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Sacralità
e geometria
Un itineriario sapienziale
dalle origini al rinascimento
STORIE DEL MONDO
13
www.mauropagliai.it
iSBn 978-88-564-0225-4
Sommario
Prefazione pag. 7
introduzione » 9
3
In memoriam
luigi Vignali
(1914-2008)
7
introdUzione
9
Sacralità e geometria
10
introduzione
delle estremità o dei limiti dei corpi; e Dio non fece il mondo in altro
modo che ponendo dei termini alla materia che prima era infinita…
Ebbene i numeri e le proporzioni, in quanto applicati alla materia, la cir-
coscrivono come se fosse delimitata da linee e, tramite le linee, da superfici
e profondità… Perciò essendo fissati i termini a ciò che prima era indeter-
minato ed infinito, il tutto divenne, e continua ad essere, armonioso in
tutte le sue parti”. in ordine a ciò lo stesso concetto di idea fornito da Pla-
tone (che tramandava ed interpretava un retaggio pitagorico) è piena-
mente intelligibile nel suo significato di perfezione concreta, visibile in
quanto riflesso degli archetipi divini. le metodologie applicative corri-
spondenti a questa consonanza geometrica si basano sul principio della
cosiddetta “simmetria dinamica”, locuzione concettualmente riesumata
dall’americano Jay hambidge nelle pagine del Teeteto platonico (147 d-
148 a) per indicare la “commensurabilità in potenza” tra le superfici
delimitate da elementi lineari incommensurabili (ovvero irrazionali).
in termini pratici il sistema permetteva di produrre e gestire grafica-
mente sistemi di superfici armonicamente correlati secondo un’ordinata
catena di partizioni corrispondenti al tema direttore di partenza (con-
trariamente a quanto avviene nel campo delle proporzioni aritmetiche
razionali, responsabili di simmetrie “statiche”). la permanenza nel-
l’opera d’arte di questa ratio, di questo rapporto invariante, prende le
mosse dal concetto di analogia o proporzione geometrica (a:b=b:c)
adombrato da Platone come introduzione al concetto di proporzione nel
Timeo (31 B-c), il più dichiaratamente pitagorico dei suoi dialoghi: “Ma
che due cose sole si combinino senza una terza non è possibile… Il più
bello dei legami è quello che di sé stesso e delle cose legate ne fa assoluta-
mente una sola; ed a far questo nel miglior modo è appropriata la propor-
zione”. la verifica statistica della presenza di una siffatta scompartizione
d’insieme in temi omogenei, eseguita agli inizi del secolo scorso dal-
l’università di Yale su di un considerevole campione di manufatti e
grandi monumenti architettonici greci, ebbe un riscontro positivo nella
quasi totalità dei soggetti appartenenti al periodo classico dal Vi al
iV secolo a.c. tra queste la scansione largamente più diffusa risultò
essere la “sezione” (eudosso di cnido), ovvero la sezione aurea, la più
semplice delle proporzioni geometriche continue, in cui i tre termini si
riconducono a due a/b=b/(a+b), e quella al contempo capace di pro-
durre il maggior numero di combinazioni armoniche. Se questa non è la
sede indicata per una fenomenologia della celeberrima proporzione e
delle sue ben note proprietà matematiche e geometriche (ricorderemo
11
Sacralità e geometria
12
l’immaginario geometrico Umano:
coStanza e mUtamento
dalle origini all’età del rinaScimento
sentati nel corso della trattazione siano stati da noi selezionati in base ad un cri-
terio di emblematicità, privilegiandone al massimo il valore di exemplum.
3 Per quanto attiene la nozione di artista e di stile rimandiamo ad a. K. coo-
maraswamy, op. cit., pp. 32-70. facciamo inoltre notare che Siegfried giedion
(1889-1968) nelle sue ultime opere identificò nella costanza e nel mutamento la
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Sacralità e geometria
i. le origini
termine utilizzato dai falegnami per indicare l’arte del “giuntare” e che, sia nella
tradizione greca sia in quella indiana, fu inevitabile che il Padre e il figlio fossero
dei “falegnami”, dimostrando che tale teoria deve risalire all’era neolitica, o addi-
rittura allo stadio “iletico” o “primordiale”.
6 “L’uomo si ritrova corporalmente, in modo metaforico, nel corpo della natura,
nello stesso modo incui ritrova la natura nel suo corpo” (S. resnik, “il corpo, la geo-
metria e l’idea di numero”, Conoscenza religiosa, 1-2, 1979, pp.10-28: 11).
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i. le origini
popoli più diversi, dato che si parla della “volta” o della “tenda” del
cielo e del suo “colmo” per indicare il polo7.
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Sacralità e geometria
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i. le origini
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Sacralità e geometria
fig. 5 ricostruzione grafica del tumulo preistorico di cahokia presso St. louis,
la più vasta delle piramidi tronche statunitensi: occupa una superficie
di alcuni acri e raggiungeva originariamente l’altezza di 27 metri.
18
i. le origini
98: 70.
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Sacralità e geometria
di pietra eretta conclusa da una orizzontale dalla forma, appunto, di tavola. le pie-
tre presentano una lavorazione accurata, con angoli vivi e superfici levigate.
16 S. giedion (L’eterno presente: le origini dell’arte, cit., p. 10) constatò come il
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i. le origini
coniato da leonardo da Vinci) risale al iii secolo a.c. (la sua nozione è in realtà
infinitamente più antica) ed appartiene ad euclide: “un segmento è detto diviso in
media ed estrema ragione quando il segmento intero è in relazione con una delle sue
parti, come questa lo è con la minore” (Elementi, libro Vi). il valore del rapporto
aureo è espresso dal numero irrazionale (1 + √5)/2 = 1,618…
20 il disegno da noi analizzato, tratto da e. cartailhac/h. Breuil, La caverne d’al-
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Sacralità e geometria
tagonali scolpite con cifre scoperto nelle antichissime capanne di pietra del monte
loffa”, Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, serie Vi, tomo iV, 1886,
pp. 3-25. come avremo modo di vedere più avanti la geometria pentagonale è
totalmente governata dalla sezione aurea.
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i. le origini
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Sacralità e geometria
26 cfr. m. c. ghyka, Esthétique des proportions dans la nature et dans les arts,
Paris, editions du rocher, 1987, pp. 34-37 [ed. orig. Paris, 1927]; id., The Geome-
try of Art and Life, new York, dover, 1977, pp. 107-109 [ed. orig. new York, 1946].
27 a. zeising, Neue Lehre von den Proportionen des Menschlichen Korpers, leip-
24
i. le origini
29 ibidem, p. 186. Per una disamina dei solidi platonici si veda m. c. ghyka,
regolata dal valore aureo che esprime il rapporto tra la diagonale ed il lato.
32 Si dicono indici i numeri che esprimono le relazioni delle facce del poliedro
cit., cap. V.
34 ibidem, cap. iV.
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Sacralità e geometria
proporzioni piane e solide sono rette dal numero aureo Ф36. d’arcy
loro natura di amplificazioni spaziali del pentagono regolare35, le cui
36 l’uso del simbolo Ф per esprimere la sezione aurea venne introdotto verso il
civiltà occidentale, roma, arkeios, 2009, pp. 56-60 [ed. orig. Paris, 1931].
dato dalla somma dei due precedenti; la particolarità di questa serie è di essere al
contempo additiva e geometrica.
38 la serie di fibonacci (da filius Bonacci, soprannome del matematico leo-
nardo Pisano, che la riscoperse nel 1202) corrisponde alla particolare serie addi-
tiva 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, … in cui ogni termine è la somma dei due
valore Ф.
precedenti ed il rapporto di un termine col precedente converge rapidamente al
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i. le origini
Basandosi poi sullo studio delle conchiglie dei molluschi (in par-
ticolare quella del nautilus) illustrò le proprietà di una curva algebrica
intimamente connessa alla crescita gnomonica: la spirale equiangolare
o logaritmica40, il cui inviluppo conserva immutata la forma originaria
(figg. 12 e 13).
tema √Ф e Ф43.
fuse legate alla crescita gnomonica organica (fig. 14) sono quelle a
40 la spirale equiangolare, già nota all’egitto e alla grecia, deve la sua codifi-
curva con tre raggi uscenti dall’origine, separati da tre angoli retti.
43 cfr. m. c. ghyka, The Geometry of Art and Life, cit., pp. 93-97. facciamo
notare (vedi figura 14) che il rettangolo aureo è il solo rettangolo il cui gnomone
sia quadrato (in particolare B, c, d sono i rispettivi gnomoni di a, a+B, a+B+c).
27
Sacralità e geometria
che l’arte è imitazione della natura delle cose, non delle loro apparenze: questa
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i. le origini
verità che dirige l’artefice è ciò che il medioevo chiamava synteresis, ovvero l’in-
telletto pratico considerato come prolungamento dell’intelletto universale da cui
sono state fatte tutte le cose naturali; si veda a. K. coomaraswamy, “la filosofia
dell’arte medioevale e orientale”, in id., Il grande brivido. Saggi di simbolica e arte,
milano, adelphi, 1987, pp. 45-73 [ed. orig. Princeton, 1977].
46 leon Battista alberti (1404-1472), primo grande teorico dell’architettura
29
Sacralità e geometria
ii. in meSoPotamia
negli ultimi secoli del iV millennio a.c., durante l’apice della civiltà
sumera, la pianta dei templi acquistò una forma regolare48, a testimo-
nianza del metodico studio della geometria e della matematica coniu-
gato alla ricerca formale. la grande maestria tecnica conseguita nella
modellazione dello spazio interno ed esterno traspare dai resti del
cosiddetto tempio d di Uruk (circa 3000 a.c.), la cui planimetria
(fig. 16) disegna un rettangolo dell’esatto rapporto di 8:5 (80x50 m)49.
nel complesso monumentale di tell asmar formato dal tempio di
Susin e dal palazzo dei governatori (fine iii-inizio ii millennio a.c.), si
identifica un nuovo assetto planimetrico (fig. 17), caratterizzato da
assialità ortogonali entro spazi di forma prevalentemente quadrata e
rettangolare50.
tali trame ad angoli retti, apportatrici di ordine ed esattezza, assur-
geranno a vera e propria matrice urbanistica a Persepoli (Vi-V secolo
a.c.). gli edifici più imponenti, entrambi a pianta quadrata, sono la
grande apadana di dario e la sala del trono di Serse (fig. 18), le cui dia-
gonali evidenziano allineamenti con altri elementi della planimetria51.
30
ii. in mesopotamia
31
Sacralità e geometria
52 tale squadra, nella sua forma canonica ad angoli di 30°, 60°, 90° (équerre
32
ii. in mesopotamia
fig. 19 Ur, ziqqurat del dio della luna: facciata nord-est (parzialmente
ricostruita). in evidenza il contributo ordinatore dell’équerre égyptienne.
porzione aritmetica.
54 cfr. n. Pennick, op. cit., pp. 47-49. Secondo quanto affermato da Plutarco
(i-ii secolo) nel suo Iside e Osiride (373 f-374 B), gli egiziani visualizzavano la
natura dell’universo attraverso “la figura del triangolo più bello”, corrispondente
a quello con i lati in proporzione a 3, 4, 5.
55 da un antico documento egiziano apprendiamo che thutmosis iii era solito
tendere e sciogliere il nastro metrico durante la cerimonia per la posa della prima
pietra (a. Badawy, Ancient Egyptian Architectural Design, Berkeley & los angeles,
University of california Press, 1965, pp. 3-4, 8-11).
33
Sacralità e geometria
56 Pitagora di Samo (Vi secolo a.c.) fondò la sua scuola a crotone dopo aver
34
ii. in mesopotamia
… costituisce una prova sufficiente del fatto che il teorema “di Pita-
gora” era noto più di mille anni prima del filosofo greco58.
58 ibidem, p. 53.
59 g. de Santillana, “fato antico e fato moderno”, Tempo presente, Viii, 9-10,
1963, pp. 9-24: 14.
35
Sacralità e geometria
60 ibidem.
61 cfr. S. lloyd, op. cit., pp. 59-65.
62 la nostra ricostruzione si trova in accordo col pensiero di henri frankfort
in merito alla genesi della città mesopotamica: “… gli antichi… sapevano come
progettare una città… in modo da sfruttare ogni caratteristica del terreno; e… non
esitavano a progettare uno schema totalmente astratto su un sito quando le circo-
stanze incoraggiavano tale impresa”, cit. da h. frankfort, “town Planning in
ancient mesopotamia” (ii) in Town Planning Review, XXi, 1950, pp. 99-115; trad.
it. (parziale) “l’urbanistica nell’antica mesopotamia”, Casabella, liii, 559, 1989,
pp. 53-58: 58.
36
ii. in mesopotamia
37
Sacralità e geometria
63 147 d-148 a.
64 i primi studi di hambidge sull’argomento furono pubblicati sulla rivista The
Diagonal nel 1919-20 ed in seguito riuniti nel volume dal titolo The Elements of
Dynamic Symmetry, new York, dover, 1967 [ed. orig. new York, 1926]; in lingua
italiana si rinvia a c. Bairati, La simmetria dinamica. Scienza ed arte nell’architet-
tura classica, milano, libreria editrice Politecnica tamburini, 1952.
65 Questa proprietà e dovuta al fatto che i rapporti di similitudine tra le super-
fici sono proporzionali al quadrato del corrispondente rapporto lineare fra i lati: se
questo rapporto è irrazionale, con l’elevazione al quadrato l’irrazionalità scompare.
66 cfr. J. hambidge, op. cit., pp. 17-27; analogamente lo studioso americano
definì “statici” (da cui “simmetri statica”) tutti i rettangoli il cui modulo era costi-
tuito da un numero intero o frazionario (ibidem, pp. Xii-Xiii).
38
ii. in mesopotamia
in cui il rapporto tra il lato orizzontale e quello verticale (modulo) è l’inverso del
corrispondente rapporto nel rettangolo originale aBcd; ibidem, pp. 30-38.
68 Si veda m. c. ghyka, Esthétique des proportions dans la nature et dans les
39
Sacralità e geometria
iii. in egitto
70 triangolo rettangolo con angoli di 30°, 60° e 90°. ricordiamo che le forme
electa, 1974, p. 6.
72 i rilievi furono eseguiti nel corso della campagna d’egitto (1798-1801) e
40
iii. in egitto
mide era allineata con il nord vero e di conseguenza ogni lato corri-
spondeva ad un punto cardinale.
Successivamente i matematici Jarolimek e Kleppisch73 misero in
evidenza come la sezione nord-sud della medesima piramide fosse
regolata da numeri in progressione geometrica con ragione √Ф
(fig. 29).
73 Jarolimek pubblicò i risultati dei suoi studi nel 1890, Kleppisch nel 1921. noi
41
Sacralità e geometria
y2 = zx
y2 = z2 – x2
(z2/x2) – (z/x) – 1 = 0
74 cfr. m. c. ghyka, The Geometry of Art and Life, cit., pp. 61-62.
42
iii. in egitto
75 Vedi sopra § i.
76 cfr. m. c. ghyka, The Geometry of Art and Life, cit., pp. 63-66.
77 i. h. cole, Survey of Egypt – Paper Nr. 39: Determination of the Exact Size and
Orientation of the Great Pyramid of Giza, cairo, government Press, 1925. Si rias-
sumono qui i dati metrici principali della piramide di Khufu: altezza originaria =
146,729 metri; lato medio = 230,362 metri; perimetro = 921,45 metri (questi dati
ridussero il già esiguo margine di errore ad un valore inferiore allo 0,1%).
78 o. neugebauer (op. cit., pp. 65-66) riscontrò l’utilizzo del valore π nell’ambito
43
Sacralità e geometria
l’idea di fondo della grande Piramide era che doveva essere una
rappresentazione dell’emisfero settentrionale della terra, una semi-
sfera proiettata su superfici piatte come si fa in cartografia… la
grande Piramide era una proiezione su quattro superfici triangolari.
l’apice rappresenta il polo e il perimetro l’equatore. Questo è il motivo
per cui il perimetro è in rapporto 2π rispetto all’altezza80.
appendice al volume di P. tompkins, Secrets of the Great Pyramid, new York, har-
per & row, 1971, pp. 287-382.
80 ibidem, p. 378.
44
iii. in egitto
81 a. Badawy (op. cit., pp. 24-25) riferisce che sia il sistema aritmetico di fibo-
nacci, sia quello geometrico della sezione aurea, venivano combinati al fine di otte-
nere una struttura architettonica secondo un progetto armonico rispondente a
regole che potevano essere apprese senza essere trascritte.
82 J. legon, “a ground Plan at giza”, Discussions in Egyptology, 10, 1988, pp.
35 e segg.
83 abbiamo verificato (vedi figura 32) che questo rettangolo di modulo √2/√3
45
Sacralità e geometria
veda Il tempio dell’uomo, roma, edizioni mediterranee, 2000 [ed. orig. Paris,
1957]; faremo inoltre riferimento alla eccellente sintesi curata da J. a. West, Il ser-
pente nel cielo, milano, armenia, 1981 [ed. orig. new York, 1979].
88 tale diagramma combina entrambi i sistemi armonici: quello degli strumenti
ad arco, basato sulla divisione a metà della corda fondamentale, e quello degli stru-
menti a fiato, fondato sulla divisione della fondamentale in un rapporto di 4:1; ibi-
dem, p. 168.
89 in conseguenza di ciò le varie sezioni del corpo umano si trovano ad essere
46
iii. in egitto
l’analisi della pianta del santuario superiore90 (fig. 35) rivela una dia-
lettica progettuale disciplinata dalla legge di accrescimento progressivo
propria della serie dei rettangoli dinamici91. anche in questo caso, in
rispetto a considerazioni di tipo armonico, le proporzioni della camera
centrale interna sono nel rapporto 8:9, musicalmente il tono.
47
Sacralità e geometria
48
iV. in grecia
iV. in grecia
92 cfr. P. Philippson, “il concetto greco di tempo nelle parole aion, chronos,
Kairos, eniautos”, Rivista di storia della filosofia, a. iV, fasc. ii, 1949, pp. 81-97.
93 r. guénon, Il re del mondo, roma, atanòr, 1952, p. 85 [ed. orig. Paris, 1927].
94 J. richer, Geografia sacra del mondo greco, milano, rusconi, 1989 [ed. orig.
Paris, 1967]; ma si veda anche n. lockyer, The Dawn of Astronomy, london, cas-
sel and company, 1894, pp. 412-424.
95 l’acropoli di atene ed il santuario di olimpia sono due celebri esempi di que-
49
Sacralità e geometria
50
iV. in grecia
(da lui fondata) The Diagonal, nei due seguenti saggi: Dynamic Symmetry: the
Greek Vase, new haven, Yale University Press, 1920; The Parthenon and other
Greek Temples: their Dynamic Symmetry, new haven, Yale University Press, 1924.
Per ampie sintesi dell’opera di hambidge rimandiamo il lettore a m. c. ghyka,
Esthétique des proportions dans la nature et dans les arts, cit., pp. 165-220; ed a
c. Bairati, op. cit., pp. 36-77.
99 a sostegno di questa ipotesi sta il fatto che l’adozione di moduli razionali con
m. c. ghyka (Il numero d’oro, cit., pp. 82-84, 100-101) produce valide argomenta-
51
Sacralità e geometria
a. il rettangolo √5;102
b. il rettangolo aureo;
c. il rettangolo composto da un quadrato più un rettangolo √5 reci-
proco;
d. il rettangolo composto da un rettangolo aureo reciproco più metà
rettangolo aureo;
e. il rettangolo che si ottiene sottraendo due quadrati da un rettan-
golo del tipo (a).
zioni a favore dell’ipotesi che Vitruvio fosse altrettanto bene a conoscenza delle
metodologie di proporzionamento secondo rapporti irrazionali, motivandone la
reticenza espositiva nel De Architectura in base al carattere di estrema segretezza
riservato alla trasmissione degli elementi fondanti del magistero professionale
(si ricordi che la geometria costituiva l’essenza dell’arte regale dell’architettura).
101 cfr. c. Bairati, La simmetria dinamica, cit., pp. 64-73.
102 il rettangolo √5 è ottenibile anche dalla composizione del rettangolo aureo
52
iV. in grecia
53
Sacralità e geometria
54
iV. in grecia
la bellezza della linea retta e del cerchio, del piano e delle figure
solide da questi formate… non è, come quella d’altre cose, relativa, ma
tale sempre e assolutamente106.
55
Sacralità e geometria
(fig. 41).
la ritrovata consapevolezza di questo antico magistero in epoca
moderna può essere idealmente ricondotta all’enunciato del Principio
56
iV. in grecia
57
Sacralità e geometria
V. a roma
quella dei templi, poiché tempio e città sono omologhi; cfr. e. zolla, op. cit., p. 95.
113 lo spazio così definito nei limiti dell’orizzonte era detto templum; vedi sotto.
114 la conoscenza di tale rito, praticato dalle civiltà più diverse, ci è pervenuta
quadrato, fra tempo ed eterno, rappresenta l’idea di stabilità ricavata dal divenire;
per una magistrale esegesi di questo simbolo si veda l. de freitas, “il punto della
Bauhutte e la vesica piscis”, Conoscenza religiosa, 1-2, 1979, pp. 152-173.
58
V. a roma
119Per le varie fasi del procedimento geometrico si vedano t. Burckhardt, op. cit.,
pp. 24-26 ed e. zolla, op. cit., pp. 83-85.
59
Sacralità e geometria
120 e. mossel, Die Proportion in Antike und Mittelalter, munchen, Beck, 1926;
id., Urformen des Raumes als Grundlagen der Formgestaltung, munchen, Beck,
1931; una sintesi corredata da un ampio commento ne è fornita da m. c. ghyka,
Il numero d’oro, cit., pp. 107-135.
121 le tecniche di suddivisione della circonferenza e di inscrizione in essa dei
60
V. a roma
scrive per il diametro della cella il rapporto di 3/5 di quello totale, fornendo così
un’ottima approssimazione (0,6) del valore aureo (0,618).
131 cfr. r. guénon, “il simbolismo della cupola”, in id., Simboli della scienza
61
Sacralità e geometria
62
V. a roma
distanza tra questo circolo interno e quello esterno è dato dalla parte
aurea del piccolo quadrato centrale ottenuto dalla scompartizione
interna. in modo analogo le dimensioni del portico colonnato sono
calibrate sulla sezione aurea del quadrato di base (fig. 47).
la perpetuazione nel tempo dei riposti principi della diagramma-
zione era assicurata dalla trasmissione ereditaria, sotto forma di
segreto, del magistero professionale, che avveniva all’interno della
famiglia dell’architetto e nell’ambito delle corporazioni o collegi di
artigiani muratori e tagliapietre (Collegia Fabrorum), la cui fonda-
zione era tradizionalmente attribuita al leggendario numa132.
63
Sacralità e geometria
costituito da due elementi successivi della serie di fibonacci (si veda sopra § i),
rappresenta l’approssimazione di un modulo irrazionale e materializza un ret-
tangolo dalle caratteristiche propriamente “dinamiche”; cfr. m. c. ghyka, Esthéti-
que des proportions dans la nature et dans les arts, cit. pp. 219-220.
64
Vi. nel medioevo
verso l’epoca delle invasioni barbariche ed anche dopo la caduta dell’impero d’oc-
cidente; cfr. m. c. ghyka, Il numero d’oro, cit., pp. 270-273.
137 g. de angelis d’ossat, “Spazialità e simbolismo delle basiliche ravennati”, in
XVII Corso di cultura sull’arte ravennate e bizantina, ravenna, longo, 1970, pp.
313-333; ora in id., Realtà dell’architettura. Apporti alla sua storia 1933-78, roma,
carucci, 1982, t. i, pp. 367-384: 374.
138 erano detti martyria i luoghi legati alla venerazione dei martiri o dei luoghi
santi; anche questi ambienti erano riconducibili al tipo della basilica romana.
139 e. mossel, Die Proportion in Antike und Mittelalter, cit., pp. 73-76.
140 l’organismo chiesastico, che si richiama ad un modello teorico a pianta cen-
65
Sacralità e geometria
141 nel periodo bizantino il termine mechanikos indicava un architetto con una
66
Vi. nel medioevo
67
Sacralità e geometria
68
Vi. nel medioevo
tento di chiarire non solo il carattere “latino” di tutta l’architettura del V-Xii
secolo, ma soprattutto stabilire la sua diversità dall’arte “germanica” (termine un
tempo erroneamente assegnato all’arte gotica).
147 i comacini mutuarono il loro nome dall’isola fortificata del lago di como
69
Sacralità e geometria
70
Vi. nel medioevo
71
Sacralità e geometria
150 Per una sintetica definizione delle principali caratteristiche dello stilema
gotico si veda l. grodecki, Architettura gotica, milano, electa, 1976, pp. 9-20; per
le diverse etimologie del termine “gotico” si veda l. charpentier, I misteri della cat-
tedrale di Chartres, torino, arcana editrice, 1972, pp. 51-52 [ed. orig. Paris, 1966].
151 il coro della chiesa, consacrato nel 1144, assunse il valore di prototipo per
tuisce la logica “evoluzione” del romanico (nel periodo della loro effettiva coesi-
stenza le due scuole rimangono separate), bensì una vera e propria sintesi in
senso innovativo ed antiromanico di elementi costruttivi già noti; charpentier
72
Vi. nel medioevo
(op. cit., passim) individua un elemento fondamentale alla definizione dello sti-
lema gotico nell’apporto sapienziale giunto in occidente a seguito della prima
crociata in terrasanta (1096-1099).
153 charpentier (op. cit., cap. ii) rilevò la corrispondenza archeoastronomica tra
seguono nell’ordine i rapporti 1:2 (l’ottava), 2:3 (la quinta) e 3:4 (la quarta), ovvero
gli intervalli degli accordi perfetti pitagorici.
157 nel medioevo questa funzione della geometria era detta anagogica.
158 Per agostino le condizioni della bellezza sono il numero, l’uguaglianza, l’unità
73
Sacralità e geometria
74
Vi. nel medioevo
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Sacralità e geometria
164 o. von Simson (op. cit., p. 60) argomenta che la predilezione medioevale per
rabili quali lato e diagonale del quadrato, era già nota all’antichità preclassica (vedi
sopra § ii) e fu tramandata al medioevo anche attraverso Platone (Menone, 82 B-
85 e) e Vitruvio (De Architectura, iX, i).
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Vi. nel medioevo
168 i lati e le superfici dei due quadrati in gioco (vedi figura 59) stanno rispet-
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Sacralità e geometria
celava al suo interno il principio della quadratura geometrica del cerchio; si veda
l. charpentier, op. cit., capp. Xii-XV.
173 la facciata occidentale è informata da scompartizioni proporzionali rispon-
denti alla “vera misura”; cfr. o. von Simson, op. cit., pp. 183-184.
174 le statue della medesima facciata occidentale rivelano la sistematica appli-
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176 Si veda l. charpentier, op. cit., cap. XVi. non possiamo astenerci dall’os-
fetto di quarta.
178 l’esplicitazione di questo antichissimo simbolo permette di comprendere la
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179 Pubblicate in Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, milano, 1887-1880,
3 voll.
180 Secondo la nostra ricostruzione (vedi figura) il tracciato regolatore della
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Vii. a firenze
Vii. a firenze
1971, p. 3.
185 recentemente Piero degl’innocenti (Le origini del bel San Giovanni. Da
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fig. 69 firenze, Battistero di San giovanni: schemi della proiezione dei raggi
solstiziali all’interno del primitivo sacrario dedicato a marte.
1150) era assai probabilmente conclusa da un occhio zenitale con una sfera
appesa al centro avente la funzione di gnomone solare (fig. 69); ibidem, pp. 153-
157 e cap. Vii.
187 la configurazione planimetrica accentua il simbolismo dell’asse cosmico, in
tive del San giovanni in rapporto al Pantheon ed alla prassi edificatoria tardo-
romana, si veda g. de angelis d’ossat, “il Battistero di firenze: la decorazione
tardo romana e le modificazioni successive”, in IX Corso di cultura sull’arte raven-
nate e bizantina, ravenna, longo, 1962, pp. 221-232; ora in id., Realtà dell’archi-
tettura, cit., t. i, pp. 337-347: 340-342, tavv. lXXiV-lXXV. a proposito della matu-
rità della concezione strutturale alleggerita a doppio involucro murario del monu-
mento fiorentino, sottolineiamo che già più di un secolo or sono aristide nardini
despotti mospignotti (Il Duomo di San Giovanni oggi Battistero di Firenze, firenze,
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Vii. a firenze
fig. 70 firenze,
Battistero di
San giovanni:
diagramma
proporzionale della
gm/dg = af/hl = Ф,
sezione nord-sud, ove
f.lli alinari, 1902, pp. 125-126) aveva affermato che l’ardita soluzione a speroni
adottata nella volta a padiglione (forse la prima nel suo genere) dovette inequivo-
cabilmente costituire il necessario precedente formale per la cupola doppia di Santa
maria del fiore, messa in opera da filippo Brunelleschi un millennio più tardi.
190 lo schema interpreativo da noi proposto trova conferma nella trattazione di
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Sacralità e geometria
aletheia, 1999.
194 Per l’esegesi diagrammatica e simbolica di S. miniato, della quale daremo
qui un breve resoconto, faremo riferimento a r. manetti, op. cit., pp. 56-71.
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Vii. a firenze
zioni sacre preesistenti, delle quali il primo nucleo datava al iX secolo (ibidem,
vol. i, pp. 41 e 77-79). la facciata sull’omonima piazza, principiata nel corso del
trecento, deve la sua attuale redazione all’arte di leon Battista alberti.
201 il palazzo dei Priori, secondo palazzo pubblico cittadino (il primo, iniziato
nel 1255, fu il palazzo del capitano del Popolo in via del Proconsolo), fu iniziato
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Sacralità e geometria
architettonica del palazzo dei Priori (op. cit., pp. 224-229). ad ulteriore supporto
della sua tesi lo studioso ricorda che il medesimo punto di vista diagonale fu in
seguito prediletto da Brunelleschi in una delle sue due famose tavolette prospet-
tiche; per l’esatta ricostruzione topografica della tavoletta in questione riman-
diamo a g. de angelis d’ossat, “Un carattere dell’arte brunelleschiana” [1942], ora
in Realtà dell’architettura, cit., t. ii, pp. 847-852: tav. cXciii.
205 la prospettiva lineare centrale rinascimentale fu codificata da filippo Bru-
nelleschi presumibilmente nel corso del primo quarto del XV secolo; cfr. P. San-
paolesi, “ipotesi sulle conoscenze matematiche, statiche e meccaniche del Bru-
nelleschi”, Belle Arti, 1951, pp. 25-54; id., Brunelleschi, milano, club del libro,
1962, pp. 41-53.
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206 Si veda e. Panofsky, “la prospettiva come forma simbolica” [1927], in id., La
prospettiva come “forma simbolica” e altri scritti, milano, feltrinelli, 1961, pp. 37-117.
207 Una lucida analisi della renovatio del pensiero estetico rinascimentale nei
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Sacralità e geometria
tosi poi in sede storiografica la conditio sine qua non per l’apprendi-
mento della lezione dell’antico ed il conseguente rinnovamento delle
arti figurative208.
il disegno, assurto in quest’ottica a forma ed essenza del visibile
divenne così l’ideale punto di confluenza delle molteplici simbologie
diagrammatiche ereditate dalla tradizione medioevale e riesumate
dall’archeologia antiquaria, in virtù della certezza incorruttibile della
matematica quale strumento di conoscenza del divino. a tale propo-
sito rudolph Wittkower sottolineava che
208 analoga funzione ebbe la filologia nei confronti degli studia humanitatis:
per questi temi e per quanto concerne il concetto di “rinascimento” nella sua
accezione più ampia rimandiamo a e. garin, L’Umanesimo italiano, Bari, laterza,
1952 [ed. orig. Bern, 1947]; id., Medioevo e Rinascimento, Bari, laterza, 1954.
209 r. Wittkower, Principi architettonici nell’età dell’umanesimo, torino, einaudi,
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l’esame dell’opera del Pacioli e della grande influenza che ebbe sulla koinè cultu-
rale del suo tempo rimandiamo a m. c. ghyka, Il numero d’oro, cit., passim.
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eX
nihilo
nihil.
217 l. Vignali, “arte e scienza”, Strenna storica bolognese, XXXiX, 1989, pp. 425-
438.
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finito di stampare in firenze
presso la tipografia editrice Polistampa
luglio 2012