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Onde

Concerto di Natale
12 dicembre 2017 | ore 19.30
Auditorium Parco della Musica
Sala Santa Cecilia

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JuniOrchestra
dell’Accademia di Santa Cecilia
Mario Brunello direttore e violoncello

Programma Ludwig van Beethoven


(Bonn 1770 - Vienna 1827)
Coriolano, Ouverture in do minore op. 62
Allegro con brio

Vincenzo Bellini
(Catania 1801 - Puteaux 1835)
Norma: Sinfonia

Dmitri Kourliandski
(Mosca 1976)
The Riot of Spring

Gioachino Rossini
(Pesaro 1792 - Passy de Paris 1868)
Guglielmo Tell: Ouverture (Galop)

Pëtr Il’ič Čajkovskij


(Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893)
Lo Schiaccianoci: Valzer dei fiori 

Antonín Dvořák
(Nelahozeves, Kralup 1841 - Praga 1904)
Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal Nuovo mondo”
Adagio. Allegro molto (I movimento)

Seguirà Brindisi di Natale

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La Musica come strumento di condivisione per augurare
buone feste insieme alla JuniOrchestra, che per il terzo
anno consecutivo sarà protagonista del Concerto di
Natale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Sarà proprio l’energia di un’onda sonora, quella cui darà


impulso il Maestro Mario Brunello, con la potenza del
suo violoncello, a diffondersi nella prestigiosa Sala Santa
Cecilia.

Giovani talenti, famiglie, scuole, studenti di PlayEnergy,


il programma educativo che Enel dedica al mondo della
scuola, per vivere insieme un’esperienza unica.
Una sorpresa di vibrazioni e insoliti suoni con nuovi e
inconsueti protagonisti, in un’atmosfera coinvolgente e
festosa.

Enel sostiene la Fondazione Accademia Nazionale di


Santa Cecilia, di cui da 14 anni è Socio Fondatore, nella
finalità comune di avvicinare anche le nuove generazioni
alla musica.

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Onde
Concerto di Natale

La parola “concerto” ha in sé la preposizione “con” che


implica l’idea del fare insieme e della condivisione, e si
completa con il verbo latino “certare” che significa ga-
reggiare, impegnarsi. Le radici del termine implicano
dunque un impegno comune, ed è emblematico che
sia la musica ad aver fatta propria la parola per indicare
l’evento col quale essa si rivolge al pubblico. Ma “con-
certo” è anche termine che si riferisce agli esecutori
(sono loro che si “impegnano insieme”), e dunque met-
te in evidenza l’onda emotiva che unisce chi suona e chi
ascolta. Si tratta di un’onda che simboleggia l’accordo
degli uomini in cammino verso il progresso sociale e la
civilizzazione, un aspetto di cui Beethoven fu uno dei
massimi interpreti. La sua musica si popola infatti di eroi
che simboleggiano forza morale e progresso sociale,
eroi come Coriolano, generale romano che sconfisse i
Volsci ma che, costretto all’esilio da ingiustizie politiche,
si schierò con loro contro Roma. Tuttavia, non riuscen-
do ad attaccare la città perché fermato dalla suppliche
della madre, si diede la morte.
Beethoven scrisse l’Ouverture Coriolano nel 1807, per
la rappresentazione di una tragedia omonima scritta
da Joseph von Collin nel 1804. Il compositore strutturò
i temi come personaggi: il tema principale rappresenta
l’impeto bellicoso di Coriolano, mentre il tema più delica-
to simboleggia le suppliche della madre che prega l’eroe
perché desista dal suo intento.
Altra eroina di stampo romano è Norma, alla quale
Vincenzo Bellini dedicò un’opera nel 1831. Norma muo-
re suicida come Coriolano, ma solo dopo aver messo
in salvo i suoi figli e aver salvato Adalgisa, altra vestale
colpevole, come lei, di aver infranto il voto di castità. La
marcia tragica che apre la Sinfonia si sviluppa in aspri an-
damenti, ma è destinata a essere più volte addolcita da
una cantabilità che stempera con l’idea d’amore quella
del sacrificio, fino al celestiale finale.

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Con Dmitri Kourliandski (nato nel 1976) entriamo nella
contemporaneità e il titolo ce ne dà già un assaggio: The
Riot of Spring è variazione grottesca della famosa The Rite
of Spring (La sagra della Primavera) di Igor Stravinskij. L’in-
tento è quello di sottolineare come la musica possegga in
sé l’idea di libertà e di “ribellione”, “riot” in inglese, in questo
caso una ribellione che rompe i confini del rito concertisti-
co coinvolgendo anche chi ascolta. La composizione di
Kourliandski entra in contatto col pubblico prendendo le
fattezze di una performance teatrale nella quale l’orche-
stra suona a lungo un’unica nota fino al momento in cui
sono gli ascoltatori stessi a trasformarsi negli interpreti
della composizione. Tema del concerto è dunque il viag-
gio che la musica compie tra chi suona e chi ascolta, ma
anche fra il passato e l’oggi, come un’onda che oltre i luo-
ghi, la contingenza e la storia vola sul filo delle emozioni e
collega tutti noi, in nome della comunicazione e della con-
divisione. Mario Brunello ha dedicato tutta la sua carriera
ad approfondire cosa significa comunicare in musica,
come è possibile potenziare il suo messaggio in un’ottica
di collaborazione con generi diversi dal classico, come il
jazz, o con palcoscenici diversi, come quello teatrale. Il suo
antico violoncello parla spesso la lingua della musica con-
temporanea, e talvolta lascia il posto al Brunello direttore,
come accade questa sera con la nostra JuniOrchestra.
Un’idea di condivisione diversa da quella di Kourliandski,
più virtuale si potrebbe dire, ci danno il “Galop” dall’Ouver-
ture del Guillaume Tell di Rossini (del 1828) e il Valzer dei
fiori, dallo Schiaccianoci di Čajkovskij (del 1891-1892): si
tratta di due pezzi celebri, che testimoniano come alcuni
brani di musica siano entrati a far parte del nostro immagi-
nario, favorendo l’unione culturale di una virtuale ma enor-
me fetta di pubblico che va ben oltre i presenti in sala.
Nel 1969, Neil Armstrong portò con sé la Nona Sinfonia
di Dvořák sulla luna durante la missione dell’Apollo 11. Lo
fece perché nella Sinfonia n. 9 “Dal Nuovo Mondo”, scritta
nel 1893, Dvořák apre la musica europea e le sue logiche
a una dimensione nuova, quella dei nativi americani. Dun-
que, più che un segno di conquista, quello di Armstrong
fu un segno di condivisione, perfettamente in linea con la
musica di Dvořák, nella quale, dopo la misteriosa introdu-
zione, ruggiscono temi provenienti dal Nuovo Mondo, dal
suolo americano, appunto, destinato a rigenerare in Euro-
pa sogni di novità e fiducia per il futuro destino dell’uomo.
Simone Ciolfi

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Mario Brunello Mario Brunello nel 1986 vince il Concorso Čajkovskij
di Mosca che lo proietta sulla scena internazionale.
direttore e Viene invitato dalle più prestigiose orchestre, tra le
violoncello quali London Philharmonic, Münchner Philharmoniker,
Philadelphia Orchestra, Mahler Chamber Orchestra,
Orchestre Philharmonique de Radio-France, London
Symphony, NHK Symphony di Tokyo, Filarmonica
della Scala, Orchestra dell’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia. Ha collaborato con direttori quali Antonio
Pappano, Valery Gergiev, Yuri Temirkanov, Manfred
Honeck, Riccardo Chailly, Riccardo Muti, Daniele Gatti,
Myung-Whun Chung e Seiji Ozawa.
La stagione 2017-18 è ricca di appuntamenti tra cui il
ritorno con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai,
il Primo Concerto di Schnittke con la NHK Symphony
a Tokyo e tournée in Armenia, Colombia e Cina. In
questa stagione Brunello torna a collaborare con Marco
Paolini per una nuova produzione di teatro musicale,
#Antropocene, con le musiche di Mauro Montalbetti e la
partecipazione del rapper Frankie h-nrg mc.
Nell’ambito della musica da camera collabora con
celebri artisti, tra cui Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Martha
Argerich, Andrea Lucchesini, Frank Peter Zimmermann,
Isabelle Faust, Maurizio Pollini e l’Hugo Wolf Quartet.
Nella sua vita artistica riserva inoltre ampio spazio a
progetti che coinvolgono forme d’arte e saperi diversi
(teatro, letteratura, filosofia, scienza), integrandoli con
il repertorio tradizionale. Interagisce con artisti di altra
estrazione culturale, quali Uri Caine, Paolo Fresu, Marco
Paolini, Stefano Benni, Moni Ovadia e Vinicio Capossela.
I diversi generi artistici si riflettono nell’ampia discografia
che include opere di Brahms, Schubert, Haydn, Vivaldi,
Chopin, Janaček e Sollima. Deutsche Grammophon
ha pubblicato il Triplo Concerto di Beethoven diretto
da Claudio Abbado e EGEA Records ha realizzato
“Brunello Series”, raccolta di cinque dischi che include
The Protecting Veil di Tavener con la Kremerata Baltica
e le Suites di Bach (Premio della Critica 2010). Al 2012
risale la pubblicazione del Concerto per violoncello di
Dvořák con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia
diretta da Antonio Pappano (Warner Classics).
Suona il prezioso violoncello Maggini dei primi del
Seicento appartenuto a Franco Rossi.
È ospite abituale, nonché Accademico dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia.

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JuniOrchestra La JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia è la prima Orchestra di bambini e ragazzi creata
dell’Accademia nell’ambito delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane. In
Nazionale di poco più di un decennio la JuniOrchestra è diventata una
delle compagini giovanili più interessanti nel panorama
Santa Cecilia italiano. Più di trecento ragazzi, suddivisi in quattro gruppi
per fascia d’età (dai 4 ai 21 anni) che eseguono musiche
del grande repertorio sinfonico e cameristico spaziando
da Rossini a Mozart, Vivaldi, Čajkovskij, Bartók, Puccini,
Beethoven e molti altri. Sotto la responsabilità di
Gregorio Mazzarese, seguita con professionalità e
competenza dal Maestro Simone Genuini, direttore
dalla sua fondazione e dai Professori dell’Orchestra
dell’Accademia, la JuniOrchestra ha avuto l’onore di
essere diretta tra gli altri da Antonio Pappano, Mario
Brunello, Steven Mercurio, Fabio Biondi, Salvatore
Accardo e Giovanni Sollima.
Insignita di prestigiosi Premi, quali il Premio Anima
(2009) e il Praemium Imperiale (2013), la JuniOrchestra
è impegnata in produzioni della Stagione “Tutti a Santa
Cecilia”, prende parte a concerti e spettacoli, tiene il
tradizionale concerto di Natale presso la Camera dei
Deputati, ha suonato alla presenza del Presidente della
Repubblica, ma soprattutto è impegnata in numerose
esibizioni a scopi sociali quali il Concerto a favore
dell’Unità Pediatrica del Policlinico Umberto I.

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