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Accademia della Crusca e Vocabolario:

L’Accademia della Crusca, i cui primordi risalgono al decennio 1570-1580 (“brigata dei crusconi”),
si indirizza, dopo l'ingresso di Leonardo Salviati (1582) verso la filologia. La prima adunanza in cui
si cominciò a parlare di leggi e statuti dell’Accademia si tiene il 25 gennaio 1583.
Il progetto del voc viene messo a punto nel 1591, con una suddivisione tra gli accademici dello
spoglio da compiere.

I ed., 1612, 1 vol.:


Modelli:
sembra evitato ogni confronto con le opere lessicografiche precedenti: l’unico testo consultato è il
Memoriale della lingua […] estratto dalle scritture de’migliori e più nobili autori antichi (Venezia,
1602) di Giacomo Pergamini di Fossombrone, testo che si caratterizza per: a) attenzione agli utenti
(P elenca minutamente: Segretari, poeti, stranieri, oltre a tutti coloro che vogliono «apprendere con
purità e con regola la purità della favella italiana» b) accentazione delle parole lemmatizzate c)
attenzione alle varietà di registro e alle intrusioni dialettali.
In coincidenza con l’uscita del Voc, risulta spogliato (in un quaderno manoscritto,
significativamente intitolato: Errori di Alunno. Dizionario) il testo di Francesco Alunno, La fabrica
del mondo (Venezia, 1548) [strutturato in forma di dizionario metodico  il contenuto delle varie
parti è collegato in base a un metodo che organizza i vari campi del sapere; la struttura è in 10 libri,
da «Dio» all’«Inferno»].
Per la tecnica degli spogli e l’organizzazione degli articoli incide il Dictionarium seu Latinae
Linguae Thesaurus dello Stephanus (1531-1533).
Lemmario (da segnalare):
a) larga presenza di forme dialettali fiorentine e toscane: ASSEMPRO (= esempio);
b) di voci basse e plebee (segnalate come tali): VIGNA: ¶ E da VIGNA SVIGNARE,
che lo diciamo in significato di fuggir via con prestezza, e nascosamente, voce
bassa);
c) accolti e definiti anche latinismi: ASSUMERE: voce latina prendere; AVELLANA:
voce latina: nocciuola;
d) non vengono lemmatizzate forme ormai consuete nell’uso anche scritto e utilizzate
anche dagli Accademici nelle definizioni (AVVERTENZA, ECCELLERE);
e) scarsa presenza e sommaria descrizione delle voci tecnico-scientifiche (ricorso a
formule quali “erba nota”, “animal noto”).
Struttura della voce:
rispetto ai dizionari del ‘500 (v. lezioni precedenti) vengono meno:
a) distinzioni tra lingua della prosa e della poesia;
b) riferimento agli usi regionali;
c) riferimento alle questioni di grammatica;
d) per la questione delle etimologie, si sceglie di considerare solo quelle «che abbiano
gentilezza e sieno a proposito».
Vengono uniformati gli articoli, ad es.:
a) le definizioni sinonimiche per nomi concreti sono di solito con un solo sinonimo; quelle per
gli astratti con una serie sinonimica (MAGGIORANZA: superiorità, preminenza);
b) gli omonimi di diversa categoria grammaticale sono segnalati come tali (MACERO: sost.
macerazione; MACERO: agg. macerato)
c) i participi sono registrati sotto l’infinito del verbo se non hanno chiaro valore autonomo.
Grafia:
la prima ed. del Voc. smantella lo standard bembiano [v. manuale p. 221]; si deve scrivere: ho, hai,
ha, abbiamo; vizio, nazione.
Autori spogliati (da segnalare):
a) presenza, accanto alle Tre Corone e ai grandi autori, di autori minori (purché fiorentini e del
‘300):
b) ricorso a “testi a penna”, cioè manoscritti inediti, non stampati (libri di conti,
volgarizzamenti, cronache e diari, testi religiosi), posseduti da singoli accademici: le parole
del fiorentino vivo vengono documentate attraverso gli autori antichi:
c) fra gli autori fiorentini non trecenteschi sono compresi: Lorenzo de’ Medici, Berni,
Machiavelli, Salviati;
d) fra gli autori non fiorentini e non trecenteschi sono compresi: Bembo, Ariosto.

II ed., 1623, 1 vol (sempre in folio; ma stampato in caratteri più piccoli).


Lemmario (da segnalare):
aumenta il numero dei lemmi, anche per la registrazione di astratti che erano assenti: INFINITA,
NUMEROSITA, POSTERITA (non accentati).
Struttura della voce:
viene migliorato il metodo di costruzione degli articoli, evitando rinvii inopportuni o scomodi
(1612: “CALCE. vedi Lancia”; 1623: “CALCE. Parte della lancia, ch’è sotto la ‘mpugnatura. Ar.
Fur. Le lance fino al calce si fiaccaro”).
Autori spogliati (da segnalare):
si intensificano e allargano gli spogli: fra gli autori moderni entrano: Sannazzaro, Annibal Caro
(Lettere), Guicciardini, Claudio Tolomei, Michelangelo Buonarroti il Vecchio, Giovan Battista
Guarini, Luca Martini.

III ed., 1691, 3 voll. (aumenta il materiale: lemmi, esempi, definizione delle voci)
Da segnalare: lunga durata dei lavori; qualità dei collaboratori: importanti i contributi di Carlo Dati,
Alessandro Segni, Francesco Redi, Lorenzo Magalotti; il binomio Redi-Magalotti, in particolare,
spiega l’apertura al linguaggio scientifico, tradizionalmente poco rappresentato. A questo proposito:
a) Galileo entra fra gli autori spogliati: es. CORNICOLATO, GRAVE, MESTRUO,
MECCANICO (sost.), MODELLO. Non mancano, e la cosa è tanto più notevole vista la
vicenda dell'opera – messa all'Indice – alcuni esempi tratti dal Dialogo sopra i due massimi
sistemi del mondo (così per CONTRAFFORTE e SORGOZZONE);
b) viene utilizzato anche se solo per architettura militare, caccia e marineria, il materiale
raccolto dal principe Leopoldo de' Medici con il metodo dell'inchiesta dal vivo (es.
MACCHERONE = regoletto scanalato delle barche).
A proposito di Redi vanno segnalate le sue falsificazioni (descritte da Volpi nel 1916): esempi che
si dicono ricavati da testi due-trecenteschi e che sono invece coniati dal lessicografo, probabilmente
per favorire l’ingresso nel lemmario di voci moderne (es. DECOTTO, ISTERICO); Redi inventa
anche il nome di un autore: Sandro di Pippozzo.
Lemmario (da segnalare):
a) crescono i suffissati e gli alterati (diminutivi, accrescitivi) posti a lemma: es.
MACCHIARELLA, MACCHIETTA, MADRIALETTO (= madrigaletto);
b) significativa l’apertura a voci sulla cui correttezza linguistica garantisce lo stesso
vocabolario senza citazioni di testi (“ABBATUFFOLARE. Confusamente, e
scompigliatamente avvolgere insieme, che anche si dice Rabbatuffolare”;
“SCARABOCCHIO. Dicesi il segno, che rimane nello scarabocchiare”);
c) si introducono numerose voci dell’uso comune (AFFRITTELLATO);
d) e forestierismi (per esempio gli iberismi BACCALÀ, MANTECA (= pasta grassa e
profumata usata come cosmetico), PASTIGLIA.
Struttura della voce:
a) frequente ricorso alla indicazione V.A. (voce antica; ne restano escluse, in genere: voci
boccaccesche, poetiche, latinismi, gallicismi), che segnala le voci inserite non per proporle
all'uso, ma a scopo storico-documentario [la sigla compariva già nell’ed. 1612, ma era usata
in modo saltuario];
b) le definizioni sono più chiare e pertinenti e le diverse accezioni del termine sono organizzate
in modo più razionale;
c) diventa stabile la tendenza a definire i lemmi singolarmente piuttosto che a rinviare a
sinonimi o affini.
Autori spogliati (da segnalare):
cresce il numero di autori antichi oggetto di spoglio; viene dato maggiore spazio a voci non
documentate nel '300, ma usate da autori moderni (Buonarroti il Giovane, Della Casa, Firenzuola,
Guicciardini, Varchi). Notevole spazio accordato ai toscani più legati al gusto locale e ribobolaio
(Buonarroti il Giovane, Lorenzo Lippi). Significative le aumentate presenze di autori non toscani
(Sannazaro, Castiglione, Chiabrera), così come quella di Tasso.

IV ed., 1729-1738, 6 voll.


Vengono date norme più rigorose per gli spogli, in particolare vengono controllate le citazioni prese
da “testi a penna” (v.) o da edizioni ritenute non corrette.
Lemmario (da segnalare):
a) aumento di parole lemmatizzate, che riguarda, in particolare, le voci affettive, ovvero alterati
di gusto tipicamente toscano (BAGATTELLUCCIA, BAGATTELLUZZA); le famiglie
di parole (participi presente e passato: SOFFIANTE, SOFFIATO; maschili e femminili:
MAESTRO e MAESTRA; superlativi come SMISURATISSIMO);
b) aumentano anche le le voci di tipo basso legate al genere rusticale, ricavate soprattutto dagli
spogli del Lippi (“SFUCINATA. Voce bassa, Moltitudine, Gran quantità. Lat. Agmen.
Malm. 12.9. E che fuor del castello il popol piove, Che ognor ne scappa qualche sfucinata”)
e di Michelangelo Buonarroti il Giovane (“SMARGIASSERÌA. Millanteria, Bravata. Lat.
Superbia iactatio. […] Buon. Fier. 3.4.2. Delle smargiasserie solite vostre ec.[…]”);
c) sono registrati i forestierismi comuni ormai nell’uso italiano e documentabili con esempi
d’autore (es. iberismo CARACOLLARE; francesismo PARRUCCHINO);
d) malgrado la scelta in senso toscano (v. a e b), si nota la presenza di alcune forme dialettali,
ormai largamente diffuse e quindi non ignorabili (ess. PULICA e PULIGA (= bollicina
d’aria che rimane dentro al vetro o in altra sostanza fusa  pulce) dal veneziano,
ZOLFATARA dal siciliano);
e) una maggiore attenzione verso le necessità dell'uso porta a evidenziare le diverse
stratificazioni della lingua e i livelli stilistici (introduzione delle marche voci antiquate/voci
arcaiche);
f) fra le voci scientifiche (v. sotto), vengono accolti (con definizioni più sintetiche rispetto a
Crusca III) vocaboli dotti di origine greca e latina (APOGEO, BAROMETRO,
TRIGONOMETRIA).
Struttura della voce:
rimangono pressocché stabili alcuni criteri già codificati nel 1612, soprattutto sull’impiego delle
definizioni sinonimiche, più abbondante per i nomi degli astratti (“SVAGAMENTO. Lo svagare,
Interrompimento, Distrazione”) e sull’uso di definitori costanti per alcuni suffissati, con una relativa
(“SMINUZZATORE. Che sminuzza”) o con l’infinito sostantivato (“SMEMORAMENTO. Lo
smemorare”).
Autori spogliati (da segnalare):
viene esteso temporalmente temporale il canone tosco-fiorentino  fanno il loro ingresso autori
moderni come: Benvenuto Cellini, Antonio Neri, Benedetto Menzini, Anton Maria Salvini.
Rispetto alla Crusca III, è invece più rigido il criterio per accogliere il lessico tecnico e scientifico;
ad esempio escono dai testi spogliati: il Vocabolario toscano dell’arte del disegno di Filippo
Baldinucci (1681) e le opere del medico senese Pier Andrea Mattioli (1500-1577).

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