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UDA ITALIANO VINCENZO GABRIELE 4C

UOMO E NATURA NEL 17°/18° SECOLO


Con il passare del tempo ogni persona tende a cambiare i propri comportamenti, le
proprie idee, i propri obiettivi coinvolgendo anche ciò che lo circonda. L'uomo
modifica secondo le proprie necessità l'ambiente esterno, lo osserva, lo studia per
risolvere quelle domande che lui stesso si è posto per secoli e che forse si porrà per
l'eternità. Con il Barocco si ha un'esaltazione della natura. L'uomo ha una nuova
visione della realtà e del mondo, percependo le cose in modo differente rispetto al
classicismo, motivata dalla rivoluzione scientifica che ha scaturito in lui incertezza e
inquietudine. L'uomo può fare affidamento solo ai suoi sensi e alla ragione che sarà
l'unica a salvarlo dai dubbi rendendolo consapevole della sua vita e di ciò che
intorno a lui sta cambiando. Il Barocco potrebbe segnare il vero inizio del giusto
utilizzo della ragione caratterizzata dall'ingegno. Questo è il secolo della rivoluzione
scientifica che afferma un nuovo modo di concepire la scienza perché per la prima
volta si può parlare di autonomia della scienza in quanto si inizia a distaccare da
teorie infondate basate sulla magia o sulla religione. Diventa decisamente
importante l'uso della matematica in quanto costringe ad abbandonare idee fondate
sull'immaginazione o procedimenti privi di logica. Grazie alle nuove scoperte si
andava a contrastare la concezione aristotelica ritenuta indiscutibile dalla Chiesa la
quale sospese le opere di Galileo che sostenevano la teoria eliocentrica. Ma dopo
sforzi e insistenze si raggiunse il punto in cui ciò che ha sempre affermato la Chiesa
non ha delle basi scientifiche alle spalle e questo segna l'inizio di una ricerca
laica, sperimentale dettata però dal possibile mutamento continuo, motivata da una
coscienza relativa delle proprie conoscenze. Si percepisce sempre più l'infinità
dell'universo e «gli uomini si scoprono sospesi su un abisso» perché non riescono
più a trovare una posizione nel mondo, occupano una posizione tra l'infinitamente
grande e l'infinitamente piccolo. Si ha un'immagine confusa del mondo
caratterizzata da incertezza, cattiveria, instabilità. Nell’immaginario religioso, l’uomo
si percepisce sempre più in preda al trascorrere del tempo. Si sentiva la necessità di
persone che portassero avanti a costo della loro vita le proprie idee, per far sì che la
scienza continuasse il suo percorso per essere utile all'intera umanità considerando
però che la scienza può produrre sia buoni che cattivi frutti. Galileo affermò una
concezione meccanicista della natura secondo cui «La natura è inesorabile e
immutabile e mai non trascende i termini delle leggi impostegli» e la visione di essa
come di «un grandissimo libro che non si può intendere se prima non si impara a
intendere la lingua e a conoscere i caratteri ’n quali è scritto.» Galileo rivoluzionò
l'immaginario settecentesco caratterizzato da una presa di coscienza sempre
maggiore in quanto la luce della ragione prevaleva sul buio dell'ignoranza ponendo
l'affermazione della libertà della ragione umana al primo posto. Questa nuova
visione del mondo ha portato ad una modernizzazione della società caratterizzata da
cambiamenti sia politici sia culturali sia economici.
LA MACCHINA A VAPORE
La macchina a vapore può essere considerata il simbolo chiave della Rivoluzione
Industriale. Appartiene alla categoria delle macchine motrici, cioè motori che
trasformano in energia meccanica altre forme di energia. In particolare la macchina
a vapore è un motore termico che trasforma l’energia del vapore in movimento e
quindi permette di svolgere un lavoro. In realtà il principio del suo funzionamento
era noto fin dall'antichità, già il greco Erone di Alessandria aveva inventato e
descritto parecchi meccanismi che sfruttavano la pressione del vapore, uno dei quali
riusciva a far aprire e chiudere le porte di un tempio. Gli studi sul vapore e le sue
applicazioni ripresero tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700, la prima macchina
rudimentale fu inventata infatti dallo scienziato francese Denis Papin nel 1690, era
costituita da un cilindro all’interno del quale veniva portata ad ebollizione l’acqua ed
il vapore prodotto sollevava un pistone posizionato all’interno del cilindro,
provocandogli un movimento rettilineo alternato. Nel 1705 Thomas Newcomen fece
un passo in avanti, mettendo a punto la prima macchina a vapore destinata ai
processi industriali. Il modello di Newcomen venne utilizzato soprattutto per
azionare le pompe aspiranti che toglievano l'acqua dalle gallerie e dai pozzi delle
miniere allagati. Tale macchinario venne perfezionato e reso più efficiente da James
Watt tra il 1763 ed il 1775. Il suo modello di macchina a vapore si rivelò in grado di
sfruttare l’energia del vapore molto meglio dei modelli precedenti. Si distingueva
infatti dalla macchina di Newcomen per la presenza di un condensatore esterno, ma
soprattutto per un meccanismo detto biella-manovella, in grado di trasformare il
movimento rettilineo alternato del pistone in un moto rotatorio, molto più
vantaggioso per le industrie per far muovere ruote, pulegge, alberi ed ingranaggi.
L’IMPATTO DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE SULLA NATURA
A causa dell’industrializzazione e dell’aumento di popolazione furono abbattuti molti
boschi in modo da ottenere territori per coltivare prodotti agricoli su larga scala e
anche per ricavarne il legname. L’aumento di popolazione ed industrializzazione
portarono cosi a un disboscamento massiccio, che provocò fenomeni di erosione
con conseguenti frane e alluvioni. Un’altra conseguenza dell’industrializzazione fu
l’inquinamento che nel 1800 divenne particolarmente grave nelle città industriali. Le
industrie scaricavano le acque utilizzate per le loro lavorazioni direttamente nei
fiumi. Gli scarichi delle ciminiere avvelenavano l’aria, compromettendo la salute e
colpendo soprattutto l’apparato respiratorio con conseguenti problemi legati ad
esso, alcune volte portavano anche alla morte. La produzione di materiali plastici,
non esistenti in natura, anche se ancora molto ridotta, pose tra la fine dell’Ottocento
e l’inizio del Novecento un nuovo problema, che sarebbe diventato gravissimo al
giorno d’oggi. Le sostanze plastiche, costituivano dei rifiuti di non facile
eliminazione, perché non biodegradabili. L’uso di fertilizzanti chimici provocò i primi
fenomeni di inquinamento del suolo e dei prodotti alimentari provenienti dalle
coltivazioni.

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