Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Un’
altra tipologia di errori sono gli errori operativi, cioè quelli che può commettere chi
effettua sul campo la misurazione. La Guida CEI-ISPESL 0-11 indica tre possibili cause,
nella presenza di campi elettromagnetici che possano alterare la misura, nella presenza di
armoniche e nella presenza di disturbi transitori dovuti ad esempio a variazioni impulsive
di un carico (che quindi si consiglia, nel caso, di omettere durante la misura stessa).
Per evitare errori di tipo metodologico si consiglia di effettuare più misure sulla stessa
linea ed assumerne poi il valore medio.
Se sommiamo tutti gli errori dovuti ai vari tipi di approssimazione introdotti, potremmo
arrivare a conclusioni falsate rispetto a quella che è la realtà impiantistica; si dovrebbe
avere l’
accortezza e l’
esperienza di assegnare un segno (positivo o negativo) ad errori e
approssimazioni in modo da non spostare la misura solo verso un lato.
Quali sono le linee da controllare
In teoria tutte, in pratica la guida espone dei criteri di scelta per effettuare una
campionatura delle linee da testare, che si basi su considerazioni tecnico-scientifiche.
Vengono segnalati sei casi in cui non è necessario il controllo della linea:
1. Linee protette da dispositivi differenziali (in questo caso infatti la corrente Ia
coincide con la Idn del differenziale e la condizione Zs <= Uo/Idn è sempre
soddisfatta; inoltre le correnti di prova usate dagli strumenti di misura sono
maggiori di Idn e quindi la misura farebbe intervenire il differenziale senza poter
valutare l’
impedenza Zs);
2. Linee di cui siano disponibili calcoli dell’
impedenza dell’
anello di guasto e
quando la disposizione dell’
impianto permetta la verifica della lunghezza e della
sezione dei conduttori (in base a quanto sostenuto dalla norma CEI 64-8 art.
612.6.1, lett. a, nota);
3. Linee che alimentano circuiti in Classe II;
4. Linee brevi, di sezione elevata, poste in prossimità del trasformatore (in questo
caso l’
impedenza letta può risultare talmente piccola da risultare addirittura
inferiore all’
errore strumentale)
5. Linee uguali per tecnica di posa, corrente nominale, sezione del conduttore,
limitando la misura solo alla linea più lunga (cioè a maggiore impedenza). Su
circuiti identici, cioè stessa sezione e lunghezza, si può effettuare la misura solo
sulla linea con protezioni di corrente nominale più elevata.
6. Linee alimentate da trasformatori MT/BT del tipo stella/stella con neutro,
perché la misura non è attendibile (inoltre questo tipo di trasformatore richiede la
protezione differenziale)
Abbiamo visto quali sono le misure da non fare, vediamo ora quali sono invece le
situazioni in cui è opportuno effettuare le misure:
− Linee terminali, non protette da differenziali
− Quando la protezione del cavo da parte dell’
interruttore automatico è al
limite (es. If = 1,45Iz)
− Linee lunghe e di sezione limitata (es. linee per illuminazione esterna)
− Linee che fanno capo ad una medesima protezione
− Linee di sezione limitata protette da interruttori con In elevata
− Linee con elevata caduta di tensione
− Linee ad elevata reattanza
− Linee che alimentano utenze particolari, come pompe antincendio, cancelli,
ascensori, etc.
La misura dell’
impedenza dell’
anello di guasto va fatta collegando i puntali dello strumento
tra il conduttore di fase e il conduttore di protezione. Nella misura con circuito a quattro
fili (figura 2) due realizzano il percorso attraverso cui scorre la corrente di prova e due
misurano il valore di tensione verso terra. Internamente poi, lo strumento effettua il
calcolo del rapporto fra tensione e corrente restituendo il valore di impedenza
cercato.