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LEZIONE 4

CORSO ASSISTENTE ALLA


POLTRONA ODONTOIATRICA
ENDODONZIA

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a cura canalare è detta anche trattamento endodontico o devitaliz-

zazione. “Endo” è una parola greca che significa “dentro, interno” e

“odont” è anch’essa una parola greca che significa “dente”. Perciò l’endo-

donzia è la branca che si occupa di ciò che sta all’interno del dente, cioè

la polpa del dente. Per comprendere meglio il singificato del trattamento

endodontico, è utile spiegare innanzitutto l’anatomia del dente.

All’interno del dente, sotto la den-

tina, c’è un tessuto molle chiamato

polpa dentaria. Essa contiene vasi

sanguigni, tessuto nervoso, tessu-

to connettivo. Da essa si forma il

tessuto duro del dente durante lo

sviluppo. La polpa si estende dalla

corona del dente fino alla punta della radici, dove essa si connette con il

tessuto circostante, cioè con l’osso. Una volta che il dente è maturo, esso

potrebbe sopravvivere anche senza la polpa (il cui compito fondamentale

è quello di formare il tessuto duro del dente), poiché esso viene nutrito dai

tessuti che lo circondano.

Il trattamento endodontico è necessario quando la polpa del dente si in-

fiamma. L’infiammazione della polpa può essere causata da una serie di

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cause. La causa principale è l’infezione da parte dei batteri che sono pre-

senti nella nostra bocca. Essi normalmente non riescono a raggiungere la

polpa del dente, in quanto lo smalto è impermeabile ai batteri. Ma se lo

smalto presenta qualche danno, allora essi hanno via libera alla polpa del

dente. È questo il caso della carie profonda e delle fratture del dente. In

entrambe queste situazioni lo smalto presenta delle soluzioni di continuità.

I Batteri una volta raggiunta la polpa del dente ne causano l’infiammazione

e poi la morte (necrosi della polpa). Una volta che la polpa è morta, essi

attraversano l’apice della radice e riescono a raggiungere l’osso, dando

infezione (ascesso). Un segno tipico dell’infezione è il gonfiore.

É necessario ricorrere alla terapia

endodontica in presenza di:

• Lesione da carie penetrante

(o profonda) con conseguente in-

fiammazione del tessuto pulpare e

contaminazione batterica (pul-

pite). Se trascurata, tale infezione

può progredire fino a provocare necrosi della polpa stessa e favorire

l’insorgere di patologie radicolari e parodontali (legamento osso-gengiva);

• Granuloma, che rappresenta una patologia frequentemente collegata

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all’infiammazione pulpare e che può evolvere in ascesso. Si tratta di una

lesione provocata dalla propagazione dell’infezione al di là dell’estremità

della radice del dente (apice radicolare) con conseguente coinvolgimento

dei tessuti e dell’osso circostanti. Quando la guarigione non avviene si

deve ricorrere all’asportazione della punta della radice (apicectomia) e

del tessuto infetto per via chirurgica, e, all’esecuzione contestuale dell’ot-

turazione retrograda sulla radice sezionata;

• Morte della polpa dentale, la quale può verificarsi anche spontane-

amente;

• Lesioni traumatiche;

• Riabilitazioni protesiche particolari che richiedono l’utilizzo di un

elemento dentale come pilastro.

I segni di un dente, la cui polpa è infiammata, sono dolore, aumentata

sensibilità al caldo e al freddo, dolore alla masticazione, gonfiore, dolore

ai linfonodi, dolore alla palpazione delle gengiva vicino al dente. Qualche

volta possono non esserci sintomi.

Il dentista rimuove il tessuto pulpare infiammato o necrotico dall’endodon-

to (cioè dalla camera pulpare e dai canali radicolari) e poi ottura prima

l’endodonto (rimasto vuoto senza la polpa) e poi la corona del dente.

Grazie alle moderni tecniche di anestesia locale la procedura è completa-

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mente indolore.

Per quanto riguarda i giorni successivi al trattamento, il dente potrebbe

essere più sensibile alla masticazione.

La terapia canalare prevede l’asportazione del tessuto pulpare infiam-

mato o necrotizzato del dente, sia a livello della corona sia a livello della

radice, allo scopo di eleminare l’infezione spesso dolorosa per il paziente e

garantire la conservazione dell’elemento dentale stesso. Questa procedura

è comunemente definita devitalizzazione, in quanto priva il dente delle ter-

minazioni nervose e vascolari che lo rendono vitale e sensibile.

Il processo di devitalizzazione prevede alcune fasi essenziali:

• Il dentista esamina la Radiografia (Rx) del dente, somministra l’anestesia

locale. Quindi il dentista posiziona sul dente la diga di gomma (é un foglio

di gomma che isola il dente dal resto della bocca per evitare che si conta-

mini con la saliva);

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• Svuotamento della corona e dei canali radicolari del dente attraverso l’a-

sportazione del tessuto pulpare necrotico e sagomatura dei canali radico-

lari per renderli adatti a ricevere il materiale di otturazione. Quindi pulisce

la camera pulpare e i canali radicolari con l’ausilio di strumenti dette lime

(assomigliano a degli aghi) e l’utilizzo di disinfettanti.

• Detersione e sterilizzazione canalare per evitare il diffondersi di batteri

e tossine. Una volta aver pulito la camera pulpare e i canali radicolari,

e quindi dopo aver eliminato tutta la polpa infiammata/necrotica e tutti

i batteri, il dentista procede all’otturazione della camera pulpare e dei

canali radicolati, ormai rimasti vuoti. Egli utilizza un materiale gommoso,

detto guttaperca, e un cemento resinoso. All fine ottura la corona con un

materiale provvisorio. riempimento permanente dei canali per mezzo del

materiale di otturazione canalare controllo radiografico del risultato.

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L’intera terapia canalare viene eseguita con l’ausilio della diga di gom-

ma, in grado di assicurare un ottimale isolamento del dente trattato dal

resto del cavo orale, riducendo la diffusione delle infezioni, agevolando la

visibilità e l’intervento professionale, liberando il paziente dalla presenza di

numerosi aspiratori e dalla necessità di continui risciacqui.

Gli interventi di devitalizzazione prevedono l’utilizzo di moderne attrezzatu-

re in nichel titanio e di sofisticati rilevatori apicali. Questi ultimi sono in

grado di determinare con estrema precisione l’anatomia e la lunghezza dei

canali radicolari da trattare al fine di evitare il rischio di granulomi, ridu-

cendo al contempo l’ausilio degli strumenti radiologici. La tecnologia laser

viene impiegata, laddove necessaria, nel processo di sterilizzazione canalare.

Occasionalmente, è possibile che un dente devitalizzato necessiti di un

nuovo intervento di terapia canalare. Il ritrattamento endodontico si

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esegue in caso di denti devitalizzati in modo incompleto o in presenza di

nuove lesioni ascessuali o granulomatose;

• Al successivo appuntamento il dentista otturerà la corona del dente con

una materiale definitivo con o senza l’ausilio di un perno radicolare, in

base a quanta sostanza dentaria è stata persa.

Tra una seduta e l’altra di cura canalare possono comparire sensibilità e

leggero gonfiore, normalmente risolvibili con farmaci analgesici.

Finché la cura non viene completata ed il dente ricostruito, evitare cibi trop-

po duri, che potrebbero provocarne la frattura.

Sensibilità alla percussione o alla masticazione possono durare per qual-

che settimana dopo che la cura canalare è stata terminata. Nei casi in cui

i sintomi persistano più a lungo, può essere necessaria una rivalutazione

del dente. Anche se il trattamento di cura canalare, ha una percentuale

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di successo molto alta, vi sono casi in cui complicazioni, come infezioni

dopo la cura, richiedono ulteriori trattamenti o, addirittura l’estrazione del

dente. Un dente trattato con la cura canalare è più fragile di un dente vi-

tale, per cui molto spesso richiede di essere ricoperto con una corona per

evitare fratture. Dopo che la terapia è stata completata, controlli periodici

(normalmente ogni sei mesi) sono fondamentali per la salute del dente sot-

toposto a cura canalare.

La terapia endodontica ha una probabilità di successo maggiore del 90%.

In alcuni casi può accadere che il dente continui a fare male (anatomia

anomala delle radici, fratture radicolari, crack dentinali, ecc.). Allora è ne-

cessario ricorrere alla chirurgia endodontica o all’estrazione dell’elemento

dentario. Il trattamento endontico ha un costo variabile in base al dente

coinvolto. I molari presentano una conformazione radicolare più comples-

sa di un incisivo, pertanto il costo per il trattamento canalare di un molare

è maggiore in quanto i tempi e le difficoltà del trattamento sono maggiori.

I costi dipendono molto anche da come il trattamento viene svolto ad esem-

pio come l’utilizzo il microscopio operatorio sia la la radiologia volumetri-

ca T.C. . Ciò ovviamente aumenta la precisione e la probabilità di successo

del trattamento, ma d’altro canto aumenta il costo della terapia.

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TRATTAMENTO ENDODONTICO CANALARE

È l’endodontista a decidere quando e come bisogna procedere con un’a-

picectomia. Ma, prima di fare l’intervento, sarà necessario che il paziente

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venga sottoposto ad alcuni esami diagnostici affinché venga individuata

con esattezza la zona sulla quale intervenire.

Per questo motivo verrà fatta una radiografia locale, cioè quell’esame

diagnostico ai denti che permette di visualizzare tutta la dentatura, e, quin-

di, anche l’infezione che bisogna andare ad operare, fornendoci informa-

zioni indispensabili sulla sua posizione, estensione e orientamento.

In alcuni casi il dentista (o endodontista) potrebbe ritenere necessaria la

somministrazione di alcuni farmaci antibiotici, in modo da alleviare la cari-

ca dei batteri e l’afflusso del sangue sulla gengiva da operare.

Una volta che il medico si è accertato sull’entità dello stato infiammatorio,

sullo stato di salute del paziente e sull’eventuale assunzione di alcuni far-

maci, potrà procedere con l’intervento di apicectomia.

A volte il paziente potrebbe essere particolarmente agitato (soprattutto a

causa del dolore che provoca qualsiasi operazione che riguarda i denti),

perciò il dentista potrebbe somministrargli un calmante non troppo forte.

L’intervento dell’apicectomia può essere suddiviso nelle seguenti fasi:

• Prima di tutto il paziente viene invitato a sciacquare la bocca con un col-

lutorio disinfettante, solitamente a base di clorexidina;

• Il medico procede con l’anestesia locale in modo da ridurre il dolore

percepito dal paziente;

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• Dopo aver atteso qualche minuto (per permettere all’anestesia di fare

effetto), il dentista pratica l’incisione sulla gengiva interessata, in modo tale

da scoprire completamente la parte apicale del dente;

• Successivamente, l’endodontista procede con la rimozione di una piccola

parte della radice, di tutti i tessuti infiammati che si trovano vicino al dente,

e della cisti dentale o gengivale che si è venuta a formare sul tessuto gengivale;

• In seguito la radice e i tessuti circostanti vengono meticolosamente puliti

grazie ad un particolare microscopio in combinazione con altri strumenti

particolari per interventi di microchirurgia (curettage);

• Infine, il dentista andrà a posizionare un certo tipo di materiale di riem-

pimento nella zona in cui si trovava la parte della radice rimossa, ed, even-

tualmente, nelle altre zone in cui è stato rimosso del tessuto osseo, così da

mantenere intatta la funzione masticatoria dei nostri denti;

• Dopo aver fatto il giusto trattamento di disinfezione e controllato che

non sia rimasta alcuna zona scoperta, si può procedere con la chiusura

dell’incisione.

Quando il dentista lo ritiene necessario, può mandare i tessuti infetti che

sono stati rimossi a uno specifico laboratorio di analisi, in modo tale da

ottenere una diagnosi precisa dell’infezione che è stata asportata.

In linea di massima possiamo affermare che un intervento di apicectomia

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può durare anche trenta minuti, ma se l’intervento è complesso e la po-

sizione del dente non facilita le cose, potrebbe arrivare a durare fino a

novanta minuti.

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