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PSICOLOGIA

AMBIENTALE
CAP 1: STORIA DELLA PSICOLOGIA AMBIENTALE
La psicologia ambientale (psicologia architettonica) è una disciplina multidisciplinare da sempre
che studia l’interazione tra l’essere umano e l’ambiente che può essere naturale e costruito. Quindi
da una parte studia come gli esseri umani influenzano l’ambiente quindi i fattori che influenzano il
comportamento verso l’ambiente quindi come promuovere i comportamenti pro-ambientali.
Dall’altra parte si studia come l’ambiente fisico influenza stati d’animo e comportamenti, quindi
come può influenzare le esperienze umane il benessere ecc. Kevin Linch è un urbanista che ha
avuto l’intuizione di proporre che le caratteristiche fisiche dell’ambiente possono avere
un’influenza sulle rappresentazioni umane e ipotizza quindi la relazione tra l’esperienza personale e
l’ambiente fisico. Infatti, per l’autore un ambiente ordinato da all’individuo la possibilità di cogliere
ed è quindi un punto di partenza per l’acquisizione dell’informazione. Un’immagine chiara di ciò
che ci circonda è importante per la crescita umana. La rassegna scritta da Gifford nel 2014 nella
rivista Annual Review of Psichology scriveva la premessa della psicologia ambientale ossia che
ognuno di noi è inserito all’interno di un luogo. La prima volta che questa rivista si è occupata della
psicologia ambientale è stato nel 1978 negli anni si è voluto creare e fare un punto della situazione,
le rassegne sono importanti per osservare le modifiche che sono state effettuate sulla psicologia
ambientale.
Gli argomenti che vengono affrontati sono:
1. Come si percepisce e come si riconosce un ambiente, come ci si orienta e si impara o
1. insegna a trovare una strada; come si descrive un ambiente.
2. Stress ambientali, catastrofi ed emergenze;
3. Estetica del paesaggio;
4. Valutazione estetica dell’ambiente costruito;
5. Qualità urbana;
6. Ambiente e benessere;
7. Effetti positivi della natura sul benessere;
8. Effetti rigenerativi dell’ambiente;
9. Come incoraggiare comportamenti pro-ambientali;
10. Progettazione e benessere.
Tutto quello che riguarda l’ambiente e quindi il suo studio deve necessariamente avere un approccio
interdisciplinare: geografia, biologia, architettura, sociologia, antropologia e scienze ambientali.

Cosa contraddistingue il punto di vista psicologico?


Il punto di vista psicologico è centrato sulle motivazioni individuali, sulle rappresentazioni
cognitive e affettive dei soggetti. Interessante a questo proposito è che la convenzione europea del
paesaggio quindi che ha come scopo quello della salvaguardia del paesaggio, parla del paesaggio
percepito e beni immateriali. Questo riconosce che non c’è un paesaggio fine a sé stesso ma che è
importante valutare come viene percepito il paesaggio.
Nascita della psicologia ambientale
La psicologia ambientale è una disciplina giovane. Si suggerisce che sia iniziata a fine metà degli
anni 60 negli USA. Anche se c’è da dire che in alcuni autori antecedenti a questi anni hanno fatto
da precursori: Hellpach ha parlato di influenza delle caratteristiche fisiche del colore, forma, astri,
ambienti esterni sugli individui; Brunswik e Lewin sono stati importanti perché hanno osservato
l’interazione tra individuo-ambiente ma soprattutto Lewin ha affrontato le sue ricerche attraverso
l’osservazione sul campo una metodologia molto importante per questa disciplina.
Inizialmente i primi studi hanno fatto riferimento alla psicologia architettonica, una denominazione
data dal fatto che i primi studi hanno dato importanza all’ambiente costruito e all’influenza che gli
edifici e le città hanno avuto sul comportamento e sul benessere degli individui. Le motivazioni
sono di tipo sociopolitico, infatti siamo nel periodo post-bellico con tutte le problematiche legate
alla ricostruzione delle città (es. Dresda e Coventry completamente distrutte dalla Seconda guerra
mondiale, le due città sono state ricostruite in modo differente, la prima completamente uguale e la
seconda in maniera differente). Fino alla fine degli anni 60 e oltre i principali temi sono stati:
inquinamento, rumore urbano e qualità ambientale. Una delle caratteristiche della disciplina è
quello di cercare di risolvere i problemi quindi un approccio applicato.
Invece, dagli anni 80 c’è stato un cambiamento e si fa riferimento alla sostenibilità, percezione del
rischio ambientale, promozione di comportamenti sostenibili. Gifford parla di psicologia della
sostenibilità. Possiamo dire chi ci sono quattro aspetti chiave che caratterizzano l’attuale psicologia
ambientale:
1. Un approccio fortemente interattivo persona/ambiente;
2. Interdisciplinità;
3. Focus applicativo (focalizzato sul problema);
4. Varietà dei metodi utilizzati.

Principali metodi utilizzati in psicologia ambientale


I metodi utilizzati non differiscono tanto dagli altri metodi utilizzati dalle altre discipline (vedi
tabella libro).

Esperimenti
Grazie all’esperimento che viene condotto in un setting estremamente controllato è possibile tener
sotto controllo le possibili fonti di inquinamento dei dati. I soggetti sono assegnati a caso alle
condizioni sperimentali. I tempi e le modalità della variabile indipendente sono determinati dallo
sperimentatore. Misurazione vigorosa della variabile dipendente che permette di stabilire rapporti di
causa-effetto fra VI e VD. Quindi un esperimento vero e proprio porta a delle conclusioni che
dovrebbero non solo di comprendere ma anche prevedere. Il luogo ottimale è quello del laboratorio
perché è l’unica situazione in cui si può avere un massimo controllo; lo svantaggio sta nel fatto che i
dati ottenuti in laboratorio possono essere differenti rispetto a quelli ottenuti in situazioni
ecologiche.
Davis e Ohman hanno condotto uno studio il cui scopo era quello di segnalare un protocollo di
studio che esaminasse l’impatto dell’aggiunta di segnali salienti in una simulazione di realtà virtuale
di un edificio residenziale per anziani sulla ricerca di indicazioni per gli adulti più anziani con e
senza AD. Questo studio aveva un campione di 40 anziani con cognizione normale e con
Alzheimer. Le misure di esito includevano la frequenza e la velocità con cui i partecipanti trovano
la posizione target in ciascuna condizione di segnale. I risultati dello studio hanno dato informazioni
importanti su quali potrebbero essere modi per favorire l’ambiente in pazienti con AD.

Quasi esperimenti
È possibile tener sotto controllo le possibili fonti di inquinamento dei dati. Nei quasi esperimenti
mancano alcune caratteristiche, infatti, i soggetti non sono assegnati a caso alle condizioni
sperimentali; tempi e modalità della variabile indipendente VI non sono determinati dallo
sperimentatore. Quindi il fatto che non ci sia questo controllo non permette di stabilire die rapporti
di causa-effetto tra VI e VD. Un esempio di quasi esperimenti è quello condotto da Mammarella e
Pazzaglia sulla percezione visiva e disturbi della memoria nei bambini a rischio di difficoltà di
apprendimento non verbale.
Sono stati reclutati per lo studio due gruppi di età compresa tra 11 e 13 anni, un gruppo era
composto da bambini che presentavano sintomi di disabilità dell’apprendimento non verbale e
l’altro gruppo, quello di controllo, senza difficoltà di apprendimento. Ai bambini venivano
presentati dei compiti che richiedevano capacità visiva spaziale, illusione visiva classica, una figura
ambigua classica, nonché compiti di percezione visiva ideati appositamente per questo studio. I
risultati hanno rivelato che le prestazioni dei bambini a rischio di NLD erano peggiori del gruppo di
controllo.

Studi correlazionali
In queste condizioni sperimentali si rinuncia a molti constrains. È possibile una misurazione
rigorosa delle variabili. Permette di acquisire informazioni su comportamenti non riproducibile in
condizioni controllate, stabilire che due eventi compaiono insieme con una certa frequenza ma non
permettono di stabilire rapporti di causa effetto. Lo studio fatto da Bonaiuto, Fornara e Bonnes è un
esempio di studio correlazionale. Nella loro ricerca in cui si indagavano gli incidici qualità
percepita dell’ambiente residenziale e attaccamento del quartiere negli ambienti urbani nella città di
Roma, sono stati utilizzati due strumenti che appunto misuravano la qualità del rapporto che gli
abitanti hanno con i loro quartieri urbani. Gli strumenti che sono stati utilizzati erano 11 scale che
misuravano la qualità ambientale percepita dei quartieri urbani e una scala che invece misura
l’attaccamento del quartiere: tre scale riguardavano gli aspetti spaziali, una gli aspetti umani,
quattro gli aspetti funzionali e tre gli aspetti contestuali.
Gli obiettivi dello studio erano: confrontare la struttura e il numero di entrambi gli indici di qualità
ambientale percepita e l’indice di attaccamento del vicinato e migliorare le qualità psicometriche. I
risultati dello studio confermano la struttura fattoriale delle scale, che includono 19 indici di qualità
percepiti e un indice di attaccamento di quartiere. Uno stesso fenomeno può essere studiato con
metodi diversi per identificare una convergenza di risultati attraverso: ricerca d’archivio, quasi-
esperimento o esperimento.

Metodi di raccolta dati utilizzati in psicologia ambientale


Alcuni metodi sono specifici della disciplina e altri comuni con altre discipline.
1. Osservazione dei comportamenti nell’ambiente (es. mappe comportamentali, tipico della
1. psicologia ambientale)
2. Self-report (questionari, interviste, focus-group)
3. Ricerca d’archivio
4. Analisi tracce ambientali (tipico della psicologia ambientale)
Un esempio di self-report focus group è quello condotto da Lee, Chaudhury e Hung. Lo studio ha
esplorato la percezione del personale sul ruolo dell’ambiente fisico nelle strutture di cura della
demenza nell’influenzare i comportamenti dei residenti e le pratiche di cura del personale. È stato
condotto un focus group con il personale, i partecipanti includevano infermieri, assistenti sanitari,
personale ricreativo, personale amministrativo e famiglia. Ai partecipanti veniva domandato “in che
modo l’ambiente fisico influisce sul comportamento e sul benessere dei residenti?” “In che modo
l’ambiente fisico ha un effetto sulla tua pratica di cura e sulle interazioni con i residenti?”. L’analisi
dei dati ha rivelato due concetti chiave: un ambiente fisico di supporto contribuisce positivamente
sia nella qualità di vita dei residenti che alla qualità dell’interazione dell’assistenza personale; un
ambiente fisico non favorevole contribuisce negativamente alla qualità di vita dei residenti e quindi
rende più impegnativo il lavoro del personale. Questo studio dimostra le complesse interrelazioni
tra l’ambiente fisico, le esperienze del personale e la qualità della vita dei residenti nelle strutture di
cura della demenza. Per quanto riguarda questionari, interviste, resoconti verbali dei soggetti viene
richiesta una valutazione di un ambiente o descrizione; il grado di soddisfazione ambientale del
soggetto; l’autovalutazione del suo benessere fisico e psicologico in relazione a un determinato
cambiamento ambientale.
Un esempio di questionario è il PEQIs questionari che riferiscono punteggi di qualità percepita. Lo
scopo è fornire un profilo degli atteggiamenti sulle persone implicate in grossi cambiamenti
ambientali (cambiamenti a livello di soddisfazione, eventuali differenze tra gruppi di età e sesso
diversi, occupati o non occupati, di diversa istruzione e livello socioeconomico, e così via). Un altro
esempio è il questionario IQURP che valuta che cosa le persone pensano rispetto alla qualità urbana
residenziale.

Metodi osservativi
Le mappe comportamentali sono un metodo classico utilizzato dagli anni 70 e partono proprio da
una mappa dell’ambiente e osservano in che modo e verso quale direzione si muovono i soggetti e
interagiscono all’i interno di quell’ambiente. Infatti, è un approccio utilizzato in ambiente
ospedaliero (es. disposizione dei mobili negli spazi comuni che possono favorire la socializzazione).
Questo metodo è in grado di seguire l’evoluzione del comportamento del singolo soggetto, valutare
quanto tempo passa da solo, quanto con gli altri, in quali momenti ha bisogno di maggiore privacy,
verifica quale attività caratterizza i locali in cui il soggetto passa più tempo. Un esempio è quello
riportato dalle osservazioni di mappe comportamentali degli uffici postali negli Stati Uniti. Gli
osservatori hanno rilevato le posizioni dei clienti in un determinato momento su base oraria. La
mappa rilevava le aree e i servizi maggiormente utilizzati e meno utilizzati, questo può essere
utilizzato come base per migliorare il servizio e la circolazione. Il POEs è un metodo utilissimo
poiché permette di controllare quali sono gli eventuali limiti o i punti a favore degli edifici percepiti
tramite persone che sono soliti a far visita a quell’ambiente (es. studenti nella scuola). Questo è
importante perché è possibile che nella progettazione non si tengano conto di alcune particolarità
che invece sono importanti per chi poi sfrutterà quella tipologia di ambiente. La valutazione post
abitativa è stata creata negli Stati Uniti ed è in uso dal 1960. Essa può essere definita come un
processo sistematico di valutazione delle prestazioni degli edifici dopo che sono stati costruiti e
occupati per un periodo di tempo.
La ricerca d’archivio è una raccolta di dati già esistenti che sono stati a loro volta raccolti per altri
scopi. Questo permette di correlare in maniera molto ampia alcune variabili. La ricerca di archivio è
utilizzata per accertare se ci sono quartieri della città in cui avvengono più scippi e aggressioni.

Studio sul campo


Lo studio sul campo come dice la parola stessa permette di effettuare delle osservazioni dirette. Un
esempio di studio sul campo è quello effettuato da Labate, Pazzaglia e Hegarty. Gli autori hanno
indagato se e fino a che punto la memoria di lavoro è implicata nell’acquisizione della conoscenza
dell’indagine attraverso la navigazione in un ambiente reale. Per lo studio è stato adottato un
paradigma a duplice compito, infatti, ai partecipanti veniva chiesto di apprendere il layout di due
piani di un edificio sconosciuto tramite la navigazione e di eseguire simultaneamente un compito
verbale o spaziale. Per la ricerca sono stati reclutati novanta studenti universitari che a loro volta
sono stati assegnati a uno dei tre gruppi in base alla condizione del compito simultaneo:
soppressione articolatoria, intercettazioni spaziali o controllo. Successivamente ai partecipanti
veniva richiesto di eseguire delle stime di direzione e attività di scelta rapida; i risultati hanno
mostrato che l’attività secondaria spaziale interferiva in modo molto forte con la conoscenza.

CAP 2: PERCEZIONE DEI RISCHI AMBIENTALI


I cambiamenti ambientali hanno portato die cambiamenti tra la relazione ambiente e uomo. Quali
rischi percepisce l’essere umano è una domanda cruciale. In generale il rischio si riferisce a una
situazione, un evento o un’attività che può portare a risultati avversi e incerti. ma i rischi ambientali
sono differenti. In primo luogo, i rischi ambientali sono caratterizzati da un elevata complessità e
incertezza, in secondo ruolo sono la conseguenza di comportamenti non di una singola persona ma
di un gruppo di persone. Pertanto, le mitigazioni non possono essere facilmente raggiunte. Terzo le
conseguenze dei pericoli per l’ambiente sono spesso ritardate temporalmente e geograficamente
distanti. Tutto questo può essere applicato ad un esempio che è importante negli ultimi decenni,
quello del cambiamento climatico.

Giudizio soggettivo del rischio


Percezione del rischio si riferisce al giudizio soggettivo delle persone sul rischio associato a qualche
attività, evento o tecnologia. La ricerca ha escogitato diverse tecniche per valutare i giudizi
soggettivi del rischio. In primo luogo, agli intervistati viene chiesto di dare un giudizio complessivo
in base alla valutazione o alla classificazione dei pericoli, del grado di preoccupazione o minaccia
che percepiscono. Un secondo approccio è quello di chiedere alle persone quanti soldi sarebbero
disposti a pagare per mitigare o quanto sarebbero disposti ad accettare per tollerare un rischio
particolare. Un terzo approccio consiste nel fare in modo che gli intervistati. Stimino la probabilità
soggettiva di un determinato risultato (es di morire di cancro al polmone quando esposti
all’amianto).

Euristiche
Spesso vengono utilizzate le euristiche per fare delle valutazioni soggettive. Quelle che vengono
utilizzate sono: l’euristica della disponibilità dell’ancoraggio e dell’adattamento. Secondo l’euristica
della disponibilità le persone spesso fanno affidamento sulla facilità con cui è possibile recuperare
dalla memoria istanze rilevanti di un evento. Più è facile ricordare gli esempi di un evento, più è
probabile che sopravvalutino il suo verificarsi L’euristica dell’ancoraggio e aggiustamento si
riferisce al fatto che, quando effettuiamo le stime, le persone spesso iniziando da un valore iniziale
(ancoraggio) e quindi regolano questa prima stima per arrivare a un giudizio finale. Una cosa
importante da sottolineare è che le persone sono soggette a ottimismo irrealisti: la tendenza delle
persone a credere che hanno maggiori probabilità di sperimentare eventi positivi e meno probabilità
di sperimentare eventi negativi. Un fattore che modella le valutazioni è la definizione di un
problema.

Attualizzazione temporale
L’attualizzazione temporale dei rischi ambientali si riferisce al fenomeno psicologico secondo cui
gli esiti nel lontano futuro sono soggettivamente meno significativi degli esiti immediati. Questa
percezione implica il fatto che i rischi ambientali sono percepiti meno gravi.

Paradigma psicometrico
Uno approccio consolidato allo studio della percezione del rischio è il paradigma psicometrico. Il
suo scopo è quello di identificare la mappa cognitiva di diversi pericoli, attività o tecnologie e le sue
dimensioni psicologiche sottostanti che portano gli individui a percepire qualcosa come più o meno
rischiosa. Due dimensioni sono state trovate: il rischio terrore rischio sconosciuto. Il rischio terrore
descrive la misura in cui un rischio è vissuto come terribile, con conseguenze gravi, catastrofiche
incontrollabili e involontarie Il rischio sconosciuto si riferisce alla misura in cui un rischio è
percepito come nuovo.

Rischio, valori ed etica morale


La percezione del rischio può essere guidata da valori posizioni etiche o morali. I valori sono una
visione dominante nell’etica ambientale e sono intrinsechi. Anche le considerazioni etiche o morali
svolgono un ruolo importante nella valutazione del rischio.

Emozioni
Le emozioni influenzano la percezione del rischio. Giudichiamo i rischi come più alti quando ci
sentiamo negativi riguardo un’attività, ma giudichiamo i rischi più bassi quando ci sentiamo positivi
al riguardo. Emozioni specifiche diverse possono avere un impatto differenziale sui rischi percepiti
anche se condividono la stessa valenza. La paura è associata alla valutazione delle situazioni come
incerte e incontrollabili, portando gli individui a valutare gli eventi come altamente sicuri e
controllabili, portandoli a percepire gli eventi come meno rischiosi. Al contrario, la abbia
predispone gli individui a valutare figli eventi come altamente sicuri e controllabili, portandoli a
percepire gli eventi come meno rischiosi. Le emozioni non solo influenzano la percezione ma sono
anche razioni ai rischi stessi.

CAP 3 STEG: STRESS AMBIENTALE


Lo stress è una situazione di squilibrio tra le domande ambientali e le risorse umane; la richiesta
dell’ambiente viene percepita o è superiore rispetto alle risorse di coping. L’etimologia della parola
è già indicativa, in latino significa oppressione. Questo squilibrio può essere oggettivo ma può
essere anche solo percepito nel senso che la persona ha l’impressione che non sia in grado di farne
fronte. Un altro aspetto da notare è che gli agenti stressanti possono essere agenti negativi ma anche
positivi (cambiamento di casa voluto). Tutto ciò che porta cambiamento può generare una
situazione di stress.
L’organismo in qualche modo risponde a queste situazioni ambientali, risposte adattive, avvengono
a più livelli: sul piano
biologico, cognitivo,
affettivo e comportamentale.
Due modelli di stress che in
realtà sono due modi diversi
di approccio nello studio. I
due modelli hanno sempre
proceduto in parallelo nelle
ricerche.

Stressori ambientali
Gli stressori ambientali sono molto frequenti nella vita quotidiana in particolare per le persone che
vivono in determinati contesti di vita urbana. Tra gli stressori: rumore, affollamento, condizioni
abitative scarse, scarsa qualità del vicinato e traffico. Questi elementi possono portare a
conseguenze negative, sfavorevoli per il nostro organismo.

Effetti degli agenti stressanti


Quando siamo difronte agli agenti stressogeni abbiamo un’attivazione fisiologica, un’arousal
dovuto a un eccesso di stimolazione. Quando ci troviamo in un ambiente rumoroso, anche se non ce
ne rendiamo conto abbiamo questo tipo di reazione. L’altro aspetto dello stress, altrettanto
insidioso, è quello del sovraccarico cognitivo. La nostra attenzione e ML sono delle risorse limitate
dal punto di vista sia della capienza che del mantenimento. Noi sappiamo che la nostra attenzione
per funzionare al meglio dovrebbe essere focalizzata sul compito e quindi avere la capacità di
eliminare tutti gli stimoli che non sono necessari. Ma nel momento in cui ci troviamo in un
ambiente rumoroso, la nostra attenzione è continuamente disturbata e quindi ci troviamo difronte a
un sovraccarico, noi non abbiamo abbastanza risorse per poterci dedicare al compito. Questo tipo di
sovraccarico porta a delle
conseguenze a livello emotivo e comportamentale.

Fattori che determinano l’influenza dell’evento stressogeno


L’evento stressogeno ha un impatto fortemente negativo quando la persona sente di non poter avere
controllo nella situazione (ambienti affollati) porta a emozioni negative e talvolta a deficit
cognitivi. Il controllo è importante perché si associa alle emozioni provate. La prevedibilità cioè
degli eventi imprevedibili hanno un impatto ancora più negativo. Anche se alcuni studi sembrano
dimostrare che anche di fronte a dei rumori prevedibili, le persone rispondono meglio ma i
comportamenti fisiologici si attivano ugualmente. Un altro aspetto sottolineato da Kaplan è quello
della familiarità, un ambiente familiare preserva dallo stress.

Conseguenze psicologiche dello stress


In quasi tutti i tipi di stress ci sono delle conseguenze a livello cognitivo. Lo stress porta a
prestazioni peggiori in compiti cognitivi come quelli: dell’attenzione, compiti multipli., memoria e
presa di decisioni. Altro aspetto è la conseguenza sulle emozioni. In alcuni casi ci può essere una
reazione che può essere di rabbia/aggressività ma anche di apatia/depressione. Queste strategie di
coping perdurano anche in situazioni in cui non è necessario attivarla.

Stress ambientale
Quello che contraddistingue lo stress ambientale è che questo è dettato da elementi cronici (es.
vivere in città il rumore, inquinamento e traffico). Oltre alla cronicità c’è la percepibilità degli
elementi stressogeni. L’aspetto motivazionale è importante. Un altro aspetto è che non hanno mai
quella caratteristica d’urgenza quindi è possibile andare avanti ignorando questi aspetti, anche
perché spesso è impossibile fare trattamenti. Alla luce di quello che è stato detto gli effetti vanno
interpretati alla luce di tre fattori:
1. Lo stressore, temperatura, rumore, affollamento…
2. Valutazione dello stressore
3. L’impatto che questo ha sull’organismo, a livello fisiologico, psicologico e
comportamentale.
Purtroppo, è difficile creare una situazione oggettiva di comfort che sia quindi la stessa per tutto,
quello che si potrebbe fare è dare la possibilità di controllo.
Alcuni esempi:
CAP 4 STEG: PERCEZIONE E VALUTAZIONE DEL
PAESSAGGIO
In questa Convenzione si da atto che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale,
sul piano culturale, ecologico e sociale e quindi tutto ciò può costituire una risorsa favorevole anche
sul piano economico. Quindi se salvaguardato gesti to e pianificato in modo adeguato può
contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro. Infatti, il paesaggio contribuisce al benessere e
alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea. Contribuisce alla
qualità di vita, considerando non solo a zone eccezionali (monumenti e resti archeologici) ma anche
a quello ordinario della vita quotidiana. Un paesaggio di qualità è in grado di svolgere un ruolo
attivo. Sempre secondo la Convenzione Europea del paesaggio la sua definizione è che il paesaggio
designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere
deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e delle loro interrelazioni. Un altro aspetto. Rilevante
è che la Convenzione si applica a tutto il territorio, cioè riguarda agli spazi naturali, rurali, urbani e
periurbani (periferie). Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i
paesaggi che possono essere considerati eccezionali, che i paesaggi della vita quotidiana e i
paesaggi degradati. Quindi è possibile dire che la percezione umana è centrale nella definizione di
paesaggio laConvenzione Europea non descrive il paesaggio di per sé ma è in interazione con il
soggetto stesso
che opera sul paesaggio.

Il documento fa riferimento a quello che viene chiamato il patrimonio culturale immateriale. È per
questo che nel 2003 ha adottato un’altra convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale
immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007.

Cosa rende attraente un paesaggio?


Ci sono moltissime componenti di un paesaggio (olfattivo, visivo ecc.). Le qualità visive di un
paesaggio, secondo i diversi approcci ci si muove all’interno di un continuum tra approcci
oggettivisti e approcci soggettivisti (Daniel e Vining).
Tra i modelli oggettivisti:
1. Ecological model, che sostiene che il valore del paesaggio è dato dal paesaggio in sé,
proprio perché ha un suo ordine ecologico, perché ha un senso nell’esistere. In quest’ottica
l’essere umano può essere un fruitore ma la. Maggior parte delle volte viene identificato
come un disturbatore del paesaggio.
2. Formal esthetic model, questi modelli tipici dell’architettura paesaggistica sostengono che la
bellezza di un paesaggio è proprio nelle caratteristiche formali.
3. Psychophysical model in cui si registrano quelle che sono le caratteristiche del paesaggio ma
le si mettono in relazione con delle valutazioni dei soggetti che percepiscono un determinato
paesaggio. Questo ci aiuta a prevedere la pianificazione del paesaggio.
4. Psychological model che sono vicini ma non del tutto ai modelli precedenti. Questo perché
le variabili che vengono messe in interazione tra di loro sono prettamente psicologici.
5. Phenomenological model, in questi modelli c’è la soggettività più assoluta. Quindi ogni
persona avrà nei confronti del paesaggio un tipo di valutazione differente tra le altre
persone.
Le teorie che spiegano le preferenze del paesaggio fanno una fondamentale differenziazione tra
teorie con preferenze innate e le teorie culturali.
Tra le teorie delle preferenze innate:
1. Biofilia (Wilson), la parola biofilia indica l’attrazione che gli esseri umani hanno verso gli
altri esseri viventi. Da questa teoria derivano una quantità di conseguenze a livello di qualità
visiva del paesaggio. I paesaggi che verranno preferiti saranno quindi quelli che conterranno
esseri viventi.
2. Habitat (Orians, teoria della savana). Orians sostiene che la nostra specie si sia evoluta in
Africa in un ambiente che è proprio quello della Avana. Questo tipo di ambiente è
contraddistinto da spazi molto ampi, da degli alberi che hanno una caratteristica a chioma
ampia. Per questo valore adattivo è un tipo di ambiente che noi preferiamo. Questa teoria ha
anticipato molti studi, in cui si proponeva la valutazione di diverse caratteristiche di alberi
(diverse chiome) o diverse caratteristiche ambientali (deserto, città o simile alla savana). Il
paesaggio simile a quello della savana è quello che ottiene una valutazione superiore,
soprattutto da parte dei bambini.
3. Prospect-refuge (Appleton), l’autore si domanda cosa sia funzionale e cosa sia stato
funzionale in passato. È arrivato alla conclusione che un luogo che garantisce un rifugio, nel
senso di protezione e che può permettere un’ampia prospettiva sull’ambiente è ottimale.
Anche questa teoria ha fatto da precursore per numerosi studi.
4. Preferencee-matrix (Kaplan e Kaplan). Questa teoria cerca di individuare le caratteristiche
che possono rendere bello o meno bello un paesaggio.
Le teorie culturali ipotizzano che sia l’aspetto culturale di un’intera popolazione sia le singole
esperienze di una singola persona possono entrare in gioco nella valutazione.
Tra le teorie:
1. Topofilia (familiarità) cioè siamo tendenti nell’apprezzare paesaggi a noi familiari (una
persona che nasce al mare amerà paesaggi marittimi). Alcuni autori infatti sostengono che
maggiore è la familiarità tanto più sarà elevato il giudizio del paesaggio. Altre teorie
sostengono che sia necessaria una certa discrepanza, cioè che il luogo non debba essere
troppo familiare ma neanche troppo nuovo.
2. Estetica ecologica (conoscenza), siamo più attratti a paesaggi di cui abbiamo conoscenza,
quindi quando attribuiamo importanza (es. foreste Equatoriali che costituiscono il polmone
del nostro pianeta).
3. Spirito dei luoghi (genius loci, unicità), cioè determinati paesaggi che non possono essere
confusi con altri e quindi la preferenza di questa.
4. Estetica della cura. Determinati paesaggi entrano nella nostra cultura perché in qualche
modo mostrano un lavoro positivo di cura dell’uomo. Ciò che esprime la storia e ciò che
esprime una cura.
Teoria della matrice di
preferenza di Kaplan e Kaplan
Questa teoria è molto importante, parte dal punto
di vista evoluzionistico quindi dai bisogni per la
nostra specie. I bisogni di cui parlano gli autori ci
permettono di anticipare i pericoli. Capire ed
esplorare sono due azioni fanno parte della vita
quotidiana e possono avere due livelli di
interpretazione:
1. Livello bidimensionale o immediato
2. Livello tridimensionale o inferito.
L’esigenza di capire viene soddisfatta a livello immediato quando percependo una scena si
percepisce anche coerenza (tutti gli oggetti della scena sono in accordo e non stonano). Questo si
percepisce ad esempio quando entriamo in un edificio e nell’entrata ci sono cartelli che danno
indicazioni e una reception. Il capire a livello inferito diventa leggibilità, cioè si ha l’idea che se ci
si addentra in un determinato paesaggio si riesce a fare un modello mentale o rappresentazione
chiara di quel paesaggio. L’esplorare fa riferimento a livello immediato alla complessità; l’essere
umano preferisce caratteristiche di complessità quindi dei paesaggi vari al loro interno che
presentano una biodiversità. La complessità non deve essere eccessiva altrimenti va a discapito
della coerenza. L’esplorare a livello inferito si riferisce al concetto di mistero. Cosa cerca
l’esploratore? Cerca qualcosa di nuovo, gli ambienti che ci lasciano qualcosa da esplorare.
Numerosi dati a sostegno del “mistero” a livello sperimentale.

Metodi
I metodi psicologici e psicofisici sono quelli che hanno un maggior valore e consistono nella
presentazione e valutazione di diversi materiali come:
1. Foto;
2. Ambienti reali. Valutati con l’uso di smartphone;
3. Ambienti in realtà virtuale;
4. Riprese satellitari;
5. Uso dei movimenti oculari (movimenti/fissazioni e dilatazione della pupilla).

CAP 5: EFFETTI BENEFICI DELLA NATURA SULLA


NOSTRA SALUTE
L’idea che questi effetti esistano ha una lunga storia. Già Ippocrate aveva ipotizzato che l’ambiente
naturale avesse effetti benefici nella guarigione. In Olanda è stata fatta un’intervista partendo
dall’affermazione “Passare del tempo nella natura mi fa stare bene” hanno risposto in pieno accordo
il 92% delle persone. Il problema è se questa idea generale è una questione di buon senso oppure si
ci sono delle evidenze scientifiche.
Questa esigenza ha dato un impulso agli studi. Le domande che ci si pongono nella ricerca empirica
sono:
1. Si tratta di effetti documentabili?
2. Quali dimensione e tipi di ambiente naturale sono coinvolti?
3. Dove?
4. Per chi?
Urban Mind ha proprio analizzato attraverso un’app questa relazione. Dai primi dati sembrerebbe
che la visione del mondo naturale porti a una maggiore sensazione di benessere e questo effetto è
ancora più marcato sulle persone che soffrono di varie forme di nevrosi e psicosi. Cosa si intende
per salute? La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo la
mancanza di malattie o infermità. Quindi oltre all’approccio biomedico ma più verso un approccio
psicosociale. Questo è stato un cambio di paradigma notevole. L’OMS utilizza una nozione poco
soddisfacente, è raro che una persona si trovi completamente in salute sotto tutti quegli aspetti,
un’altra definizione che viene riportata è quella di Saracci del 1997 in cui si parla della condizione
di benessere come una condizione libera da malattie e infermità. Ma anche questa definizione
sembra poco esaustiva.
Gli studi che si occupano degli effetti del verde sulla salute fanno riferimento alla definizione con
approccio psicosociale. Un aspetto importante è il concetto di funzionamento, proposto sempre
dall’OMS. Ossia la valutazione di come una persona funziona nella vita quotidiana, se soddisfa le
proprie esigenze, qualità della vita soggettivamente percepita. Vedendola in quest’ottica la salute
diventa un ampio concetto di star bene, realizzazione di aspettative e soddisfazioni di bisogni,
interazione adattiva con l’ambiente fisico e sociale. La salute e la malattia non sono quindi più
intese come dicotomie. Ma è possibile che la salute sia presente anche in corrispondenza di
malattie. La malattia può essere apportatrice di significati e di opportunità di crescita psicologica, e
non solo di elementi depressivi e di perdita.

Psicologia positiva
La psicologia positiva è una disciplina molto in voga. La caratteristica è quella di porre l’attenzione
sulle risorse e potenzialità anziché su carenze e deficit. Quindi che si occupa di come potenziare al
massimo le caratteristiche degli individui. La rassegna del 2015 del World Happiness Report ha
sottolineato quali fossero i principali costituenti del benessere che comprende anche gli aspetti di
interazione dell’individuo con l’ambiente. Le persone infatti, hanno dichiarato di percepire
benessere quando si sentono positive, quando si riprendono velocemente dalle esperienze negative,
quando si rimettono in gioco con azioni altruistiche e di comportamento prosociale e quando
esprimono alti livelli di mindfullness. Queste caratteristiche sono riconducibili alla rigenerabilità
ambientale che a sua volta è molto legata all’ambiente naturale.

Definizione di natura
La natura è un termine utilizzato per definire un’ampia gamma di ambienti naturali e loro
caratteristiche (animali, alberi, ecc.) quindi l’ambiente naturale nella sua interezza con i suoi
elementi.
Quando si parla di ambiente naturale quando c’è una prevalenza di presenza di verde. Ma ci sono
ulteriori distinzioni: paesaggio in cui c’è l’intervento dell’uomo, Area naturale in cui la presenza
della mano umana è meno evidente, spazio verde dove in una città c’è la presenza di natura. Gli
studi empirici hanno trovato una relazione tra natura e salute. Il precursore è stato Hurrich che ha
condotto in ambito ospedaliero una ricerca; soltanto la vista del verde rispetto a un’altra vista
portava a una diminuzione significativa del periodo di ospedalizzazione e minor bisogno di
antidolorifici con minor percezione di dolore. Un altro settore di ricerche si è occupato di osservare
l’efficacia di programmi terapeutici centrati sul contatto con la natura. Questi programmi possono
essere rivolti a diverse problematiche. I programmi che sono utilizzati sono:
1. Wilderness;
2. Orticultura;
3. Attività fisica nel verde.
Il problema che li accumuna è di tipo pratico. Non si ha un gruppo di controllo. Un altro aspetto è
quello degli spazi verdi e salute pubblica. È importante per la salute pubblica l’accesso a aree verdi
urbane? Quello che è possibile concludere dall’insieme degli studi, è che c’è un legame tra quantità
di verde e benessere; particolarmente per persone anziane e livello socioculturale basso,
probabilmente le persone anziane hanno una minor possibilità di spostarsi e quindi risente ancora di
più della mancanza di verde nella propria abitazione, quindi la presenza di verde va a compensare le
vulnerabilità. La presenza di verde riduce le differenze in salute a fattori socioeconomici: differenze
di mortalità tra poveri e ricchi si riducono quando c’è maggiore disponibilità di verde.
Ci sono degli studi che suggeriscono che anche
la qualità di verde influisce. È necessario quindi
che vengano effettuati degli interventi su quelle
aree che magari si presentavano verde ma non
erano spazi curati. Ci sono stati in passato
interventi effettuati da associazioni che hanno
cercato di rinsanare gli spazi utilizzando meno
costi possibili e producendo un miglioramento
della salute pubblica. Rigenerare le aree
degradate ha degli effetti sulla percezione verso
i crimini e non solo. Alcuni studi hanno chiesto quali fossero le sensazioni di depressione, scarso
valore personale e sensazione di avere una scarsa salute mentale. Questi indici migliorano dopo gli
interventi. Dal punto di vista teorico è difficile capire se la variabile sia stata proprio il verde oppure
semplicemente l’intervento anche s egli studi suggeriscono che gli effetti marcati siano dati proprio
dalle aree verdi rinsanate. La relazione tra natura e salute è diretta ma sicuramente mediata da altri
meccanismi. Come la qualità dell’aria, attività fisica, una maggiore coesione sociale e una riduzione
dello stress. La conclusione che si trae è che la vera mediazione è quella della riduzione dello stress.
In tutti gli altri meccanismi non è sempre chiaro ad esempio nel sostenere un effetto della natura
sulla qualità dell’aria, sull’attività fisica e sulla coesione sociale.

CAP 6: AMBIENTI RIGENERATIVI


La base di partenza è data dall’ipotesi della biofilica, proposta negli anni ’80 da Wilson. La teoria
sostiene che gli esseri umani abbiano preferenza innata degli ambienti naturali rispetto ad ambienti
urbani. Gli esseri umani sono programmati per agire in ambienti naturali e quindi funzionano meno
bene in ambienti costruiti. Quindi la valutazione ambientale dipende sia da qualità estetiche ma
anche dal riconoscimento che si tratta di una risorsa utile per l’uomo: gli ambienti naturali sono
portatori di caratteristiche rigenerative che favoriscono il recupero e il mantenimento del
benessere fisico. Il concetto di ambiente rigenerativo è legato al concetto di stress ambientale. Lo
stress ambientale si verifica quando le richieste ambientali superano le capacità di risposta
dell’individuo. Lo stress non è necessariamente una risposta negativa, ma è una risposta adeguata,
diventa negativa quando si perpetua nel tempo. La risposta (adattiva più o meno percepita) avviene
sul piano biologico con l’attivazione di cortisolo o aumento del battito cardiaco; cognitivo, affettivo
e comportamentale come quella della chiusura comportamentale stessa (ascoltare musica). È stato
studiato anche quali tipologie di fattori ambientali che possono portare a situazioni di stress. Si parte
da quelli più traumatici come cataclismi ad eventi più o meno stressogeni come eventi di vita
stressanti (trasloco), problemi stressanti quotidiani (perdere un treno) e stressori ambientali veri e
propri (rumore, affollamento e inquinamento). Gli agenti stressogeni avvengono attraverso due
meccanismi:
1. Arousal ossia attivazione fisiologica che è dovuta a un eccesso di stimolazione;
2. Overload ossia sovraccarico delle risorse cognitive.
Diverse strategie di coping possono essere messe in atto da salvaguardia allo stress. Un esempio è
proprio quella di recuperare le risorse cognitive ed affettive che sono state operate in situazione di
stress e recuperarle attraverso gli ambienti rigenerativi. Gli ambienti rigenerativi sono dei particolari
ambienti in grado di attivare un recupero psicologico o fisiologico dallo stress. In questo ambito due
teorie sono state particolarmente influenti:
1. Teoria psico-evoluzionistica di Ulrich che fa riferimento agli aspetti affettivi;
2. Teoria Attention Restoration di Kaplan che si concentra di più sulle risorse cognitive.
Le teorie hanno sia somiglianze che differenze. Tra le somiglianze le basi evoluzionistiche e il
valore rigenerativo della natura. E tra le differenze gli stati antecedenti nella teoria di Ulrich cioè la
produzione di. una particolare risposta fisiologica e affettiva mentre nella teoria di Kaplan sono i
processi cognitivi che diventano più importanti.
La prima teoria quella di Ulrich, sostiene che gli stimoli naturali favoriscono la comparsa di
emozioni/stati d’animo positivi e anche a dei cambiamenti a livello fisiologico. Il primo
cambiamento infatti è a livello fisiologico con l’attivazione del sistema parasimpatico e
secondariamente ci sono dei cambiamenti sul piano emotivo, diminuiscono le emozioni negative e
aumentano quelle positive.
Questi effetti si evidenziano
in modo marcato quando si
ha anche fare con persone
sotto stress, quindi l’effetto
rigenerativo inizialmente è
stato studiato in persone
sotto stress. Ci sono molti
studi a sostegno di questa
teoria.

La seconda teoria quella di Kaplan parte dalla distinzione tra attenzione diretta e attenzione
spontanea. Kaplan quando parla di ambienti rigenerativi fa riferimento principalmente agli ambienti
naturali, senza escludere gli altri ambienti. Questo perché qualunque ambiente ha delle proprietà
rigenerative se rispondono a 4 caratteristiche come:
1. Being-away, ossia una sorta di ambiente che mi permettere di evadere dalla vita quotidiana;
2. Fascination, un aspetto molto importante che si riferisce alla capacità di attrarre in maniera
spontanea l’attenzione;
3. Extent (coherence and scope), un ambiente rigenerativo è un ambiente coerente;
4. Compatibility, quando è compatibile con le esigenze.
È interessante una distinzione tra Hard Fascination e Soft Fascination. La prima cattura i sensi ma
non permette di pensare ad altro; la seconda è suscitata da stimoli di moderata intensità, lascia
spazio alla riflessione personale. Entrambe comunque riportano a una rigenerazione.
Le fasi di rigenerazione avvengono:
1. Liberando la mente da pensieri intrusivi;
2. Quiete cognitiva;
3. Considerazione di problematiche inizialmente non disponibili;
4. Riflessione sui propri obiettivi, priorità e progetti.
Quindi individuare degli ambienti rigenerativi non ha delle ripercussioni solo in fase momentanea
ma anche in un lungo periodo. L’effetto rigenerativo si può ritrovare anche negli ambienti ricostruiti
come nei musei, musei all’aperto, monasteri, luoghi di culto e centri storici con luoghi naturali.
Dalla teoria di Ulrich e da quella di Kaplan deriva la progettazione biofilica che porta proprio al
benessere perché:
1. Asseconda i bisogni estetici dell’individuo;
2. Evita il sovraccarico cognitivo e l’eccessiva stimolazione fisiologica;
3. Favorisce la rigenerazione dell’attenzione.

CAP 7: AMBIVALENZA VERSO NATURA E PAESAGGI


NATURALI
Sebbene sia evidente che i paesaggi generalmente portano a benefici, c’è motivo di credere che non
sempre le relazioni tra natura e ambiente siano positive. Questo sembra dipendere dal grado di
influenza umana sui paesaggi. Infatti, paesaggi con un livello molto basso o molto alto di influenza
umana tendono ad evocare risposte miste positive e negative. Le relazioni alla natura e al paesaggio
naturale sono generalmente positive (es. studi sull’estetica del paesaggio e sulla rigeneratività
ambientale).

Panoramica storica
Tuttavia, è stato registrato un atteggiamento ambivalente. Quando si parla di ambivalenza nei
confronti della natura, l’attenzione si concentra spesso sulla natura selvaggia. Sebbene la natura
selvaggia sia stata definita in tanti modi, il termine generalmente viene utilizzato in riferimento a
quelle aree naturali non toccate dall’uomo. Per la maggior parte della storia, la natura selvaggia era
associata a luoghi da temere ed evitare, ma negli anni ha anche assunto un’accezione di orgoglio
nazionale. Nel mondo occidentale tali luoghi sono stati spesso associati a paura e evitamento fino al
Medioevo e oltre. Durante l’illuminismo l’interesse scientifico e conoscitivo verso la natura
selvaggia ha preso il sopravvento da parte delle classi agiate. Durante il romanticismo i luoghi
selvaggi hanno assunto un’immagine di sacralità. Dalla fine del XX secolo nasce il concetto di
biofilia. Tuttavia, le percezioni negative della natura selvaggia come luogo inutile, insicuro e
disordinato non sono svanite.
La Wilderness evoca significati ambivalenti come: morte e libertà. Ma non solo, vengono evocate
risposte emotive ambivalenti: paura (veicolata dalla biofobia) e altre emozioni negative, energia
psicologica positiva, autostima ammirazione e meraviglia.

Studi
Uno studio condotto tra studenti olandesi fornisce alcune prove empiriche dei significati
ambivalenti della natura selvaggia. Ai partecipanti è stato chiesto di riferire quanto spesso erano
inclini a pensare a vari argomenti specifici, tra cui morte e libertà, quando si trovavano in un
ambiente selvaggio, rispetto a quando si trovavano in un ambiente naturale gestito o in città. Circa il
76,5% ha indicato di essere più propenso a pensare alla morte in natura selvaggia che in natura
gestita, e il 68,9% ha dichiarato di essere più propenso a pensare alla morte in natura che in città.
Non solo, la natura selvaggia era associata anche a pensieri di libertà; l’81,1% dei partecipanti ha
riferito di essere più propenso a pensare alla libertà nella natura selvaggia che in quella gestita, e il
77,8% era più incline a pensare alla libertà nel deserto che in città. Questa doppia associazione tra
natura selvaggia e pensieri sulla morte e libertà si adatta all’idea che la natura selvaggia assuma
significati ambivalenti ma non solo anche a emozioni negative e forti emozioni positive. Sulla base
di analisi quantitative degli incontri personali delle persone con minacce naturali, hanno identificato
quattro gruppi di situazioni che tendono a evocare sia la paura che il fascino nelle persone:
 Incontri ravvicinati con animali selvatici;
 Scontri con le forze della natura (es. terremoto);
 Situazioni travolgenti (es. grandezza di una foresta);
 Situazioni disorientanti (perdersi nei boschi).

Visioni del mondo


Ci sono differenti visioni. La visione antropocentrica e econcentrica della natura che a sua volta si
esprime in quattro posizioni, non mutualmente escludentesi, umani come padroni, guardiani, partner
e partecipanti del mondo naturale. Esiste una relazione tra queste posizioni e le preferenze espresse
per diversi tipi di paesaggio. Visioni altamente antropocentriche sono più forti nei ceti svantaggiati,
negli emigranti, in persone che svolgono attività connesse al paesaggio (agricoltori e cacciatori).

Cause dell’ambivalenza
Tra le cause di questa ambivalenza, una possibilità è stata individuata dal fatto che alcune persone
potrebbero non avere conoscenze sufficienti per poter godere appieno dei benefici della natura.
Secondo i sostenitori dell’estetica ecologica, il valore intrinseco e la bellezza della natura possono
essere pienamente apprezzati solo se le persone hanno una conoscenza sufficiente e una
comprensione più profonda degli ecosistemi intatti. Questa spiegazione suggerisce che
l’ambivalenza delle persone verso la natura può essere risolta attraverso l’educazione e mettendo le
persone in contatto con la natura selvaggia. Un problema però è che questa prospettiva non si adatta
alle differenze individuali
Un'altra possibilità è che l’ambivalenza nei confronti della natura sia radicata nelle motivazioni
umane fondamentali (la natura selvaggia è intrinsecamente associata all’incontrollabilità e alla
morte). Il resoconto motivazionale si adatta bene a quelle che sono le differenze individuali. Si
vedano punti a favore, criticità e meccanismi. Queste riflessioni teoriche hanno ricadute in:
- Educazione ambientale
- Interventi pubblici sulle aree naturali.
Possono inoltre porre le basi per una progettazione partecipata dei paesaggi naturali.

CAP 8: DIMENSIONI UMANE NELLA FAUNA SELVATICA


Gli umani sono fortemente attratti dalla fauna selvatica. Tuttavia, le relazioni negative con la fauna
selvatica sono anche comuni. In genarle, le relazioni tra uomo e fauna selvatica sono complesse in
quanto strettamente legate con l’evoluzione umana in ambienti naturali, e sono anche
manifestazioni di socializzazione ed esperienze individuali passate. Mentre la ricerca sulle
dimensioni umane della fauna selvatica si è principalmente focalizzata sugli aspetti cognitivi, nuove
strade stanno iniziando a enfatizzare l’importanza dei fattori emotivi.

Teorie
Kellert ha presentato una teoria partendo da una serie di interviste e sondaggi su larga scala, ha
distinto nove atteggiamenti di base nei confronti della fauna selvatica.

La gerarchia cognitiva sottolinea che i valori appartengono a una gerarchia di cognizioni che
formano la base per il comportamento umani e includono valori, orientamenti di valore,
atteggiamenti e norme e intenzioni comportamentali. In questa gerarchia i valori sono le cognizioni
più astratte, mentre le intenzioni comportamentali sono le cognizioni più specifiche e gli antecedenti
immediati del comportamento reale. Nel contesto della fauna selvatica, una persona può proiettare
questo valore solo sugli umani e trovare la caccia accettabile, mentre un’altra persona può proiettare
la libertà sia sull’uomo che sulla fauna selvatica e trovare la caccia inaccettabile. Il valore
fondamentale quindi non spiega direttamente il pensiero e il comportamento specifici.

Orientamenti sul valore


Sono stati identificati due orientamenti sul valore di wildlife predominanti sul valore della fauna
selvatica: dominazione e mutualismo. Le persone con un orientamento al valore della fauna
selvatica dominante credono che la fauna selvatica debba essere utilizzata e gestita a beneficio
dell’uomo e hanno maggiori possibilità di privilegiare il benessere umano rispetto alla fauna
selvatica. Quelli con un orientamento al valore della fauna selvatica mutualistico vedono la fauna
selvatica come parte di una famiglia allargata, che merita cure e diritti come gli umani. Questo tipo
di orientamento a sua volta si basa su due dimensioni di base: convinzioni di affiliazione sociale e
convinzioni premurose.

Prevedere le norme e gli atteggiamenti verso la salute


Gli orientamenti sul valore della fauna selvatica dovrebbero prevedere gli atteggiamenti, le norme e
i comportamenti delle persone nei confronti della fauna selvatica. La ricerca ha dimostrato che gli
orientamenti sono efficaci nella prevenzione dei comportamenti come la partecipazione ad attività
ricreative e il supporto per interventi nella gestione della fauna. Quelli con orientamento dominante
hanno maggiori probabilità di essere cacciatori e pescatori, quelli con orientamento mutualista
hanno maggiori probabilità di partecipare alla visione della
fauna selvatica.

Emozioni
La ricerca sulle emozioni nei confronti della fauna selvatica è molto meno ampia della ricerca sulle
cognizioni. Tuttavia, le emozioni possono svolgere un ruolo chiave nelle nostre esperienze,
percezione e ricordi. Le componenti emotive possono essere influenzate da fattori biologici e
dall’apprendimento culturale e individuale. Diversi fattori possono influenzare le reazioni emotive.
In primo luogo, gli umani hanno preferenze innate per guardare i movimenti biologici rispetto ai
movimenti non biologici di conseguenza le persone sono geneticamente non inclini a occuparsi e
rispondere agli animali. In secondo luogo, alcune risposte emotive alle specie selvatiche rilevanti
per la sopravvivenza vengono apprese rapidamente e disimparate lentamente a causa di innati
programmi di apprendimento. In terzo luogo, le persone hanno predisposizioni mentali per
rispondere emotivamente alla fauna selvatica. In quarto luogo tendiamo a reagire emotivamente alle
espressioni emotive della fauna selvatica (gli animali calmi ci fanno sentire calmai). In quinto
luogo, la conoscenza degli animali può rafforzare o trasformare il modo in cui una reazione emotiva
corporea ad un animale viene interpretata in un0esperienza cosciente. Diverse risposte emotive
possono essere causate da varie combinazioni di questi meccanismi.

CAP 9: APPRAISAL DEGLI AMBIENTI COSTRUITI


Per Appraisal si intende l’impressione che la persona percepisce rispetto agli ambienti, ma in questo
caso su ambienti prevalentemente costruiti. Gli architetti e le persone comuni danno la stessa
valutazione agli edifici? Oppure la loro valutazione è differente? Questa domanda dal punto di vista
applicativo non è esaustiva. I giudizi che vengono dati da che cosa dipendono? Dipendono dalle
caratteristiche dell’oggetto oppure sulla base di caratteristiche personale potranno esserci delle
variazioni. Infine, alcuni approcci nella progettazione possono essere esaustivi perché sono in grado
di promuovere il benessere di chi li utilizza.
Robert Gifford guidò una ricerca. L’interesse era proprio quello di capire le differenze nei giudizi
estetici tra architetti e persone comuni. Da una parte il raccogliere i giudizi di queste categorie di
persone rispetto a un ampio numero (più di quaranta edifici moderni). Oltre a questo, si
differenziava il tipo di giudizio richiesto. Veniva richiesta una misura globale in cui i partecipanti
dovevano ad indicare su una scala a 10 punti (1 terribili 10 eccellente). Questi studi fanno
riferimento al modello Circomplesso di Russell, i giudizi possono essere raccolti sulla base di due
dimensioni. Una dimensione orizzontale che riguarda gli elementi di piacevolezza dell’edificio e
quindi avrà una parte negativa di assoluto non piacere e quindi emozioni negativi suscitati dal punto
di vista di piacere rispetto all’edificio e dall’altra parte la massima piacevolezza. L’altra dimensione
ortogonale è quella dell’arousal, un edificio può avere un potere attivante, e quindi un edificio può
essere valutato come intenso, o addirittura inattivante. Se si incrociano le dimensioni nelle varie
circonferenze all’interno del cerchio, è possibile arrivare a una serie di aggettivi dell’edificio, dal
sensazionale al rilassante fino ad arrivare ad un edificio che può essere valutato come noioso.
Questo strumento di valutazione è stato molto utilizzato ed è utile per raccogliere quelle che sono le
impressioni generali degli ambienti fisici e costruiti che suscitano nelle persone.
Lo scopo della meta-analisi era quello di confrontare i giudizi degli architetti e persone comuni. Le
ricerche avevano rilevato che molto spesso i giudizi non sono omogeni. L’altro aspetto della ricerca
è quello di andare a vedere se le valutazioni dipendano da caratteristiche specifiche degli edifici.
Questo è stato possibile anche grazie all’utilizzo del The
Lens Model (il modello a lente) che esamina un numero
molto alto di caratteristiche specifiche degli edifici per
capire quali tra queste abbiano un effetto nella valutazione.
Il giudizio globale richiede di valutare da 1 a 10 la valenza
architettonica degli edifici. I giudizi dati da persone comuni
ed architetti correlano molto poco. Se si osserva la
piacevolezza dell’edificio, la correlazione è ancora più
bassa addirittura negativa. Un altro aspetto da considerare è
rispetto all’arousal la correlazione è positiva, quindi rispetto
a questo aspetto c’è un maggiore accordo tra persone
comuni e architetti. Non c’è relazione tra giudizio globale
ed arousal quindi la valutazione generale non dipende dal fatto se l’edificio sia più o meno attivante.
Mentre c’è una relazione tra il giudizio globale e la piacevolezza. Le persone comuni quando danno
una valutazione generale in realtà lo fa in funzione dell’impressione positiva di piacevolezza.
Questo è meno presente nel gruppo degli architetti. Il modello è molto informativo perché identifica
i singoli aspetti e componenti dell’edificio. Il primo punto fondamentale è che per quanto riguarda
le persone comuni non c’è nessuna relazione tra il grado di piacevolezza e le singole caratteristiche,
questo sta ad indicare che le persone non valutano le singole caratteristiche ma la dimensione nella
globalità. Per gli architetti invece alcune specifiche caratteristiche si legano sia alla piacevolezza
(ringhiere) ma anche all’arousal. L’arousal, anche nelle persone, è in relazione a specifiche
caratteristiche. Le caratteristiche che attivano l’arousal si differenziano tra le persone e gli architetti
(gli architetti giudicano come altamente attivanti gli edifici che hanno molti elementi metallici, le
persone comuni risultano attivate da altri elementi come dalle superfici che riflettano la luce).
Rispetto a questo studio quindi è possibile affermare che le valutazioni non coincidono e non sono
dettate dalle stesse caratteristiche.

Caratteristiche generali che rendono piacevole un edificio


Alcuni studi condotto di Nasar, mostrano che nei giudizi ci sono delle costanti soprattutto se si
vanno ad analizzare caratteristiche architettoniche differenti. Si sono mostrate foto con architetture
differenti chiedendo un giudizio. È stato dimostrato che alle persone piace quando negli edifici è
possibile cogliere un senso del passato. Quando vengono osservare superfici decorate, ricche di
dettagli, in rilievo o incavate. Nel giudizio secondo Nasar entrano in gioco:
1. Qualità formali (complessità, ordine, chiusura);
2. Qualità simboliche (stile: barocco, post-moderno, ecc.);
3. Qualità schematiche (prototipicità).
Dalla combinazione di queste caratteristiche derivano i giudizi: piacevole, spiacevole, amichevole,
evitante, alto/basso status ecc.

Caratteristiche che contribuiscono all’appraisal


Le differenze individuali che sono state rilevate per quanto riguarda l’impressione suscitata da un
edificio dipendono da elementi specifici che sono stati studiati:
1. Scopi, intenzioni, insieme di conoscenze, umori, cultura di appartenenza, esperienze di vita
interagiscono con le caratteristiche fisiche di un insieme di edifici.
2. Training specifici: differenze tra architetti e non architetti, rendono difficile per un architetto
predire cosa piace alle persone comuni. Infatti, alcuni significati veicolati dagli architetti non
sono colti dalle persone comuni.
3. Differenze di ruolo (management di una residenza vs ospiti, il caso dell’ospedale). Degli
studi hanno mostrato che nell’ottica della committenza l’aspetto importante era progettare
degli edifici che portassero a socializzare tra di loro. Ma per gli ospiti era importante
salvaguardare la privacy piuttosto che la socializzazione.

Approcci al design che promuovono il benessere e


comportamenti salutari
Gli approcci che vengono delineati, sono approcci che da diversi anni sono suggeriti. Il problema è
spesso dettato dal gap teorico e il loro effettivo utilizzo nella pratica. Gli approcci sono: Social
design, Biophilic design ed Evidence-based design.
Il Social design o architettura sociale, sente fin dall’inizio del progetto la raccolta delle opinioni
degli utenti che possono essere raccolti tramite questionari, interviste o focus-group. Questo genere
di architettura permette di capire quali sono le esigenze delle persone che poi andranno a vivere o
lavorare all’interno di un determinato edificio. Creare degli ambienti che sono funzionali rispetto
agli scopi può aumentare la produttività e per certi aspetti il benessere. Purtroppo, questo tipo di
design non è molto utilizzata nonostante il suo vantaggio. È un processo che richiede una lunga
progettazione e anche dei costi. La formazione stessa degli architetti non richiede un interesse verso
la psicologia ambientale.
Il Biophilic design è estremamente importante soprattutto in una società come quella odierna che
sempre più si stacca alla natura. Strettamente legata a questo genere c’è il Restorative design che
per alcuni aspetti fa riferimento al Biophilic per quanto riguarda l’integrazione degli elementi
naturali.
L’Evidence based-design propone un’idea di design che faccia riferimento a ricerche empiriche
che talvolta possono essere limitate, per poi arrivare a progettare degli edifici che abbiano
caratteristiche migliori, come l’illuminazione, riduzione del rumore e affollamento, promozione
dell’orientamento ecc. Gli architetti sono abituati ad avere delle linee guida delle indicazioni molto
pratiche e non sono spesso a conoscenze di valutazioni sperimentali, quindi sarebbe utile che figure
di esperte possano colmare il gap e dare quindi delle indicazioni. Tutti e tre gli approcci sono molto
importanti e se applicati in modo corretto potrebbero portare ad elevati benefici.

CAP 10: QUALITA’ AMBIENTALE URBANA


Su scala mondiale nel 1950 solo il 3% viveva nelle città, nel 2014 il 50% si è spostato a vivere nelle
città e si prospetta che nel 2030 il 70% vivrà in città. Il fenomeno di trasformazione delle città
riguarda il fatto che le città si stanno ingrandendo tanto da arrivare a metropolitane. Le grandi città
che sono in via di sviluppo, in questi centri un settimo delle popolazioni vivono in bidonville ossia
quartieri assolutamente degradati in cui le persone non vivono in delle case vere e proprie. Questo
comporta delle problematiche di tipo sociale e di salute pubblica. Gli esperti devono cercare degli
interventi positivi per riqualificare il territorio, la riqualificazione non è facile. In letteratura ci sono
alcuni esempi di riqualificazione (esempio di Caracas), in qui si è arrivato a proporre delle soluzioni
non accettate dagli abitanti stessi. Il passaggio nelle città è senz’altro un progresso, nei tempi più
recenti l’immensa evoluzione dal punto di vista tecnologico ha portato a cancellare le differenze di
chi vive fuori dalle città e chi vive nelle città.
Cosa caratterizza vivere in città? Prima di tutto vivere in città significa vivere prevalentemente in un
mondo costruito, il fatto di vivere in un ambiente costruito comporta una serie di conseguenze
legate agli stress ambientali. L’ambiente in città con il sovraffollamento, il rumore porta a un
overload con conseguenze anche comportamentali. La gente nelle città ha un minor contatto fisico,
maggiore anonimato, minore comportamento di aiuto (studio di Milgram diffusione di
responsabilità), questo porta all’anonimato ed è per questo motivo che le persone hanno l’esigenza
di emergere nella grande folla. Maggiore diffidenza verso gli estranei e minore responsabilità sui
beni pubblici. Un fenomeno curioso è il fenomeno dei familiari estranei, persone che in realtà
incontriamo ogni giorno ma sono delle persone che non conosciamo. Pur essendo degli estranei
hanno delle caratteristiche e una valenza diversa rispetto a chi non vediamo mai. Non li conosciamo
ma entrano a far parte della routine quotidiana. Si è visto che si familiarizza quando li si incontra
fuori contesto. Infatti, si è visto che nella vita in città hanno una funzione positiva perché danno un
senso di familiarità con il luogo e maggior senso di sicurezza. Gli aspetti positivi del vivere in centri
urbani sono definiti dall’anonimato che consente una maggiore libertà, le minoranze godono di
questo anonimato. Tuttavia, persone con disturbi mentali o persone fragili (anziani) vivono meno
bene in città e richiedono più assistenza. Le grandi metropoli mostrano in ogni caso delle
dimensioni urbane molto vicine dal cittadino, questo dipende dagli interventi che possono essere
attuati. Uno studio pubblicato una decina di anni fa riporta l’intervento effettuato a Portland, un
intervento caratteristico che porta a un miglioramento della vita della città facendo leva sulle risorse
di comunità. All’interno della città sono state individuate le risorse (comunità, associazioni di
volontariato, associazioni sportive, abilità dei singoli cittadini) si crea un ponte di queste per
apportare degli interventi migliorativi. La mappa a forma di griglia, tipica delle città americane,
questa pianta può favorire l’orientamento ma a patto che non vi sia un’estrema monotonia di come è
il paesaggio. Un altro aspetto negativo è che manca la possibilità di punti di ritrovo. In questa
amministrazione si è cercato con il coinvolgimento di tutte le potenzialità di apportare dei
cambiamenti con l’idea di migliorare il benessere e il senso di appartenenza dei cittadini. I
cambiamenti non sono stati particolarmente costosi, ma delle piccole inserzioni dell’ambiente.
Hanno creato dei chioschi con materiale ecologico con materiale informativo sulle varie attività e
iniziative di tipo culturale in città, delle pensiline per creare delle piante sospese. Dei luoghi che
potessero diventare dei centri di attrazione. Un altro aspetto è quello della street art cioè disegni
sulle strade, sulle pareti che oltre ad apportare dei miglioramenti dal punto di vista estetico hanno
differenziato delle zone dalle altre. Le persone hanno valutato il quartiere migliore dopo
l’intervento, è stato valutato come un posto eccellente o comunque buono per viverci. Il 3°% ha
fatto riferimento all’aumento delle interazioni sociali, il 13% ha riscontrato un aumento
dell’appartenenza al luogo. Questa ricerca è esemplificativa di come attraverso degli interventi
molto piccoli e mirati possano avere un’efficacia e migliorare la vita dei cittadini. Degli spetti
decisamente positivi sono legati al verde urbano come parchi, giardini pubblici, alberi, aiuole e
piante soprattutto quando le aree verdi sono ben tenute perché hanno degli effetti rigenerativi
(effetti che non sono tipici soltanto delle aree naturali). La presenza di verde porta a una
diminuzione di violenza domestica, porta un senso di sicurezza, aumentano le interazioni sociali
perché c’è una maggiore probabilità di incontrarsi. La presenza di verde fa in modo che le persone
si muovano di più.

Valutazione multidimensionale delle aree urbane


Proprio perché l’ambiente urbano ha delle ambivalenze è necessaria una valutazione
multidimensionale e che sia in grado di guidare poi le scelte e gli interventi. Alcuni dati del 2019
sulla base dell’indagine la prima città con maggior qualità di vita è risultata Milano, Padova è
risultata 23esima. I criteri a cui si è fatto riferimento sono: la ricchezza, i consumi, l’ambiente,
servizi, giustizia, sicurezza, lavoro, demografia, società, cultura e tempo libero. Ognuna di queste
macro-aree aveva differenti indicatori. Questo è un approccio differente da quello utilizzato
generalmente dalla Psicologia che valuta la soddisfazione residenziale. In realtà se si vuole parlare
di benessere anche il dato soggettivo deve essere tenuto in considerazione.
La soddisfazione residenziale è un’esperienza di gratificazione derivante dal vivere in un
determinato luogo, questa variabile contiene delle componenti comportamentali, cognitive ed
emotive. I lavori che valutano la soddisfazione residenziale, cioè lavori che vogliono ampliare le
conoscenze da un punto di vista teorico, dall’altro lato hanno una forte valenza applicativa verso gli
interventi. Gli indici di soddisfazione residenziale che in genere vengono rilevati nelle valutazioni:
1. Comportamentale, mobilità residenziale che può essere la mobilità reale o desiderata;
2. Cognitivo, qualità ambientale percepita;
3. Affettivi, qualità affettive dei luoghi, attaccamento ai luoghi.
Il primo aspetto, quindi i fattori che portano ad attuare un cambiamento e un trasloco dalla propria
abitazione. L’affollamento abitativo ha un effetto diretto ma invece altri indici che sono quelli
dell’inefficienza abitativa (umida, scura) che hanno un effetto indiretto. Le persone che
percepiscono di più questi aspetti e in conseguenza a questi dichiarano di avere una scarsa
soddisfazione hanno una maggior tendenza di spostarsi da quell’ambiente. La qualità residenziale
percepita viene valutata con il PREQIs, mentre la qualità ambientale percepita con il PEQIs. Le
valutazioni di tipo cognitivo comprendono la qualità ambientale percepita che è più generale e la
qualità ambientale residenziale percepita che è molto più specifica. Un esempio italiano pubblicato
nel 2010 contiene un insieme di questionari proprio per la valutazione di qualità ambientale
residenziale percepita. Fornara ha creato uno strumento che contiene un insieme di questionari per
la valutazione di diversi elementi: 4 macro-dimensioni di qualità residenziale (spaziale, umana,
funzionale e contestuale). Alcuni studi hanno trovato relazioni tra la valutazione affettiva e
caratteristiche ambientali quali la presenza di aree verdi e la loro caratteristica, elementi di
disordine.
L’attaccamento ai luoghi si intende il legame affettivo che si sviluppa con il tempo verso il luogo
di residenza. Questo assolve varie funzioni: funzionali perché soddisfa i bisogni personali e sociali,
sostiene l’identità personale e sociale, promuove emozioni positive legate al luogo, e si associa a
emozioni negative dovute alla lontananza. Per alcuni luoghi è più facile che si sviluppi
l’attaccamento, questo accade quando in un quartiere c’è una minore densità di edifici, la presenza
di verde e il basso inquinamento e disordine. Sono importanti anche le variabili individuale e
residenziale possono fare una differenza, l’abitazione in cui noi viviamo porta ad emozioni positive
e negative, ad esempio se la casa è di proprietà c’è maggiore attaccamento, l’affollamento abitativo
è un’influenza negativa, il tempo di residenza nel quartiere ovviamente maggiore è il tempo e più
avrà possibilità di sviluppare attaccamento. Il tempo non va inteso come anni e mesi, ma il tempo
speso nel quartiere. Una ricerca italiana ha il merito di utilizzare il modello multidimensionale, che
considera all’interno della stessa ricerca sia le componenti cognitive e comportamentali ma anche
affettive. Lo studio ha analizzato due quartieri di Roma, esaminando sia le caratteristiche oggettive
ma anche quelle oggettive e posi sono state messe in relazione alla soddisfazione residenziale e
all’attaccamento. Sono stati misurati un numero elevato di residenti, i risultati principali hanno
evidenziato che la soddisfazione residenziale e attaccamento ai luoghi sono predetti da variabili
cognitive affettive e comportamentali, che erano a loro volta relate alle caratteristiche fisiche die
quartieri. La presenza di servizi commerciali influisce positivamente nella soddisfazione
residenziale, per qui questa tendenza di costruire grandissimi centri commerciali al di fuori della
città và al contrario rispetto all’esigenza della bottega di vicinato. Per quanto riguarda le
caratteristiche fisiche, anche la presenza di attività ricreative (associazioni sportive, mostre)
contribuiscono ad aumentare la
soddisfazione. Così come ritmo positivo di vita, buona qualità dei luoghi, attività ricreative e di
acquisto dei residenti. L’attaccamento è dettato dall’estetica dell’ambiente, disponibilità dei servizi
commerciali, atmosfera vivace e la disponibilità di attività per il tempo libero.
Ultimo aspetto è quello dell’approccio multi-place allo studio della qualità residenziale. Il quartiere
fa parte di un contesto cittadino, oltretutto le persone vivono sia la dimensione del quartiere ma
anche altri luoghi (lavoro, fine settimana, vacanza, tempo libero) tutti gli aspetti entrano in gioco
nella valutazione che non è soltanto legata alla vita condotta nel quartiere. La ricerca condotta nel
2004 ha individuato diverse tipologie di gruppi, che vivono in maniera diversa l’esperienza nel
quartiere, questo può essere dettato dalla differenza di età. Un gruppo dio età più giovane fa
riferimento al centro della città quindi per queste persone l’aspetto dei trasporti è un aspetto
importante come anche il fatto di vivere in una città vivace con tante disponibilità sarà importante.
In un eventuale intervento sarà necessario valutare le varie necessità.
Indicatori di qualità residenziale percepita (IQURP)
La psicologia ambientale in Italia è nata negli anni ’80 un po' in ritardo rispetto ad altre situazioni
europee, ci sono state due poli all’inizio, uno è quello della Sapienza di Roma l’altro polo è proprio
partito dall’università di Padova. Quello che ha distinto i due poli e che ancora adesso li
contraddistingue è che pur orientandosi sulla psicologia ambientale, quello di Padova è concentrato
sugli aspetti cognitivi mentre il gruppo di Roma è più centrato sugli aspetti sociali. Nel 2010 è stata
pubblicata l’IQURP, pubblicati su un manuale e poi anche in articoli di ricerca su riviste
internazionali. I due concetti portanti sono: l’attaccamento al luogo (aspetti affettivi) e la
soddisfazione residenziale.
 Attaccamento al luogo:
legame affettivo, cognitivo e
comportamentale,
generalmente positivo, che le
persone sviluppano nel
tempo con il loro ambiente
fisico e sociale.
 Soddisfazione residenziale:
esperienza di piacere e/o
gratificazione che deriva dal
vivere in un luogo specifico

CAP 11: AMBIENTE E QUALITA’ DI VITA


Si parla molto di sostenibilità ambientale, in genere quando si parla di sostenibilità ambientale si
pensa innanzitutto alla salvaguardia dell’ambiente fisico con la riduzione dello smog, riduzione di
fonti di energia che non siano rinnovabili, riduzioni del traffico, riduzione di sfruttamento del
territorio ecc. tutti aspetti estremamente importanti, ma una considerazione che va fatta è che la
sostenibilità ambientale va sempre coniugata alla sostenibilità umana. Quindi alcune misure per la
riduzione dell’inquinamento potrebbero essere attuate ma in realtà non sono attuabili proprio perché
a fronte di un effetto positivo ci sarebbe un effetto negativo nella qualità di vita. La sostenibilità
deve essere presa in considerazione per tutte le sue caratteristiche, quindi umana, economica e
sociale. Ad esempio, in Francia, le proteste che sono state fatte hanno rischiato di provocare delle
problematiche serie, il tutto è partito da una legge che prevedeva l’aumento del prezzo della legge,
cioè andava verso una sostenibilità ambientale, l’aumento del prezzo del carburante avrebbe dovuto
portare a un minore utilizzo delle auto, tuttavia, questo poteva avere un risvolto negativo nei ceti
sociali medio-bassi. Quando si interviene con degli intervieniti a favore di problematiche di tipo
ambientale e climatico è importante mantenere un equilibrio.
Bisogna tener conto di tre tipi di sostenibilità:
1. Economica;
2. Ambientale;
3. Sociale
A loro volta ogni sostenibilità ha degli specifici indicatori. La sostenibilità sociale è stata divisa in
un livello micro e macro. La misurazione della qualità di vita parte dal livello individuale. La
qualità di vita è una misura in qui viene stabilito quanto i bisogni importanti dell’individuo vengono
soddisfatti. Qui emerge una complessità, quella di stabilire quali siano i bisogni dell’individuo. I
bisogni psicologici fondamentali vengono individuati nell’autonomia, nelle competenze e nella
relazione che a loro volta si ripercuotono nella qualità della vita della persona. La misura dipende
alla fin fine dall’ambiente declinato in fisico, economico e sociale on cui è inserito. Ad esempio, la
disoccupazione è l’effetto di una situazione economica del paese ma è l’effetto e la causa di
determinati problemi di tipo sociale. Dal punto di vista individuale va a ripercuotersi nei bisogni
fondamentali dell’individuo. La qualità di vita può essere valutata sia da misurazioni oggettive che
da misurazioni soggettive. Le misure oggettive stabiliscono dei criteri supportati da misurazioni
esperte e che sono variabili ritenute importanti per la qualità della vita (presenza di smog nell’aria
attraverso il PM10). Le misure soggettive completano in qualche modo le misure oggettive e si
basano sulla percezione dell’individuo (soddisfazione rispetto alla propria vita, emozioni positive e
negative, ottimismo e pessimismo). Le misure soggettive possono essere unidimensionali e
multidimensionali. Le misure unidimensionali considerano un aspetto ambientale specifico e lo
correlano a una dimensione di QoL. Misure multidimensionali mettono in relazione più aspetti
ambientali a molteplici fattori di QoL.

Gli aspetti importanti e rilevanti della qualità della vita possono essere esaminati attraverso quella
che è l’importanza di chiedere il parere delle persone (attraverso la scala Likert che va da un
importante a un non importante). Ciò che merge è una presenza di differenze di tipo culturale,
sociale, anagrafico ecc. Gruppi diversi possono avere esigenze diverse, questo permette di
armonizzare le esigenze. L’altro aspetto è quello di valutare la soddisfazione rispetto a fattori
specifici legati alla QoL. È possibile incrociare le due dimensioni dell’importanza e soddisfazioni.
Da un punto di vista pratico può portare a dei suggerimenti che sono fondamentali per la
programmazione che può essere a più livelli. Il terzo quesito che ci si può porre è “come varia la
QoL con il variare delle situazioni ambientali. Si possono confrontare situazioni ambientali diverse
e andare a vedere come queste correlano con gli indici di QoL. Questi studi offrono dei
suggerimenti ma presentano importanti problemi metodologici. Studi maggiormente attendibili
derivano dal confronto di situazioni di pre vs postintervento, inserendo anche un gruppo di
controllo. È possibile anche chiedere di anticipare la soddisfazione rispetto a determinati
cambiamenti. Situazioni come quella dell’alta velocità, il costruire la linea ferroviaria ha un impatto
non solo visivo e quindi questo spiega le reazioni negative dal punto di vista della popolazione. in
questi casi sarebbe stato plausibile chiedere alla popolazione per poi cercare di arrivare a delle
mediazioni e il perché di determinati cambiamenti. Quando si chiede di anticipare la soddisfazione
o un mal contento rispetto ai cambiamenti si hanno tipicamente dei bias cognitivi. Uno tra questi è
l’affective forecasting (previsione affettiva) quindi immaginarsi una situazione come più positiva di
quello che sarà. L’hedonic tradmill (adattamento edonico) riporta a un ritornare dopo un
cambiamento alla situazione molto più simile a quella di prima del cambiamento. Interrogare e
testare la QoL è importante ma da un punto di vista applicativo permette di capire cosa si può
modificare per migliorare il benessere della popolazione.

CAP 12: IN CHE MODO GLI SPUNTI O INDIZI


DELL’AMBIENTE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO
NORMATIVO
Gli indizi sono elementi nell’ambiente che trasmettono informazioni importanti o scatenano una
reazione affettiva. Il comportamento umano si svolge sempre in un determinato ambiente: casa,
cortile, scuola, strade ecc. In ciascuno si di questi contesti vigono anche le norme sociali. Le norme
sociali a loro volta sono influenzare dall’ambiente e di conseguenza se le persone. Rispettano o
meno le norme sociali è dettato dagli elementi dell’ambiente.

Obiettivi generali e la loro forza


Il meccanismo più importante alla base dell’effetto degli indizi ambientali è la forza relativa agli
obiettivi generali. Gli obiettivi sono rappresentazioni mentali degli stati futuri desiderati. Di
particolare interesse per quanto riguarda il potere dei segnali, vale a dire obiettivi astratti, una volta
attivati guidano grandi insiemi e influenzano molteplici processi cognitivi. La teoria della
definizione degli obiettivi si occupa in particolare di questi obiettivi generali. Si distinguono tre
obiettivi generali:
1. Obiettivo normativo: comportarsi in modo appropriato, conformarsi alle norme e alle regole
sociali;
2. Raggiungere l’obiettivo: mantenere o migliorare le proprie risorse;
3. Obiettivo edonico: mantenere o migliorare il modo in cui ci si sente in questo momento.
Insieme questi tre obiettivi ricoprono gli aspetti più importanti del funzionamento umano: il
soddisfacimento dei bisogni, l’acquisizione e il mantenimento dei mezzi per il soddisfacimento dei.
Bisogni (e guadagno) e l’inserimento nel contesto sociale. L’obiettivo generale si chiama goal
frame perché inquadra una situazione regolando ciò a cui ci occupiamo e la sua attivazione può
essere dovuta da segnali interni della persona. L’influenza di uno dei tre obiettivi sul
comportamento dipende dalla sua forza relativa rispetto agli altri due. La forza dell’obiettivo
normativo è anche il più rilevante per i comportamenti pro-ambientali. La sola presenza di persone
nell’ambiente rafforzerà il proprio obiettivo normativo, a condizione che ci siano segnali secondo
cui queste persone rispettano le norme della situazione. Tuttavia, le persone diventano meno
normative quando i segnali nell’ambiente segnalano la mancanza di norme “effetto di inibizione
incrociata delle norme”. Questo mostra come l’effetto dell’indebolimento normativo passi
velocemente in altre persone. La teoria dell’inquadramento degli obiettivi sostiene che nella
maggior parte delle situazioni, rafforzare l’edonico o ottenere obiettivi attraverso segnali
nell’ambiente significa indebolire l’obiettivo normativo (es. un quartiere ricco attira maggiormente i
ladri). I segnali viscerali, cioè molto attraenti o poco attraenti, creano relazioni affettive e
aumentano la salienza di uno o più bisogni di base rafforzano facilmente l’obiettivo edonico,
rendendo così le persone automaticamente più impazienti e pronte ad agire all’impulso. Il solo fatto
di vedere cose interessanti nelle vetrine aumenta la forza relativa agli obiettivi edonici che possono
avere conseguenze dirette sul comportamento normativo, come la volontà di risparmiare. Le
situazioni di acquisto possono rendere le persone più materialiste e aumentare la sensazione di avere
il diritto di ottenere ciò che vogliono. Questo è chiamato effetto dell’esposizione, creato da segnali
di beni di consumo.
CAP 21: COME PROMUOVERE UN COMPORTAMENTO
PRO-AMBIENTALE: STRATEGIE BASATE
SULL’INFORMAZIONI
Dal 1970 gli specialisti hanno esaminato differenti modi per incoraggiare le persone ad adottare un
comportamento pro-ambientale. Per introdurre il problema è necessario analizzare alcuni aspetti.
Una prima caratteristica importante è che il comportamento pro-ambientale e l’impatto delle azioni
umane sul pianeta è un tema molto caro alla Psicologia Ambientale fin dagli anni Settanta. Il
numero delle ricerche negli ultimi decenni è cresciuto in modo esponenziale. Queste strategie
suggerite si possono dividere in due grandi categorie. Le strategie basate sull’informazione che a
loro volta si basano sull’idea che l’informazione possa portare a dei cambiamenti. E le strategie
strutturali che mirano a cambiare le circostanze in cui vengono prese le decisioni comportamentali
(come la fornitura di strutture di riciclaggio). Una prima domanda quindi che ci si può porre è “Gli
effetti della ricerca sulle politiche ambientali si sono visti oppure no?”, questa domanda si può porre
non solo dal punto di vista della Psicologia Ambientale, ma numerose discipline sottolineano
l’importanza di cambiare alcuni comportamenti. Eppure, è come se si fosse verificato uno
scollamento tra il parere degli esperti e quello delle persone comuni. Una cosa che appunto sta
cambiando nell’ultimo periodo è la sensibilità rispetto a a queste problematiche anche a livello
mondiale, ma purtroppo niente ha portato ad azioni concrete.

Approccio psicologico e il ruolo della PA


La psicologia e in particolare la Psicologia Ambientale assumono un ruolo di collaborazione verso
la sensibilizzazione di queste situazioni, anche se da sola non può riuscire a risolvere la situazione
critica. Intanto è importante che vengano proposti dei modelli teorici per spiegare atteggiamenti e
comportamenti in questo tipo di approccio è importante tenere sotto controllo le Teorie. L’altro
aspetto fondamentale è quello di fornire una metodologia appropriata con appunti strumenti di
valutazione e di verifica dell’impatto di un intervento. Non si tratta soltanto di vedere se un
intervento ha funzionato oppure no ma si tratta di esaminare i fattori di tipo psicologico che hanno
portato ad un eventuale fallimento o no. L’altro aspetto ancora è che non basta studiare il fenomeno
ma bisogna suggerire delle strategie per modificare positivamente u comportamenti che riguardano
l’ambiente, quindi sono necessarie delle applicazioni. I passi principali che devono essere messi in
atto per partire dalla ricerca alla pratica sono:
1. Individuare accuratamente i comportamenti che fanno la differenza. Questo tipo di
approccio questo cambiamento e intervento sono spesso costosi che coinvolgono oltre le
spese finanziare la vita delle persone e anche l’aspetto legislativo, perciò è importante
individuare i comportamenti in maniera immediata cioè osservare quei comportamenti che
possono avere un maggior effetto. Qui è necessaria la collaborazione di esperti come di
politica ambientale (es. è vero che ci sono stati moltissimi paesi che hanno eliminato le
borse di plastica nei centri commerciali ma questo tipo di interventi ha una reale efficacia
nel ridurre l’inquinamento? In realtà si potrebbero mettere in atto altri interventi, come ad
esempio sollecitare le persone a comprare prodotti a km zero).
2. Adottare riferimenti teorici e un approccio evidence-based. Se manca un riferimento teorico
o un riferimento di dati empirici si possono ottenere tante piccole esperienze che non
possono essere utili ai fini della ricerca, diventa difficile capire perché si ha avuto successo
ed è impossibile che l’esperienza possa essere estesa a molteplici contesti.
3. Valutazione appropriata dell’intervento. Ad esempio, è necessaria una valutazione accurata
del prima e del dopo, multidimensionale e altro aspetto fondamentale per far ricerca è
necessario un gruppo di controllo.
Dare delle informazioni è importante ma è importante che nel dare delle informazioni vengano
fissati anche degli obiettivi. Gli esseri umani hanno dei comportamenti che sono generalmente
motivati, il fatto di fissare degli obiettivi rende le cose più motivanti. Come sempre a livello
motivazionale può diventare utile richiedere un impegno e anche fornire dei suggerimenti e
feedback. Queste sono tutte strategie basate sull’informazione.
Il primo aspetto è quello, le caratteristiche delle strategie che si basano dal dare semplicemente
delle informazioni. Dal punto di vista teorico queste strategie danno delle informazioni sulle
problematiche ambientali. Negli anni è stata la forma più diffusa nel tentativo di cambiare il
comportamento pro-ambientale (es. dare informazioni sulla produzione di plastica nel mondo).
Un passo successivo può essere quello di dare informazioni sui comportamenti da tenere per
migliorare la situazione (es. le dieci cose che puoi fare per salvare il pianeta). Fornire degli esempi
di comportamenti da tenere può essere efficace superiore che il dire semplicemente quali sono le
problematiche ambientali. Questi approcci si basano sul modello del Knowledge-deficit model che
si basa sul fatto che le persone non hanno sufficienti conoscenze, quindi dando le giuste conoscenze
si otterrebbero comportamenti migliorativi. Ma questa teoria è esaustiva? In realtà questo è un
approccio poco efficace, talvolta fornire delle informazioni e basta senza dare dei suggerimenti su
come agire la reazione può essere quella di demotivarsi o non credere al problema. Il dare
informazioni è produttiva se associata a:
 L’informazione è meglio se l’informazione è specifica, tailored, cioè tagliata su determinati
gruppi. Informazioni troppo generali rivolte a tutta la popolazione non è efficace.
 Per Bandura bisogna fornire dei modelli che possano produrre dei comportamenti significativi,
concreti e attuabili (modellamento)
 Il dare delle informazioni di tipo normativo, il dire
come la media delle persone si comporta rispetto a
una determinata informazione (normative
information).
La seconda strategia è quella di fissare degli obiettivi,
Goal-setting. Il Goal-setting che si basa proprio
sull’assunto che il comportamento umano è un
comportamento motivato e quindi prefiggersi un
obiettivo è motivante. Come devono essere degli
obiettivi per essere motivanti? Una caratteristica che è
stata studiata nella PA gli obiettivi è importante che
siano ambizioni ma realistici, chiari e raggiungibili nel breve periodo.

Questi interventi diventano più efficaci se viene


richiesto un certo impegno, questa è la terza
strategia. Se alle persone viene richiesto di firmare
un impegno ci sarà un aumento di efficacia, il
modello teorico di riferimento è quello della
dissonanza cognitiva di Festinger. Solo il fatto di
prendersi un impegno diventa motivante per produrre
comportamenti che sono stati sottoscritti
nell’impegno stesso.

Il quarto aspetto è quello di fornire dei prompting e dei feedback. Il prompting richiede di dare un
breve messaggio scritto o un disegno che ricordi che suggerisca un determinato comportamento (es.
su una porta prima di uscire c’è scritto di spegnere le luci). Per cui lo scopo del promting è quello di
ricordare di fare delle azioni. Perciò il promt si basa su quella che è la memoria prospettica e avrà
un effetto positivo se nella persona ha un’attitudine positiva. Un altro problema è che l’effetto può
essere debole e transitorio. Oltretutto è efficace se si ha a che fare con comportamenti semplici, non
si può pensare di promuovere comportamenti complessi.
Quando parliamo di promting è meglio se vengono formulati come incentivo piuttosto che come
sanzione, ovviamente per le sue caratteristiche diventa importante anche la posizione che deve
essere vicina al luogo in cui ci si aspetta l’azione (es. disegni della raccolta differenziata sul
cestino). Il feedback dal punto di vista teorico si basano sul concetto sull’apprendimento
associativo un comportamento viene riprodotto se ha un effetto positivo. L’effetto è più efficace se
il feedback è frequente e associato ad altre strategie.

Quattro questioni generali


Le quattro questioni generali di cui bisogna tener conto con questo tipo di sperimentazione:
1. Fino ‘ora gli studi anche per motivi economici, di costo e facilità hanno poco analizzato gli
effetti di lungo termine, quando invece in questo settore quello che si vuole raggiungere è un
cambiamento duraturo nel comportamento. proprio per questo bisognerebbe testrae
l’efficacia degli studi.
2. L’importanza di rinforzare le basi teoriche. Non basta testare l’efficacia ma chiedersi i
meccanismi e le condizioni particolari per cui determinati studi sono efficaci, quindi come si
ripercuotono con determinati comportamenti.
3. L’importanza della collaborazione con altre discipline. Non basta la psicologia, anche per
scegliere dei target comportamentali è necessaria la collaborazione di altri esperti.
4. Abbinare strategie come ad esempio quello degli incentivi.

CAP 22: COME PROMUOVERE UN COMPORTAMENTO


PRO AMBIENTALE CON PREMI, PUNIZIONI
Come mai alcune persone persistono in comportamenti che sanno essere dannosi per l’ambiente,
anche se conoscono l’impatto negativo che hanno e sono a conoscenza di alternative più sostenibili?
La lettura del problema può essere vista dall’approccio delle teorie comportamentiste, in particolare
del condizionamento operante. Può essere che le persone pur conoscendo l’importanza di
determinati comportamenti non li mettono in atto perché i comportamenti positivi non sono
sufficientemente provati o i comportamenti negativi non sono sufficientemente puniti Sulla base del
comportamento di Skinner, il comportamento viene messe in atto in funzione della sua
conseguenza. Quindi sulla base di questo può essere possibile intervenire per modificare la messa in
atto di determinati comportamenti. Ma se vediamo la cosa dal punto di vista ambientale prima
ancora delle conseguenze del comportamento sarà importante che la persona individui
nell’ambiente degli antecedenti che anticipano appunto le conseguenze di quel determinato
comportamento per cui serve analizzare i processi e interventi sulla base di quello che viene
chiamato ABC (Antecedent, Behavior, Consequence), le componenti ci devono essere tutte (es.
raccolta delle bottiglie).
Le persone si comportano sulla base delle conseguenze positive o negativa dei comportamenti. Per
cui abbiamo a che fare della teoria che si basa sul concetto di premio e punizione. Dalle ricerche
che sono partite dal comportamentismo sappiamo che il premio deve essere dato immediatamente
dopo il comportamento, inoltre la persona deve essere certa che sulla base del comportamento
riceverà premi o punizioni. Purtroppo, si è osservato che la maggior parte delle volte sono proprio i
comportamenti dannosi per l’ambiente che creano
conseguenze positive immediate e certe (es. utilizzo
dell’automobile). Dall’altro lato di solito i
comportamenti pro-ambientali non sono rinforzanti
di per sé, ad esempio l’utilizzo della bicicletta ha
molti più inconvenevoli rispetto all’utilizzo
dell’automobile. Proprio per questa considerazione
sono stati aggiunte conseguenze extra come
incentivi/disincentivi premi/ punizioni.
Quando aggiungere una conseguenza extra?
Dopo un’attenta analisi del modello ABC e bisogna anche capire che un intervento motivazionale
ha un’efficacia purché le persone siano a conoscenza del comportamento corretto, secondo le
persone devono avere la possibilità di metterlo in atto, invece quando ci sono le condizioni appunto
la conoscenza l’abilità e la possibilità di mettere in atto il comportamento bisogna capire però se
veramente le persone non lo mettono in atto perché non sono motivate a farlo cioè se il problema è
quello della motivazione l’intervento motivazionale può essere utile. L’intervento motivazionale
può essere diretto su due direzioni.

Premi o punizioni?
Gia Skinner aveva suggerito che incentivare e dare premi era più efficace delle punizioni. Questo
per una serie di motivi, io posso disincentivare i comportamenti scorretti ma le persone non possono
capire e quindi non possono mettere mettere in atto il comportamento corretto. La punizione può
portare a quella che viene chiamata la Psychological Reactance cioè la sensazione delle persone di
non poter più scegliere quello che si vuole fare e quindi aumenta a causa di questa mancanza di
autonomia e autodeterminazione possono addirittura aumentare il comportamento desiderabile.
Questo si può leggere anche facendo riferimento ad altre teorie motivazionali come quella di Ryan e
l’importanza dell’autodeterminazione, le persone agiscono non soltanto quando i comportamenti
sono incentivanti ma quando i comportamenti vengono scelti e autodeterminati. Se le penalità e
quindi le punizioni sono meno efficaci perché vengono utilizzate di più? Una prima osservazione è
che gli incentivi costano molto di più mentre dall’altro lato c’è un certo rinforzo ad utilizzare le
punizioni come guadagni (es. le multe). In altri casi non è questo l’aspetto principale ma consiste
nelle caratteristiche del comportamento stesso che si vuole eliminare (es. determinati
comportamenti come non superare un determinato limite di velocità non è semplicemente un
comportamento desiderabile ma un comportamento dovuto) ciò non toglie che anche per
comportamenti di questo tipo si potrebbero affiancare sia punizioni ma anche incentivi e premi.
Terzo aspetto, talvolta accade che gli incentivi anche se sono molto costosi non sono sufficienti
perché non sono sufficientemente positivi per la persona.

Tangibili o non tangibili?


Altre possibilità di scelte sono se appunto i rinforzi che vengono dati sono tangibili (monetari) o
non tangibili (riconoscimenti). Gli interventi finanziari hanno il vantaggio di essere più applicabili
su larga scala, ma hanno lo svantaggio di ottenere delle sconsiderazioni da parte dell’individuo. Per
cui non si mette in atto il comportamento perché è importante per i valori ma solo perché viene
incentivato monetariamente. Ci sono delle alternative valide, come la lode e un apprezzamento ma
anche l’apprezzamento e la lode è un incentivo esterno, la cosa importante sarebbe la
comunicazione. In conclusione, i comportamenti pro-ambientali spesso non sono motivanti di per sé
perché risultano essere faticosi e complicati. Quindi proprio per questo intervenire con delle
ricompense può essere utile, come anche aggiungere delle penalità in modo tale da ridurre il
vantaggio. Però l’aspetto importante è che ci deve essere una consapevolezza e anche la possibilità
di metterlo in atto. In questo senso il comportamento motivazionale potrà avere un suo effetto, ma
non è detto che sia sempre efficace, bisogna fare molta attenzione perché sono degli interventi
complessi e quindi guidare verso le scelte.
CAP 23 L’USO DELLA TECNOLOGIA PERSUASIVA PER
LA PROMOZIONE DI COMPORTAMENTI PRO
AMBIENTALI
L’uso della tecnologia è diventato un settore decisamente promettente negli ultimi anni, perché
l’uso della tecnologia è importante e utile? Perché questo ha una serie di vantaggi.

L’altro fattore positivo è che la tecnologia sta facendo grandi passi, dall’utilizzo dei computer agli
smartphone, smarthome (che regolano la luce e la temperatura dell’abitazione). Tutti questi sistemi
che stanno diventano sempre più di moda potrebbero essere utilizzati anche in chiave di
miglioramento dei comportamenti pro-ambientali e quindi rendere le nostre abitazioni più
sostenibili.

Tre approcci di uso


I tre approcci principali di uso di questo tipo di tecnologia: attore sociale, mezzo e strumento.
1. Attore sociale, cioè che ad esempio il computer da dei feedback che non sono
semplicemente dei feedback fattuali ma dei feedback sociali (lodare la persona per
l’utilizzo).
2. Mezzo, finché determinati fenomeni restano impercepibili (es. desertificazione di alcune
aree, innalzamento del livello del mare) c’è il rischio che le persone non colgano il pericolo
e il senso di emergenze. Il mostrare questi aspetti attraverso le tecnologie che sono
veramente simili alla realtà può essere utile perché permette la persona di fare determinate
esperienze (es. realtà virtuale). Questo può essere utilizzato non soltanto per simulare
situazioni ma anche senso di connessione con il mondo naturale. Tante più persone si
sentono connesse con la natura tanto più attuano comportamenti pro-ambientali.
3. Strumento, cioè utilizzare la tecnologia proprio come strumento per facilitare i
comportamenti pro-ambientali (es. acquisto online che diminuisce il traffico nelle strade,
informazione su misura). Gli strumenti possono essere utilizzati anche come apprendimenti
dei comportamenti (es. videogiochi).
Notevole e svariata è la potenzialità tecnologica, sia nel mondo della tecnologia che
nell’invenzione. Sta nei professionisti utilizzare le tecnologie verso il miglioramento e l’attuazione
dei comportamenti pro-ambientali.

Gli ambienti persuasivi (es. di strumento) sono così chiamati perché al loro interno sono inseriti
degli stimoli o dei feedback che vengono forniti al singolo individuo ma anche ai gruppi. Questi
stimoli possono avere il problema che diventano troppo intrusivi o addirittura distogliere la persona
dal proprio obiettivo. Una proposta che è stata fatta è quella di utilizzare degli stimoli subliminali
cioè che non raggiungano coscienza. Questi hanno la stessa efficacia di quelli che vengono
percepiti, naturalmente il loro utilizzo presentano dei problemi etici. Individuare degli stimoli che
pur essendo efficaci e percepiti non siano fattori di distrazione. Nelle culture collettive un feedback
di gruppo è più efficace, mentre nelle culture individualistiche il feedback individuale è
maggiormente produttivo.
Sommario
CAP 1: STORIA DELLA PSICOLOGIA AMBIENTALE..............................................................................................................................................................1
Cosa contraddistingue il punto di vista psicologico?.....................................................................................................................................................1
Nascita della psicologia ambientale..................................................................................................................................................................................1
Principali metodi utilizzati in psicologia ambientale.....................................................................................................................................................2
Esperimenti........................................................................................................................................................................................................................................2
Quasi esperimenti...........................................................................................................................................................................................................................2
Studi correlazionali.........................................................................................................................................................................................................................3
Metodi di raccolta dati utilizzati in psicologia ambientale..........................................................................................................................................3
Metodi osservativi...........................................................................................................................................................................................................................4
Studio sul campo..............................................................................................................................................................................................................................4
CAP 2: PERCEZIONE DEI RISCHI AMBIENTALI......................................................................................................................................................................4
Giudizio soggettivo del rischio..................................................................................................................................................................................................5
Euristiche.............................................................................................................................................................................................................................................5
Attualizzazione temporale..........................................................................................................................................................................................................5
Paradigma psicometrico..............................................................................................................................................................................................................5
Rischio, valori ed etica morale..................................................................................................................................................................................................5
Emozioni..............................................................................................................................................................................................................................................5
CAP 3 STEG: STRESS AMBIENTALE.............................................................................................................................................................................................6
Stressori ambientali.......................................................................................................................................................................................................................6
Effetti degli agenti stressanti.....................................................................................................................................................................................................6
Fattori che determinano l’influenza dell’evento stressogeno....................................................................................................................................6
Conseguenze psicologiche dello stress.................................................................................................................................................................................7
Stress ambientale............................................................................................................................................................................................................................7
CAP 4 STEG: PERCEZIONE E VALUTAZIONE DEL PAESSAGGIO....................................................................................................................................8
Cosa rende attraente un paesaggio?.......................................................................................................................................................................................9
Teoria della matrice di preferenza di Kaplan e Kaplan..............................................................................................................................................11
Metodi.................................................................................................................................................................................................................................................11
CAP 5: EFFETTI BENEFICI DELLA NATURA SULLA NOSTRA SALUTE.....................................................................................................................11
Psicologia positiva........................................................................................................................................................................................................................12
Definizione di natura...................................................................................................................................................................................................................12
CAP 6: AMBIENTI RIGENERATIVI..............................................................................................................................................................................................13
CAP 7: AMBIVALENZA VERSO NATURA E PAESAGGI NATURALI..............................................................................................................................14
Panoramica storica......................................................................................................................................................................................................................15
Studi.....................................................................................................................................................................................................................................................15
Visioni del mondo.........................................................................................................................................................................................................................15
Cause dell’ambivalenza..............................................................................................................................................................................................................15
CAP 8: DIMENSIONI UMANE NELLA FAUNA SELVATICA...............................................................................................................................................16
Teorie..................................................................................................................................................................................................................................................16
Orientamenti sul valore.............................................................................................................................................................................................................16
Prevedere le norme e gli atteggiamenti verso la salute.............................................................................................................................................17
Emozioni...........................................................................................................................................................................................................................................17
CAP 9: APPRAISAL DEGLI AMBIENTI COSTRUITI..............................................................................................................................................................17
Caratteristiche generali che rendono piacevole un edificio.....................................................................................................................................18
Caratteristiche che contribuiscono all’appraisal...........................................................................................................................................................18
Approcci al design che promuovono il benessere e comportamenti salutari.................................................................................................19
CAP 10: QUALITA’ AMBIENTALE URBANA...........................................................................................................................................................................19
Valutazione multidimensionale delle aree urbane.......................................................................................................................................................20
Indicatori di qualità residenziale percepita (IQURP)..................................................................................................................................................21
CAP 11: AMBIENTE E QUALITA’ DI VITA................................................................................................................................................................................22
CAP 12: IN CHE MODO GLI SPUNTI O INDIZI DELL’AMBIENTE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO NORMATIVO...................24
Obiettivi generali e la loro forza............................................................................................................................................................................................24
CAP 21: COME PROMUOVERE UN COMPORTAMENTO PRO-AMBIENTALE: STRATEGIE BASATE SULL’INFORMAZIONI............25
Approccio psicologico e il ruolo della PA..........................................................................................................................................................................25
Quattro questioni generali.......................................................................................................................................................................................................27
CAP 22: COME PROMUOVERE UN COMPORTAMENTO PRO AMBIENTALE CON PREMI, PUNIZIONI......................................................27
Quando aggiungere una conseguenza extra?..................................................................................................................................................................28
Premi o punizioni?........................................................................................................................................................................................................................28
Tangibili o non tangibili?...........................................................................................................................................................................................................28
CAP 23 L’USO DELLA TECNOLOGIA PERSUASIVA PER LA PROMOZIONE DI COMPORTAMENTI PRO AMBIENTALI.....................29
Tre approcci di uso.......................................................................................................................................................................................................................29

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