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Universale
Democrazia
Una volta confermata la realtà della forma politica sulla realtà della relazione, si
dovrà considerare quella particolare forma politica che va sotto il nome di
‘democrazia’. Il saggio di riferimento fornisce due insiemi di connotati sostanziali
della democrazia: l’eguaglianza e la libertà da un lato, e la dignità della persona e i
suoi diritti dall’altro.
Questi quattro caratteri addotti della forma politica democratica, presi in se stessi o
nella loro reciproca interazione, non sono concepibili entro una pura intramondanità e
storicamente sono da ascriversi al portato ebraico-cristiano. Non prendiamo qui in
considerazione l’immanente autoapertura di una corretta relazionalità politica ad un
ordine di realtà che la trascende, dato che questo non è il tema del saggio, benché
risulti in esso evidente che una universalità politica non totalitaria sia possibile solo in
presenza di una trascendenza. Possiamo però passare brevemente in rassegna questi
quattro caratteri che determinano ulteriormente la forma democratica del “politico”.
L’eguaglianza tra gli uomini è evidentemente inaffermabile qualora si concepisca la
moltitudine degli uomini come sistema chiuso. Sul piano di una relazionalità
puramente orizzontale le ragioni e le esperienze ordinarie deporrebbero decisamente
a favore della ineguguaglianza. Il fondamento solido dell’eguaglianza è stato posto
solo quando la relazione con l’altro è stata definita dalla relazione ancora più
originaria di sé e dell’altro col Creatore. L’eguaglianza quale fondamentale categoria
politica non ha la sua origine e neppure la sua forza di conservazione nella polis.
La libertà, come secondo connotato, è anch’essa una nozione altamente relazionale.
In quanto dimensione dell’interiorità essa si attesta nella sua attualità esperienziale,
nell’arco della vita dell’uomo singolo, solo dopo lungo tempo, supponendo lo
sviluppo delle facoltà razionali. Il vincolo relazionale è evidente nella libertà umana
sia a parte ante, che a parte post. A parte ante perché lalibertà è data, è libertà creata,
libertà finita dinanzi all’infinita. A parte post perché la libertà non ha il suo scopo in
se stessa, ma, provenendo dalla relazione, procede verso una certa perfezione di essa
e solo in tal modo si corrobora e si attua. L’uomo non è libero se non di fronte a
qualcuno e per qualcuno. Solo in questo modo egli si afferma di fatto come distinto,
come irriducibilmente distinto ed anche come causa sui.
Il terzo fattore della «democrazia sostantiva» è la dignità della persona. Più di ogni
altro aspetto, essendo questo il subiectum di tutti gli altri, l’identità e l’essere
personali non poggiano in se stessi né sull’intersoggettività sociale (noi).
La messa a rischio, non solo e non tanto teorica, quanto dinamico esperienziale, dei
processi di personificazione nei quali il dato d’essere può crescere e svilupparsi in
direzione della verità di sé rappresenta il pericolo maggiore per la forma politico
democratica. Anche il quarto, quello che riguarda i diritti dell’uomo, cade quando
non sta la realtà della persona nella sua drammatica vitale, cioè il suo venire di volta
in volta ad essere nella risposta attuale alla sua chiamata. I diritti sono infatti in primo
luogo diritti della persona.
La democrazia in quanto sostantiva e non solo attributo predicamentale dovendosi
tenere su queste quattro dimensioni, al pari di ciascuna di esse singolarmente presa,
non può, alla lunga, fare a meno dei presupposti che le generano. Essi sono anche i
suoi presupposti. Nel XX secolo è risultato palese come la messa a repentaglio della
forma politica democratica non sia mai stata disgiunta dalla sistematica e
programmatica lotta proprio a quei precisi presupposti.
Per completare questo passaggio resterebbe da vedere quali forme relazionali si
possano definire in un assetto politico democratico ed esaminarne la loro specificità.
Democrazia e democrazie