autore; timbrici e dinamici senza mettere a
abbozzato nel settembre del 1810 in un rischio la riconoscibilità. Al vertice
momento di creatività relativamente dell’espressività sublime conseguita
contenuta, e portato pressoché a nel terzo movimento, succede infine
compimento tra il 3 ed il 26 marzo del nell’opinione di Wagner e di altri
1811, Beethoven lo dedicò all’arciduca fruitori dell’opera beethoveniana, la
Rodolfo d’Asburgo, allora suo allievo contrastante “frustata” dell’ultimo
e principale mecenate, già destinatario movimento, ottenuto mediante
della Sonata “Les Adieux” op. 81a. Il tematismo ritenuto esplicitamente
Trio op. 97 venne pubblicato cinque stridente e frivolo.
anni dopo la sua composizione dopo Il Trio venne eseguito l’11 aprile del
diversi ripensamenti e affinamenti, 1814 presso la sala viennese della
nel 1816 da Sigmund Steiner a Vienna storica locanda ‘Zum römischen
e da Robert Birchall a Londra; l’anno Kaiser’; Beethoven sedeva al
successivo apparve a Parigi edito pianoforte, Schuppanzigh al violino
da Pleyel. L’opera, infinitamente e Linke al violoncello. Louis Spohr,
amata da Schumann e da Berlioz, presente durante quella esecuzione,
nacque dialetticamente insieme con il scambiò alcune parole con Beethoven
quartetto d’archi op. 95 e con deliberata che confessò di essere assai provato e
grandiosità. Carl Czerny osservava sconfortato per l’avanzare di quella
come nel processo creativo di Beethoven sordità che tanta sofferenza avrebbe
in quegli anni, visioni e immagini ancora portato nella sua vita.
avevano preso ad assumere un ruolo
sempre più rilevante nell’eccitare
la sua immaginazione musicale, la
quale avrebbe potuto raggiungere
a sollecitare nel pubblico concetti e
significati puntuali impressi dall’autore.
Sul manoscritto Beethoven annotò
privatamente “Questo primo brano
non sogna che felicità e contentezza”.
Ad uno Scherzo dal finissimo lavoro
contrappuntistico, segue un Andante
in forma di tema con variazioni,
esemplare del procedimento espresso
da Beethoven stesso della “variazione
integrale”, mediante il quale il tema
può subire metamorfosi tali da
implicare ogni aspetto del discorso
musicale ed investire aspetti armonici,

23
Emil Gilels:
una discografia
beethoveniana

a cura di Simone Ciolfi

CONCERTI PER PIANOFORTE E BRILLIANT - Orchestra di Stato


ORCHESTRA: dell’URSS. Kurt Masur, dir.

Concerto n. 1 in DO magg. op. 15


- 20-22/6/1957 Parigi LP/CD EMI -
Orchestre de la Société des Concert du
Conservatoire, Andre Vandervoot, dir.
- 1958 LP/CD MELODYA - Orchestra
Filarmonica di Leningrado, Kurt
Sanderling, dir.
- 19.XI.1958 CD EMI - Orchestra
Filarmonica Ceca, Kurt Sanderling, dir.
- 29-30.IV-1-5.V.1968 LP/CD EMI -
Cleveland Orchestra, Gerge Szell, dir.
- 19.XII.1976 Live Mosca LP
MELODYA - Orchestra Sinfonica di
Stato dell’URSS, Kurt Masur, dir.

Concerto n. 2 in SI b magg. op. 19


Concerto n. 3 in DO min. op. 37
- 20-22/6/1957 Parigi LP/CD EMI -
- 1947 LP Melodya/CD URANIA -
Orchestre de la Société des Concert du
Orchestra Sinfonica della Radio di
Conservatoire, Andre Vandervoot, dir.
Mosca, Kirill Kondrashin, dir.
- 1958 Leningrado LP MELODYA -
- 1953 Live Mosca CD THEOREMA-
Orchestra Filarmonica di Leningrado,
Orchestra Sinfonica di Stato dell’URSS,
Kurt Sanderling, dir.
Alexander Gauk, direttore
- 19.XI.1958 Praga CD EMI - Orchestra
- 9.III.1954 Parigi LP/CD EMI -
Filarmonica Ceca, Kurt Sandelring, dir.
Orchestre de la Société des Concert du
- 29-30.IV-1-5.V.1968 LP/CD EMI -
Conservatoire, André Cluytens, dir.
Cleveland Orchestra, Gerge Szell, dir.
- 19.XII.1976 Live Mosca - CD

24
- 27.X.1966 Live Cleveland CD
ILLUMINATION - Cleveland
Orchestra, Gerge Szell, dir.
- II.1968 Live Mosca CD
REVELATION- Orchestra Filarmonica
di Mosca, Kirill Kondrashin, dir.
- 29-30.IV-1-5.V.1968 LP/CD EMI -
Cleveland Orchestra, Gerge Szell, dir.
- 24.VIII.1969 Live Salisburgo CD
ORFEO- Wiener Philharmoniker,
Gerge Szell, dir.
- 15.VIII.1976 Live Salisburgo CD
SARDANA REC. - Staatskapelle
Dresden, Herbert von Karajan, dir.
- 19.XII.1976 Live Mosca CD
BRILLIANT - Orchestra di Stato
dell’URSS, Kurt Masur, dir. - 21.XI.1958 Praga Live CD EMI -
Orchestra Filarmonica Ceca, Kurt
Concerto n. 4 in SOL magg. op. 58 Sandreling, dir.
- 1957 Leningrado LP MELODYA - - 24.XI.1966 Chicago Live CD CSO -
Orchestra Filarmonica di Leningrado, Chicago Symphony Orchestra, Jean
Kurt Sanderling. dir. Martinon
- 24-27.IV-1.V.1957 Londra LP/CD EMI - 29-30.IV-1-5.V.1968 LP/CD EMI -
- Philharmonia Orchestra, Leopold Cleveland Orchestra, Georg Szell, dir.
Ludwig, dir. - 14.III.1969 Philadelphia Live
- 21.XI.1958 Praga Live CD EMI - CD RADIOTHON - Philadelphia
Orchestra Filarmonica Ceca, Kurt Orchestra, Wolfgang Sawallisch, dir.
Salnderling, dir. - 24.IV.1970 - Milano CD MELODRAM
- 18.XII.1965 Napoli Live CD - Orchestra Sinfonica di Milano della
MELODRAM - Orchestra “Alessandro RAI, Bruno Martinotti, dir.
Scarlatti” di Napoli della RAI, - 8.VIII.1971 Salisburgo Live CD
Massimo Pradella, dir. ORFEO - Orchestra Filarmonica Ceca,
- 29-30.IV-1-5.V.1968 LP/CD EMI - Karl Bohm, dir.
Cleveland Orchestra, Georg Szell, dir. - 13.XII.1974 Colonia Live CD PROFIL
- 22.XII.1976 Mosca Live CD - Koln RSO, Gunther Wand, dir.
BRILLIANT - Orchestra di Stato - 16.IX.1976 Mosca Live CD SCORA
dell’URSS, Kurt Masur, dir. CLASSICS - New York Philharmonic,
- 16.VII.1979 Monaco di Baviera Live Erich Leinsdorf, dir.
CD RITARDANDO - Bayerische - 22.XII.1976 Mosca Live CD
Staatsorchester, Wolfgang Sawallisch, BRILLIANT - Orchestra di Sato
dir. dell’URSS, Kurt Masur, dir.
Concerto n. 5 in Mi b magg. op. 73
- 1957 Leningrado LP/CD MELODYA
- Orchestra Filarmonica di Leningrado,
Kurt Sanderling, dir.
- 30.IV-I.V.1957 Londra LP/CD EMI
- Philharmonia Orchestra, Leopold
Ludwig, dir.

25
Sonata n. 6 in FA magg. op. 10 n. 2
- 12-16.VI.1973 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 7 in RE magg. op. 10 n. 3


- 12-15.IX.1980 Berlino LP/CD DGG
- 20-21.X.1980 Mosca Live CD
BRILLIANT

Sonata n. 8 in DO min. op.13 


“Patetica”
- 23.XII.1968 Mosca Live LP/CD
MELODYA
- 9-17.IX.1980 Berlino LP/CD DGG

SONATE PER PIANOFORTE:

Sonata n. 2 in LA magg. op. 2 n. 2


- 28.VIII-1.IX.1984 Berlino LP/CD
DGG

Sonata n. 3 in DO magg. op. 2 n. 3


- 1952 Mosca LP MELODYA 
- 6-12.X.1981 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 10 in SOL magg. op.14 n. 2


- VI.1985 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 11 in SI b magg. op. 22


- VI.1985 Berlino LP/CD DGG 

Sonata n. 4 in MI b magg. op. 7


- 28.VIII-1.IX.1984 Berlino LP/CD
DGG

Sonata n. 5 in DO magg. op. 10 n. 1


- VI.1985 Berlino LP/CD DGG

26
Sonata n. 12 in LA b magg. op. 26
- 24.VIII.1975 Helsinki Live CD
DOREMI
- 27-30.VIII-5.IX.1975 Turku LP/CD
DGG
- 12.II.1976 Mosca Live CD
BRILLIANT
- 9.VIII.1976 Salisburgo Live CD
FACHMANN
- 25.XII.1977 Mosca Live CD MUSIC
& ARTS

Sonata n. 13 in MI b magg. op. 27 n. 1


9-17.IX.1980 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 14 in Do# min. op. 27 n. 2 Sonata n. 21 in DO magg. op. 53


“Al chiaro di luna” “Waldstein”
- 23.XII.1968 Mosca Live LP/CD - 9-13.I.1972 Berlino LP/CD DGG
MELODYA - 20.VII.1976 Aix-en-Provence Live CD
- 2.II.1969 New York Live LP MUSIC & ARTS
MELODYA/CD EMI
- XII.1970 Mosca Live CD BRILLIANT Sonata n. 23 in FA min. op. 57
- 9-17.IX.1980 LP/CD DGG “Appassionata”
- 11.VI.1951 Firenze Live CD DOREMI
Sonata n. 15 in RE magg. op. 28 - 1951 Mosca LP DISCOCORP
- 21-22.IV.1982 Berlino LP/CD DGG - 27.III.1954 Praga Live CD EMI
- 14.I.1961 Mosca Live CD
Sonata n. 16 in SOL magg. op. 31 n. 1 BRILLIANT
- 24.VIII.1974 Helsinki Live CD - 12-16.VI.1973 Berlino LO/CD DGG
DOREMI
- 27-30.VIII-5.IX.1975 Turku CD/LP Sonata n. 25 in SOL magg. op. 79
DGG - 16-22.XII.1974 Berlino LP/CD DGG
- 12.II.1976 Mosca Live CD - 8.VIII.1975 Salisburgo Live CD
BRILLIANT FACHMANN
- 9.VIII.1976 Salisburgo Live CD
FACHMANN

Sonata n. 17 in RE min. op. 31 n. 2


“La Tempesta”
- 6-12.X.1981 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 18 in MI b magg. op. 31 n. 3


- 6-12.X.1981 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 19 in SOL min. op. 49 n. 1


- 21-22.IV.1982 Berlino CD/LP DGG

Sonata n. 20 in SOL magg. op. 49 n. 2


- 1.IX.1984 Berlino LP/CD DGG

27
- IX.1985 Berlino LP/CD DGG

COMPOSIZIONI VARIE PER


PIANOFORTE:

Bagatella in MI b magg. op. 33 n. 1


- 26.II.1954 Parigi Live CD DOREMI

6 Variations sulla Marcia Turca dalle


“Rovine di Atene” op. 76
- 1952 Mosca LP MELODYA

- 24.IV.1966 Mosca Live LP


- 19-20.X.1980 Mosca Live CD
MELODYA/CD CHANTE DU
BRILLIANT
MONDE
- 29.IV-4.V.1968 Cleveland LP/CD EMI
Sonata n. 26 in MI b magg. op. 81a
“Les Adieux”
12 Variazioni su una danza russa da
- 16-22.XII.1974 Berlino LP/CD DGG
“Das Waldmadchen” Woo 71
- 8.VIII.1975 Salisburgo Live CD
- 1952 Mosca LP MELODYA
FACHMANN
- 18.I.1968 Leningrado Live LP
- 19-20.X.1980 Mosca Live CD
MELODYA/CD CHANT DU MONDE
BRILLIANT
- 29.IV-4.V.1968 Cleveland LP/CD EMI
- V.1968 Praga Live LP SUPRAPHON
Sonata n. 27 in MI min. op. 90
- 16-22.XII.1974 Berlino LP/CD DGG
15 Variazioni e Fuga op. 35
- 8.VIII.1975 Salisburgo Live CD
- 12-15.IX.1980 Berlino LP/CD DGG
FACHMANN
- 19-20.X.1980 Mosca Live CD
32 Variazioni in DO min. Woo 80
BRILLIANT
- 1952 Mosca LP MELODYA
Sonata n. 28 in LA magg. op.101
- 18.I.1968 Leningrado Live LP/CD
- 20.VII.1966 Aix-en-Provence Live CD
MELODYA
MUSIC & ARTS
- 29.IV-4.V.1968 Cleveland LP/CD EMI
- 26.I.1967 Mosca Live CD MELODYA 
- 9-13.I.1972 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 29 in SI b magg. op. 106


“Hammerklavier”
- X.1982 Berlino LP/CD DGG
- 26.I.1984 Mosca Live LP/CD
MELODYA

Sonata n. 30 in MI magg. op. 109


- VIII-IX.1985 Berlino LP/CD DGG

Sonata n. 31 in LA b magg. op. 110


- VIII-IX.1985 Berlino LP/CD DGG

2 Sonate Woo 47

28
Gilels riceve il “Deutscher Schallplattenpreis” (premio della critica discografica tedesca) nel 1976

- 2.II.1969 New York Live LP EMI/CD DOREMI - Leonid Kogan, violino


MUSIC & ARTS Sonata per violino e pianoforte n. 9 in
LA magg. op.47 “Kreutzer”
- 29.III.1964 Leningrado Live CD
DOREMI - Leonid Kogan, violino
MUSICA DA CAMERA CON
PIANOFORTE:
Trio n. 7 in SI b magg. op. 97
“Arciduca”
- 1956 Mosca LP/CD MELODYA
- Leonid Kogan, violino; Mstislav
Rostropovich, violoncello

Trio n. 8 in MI b magg. Woo 38


Classica
- 1950 Mosca LP MELODYA/CD è il canale televisivo
MONITOR - Leonid Kogan, violino; in onda
Mstislav Rostropovich, violoncello sulla piattaforma Sky
Sonata per violino e pianoforte n. 3
al canale 728
728
in MI b magg. op. 12 n. 3
- 29.III.1964 Leningrado Live CD
DOREMI - Leonid Kogan, violino
Sonata per violino e pianoforte n. 5
in FA magg. op. 24
- 29.III.1964 Leningrado Live CD

29
Lettere in redazione

Gentile redazione,
sono un appassionato di Symphonia e la seguo da molto tempo; ammiro il vostro lavoro. Vi scrivo per chiedere se
nel numero di ottobre prossimo si potesse inserire un articolo su Jacqueline du Prè, per i 25 anni dalla scomparsa.
Io sono un violoncellista, quindi la ricorrenza mi sta particolarmente a cuore.
Invio cordiali saluti,
Bruno Cavalcanti

Gentile lettore,
grazie della sua comunicazione. Si potrebbe pensare di pubblicare qualcosa della du Prè con orchestra, forse
diretta dal marito Daniel Barenboim, ma per ottobre non ci è possibile farlo per via del nostro piano editoriale che
arriva purtroppo ben oltre quella data.
A presto e ancora grazie,
Simone Ciolfi

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