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Facoltà di Filosofia
Istituto di Ricerca della non Credenza e delle Culture (ISA)
Corso FL2035: “La non-credenza e l’ateismo: lettura ed analisi di
testi filosofici”
I SOLILOQUI
È una delle sue prime opere; è come una forma di introspezione, lui stesso pone la
domanda e risponde. In essa, il punto di partenza e desiderio che regge tutto lo sviluppo
viene espresso così: “Deum et animam scire cupio”.
Lui credeva ed era convinto delle verità di fede, ma non le conosceva, non le
sapeva, voleva una conoscenza razionale: «Io sto ricercando che cosa so, non che cosa
credo»1. Quest’opera venne scritta nei giorni in cui, avendosi già convertito al
cristianesimo, ancora aspettava il battesimo e si reca a un luogo con pochi compagni per
impegnarsi nella ricerca della verità. Lui non vuole rimanere nella credenza, ma
1
AGOSTINO, Soliloqui, I, 3, 8.
raggiungere una conoscenza filosofica. Nei soliloqui non sembra però che raggiunga
questo scopo.
In primo luogo, si domanda sul grado della conoscenza di Dio: Quanto è sufficiente
conoscere Dio? Si deve primo credere che esiste (fede) questo oggetto, si deve sperare
raggiungerlo (speranza), e poi amarlo (carità). Anche quando si ha già raggiunto la
conoscenza è necessaria la fede, perché l’uomo è debole. Agostino dice di non sapere
quanto è sufficiente conoscere Dio, perché non c’è nessun’altra conoscenza da paragonare
con essa. Dunque, si trova nella situazione in cui deve amare qualcosa che non conosce.
Poi si domanda sul modo di conoscere Dio. Dice che le conoscerà (Dio e l’anima) e
accoglierà come probabili, anche se ne è certo per la fede. Ci vogliono occhi sani, lo
sguardo e il vedere, in un senso intellettuale. E questo consiste in una mente libera da ogni
macchia del corpo, lontana e purificata dalle voglie di cose mortali, e questo può esserle
dato solo dalla fede, all’inizio2. Fa una comparazione di Dio e le scienze con il sole e la
terra; la terra non può essere vista senza che la illumini il sole. Come nel sole, in Dio si
possono osservare tre cose: che c’è, che è intelligibile e che rende intelligibili tutte le altre
cose.
LE CONFESSIONI
Se non conoscesse niente di Dio, non si sarebbe rivolto a Lui nella preghiera. È
convinto del suo amore verso Dio, e quindi si domanda che cosa ama.
Si riconosce come uomo, avente corpo e anima, e quindi domanda con il suo corpo
alle cose corporee, ma queste dicono di non essere Dio. L’io interno le ha conosciuto
mediante l’esterno, l’anima mediante il corpo. Deve interrogare le cose, perché queste gli
parlino di Dio. In realtà parlano a tutti, me le comprendono solo quelli che, dopo aver
ricevuto dall’esterno la loro voce, la confrontano con la verità interiore.
2
Cf. AGOSTINO, Soliloqui, I, 6, 12.
2
sopra di me in quanto mi aveva creato, e io stavo sotto di essa in quanto sono stato da lei
creato»3.
Sarà necessario, dunque, trascendere anche sé stesso, dopo aver rientrato in sé. Dai
corpi passa all’anima, e da questa alla sua forza interiore, e di qui è salito alla ragione
(perché anche gli animali hanno un’anima, ma non ragione).
La sua ricerca conclude dicendo che soltanto attraverso la fede si può arrivare alla
conoscenza di Dio. Si può conoscere mediante la ragione per i suoi attributi, passando
dall’esperienza, dalle cose create. Ma in quanto riguarda l’essenza di Dio, Lui rimane
inconoscibile.
Bibliografia
3
AGOSTINO, Confessioni, VII, 10, 16.