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Società di massa
Masse
Tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 cominciarono a delinearsi nell'Europa
occidentale e negli Stati Uniti, i caratteri della moderna "società di massa". Con il
termine “massa” si intende un aggregato omogeneo, in cui i singoli tendono a
scomparire rispetto al gruppo. La società di massa nacque grazie alla diffusione
dell'industrializzazione e di conseguenza dell'urbanizzazione.

La maggioranza della popolazione viveva ormai nei centri urbani ed era inserita
nel circolo dell'economia di mercato: così i rapporti sociali si fecero più intensi e
si basarono sulle grandi Istituzioni nazionali (apparati statali, partiti e
organizzazioni di massa).

Sviluppo industrialeSviluppo industriale e razionalizzazione produttiva

Gli anni 1896-1913 furono per i partiti industrializzati un periodo di intensa


economia e di aumento del reddito pro-capite che favorì l'ampliamento del
mercato. Le dimensioni di massa assunte dalla domanda stimolarono la
produzione in serie e la diffusione di processi di meccanizzazione e
razionalizzazione (catena di montaggio e taylorismo) la catena di montaggio fu
introdotta nel 1913 nelle officine automobilistiche Ford di Detroit; essa
consentiva di ridurre i tempi di lavoro, frammentando il processo produttivo in
una serie di piccole operazioni affidate ciascuna a un singolo operaio, rendeva il
lavoro spersonalizzato e ripetitivo, dovuto anche all'introduzione delle macchine.
La tecnica del taylorismo si basava sullo studio sistematico del lavoro in fabbrica
e sulla fissazione di regole e ritmi lavorativi, eliminando pause e sprechi di
tempo

Nuovi ceti
Nella classe operaia si accentuò la distinzione fra manodopera generica e
lavoratori qualificati, fra il grosso del proletariato e le “aristocrazie operaie”.
Contemporaneamente, l'espansione del settore terziario faceva aumentare la
consistenza di un ceto urbano che andava sempre più distinguendosi dagli strati
superiori della borghesia: si allargò la categoria dei dipendenti pubblici e si
moltiplicò la massa degli addetti al settore privato che svolgevano mansioni non

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manuali, i "colletti bianchi"; essi si distinguevano dai "colletti blu" delle tute degli
operai. Dal punto di vista della cultura, della mentalità, dei comportamenti
sociali, la distinzione tra piccola borghesia e proletariato era netta: nella scala
dei redditi, i ceti impiegatizi si avvicinavano agli strati “privilegiati” della classe
operaia; i ceti medi rifiutavano ogni identificazione con le classi lavoratrici,
puntavano sul merito individuale per progredire nella scala sociale; agli ideali
tipici della tradizione operaia (solidarietà, internazionalismo, spirito di classe)
contrapponevano i valori storici della borghesia (individualismo, patriottismo, il
risparmio).

Istruzione

A partire dagli anni settanta del 1800 tutti i governi d'Europa si impegnarono per
rendere l'istruzione elementare obbligatoria e gratuita, per sviluppare quella
media e superiore e per portare l'insegnamento sotto il controllo pubblico. Il
ruolo fondamentale della scuola era, infatti, quello di plasmare i lineamenti della
nuova società. Il processo di laicizzazione e di statalizzazione del sistema
scolastico ebbe tempi, forme e risultati diversi a seconda dei Paesi. In generale
lo sviluppo della scuola statale fu più rapido in quegli Stati in cui esisteva già da
tempo un'alfabetizzazione diffusa (Francia e Germania), più lento dove le
condizioni di partenza erano più sfavorevoli dal punto di vista sociale ed
economico (Paesi mediterranei e Europa orientale). L'effetto più immediato di
questo sforzo fu comunque un aumento generalizzato della frequenza scolastica
che, a sua volta, determinò una diminuzione del tasso di analfabetismo.
Strettamente legato ai progressi dell'istruzione fu l'incremento dei lettori e delle
tirature dei giornali (stampa quotidiana e periodica). La diffusione dei giornali fu
a sua volta favorita dai progressi tecnologici (diffusioni delle rotaie e del
telefono).

Gli esercizi di massa

Un contributo notevole allo sviluppo della società di massa venne anche dalle
riforme degli ordinamenti militari, fondate sul principio del servizio militare
obbligatorio per la popolazione maschile. All'attuazione di questo principio si
opponevano però ostacoli di carattere economico, in quanto non c'erano fondi
per mantenere, armare e addestrare le reclute, e politico. Alcuni potenti fattori
tuttavia spingevano però per la trasformazione degli eserciti: senza la
disponibilità di grandi masse non era, infatti, possibile avere un esercito in grado
di assolvere quella funzione deterrente che ne faceva uno strumento
indispensabile anche in tempo di pace; lo sviluppo tecnologico e industriale

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consentivano la produzione in serie di armi, munizioni e equipaggiamenti, lo
sviluppo delle ferrovia favoriva gli spostamenti rapidi.

Suffragio universale, partiti di massa, sindacati

In Europa, tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, il cammino verso la società di
massa si accompagnò alla tendenza costante verso una più larga
partecipazione alla vita politica. Il segno più evidente di questa tendenza fu
l'estensione del diritto di voto: tra il 1890 e il 1915, in quasi tutti i Paesi
dell'Europa occidentale furono approvate leggi che allargavano il corpo
elettorale fino a comprendervi la totalità o la stragrande maggioranza dei cittadini
maschi maggiorenni (suffragio universale maschile: Italia 1912, Francia,
Germania, Spagna e Svizzera 1890, Inghilterra e Olanda dopo la Prima guerra
mondiale). Con questo allargamento del diritto di voto si affermarono i partiti di
massa (basati sull'inquadramento di grandi strati della popolazione attraverso
una struttura permanente, articolata in organizzazioni locali, cioè sezioni e
federazioni, e facente capo a un unico ceto dirigente) e le Confederazioni
sindacali nazionali, che trasformarono profondamente le forme della lotta politica
e sociale. Il sindacalismo operaio fino al 1800 era presente solo in Gran
Bretagna con le Trade Unions, mentre in Italia nacque nel 1906 con il nome di
Confederazione Generale del Lavoro (CGIL)

La questione femminile

Tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 cominciò ad emergere la "questione
femminile". I maggiori contatti col mondo esterno, le esperienze collettive, la
partecipazione alle agitazioni sociali portarono le donne lavoratrici a una più viva
coscienza dei loro diritti e delle loro rivendicazioni nei confronti della società. Il
movimento per l'emancipazione femminile rimase a lungo ristretto a minoranze
operaie e intellettuali. Solo in Gran Bretagna il movimento femminile, sotto la
guida di Emmaline Pankhurst, riuscì a imporsi all'attenzione dell'opinione
pubblica, concentrando la sua attività nell'agitazione per il diritto al suffragio (le
suffragette).

Riforma e legislazione sociale

Tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, grazie anche alla pressione delle
organizzazioni sindacali, furono introdotte nei maggiori Stati europei forme di
legislazione sociale. Furono istituiti sistemi di assicurazione contro gli infortuni e
di previdenza per la vecchiaia e anche sussidi per i disoccupati. Si cercò di
impedire il lavoro ai bambini in età scolare. Furono introdotte limitazioni agli orari
giornalieri degli operai e il diritto al riposo settimanale. All'azione dei governi si

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affiancò quella delle amministrazioni locali, soprattutto nei grandi centri urbani.
Per sopperire all'aumento delle spese, igoverni centrali e le amministrazioni
locali dovettero ricorrere a nuove forme di imposizione fiscale per accrescere le
entrate: la tendenza sostenuta dalle forze politiche più avanzate fu quella di
aumentare il peso delle imposte dirette a scapito di quelle indirette.

I partiti socialisti
Alla fine del 1800 sorsero, nei principali Paesi europei, partiti socialisti che si
ispiravano per lo più al modello della socialdemocrazia tedesca (Spd), nata nel
1875. Questi partiti portavano avanti l'ideologia marxista che, tuttavia, si affermò
con difficoltà nei Paesi in cui il movimento operaio aveva una più antica e
autonoma tradizione, ne sono esempi la Francia, dove il partito si scisse, e
l'Inghilterra, dove il marxismo non si affermò mai. In Inghilterra invece furono gli
stessi dirigenti dei sindacati a creare una formazione politica con l'intento di
rappresentare tutto il movimento operaio, così nel 1906, nacque il Partito
Laburista (Labour Party). I partiti operai europei si proponevano il superamento
del sistema capitalistico, si ispiravano a ideali internazionalisti e pacifisti,
tendevano a crearsi una base di massa tra i lavoratori e facevano capo alla
Seconda Internazionale, fondata nel 1889.
Essa fu più che altro una Federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani,
svolse una funzione di coordinamento, si occupava dei problemi di interesse
comune, come lo sciopero generale, la lotta contro la guerra. Negli anni della
Seconda Internazionale il marxismo divenne la dottrina ufficiale del movimento
operaio. Col passere del tempo però presero corpo due diverse tendenze: da un
lato la valorizzazione dell'aspetto democratico-riformistico dell'azione socialista
(Bernstein), dall'altro il tentativo di recuperare l'originaria impostazione
rivoluzionaria del marxismo (Liebknecht, Luxemburg).

I cattolici
Leone XIII favorì il riavvicinamento fra i cattolici e le classi dirigenti di quei Paesi,
dove maggiore era la tensione fra Stato e Chiesa, incoraggiò la nascita di nuovi
partiti cattolici e cercò di riqualificare il ruolo della Chiesa in materia di questione
sociale. Il documento più emblematico di questo sforzo fu l'Enciclica Rerum
novarum (1891), espressione dedicata ai problemi della condizione operaia;
l'enciclica ribadiva la condanna al socialismo, riaffermava l'ideale di concordia
tra classi e il rispetto dei doveri spettanti alle parti sociali. Parallelamente emerse
una nuova tendenza politica, definita democrazia cristiana, che mirava a
conciliare la dottrina cattolica con la prassi e gli istituti della democrazia.

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Allora sorse anche una corrente di riforma religiosa che prese il nome di
modernismo, perchè si proponeva di reinterpretare la dottrina cattolica in chiave
“moderna”, applicando i metodi della critica storica e filologica allo studio delle
Sacre Scritture. Quando salì al soglio pontificio Pio X, democratico-cristiani si
videro proibita ogni azione politica indipendente dalle gerarchie ecclesiastiche,
mentre il modernismo fu colpito da scomunica.

Il nuovo nazionalismo
Alla fine del 1800 il nazionalismo finì spesso col legarsi alla lotta contro il
socialismo e alla difesa dell'ordine sociale esistente, collegandosi spesso anche
alle teorie razziste allora in voga. In Gran Bretagna il consenso alla causa
imperiale non assunse contenuti polemici nei confronti delle Istituzioni liberali,
mentre in Francia il vessillo del nazionalismo fu innalzato in polemica con la
classe dirigente repubblicana sia dai nostalgici del militarismo bonapartista sia
dai gruppi reazionari e antisemiti. Una forte componente antiebraica fu presente
anche nei movimenti dei Paesi di lingua tedesca, nei quali l'antisemitismo si
appoggiava su presupposti razzisti. In Germania si svilupparono i movimenti
pangermanisti, mentre in Russia e nei Paesi dell'Europa orientale quelli
panslavisti: entrambi si basavano su ideologie tradizionaliste e largamente
intrise di razzismo. Una reazione all'antisemitismo fu la nascita del sionismo che
si proponeva di restituire un'identità nazionale alle popolazioni israelite sparse
per il mondo e di promuovere la costituzione di uno Stato ebraico in Palestina.

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