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Gli anni Settanta nel resto del mondo

Gli anni che seguirono la crisi petrolifera del 1973, per i paesi dell’Europa occidentale furono anni di
difficoltà economiche da un lato, ma anche di importanti mutamenti politici dall’altro. Tutti questi paesi
furono coinvolti dalla crisi economica che determinò un aumento dei prezzi (dovuto all’aumento del prezzo
del petrolio), questi paesi assistono al declino di alcuni settori industriali, e tutto ciò comportò
l’inasprimento delle funzioni sociali, la ricomparsa di tentazioni protezionistiche ed alla fine l’aumento delle
spinte centrifughe rispetto al processo di integrazione Europea.
Da questo punto di vista, l’istituzione del 1979 di un sistema monetario Europeo (SME) non riuscì nel suo
intento, cioè a coordinare le politiche economiche dei paesi membri della Comunità
Non solo crisi economiche in questi anni, questi sono gli anni che videro l’Europa perdere quota rispetto
alle potenza in ascesa, da un lato gli Stati Uniti dall’altro il Giappone per lo sviluppo dell’industria
tecnologica.
Sono gli anni in cui la dipendenza militare dagli Stati Uniti andò accentuandosi; il momento di maggiore
tensione da questo punto di vista fu raggiunto alla fine degli anni 70, quando i paesi della NATO diedero il
via libera all’installazione dei cosiddetti “Euro-missili “ cioè nuovi missili a medio gittata, questa della NATO
fu in sostanza la risposta dei paesi dell’ occidente al dispiegamento di analoghi armi da parte dell’Unione
Sovietica.
La crisi della prima metà degli anni Settanta, comportò dal punto di vista politico una situazione di difficoltà
soprattutto di quei governi social-democratici.
Da questo punto di vista è emblematica la crisi dei laburisti Inglesi che perdono il potere nel 1979 a favore
dei conservatori è il momento di Margaret Thatcher; la Thatcher presenta un piano di riforme dal punto di
vista economico che si basavano su un intransigente liberismo, la Thatcher inizio un aspro confronto con le
rappresentanze sindacali “ Tred Unions”, mise in discussione alcuni dei fondamenti del “welfare-state” e
infine privatizzò importanti settori dell’industria pubblica.
Fu un modo di fare politico che creò tensione, scioperi e manifestazioni, verso le quali la Thatcher adottò
una linea sempre molto dura, ma sono anche gli anni di grande ascesa economica dell’Inghilterra ed una
ripresa del suo ruolo internazionale, dove la Thatcher spiegò una grande determinazione soprattutto nelle
isole Falkland contesa con l’argentina, vengono occupate da truppe Argentine e la Thatcher invia una flotta
Britannica e libera l’isola dalle truppe argentine.
Il governo della Thatcher dura fino al 1990, quando viene sostituita da un altro leader conservatore John
Major

- La Germania negli anni 70 portarono alla fine dei governi social-democratici, nel 1983 si rompe
coalizione tra social-democratici e liberali, e vanno al governo i cristiani democratici guidati da
Helmut Kohl.
La rottura del fronte social-democratici e liberali, non fu determinata da questioni interne ma dai
contrasti originati sulla politica estera inseno alla coalizione, uno dei motivi scatenanti di questa
rottura fu la contrarietà dei social-democratici all’installazione degli Euro-missili sul territorio della
Repubblica Federale.

- In Francia, all’inizio degli anni 80 si affermano i socialisti, e vanno al potere con un’unione delle
sinistre nel 1981, la vittoria porta alla presidenza il socialista François Mitterrand. La presidenza
Mitterand fu annunciata con grandi entusiasmi, presenta ambiziosi programmi di nazionalizzazione,
riforme sociali audaci, aumenti salariali promessi ali lavoratori. Ma questa esperienza delle sinistre,
fini per deludere le stesse attese dei suoi sostenitori anche perché le difficoltà economiche
indussero i governanti socialisti ad adottare misure più restrittive.
Si rompe la coalizione con PCI in questi anni ma questo non impedisce a Mitterand nel 1988 di
essere rieletto nel suo secondo mandato, ed il partito socialista governerà fino alla sconfitta
elettorale del 1993 quando in Francia vince la coalizione moderata.

Alcuni stati Europei in questi anni fuoriescono dai regimi autoritari questi furono: Portogallo, Grecia e
Spagna qui si affermano nel periodo di transizione, dai i regimi autoritari ad un sistema tendenzialmente
democratico, si affermano governi a coalizione socialista.
- il primo di questi stati autoritari a cadere fu quella Portoghese. Per alcuni decenni aveva governato il
leader incontrastato Salazar fino all’anno della sua morte (1970); il processo di democratizzazione viene
imposto da un gruppo di militari, che nella primavera del 1974 attuano un colpo di stato, la cosiddetta
(rivoluzione dei garofani) poi nell’ autunno 1985, i militati vengono emarginati e si impianta nel paese un
regime parlamentare pluri-partitico.
- Il secondo degli stati autoritari a compiere una transizione in chiave democratica fu la Grecia. Qui i militari
a partite dal 67 avevano rovesciato il governo liberale che da anni governava il paese con un colpo di mano,
ed avevano instaurato la dittatura dei colonelli che termina nel 1974, termina perché la Grecia voleva
annettere l’isola di Cipro ma la Turchia si oppone e sconfigge la Grecia ed a seguito di questa sconfitta
avviene la transizione democratica poi avvallata da un referendum nel 1974.

- In Spagna fu la monarchia a svolgere un ruolo di traghettatore. Morto il generale Francisco Franco,


nel 75 torna il re Juan Carlos di Borbone che si insedia su un trono che era vacante dal 1931. Fu lo
stesso Francisco Franco a designare il sovrano come suo erede, il sovrano portò con abilità il paese
verso una transizione democratica, con un sistema di partiti e sindacali liberi, fino ad arrivare al
referendum del 78 che sancisce la vigenza di una nuova costituzione democratica. Ed anche qui nel
82 si istaura un governo socialista con a guida Philipe Gonzales.

Il ritorno alla democrazia di questi paesi fu una delle novità più importanti della seconda metà degli
anni Settanta ed inizio anni Ottanta e tutti e tre aderirono alla CEE (comunità economica europee).
L’ingresso di questi nuovi membri nella comunità europea non fece altro che fare un un passo avanti
per la strada dell’unità dell’Europa occidentale, ma l’entrata di questi nuovi stati crea conflitto
nell’unione sulla gestione delle risorse economiche.

- L’Unione sovietica presenta difficoltà nella gestione economica in agricoltura, i risultati erano scarsi
e preoccupanti. Le iniziative di politiche estera miravano a due obbiettivi:

1. Potenziare apparato bellico

2. Allargare area di influenza sovietica in tutto il mondo

Nel 1979 vengono inviate truppe di occupazione in Afganistan che per 10 anni non ebbero la meglio sui
guerriglieri locali (sostenuti da Pakistan, Iran e Stati Uniti), ciò provoca migliaia di morti e forti ripercussioni
psicologiche all’interno.
All’interno si accentuano i tratti burocratico-autoritari del regime, continua la repressione degli intellettuali
dissidenti.
Nel 1975 l’unione sovietica partecipa alla conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa,
sottoscrivendo gli accordi finali sul rispetto dei diritti dell’uomo e la garanzia delle libertà politiche
fondamentali, ma al tratto di penna con il quale sottoscrivono questi impegni di fatto non seguirono
politiche in linea, tali politiche furono disattese.
Questo perlomeno fino alla metà degli anni 80, qui accadde una svolta radicale per l’intero mondo
comunista. Dopo la morte di Brežnev , per tre anni si succedono 2 vecchi leader al potere (Jurij Andropov e
Konstantin Černenko) fino all’ascesa nella segreteria del CUS di Michail Gorbačëv nel 1985.
Gorbačëv, si mostra subito deciso ad introdurre radicale novità nel corso della politica sovietica sia sul
piano interno sia per quanto riguarda la politica internazionale.
La prima parola d’ordine con cui si presenta ai suoi cittadini ed al mondo intero è riforma (prelestoica).
Principalmente riforma del meccanismo economico del vecchio apparato sovietico, poi riforme in senso di
liberalizzare il sistema cioè riforme volte ad introdurre nel sistema socialista elementi di economia di
mercato.
Nel 88 Gorbačëv, si fa promotore di una nuova costituzione che non intacca il sistema a partico unico, ma
apre lo spazio per un limitato pluralismo, iniziando a distinguere meglio le strutture del partito da quelle
dello stato. Introduce nelle elezioni del congresso dei Soviet il sistema a candidatura plurima e questo
consente anche che in questi organi di rappresentanza entrino via via elementi del dissenso.
Nel 90, il Congresso elegge Gorbačëv, presidente dell’Unione Sovietica.
La liberalizzazione e l’apertura attuato da Gorbačëv, da un lato giovano all’immagine di Gorbačëv e
dell’Unione Sovietica, ma dall’altro sono riforme che non seguirono un piano prestabilito che attecchiscono
un sistema non più funzionante e quindi acutizzano alcune contraddizione già presenti nel regime invece
che risolverlo , ad esempio la popolazione non è pronta ad accogliere i risultarti delle riforme economiche
che suscitano malumore e dissensi verso un sistema inefficiente, anche l’apertura a nuovi spazi politici mise
in moto tensioni non facilmente controllabili per esempio si rimettono in moto i movimenti separatisti ed
autonomisti fra le popolazione non russe che fanno parte dell’unione delle repubbliche socialiste sovietiche
come Lettonia, Estonia e Lituania, poi Georgia, Armenia, Arzebagian.
Ma la stessa repubblica russa fu a reclamare la propria autonomia dal potere federale, che avvenne con
l’elezione a presidenza della repubblica Russa, del riformista radicale Boris Elsin.
Accanto a questo riforme e contraddizioni, bisogna ricordare l’avvio di un processo di liberalizzazione
interna condotta all’insegna di un’altra parola chiave la ”glasnov” cioè la trasparenza degli atti del potere
interno, che permise l’attivarsi del dibattito politico e culturale che fino a pochi mesi prima era impensabile.
Un’altra conseguenza derivante dall’insediamento di Gorbačëv, fu la riapertura del dialogo con l’occidente,
che fu imposta dalla ormai chiara necessità di frenare la corsa agli armamenti destinando migliori risorse
alla popolazioni; ci sono incontri tra Regan e Gorbačëv a Ginevra nel 86, poi a Washington nel 1987
stipulano l’accordo sulla riduzione degli armamenti missilistici in Europa, fu un accordo che aveva un
enorme valore simbolico, perché per la prima volta ci fu la distruzione concordata di armi nucleari da parte
delle due superpotenze; nel 89 si ha il ritiro truppe sovietiche in Afganistan e si inaugura un clima di nuova
distensione tra le due super-potenze non più basato sul terrore.
Il crollo dell’Unione Sovietica
La conseguenza più importante per la storia dell’Europa a fine Novecento provocata dal regime di
Gorbačëv, fu il crollo dei regimi comunisti imposti nell’Europa dell’est alla fine della seconda guerra
mondiale.
I processi riformatori, furono favoriti dall’atteggiamento della dirigenza sovietica, il paese che si mosse per
primo fu la Polonia, nel 80 e 81 aveva conosciuto un periodo di cambiamenti quando era sorto il sindacato
indipendente di solidarietà appoggiato dal clero cattolico e guidato dal leader Lech Wałęsa, questo
movimento sindacale diede avvio ad una serie di scioperi imponenti, fino al colpo di stato del 1981 dei
militari guidati da segretario del partito operaio polacco ovvero il generale Wojciech Jaruzelski, che assunse
nuovi poteri mettendo fuori legge Solidarność .
Jaruzelski disse che il colpo di stato fu attuato per evitare un intervento sovietico, infatti alla fine allenta le
misure repressive e stabilisce nuovi rapporti con la chiesa e con Solidarność .
Questi rapporti portarono nel 88 agli accordi di Danzica, con il quale il capo dello stato Jaruzelski, si
impegna in una riforma costituzionale, che permisero lo svolgimento nel 89 delle prime elezioni libere di
un paese del blocco comunista, vinte dai candidati di Solidarność e si forma un governo di coalizione
guidate da un leader del sindacato indipendente Mazowiecki.
Il caso polacco origina una serie di reazione a catena che tra 89 e 90 avrebbe rovesciatogli equilibri politici
e strategici dell’Europa dell’Est, in primis in Ungheria in cui nel 89 i nuovi dirigenti comunisti riabilitano e
legalizzano i partiti politici e indicono nuovo elezione per l’anno successivo, ma la decisione più importante
e più gravide di conseguenze, fu la rimozione dei controlli polizieschi e delle barriere di fine spinato ai
confini con l’Austria, questa decisione aprì la prima vera breccia della cortina di ferro, innescando una serie
di reazioni a catene in tutto il mondo comunista.
Infatti l’estate del 1989.vide una serie di carovane di auto dei cittadini della Germania dell’Est dirigersi verso
l’Austria e da lì raggiungere la Repubblica Federale Tedesca.
Questo mette in crisi il regime comunista della repubblica popolare tedesca, costringendo alle dimissioni
Erich Honecker, tutto questo è tacitamente tollerato dalla Russia di Gorbačëv.
I nuovi dirigenti avviano una serie di riforme interne e permisero l’espatrio verso l’estero, il via libera
definitivo si ha 9 novembre 1989, quando furono aperti i confini fra le due Germanie compresi i passaggi
tramite il muro di Berlino .
Segue ritorno alla democrazia in Cecoslovacchia, più drammatica è la situazione in Romania qui il vecchio
dittatore Nicolae Ceaușescu non cede il potere, ma fu catturato dai rivoltosi e ucciso con un processo
sommario insieme alla moglie Elena.
L’ultima roccaforte dell’ortodossia leninista-marxista a cadere fu L’Albania.
In tutti questi paesi, tranne il caso rumeno, i gruppi dirigenti comunisti che avevano traghettato il paese
verso un regime democratico, perdono il potere e vengono sostituti da altri referenti politici.

Le conseguenze del crollo dei regimi comunisti nella Germania dell’Est


Qui nelle elezioni liberi del 90, vengono puniti i comunisti ed i social-democratici e tutti i gruppi di sinistra,
troppo timidi difronte alla prospettiva di un’immediata riunificazione delle due Germanie, anche qui la
vittoria va ai cristiano-democratici, che in pieno accordo con gli omologhi dell’Ovest (al potere vi sono si
demo-cristiani) accelerano i tempi per la riunificazione, ed il leader dell’occidente Helmut Kohl
fu molto abile a preparare l’assorbimento della Germania Orientale nelle strutte istituzionali ed
economiche della Germania Occidentale.
Il ritorno ad un’unica nazione avvenne il 3 ottobre del 1990 con la firma del trattato dell’unificazione
economica e unitaria poco dopo entra in vigore il vero trattato di unificazione politica ed istituzionale, così
la Germania dopo 40 anni di divisione torna a vivere in uno Stato Unitario.

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