3 Le prime fasi 4
5 La guerra in Italia 5
5.1 Dalla neutralità alla guerra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Sommario
La prima guerra mondiale fu un conflitto che coinvolse le principali
potenze e molte di quelle minori tra il 28 luglio 1914 e l’11 novembre
1918.
Inizialmente definita "guerra europea" dai contemporanei, con il coin-
volgimento successivo delle colonie dell’Impero britannico e di altri paesi
extraeuropei, tra cui gli Stati Uniti d’America e l’Impero giapponese, prese
il nome di guerra mondiale o Grande Guerra: fu infatti il più grande con-
flitto armato mai combattuto fino alla successiva seconda guerra mondiale.
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Prima guerra mondiale
(Sarajevo, 28 luglio 1914 -
Compiègne, 11 novembre 1918)
Pietro Grassi
Gennaio 2022
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tedeschi. Ne seguì ulteriore diplomazia, tramite la quale la Germania ot-
tenne possedimenti in Congo e alla Francia fu riconosciuta definitivamente
la conquista del Marocco;
• Germania vs Inghilterra: tale disputa è di tipo imperialistico ed economico
e principalmente basata sull’intento tedesco di costruire una flotta più forte
di quella inglese;
• Italia vs Austria: lo scontro riguarda le terre irredente, quali Venezia-
Giulia, Istria e Dalmazia;
• Russia vs Austria: la divisione tra questi due grandi imperi dell’Europa
orientale fu cruciale nello scoppio della guerra e affonda le sue radici nella
Questione Balcanica. Nel 1908 l’Austria annette la Bosnia che però vuole
l’indipendenza, sposando il progetto panslavista. L’esito di tali divergenze
è la Prima guerra balcanica del 1912 durante la quale la Bosnia si scon-
tra con gli ex-usurpatori ottomani, approfittando dello spazio lasciato dai
turchi, indeboliti da sud dall’Italia durante la conquista della Libia, e uti-
lizzando le tensioni balcaniche come casus belli, e parallelamente l’Austria
ottiene il Protettorato in Albania. La Seconda guerra balcanica del 1913
coinvolge gran parte degli stati balcanici e vede in particolar modo Bulga-
ria e Austria schierate contro Serbia (che annette il Montenegro) e Russia,
e costituisce soprattutto un pretesto per uno scontro in campo neutro tra
le due potenze imperiali. Nell’ambito del secondo conflitto balcanico, il
serbo Gabrilo Princip, membro della Mano Nera, un’associazione studen-
tesca segreta che lottava per l’annessione della Bosnia alla Serbia, uccide
Francesco Ferdinando, Duca di Sarajevo ma soprattutto erede al trono
austriaco, il 28 giugno 1914, vendicando l’annessione della Bosnia all’Au-
stria operata dal Duca, è la «goccia che fa traboccare il vaso», la causa
dello scoppio della Prima guerra mondiale.
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Constatato informalmente l’appoggio militare russo, di cui la Serbia necessita
per affrontare una potenza come l’Austria, l’ultimatum viene rifiutato e l’im-
pero asburgico dichiara guerra, è il 28 luglio 1914, esattamente un mese dopo
l’uccisione di Francesco Ferdinando; è l’inizio della Prima guerra mondiale.
Come atteso, si verificano le reazioni a catena: la Russia supporta la Serbia,
la Germania dichiara guerra a Russia e Francia, che deve intervenire perché
legata dall’Intesa. La Germania progetta una guerra-lampo in Francia per poi
affrontare la Russia che ha bisogno di tempo per mobilitare l’esercito. Pertanto,
i tedeschi attaccano da nord-est, invadono il Belgio neutrale e si dirigono a
Parigi: l’Inghilterra è costretta a intervenire, benché auspichi una soluzione
diplomatica, come firmataria dell’Intesa e come garante del Belgio neutrale,
costretto a schierarsi con Francia e Inghilterra. Il Giappone si affianca all’Intesa,
interessato ai territori tedeschi nel pacifico, le successive entrate, sempre a favore
dell’Intesa, sono quelle dell’Italia nel ’15, di Portogallo e Romania nel ’16, e
quella decisiva degli Stati Uniti nel ’17. Con gli imperi centrali si schiereranno
l’Impero Ottomano e la Bulgaria, che rimarranno tuttavia isolati.
3 Le prime fasi
Il piano tedesco Schlieffen, che prevedeva di invadere la Francia violando la
neutralità del Belgio e passando anche per il Lussemburgo, fu interrotto presso
Parigi, dove si aprì il primo fronte: la prima battaglia della Marna chiarì da
subito che la guerra, sebbene pensata come una classica guerra di movimento,
si stava trasformando in una guerra di posizione, per la priva volta nella
storia dell’uomo.
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La Germania dovette così raddoppiare gli sforzi, impegnata sul fronte occi-
dentale con la Francia e su quello orientale con la Russia.
5 La guerra in Italia
Inizialmente, la Penisola si mantiene neutrale: la Triplice Alleanza la lega, sep-
pur solo difensivamente, agli imperi centrali, tuttavia le tensioni con l’Austria e
gli interessi territoriali nell’impero asburgico portano il governo del Belpaese a
una fase di osservazione.
Tra i neutralisti si collocano i socialisti, i cattolici, sia per ragioni umanitarie,
sia per motivi economici, poiché i contadini e gli operai non vogliono ridurre la
forza-lavoro, sia perché la Santa Sede è consapevole che un intervento italiano
sarebbe a fianco dell’Intesa, tra cui scorge un avversario politico-religioso negli
anglicani inglesi e nei laicisti francesi. Anche i giolittiani, consci dell’inadegua-
tezza dell’esercito italiano e della scarsa disponibilità economica per sostenere
le ingenti spese militari, rifiutano l’ingresso in guerra.
Gli interventisti sono invece formati dai sindacalisti rivoluzionari, ispirati alla
corrente socialista di George Sorél che auspicava l’indipendenza dei lavoratori
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dallo Stato e una rivoluzione attuata dai sindacati tramite lo sciopero generale;
speravano pertanto in una crisi sociale derivata dalla guerra, come terreno fertile
per la rivoluzione. Al loro fianco, tra i sostenitori della guerra, gli irredentisti, i
grandi industriali, i nazionalisti, aizzati dalla violenta propaganda di Mussolini
e D’Annunzio contro i neutralisti, e i liberali antigiolittiani di destra, eredi
di Pellù e Rudinì, che desideravano uno stato autoritario col potere esecutivo
prevalente rispetto a quello legislativo, vedendo nel regime bellico un pretesto
per realizzarlo.
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molto il fronte. La Russia interviene, consapevole che una conquista austriaca
avvicinerebbe l’impero asburgico alla vittoria della guerra, e permette all’Italia
di riconquistare Gorizia, facendo però emergere l’inadeguatezza dell’esercito di
Cadorna, additato come grande responsabile delle disfatte.
A sua volta, però, il Generale incolpa le proprie truppe e la tensione interna pro-
voca la caduta del Governo Salandra, succeduto dal liberale moderato Boselli,
in un esecutivo di unità nazionale. Tuttavia, il nuovo Presidente del Consiglio
conferma Cadorna, creando un forte malcontento, noto come fronte interno, e
cioè lo scontro tra i soldati semplici, molti dei quali erano contadini, supportati
dai civili, e i generali, affiancati dai borghesi.
Cadorna e gli ufficiali, allora, accusano il Paese intero di non appoggiare la guer-
ra, dando la colpa delle tante sconfitte all’avversità del popolo, nel fenomeno
del disfattismo. Dall’altra parte, però, c’è un popolo che soffre per i tanti
cari caduti o bloccati in trincea, per la fame e le dure condizioni di vita che
esperiscono i civili stessi.
In Svizzera, paese neutrale, si tengono varie conferenze socialiste per trovare
una linea comune. Ne esce l’idea di una pace immediata senza annessioni né
indennità: un ritorno allo status ante bellum. Il rappresentante del partito
socialista russo, Vladimir Il’ič Ul’janov, detto Lenin, è però contrario a questa
soluzione, convinto che il conflitto globale sia l’apice del capitalismo, e dunque
l’inizio della sua fine, intendendo sfruttare il malcontento popolare per attuare
la rivoluzione proletaria.
Sul fronte orientale, si decreta la conquista austriaca della Serbia, mentre la
Germania avanza, spingendo la Russia oltre l’attuale Polonia. L’Inghilterra ten-
ta allora di intervenire, sbarcando fallimentarmente nello Stretto dei Dardanelli:
l’Impero Ottomano annienta l’esercito inglese.
Sul fronte occidentale, però, l’Intesa ottiene alcune vittorie e l’Inghilterra
mette in atto un blocco navale contro la Germania, per impedirle di approvvi-
gionarsi dagli Stati Uniti. Inizia dunque una guerra sottomarina illimita-
ta da parte dei tedeschi, verso qualsiasi sommergibile capitasse sotto tiro, che
provoca la distruzione anche di alcuni mezzi statunitensi.
Il Governo di Washington capisce allora che non otterrà mai il pagamento
dei debiti contratti con gli Stati Uniti dagli inglesi, prossimi alla sconfitta anche
a causa dei problemi interni della Russia, che non garantisce più un supporto
efficace.
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l’Intesa, il 6 aprile 1917, presentato all’opinione pubblica statunitense come
un’esportazione della democrazia di USA, Francia e Inghilterra negli imperi au-
toritari.
L’entrata in guerra degli Stati Uniti è contemporanea alla crisi interna del-
la Russia, e senza i militari americani gli Imperi avrebbero sferrato l’attacco
decisivo.
In Europa cresce il malcontento e si moltiplicano i fronti interni, mentre i
governi perdono sempre di più il sostegno e il consenso popolare. In particolare,
Guglielmo II si trova ad affrontare il problema del consenso interno, che scar-
seggiava sia tra il popolo, sia tra le alte sfere, e anche un problema di consenso
internazionale, poiché la Germania era vista come la principale artefice del con-
flitto.
Alla fine del 1916, propone strategicamente la fine della guerra e la pace ai pae-
si europei, consapevole che verrà rifiutata, in tal modo si potrà scindere dalla
responsabilità di essere fautore e continuatore della guerra. In effetti, l’Intesa
rifiuta, determinata ad annientare la Germania.
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italiano col Generale Armando Diaz. Nel tentativo del nuovo esecutivo di ricon-
quistare credibilità e appoggio del popolo, Diaz allentò la disciplina dell’esercito,
istituendo dei giornali militari, e lavorò molto sull’aspetto motivazionale. Una
volta ristabilita, almeno in parte, la giusta condizione e la fiducia dei soldati
verso gli ufficiali, Diaz sferrò la controffensiva che permise di recuperare alcuni
territori e mantenere la posizione strategica sul Monte Grappa del Piave.
8.2 Austria
Il malcontento legato alla guerra fece scoppiare anche in Austria rivolte antim-
periali, che portarono all’indipendenza dell’Ungheria e alla nascita di Cecoslo-
vacchia e Jugoslavia. Inoltre, sul fronte con l’Italia, il Generale Diaz conduce
l’offensiva definitiva: il 24 ottobre 1918, a Vittorio Veneto, l’esercito della Pe-
nisola è vittorioso. Il 4 novembre 1918 l’Austria firma l’armistizio con l’Italia,
con la definitiva chiusura del fronte occidentale meridionale.
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• Relazioni internazionali. Si incentiva la diplomazia, per rifuggire a
tutti i costi la guerra, con relazioni diplomatiche permanenti e trasparenti,
tra cui rientra l’abolizione della diplomazia segreta (punto I) e l’istituzione
della Società delle Nazioni (SDN, punto XIV).
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di vista imperialistico. Quest’ultima soluzione ebbe la meglio e la Germania
perse tutte le colonie in Africa e Asia, Alsazia e Lorena, i territori ad est, tra cui
quelli sul corridoio di Danzica, dove nacque la Polonia, rivendicata poi da Hitler
col primo atto della seconda guerra mondiale, subì una significativa riduzione
dell’esercito, in cui rimasero meno di 100mila uomini e che fu privato di avia-
zione e marina, e le furono inflitti pesanti debiti di guerra, pari a 6.6 miliardi
di sterline, che la Germania non riuscirà a sostenere, generando un profondo
malcontento, terreno fertile per l’affermazione del nazismo.
Riferimenti bibliografici
[1] Wikipedia, Prima guerra mondiale, https://it.wikipedia.org/wiki/
Prima_guerra_mondiale
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