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La rescissione del contratto

Rescissione significa scioglimento del contratto. La rescissione del contratto può chiedersi
per anomalie genetiche. Due sono le cause di rescissione del contratto. La prima causa è che
il contratto sia stato concluso in stato di pericolo, l’altra causa è che il contratto sia stato
concluso in stato di bisogno.

Contratto concluso in stato di pericolo


Affinché vi sia la rescissione del contratto concluso in stato di pericolo, questo deve
presentare determinati presupposti:
- Una parte si trova in una situazione di pericolo grave e immanente alla persona o ai propri
cari. Il contratto è rescindibile anche se lo stato di pericolo è stato volontariamente causato, o
inevitabile. Può essere anche un pericolo procurato da se stesso, non è detto che il pericolo
nasca da altri. (Pensiamo ad una persona che scala una montagna senza protezione in
maniera incosciente che non riesce più a scendere). O una persona che si trova per terra
investita.
-Il fatto che lo stato di pericolo fosse noto alla controparte. (Pensiamo alla stessa persona che
ha scalato una montagna, e che per scendere chiede l’aiuto della guida, che chiede un
compenso per approfittarne)
-L’iniquità delle condizioni a cui il contraente ha dovuto soggiacere (Pensiamo al compenso
esorbitante per effettuare il salvataggio) il contratto viene concluso quindi in condizioni
inique, cioè ingiuste, perché la persona in stato di pericolo è costretta ad accettare ogni
condizione. Vi è una iniquità tra le due prestazioni del contratto. “Io ti salvo ma devi darmi
100 mila euro”.

Questa persona successivamente può rivolgersi al giudice esperendo l’azione di rescissione,


cioè far sì che il giudice sciolga il contratto attraverso una sentenza. Se esiste lo stato di
pericolo, se vi è malafede della controparte e se la controprestazione è iniqua
(sproporzionata, esagerata), il giudice scioglie il contratto, ma può stabilire un equo
compenso per il soccorritore. La persona ha comunque effettuato la prestazione, ma il
compenso deve essere equo e non spropositato.
Contratto concluso in stato di bisogno
Affinché vi sia rescissione del contratto concluso in stato di bisogno, questo deve presentare
determinati presupposti:
- Lo stato di bisogno della parte danneggiata. Stato di bisogno non significa situazione di
grave disagio economico, ma la mancanza di beni liquidi (Un soggetto che pur disponendo di
beni, abbia urgente bisogno di fondi liquidi, che tenta di procurarsi anche a costo di stipulare
contratti disastrosi)
- Approfittamento dell’altra parte, la malafede della controparte che consapevole dello stato
di bisogno dell’altra se ne approfitta.
- La lesione, che consiste in una sproporzione tra la prestazione di una parte e di un’altra. La
legge fissa una precisa soglia quantitativa, affermando che la lesione deve essere ultra
dimidium, cioè deve valere più del doppio dell’altra prestazione (es. vendo un bene che vale
100 a 49)

Nel momento in cui viene concluso il contratto, si può esperire un’azione di rescissione per
ottenere lo scioglimento del contratto. Può succedere che l’altra parte non abbia voglia di
perdere la possibilità di concludere il contratto, per questo offre un supplemento di prezzo.
Vuole mantenere in piedi il contratto. Vuole integrare il prezzo. Se l’altra parte è d’accordo,
il contratto viene salvato ma solo ed esclusivamente se entrambe le parti lo vogliono, e se la
parte offre un supplemento. Il contratto viene equilibrato. E’ importante che il contratto si
salvi.

Risoluzione del contratto


Anche risoluzione indica scioglimento. A differenza della rescissione non nasce con un vizio
genetico. Le anomalie intervengono nella fase funzionale, avviene cioè che nella fase
dell’esecuzione del contratto qualcosa non funziona. Ciò in particolare può avvenire per
inadempimento, per impossibilità sopravvenuta, o per eccessiva onerosità

-Per inadempimento: ma non un adempimento qualunque, ma un adempimento di non


scarsa importanza. Per valutare se è o meno di scarsa importanza bisogna guardare sia al tipo
di affare, alla funzione del contratto, ma anche alla volontà delle parti, cioè se le parti lo
ritengono più o meno importante. Es appaltatore deve consegnare un palazzo. Se lo consegna
con un infisso mancante, è un adempimento, ma non importante. Di fronte
all’inadempimento due sono i tipi di risoluzione. Una risoluzione giudiziale e una risoluzione
stragiudiziale.

La risoluzione giudiziale: è una risoluzione che avviene attraverso l’intervento del giudice,
che è indispensabile. In questo caso la parte che ha adempiuto rispetto alla parte che non ha
effettuato l’adempimento, può chiedere la risoluzione del contratto, oppure chiedere
l’adempimento del contratto.
Se la parte chiede al giudice la risoluzione del contratto, non potrà più chiedere
l’adempimento.
Se invece chiede l’adempimento, la così detta manutenzione del contratto, in seguito se
l’altra parte non adempie potrà chiedere la risoluzione del contratto.
Ovviamente chiedendo lo scioglimento del contratto, avrà diritto a ricevere il risarcimento
del danno (danno emergente, lucro cessante).
Chi invece chiede l’adempimento avrà diritto soltanto ad un risarcimento che riguarda il
ritardo. Una volta chiesto l’adempimento, il giudice affinché venga adempiuto il contratto
deve emanare una sentenza di condanna (es contratto preliminare). La tutela è la possibilità
che ha l’altra parte di rivolgersi al giudice.

La risoluzione stragiudiziale: significa che e parti si accordano proprio per evitare di


ricorrere al giudice. Le parti concludendo il contratto possono inserire determinate clausole,
oppure decidere di adoperare altri sistemi, proprio per non ricorrere al sistema processuale.
Uno dei modi per risolvere il contratto è la diffida ad adempiere, una dichiarazione
unilaterale irrevocabile che una parte fa diffidando la parte inadempiente ad effettuare la
propria prestazione solitamente entro 15 giorni. Nel caso in cui la parte non adempie il
contratto si intende sciolto. Non è necessario andare dal giudice, perchè il contratto ha forza
di legge tra le parti. La diffida è un diritto potestativo.
Oltre la diffida vi è la clausola risolutiva espressa. E’ una clausola che inseriscono le parti
nello stipulare un contratto. Nel caso di inadempimento di una delle due parti, la parte che ha
adempiuto (nel momento in cui l’altra non adempie) può dichiarare che intende avvalersi
della clausola risolutiva espressa, e quindi sciogliere il contratto, senza bisogno di rivolgersi
al giudice. E’ un’opportunità che la legge dà alle parti di risolvere in via stragiudiziale.
un altro modo è il termine essenziale. Il termine essenziale è un termine che viene inserito
nel contratto e che è essenziale in quanto trascorso tale termine non vi è più alcun interesse
all’adempimento. La consegna di un abito da sposa. Attraverso l’inserimento di un termine
essenziale, entro tre giorni dalla scadenza del termine il contratto si intenderà sciolto. Anche
qui non è necessario andare dal giudice. La risoluzione del contratto non avviene per
inadempimento, ci sono altre cause.

-L’eccessiva onerosità della prestazione sopravvenuta. Si ha nel momento in cui il


contratto è un contratto di durata. Un contratto ad esecuzione differita. Può succedere che nel
periodo in cui viene eseguito, una prestazione diventi rispetto all’altra onerosa, per cause
sopravvenute, per cause imprevedibili (guerra del golfo, trasporto del petrolio troppo oneroso
per le navi che dovevano cambiare rotta).

-Impossibilità sopravvenuta della prestazione, è il caso in cui la prestazione diventa


impossibile per cause non imputabili al debitore. Caso fortuito e forza maggiore.

ARGOMENTO ESONERO
I caratteri incontroversi del diritto, la norma giuridica e l’ordinamento giuridico, le fonti del
diritto, l’interpretazione della legge, le situazioni giuridiche soggettive attive e passive, la
capacità giuridica, la capacità di agire, l’incapacità di agire (assoluta relativo,
amministrazione di sostegno, naturale), i diritti della personalità, scomparsa assenza e morte
presunta, i beni, la proprietà (no possesso comunione multiproprietà)

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