Tutti gli esseri viventi sono divisi in due grandi gruppi definiti Domini, la cui
estensione consiste nel modo in cui le cellule sono organizzate in questi due sistemi:
1. eucarioti (si nucleo + organelli= strutture compartimentalizzate delimitate
da membrane)
2. procarioti (no nucleo)
N.B La distinzione tra eucarioti e procarioti consiste nel modo in cui le cellule sono
organizzate, consiste nella presenza o meno della struttura organizzata a proteggere
e delimitare il materiale genetico, chiamata nucleo.
DEFINIZIONE DI CELLULA:
E’ l’unità strutturale e funzionale degli esseri viventi.
● Tutti gli esseri viventi sono costituiti da una o più cellule
● Le reazioni chimiche di un organismo vivente, compresi i meccanismi di
liberazione dell’energia e le reazioni di biosintesi, hanno luogo dentro le
cellule.
● Le cellule si originano da altre cellule.
● Le cellule contengono le informazioni ereditarie degli organismi di cui fanno
parte, e queste informazioni passano dalla cellula madre alla cellula figlia.
E I VIRUS QUINDI?
Non possono essere considerati esseri viventi in quanto:
● Non sono formati da cellule.
● Non possiedono un proprio metabolismo.
● Quindi questa è linea che distingue i virus non viventi all'interno delle cellule.
N.B Tutto ciò è assente nei virus, che sono come dei cristalli di proteine al cui
interno è contenuto il materiale genetico.
d= l
(n x sina)
MICROSCOPIO OTTICO:
Ha una capacità di ingrandimento massima e quindi di risoluzione massima
(circa 1000 volte), ciò significa che se aumento di 1000 volte le dimensioni apparenti
di un oggetto aumentano anche di circa 1000 volte i poteri di risoluzione quindi
scendiamo da 0,2 millimetri a 0,2 micrometri.
E’ formato da 2 insiemi di lenti:
MICROSCOPIO ELETTRONICO:
E’ in grado di aumentare le dimensioni, e quindi la risoluzione portando ad un
ingrandimento massimo di circa 1 milione di volte e la risoluzione massima a
circa 0,2 nanometri, utilizzando degli elettroni accelerati, i quali hanno una
lunghezza d’onda di 3,7 picometri (molto corta), aumentando così il potere di
risoluzione.
esistono alcune varianti dei microscopi elettronici:
1. Microscopio elettronico a trasmissione: ci permette di avere immagini
della cellula a grandissima risoluzione bidimensionale.
2. Microscopio elettronico a scansione: ci permette di avere immagini
tridimensionali.
3. Microscopio elettronico a freddo ( Cryo-EM): utilizza particolari tecniche di
preparazione dei campioni e consente di ottenere immagini a grandissima
risoluzione. Vediamo nell’immagine le singole proteine.
FUNZIONI:
● Regola il trasporto dei nutrienti e altre molecole dentro/fuori la cellula, dunque
funge da barriera selettiva.
● Regola la stabilità chimico-fisica dell’ambiente intracellulare, la cosiddetta
omeostasi.
● E’ il sito di importanti reazioni chimiche che generalmente non possono
avvenire in soluzione (metabolismo).
● Registra e trasforma i segnali provenienti dall’ambiente extracellulare
(comunicazione).
● Negli organismi multicellulari, regola le interazioni tra cellule e tra cellule e
matrice extracellulare (interazione)
2 TIPI DI CELLULE:
CELLULA PROCARIOTICA:
● Identifichiamo tipicamente i batteri, i quali hanno una struttura molto
semplice.
● Non è presente il nucleo e i sistemi endomembrana.
ne esistono 2 tipi:
1. Gli eubatteri.
2. Gli archeobatteri
● Sono organismi unicellulari che spesso si organizzano in catenelle (chains) o
grappoli (clusters).
● Sono in grado di replicarsi molto velocemente.
● Hanno dimensioni piccolissime (< 10 millimetri) che dal punto di vista
evolutivo gli ha permesso di avere grande successo.
● Visti al microscopio elettronico i batteri appaiono delimitati dalla membrana
plasmatica e da un’ulteriore parete esterna (parete cellular batterica
contenente peptidoglicano) e all’interno vediamo materiale vagamente
denso.
● Si distinguono poi delle strutture specializzate che possono essere flagelli,
ciglia, pili.
● Alcuni batteri hanno la capsula, mucosa di polisaccaridi che consente
l’adesione al substrato.
CELLULA EUCARIOTICA:
● più complessa
● Caratterizzata dalla presenza di strutture, di membrane interne, organizzate
a delimitare gli organelli, ognuno dei quali svolge un ruolo specifico nel
funzionamento della cellula.
● Dimensioni più grandi (>10 volte)
● La compartimentalizzazione ha permesso alla cellula eucariotica di
specializzarsi e formare tessuti e organi degli organismi pluricellulari.
LA CELLULA VEGETALE:
Abbastanza diversa da quella animale, è infatti dotata di 3 strutture che non sono
presenti in quella animale:
1. Parete: delimita la cellula
2. Vacuoli: grandi vescicole ripiene di acqua e soluzioni
3. Cloroplasti: responsabili della fotosintesi clorofiliana
altre strutture invece sono comuni:
1. Apparato di Golgi
2. Reticolo endoplasmatico
3. Perossisomi
4. Mitocondri
5. Nucleo
2. Nucleo=
● E’ l’organello più grande della cellula.
● Contiene il DNA.
● E’ la sede della replicazione del DNA e della trascrizione dell’RNA.
● Contiene una struttura organizzata chiamata nucleolo nel quale
avviene la trascrizione dell’rRNA e l’assemblaggio dei ribosomi.
● Il nucleo è circondato da un involucro nucleare. Molti pori nucleari
controllano il movimento di molecole (mRNA e proteine ribosomiali)
attraverso questo involucro nucleare.
● Nella fase di divisione cellulare, la struttura bianca che si vede
nell’immagine, vagamente densa, chiamata cromatina si organizza nel
formare i cromosomi, così come li conosciamo, a forma di X.
3. Reticolo endoplasmatico=
al microscopio appare come una serie di membrane parallele.
A. Reticolo endoplasmatico rugoso, chiamato così per il suo aspetto, dato
dall'associazione dei ribosomi con la superficie del reticolo.
B. Reticolo endoplasmatico liscio, non appare come membrane parallele
appiattite ma con una forma tubulare. Non ci sono ribosomi, quindi non è
associato alla sintesi proteica. Esso è il sito della degradazione del glicogeno
nelle cellule animali (sintetizza le membrane cellulari).
4. Apparanto di Golgi=
● Appare come un sistema di cisterne appiattite rivestite da membrana e
separate fisicamente.
● Riceve proteine dal reticolo e le modifica mediante la glicossidazione.
● Nella cellula vegetale, è deputato alla sintesi dei polisaccaridi della parete
5. Lisosomi=
● Organelli che originano dall’aparato di Golgi.
● Contengono enzimi digestivi che idrolizzano macromolecole nei loro
monomeri.
● Hanno funzione di recuperare molecole e nutrienti mediante fagocitosi
LA CELLULA VEGETALE
1. I cloroplasti=
● responsabili della fotosintesi
● Prendono del carbonio organico sotto forma di anidride e lo trasformano in
carbonio inorganico sotto forma di glucosio per mezzo della luce solare e nel
fare questo produce anche molecole di ossigeno
3. Citoscheletro= oltre alle altre funzioni, serve anche a formare elementi mobili
quali ciglia e flagelli.
elettroattrattore come può essere anche l’N, tanto che sono alla base dei
legami tra le basi nel DNA e anche alla base di molte interazioni nelle
proteine.
● Il restante 20% della massa e composto da macromolecole, suddivisibili in 4
classi principali:
A. Proteine
B. Acidi nucleici
C. Carboidrati
D. Lipidi
Il restante 1% è composto da ioni e vitamine.
LE MACROMOLECOLE=
polimeri di molecole più piccole chiamate monomeri
Proteine= aminoacidi
Polisaccaridi= carboidrati
Acidi nucleici= nucleotidi
eccezione: LIPIDI= non sono veri e propri polimeri ma sono aggregati di lipidi più
semplici tenuti insieme da interazioni idrofobiche
GRUPPI FUNZIONALI:
1. IDROSSILE= OH, negli alcol
2. ALDEIDI= negli zuccheri
3. CHETONI= acetoni/zuccheri chetosi
4. CARBOSSILE= acidi organici come l'acido acetico/ amminoacidi
5. GRUPPI AMMINICI= ammine/ amminoacidi
6. GRUPPO FOSFATO= fosforo ha valenza principale di 5 ed è legato con tutti i
suoi 5 legami all’O e 2 sono gruppi OH che in acqua si dissociano liberando il
protone. presente nei nucleotidi.
7. GRUPPI SULFIDRILICI= SH, in grado di creare ponti di solfuro mediante
legami covalenti con altri gruppi sulfidrilici ad esempio nelle proteine.
1. CARBOIDRATI
classificati mediante numero di C in triosi, pentosi, esosi etc…
classificati in base alla presenza di gruppi aldeidici o chetonici in aldosi/chetosi
GRUPPO α o β
● Dipende da come il gruppo ossidrilico OH si posiziona nell’anello
gli zuccheri sono molecole tridimensionali nel quale gli OH possono posizionarsi o
sopra o sotto l’anello e formare legami con altre molecole posizionandosi sempre o
sopra o sotto l’anello.
Se consideriamo maltosio e lattosio:
MALTOSIO= l’O che fa da ponte da una molecola di glucosio e un’altra di glucosio si
trova sotto il piano.
LATTOSIO= dimero di galattosio e glucosio, vediamo che l’O si trova sopra al piano
dell’anello del galattosio ma sotto al piano dell’anello del glucosio.
● Questo non è particolarmente rilevante nella scrittura della molecola quanto
per trovare una dieta giusta.
● La maggior parte degli zuccheri che noi introduciamo nella nostra dieta sono
ad esempio l’amido (pasta, pane, patate) che è un polimero α-lineare di
molecole di glucosio.
● Il glicogeno, zucchero che il nostro corpo produce al livello del fegato per
immagazzinare l’energia glucosio è anch'esso caratterizzato da un legame α.
● Viceversa la cellulosa, che noi introduciamo con la dieta ma non siamo in
grado di immagazzinare, è formato da un legame β.
DIFFERENZA TRA GLICOGENO E AMIDO
GLICOGENO= ramificato
AMIDO= lineare
CELLULOSA= legame β
Questo fa sì che non venga riconosciuta dagli enzimi litici e dalle amilasi del nostro
organismo e quindi il nostro corpo non la metabolizza.
2. LIPIDI
● I più comuni sono gli acidi grassi= acidi monocarbossilici alifatici: costituiti
da lunghe catene di idrocarburi alifatici in cui ogni legame non occupato da
C viene saturato con un legame con H.
● Sono molecole anfipatiche= presenta 2 caratteristiche opposte: hanno coda
COMPORTAMENTO IN ACQUA:
● Essendo anfipatiche si organizzano in modo da minimizzare l’esposizione
delle code idrofobiche all’acqua. formano quindi delle strutture sferiche piene
all’interno, le micelle, in cui le code sono rivolte all’interno e le teste
all’esterno a contatto con l’acqua.
● Gli acidi grassi si trovano quindi in un’interfaccia aria acqua, come accade per
le bolle di sapone.
● C’è un sottilissimo strato di acqua delimitato ai due lati da molecole di acidi
grassi i quali espongono le proprie teste idrofile verso l’acqua e le code
verso l’esterno del sottile strato di acqua.
B. Fosfolipidi (membrane)
● Formano un doppio strato, ossia delle strutture planari.
● Parte interna= code apolari
● Parte sterna= teste polari a contatto con l’acqua
C. Steroidi
1. Colesterolo=
● Formato da 4 anelli.
● La struttura ad anello genera la formazione di molecole con struttura molto
rigida, fortemente apolare, le code essendo in C sono fortemente apolari e
una piccolissima testa polare data dal gruppo ossidrile
STRUTTURA TERZIARIA=
● Da origine al vero e proprio funzionamento della proteina.
● Legame fondamentale: ponte di solfuro dato dal legame covalente tra due
gruppi sulfidrilici, ma oltre a questi intervengono altri legami deboli: legame
idrogeno, interazioni idrofobiche, ponti salini.
STRUTTURA QUATERNARIA=
● parliamo di proteine formate da più peptidi uniti tra loro per svolgere una
determinata funzione
● Emoglobina= per poter funzionare deve unire a sè 4 peptidi diversi:
A. 2 catene α- emoglobina
B. 2 catene β-emoglobina
LE MEMBRANE
Tutti gli organelli sono circondati e delimitati da membrane, le quali condividono tutta
la struttura
LA MEMBRANA PLASMATICA
● Tutte le membrane condividono il doppiostrato fosfolipidico.
● Fosfolipidi= 2 code di acidi grassi (catene alifatiche) legate a una molecola di
glicerolo mediante un gruppo carbossilico, la quale poi prosegue con un
gruppo fosfato e una testa polare caratterizzante.
● Il glicerolo è una molecola organica formata da 3C, ad ogni C è legato un
gruppo OH.
● Il legame tra un gruppo OH e un acido forma un legame estere, in questo
caso ci sono 2 legami estere.
● Il terzo gruppo OH è legato con un acido grasso ma è legato con un fosfato, il
quale poi prosegue con una molecola basica.
● Esistono diversi tipi di fosfolipidi, i quali condividono una struttura simile:
➔ 2 acidi grassi
➔ il glicerolo
➔ il fosfato
ma terminano con gruppi polari di natura diversa.
● Nell’immagine vediamo che ogni testa polare porta una carica positiva
(fosfatidiletanolamina, fosfatidilserina, fosfatidilcolina) le quali vanno a
neutralizzare la carica negativa del gruppo fosfato, in cui la carica netta
diventa quindi 0.
● L’unica eccezione è per la fosfatidilserina, la quale porta un’ulteriore carica
netta negativa data da un gruppo carbossilico, la quale contribuisce a
conferire una carica elettrica netta negativa a questa molecola.
● Code apolari all’interno e teste polari all’esterno a contatto con l’ambiente
acquoso del citoplasma.
I LIPOSOMI
● E’ possibile sintetizzare in laboratorio i fosfolipidi oppure estrarre i fosfolipidi
dalla membrana. Quando lo si fa e si mette in acqua si può osservare come
questi fosfolipidi i organizzano a formare delle strutture sferiche contenenti
acqua al loro interno= LIPOSOMI
● Hanno la caratteristica di potersi fondere con le membrane biologiche
quando si trovano a contatto.
● Questa caratteristica viene sfruttata per la produzione di farmaci o pomate,
quando si vuole rilasciare una qualche molecola per un utilizzo farmacologico
all’interno di una cellula.
Dal punto di vista strutturale della membrana questo genera una grande
differenza:
● Se la membrana fosse fatta solo da acidi grassi saturi, essi si disponerebbero
in modo allineato minimizzando le distanze tra i fosfolipidi generando strutture
molto compatte.
● Se invece ci immaginiamo dei fosfolipidi in cui ci sono dei doppi legami,
questi tendono a mantenere le molecole più distanti tra loro, riducono le forze
di legame che tendono ad unire i fosfolipidi tra di loro generando delle
membrane più fluide.
Questo spiega perchè il BURRO è SOLIDO e l’OLIO è LIQUIDO a temperatura
ambiente.
Olio= acidi grassi insaturi
Burro=acidi grassi saturi
COLESTEROLO=
● Altro componente della membrana plasmatica
● Molecola molto rigida e molto idrofobica caratterizzata da uno scheletro di
carbonio formato da 4 anelli
● Anch’essa è anfipatica per la testa idrofilica oltre alla coda idrofobica
● Nella membrana si posiziona mettendo il corpo della molecola a contatto con
le code degli acidi grassi e la testa a contatto con le altre teste idrofiliche.
● FUNZIONE= regola la fluidità delle membrane soprattutto in funzione della
temperatura
● A temperature alte: quando l’energia cinetica aumenta e quindi aumenta
anche la mobilità dei fosfolipidi tendendo a far aumentare la fluidità fino a
rischiare di rompere la continuità della membrana, il colesterolo serve come
collante che mantiene uniti i fosfolipidi.
A temperature basse: quando il freddo tenderebbe a irrigidirle quasi a formare dei
cristalli cerca di distanziarle aumentando la fluidità
GLICOLIPIDI=
● Terzo componente
● Condividono parte della struttura con i fosfolipidi, in particolar modo la
presenza di due catene alifatiche di acidi grassi.
● Ciò che li differenzia dai fosfolipidi è la presenza di carboidrati anziché fosfato
e teste polari sul lato polare della molecola.
LE PROTEINE DI MEMBRANA
Si possono associare ad essa in 2 modi diversi:
1. attraversando per intero lo strato lipidico (primi 3 casi)
2. associandosi ad uno dei due lati della membrana
nel primo caso parliamo di PROTEINE INTEGRALI DI MEMBRANA
nel secondo caso parliamo di PROTEINE PERIFERICHE DI MEMBRANA
IL GLICOCALICE
● Struttura formata da glicolipidi= carboidrati+lipidi + glicoproteine=
carboidrati+proteine.
● La presenza di zuccheri particolarmente importante come protezione dagli
urti meccanici, infatti essendo idrofilici assorbono acqua creando una
consistenza simile a gel.
● Servono anche come filtro e molecole di riconoscimento.
Tutto questo detto fin ora porta a definire la struttura della membrana cellulare come
una struttura definita MOSAICO FLUIDO
Termine coniato da Singer e Nicolson.
LA MEMBRANA PLASMATICA
TRASPORTO DI PICCOLE MOLECOLE: OVERVIEW
● La natura idrofilica della membrana plasmatica consente il passaggio solo di
molecole che condividono con essa delle caratteristiche simili.
● Le molecole per poter attraversare la membrana devono essere
sostanzialmente piccole e neutre, due esempi sono: ossigeno e anidride
carbonica.
● Esse sono piccole, apolari e si muovono spinte dal loro gradiente di
concentrazione che rappresenta l’energia potenziale, la quale fa muovere
molecole da punti in cui sono più concentrate verso punti in cui sono meno
concentrate. In questo modo l’O può entrare liberamente all’interno della
cellula come la CO2 può uscire liberamente dalla cellula.
● Esistono delle molecole anche inquinanti che per le loro caratteristiche
possono attraversare liberamente la membrana, questo è il caso del
benzene, un idrocarburo aromatico apolare il quale è estremamente tossico
per la cellula perché è cancerogeno e che penetra ad esempio nell’organismo
attraverso la pelle.
A seconda della necessità o meno di consumare energia sotto forma di ATP, questi
meccanismi si distinguono in:
A. MECCANISMI DI TRASPORTO PASSIVO (non viene richiesta energia)
B. MECCANISMI DI TRASPORTO ATTIVO (viene richiesta energia)
Una differenza sostanziale tra questi due meccanismi di trasporto è che:
● nei meccanismi di trasporto passivo, dal momento che non viene
consumata attivamente energia dalla cellula, le molecole si muovono
seguendo un proprio gradiente di concentrazione (da regioni di
maggior concentrazione a regioni di minor concentrazione).
● Nei meccanismi di trasporto attivo invece dal momento che deve
essere spesa energia per spostare queste molecole contro un
gradiente di concentrazione
OSMOSI
● E’ un tipo di diffusione particolare che riguarda l’acqua.
● Movimento dell’acqua attraverso una membrana semipermeabile.
● Per esempio se prendiamo 2 cellule: una animale (globulo rosso) e una
vegetale e queste vengono immerse in una soluzione isotonica, l’ambiente
sarà ideale e per questo non ci sarà un movimento netto di acqua nella
membrana plasmatica.
● Se invece vengono immersi in una soluzione ipertonica, in cui la
concentrazione dell’acqua è più bassa rispetto al citoplasma, l’acqua tenderà
ad uscire dalla cellula facendola raggrinzire.
● Se infine vengono immerse in una soluzione ipotonica, in cui la
concentrazione dell’acqua è più alta rispetto al citoplasma, ecco che l’acqua
TRASPORTO PASSIVO
Mediante trasportatori:
1. Proteine che si legano direttamente.
2. Canali = proteine che in risposta a determinati segnali o stimoli formano dei
canali attraverso la membrana permettendo il passaggio di molecole
● Un esempio tipico è quello del trasporto del glucosio
● La velocità di trasporto è in funzione del numero di molecole, di trasportatori.
● Quando tutti i trasportatori sono caricati con il soluto il sistema di diffusione è
saturo.
TRASPORTO ATTIVO
Le molecole vengono spostate contro un proprio gradiente, perché avvenga la
cellula deve consumare energia sottoforma di ATP.
Come funziona?
FASE 1= il trasportatore è chiuso ma la porzione intracellulare del trasportatore è
IL POTENZIALE DI MEMBRANA
● Quando abbiamo parlato della membrana plasmatica abbiamo visto quanto
sia asimmetrica ed è caratterizzata dalla presenza di un fosfolipide, la
fosfatidilserina, concentrata prevalentemente sul lato citosolico della
membrana.
● La fosfatidilserina porta una carica netta negativa, ne consegue dunque che
nella membrana plasmatica esistono concentrazioni di cariche diverse: il lato
interno della membrana è più ricco di cariche negative rispetto al lato
esterno.
● Si genera quindi un gradiente di cariche elettriche, di conseguenza un
potenziale di membrana.
● Ogni membrana è quindi caratterizzata da un proprio potenziale che per
definizione è negativo in quanto è più negativo sul lato interno della
membrana plasmatica.
● Tutte le cellule lo possiedono ma è particolarmente rilevante nelle cellule
eccitabili, in quanto in esse la variazione del potenziale di membrana causa
una serie di eventi che risultano la generazione di un POTENZIALE
D’AZIONE =
● Questo nei neuroni determina la trasmissione dell’impulso elettrico, nei
muscoli la contrazione della cellula muscolare.
negativo.
● Abbiamo anche un momento di iperpolarizzazione in cui il potenziale di
membrana scende al di sotto del potenziale di riposo, questo fa sì che quel
lato della membrana non sia più rieccitabile, risultando refrattaria ad un
secondo segnale di ripolarizzazione.
● Infine abbiamo la fase di ripristino del potenziale di riposo in cui il sodio viene
riportato fuori dalla cellula e il potassio dentro ad opera della pompa sodio-
potassioATPasi.
● Questo meccanismo di generazione del potenziale d’azione seguito da una
breve fase refrattaria fa sì che l’impulso elettrico si possa muoversi in maniere
lineare e ordinata lungo l’assone.
N.B I canali ionici sono tra i principali targhet per creare farmaci per curare
malattie neurologiche e cardiache.
NUCLEOTIDE VS NUCLEOSIDE
NUCLEOSIDE= ribosio + base azotata
NUCLEOTIDE= ribosio + base azotata + gruppo fosfato
LE BASI AZOTATE
divise in 2 gruppi in base all’anello in
1. Purine= 2 anelli
2. PIrimidine= 1 anello
● Ogni acido nucleico possiede 2 purine (uguali per DNA e RNA) e 2 pirimidine
(uguali per quanto riguarda la citosina ma troviamo la timina soltanto nel DNA
e l’uracile soltanto nel RNA).
● Gli acidi nucleici sono polimeri di nucleotidi legati tra loro da un legame
fosfodiestereo= coinvolge un fosfato presente su un nucleotide legato al C in
posizione 5’ e un ossidrile legato ad un C in posizione 3’.
LE LEGGI DI CHARGAFF
● Molto importanti per determinare la struttura molecolare del DNA
● Era un chimico interessato a capire come il DNA poteva essere depositario
delle info genetiche, in quanto chimico dunque analizza la molecola di DNA
dal punto di vista della composizione in basi, cercando di confrontare DNA
prelevati da tessuti diversi, specie diverse, organismi diversi e cercando di
capire se potessero esistere delle differenze nella composizione chimica delle
basi di questi acidi nucleici.
● Osservò che la composizione relativa delle 4 basi del DNA varia da una
specie all’altra.
● Ogni specie può dunque essere caratterizzata per la composizione relativa in
basi del proprio DNA.
RNA (RiboNucleicAcid)
● Dal punto di vista strutturale è molto diverso dal DNA e la differenza principale
consiste nell'avere un gruppo OH in posizione 2’ e avere una base U invece
che una T.
● Essendo presente come singolo filamento, si pensa che fosse una delle
prime molecole biologiche comparse sulla terra.
● Dal punto di vista chimico è meno stabile del DNA in quanto essendo un
singolo filamento è più delicato.
Ci sono 3 tipi di RNA
mRNA= messaggero
tRNA=trasferimento
rRNA=ribosomale
● Pur essendo un solo filamento mantiene la capacità di creare legami
idrogeno, questo avviene per esempio durante la trascrizione, ossia durante
la fase di sintesi del RNA.
● Per sintetizzare l’RNA la cellula deve sintetizzare uno stampo di DNA, quindi
l’RNA può creare basi idrogeno col DNA.
● Essendo un singolo filamento è in grado di creare regioni di auto
complementarità per creare delle strutture tridimensionali chiamate strutture
secondarie, le quali in ultimo determinano la funzione del’RNA, ad esempio
le RNA transfer (tRNA, a destra), sono polimeri relativamente brevi di RNA,
c.a 80 nucleotidi e che possiedono 4 regioni di auto complementarità che
consentono la formazione di legami idrogeno costringendo la molecola ad
assumere una struttura che ricorda quella di un trifoglio.
● Più è lungo l’RNA più è alta la possibilità di formare strutture secondarie:
● a sinistra c’è l’esempio di una RNA ribosomiale (rRNA), formato da più di
1000 nucleotidi in cui si possono riconoscere, partendo dall’estremità 5’ e
procedendo in direzione 3’, tantissimo regioni di auto complementarità che si
possono appaiare formando legami idrogeno e costringendo la molecola a
creare delle strutture secondarie particolarmente complesse.
GENOMA E CROMOSOMI
IL DOGMA CENTRALE DELLA BIOLOGIA
● Legge universale della biologia che ci dice che l’informazione contenuta nei
nostri geni diventa proteine seguendo una via monodirezionale, cioè si parte
dal DNA e si arriva alle proteine mediante un intermedio fatto di RNA.
● I 3 processi che fanno capo a questo dogma riguardano:
1. DUPLICAZIONE DEL DNA
2. TRASCRIZIONE=conversione di una molecola di DNA in una di RNA, lettura
di un messaggio, scritto in un codice a 4 lettere presente sul RNA, convertito
in un messaggio scritto in un codice a 20 lettere, ossia quello degli
amminoacidi che compongono le proteine.
● Vedremo la conversione del genotipo= insieme dei nostri geni, in un fenotipo=
insieme dei nostri caratteri.
GENE E GENOMA
vedi diapo (prime 2 righe)
● In una visione o definizione estremamente semplicistica di gene, noi
associamo al concetto di gene il concetto di proteina, definendo il gene come
una sequenza di DNA contenente l’informazione necessaria e sufficiente
per la codifica di una proteina.
● Ma è una definizione riduzionistica in quanto se facciamo riferimento a questa
unica definizione vediamo come la porzione realmente codificata del nostro
genoma sia minima in quanto rappresenta solo l’1-2% dell’intero genoma.
● Indipendentemente dalla loro definizione, l'insieme di tutti i geni nel nucleo o
in una cellula definiscono il genoma.
● Il genoma umano è diploide, nel senso che ci sono 2 copie di DNA a doppia
elica con sequenze nucleotidiche omologhe= in genetica non vuol dire uguali.
IL GENOMA UMANO
COSA SAPPIAMO SUL NOSTRO GENOMA?
● Quello che sappiamo è grazie al progetto genoma umano (internazionale), il
quale si pose l’obiettivo di sequenziale ogni nucleotide presente all’interno dei
nuclei delle nostre cellule.
● Progetto che vede come protagonisti Francis Collins, all’epoca direttore
A COSA SERVE?
● Consente confrontando il genoma di individui diversi di individuare geni legati
a malattie geneticamente trasmissibili.
● Consente di identificare geni che conferiscono suscettibilità o predisposizione
a malattie quali tumori, malattie muscolari.
● Tanto è vero che oggi esistono diversi human genomes projects il cui
obiettivo è quello di sequenziare il maggior numero di genomi possibili per
individuare geni coinvolti in malattie rare o multifattoriali come la sclerosi
multipla o malattie cardiovascolari.
● Di recente è stato lanciato un nuovo progetto, il quale ha l’obiettivo di
sequenziare in 5 anni il genoma di 5000 persone per poter tracciare una
mappa genomica della popolazione valdostana in modo da poter studiare
nel dettaglio alcune malattie relativamente frequenti nella popolazione
valdostana.
OBIETTIVO FINALE:
● andare a sviluppare le MEDICINE PERSONALIZZATE (medicina di
precisione) che ci consente di adattare il trattamento alle caratteristiche
genomiche della popolazione questo perché è noto come la risposta a
determinati farmaci varia molto dalla persona che li assume, pensiamo ad
esempio alle malattie tumorali, a quei meccanismi di allergia e intolleranza
sviluppata in risposta a determinati farmaci.
● La risposta di questi avvenimenti risiede proprio nei geni.
● Dal punto di vista scientifico il il genoma umano non è l’unico ad essere stato
sequenziato ma esistono molte altre specie, tanto è vero che prima ancora è
stato sequenziato il genoma di alcuni animali (drosofila etc..) che sono
considerati modelli di studio sperimentali che hanno un genoma più piccolo di
quello umano e quindi più semplice da sequenziare, sono facilmente
coltivabili in laboratorio, occupano poco spazio e sono economici, si
riproducono velocemente e quindi possiamo studiare anche per certi aspetti
l’evoluzione o l’adattamento.
● Di questi organismi però va ricordato che molti processi fondamentali della
I CROMOSOMI
LA REPLICAZIONE O DUPLICAZIONE
DEL DNA
● Il meccanismo con il quale il DNA si duplica venne definito negli anni ‘50 dagli
esperimenti di Meselson e Stahl, i quali osservarono che il DNA si duplica
mediante un meccanismo semiconservativo, al termine di ogni ciclo di
duplicazione da ogni elica parietale si generano 2 eliche figlie composta da
un filamento dell’elica madre e un filamento sintetizzato da nuovo.
● Il meccanismo molecolare che invece sottintende la replicazione del DNA
venne dimostrato sempre i quegli anni da Arthur Kornberg il quale identificó
l’enzima responsabile della sintesi del DNA definito pertanto DNA
polimerasi.
● La DNA polimerasi è un enzima in grado di sintetizzare una molecola di DNA
utilizzando come stampo un filamento di DNA a singolo filamento + 1 innesco
definito primer, ossia una sequenza di DNA appaiata al filamento utilizzato
come stampo e che deve avere all’estremità un gruppo OH + singoli
monomeri (deossinucleotidi trifosfato) utilizzati per il processo di
polimerizzazione.
● La DNA polimerasi non è in grado di separare il DNA (denaturazione), quindi
non sono in grado da sole di procurarsi lo stampo a singolo filamento, ma c’è
bisogno di altri enzimi che sono in grado di separare i filamenti.
● Non è in grado di sintetizzare il DNA da zero ma hanno bisogno di un elica
preesistente appaiata al DNA stampo da utilizzare come innesco o primer.
● Il risultato è la sintesi di un secondo filamento di DNA, il quale avrà polarità
chimica opposta al filamento usato come stampo, definito per tanto
antiparallelo.
● Visto nel dettaglio abbiamo una situazione di partenza in cui abbiamo un
LA TRASCRIZIONE
(Vedi diapo)
● È la sintesi dell’RNA a partire da uno stampo di DNA.
● Per avere l’idea di cosa vuol dire espressione di un gene immaginiamo di
avere 2 geni, un gene A e uno B presenti nel nostro genoma.
● I geni, in quanto pezzi di sequenze di DNA sono in genere presenti in uguale
quantità nel nostro genoma.
● Questo vuol dire che di ogni gene abbiamo 2 copie, quindi 2 molecole per
ogni nucleo, però se noi consideriamo un possibile gene A che deve essere
espresso a livelli molto alti in un certo tessuto e un gene B che invece deve
essere espresso a livelli molto bassi nel nostro tessuto (questa situazione può
cambiare in tessuto diversi) dobbiamo immaginarci una situazione in cui da
un ugual numero di molecole di DNA dobbiamo ottenere un numero diverso di
molecole di RNA.
● Questo perché per avere tante proteine in un tessuto possiamo aspettarci di
avere bisogno di tante molecole di RNA in questo tessuto.
● Ecco allora che esistono dei meccanismi che facciano sì che pur avendo uno
stesso numero di molecole di DNA, queste molecole devono essere trascritte,
ossia convertite in RNA con efficienza diversa a seconda dei geni considerati
e successivamente, quando parleremo di traduzione, anche le molecole di
RNA possono essere tradotte con efficienza diversa a seconda della quantità
di proteine effettivamente necessarie all’interno del tessuto.
TIPI DI RNA
Dal punto di vista della nomenclatura dell’RNA riconosciamo diversi tipi
Gli RNA che vengono prodotti all’interno della cellula, vengono in genere classificati
in base alla funzione (vedi diapo)
COME FUNZIONA
● Dal punto di vista molecolare. (Vedi diapo)
● In alto abbiamo un gene e in rosso la porzione del gene del DNA che deve
essere trascritta.
● A monte del gene, ossia nella zona del promotore, ci sono delle sequenze
consensus, la più comune negli eucarioti è la TATA box, caratterizzata proprio
dalla sequenza TATA e viene riconosciuta dai fattori di trascrizione, ossia
proteine che legano il DNA, le quali dopo aver formato un complesso di
proteine legate al DNA attivano sul sito di trascrizione l’RNA polimerasi.
● Distalmente rispetto al promotore si possono trovare delle altre sequenze
regolatorie, le enhancer.
● Anche l’enhancer contiene una sequenza consensus che viene riconosciuta
da proteine specifiche, le quali interagiscono con le enhancer.
● Esiste poi un meccanismo mediante il quale in maniera indiretta queste
proteine che legano le enhancer interagiscono con i fattori di trascrizione e
questo porta il DNA del gene a piegarsi e quello che sappiamo oggi è che
anche la struttura che assume il DNA di un gene influisce sull’efficienza con
cui questo gene viene trascritto.
● In particolare, un DNA piegato in questo modo, a formare un’ansa è un DNA
che è in grado per qualche motivo di attivare con efficienza molto alta la
trascrizione di un gene.
● Una volta che l’RNA polimerasi si lega al DNA, essa è in grado di procedere
lungo la trascrizione.
● L’unico inconveniente che può incontrare è la presenza dei nucleosomi,
ossia DNA avvolto intorno agli istoni, il quale potrebbe rallentare o bloccare
l’attività dell’RNA polimerasi.
● Ecco allora che a monte, di fatto come fanno le elicasi nel DNA, esistono degli
enzimi chiamati istoni acetilasi, i quali modificano chimicamente gli istoni i
quali poi si staccano dal DNA, permettendo quindi al DNA di svolgersi e
all’RNA polimerasi di muoversi lungo il gene da trascrivere.
1. Un RNA appena trascritto non è immediatamente pronto per essere
tradotto, anzi un mRNA appena trascritto non è subito pronto per
essere tradotto, questo almeno nei geni eucaristici.
● Questo perché esiste una barriera fisica tra trascrizione e
traduzione rappresentata dall’involucro nucleare: la
trascrizione avviene all’interno del nucleo mentre la traduzione
all’esterno.
● Quindi un mRNA prima di essere tradotto deve essere prima
esportato fuori dal nucleo.
2. Secondo motivo per cui non può essere subito tradotto è che gli mRNA
devono andare incontro almeno a 3 modificazioni trascrizionali: un
RNA appena trascritto deve essere maturato mediante 3 processi
chiamati:
a. Capping
b. RNA splicing
c. Poliadenizzazione
IL CAPPING
=incappucciamento
● Consiste nell’aggiunta al 3’, ossia all’inizio dell’mRNA, di un nucleotide
modificato rappresentato da 7-metilguanosina (è una guanosina, ossia 1 dei 4
nucleotidi il quale risulta modificato da un gruppo metilico legato all’azoto e
che viene unito in direzione 5’-5’ sul mRNA non ad un fosfato ma ad un
trifosfato.
● Questo implica che questo nucleotide non può essere aggiunto da un’RNA
polimerasi.
● Di fatto questo nucleotide viene aggiunto al contrario.
● È una sorta di cappuccio o tappo che blocca l’estremità del 5’ di un mRNA
Ha una duplice funzione:
1. Protezione dall’azione di enzimi in grado di degradare gli acidi nucleici e che
vengono chiamati RNA nucleasi che attaccano gli RNA partendo dalle
estremità (o 3’ o 5’) e li degradano procedendo verso l’interno della molecola.
Il cappuccio viene aggiunto da particolari enzimi chiamati fattori che
aggiungono il cappuccio.
2. L’altra funzione, la vedremo più nello specifico quando si parlerà di
traduzione. Di fatto gli mRNA vengono etichettati per essere identificati come
RNA che devono essere tradotti.
● Esistono dei fattori di inizio della traduzione chiamati eIF (fattori di inizio
eucaristici) i quali si legano al cap.
SPLICING
● La seconda modificazione consiste nell’aggiunta di una lunga coda di
Adenine al 3’ della molecola.
● Quando l’RNA polimerasi ha terminato la trascrizione dell’RNA esistono degli
e siamo chiamati poli-A-polimerasi che aggiungono questa cosa di Adenina.
● Questa cosa può anche essere lunga centinaia di basi, anche in questo caso
la poliadenizzazione svolge un duplice ruolo:
1. Protezione del mRNA.
2. Anche in questo caso la seconda funzione riguarda la traduzione, queste
lunghe code di poli-A vengono riconosciute da proteine specifiche chiamate
proteine che legano il poli-A che riconoscono e legano queste code e
coprono l’intera sequenza di poli-Adenizzazione.
● Queste proteine si legano alla coda di poli-A, i fattori di inizio eucariotici si
legano al cap, esistono altri eIF che si legano a questa struttura.
● Se noi guardiamo le poli balding protein vediamo che interagiscono con i
fattori di inizio eucariotici costringendo l’RNA a piegarsi formando una
struttura pseudocircolare (vedi diapo) che nella traduzione viene riconosciuta
dal ribosoma come un mRNA. Questa forma è ciò che fa riconoscere che è
un RNA che deve essere tradotto.
SPLICING
● Ultima modificazione post trascrizionale.
● Partiamo vedendo il concetto di espressione genica che passa attraverso il
meccanismo di trascrizione e traduzione.
● Abbiamo una sequenza di DNA che viene convertita in una sequenza di DNA
che viene convertita in una sequenza di proteine.
● I geni non sono organizzati in strutture lineari ininterrotte che vengono
trascritte prima in maniera ininterrotta e tradotte in maniera interrotta, ma se
noi andiamo a vedere dove si posizionano le sequenze tradotte e quindi
codificanti di un gene noi vediamo che i geni eucariotici sono in genere sono
organizzati come vediamo in figura: le sequenze codificanti in un gene
possono essere interrotte da sequenze non codificanti.
● Noi chiamiamo le sequenze codificanti esoni, queste sequenze che
interrompono la continuità vengono chiamati introni. Quello che succede è
che l’RNA polimerasi non è in genere in grado di distinguere le sequenze
codificanti e non.
● Questo vuol dire che l’RNA polimerasi genera un mRNA definito precursore,
ossia pre-mRNA che deve poi essere processato a rimuovere le sequenze
non codificanti che chiamiamo introni.
● Ecco che a seconda del meccanismo di splicing che riceve questo gene può
svolgere funzioni diverse: o contrattili o di sostegno e trasporto.
● Il macchinario responsabile della formazione di questo meccanismo si chiama
spliceosoma in cui si contano c.a 200 proteine diverse e partecipano RNA
diversi. Questo non vuol dire che partecipano nelle stesse cellule in quanto
per poter effettuare splicing alternativo, quindi schemi di splicing diversi in
cellule e tessuti diversi significa che in alcune cellule saranno espressi solo
alcuni di questi RNA e alcune di queste proteine
● Una volta fuori dal nucleo, nel citosol, viene legato da altri fattori di inizio
eucariotici che legandosi al consentono la circolarizzazione dell’RNA in
quanto portano l’estremità 3’ a contatto con l’estremità 5’ dell’RNA e a questo
punto l’RNA è pronto per essere tradotto.
LA TRADUZIONE
● Come fa la cellula a convertire un’informazione scritta su un linguaggio di sole
4 lettere in un linguaggio scritto in un codice di 20 lettere, ossia gli
amminoacidi.
● Non esiste un rapporto 1:1, l’unico rapporto che ha è quello di leggere le 4
basi in gruppi di 3 e 3, quelli che noi chiamiamo codoni.
● Sappiamo infatti che 3 basi lette in maniere sequenziali specificano 1 singolo
amminoacido.
● Questo consente di generare 4 alla 3ª= 64 combinazioni che sono più che
sufficienti per codificare gli amminoacidi.
● Questo significa che per più amminoacidi esiste più di una possibile
combinazione con la loro codifica, il termine che ci dice come il codice
genetico sia degenerato o rindondante.
● Questo concetto indica il fatto che più di un codone identifica un amminoacido
ma non è vero il contrario, ossia che più di un amminoacido sono specificati
da uno stesso codone.
L’RNA TRANSFER
● Dal punto di vista molecolare è una piccola molecola di RNA che per effetto di
sequenze complementari interne, quindi sono presenti al suo interno delle
sequenze che possono creare complementarietà ossia legami idrogeno,
piega la molecola di RNA assumendo una forma con 3 anse e che ricordano
un trifoglio.
● In ognuna di queste anse è presente un’intera sequenza che chiamiamo
anticodone ed è quella che serve per formare un’interazione con l’mRNA.
● All’estremità del tRNA è presente un amminoacido, il cui tipo dipende dalla
sequenza portata dell'anticodone.
RIBOSOMA
● Il macchinario che fisicamente te sintetizza le proteine.
● È una particella ribonucleoproteica, ossia sono complessi formati da proteine,
RNA.
● Sono molto grandi, è formato da 2 subunità: le 60s e le 40s.
● 60s= 50 proteine + 3 molecole di RNA
● 40s= 33 proteine + 1 molecola di RNA
● Queste strutture vengono assemblate all’interno del nucleolo, struttura
all’interno del nucleo che ha il compito di assemblare proteine ribosomali e
RNAribosomali e formare le subunità del ribosoma.
● All’interno del nucleo lo entrano quindi le proteine ribosomali che vengono
sintetizzare nel citosol, entrano gli rRNA, i quali vengono sintetizzati nel
nucleo che vengono assemblati nelle 40s e 60s e infine fatti uscire tramite i
pori nucleari e si assembleranno per formare un ribosoma maturo nel citosol.
● Dal punto di vista strutturale (immagine ottenuta per risonanza magnetica) un
ribosoma è una sfera all’interno della quale si possono vedere 3 nicchie:
1. A= Aminacyl-t-RNA
2. P=Peptidyl-t-RNA
3. E=Exit
Importanti per capire come avviene la sintesi delle proteine nel ribosoma.
● L’AUG nel mRNA non si trova mai alla vera estremità del 5’ ma si trova
sempre in una posizione più interna, questo vuol dire che quando la subunità
del ribosoma si lega al 5’ deve andarsi a cercare il proprio AUG mediante un
meccanismo chiamato scansione lineare, il quale consente alla subunità
piccola del ribosoma di scorrere lungo l’mRNA fino a quando non trova il
proprio AUG.
● A questo punto c’è una pausa in quanto la subunità 40s deve aspettare
l’arrivo della subunità 60s, in questo modo si può formare il ribosoma
completo e può iniziare la traduzione.
2) ALLUNGAMENTO
● Abbiamo un peptide nascente legato ad un tRNA Nel sito P.
● Arriva il prossimo tRNA col proprio amminoacido legato, questo si va a
posizionare nel sito A.
● In questo modo il peptide nascente e l’amminoacido che deve essere
aggiunto si trovano vicini tra di loro.
● Il ribosoma possiede attività peptidiltrasferasica, che non è altro che l’attività
enzimatica che consente al ribosoma di formare il legame peptidico tra il
peptide in fase di allungamento e l’ultimo amminoacido.
● Questo lo fa trasferendo il peptide sul’ultimo aminocyl-t-RNA, così facendo
la subunità maggiore slitta in avanti mediante traslocazione così facendo,
l’ultimo tRNA si trova ad occupare il sito P, mentre il tRNA a chi si trovava
legato il peptide prima, si trova ad occupare il sito E (exit), pertanto può
uscire.
● Per completare la fase, la subunità minore slitta più in avanti andando ad
allinearsi con la subunità maggiore del ribosoma, consentendo al ciclo di
procedere e consentendo ad un altro tRNA si occupare il sito A.
3) TERMINAZIONE
● Il ribosoma raggiunge il codone di stop, non si va quindi a legare con il tRNA
in questa posizione ma esistono delle proteine chiamate fattori di rilascio che
per la loro forma in qualche modo mimano la struttura di un tRNA, ma non lo
sono, quindi non portano amminoacido a cui possa essere legato questo
peptide, così facendo bloccano, il ribosoma non può procedere e quindi per
uscire da questo stallo deve rilasciare il suo peptide, deve cioè disassemblarsi
e le subunità sono pronte per iniziare un nuovo ciclo di traduzione.
● Negli eucarioti il meccanismo di traduzione di un singolo mRNA avviene
simultaneamente da 2 ribosomi.
● Appena un ribosoma si è legato al 5’ e ha iniziato la scansione ecco che
lascia spazio per un secondo ribosoma per potersi attaccare e iniziare la
traduzione della proteina.
● Questo meccanismo rende molto più efficace e rapida la traduzione delle
province perché un singolo RNA può produrre simultaneamente tante
proteine.
A PIÙ LIVELLI
● Regolazione genica= meccanismo che consente l’espressione di diversi livelli
di proteine diverse, che possono essere più abbondanti nella cellula o che
devono essere meno abbondanti in una cellula.
● Questo meccanismo è regolato sotto diversi livelli, come tutti i meccanismi
visto finora, che prevedono quindi meccanismi di controllo definiti
trascrizionali, cioè che consentono da una molecola di RNA di avere più
molecole di trascritti.
● Anche l’efficienza con cui le modificazioni avvengono è sottoposta a
determinati controlli che alla fine determinano quante molecole di RNA
possono ad esempio uscire dal nucleo.
● Anche l’RNA è sottoposto a turn-over, ossia il meccanismo secondo cui i
livelli di RNA presenti nella cellula possono variare a seconda della necessità
delle cellule: se un RNA non è più necessario può essere infatti degradato
dagli enzimi nucleasi.
● Infine esistono meccanismi che controllano la traduzione è in ultimo
meccanismi che controllano l’attività di una proteina.
TRADUZIONE
● Noi abbiamo visto come le proteine destinate al reticolo possiedono una
sequenza alla porzione amminoterminale, cioè all’inizio della proteina,
ricca di amminoacidi idrofobici.
● Questo rappresentato in figura è quello che avviene quando una proteina di
questo tipo viene tradotta a livello di un ribosoma inizialmente libero nel
citosol.
● La sequenza appena esce dal reticolo, essendo idrofobica tende ripiegarsi su
se stessa, quindi tende a ritornare indietro per minimizzare la sua posizione
all’ambiente acquoso.
● Questo fa sì che questa struttura venga riconosciuta da una particella definita
particella del riconoscimento del segnale, la quale è in grado di
riconoscere questa sequenza amminoterminale ripiegata in questo modo,
cioè è in grado di riconoscere che quella proteina ripiegata in quel modo è
una proteina destinata al reticolo endoplasmatico e la lega.
● Successivamente questa particelle di riconoscimento del segnale ossia l’SRP,
si le lega ad un recettore presente sul reticolo endoplasmatico e questo è ciò
che permette ad un ribosoma di ancorarsi al reticolo endoplasmatico.
● La proteina o anche il ribosoma che sintetizza la proteina destinata al reticolo
si ancorano dunque alla superficie.
● In prossimità poi del recettore che sta ancorando questo ribosoma esiste poi
un complesso, ossia una proteina canale chiamata canale di traslocazione, il
quale essendo in prossimità del recettore, sotto al ribosoma, fa sì che questa
proteina quando viene sintetizzata viene fatta passare e infine estrusa nel
lume del reticolo endoplasmatico.
IL FOLDING
● Le proteine nel momento in cui vengono sintetizzate vengono sintetizzare
come proteine lineari, questo perché nel canale di traslocazione ci passa la
proteina in forma di filamento.
LA GLICOSILAZIONE
● È la seconda modificazione importante.
● Consiste nell’aggiunta di oligosaccaridi a determinati residui di una proteina.
In genere esistono 2 tipi:
1. N-glicosilazione
2. O-glicosilazione
In questo corso parleremo solo della prima, la glicosilazione legata all’asparagina.
Si aggiunge quindi un oligosaccaride ramificato a residui specifici di asparagina (non
tutti vengono glicosilati dalla cellula che transita dal reticolo, ma soltanto se nella
sequenza codificante amminocidica di questa proteina, l’asparagina si trova soltanto
in un contesto di sequenza consensus).
● Gli oligosaccaridi vengono sintetizzati come un’unica catena legati ad un
lipide della membrana del reticolo endoplasmatico chiamato dolicolo.
L'APPARATO DI GOLGI
● Deve il suo nome a Camillo Golgi, scienziato che vinse il premio Nobel nel
900 proprio per aver sviluppato delle tecniche per rilevare la presenza di
questo apparato.
● Visto al microscopio elettronico ci appare come una serie di membrane che
vanno a costituire delle cisterne appiattite e impilate l’una sull’altra.
● A differenza del sistema di cisterne del reticolo endoplasmatico, le cisterne qui
appaiono separate fisicamente le une dalle altre (il lume risultava uno spazio
unico).
● Le cisterne dell'apparato di Golgi vengono classificate partendo dal reticolo
endoplasmatico, ossia la superficie del Golgi rivolta verso il reticolo e
riconosciamo una facciata definita cis.
● Spostandosi verso il lato esposto verso la membrana plasmatica
riconosciamo una faccia trans.
● Esisterà poi una zona intermedia chiamata zona mediale.
A cosa servono le cisterne?
● Esse sono contenitori di enzimi la cui funzione principale di questi enzimi è
quella di modificare i gruppi glucidici presenti sul reticolo.
● Quindi il meccanismo di glicosilazione che avviene all’interno del reticolo
avviene secondo uno schema comune per tutte le proteine.
● Tutte di fatto quindi ricevono gli stessi zuccheri.
● Quando poi queste proteine transitano verso le cisterne del Golgi questi
zuccheri vengono modificati in maniera specifica da enzimi che si trovano
nelle cisterne e che pertanto non devono essere mescolati tra loro in quanto
le modifiche che avvengono sui gruppi glucidici delle proteine, avvengono
secondo un ordine sequenziale.
● In questo esempio avviene la rimozione dei gruppi di mannosio.
● Nella cisterna successiva continua la rimozione ma nel frattempo avviene
l’aggiunta di N-acetilglucosamina e nella successiva l’aggiunta di galattosio
e di acido N-acetilmuramico etc…
● Questo indica che ogni cisterna è diversa dalle altre.
● In definitiva le proteine entrano nel Golgi con uno stesso schema di
glicosilazione, quando escono possiedono gruppi o catene glucidiche diverse,
TRASPORTO VESCICOLARE
● Come si muovono le proteine dal reticolo all’apparato di Golgi.
● Lo scambio di queste proteine avviene mediante vescicole, che non sono
altro che strutture (curvature) della membrana plasmatica.
● Esse portano al loro interno il materiale recentemente ricevuto dal reticolo poi
quando raggiungono il Golgi la vescicola si fonde e rilascia il contenuto
all’interno del Golgi.
Cos’è che determina la curvatura della membrana di un organello in
modo da consentire la formazione della vescicola?
● Esistono delle proteine che sono responsabili di questo meccanismo, le quali
per la loro struttura andranno a rivestire queste vescicole formando le
vescicole rivestite.
● Ci sono diversi tipi di proteine e se noi guardiamo sono caratteristiche dei
diversi compartimenti della cellula: la clatrina la troviamo soprattutto sulla
membrana plasmatica e sulle vescicole nella faccia trans-Golgi.
● Mentre le COPI( coatome protein) e COPII ossia le proteine del
rivestimento I e II.
1. La COPI la troviamo sulle membrane del Golgi
2. Le COPII sulla membrana del reticolo.
● Queste due controllano e dirigono il movimento delle vescicole dal reticolo al
Golgi o dal reticolo al Golgi.
IL LISOSOMA
● Organello rivestito da membrana al cui interno si trovano numerosi enzimi
chiamati idrolasi acide che mediante reazione di idrolisi scindono
macromolecole in molecole più semplici.
● Ecco allora che esistono idrolasi specifiche per ogni classe di macromolecole
che può essere presente nella cellula:
1. Per gli acidi nucleici abbiamo le nucleasi
2. Per le proteine abbiamo le protasi
3. Per i carboidrati abbiamo le glicosidasi
4. Per i fosfato abbiamo le fosfatasi
5. Per i solfati abbiamo le solfatasi
6. Per i fosfolipidi abbiamo le fosfolipasi.
● Questi enzimi sono attivi solo al Ph acido, mantenuto all’interno dei lisosomi
grazie ad un neutrotrasmettitore di protoni (pompa protonica) che è un
trasportatore attivo e consumando energia sotto forma di ATP pompa protoni
all’interno dei lisosomi.
● Mantenere il Ph acido è un meccanismo di difesa, dal momento che questi
enzimi sono attivi solo in questa condizione, una rottura accidentale del
lisosoma non mette a rischio la stabilità della cellula, questo perché se
fossero attivi a valore neutro, ossia il valore del citosol, se venissero rilasciati
dalla cellula inizierebbero a degradare tutto ciò che incontrerebbero portando
alla morte la cellula.
● Invece in questo modo, in caso di uno sverzamento accidentale nel citosol,
questi si inattiverebbero.
● Sono coinvolti in diversi meccanismi cellulari. Infatti dal momento che
contenitori in grado di degradare ogni macromolecola, presente nella cellula,
svolgono 2 ruoli principali:
1) Ricevere materiale dall’esterno mediante meccanismi di fagocitosi o
endocitosi. Ha anche funzione di degradazione del materiale che passa al
loro interno, sia materiale che può essere nutrimento della cellula sia dannoso
come un microorganismo che quindi deve essere inattivato.
2) Degradazione del materiale proveniente dall’interno della cellula, mediante
un meccanismo chiamato autofagia, il quale consente alla cellula di liberarsi
di strutture non più utilizzabili perché usurate, non funzionanti, non più
necessarie alla cellula.
entrambi i genitori.
● Sono molto rare ma nel loro insieme, visto che sono tante malattie diverse,
hanno circa un’incidenza di 1 su 8000.
● Sono talmente gravi che in genere i pazienti non superano l’età infantile,
questo perché i sintomi sono gravi e si manifestano sin dalla nascita.
● La maggior parte di questi sintomi partono dal sistema nervoso.
● Il risultato di queste malattie è che determinare molecole si accumulano nelle
cellule dei pazienti in quanto non possono essere degradare all’interno del
lisosoma.
● Una di queste è la malattia di Pompe, caratterizzata da mutazioni a livello
del gene α-glucosidase, il quale è il responsabile della scissione del
glicogeno nel glucosio.
● Pertanto questa malattia colpisce gli organi in cui generalmente si accumula il
glicogeno, ossia il tessuto muscolare, che può essere quello cardiaco o
muscolatura liscia o muscolo scheletrico.
● Ha un’incidenza relativamente bassa circa 1 su 40000.
● Si conoscono diversi livelli di gravità in quanto differenti mutazioni causano un
deficit diverso a livello dell’attività enzimatica.
● Questo vuol dire che gli enzimi mutati possono riorbitare il sito che può
variare dal 2% (forma estremamente grave) fino al 40% (forma lieve che può
essere facilmente compensata con accorgimenti dietetici).
● Queste malattie si curano mediante terapie chiamate Enzyme Replacement,
cioè terapie sostitutive.
● Sono tutte terapie che si basano sulla somministrazione dell’enzima
mancante per via endovenosa, enzima che viene prodotto in maniera
ricombinante.
● La proteina viene quindi prodotta in laboratorio e somministrata al paziente.
● Questa proteina circolando nel sangue verrà poi incanalizzata da parte delle
cellule e raggiungerà il lisosoma dove dovrà svolgere la funzione e
compenserà l’attività deficitaria dell’enzima sostituito.
LA SECREZIONE
Esistono 2 meccanismi.
1. VIA SECRETORIA COSTITUTIVA
● Alcune proteine vengono secrete di continuo questo perché man mano che
vengono prodotte dalla cellula vengono rilasciate all’esterno.
● Sono molto abbondanti e hanno funzione costitutiva nel nostro organismo.
● Un esempio pratico è quello della gomina, la quale viene prodotta dagli
epatociti (cellule del fegato) e rilasciata nel sangue.
2. VIA SECRETORIA REGOLATA
● Viene attivato il rilascio delle vescicole soltanto in risposta ad un determinato
segnale.
● Un esempio è quello dell’insulina, prodotte dalle cellule β del Pancreas.
● Essa viene accumulata all’interno delle cellule e non rilasciata in maniera
continua e viene rilasciata, quindi la fusione tra la vescicola e la membrana
esterna viene innescata solo dopo un segnale esterno.
TRASPORTO VESCICOLARE
ENDOCITOSI
● Trasporto di alcuni componenti che si trovano all’esterno della cellula e
vengono portati all’interno.
● Differisce dai trasporto di membrana visti precedentemente in quanto prevede
formazione di vescicole in seguito a curvature della membrana plastica.
● Quindi a differenza dei meccanismi di trasporto attivo o passivo in cui sono
coinvolte singole molecole di trasporto (trasportatori o canali), in questo
caso per portare materiale al suo interno, la cellula deve curvare la propria
membrana per formare delle vescicole.
● Queste vescicole poi si fondono tra loro andando a formare delle strutture
chiamate endosomi, i quali infine vengono fatti fondere con il lisosoma per
permettere la degradazione di tutto il materiale presente all’interno.
● Tipicamente ci sono 3 tipi di endocitosi:
1. Pinocitosi
2. Fagocitosi
3. Endocitosi mediata da recettore
● Il denominatore comune di questi meccanismi di internalizzazione è la
formazione di vescicole più o meno voluminose delimitate da membrana.
PINOCITOSI
vedi diapo
● Si formano delle piccole invasazioni
● Si chiama così dal greco πίνω, bere
FAGOCITOSI
● Meccanismo in cui la cellula porta al suo interno materiale di grandi
IL MITOCONDRIO
● Se osserviamo al microscopio elettronico come è strutturato il suo istoplasma,
vediamo come in molte cellule il citoplasma è ricco di strutture vescicolari,
ossia tondeggianti, distinguibili ad esempio perché alcune sono più chiare di
altre, indice che il contenuto di queste strutture vescicolari è diverso, ma
all’interno di queste possiamo vedere come alcune presentano una
membrana più spessa rispetto ad altre.
● In più alcune strutture sembrano attraversate da altre membrane.
● Possiamo vedere come su alcune di queste, l’apparenza maggior spessore
della membrana che lo avvolge è dovuto alla presenza di una doppia
membrana, di cui una funge da rivestimento dell’organello mentre l’altra
appare come in questa immagine parallela a quella esterna ma ripiegata su
se stessa formare delle strutture che noi chiamiamo creste.
LA RESPIRAZIONE CELLULARE
● Produce ATP
● Nel mitocondrio entra glucosio attraverso il cibo e ossigeno attraverso l’aria.
● Questo meccanismo consente al meccanismo di produrre ATP.
● Viene rilasciata anidride carbonica come risposta all’osso d’azione del
glucosio e acqua come prodotto della riduzione dell’ossigeno.
GLICOLISI
● Avviene nel citosol, è il primo passo del metabolismo del glucosio ma avviene
fuori.
● Vedi diapo
● Fermentazione= fermentazione lattica
vedi diapo 13
Prima 8 righe
● Questo perché una molecola di glucosio produce 2 molecole di piruvato e
ogni singola molecola di piruvato viene convertita in una molecola di acetil
CoA.
● Queste reazioni producono anche NADH e FADH2 che liberano anidride
carbonica.
● La catena di trasporto degli elettroni invece produce molte molecole di ATP.
Vedi diapo 14
GENOMA MITOCONDRIALE
● È circolare
● Formato da circa 16000 paia di basi, molto piccolo rispetto al genoma
nucleare che, nel caso della specie umana è di 74 miliardi di paia di basi.
● Contiene un numero limitatissimo di geni, ce ne sono solo 37, di cui solo 13
codificanti proteine e gli altri geni trascrivono per rRNA, tRNA e proteine.
● Il codice genetico mitocondriale differisce da quello nucleare per 4 codoni in
quello nucleare codificano informazioni di stop, isoleucina, arginina.
● Mentre in quello mitocondriale codificano triptofano, metionina e 2 segnali di
stop. (Vedi diapo)
LE MALATTIE MITOCONDRIALI
● Malattie associate a mutazioni a livello del genoma mitocondriale.
● Tutti i mitocondri che sono presenti nelle nostre cellule vengono ereditate
dalla madre in quanto hanno in origine materna e questo significano che
queste malattie vengono ereditate da mutazioni presenti nei mitocondri della
linea materna.
● Generalmente si tratta di cardiomiopatie o encefalopatie, malattie che
colpiscono cellule muscolari o nervose.
● Questo sta ad indicare come i deficit mitocondriali colpiscono prima gli organi
che hanno maggior bisogno di energia e quindi un maggior bisogno di attività
mitocondriale.
TIM, dove T sta per traslocatore, M sta per membrana, O sta per outer
(esterno) e I sta per inter (interno)
1. COMPLESSO TOM= complesso trasportatore della membrana esterna
2. COMPLESSO TIM= complesso trasportatore della membrana interna
● Il complesso TIM ha un’estensione che raggiunge la membrana esterna e che
gli consente di interagire col complesso TOM.
● Questo è molto importante perché quando una proteina deve entrare nella
matrice mitocondriale, i due traslocatori devono essere allineati, per
consentire alla proteina che porta una sequenza segnale, l’allele terminale
posta all'estremità amminoterminale del suo inizio, questa viene riconosciuta
da un recettore.
● Dopodiché viene fatta passare prima attraverso il complesso TOM e poi visto
che il complesso TIM è allineato con esso, la proteina entra direttamente
all’interno della matrice mitocondriale.
● Una volta che la proteina è entrata nella matrice mitocondriale, la sequenza
segnale non serve più quindi può essere tagliata e rimossa.
IL PEROSSISOMA
● Organello di forma vescicolare rivestito da una singola membrana, il cui
interno è composto da una matrice definita amorfa.
● Rappresenta un comparto metabolico specializzato, cioè che la sua funzione
è quella di svolgere determinate reazioni enzimatiche.
● Questi enzimi hanno in comune la caratteristica di trasferire H da diverse
sostanze e legare l’O per la formazione di perossido di idrogeno (acqua
ossigenata)
metabolizzati e distrutti.
● Si accumulano e il risultato è sempre una disfunzione a livello neuronale, in
quanto il primo organo a risentire di questo accumulo è il cervello.
● C’è una storia vera che narra di una famiglia di origini piemontesi che
avevano un figlio con questa malattia.
● Negli anni 80 una diagnosi di questa malattia significava una diagnosi di
morte.
● I genitori studiando, per cercare di salvare la vita del figlio (non erano medici)
trovarono un modo geniale per contrastare l’accumulo di acidi grassi nelle
cellule.
● Contrastano l’accumulo creando una formulando una dieta specifica che noi
chiamiamo olio di Lorenzo.
● Questa dieta consisteva nella somministrazione di trigliceridi in cui le
componenti principali erano acido erucico (C22:1) e acido oleico (C18:1), i
quali sono acidi grassi a catena relativamente corta.
● Somministrando questi di fatto previene la necessità del nostro organismo di
sintetizzare acidi grassi a catena lunga.
● Quindi questi acidi grassi di fatto competono con il sistema di allungamento
degli acidi grassi provocando la diminuzione della concentrazione dell’acido
grasso saturo, chiamato acido cerotico, formato da 26C, il quale era noto
essere il principale responsabile dei danni alla guaina mielinica.
● Somministrando questa dieta ricca di acidi grassi a catena corta di aveva la
prevenzione all’accumulo di acidi grassi a catena lunga.
● Questa scoperta allungo molto le prospettive di vita dei pazienti affetti da
questa malattia.
IL CITOSCHELETRO
È composto da 3 componenti distinte:
1. Microfilamenti di actina, sono i più piccoli e hanno un diametro di 7 nm.
2. Filamenti intermedi, con un diametro di 10 nm
3. Microtubuli, rappresentano i filamenti più spessi e differiscono dai precedenti
perché la loro struttura è tubulare, con un diametro di 25 nm.
LE FUNZIONI
Supporto strutturale per la cellula, in modo analogo allo scheletro per i vertebrati.
Vedi diapo 2
I MICROFILAMENTI
● Sono filamenti sottilissimi di actina.
● Visti al microscopio ottico a fluorescenza essi appaiono come filamenti
sottilissimi che attraversano la cellula lungo il suo asse longitudinale.
● Vedi diapo 4
● Partecipano alla divisione della cellula, ossia la mitosi, intervenendo
nell’ultima fase chiamata citochinesi.
● Dal punto di vista molecolare sono composti solo di actina, proteina che
nasce come proteina globulare, ossia ha forma sferica.
● Questa diventa poi una proteina filamentosa in quanto l’actina è in grado di
polimerizzare, formando delle lunghe catene fatte di actina.
● Catene che sono filamenti che si intrecciano successivamente a due a due,
costituendo una sorta di elica.
● Nel filamento di actina si riconosce una estremità meno e una estremità più.
● All’estremità più avviene la polimerizzazione del filamento, quindi il filamento
di actina si estende da questa direzione.
● Mentre l’estremità meno rappresenta la parte del filamento in cui avviene la
depolimerizzazione, cioè l’accorciamento del filamento.
● I filamenti di actina poi si possono organizzare in modo da dare più
complesso, in modo da dare più robustezza alla cellula, andando a costituire
strutture fatte di fasci paralleli di actina e uniti longitudinalmente da una
proteina chiamata fascina.
● Oppure l’actina si può organizzare a formare delle reti (network), formando
dei grossi legami incrociati tra i vari filamenti di actina, uniti da una proteina
chiamata filamina.
FUNZIONI DELL’ACTINA
● Come abbiamo visto l’actina ha funzione strutturale, la vediamo ad esempio a
formare i microvilli (villi intestinali).
● Contribuisce inoltre a determinare la morfologia delle cellule.
● Funzione di movimento, vedremo come fanno le cellule a muoversi,
estendendo i propri filamenti di actina.
● Infine interviene nel meccanismo della divisione cellulare partecipando
all’ultima fase che consiste nella separazione, mediante strozzatura a metà di
una cellula, chiamata citocinesi o citodieresi.
I MICROVILLI
● Mantenuti in forma e posizione da filamenti di actina, i quali si estendono
lungo tutto il microvillo intestinale e filamenti che sono tenuti insieme da
proteine quali la villina, che crea legami incrociati tra i filamenti.
MOVIMENTO CELLULARE
Come fanno le cellule a muoversi tra i tessuti?
● Esistono delle proteine chiamate integrine, poste sulla membrana plasmatica
che sono caratterizzate da una porzione extracellulare che consente loro
l’adesione ad un determinato substrato.
● Questo tessuto può essere una piastra di coltura se le cellule crescono in
vitro.
● Possiedono poi anche una porzione interna che invece interagisce con i
filamenti di actina, quindi il filamento di actina del citoscheletro si estende fin
sotto la superficie della cellula e si ancora alla membrana plasmatica
mediante queste integrine.
● La polimerizzazione in questa direzione dei filamenti di actina, fa sì che
queste porzioni della cellula si spostino in avanti consentendo alla cellula di
muoversi in questa direzione.
● Nell’immagine vediamo una cellula che aderisce ad un supporto (può essere
o una porzione di matrice extracellulare se consideriamo un tessuto o una
piastra).
● La cellula viene ancorata, in quanto le cellule in genere formano contatti con
substrati o altre cellule mediante integrine.
● Se questa cellula deve spostarsi in avanti polimerizzerà il proprio citoscheletro
di actina in questa direzione.
● Successivamente formerà un contatto focale successivo che consenta alla
porzione anteriore della cellula di aderire al substrato.
● L’estensione in questa direzione porterà di conseguenza una contrazione
sempre in quella direzione che porterà la cella ad accorciarsi e a muoversi in
quella direzione.
I MICROTUBULI
● Altra classe di filamenti del citoscheletro.
● All’interno della cellula possono avere una disposizione totalmente diversa
rispetto ai microfilamenti.
● Nell’immagine a fluorescenza vediamo infatti i microfilamenti estendersi in
maniera longitudinale e ordinata, mentre i microtubuli hanno una distribuzione
più complessa, se non che sembrano tutti partire da una regione che sta
intorno al nucleo e poi diramarsi verso l’esterno della cellula.
● Dal punto di vista chimico sono strutture tubolari dal diametro di 25 nm.
● Anch’essi sono formati da un unico tipo di proteina principale chiamata
tubulina, di cui esistono 2 forme: α-tubulina e la β-tubulina, le quali si
assemblano alternandosi.
● Essi servono a formare il fuso mitotico, centrioli e la sezione centrale di
ciglia e flagelli.
● Anche nei mitocondri si riconosce un'estremità più e un'estremità meno.
● All'estremità più avviene la polimerizzazione (estensione), mentre
all'estremità meno la depolimerizzazione (accorciamento).
I CENTRIOLI
● I microtubuli si formano a partire da centri di organizzazione microtubulare,
ossia gli MTOC che sono zone perinucleari, ossia si trovano ad un polo del
nucleo nella periferia, e alla base dei quali esistono queste strutture
anch’esse fatte di microtubuli organizzati in modo particolare.
● Queste strutture sono chiamati centrioli, strutture fatte da microtubuli
organizzati a gruppi di 9.
● Ogni elemento è formato da 3 microtubuli.
● I due centrioli poi si organizzano as un polo della cellula disponendosi in
modo perpendicolare.
● Sono quegli elementi che si occuperanno di organizzare i microtubuli
all’interno del fuso mitotico.
MOVIMENTO
● Sia gli organelli che le vescicole si muovono all’interno della cellula scorrendo
su binari fatto di microtubuli.
● Esistono infatti delle proteina chiamate chinesine o dineine che hanno la
funzione di ancorare gli organelli o le vescicole sui microtubuli.
● Nel caso delle chinesine hanno la possibilità di farle muovere sui microtubuli
per portarle in posizione o a destinazione.
I FILAMENTI INTERMEDI
● Dal punto di vista della struttura sono più eterogenei rispetto ai primi due, in
quanto sono fatti da proteine diverse, le quali condividono un determinato tipo
di struttura.
● Abbiamo infatti proteine che nascono come proteine filamentose che si
intrecciano una sull’altra, poi si uniscono, si posizionano in maniera alternata
e vanno a costituire filamenti più lunghi.
● Hanno la caratteristica di essere i più forti e flessibili tra tutti i filamenti, per
questo sono particolarmente abbondanti in quei tessuti sottoposti a stress
meccanici molto intensi come gli epiteli, tessuti connettivi o cellule
neuronali.
● Negli epiteli sono costituiti da cheratina, li troviamo poi nelle cellule
muscolari, nelle cellule della neuroglia dove sono costituite da vimentina e
proteine simili.
● Le troviamo nei neuroni dove sono neurofilamenti e infine le troviamo nella
lamina nucleare, la lamina è un esempio di questi, il cui ruolo è di supporto
del nucleo.
● Vediamo che i filamenti della lamina nucleare si posizionano subito sotto
l’involucro nucleare.
LA CONTRAZIONE MUSCOLARE
● Il citoscheletro è anche il responsabile della contrazione muscolare.
● Quindi nei tessuti contrattili esso si organizza in modo particolare, tipicamente
nei tessuti muscolari conosciamo 3 tipi di tessuti: muscolo scheletrico,
muscolo cardiaco e muscolo liscio.
● Nel muscolo scheletrico e cardiaco sono particolarmente evidenti delle
striature che attraversano le varie fibre muscolari.
● Andando a vedere come sono organizzate queste strutture, possiamo
osservarle al microscopio elettronico e vediamo che sono rappresentate come
linee parallele di intensità diversa, morfologicamente vengono poi divise in
banda A e banda I.
● Dal punto di vista molecolare queste bande sono fatte dall’alternanza
filamenti.
● Questi filamenti sono fatti di actina e miosina che condivide un po’ questa
struttura fatta a mazza da golf in cui c’è uno stelo e una testa globulare che
interagisce.
● La contrazione muscolare è il risultato dello scorrimento dei filamenti sottili di
actina su quelli spessi di miosina.
● La struttura di una fibra muscolare rilassata, in seguito a stimolo di
contrazione genera lo scorrimento dei filamenti e conseguente accorciamento
della struttura muscolare.
● Dal punto di vista molecolare in condizione di riposo, la testa della miosina è
legata al filamento di actina.
● Quando arriva uno stimolo che prevede l’utilizzo di ATP, il legame di ATP con
la testa di miosina causa il distacco della testa di miosina dal filamento di
actina.
● Successivamente l’ATP viene idrolizzato, quindi questa molecola perde il
fosfato.
● L’idrolisi del fosfato causa lo scivolamento in avanti della testa di miosina.
● Successivamente, il successivo rilascio del fosfato fa si che la testa di miosina
si riattacchi alla testa di actina e infine il rilascio anche della molecola rimane
de di ADP fa si che si generi forza motrice.
● Questo fa sì che la testa di miosina riscivoli indietro ritornando alla sua
posizione iniziale.
● Questo fa sì che il filamento di actina scivoli sul filamento di miosina.
IL CICLO CELLULARE
FASE G0
● La cellula non si divide, esce momentaneamente o definitivamente dal ciclo
cellulare.
● È dunque una fase di riposo.
● Questo corrisponde alla maggior parte delle cellule differenziate che si sono
divise per l’ultima volta, per la maggior parte di queste cellule non è possibile
tornare indietro come muscoli,nervi e neuroni che sono altamente
specializzate.
● Mentre invece per alcune cellule è possibile tornare indietro e riprendere il
ciclo per esempio le cellule del fegato.
comunicare tra loro, di lanciarsi segnali che possano stimolare una cellula a
dividersi o meno.
● Questi segnali sono in termini di molecole, prevalentemente sotto forma di
proteine che a seconda della loro funzioni svolgono funzione di attivatori o
inibitori della divisione cellulare.
● Esistono dei punti in cui la cellula controlla a che punto del ciclo si trova e
verifica che tutto sia stato fatto correttamente prima di passare alla fase
successiva.
● Questi punti vengono chiamati Checkpoints o punti di restrizione.
● Ce ne sono 3 principali:
1. G1 Checkpoint che determinerà la transizione del G1-S, in cui la cellula deve
verificare che prima di procedere verso la duplicazione del proprio DNA deve
verificare che quest’ultimo sia intatto.
● Deve inoltre controllare che ci siamo abbastanza nutrienti, ci siano fattori di
crescita adeguati e che la dimensione della cellula sia adeguata.
● Se tutti questi controlli sono fatti si può passare in fase S.
2. G2 Checkpoint che è al termine della fase G2, il quale deve verificare che il
DNA sia stato replicato correttamente, altrimenti non può dividersi.
● Deve inoltre verificare che tutto sia pronto per entrare in mitosi, cioè
che tutto il materiale che servirà per la mitosi come le tubuline del
fuso mitotico, gli istoni devono essere pronti perché una volta che la
cellula entra in mitosi qualunque attività non collegata alla mitosi stessa
verrà interrotta, quindi una volta che condensa i cromosomi, la cellula
non potrà sintetizzare altre proteine, questo perché i cromosomi
durante la mitosi sono totalmente inattivi.
3. Spindle Checkpoint che è a livello del fuso mitotico, nel quale la cellula
verifica che tutti i cromatidi siano correttamente ancorati alle fibre del fuso
mitotico.
ESPERIMENTO DI HUNT
● Come ha scoperto le cicline?
● Le ha scoperte in maniera casuale.
● Lui studiava i ricci di mare, i quali sono utilizzati molto negli studi moderni, in
biologia e nello studio dello sviluppo embrionale perché sono in grado di
produrre un gran numero di uova e un gran numero di spermatozoi.
● È possibile con essi sincronizzare la fecondazione delle cellule uovo, in
questo modo si possono avere tantissimi embrioni che si stanno sviluppando
in maniera sincrona.
● Una volta fecondati si dividono in maniera esattamente sincronizzata, questo
consente di avere molto materiale su cui lavoro e soprattutto di poter
raccogliere materiale in quantità diffidente per fare un esperimento di time
course, cioè se si vuole vedere cosa succede nel tempo ad un campione.
● Questo è possibile con i ricci di mare in quanto ogni singolo embrione è molto
piccolo, quindi la quantità di materiale ricavabile da un singolo embrione è
molto poca.
● Per poter studiare lo sviluppo embrionale c’è bisogno di un gran numero di
embrioni.
● Se si vuole studiare come varia il contenuto di proteine c’è bisogno di averne
tanti e sincronizzati, questo è possibile con i ricci di mare.
● Hunt era interessato a vedere se c’era questa variazione di proteine
nell'embrione in fase di sviluppo.
Per fare questo è possibile utilizzare 2 tecniche:
1) elettroforesi su gel di proteine, tecnica che consente di separare le proteine
presenti in un campione e sulla base delle dimensioni stesse delle proteine.
● Ogni banda quindi corrisponde a proteine di diverso peso molecolare, verso il
basso ci sono le proteine più piccole mentre verso l’alto quelle più grandi.
● Ogni corsia rappresenta un campione di embrioni preso a diverse fasi dello
sviluppo.
2) marcatura mediante isotopi radioattivi.
● Somministrando amminoacidi marcati con zolfo, quindi una
metionina marcata con zolfo. La metionina viene incorporata durante la
sintesi delle proteine.
● Andando a fare una autoradiografia di questo gel è possibile vedere soltanto
le proteine che vengono sintetizzate nel momento in cui si aggiunge questo
raggiungono la densità tale per cui intervengono dei segnali che bloccano la
divisione cellulare, quello che viene chiamato inibizione da contatto.
● Quando le cellule su una piastra raggiungono una certa densità e arrivano a
contatto, smettono di dividersi.
● Inoltre le cellule in coltura, che crescono in adesione si dividono fintanto che
trovano la superficie a cui aderire, nel momento in cui perdono il contatto con
la superficie queste smettono di dividersi.
FATTORI DI CRESCITA
● È una proteina che lega un recettore presente sulla cellula bersaglio il quale
recettore attiverà una serie di vie di trasduzione del segnale che in genere
passa anche questa tramite proteine della famiglia delle chinasi (meccanismi
di fosforilazione) la quale alla fine finirà per attivare delle cicline o chinasi
dipendenti da cicline, le quali vanno a legare e disattivare la proteina RB.
LA MITOSI
● Vedi diapo
● Quando la cellula deve dividersi, per una cellula derivano 2 cellule identiche.
● Dal punto di vista dei cromosomi una cellula è in fase G1 possiede 46
cromosomi, ossia DNA, le quali vengono duplicate diventando 92 molecole
di DNA, le quali poi vengono segregate in parti uguali in una cellula durante la
mitosi.
● CROMOSOMA= è sia la molecola di DNA presente in una cellula prima della
divisione ma è anche la molecola di DNA formata da due copie identiche di un
cromosoma che è stato duplicato che in questa fase vengono chiamati
cromatidi.
● Ciascun cromosoma quindi si duplica producendo due copie identiche che
vengono chiamati cromatidi fratelli che restano associati mediante il
centromero. Le due copie poi si separano e ciascun cromatide migra in una
cellula.
2. Profase
3. Metafase
4. Anafase
5. Telofase
LA PROFASE
● Avviene la condensazione dei cromosomi, ossia la condensazione del DNA a
formare i cromosomi.
● Avviene la formazione del fuso mitotico.
● Avviene la migrazione dei centromeri alle due estremità della cellula.
● Quindi si forma il fuso, la cromatina condensa a formare i cromosomi, la
membrana nucleare si frammenta e di conseguenza anche i nucleoli
scompaiono.
● Questo di fatto blocca la possibilità di sintetizzare qualunque proteina perché
venendo disgregato il nucleolo non c’è possibilità di sintetizzare nuovi
ribosomi e di conseguenza nuove proteine.
IL FUSO MITOTICO
● Il fuso mitotico è formato da fibre proteiche che si dipartono dai pori della
cellula.
● Esso è fatto dai filamenti dei microtubuli.
● Nelle cellule animali si organizza intorno a strutture chiamate centrosomi, i
quali sono strutture situate vicino al nucleo, sono costituite da tubuli proteici e
sono formate da 2 centrioli che sono a loro volta strutture fatte da microtubuli
con un’organizzazione particolare nel quale ogni centrioli è formato da 9
gruppi di 3 tubuli.
LA METAFASE
● I cromosomi si allineano al centro della cellula, in quella che viene chiamata
piastra equatoriale.
● Quindi i cromatidi di ancorano alle fibre del fuso e vengono prima trasportati
tutti al centro della cellula, formando la piastra equatoriale.
L’ANAFASE
● Durante l’anafase i 2 cromatidi che compongono ogni cromosoma vengono
separati e trasportati all'estremità della cellula, verso i poli della cellula.
● Questo è ben visibile in una cellula vegetale, in metafase vediamo i cromatidi
tutti allineati lungo la piastra equatoriale, mentre al termine dell’’anafase
vediamo i cromatidi separati alle due estremità.
LA TELOFASE
● Avviene la divisione cellulare, ossia la citochinesi.
● La telofase inizia con la despiralizzazione del DNA, i cromatidi despiralizzano,
si riforma la cromatina, si riforma anche l’involucro nucleare e infine avviene
la citochinesi mediata da elementi dei microfilamenti di actina, nei quali la
membrana cellulare si condensa e si contrae all’equatore della cellula per
dividerla in due.
● Se poi siamo in una cellula vegetale, si forma una membrana cellulare e
anche la parete cellulare all’equatore per dividere la cellula in due.
● Al termine della telofase in questa immagine si può vedere la formazione della
parete in una cellula di cipolla.
I TELOMERI
● Estremità del cromosoma.
● Ogni cromosoma ha 2 telomeri.
● Sono facilmente visualizzabili al microscopio ottico a fluorescenza perché i
telomeri sono sempre associati con proteine particolari, quindi avendo a
disposizione anticorpi in grado di riconoscere queste proteine telomeriche noi
possiamo visualizzare l’estremità del telomero, mentre invece il resto del
cromosoma è visualizzata con questo colorante specifico per gli acidi nucleici.
● Vedi diapo 9-10
● Ad ogni divisione che la cellula fa i telomeri vengono persi, fino ad
annullarsi completamente.
● A questo punto quando il telomero quasi si annulla, la cellula smette di
dividersi e va incontro a senescenza.
all’accorciamento.
● Quindi la caratteristica delle cellule tumorali è quella di non avere una
telomerasi costantemente espressa ma di acquisire la capacità di
riattivare la telomerasi quando i telomeri si accorciano al di sotto di un
valore soglia.
● Questa caratteristica è assente nelle cellule sane.
● Ecco allora quello che ci aspettiamo che avvenga in un approccio terapeutico
basato su inibitori della telomerasi.
● Ci aspettiamo che sulle cellule sane dell’organismo non abbia effetto in
quanto le cellule sane non esprimono telomerasi e vanno incontro ad un
accorciamento regolare.
● Ecco allora che un farmaco inibitor telomerasico non avrà effetto su queste
cellule.
● Su cellule staminali che hanno telomeri lunghi e bassi livelli di telomerasi noi
ci aspetteremmo un effetto minimo in quanto le cellule staminali si dividono
non velocissimanente ma hanno sempre dei telomeri lunghi, quindi se noi
inibissimo l’attività telomerasica l’effetto sarà minore.
● In una cellula tumorale che ha i telomeri relativamente corti ma è in grado di
attivare alti livelli di polimerasi ecco che l’idea di un possibile effetto di un
farmaco inibitor polimerasico possa avere un effetto importante e rilevante.
LA MORTE CELLULARE
● Meccanismi che possono o fisiologici o per meccanismi non voluti dalla
cellula.
Vedi diapo 1
● Un danno di questi 3 meccanismo porta alla morte della cellula e ognuno di
questi innesca danni a scapito degli altri due.
● Vediamo una distinzione tra i 2 modi principali con una una cellula può morire.
● Vedi diapo 2
● Dal punto di vista morfologico necrosi e apoptosi sono meccanismo che
sono nettamente diversi per quanto riguarda ciò che avviene a livello
morfologico in una cellula.
● Nella parte sinistra si questa immagine vediamo la necrosi, in cui abbiamo un
rigonfiamento.
1. La necrosi quindi si inizia a vedere quando la cellula si gonfia e con essa
anche gli organelli all’interno.
● Questo rigonfiamento non può essere esteso all’infinito quindi la cellula prima
o poi non sopporterà più questo rigonfiamento e andrà in contro ad
un'esplosione, col rilascio all’esterno di tutto il materiale che precedentemente
era al suo interno.
2. Dal punto di vista morfologico l’apoptosi è un meccanismo totalmente
opposto.
● Essa inizia con un raggrinzimento.
● La cellula raggrinzisce fino a frammentarsi, in frammenti chiamati corpi
apoptodici, i quali sono caratterizzato dal fatto di essere sempre rivestiti da
membrana, quindi la cellula in apoptosi non disperde il contenuto all’esterno
ma tutto ciò che deriva dalla frammentazione della cellula rimane rivestito da
membrana e pertanto sarà poi accessibile a cellule specializzate del sistema
immunitario in grado di fagocitare questo materiale e quindi rimuoverlo dai
tessuti.
● In questo modo nell'apoptosi non ci sarà innesco dei meccanismi di
informazione, cosa che invece avviene nella necrosi.
● Vedi diapo 4
● Vedi diapo 5
LA NECROSI CELLULARE
● Venendo meno l’omeostasi (equilibrio di sali), fa si che il sodio entri nella
cellula e anche il calcio entri nella cellula, oppure viene liberato dal reticolo
endoplasmatico quindi il calcio si accumula nel citosol.
● Questo fa si che ci sia l’attivazione di molto enzimi: fosfolipasi,
endonucleasi e chaperonine, le quali degradano tutte le macromolecole che
si possono trovare in una cellula.
APOPTOSI
● Vedi diapo 9
● La cellula utilizza ATP per condurre questo meccanismo
MEDIATORI DELL’APOPTOSI
Vedi diapo 15
LA VIA INTRINSECA
● Il segnale parte da un danno al DNA, un danno non ancora così esteso da
indurre immediatamente la cellula alla morte, quindi alla necrosi, ma è un
danno che deve far si che si inneschi un meccanismo nella cellula che
prevenga la sua duplicazione perché una cellula con DNA danneggiato non
può entrare in mitosi per non rischiare di propagare questo danno al DNA.
● Ecco allora che il danno viene segnalato tramite delle molecole al
mitocondrio, il quale in risposta a questo segnale rilascia nel citosol una
proteina presente nello spazio intermembrana chiamata citocroma c.
● Questo citocroma c andrà ad attivare i e quindi a legarsi ad una proteina
adattatice, risultando poi nell’attivazione dell’apoptosoma.
● L’apoptosoma in definitiva andrà ad attivare le caspasi le quali andranno poi
fisicamente a distruggere componenti importanti della cellula.
LA VIA ESTRINSECA
● Un esempio è quello che avviene nel sistema immunitario quando un
linfocita killer riconosce una cellula bersaglio, la quale porta un segnale di
apoptosi.
● Per esempio una cellula infettata da un virus espone sulla superficie una
molecola segnale, ossia delle proteine chiamate Fas.
● Il linfocita T esprime sulla superficie un ligando per questa proteina Fas.
● L’interazione tra il ligando e la proteina Fas attiverà l’apoptosoma con
conseguente attivazione delle caspasi.
● Vedi diapo 18 Primi due punti
● Una cosa importante è che nell’apoptosi si cerca di limitare l’evento
apoptodico al minor numero di cellule possibile, cercando che questo non si
propaghi alle cellule adiacenti, cosa che avviene spesso a livello di necrosi.
● Ultimi 2 punti diapo 18 fino a fosfatidilserina.
● La fosfatidilserina è l’unico dei quattro fosfolipidi ad avere carica netta
negativa ed è presente sul lato interno della membrana plasmatica.
● In seguito ad attivazione di apoptosi, la fosfatidilserina viene portata sullo
strato esterno, in questo modo i fagociti necrofagi come i macrofagi hanno
recettori specifici per la fosfatidilserina, quindi sono in grado di riconoscere le
cellule morenti quando vedono che queste cellule espongono fosfatidilserina
sul lato esterno.
● Questo porta alla fagocitosi, rimozione di cellule apoptotiche senza
attivazione della risposta infiammatoria.
LE CELLULE STAMINALI
Vedi diapo 2
● Questo avviene lungo tutti i cicli di divisione in modo che ogni volta una delle
due andrà a sostituire la cellula che si è divisa mentre l’altra sarà destinata a
differenziarsi per assolvere il compito per cui la cellula staminale si è divisa.
LE SFIDE BIOTECNOLOGICHE
● Al di là delle controversie etiche sul loro utilizzo, le cellule staminali embrionali
possono sviluppare virtualmente ogni tipo di tessuto e quindi possono essere
utilizzate per rigenerare qualsiasi tipo di tessuto, dalla pelle, al sangue etc..
I TESSUTI
Vedremo come le cellule formano adesioni e come formano contatti con la matrice
extracellulare posta tra due cellule adiacenti.
LE GIUNZIONI CELLULARI
● Facciamo riferimento all’insieme dei meccanismi mediante i quali due cellule
formano contatti tra loro.
● Questo è evidente quando pensiamo ad un tessuto solido, pensiamo alla sua
compattezza meccanica.
● Questo è reso possibile dal fatto che le cellule aderiscano tra loro e di fatto
mettendo in comunicazione o in continuità elementi del proprio citoscheletro.
● In questo modo i citoscheletro di tante cellule sono uniti nel formare un’unica
grande struttura che conferisce l’esistenza meccanica al tessuto.
● Se noi prendiamo come riferimento il classico enterocita, ossia la cellula
dell’epitelio intestinale destinata all’assorbimento, possiamo riassumere i vari
tipi di giunzioni tra cellule adiacenti in forma di 4 tipi di giunzioni pricipali:
1. Giunzione stretta
2. Giunzione aderente
3. Desmosoma
4. Giunzione gap
● Gli obiettivi di questa giunzioni sono 3 e ognuna di queste è specializzata nel
raggiungimento di uno di questi tre obiettivi.
LE GIUNZIONI STRETTE:
● Il primo obiettivo, soprattutto per quanto riguarda gli epiteli è quello di
impermeabilità.
● Gli epiteli in genere si trovano in superficie, o del nostro corpo o delle cavità
interne, per cui devono garantire l’impermeabilità rispetto a ciò che si trova
all’esterno delle mostre superfici.
● Questo vuol dire che questo tipo di giunzioni che uniscono le cellule epiteliali
devono fare in modo che le membrane delle cellule si trovino a stretto
contatto tra loro di modo che non possa passare niente attraverso gli spazi
che potrebbero esserci tra una cellula e l’altra.
● Questo è reso possibile dalle giunzioni strette, infatti se prendiamo un
microvillo intestinale, all’interno transita il cibo che deve essere assorbito,
l’assorbimento per deve passare esclusivamente attraverso le membrane,
questo perché ogni molecola che entra dentro al nostro corpo deve essere in
qualche modo filtrata attraverso le membrane.
● Ecco allora che le giunzioni strette si posizionano all’apice di queste cellule,
uniscono le sue membrane in modo che non passi niente.
Alla base di queste ci sono altri 2 tipi di giunzioni:
GIUNZIONI ADERENTI E DESMOSOMI
● La cui funzione è quella di dare resistenza meccanica al tessuto.
● Come vedremo essi sono organizzati in modo da portare a stretto contatto gli
elementi del citoscheletro di una cellula con quelle adiacenti.
● Sappiamo che il citoscheletro si trova dentro la cellula, per cui non può uscire
dalla cellula, ecco allora che ci devono essere delle molecole di collegamento
tra due cellule adiacenti.
LE GIUNZIONI ADERENTI
● Sono organizzare in modo da formare un fascio che avvolge tutta la cellula
come si può vedere in questa immagine.
● Questo fascio è costituito da elementi del citoscheletro formati da filamenti di
actina.
● Lateralmente abbiamo questi microfilamenti di actina che avvolgono come
una benda questa porzione della cellula.
● L’actina arriva fin sotto la superficie della cellula dove ci saranno delle
proteine transmembrana che serviranno da collegamento.
● In questo caso esistono delle proteine transmembrana chiamata caderine
che hanno una porzione interna citoplasmatica che lega i filamenti di actina e
una porzione extracellulare che il compito di interagire con la porzione
extracellulare di filamenti di caderina proveniente dalla cellula adiacente.
DESMOSOMI
● Sono organizzati in maniera diversa dalle giunzioni aderenti.
● Sono organizzate come placche.
● Sono quindi giunzioni localizzate il cui compito è quello di portare a contatto in
due cellule adiacenti, elementi del citoscheletro appartenenti ai filamenti
intermedi, i quali raggiungono anch’essi la superficie della cellula ma non
escono.
● Essi raggiungono queste strutture proteiche chiamate desmosomi, i quali
sono costituiti da un altro tipo di proteine chiamato desmogleine e
desmocolline, le quali in maniera analoga alle caderine sono proteine
transmembrana che nel lato citoplasmatico interagiscono con i filamenti
intermedi, mentre nell’altro lato extracellulare interagiscono con molecole
analoghe presenti sulla superficie della cellula adiacente.
● Anche i desmosomi sono ben visibili al microscopio elettronico, appaiono
come strutture molto inspessite.
● Vediamo bene i filamenti intermedi raggiungere la superficie della cellula, in
realtà questi poi si fermano sotto la membrana, ci saranno poi le desmogleine
e le desmocolline che servono da giunzioni.
GIUNZIONI GAP
● Non formano collegamenti tra citoscheletro.
● Non formano giunzioni strette tra membrane.
● Ma formano dei canali acquosi attraverso i quali possono passare molecole
entro un certo limite di dimensione.
● Le molecole piccole passano molto facilmente, fino a 2000 unità di massa
atomica.
● Molecole più grandi invece non passano più e vengono respinte.
● Questo vuol dire che piccole molecole come amminoacidi, ioni e acqua
possono passare tranquillamente attraverso le giunzioni gap.
● Esse sono fatte da proteine, tra cui le connessine, le quali si organizzano a
fare degli esameri, ossia 6 unità si sistemano a formare 1 canale.
● Sulla cellula adiacente ci sarà nella stessa posizione un altro esamero di
queste proteine a continuare il canale.
● Un esempio di giunzioni gap, sono quelle che troviamo a livello delle cellule
cardiache, quindi nel tessuto cardiaco.
● Qui le giunzioni gap devono consentire la diffusione del calcio.
● Il meccanismo della contrazione è infatti attivato dalla presenza di calcio.
MATRICE EXTRACELLULARE
Vedi diapo 12
● Essa è formata da molecole di diversa natura: si riconoscono proteine, le
quali vengono divise a seconda della funzione
1. Funzione strutturale
2. Funzione adesiva
● Tra quelle che hanno funzione strutturale c’è il collagene, molto
abbondante nei tessuti connettivi, mentre tra le proteine fibrose che hanno
funzione adesiva tra i tessuti o tra le cellule dei tessuti, ci sono la
fibronectina e la laminina.
● Esiste poi un particolare esempio di proteine, chiamati proteoglicani, le quali
vengono distinte dalle glicoproteine per il fatto che sono fortemente
glicosilate, dunque la componente glicidica è più abbondante della
componente proteica.
● Un tipico glicide, i tipici zuccheri, presenti nei proteoglicani sono il
glicosoammino-glicani GAG, i quali sono zuccheri, carboidrati
estremamente idrofilici e in virtù di questo formano dei gel molto idratati in cui
sono immerse le proteine fibrose.
Vedi diapo diapo 13
Vedi diapo 14
Vedi diapo 15
IL PROTEOGLICANO
● Esso è formato da un asse di proteine, dunque lo scheletro del proteoglicano
è la proteina, la quale è molto glicosilata, come si può vedere da tutti questi
rami che spuntano dall’asse proteico.
● Il proteoglicano poi nella matrice extracellulare si associa a una molecola di
uno zucchero molto lungo, ossia l’acido ialuronico, formando queste
strutture ramificate.
● Sono molto grandi, possono essere visti addirittura al microscopio elettronico.
● In questa immagine si vede lo scheletro dell’acido ialuronico a cui sono
associati tutti i vari proteoglicani.
● La differenza tra proteoglicani e glicoproteine è che nei proteoglicani la
componente glicidica è determinate, fino al 95% del peso di queste molecole
è costituito da carboidrati.
COLLAGENE
● Sono le proteine fibrose più abbondanti della matrice extracellualare.
● Sono proteine un po’ particolari in quanto la proteina contiene 1
amminoacido modificato che si chiama idrossiprolina, ossia una proteina
ELASTINA
● Proteina che fa parte della matrice extracellulare e costituente dei tessuti
elastici.
● La troviamo in quei tessuti in cui l’elasticità è il fattore importante, per esempio
i vasi sanguigni.
● Ha una struttura simile al collagene la quale però contenendo alcuni tipi di
sequenze amminoacidiche VPGV, forma molti foglietti β, generando una
proteina con una struttura a rete molto estesa.
2. SEGNALAZIONE AUTOCRINA
● Abbiamo una cellula che produce una molecola, la quale va ad influenzare
cellule adiacenti, cellule della stessa natura o che possono essere cause
dell’attivazione dei linfociti T o nell’attivazione di un monocita.
3. SEGNALAZIONE PARACRINA
Vedi diapo 8
● Questo è il caso di ciò che avviene quando le piastrine producono il fattore di
crescita piastrinico, il PDGF, il quale viene rilasciato dalle piastrine e stimola i
fibroblasti in prossimità di una ferita a dividersi.
4. SEGNALAZIONE ENDOCRINA
Abbiamo un sistema in cui
Vedi diapo 9
5. SEGNALAZIONE SINAPTICA
Riguarda le cellule nervose
Vedi diapo 10
● Nel caso ad esempio del recettore della acetilcolina, una molecola segnale,
tutto dipende da quale cellula presenta un recettore adatto all'acetilcolina.
● Per esempio in una cellula cardiaca, la segnalazione mediante acetilcolina,
riduce la frequenza e la forza di contrazione.
● Mentre invece la stessa coppia ligando-recettore in una cellula di ghiandola
salivare può stimolare questa cellula a secernere il proprio contenuto
presente in vescicole.
● Terzo caso, la stessa molecola legata ad un recettore diverso, per esempio
sulla superficie di una cellula muscolare scheletrica può indurre questa cellula
a contrarsi.
● Ecco che una stessa molecola può avere effetti diversi quando va a
stimolare cellule diverse.
1. IL GPCR
VEDI DIAPO 18
● Sono la più grande famiglia di recettori, nel nostro genoma ce ne sono diverse
centinaia.
● La proteina G funziona da interruttore on/off: diapo…
● Si chiama G protein, perché la proteina è in grado di legare GDP o GTP, cioè
guanosina difosfato o guanosina trifosfato.
● Quando lega GDP, la proteina G è inattiva.
● Quando lega GTP, la proteina si attiva ed è in grado di svolgere le sue
funzioni.
● Quindi un GPCR, è una proteina transmembrana, in genere queste famiglie di
proteine sono caratterizzate dall’avere 7 domini transmembrana.
● Quindi per effetto di come questi domini transmembrana si inseriscono nella
membrana, noi vedremo una porzione della proteina intracellulare, quindi una
estremità della proteina intracellulare e l’altra estremità extracellulare.
Come funzionano?
● Noi abbiamo sulla superficie un GPCR, una proteina G e una molecola
effettrice a valenza.
● Fin tanto che la proteina G lega il GDP, questa è inattiva, quando il recettore
viene legato ad un ligando, questo recettore è in grado di legare la proteina G
e scambiare il GDP con il GTP, in questo modo la proteina G si attiva.
● A sua volta la proteina andrà ad attivare una molecola a valle che può essere
ad esempio un enzima, attivando una risposta cellulare a cascata.
● Finito il suo lavoro, la proteina G perde il suo fosfato diventando GDP e si
inattiva.
2. RECETTORI TIROSINA-CHINASI
● Abbiamo parlato della chinasi nel ciclo cellulare.
● Le chinasi sono enzimi in grado di fosforilare le proteine.
● Un recettore di questo tipo ha quindi attività enzimatica, è una chinasi, quindi
è in grado di aggiungere un fosfato.
● Dei 3 aminoacidi fosforilabili, serina, treonina e tirosina, nel recettore
tirosina-chinasi ci sono delle proteine trans membrana contenenti nella
porzione intracellulare un enzima con attività catalitica, in grado di fosforilare
un determinato substrato.
● Per attivare un recettore tirosina-chinasi abbiamo bisogno di 2 recettori, i quali
RECETTORI INTRACELLULARI
● Proteine presenti nel citoplasma che vengono raggiunte da molecole segnale,
le quali devono attraversare la membrana plasmatica.
● Questo vuol dire che il ligando per essere in grado di attraversare
liberamente la membrana plasmatica deve essere una molecola
idrosolubile.
● Una volta che attraversa la membrana plasmatica, lega questo recettore.
● Questo recettore intracellulare in genere viene portato dentro il nucleo dove
attiverà l’espressione di determinati geni.
● Questo è un esempio degli ormoni steroidei che attraversano liberamente la
membrana plasmatica, raggiungendo un recettore intracellulare e in secondo
piano entra dentro il nucleo andando ad attivare specifici geni.
● Lo vediamo in questa immagine.
● Vediamo una molecola di testosterone che circola nello spazio extracellulare.
● attraversa la membrana plasmatica.
● Si lega alla proteina recettore.
● Si forma un complesso, il quale raggiunge il nucleo e successivamente si
legherà ad un promotore riconosciuto in maniera specifica il quale arriverà la