Il ciclo di acquisti
Introduzione
1. La rilevazione delle fatture di acquisto di beni e servizi
2. Il regolamento monetario degli acquisti
3. Le rettifiche ai costi di acquisto (resi, sconti, abbuoni, premi)
4. Gli anticipi a fornitori
5. Gli acquisti di beni sui mercati esteri extra-comunitari
IVA
Una variabile da tenere presente è l’iva.
L’IVA è l’Imposta sul Valore Aggiunto cui sono soggette le operazioni di scambio di beni e prestazioni di servizi.
L’IVA è del 20%.
L’IVA grava solo sul consumatore finale (noi è neutra) e perciò:
l’IVA sugli acquisti di fattori produttivi pagata da un’impresa rappresenta un credito verso l’Erario (IVA a
credito);
l’IVA sulle vendite dei beni e servizi generati dall’impresa costituisce un debito verso l’Erario (IVA a debito)
All’Erario l’impresa deve versare periodicamente la differenza tra il totale IVA A DEBITO e il totale IVA A CREDITO.
A fronte di tali servizi, gli enti previdenziali percepiscono dei contributi, detti anche oneri sociali.
Tali contributi si distinguono in due categorie:
I contributi a carico dell’azienda (datore di lavoro), che rappresentano un costo di esercizio per l’azienda e
devono essere versati agli istituti previdenziali;
I contributi a carico del lavoratore, che sono trattenuti al dipendente in busta paga dall’azienda e versati in un
secondo momento agli enti previdenziali. Per questi contributi, quindi, l’azienda funge da ‘’sostituto’’.
Le ritenute fiscali
La retribuzione lorda dei dipendenti, oltre a essere ridotta per i contributi previdenziali a carico del lavoratore, viene
ridotta per le ritenute fiscali trattenute dal datore di lavoro in acconto all’imposta sul reddito delle persone fisiche
(IRPEF).
Anche in questo caso il datore di lavoro opera in qualità di sostituto d’imposta e ha l’obbligo di versare all’Erario le
ritenute effettuate.
In questo caso l’utile netto su cambi non realizzato è pari a 707 (953 – 246).
Se si ipotizza che nell’anno N la società abbia conseguito un utile di esercizio pari a Euro 1.000, in sede di destinazione
del risultato di esercizio, previa destinazione a riserva legale del 5% dell’utile, si provvederà ad accantonare a riserva
non distribuibile la quota di utile netto su cambi non realizzato per euro 707.
Le operazioni in valuta
Introduzione
Il trattamento della riserva utili su cambi negli esercizi successivi a quello della sua costituzione prevede che:
Se emerge un utile netto presunto su cambi (differenza tra utili e perdite presunti su cambi) superiore
all’importo della riserva precedentemente creata, si deve adeguare la riserva medesima in sede di
destinazione dell’utile;
Se emerge un utile netto presunto su cambi equivalente all’ammontare della riserva precedentemente
creata, non si deve fare alcun adeguamento;
Se emerge un utile netto presunto su cambi inferiore all’ammontare della riserva precedentemente creata,
l’eccedenza è trasferita a riserva distribuibile;
Se emerge una perdita presunta su cambi, la riserva deve essere trasferita a riserva distribuibile.
Esempio 3
Si ipotizzi:
che a fine dell’esercizio N+1 il risultato di esercizio sia pari a Euro 500;
nel corso di N+1, in sede di destinazione del risultato di esercizio dell’anno N, sia stata costituita una riserva
per utili su cambi pari a 707;
nel corso di N+1 la società, pur avendo concluso le operazioni in valuta che avevano generato la riserva
vincolata, ha svolto altre operazioni che hanno generato crediti e debiti in valuta. Tali debiti e crediti al
31/12/N+1 generano un utile netto su cambi non realizzato pari a 200.
L’utile netto non realizzato su cambi risulta inferiore all’importo della riserva su cambi non distribuibile creata in
precedenza.
L’eccedenza deve essere quindi riclassificata in una riserva liberamente distribuibile per un importo pari a
507 = 707 – 200.
Si sottolinea che il trattamento della riserva utili su cambi negli esercizi successivi a quello della sua costituzione
rappresenta il trattamento nel caso in cui nell’esercizio successivo si concludano tutte le operazioni in valuta dell’anno
precedente (operazioni che non avevano generato la riserva non distribuibile).
Se l’utile presunto netto o parte di esso non si è invece realizzato nell’esercizio successivo allora la riserva utili su
cambi deve permanere in misura pari agli utili su cambi non realizzati ancorché per ipotesi non si sia realizzato
nell’anno successivo un utile netto su cambi ovvero sia stata realizzata una perdita netta su cambi ovvero nessuna
differenza cambio.
Quindi, alla fine di ogni esercizio deve essere verificato extra contabilmente che gli utili su cambi correlati alla riserva
utili su cambi appostata nell’esercizio precedente siano stati effettivamente realizzati.
Si tenga presente che per la valutazione dei crediti in moneta diversa da quella di conto, a fine esercizio devono
essere affrontati due problemi complementari al fine di applicare il criterio del presumibile valore di realizzo:
è necessario stimare il rischio di inesigibilità del credito;
è necessario stimare il rischio dovuto alla fluttuazione dei cambi (rischio di cambio).
Normativa fiscale
Ai fini fiscali, debiti e crediti in valuta estera di qualsiasi natura e di qualsiasi durata devono essere valutati al cambio
vigente al momento della loro insorgenza (cambio storico).
Quindi le differenze presunte su cambi sono fiscalmente irrilevanti.
Pertanto, per calcolare il reddito imponibile occorre:
in caso di perdite presunte su cambi aggiungere tali perdite al reddito ante-imposte per determinare il
reddito imponibile;
in caso di utili presunti su cambi sottrarre tali utili al reddito ante-imposte per determinare il reddito
imponibile.
Invece le differenze realizzate su cambi sono fiscalmente imponibili (se utili) e deducibili (se perdite).
Esse sono determinate dalla differenza tra il cambio al momento dell’acquisto/vendita (cambio storico) e il cambio al
momento della regolamentazione monetaria.
Rilevazioni di fine esercizio
Introduzione
Il principio di competenza economica esprime il principio di base impiegato per assegnare il risultato economico
all’esercizio cui si riferisce il bilancio.
Tale principio prevede che costi e ricavi siano imputati all’esercizio al quale possono essere ricondotte le operazioni di
impiego dei fattori produttivi cui si riferiscono i costi e le operazioni di cessione dei beni e di produzione dei servizi cui
si riferiscono i ricavi.
Quindi, a fine esercizio è necessario effettuare alcune scritture di integrazione e rettifica al fine di assicurare
l’applicazione del principio di competenza.
Risconti attivi
I risconti attivi rappresentano quote di COSTO già rilevati nell’esercizio in chiusura o in esercizi precedenti che sono
di competenza dell’esercizio successivo.
A fine esercizio, quindi, la quota di costo già rilevata deve essere stornata originando un risconto attivo (SPA D).
Nell’esercizio successivo il conto ‘’risconti attivi’’ (SPA D) viene riaperto in Dare. Immediatamente tale conto viene
‘’chiuso’’ con il contemporaneo addebito del conto reddituale di riferimento per il costo di competenza del nuovo
esercizio.
Risconti passivi
I risconti passivi rappresentano quote di RICAVO già rilevati nell’esercizio in chiusura o in esercizi precedenti che
sono di competenza dell’esercizio successivo (SPP E).
A fine esercizio, quindi, la quota di costo già rilevata deve essere stornata originando un risconto attivo (SPA D).
Nell’esercizio successivo il conto ‘’risconti passivi’’ (SPP E) viene riaperto con il saldo in Avere. Tale conto sarà poi
‘’chiuso’’ con il contemporaneo accredito del conto reddituale di riferimento per il ricavo di competenza del nuovo
esercizio.
Ratei attivi
I ratei attivi esprimono la quota di ricavo di competenza dell’esercizio in chiusura, avente manifestazione numeraria
nell’esercizio successivo.
Nell’esercizio successivo il conto ‘’ratei attivi’’ (SPA D) viene riaperto con il saldo in Dare.
Quando si verifica la manifestazione numeraria, viene accreditato il conto reddituale (per il ricavo di competenza del
nuovo esercizio) e viene accreditato il conto ‘’ratei attivi’’ per la quota di competenza dell’anno precedente.
Ratei passivi
I ratei passivi esprimono la quota di costo di competenza dell’esercizio in chiusura, avente manifestazione numeraria
nell’esercizio successivo.
Nell’esercizio successivo il conto ‘’ratei passivi’’ (SPP E) viene riaperto con saldo in Avere.
Quando si verifica la manifestazione numeraria, viene addebitato il conto reddituale (per il costo di competenza del
nuovo esercizio) e viene addebitato il conto ‘’ratei passivi’’ per la quota di competenza dell’anno precedente.
Fatture da ricevere
Se l’impresa ha ricevuto beni (o servizi) nel corso dell’esercizio per i quali non sia stata ancora ricevuta la relativa
fattura, in sede di scritture di assestamento è necessario registrare il costo di acquisto senza iva con in contropartita
l’accredito del conto ‘’Fatture da ricevere’’.
Fatture da emettere
Se l’impresa ha ceduto beni (o erogato servizi) nel corso dell’esercizio per i quali non sia stata ancora emessa la
relativa fattura, in sede di scritture di assestamento è necessario registrare il ricavo con in contropartita l’addebito nel
conto ‘’Fatture da emettere’’.
A differenza delle fatture da ricevere, nell’importo delle fatture da emettere è compresa l’IVA a debito, in quanto,
indipendentemente dalla data dell’emissione della fattura, l’IVA deve entrare nella liquidazione dello stesso mese di
consegna delle merci.
A riguardo però, si distingue dalla rilevazione delle merci quella relativa alle prestazioni di servizi. In quest’ultimo
caso, l’IVA a debito deve essere rilevata solo al momento della fatturazione o, se anteriore, al momento dell’effettivo
incasso del relativo corrispettivo.
Rilevazioni di fine esercizio
Rimanenze di magazzino
Le rimanenze di magazzino comprendono merci, materie prime, sussidiarie e di consumo, semilavorati e prodotti
finiti.
A fine anno è necessario effettuare le scritture di assestamento.
Si nota che:
le rimanenze finali di merci, materie prime, sussidiarie e di consumo sono riportate a decremento della voce C E B11
‘’Variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci’’;
le rimanenze finali di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti sono riportate ad incremento della voce C E
A2 ‘’Variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti.’’