Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
CAPITOLO 1
1.1 Il patrimonio culturale: Insieme di beni che per rilievo storico, culturale, artistico
costituiscono ricchezza e testimonianza tangibile di una cultura. - “Casa comune”: benchè il
patrimonio possa avere diversi proprietari esso appartiene di diritto a tutta la comunità,
poichè segno delle sue radici culturali. - Patrimonio: “lascito del padre” e quindi eredità che
deve essere conservata, valorizzata e trasmessa ai successori. – La mutevolezza dei confini del
patrimonio dipende dalla soggettività culturale: ossia tutto può essere elemento di patrimonio
se è significativo per una certa cultura. - Un bene è patrimonio se illumina prospetticamente il
presente. - Il giudizio a chi spetta? di solito agli studiosi. Ci sono 2 principali criteri di giudizio: -
tempo: se qualcosa, nonostante il tempo non è distrutto o abbandonato vuol dire che è ancora
significativo; - significatività, cioè: 1)UNICO: nel suo genere; 2)RARO: dotato di valore
documentale, beni non ripetitivi; 3)CONNESSIONE CON L’AMBIENTE: la contestualizzazione
(significativo anche ciò che non ha valore di per sé, ma solo in base alla connessione con
l’ambiente che lo accoglie).
1.2 I beni che costituiscono il patrimonio
- Beni: 1. “Convenzione internazionale per la protezione dei beni culturali in casi di conflitto
armato”, firmata all’Aja nel 1954; 2. coniato con la commissione Franceschini, 1964 (incarico di
valutare il contributo degli organi dell’amministrazione statale deputati alla tutela e di censire il
patrimonio italiano)
- Prima menzione legislativa di “bene culturale”: 1974
- “museo diffuso”: definizione dell’Italia di Paolucci come museo che esce dai confini, occupa ogni
angolo del territorio
- 1903 Alois Riegl, saggio: Il culto moderno dei monumenti, testo per fornire un quadro
teorico all’organizzazione della tutela nell’Impero Asburgico (modello francese).
- Max Dvorak, Vienna, Catechismo per la tutela dei monumenti
1.1 Dal monumento al bene culturale (sezione II Conquiste del ‘900)
1.3 Una prima classificazione. Le categorie di beni. Non esiste classificazione unica.
Patrimonio nazionale:
Prima distinzione:
- Beni culturali: cose im/mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico,
etnoantropologico quali testimonianze aventi valore di civlità.
- Beni paesaggistici: aree costituenti valori storici, culturali, estetici… del territorio , due tipologie:
“bellezze individue” (parchi, grotte,…) e “bellezze d’insieme” (centro storico).
Seconda distinzione:
- Proprietà Pubblica: ossia proprietà dello Stato ed enti pubblici e non ai privati -> fruibili e non
fruibili.
- Proprietà Privata: ciò che è sottratto alla pubblica godibilità -> alcuni però sono fruibili, accade se
i rappresentanti della comunità dichiarano, con un atto pubblico, la particolare rilevanza culturale
del bene, sottranedolo all’arbitrio dei singoli.
- Beni culturali immateriali: tutto ciò che riguarda il senso di appartenenza ad una cultura (usi
sociali, tradizioni, musica etc.)
- Clifford (Moma di Ney york): esporre in mostra una statua del dio della guerra degli Zuni,
indigeni rifiutano perché la consideravano una profanazione.
La nascita della tutela si pone nel segno del sacro. I luoghi dove è fondato un centro di culto
mantengono nel tempo un’aura inviolabile, garantita da leggi non scritte di venerazione, difesa
delle popolazioni locali e protetta dalle autorità religiose. È frequente che la garanzia di tutela
non sia limitata solo al tempio o agli oggetti di culto, ma estesa anche a fenomeni naturali
presenti nella zona (acque, alberi, pietre), coinvolgendo quindi il contesto paesaggistico in cui
si colloca il santuario. L’area di rispetto è in genere delimitata da segni collocati sul territorio,
che tracciano un recinto sacrale, che stabilisce il confine tra il sacro, considerato inviolabile, e il
profano. È da questa dimensione sacra primigenia che occorre partire per comprendere gli
sviluppi della percezione di quelli che, in seguito, verranno definiti i beni culturali. Il passo
successivo si verifica quando l’idea di tutela verrà lentamente “secolarizzata”, cioè sottratta
alla sua dimensione reliogiosa originaria e riferita a opere dell’uomo per il valore intrinseco,
legato alle manifestazioni di una civiltà. Nelle città greche fin dall’epoca arcaica venivano
venerati e considerati inviolabili gli spazi sacri, si può parlare di “tutela” anche nei tempi più
feroci di guerra e distruzione. Con la nascita delle polis il rispetto di queste memorie assume
un valore istituzionale e coinvolge direttamente le forme di governo. A Roma, i monumenti
venivano religiosamente conservati non per il loro valore artistico, ma come testimonianze
storiche del passato. Anche gli elementi naturali, come le piante secolari legate a forme di
culto, mantenevano un valore sacrale legato al paesaggio e preservato da un comune
coscienza di rispetto.
- I titolo del libro XV del Codice Teodosiano = disposizioni imperiali (Teodosio fissa un
principio giuridico importante: le opere vanno conservate non per il loro valore religioso,
ma per le loro qualità artistiche) vieta ogni forma di demolizione e spoliazione. Promuove il
restauro, l’inviolabilità e impone alle autorità civili i compiti di vigilanza.
Quando il cristianesimo si afferma come religione dominante, nasce da parte delle autorità
pubbliche una consapevole esigenza di salvaguardia verso gli antichi templi pagani che
rischiavano di cadere in rovina. Si delinea così una prima legislazione di tutela nella civiltà
occidentale, motivata da un senso di pericolo: il grande patrimonio artistico ed edilizio del
mondo antico appare minacciato. I veri pericoli non vengono dai barbari, ma dall’incuria e dal
degrado che colpiscono le strutture architettoniche, trascurate dalla maggioranza della
popolazione. I fenomeni di abbandono di edifici publici, di spoliazione, delle decorazioni, di
crolli dovuti alla mancanza di manutenzione appaiono sempre più diffusi. In molti casi però
appare evidente che il reimpiego non è dettato da motivazioni puramente utilitarie, ma da una
volontà di conservare i materiali antichi, di salvarli dall’incuria e di esporli, anche solo come
frammenti, in un nuovo contesto architettonico. Il recupero diviene così una nuova forma di
tutela.
- XII sec. emanata una legge che proteggeva la colonna Traiana (MEDIOEVO );
- MIRABILIA-> si afferma l’idea di una sacralità dei monumenti antichi ARCHITETTURE
DELL’IMPERO E MEMORIE DEI MARTIRI insieme NELLA CELEBRAZONE DEL PASSATO;
- 1471 anno di nascita dei Musei Capitolini, con la donazione di Sisto IV;
- 1481, ROMA, accoglierà una statua medievale: il Carlo d’Angiò; di Arnolfo di Cambio, in
veste di senatore romano
- 1506 ritrovamento del Lacoonte, collocato nel giardino del Belvedere di Giulio II;
- Campidoglio assume un valore museale;
Nel primo rinascimento la ricerca delle “anticaglie”, dei frammenti ricevuti dal passato, è una
vera passione, che coinvolge i letterati, gli artisti, i committenti e gli uomini di cultura.
FRANCESCO PETRARCA: Con Petrarca il concetto di momumento riceve un nuovo impulso. Il
poeta riconosce la sua funzione pubblica rivolta ai cittadini: è l’emblema di un ricordo non
passivo, ma attivo. Lo sguardo al momumento non è uno sguardo malinconico e rassegnato,
che sogna le grandezze antiche e disprezza le povertà del presente, ma uno sguardo che invita
all’azione, alla responsabilità. Ed è rivolto a tutti, non soltanto ai letterati: Petrarca afferma che
Roma resusciterebbe immediatamente, se cominciasse a conoscersi.
L’eredità di Petrarca segna la riscoperta delle antichità nel periodo successivo. Quello che
muove i primi studiosi è un sentimento di pericolo verso un patrimonio minacciato,
abbandonato all’incuria e alle spoliazioni. L’azione più urgente diviene allora il
riconoscimento. Inizia quella che potremmo definire una prima attività di catalogazione dei
monumenti: identificazione, descrizione, riproduzione(disegno), divulgazione.
A Firenze il patrimonio libraio viene concepito come un bene pubblico. Quando Cosimo de’
Medici fonda la biblioteca del convento di San Marco, affidando a Michelozzo il progetto
architettonico, dichiara che i volumi custoditi sono una ricchezza disponibile per tutti i cittadini.
Biblioteca Vaticana: aperta al pubblico degli eruditi e degli studiosi. I libri divengono un
patrimonio comune, un bene condiviso nella capitale dell’umanesimo italiano. Eppure in
nessun periodo storico si brucianoo tanti libri come nel rinascimento. Tutte le guerre di
religione mirano a sopprimere l’anniversario, perché diabolico o eretico, a cancellare la sua
memoria, e i libri divengono i beni culturali più minacciati. Nelle guerre di religione non si
bruciano solo libri, ma si distruggono anche monumenti. L’incendio di chiese e monasteri, il
furto di oggetti sacri, la dispersione di reliquie, sono azioni distruttrici che hanno che hanno
intaccato in profondità il grande patrimonio ecclesiastico ricevuto nel medioevo. Le distruzoni
più gravi si registrano in Francia, per le violenze degli ugonotti che si accaniscono sugli edifici
sacri simbolo della tradizione cattolica.
Si afferma lentamente l’idea che il patrimonio dei libri e dei documenti non sia soltanto un
pstrimonio dell’ente che li possiede – un monastero, un convento, la collezione di un principe –
ma appartenga di diritto a tutta la collettività. Nascono così in Europa le prime biblioteche
pubbliche, aperte a tutti gli studiosi, su modello di quelle scritte nei testi antichi che esistevano
ad Alessandria, a Pergamo, a Roma. Il principio dell’esposizione al pubblico però non valeva
soltanto per le biblioteche, ma anche per le collezioni di opere d’arte, di fenomeni naturali e di
curiosità che arricchivano le dimore dei principi: si delineavano le basi della moderna cultura
museale.
CAPITOLO 2
2.2 Età classica e medioevo. Il “senso di tutela” esiste già dall’epoca dei romani.
ETA’ CLASSICA: nella Roma tardo Repubblicana e Imperiale, vengono anticipati importanti
concetti:
- proprietà pubblica e privata: (con la vicenda narrata da Plinio il Vecchio su Tiberio e
l’appropriazione dell’Apoxyòmenos per la sua stanza)
- vincolo e inalienabilità: leggi urbanistiche di Caio Giulio Cesare, piani regolatori e l’obbligo di
conservazione e restauro delle proprietà dei singoli cittadini. In più il divieto di esportazione dei
beni artistici dagli edifici. (Fino a Costantino quando la sottrazione dei beni diventa legale).
Dopo Costantino -> crollo di qualunque etica, gli edifici diventano cave di marmo.
MEDIOEVO: Abolita ogni forma di tutela nei confronti di opere non destinate al culto ma ci sono
eccezioni :
- Il re goto Teodorico considera il patrimonio irrinunciabile testimonianza di una civiltà passata.
Attua un programma di sensibilizzazione e conservazione della cittadinanza -> primo atto ufficiale
e consapevole di conservazione del patrimonio.
- Belisario (generale bizantino) ferma il delitto contro l’umanità da parte dei Goti e denuncia per la
prima volta il fine della tutela: convivenza civile e confronto rispettoso e creativo con le
testimonianze del passato.
- Età carolingia: salvaguardia dei testi scritti (scriptoria - Carlo Magno) 1200: Ripresa della
concezione di tutela (ritorno alla consapevolezza della continuità con il passato) anche dallo stato
pontificio.
Dopo la nascita della repubblica romana, viene affidata la tutela diretta al Senato romano dei
monumenti considerati rappresentativi della gloria di Roma.
Fuori da Roma? Fino al ‘700 solo Toscana allineata allo stato Pontificio. Firenze: beni mobili,
divieto di farli uscire dal territorio, provvedimenti sull’estrazione ed esportazione di pietre e
marmi. Nascita dell’Accademia, la quale si occupava degli spostamenti delle opere d’arte. E
nascita dell’Opificio che protegge i manufatti.
Controriforma: il papato non si può più limitare a sottolineare la propria continuità con il passato.
Il papato cerca continuità con la chiesa delle origini -> intraprendono campagne di intervento su
monumenti cristiani (Bernini, Borromini, da Cortona, danno un nuovo volto a città pontificia)
- Urbano VIII Barberini: paradosso PANTHEON -> difesa dei monumenti romani ma ordina di
spogliare il P. di marmi e bronzi per concludere i lavori alla Basilica Vaticana
- Ippolito Aldobrandini: editto estrazioni illecite dei materiali
- Alessandro VII Chigi: Tutela contro commercio illecito di beni mobili (niente di serio fino all’800)
2.4 Alle origini della normativa di tutela Fine ‘600 inizi ‘700, gli editti sulla salvaguardia diventano
più frequenti e precisi. Segnale di Consapevolezza: il patrimonio artistico è fonte di prestigio
internazionale.
- Editto Albani A. (1733): sulla categorizzazione del patrimonio -> prima classificazione:
distinzione tra opere frutto di genio artistico e testimonianze storico culturali. Albani è il primo a
parlare dei beni come macchina per il turismo.
IL GRAND TOUR: ‘700: ripresa degli interessi archeologici, prime campagne di scavo (Pompei e
Ercolano). Esportazioni illegali perché italiani considerati indegni e mercato dell’arte finanziati
dall’estero. Figura di spicco in questo periodo è Winckelmann -> paladino della cultura nominato
bibliotecario, curatore e incaricato alle sovrintendenze delle autorità romane.
Espoliazioni Napoleoniche: nei trattati di pace -> Napoleone infligge al patrimonio Italiano danni
senza precedenti: pretende come risarcimenti di guerra manufatti artistici -> ma opposizione degli
intellettuali (che non serve a nulla). Manufatti recuperati, in parte, solo dopo la caduta di
Napoleone -> grazie a provvedimenti di Papa Pio VII Chiaramonti -> che nomina Winckelmann
(ispettore generale alle antichità) e Canova (ispettore generale alle belle arti) -> incarico (a Canova)
di portare in patria opere razziate.
CARLO FEA (1802): commissario alle antichità e scavi dal 1800. Ripercorre il cammino compiuto
della tutela sino ad allora. Al centro della sua concezione c’è il riconoscimento dell’oggetto d’arte
come bene pubblico, la cui protezione è mossa da un duplice intento:
- stringere la comunità intorno ai beni in cui essa si riconosce;
- perseguire interessi economici, un patrimonio ben servito attira.
EDITTO DORIA PAMPHILJ (ispirato da Fea, 1 OTTOBRE 1802): Primo atto normativo di tutela dei
monumenti e dei beni appartenenti allo stato. Novità: estensione salvaguardia a tutto il
patrimonio mobile e una somma annua per acquisto opere e ampliamento collezione. In più si
dispone di un elenco di tutte le categorie di beni inalienabili.
EDITTO PACCA(1820): Prima organica sistemazione giuridica della salvaguardia dei beni culturali e
modello della moderna tutela italiana.
Nell’impianto normativo, sono presenti notevoli novità:
- disposizione in materia di scavi;
- regolamento esportazioni e istituita tassa doganale;
- inventariazione beni pubblici e privati (guida alla catalogazione);
- si affronta il tema del vincolo e della definizione di patrimonio;
- controllo più ordinato dell’esecutività delle norme.
I beni culturali sono tracce (di un percorso che arriva al presente) che servono a mantenere
simbolicamente l’identità di un popolo. La tutela di oggi nasce/inizia nel ‘700 illuminista.
Nell’età dei lumi gli uomini di governo assumono un atteggiamento nuovo nei confronti delle
opere d’arte: si fa strada l’idea che le collezioni dei sovrani rappresentino una ricchezza per tutta la
nazione. “Democratizzare” la cultura, allargare le basi dell’istruzione e di estendere a tutti il diritto
di fruire delle opere d’arte.
Nascono i primi musei pubblici.
Intanto il patrimonio artistico e archeologico degli Stati Italiani è sotto assedio: mercanti e
intenditori stranieri si accaparrano le opere disponibili, approfittando della crisi economica e del
bisogno di denaro delle famiglie aristocratiche decadute. Le prime leggi di tutela emanate per
fermare l’emorragia non sono sempre efficaci, e la fondazione di un museo diviene la strada
migliore per garantire la salvaguardia del patrimonio nobile. Una nuova stagione si apre in Italia
all’inizio del Settecento, quando si afferma il principio che il patrimonio delle opere d’arte
ereditato dal passato sia un bene pubblico, che richiede tutela da parte delle autorità.*
- 30 marzo 1887 prima legge sulla conservazione del patrimonio, affidata alla competenza
del ministero dell’Educazione Nazionale:
-classificazione dei monumenti come atto amministrativo (Classement)
-controlli ministeriali sui resturi
2.6 Italia post-unitaria. 1861 proclamazione regno d’Italia. Risveglio lento verso la tutela… A
Roma: periodo di preoccupazione per il patrimonio. Soppressione della tutela -> il patrimonio non
per salvaguardia ma come “petrolio”, il passato diventa ingombrante. Avvio al mercato d’arte.
LE PRIME LEGGI:
- L.185 detta NASI del 1902: è la prima normativa di tutela estesa al territorio nazionale. Più
profonda consapevolezza circa i temi di salvaguardia.
- L.364 detta ROSADI del 1909: disegna le linee portanti della tutela moderna.
Molte innovazioni:
- la dizione di cose mobili o immobili, formula per racchiudere i beni da salbaguardare;
- il concetto di vincolo: inalienabilità del patrimonio culturale;
- i beni sono del popolo;
- istituzione di organi statali a cui si affida la responsabilità di tutela sul territorio: nascono le
SOPRAINTENDENZE ( ai monumenti, gallerie e archeologiche);
- si approfondiscono i temi di conservazione;
- regolamentazione catalogazione: per la prevenzione dei rischi di dispersione.
- L. 788 del 1922, BENEDETTO CROCE: promotore della prima legge di tutela paesaggistica.
Croce denuncia il degrado paesaggistico nazionale e sostiene l’urgenza di una normativa. La tutela
deve essere anche verso gli scenari che hanno avuto relazioni con lo sguardo umano.
- Obbligo per i proprietari di immobili vincolati di sottoporre al parere e autorizzazione delle
soprintendenze ogni progetto di modifica;
- salvaguardia delle bellezze panoramiche: disposizioni della tutela “indiretta”->“ in nessun modo
il godimento delle bellezze naturali e panoramiche deve essere impedito, che la vista ne sia
ostacolata…” ->PIANI REGOLATORI ossia distanze e misure prescritte dal ministero
- LEGGE BOTTAI 1089/1939: più importante dispositivo di tutela del 900 – insieme di
provvedimenti in contrasto con gli interventi architettonici-urbanistici sulle città del ventennio
fascista; (anni formazione storici dell’arte es: Argan).
Da le disposizioni generali nel campo della tutela (TUTELA DELLE COSE DI INTERESSE ARTISTICO E
STORICO). Articolata in 8 capi e 73 articoli:
- si riprende la dicitura di “cose mobili e immobili” ;
- si precisa il criterio di un bene appartenente al patrimonio. Ossia tutto ciò che presenta interesse
artistico, storico, etnologico ed è testimonianza di civiltà;
- stabilisce anche in che tempi l’arte contemporanea diventa patrimonio (autori morti, distacco di
50 anni);
- messa a fuoco di alcuni strumenti chiave della tutela -> atto amministrativo della notifica, che
segue al riconoscimento del valore del bene (procedura detta vincolo);
- disposizioni per la conservazione ed integrità delle cose: nulla può essere toccato senza
autorizzazione;
- disposizioni su alienazioni e trasmissioni delle cose sancisce l’inalienabilità di ciò che appartiene
allo Stato;
- disposizioni su importazioni (solo se è di importante interesse) e di esportazioni (solo se non si
rischia alcun danno delle cose);
- ritrovamenti e scoperte: le proprietà dei cittadini non appartengono al sottosuolo e quindi
appartengono allo Stato.
- LEGGE BOTTAI 1497/1939 (PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI): difesa del paesaggio
inteso come bello appartenente alla natura: estensione tutela alle bellezze naturali, concezione
di “bello d’arte”, “bello di natura” e “bello d’insieme”: il piano territoriale paesistico.
2.7 Dalla Costituzione al Testo Unico. Conflitti mondiali -> distruzioni ed espoliazioni di gravità
inaudita.
2 giugno 1946: Italia diventa una Repubblica: con l’assemblea costituente -> questione
PATRIMONIO al primo posto, ne è prova il testo della Costituzione (varato 31 gennaio 1948) ->
articolo 9.
Dopo guerra, boom economico: abbandono e degrado dei beni culturali fino anni ’60.
COMMISSIONE FRANCESCHINI (1964):
- primi anni 60: esigenza di valutare lo stato del patrimonio italiano, promotore LUIGI GUI;
- 1963: istituita una commissione parlamentare con l’incarico di esaminare la situazione,
presieduta da Francesco Franceschini;
- legge 310 del 1964: Parlameno affida alla Commissione Franceschini, l’incarico di valutare il
sostegno degli organi deputati alla tutela Documento di gravità allarmante pere censire il
patrimonio italiano;
- la salvezza dei beni culturali -> esigenza di catalogazione completa e scientifica del patrimonio
- messa a punto di alcuni concetti chiave di tutela: - definizione di bene culturale: si intende
testimonianza materiale di un valore di civiltà; - Chiarita la nozione di beni ambientali tutto ciò che
in un territorio è opportuno conservare e valorizzare in quanto testimonianza di civiltà.
COMMISSIONE PAPALDO(1968-71): Nuova commissione dopo Franceschini. Propone la
fondazione di un ministero autonomo con progetto innovativo. Mira a: - garantire la tutela e la
valorizzazione dei beni culturali; - individuare la funzione educativa dei beni culturali per lo
sviluppo della collettività e la più completa valorizzazione dell’individuo.
Concilio Vaticano II: in materia di tutela stato e chiesa hanno una normativa condivisa.
Nascita MIBAC (ministero beni ambientali e culturali) 1975, Giovanni Spadolini: vengono costituite
serie di leggi specifiche per la tutela. Viene affidato alla competenza di uno specifico ministero la
gestione del patrimonio culturale e ambientale della nazione.
ANNI 80: si amplia la coscienza del patrimonio come inestimabile risorsa del paese.
Si avvia un processo di “progettualità” -> Nuovi obiettivi e strategie con coinvolgimento delle fasce
sociali -> istituita la settimana dei beni culturali.
LA RIFORMA DEL MINISTERO (LEGGE BASSANINI) 1998: Il governo delega le funzioni e compiti
alle regioni e agli enti locali, per una semplificazione amministrativa.
TESTO UNICO SUI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI 1999: Accoglie la precedente e disomogenea
normativa: è articolatao in due titoli: 1. Beni culturali; 2 Beni paesaggistici e ambientali.
Il titolo 2 non presenta novità.
Il titolo 1: - novità sulla modalità di catalogazione; - tutela sullo studio d’artista; – aggiornamenti
sulla circolazione di opere; - stati per la tutela – indicazioni sulle modalità in caso di beni
archivistici; - novità sugli impatti ambientali. Il testo unico apre la strada al vero ripensamento
dopo la legge Bottai.
LA MISSIONE EDUCATIVA DEL PATRIMONIO: centralità del patrimonio culturale per la formazione
dei cittadini. Grazie alla commissione per la didattica del museo e del territorio (1995-1998) si
chiede che le soprintendenze collaborino con l’istruzione pubblica, per elaborare un’offerta
formativa per la scuola -> nascono i SERVIZI EDUCATIVI.
- 1862 Cavalcaselle indirizzò al ministro Matteucci uno scritto pioneristico sulla conservazione delle
opere d’arte
- 1952 Kroeber e Kluckhohn hanno raccolto le idee proposte per il concetto di cultura, hanno
elencato più di duecento definizioni possibili
- Cultura-> ambito tutela->antropologia: con questa disciplina la cultura diviene oggetto di
ricerca scientifica. Nel 1871, Edward Tylor utilizza per la prima volta in senso moderno,
antropologico
Bronislaw Malinowski: ha sperimentato nuovi metodi per lo studio sul sul campo delle
popolazioni; ha approfondito gli aspetti teorici della disciplina e riflettuto sui contenuti
delle indagini. 1931, definizione di cultura= COMPRENDE GLI ARTEFATTI, I BENI, I
PROCESSI TECNICI, LE IDEE,LE ABITUDINI E I VALORI CHE VENGONO TRASMESSI
SOCIALEMENTE.
Cultura: 1.estesa a tutte le manifestazioni dell’uomo
2.frutto di un rapporto stretto con la società (prodotto acquisito da un
individuo come membro di un gruppo)-> social heritage=eredità sociale
- CULTURA:
1. è una cultura in senso olistico come insieme globale dei prodotti di una società;
2. è una cultura concepita nella sua dimensione storica, come eredità coaile ricevuta dal
passato e rielaborata nel presente;
3. è una cultura che assume un ruolo identitario per la società che la promuove
- Beni culturali= si configurano come una categoria unitaria, in senso giuridico e istituzionale
- Bene culturale nella società contemporanea nasce come sanzione istituzionale,
dichiarazione; beni liminari= beni culturali che rappresentano una testimonianza
riconosciuta e valorizzata da parte di comunità locali, associazioni, gruppi di cittadini.
Il riconoscimento di un bene meritevole di tutela non deriva da una scelta individuale, ma
dalla società che lo elegge a deposito della sua memoria.
I beni culturali sonon stati considerati esclusivamente degli oggetti materiali. Un salto decisivo si
verifica quando nel grande ambito del patrimonio vengono incluse anche quelle manifestazioni
immateriali, intangibili, che formano gli elementi caratteristici di una cultura. 1871 Schliemann
aveva iniziato gli scavi sulla collina di Hissarlik (p.69)
- 1930, prolungamento da parte dello stato di una legge pionieristica che includeva nelle
categorie di beni da tutelare anche i siti legati alle tradizioni leggendarie e alle memorie
collettive
Assume un significato sempre più vasto che segna lincontro tra l’opera dell’uomo e la natura.
Esistono una dimensione soggettiva e una oggetiva: si incontrano in una dimensione
intersoggettiva, che considera il paesaggio come un’immagine collettiva, un bene condiviso.
Il tema del paesaggio entra in contatto con quello dei beni culturali quando si afferma la
nozione di contesto.*
800: idea che il singolo bene possa essere tutelato e compreso solo se inserito nel sistema di
beni che forma il suo ambiente vitale.**
Nello spirito della Convenzione il paesaggio non è più limitato alle vedute panoramiche, al
campo dell’arte e dell’estetica. Tutti i territori sono depositari di valori paesaggistici, anche
quelli più degradati. Paesaggio=componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale
d’Europa.***
La salvaguardia del patrimonio è una conquista sociale del nostro tempo, il frutto di una lunga
battaglia contro gli interessi privati e contro ogni visione riduttiva della cultura.
Il bene culturale è quindi il frutto di un rapporto, tra l’oggetto e la società. Spetta dunque ad ogni
organizzazione sociale individuare è difendere il suo patrimonio, tutti i cittadini hanno il diritto
d’intervenire quando il patrimonio e il paesaggio appaiono minacciati o deturpati.
Se la tutela rimane un compito esclusivo delle pubbliche istituzioni, spetta a tutti il diritto di
criticare con le armi della democrazia le disfunzioni degli apparati statali, le insufficienze e i limiti
della macchina burocratica. Si riconosce qui il ruolo fondamentale assunto dalle “associazioni”, dal
volontariato, dalla “società civile”, di mantenere sempre un ruolo critico nei confronti dei governi
e del loro operato. La salvaguardia del nostro patrimonio deve moltissimo alle iniziative di base, ai
comitati spontanei, alle libere unioni di cittadini che si formano sul territorio. D’altra parte ogni
azione efficace sul patrimonio comporta il concorso congiunto delle pubbliche istituzioni, delle
associazioni di base e di ricercatori specializzati.
1.4 La tutela del patrimonio. - Tutelare: riconoscere gli elementi costitutivi del patrimonio,
proteggerli, conservarli, al fine di consentire alla comunità intera di goderne.
Elementi fondamentali tutela:
- Beni culturali: individuazione, protezione, conservazione -> 1. INDIVIDUARE E DICHIARARE un
bene come parte del patrimonio comune tramite un giudizio storico-critico/ CATALOGARE:
sistematizzazione e approfondimento dati raccolti, massimo garante Ministero per i beni e le
attività culturali; 2. PROTEZIONE: insieme delle misure che preservano l’integrità fisica dei beni
(divieto di distruzione/danneggiamento; obbligo di autorizzare ogni intervento); 3.
CONSERVAZIONE: lavoro di manutenzione e restauro da parte di specialisti.
*il metodo più efficace per la salvaguardia dei beni culturali mobili resta la raccolta di essi in sedi
idonee: musealizzazione delle opere e archiviazione dei documenti.
- Beni paesaggistici: determinazione, controllo, gestione -> 1. responsabilità delle Regioni che con
il Ministero dell’ambiente elaborano piani di sviluppo territori; 2. Garantire l’attuazione e il
rispetto degli stabilendo comportamenti leciti e illeciti.
Oggi nella legislazione italiana l’attore principale della tutela è lo Stato rappresentato dal
Ministero per i beni e le attività culturali.
Nel caso dei beni paesaggistici la tutela spetta alle Regioni.
1.5 Valorizzazione del patrimonio. - Consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle
attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori
condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso.
- È un mezzo in vista di un fine: la pubblica godibilità.
Pubblica godibilità: semplice diritto alla libera circolazione nei luoghi della cultura.
- Chiara determinazione del diritto di usare e di godere del patrimonio culturale; impegno volto
alla rimozione progressiva delle barriere che impediscono ai cittadini di godere dei beni (barriere
informative, fisiche, economiche...)
Valorizzazione vuol dire rendere fruibile i beni, dare ad essi leggibilità, gestirli, metterli in
circolazione, offrirli al godimento e allo studio, etc..
- Grazie agli interventi dell’UNESCO(Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza
e la Cultura), le istituzioni europee hanno lavorato per superare i limiti di una tutela troppo
ristretta, principalmente nell’ambito del paesaggio, un settore che per sua natura tende ad
assumere una portata di vasta scala. Oggi il concetto di bene culturale ha assunto un’estensione
molto ampia. Tutela: una storia fatta di alti e bassi, di momenti di forte sensibilità e momenti
d’incura e di oblio. È nei periodi di crisi che sembra svilupparsi una sensibilità nuova, proprio
quando il patrimonio appare minacciato. Il pericolo genera una reazione e stimola una riflessione
culturale.
CAPITOLO 2 TUTELA
- 1963 il ministro decideva di prestare la Gioconda gli Stati Uniti. MALRAUX ha concepito il
patrimonio nazionale come una missione, non solo culturale ma anche economica e
politica.
A chi spetta il compito della tutela e della valorizzazione? La gestione dei beni culturali
deve restare in mano alle comunità locali? Esistono dei limiti all’intervento dello Stato? In
termini generali, con estrema sintesi, si riconoscono due grandi modelli: quello “privatista”
americano, basato su un decisivo contributo dei privati al patrimonio culturale, soprattutto
tramite gli strumenti delle fondazioni e delle agevolazioni fiscali, e quello “interventista”
europeo, dove invece lo Stato conserva un ruolo centrale.
- Giuseppe Bottai
1° giugno 1939, legge n. 1089, tutela delle cose d’interesse artistico e storico
29 giugno 1939, legge n. 1497, protezione delle bellezze naturali
Bottai 1938 *
- 21 settembre 1984, decreto ministeriale Galasso, per porre un freno al degrado,
imposizione ex lege del vincolo paesaggistico su determinati settori del territorio nazionale.
- Ridefinizione del Titolo V della Costituzione varata nel 2001, assegna allo STATO la tutela
dei beni culturali, dell’ambiente e dell’ecosistema e alle REGIONI una competenza
legislativa in merito alla <<valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e
organizzazione di attività culturali>>
- 2004, Codice dei beni cultutali e del paesaggio, risestimazione unitaria del diritto in tutto il
settore competente, tenendo conto dell’intervenuta riforma costituzionale. Il CODICE
diventa la legge quadro alla quale dovevano attenersi le regioni nel dettare le loro
autonome disposizioni normative
- 15 gennaio 1972, n. 8 redazione dei piani paeisistici viene affidata alle regioni a partire dal
d.p.r.
- i primi piani territoriali orientati in senso paesaggistico vennero promulgati:
-Liguria (1984)
-Emilia-Romagna (1988)-> 1974, crea l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali (IBC)
in collaborazione con: Ezio Raimondi e Andrea Emiliani->
-programmazione regionale
-promosso ricerche sul campo
-iniziative di catalogazione e di valorizzazione
-favorire la partecipazione delle popolazioni e una visione unitaria del patrimonio
nel paesaggio
- Bene collettivo-> attribuito alle competenze dello Stato
Bene definito <<liminare>> -> riconosciuti come testimonianza importante da parte di
singole comunità e vengono salvaguardati per iniziativa di associazioni e froze attive nel
contesto d’origine
Beni dichiarati entrano nella sfera dello Stato
La tutela spetta allo Stato a alle singole regioni? È su questo tema che si riscontra oggi la maggior
parte dei dibattiti nel campo. Nella storia più recente del nostro paese la gestione dei beni culturali
ha attraversato profonde traformazioni, con il passaggio da un modello fortemente centralista ad
uno più aperto verso le realtà locali. *
Nei beni culturali vale la regola: ogni forma di prevenzione è da preferire alle cure. La
strada maestra è quella della conservazione preventiva e programmata.
Lo strumento fondamentale di ogni azione di tutela sui singoli beni è la dichiarazione pubblica
d’interesse culturale. La dichiarazione comporta l’imposizione di un vincolo, che consiste in una
limitazione d’uso prescritta al suo proprietario, sia esso privato o ente pubblico. Il vincolo impone
la vigilanza da parte degli enti pubblici di tutela, obbliga il proprietario a garantire l’integrità del
bene e ad ottenere, per ogni intervento futuro, una previa autorizzazione.
L’imposizione del vincolo avviene attraverso un atto formale di notifica, un provvedimento
amministrativo scritto in appositi elenchi che formano il catalogo dei beni tutelati.
La dichiarazione d’interesse culturale spetta agli organi competenti dello Stato, ma ogni cittadino
ha la facoltà di proporre la salvaguardia di un bene.
Forme di tutela in Italia: distinzione di principio tra beni in proprietà pubblica e quelli
appartenenti a privati. Secondo le disposizioni del codice per sottoporre a vincolo i beni:
- privati=sempre richiesta una preventiva dichiarazione ministeriale; - pubblici: si presuppone in
linea di principio l’interesse culturale, fino all’avviamento di un procedimento di verifica che può
appurare l’assenza di un effettivo interesse culturale per il bene. Tutti i beni di proprietà pubblica
rispondono agli interessi della collettività.
Concetto di tutela rinnovato: da una concezione passiva (intervento di mera conservazione del
bene culturale) ad una concezione attiva (prevale un progetto globale di salvaguardia).
Strumento per ogni forma di tutela: CATALOGO, elenco aggiornato dei beni affidati al controllo di
un istituto. Lo strumento indispensabile per ogni forma di tutela è il catalogo. Nessun instituto
può garantire un programma di conservazione se non dispone di un elenco aggiornato dei beni
affidati al suo controllo. Le funzioni del catalogo sono essenzialmennte tre: censire i beni presenti
sul territorio, assicurare un monitoraggio preventivo del patrimonio, programmare gli interventi di
manutenzione e di restauro.
CAPITOLO 3 VALORIZZAZIONE
Ogni azione di tutela attiva trova il suo compimento nella valorizzazione. Il patrimoio non può
essere sottoposto soltanto ad un programma di salvaguardia, che preservi le sue caratteristiche
per le generazioni future. Se vogliamo garantire la sua piena dimensione culturale, è
indispensabile favorire la sua fruibilità e la sua comprensione a tutti i cittadini. Il fine autentico
della valorizzazione è proprio la fruizione.
Differenza tra tutela e valorizzazione: la tutela è intrinseca, rivolta alla salvaguardia del bene, la
valorizzazione è estrinseca, è rivolta a ciò che dal bene può nascere, alla ricchezza di valori e alla
rete di relazioni culturali che è in grado di generare. In sostanza valorizzazione significa rafforzare il
legame tra il bene è la collettività. Mentre l’azione di tutela è competenza esclusiva dello Stato, la
valorizzazione è aperta a tutti i cittadini.
[Nel nostro paese si è iniziato a considerare i beni culturali come risorsa a partire dagli anni
80 , si è parlato di una concezione “mineraria” della cultura, dove il patrimonio nazionale
veniva presentato come una miniera nascosta ancora da scoprire, in un paese povero di
materie prima. Con grande ingenuità i beni culturali sono stati denominati come “il petrolio
d’Italia”. Per la prima volta il patrimonio entrava nei programmi ministeriali come una
risorsa per lo sviluppo del paese, ma con un’enfasi commerciale che non ha favorito un
corretto utilizzo. La retorica dei “giacimenti culturali” ha aperto la porta a forme di
degenerazione, perché i beni culturali non possono essere sviliti alla stregua di tesori
nascosti da sfruttare con finalità affaristiche. Montanari: non può essere un mezzo nelle
politihe di valorizzazione, ma un fine.]
- 2008 decreto correttivo per incontrare un riferimento alle persone diversamente abili nelle
attività di valorizzazione
3.4 I valori del paesaggio
Quando la valorizzazione estende la sua portata, il discorso si allarga anche al sito che lo
ospita. Il paesaggio è un deposito di valori.
Strumento di base per la valorizzazione del paesaggio è la pianificazione: predisponendo un
insieme di regole nella gestione dei suoli, del patrimonio edificato. La pianificazione deve
essere gestita in un processo di partecipazione di tutti i cittadini e di tutte le forze che
collaborano alla promozione del territorio.
- Principio di base della Convenzione considera il paesaggio come una parte del territorio, il
cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni
- Tra Otto e Novecento, si è configurata la tutela dei beni ambientali, come una tutela
finalizzata a salvaguardare quei siti considerati un deposito di valori sedimentati, legati
all’identità estetica, alla storia e alla vita culturale delle nazioni
CAPITOLO 3: MIBAC
3.1. Il Ministero per i beni e le attività culturali. Il Ministero per i beni culturali garantisce la
valorizzazione, tutela e la promozione di attività.
Sotto la guida del ministro Bonghi, nel 1875, il Ministero dirige le antichità e le belle arti, le
Accademie e le biblioteche, mentre gli archivi, sono a cura del ministero degli interni. Negli anni
60-70 si avverte l’esigenza di un organo unico che coordini tutto quello che riguarda il patrimonio,
l’incontro è affidato al ministero. 1975 nasce il Mibac
Negli anni 80-90 si fa sentire l’esigenza di rinnovamento strutturale del Ministero che coinvolga
altri enti per garantire tutela e valorizzazione: 1984 disegno di legge per la riorganizzazione del
Ministero per i beni culturali e ambientali.
Legge Bassanini (1997): aveva rimodellato le competenze degli enti pubblici. La riforma del
Ministero si inserisce nel processo generale di DECENTRAMENTO (obiettivo: riuscire a stabilire
maggiore autonomia delle regioni). Il processo sarà lento.
Codice 2004: ulteriore riorganizzazione del ministero, tra le novità:
- soppressione del segretariato generale (ripristinato nel 2007);
- istituzione dei 4 dipartimenti (ricerca,innovazione, promozione, potenziamento soprintendenze).
Struttura del Ministero:
- strumento esecutivo volto al raggiungimento di determinati obiettivi del governo (tutela e
valorizzazione con attività culturale).
- La salita del ministero avviene tramite elezioni (del governo).
- Il ministro si farà dunque garante delle aspettative del popolo, può vantare nuovi regolamenti se
si accorge che la macchina amministrativa non funzione come dovrebbe.
- Il ministero si divide in: 1. organi centrali: segretariato, direzione generale, istituti centrali,
coordinano attività senza supervisione (supervisione indiretta), assicurano le condizioni
amministrative e tecnico-scientifiche di base; 2. organi territoriali: direzioni regionali,
soprintendenze, archivi di stato e biblioteche, poli museali, si occupano tutti di situazioni in ambito
periferico, valorizzazione, tutela e gestione del patrimonio culturale sul territorio. Dal 1998 sono
tre tipologie di strutture territoriali: soprintendenze regionali per i beni e le attività culturali che
operano nella propria areacompetenza; soprintendenze speciali (organismi autonomi) posti a
presidio di complessi di beni di eccezionale valore; archivi di stato.
Soprintendenze: sono gli organi territoriali per eccellenza. Sono presenti in tutte le regioni italiane
tranne quelle a statuto speciale e con maggiore autonomia (dove vi è presenza maggiore). I
compiti delle soprintendenze sono vastissimi, dall’assicurarsi che il codice venga rispettato, alla
catalogazione. In più la vigilanza su beni vincolati e su tutte le operazioni attuate sulle opere. Si
assicura quindi che la luce del patrimonio, possa continuare a splendere nel futuro e che abbia
giusto valore nel presente. Le soprintendenze hanno una quasi totale indipendenza se vogliono
adempiere a veri bisogni territoriali.
Legge Merloni 2004 (lavori pubblici) I lavori di tutela sono indispensabili, ma c’è bisogno di
accortenza per non far danni. La legge Merloni concede gli appalti ai migliori offerenti e diviene
come un’asta. L’ente pubblico dev’essere sempre trasparente su come viene utilizzato il denaro.
La legge si divide:
- tutte le amministrazioni sono tenute ad attenersi al decreto e promuovere i lavori;
- i committenti sono tenuti ad essere chiari e a mettere in rilievo l’aspetto chiave del progetto;
- le amministrazioni devono dividere il lavoro in base alle competenze;
- le stazioni d’appalto devono essere supervisionate da un responsabile in ogni aspetto;
- l’efficacia di una risposta dipende dalla qualità della domanda (bando di gara). Procedura bando
di gara: 1 lavoro preparatorio -> con progetto preliminare, 2 affidamento dei lavori -> tramite
trattativa privata o gara d’appalto (pubblica), 3 aggiudicazione -> secondo un criterio ECONOMICO,
ossia prezzo più basso è il più vantaggioso
Legge Ronchey 1993: venne concepita con l’intento di permettere ai privati di intervenire
nell’ambito museale in relazione a quelli che vengono definiti i “servizi aggiuntivi”, ovvero tutti
quei servizi che vanno incontro al visitatore o che permettono il corretto funzionamento del
museo.
Legge Galasso 1985: ha introdotto a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e
ambientali. Compito delle regioni valorizzare il territorio e vigilare su rispetto dei vincoli. È la prima
normativa organica sui beni paesaggistici, si preoccupa di classificare le bellezze naturalistiche in
base alle loro caratteristiche peculiari suddividendole per classi morfologiche.
Si ridefiniscono le competenze dei principali responsabili della tutela paesaggistica. Nella legge
Galasso il concetto di paesaggio si amplia, si approfondisce, mostra il proprio nesso con le nozioni
distinte di ambiente e territorio.